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sabato
19 aprile 2014
XV
Spezzano Albanese tra le pagine
Presentato ''Da che parte sta il mare'' di Annarosa Macrì, della Rubbettino editore
alla sala convegni della Biblioteca c omunale "G. A. Nociti"
A maggio fioriscono i libri
La sala convegni della Biblioteca “Nociti” di Spezzano Albanese
era insolitamente gremita da un pubblico attento e partecipe per la
presentazione del libro Da che parte sta il mare di Annarosa Macrì.
Un evento eccezionale per una sonnacchiosa cittadina di provincia,
abituata allo struscio del sabato pomeriggio, ma che gradisce queste fughe culturali fortemente volute dalla responsabile della struttura Domenica Milione. Le iniziative hanno ormai una loro tradizione e hanno anche avuto prestigiosi riconoscimenti. Per due volte, negli anni 2012 e 2013, la biblioteca è stata inserita tra le prime
cinque classificate a livello nazionale tra quelle che organizzano iniziative di promozione della lettura in tutta Italia. Una manifestazione importante considerato che sono state ben 59 le biblioteche calabresi che vi hanno preso parte.
Domenica Milione ha avuto il merito di stabilire un rapporto di proficua collaborazione con la Comunità Regina Pacis di Spezzano
Albanese, una comunità terapeutica che si dedica al recupero dei
tossicodipendenti sorta per l’impegno di don Dante Bruno. Il libro
come strumento terapeutico, la cultura come humus per la ricostruzione di personalità seriamente minacciate dalle sregolatezze che
ne hanno minato l’equilibrio.
Gli ospiti della comunità erano lì non come spettatori passivi, ma
protagonisti della serata, che hanno animato con la loro curiosità, e
con le loro domande hanno stimolato il dibattito, hanno realizzato
appieno la ricchezza la condivisione culturale può dargli un sostegno al superamento di un momento difficile del loro percorso di vita.
Il libro di Annarosa Macrì ha offerto lo spunto per sottolineare l’importanza che ogni momento della vita riveste per ciascuno di noi, la
singolarità della propria storia, l’unicità del nostro passaggio. Ogni
vita merita di essere vissuta e raccontata. Il libro è stato presentato
dalla professoressa Anna Scola, che ha colto i valori nascosti nella
narrazione, ha cercato di trarre dalla trama degli eventi gli aspetti
psicologici, le ansie e le paure che traspaiono dal racconto di una vita vissuta tra le ansie e le speranze di un padre idealista e sognatore
e la solida concretezza di una mamma chiamata ad ancorare per terra una navicella che rischiava di naufragare nella tempesta di un mare agitato dai sogni.
Si racconta una vita, ma anche un pezzo di storia, in cui ciascuno di
noi può ritrovare qualche particolare in un angolo nascosto e dimenticato della propria memoria. Si racconta di una Calabria per-
Il testo è stato
presentato
da Anna
Scola, che ha
colto i valori
nascosti nella
narrazione
traendone
dalla trama
degli eventi
gli aspetti
psicologici
duta, di una società povera che si aggrappava ai valori familiari come uniche certezze per costruire un futuro in una realtà amara ed
ostile. La professoressa Scola ha evocato la rappresentazione della
Calabria come «un ulivo dalle enormi braccia contorte spaccate dal
vento dei secoli».
È in questa terra e nei suoi valori che si sono trovate le forze per superare la secolare miseria che ci ha rincorso nei secoli. Le difficoltà corroborano lo spirito, se si riesce
a sopportane il peso e cogliere l’occasione di un percorso di crescita. L’ulivo è il simbolo della calabresità, di un albero soggetto alla forza dei venti che
provocano il tremolio delle foglie, ma non scalfiscono il tronco e non smuovono le radici sprofondate in una cultura millenaria. All’asprezza della sua
terra, la Calabria associa la presenza quasi ossessiva del mare, che compare improvviso da qualsiasi
punto, che appare da lontano persino nelle cime più
alte dei suoi monti. Il mare che circonda tutta la
Calabria che per la protagonista del libro, Anna, diventa un costante riferimento, un punto di orientamento, il luogo che da un senso alle peregrinazioni,
il mare come depositario di ricordi. Il mare, nel racconto rappresenta il filo sottile che lega i luoghi più
lontani al proprio passato, il mare di quell’estate del
1956 che vede l’infanzia vissuta tra la sabbia. Il mare che con la sua leggerezza ha cullato i sogni di una
bambina di otto anni, ha accarezzato la sua rassegnazione, ha raffigurato la tempesta interiore contro un fato avverso.
La Macrì ha voluto sottolineare come si riconosceva nell’analisi, e
la capacità mostrata dalla relatrice Scola di penetrare oltre le parole, ma direttamente nella psiche, di penetrare nel profondo della sua
anima con una capacità introspettiva che il linguaggio semplice e
chiaro non lasciava trasparire. «Ogni storia merita di essere raccontata - sottolinea l’autrice - ma seguendo l’insegnamento di Enzo
Biagi, dobbiamo sforzarci di rappresentare la realtà con chiarezza,
evitando contorcimenti verbali che servono solo a nascondere la nostra incapacità di comunicare».
Alla fine della serata, la dottoressa Milione ha presentato il calendario di tutti gli appuntamenti del prossimo mese, che si prevede
ricco di stimoli e spunti interessanti.
Annarosa
Macrì