Bologna 6-7 novembre 2014 - 7° Congresso Nazionale Congiunto 6

Alma Mater Studiorum
Università di Bologna
Azienda Ospedaliero - Universitaria di Bologna
Organizzato dalla
Policlinico S. Orsola-Malpighi
ABSTRACT
Chirurgia Pediatrica
Alma Mater Studiorum
Università di Bologna
Policlinico di S. Orsola
Bologna
Archiginnasio Stabat Mater
6-7 novembre 2014
www.congiunto2014.planning.it
Congresso
°Nazionale
Congiunto
6 novembre 2014
■■ 08.10-09.00
Miscellanea 1
Moderatori: A. Franchella (Ferrara), M.G. Aceti (Cosenza)
4656-29
YouTube e chirurgia pediatrica: quali le possibili insidie?
O. Adoriso (Roma), 7 min.
4640-22
Proposta di un programma standardizzato di formazione in chirurgia
mini-invasiva pediatrica
F. Turrà (Napoli), 7 min.
4706-25
Rigenerazione intestinale autologa: ruolo del WNT e TGFβ pathways
R. Coletta (Manchester), 7 min.
4732-24
Linee guida per la day surgery pediatrica
U. De Luca (Napoli), 7 min.
■■ 10.00-10.45
Chirurgia Oncologica 1
Moderatori: S. Federici (Rimini), D. Cozzi (Roma)
4691-28
Chirurgia del neuroblastoma: ruolo della MIS in relazione ai criteri IDRFs
C. Filisetti (Milano), 3 min.
4731-23
Ganglioneuroma incidentale in giovani pazienti: management chirurgico e revisione
della letteratura
C. Spinelli (Pisa), 3 min.
4677-32
La chirurgia ad accesso mini-invasivo del paziente pediatrico emato-oncologico:
risultati a 6 anni
L. Pio (Genova), 3 min.
4604-22
Rischio oncologico nel paziente affetto da malattia di Hirschsprung
V. Rossi (Genova), 7 min.
4641-23
Rischio tumorale e indicazione chirurgica nei pazienti pediatrici con sindrome di
Turner o di Morris: studio multicentrico
M. Escolino (Napoli), 3 min.
4653-26
Il Tronco Brachiocefalico per il posizionamento di CVC in età pediatrica: studio
preliminare
A. Pini Prato (Genova), 3 min.
2
Bologna
I
Archiginnasio Stabat Mater
I
6-7 novembre 2014
■■ 11.00-12.00
Chirurgia Oncologica 2
Moderatori: P. Parmeggiani (Napoli), F. Rossi (Novara)
4654-27
4638-29
Teratomi ovarici pediatrici: revisione della casistica degli ultimi 10 anni
A. Cerrina (Torino), 3 min.
Terapia conservativa dei teratomi ovarici
C. Vella (Milano), 3 min.
4722-23
Trattamento chirurgico dei tumori renali e surrenalici con trombosi cavale in età
pediatrica. Nostra Esperienza
4599-35
4631-22
4698-35
G. Carbonaro (Torino), 7 min.
Tumore uroteliale ed ematuria asintomatica: case report in età pediatrica
E. Caponcelli (Modena), 3 min.
Cisto-prostatectomia parziale robotico-assistita per rabdomiosarcoma embrionale
A. Berrettini (Milano), 7 min.
Aspergillosi invasiva polmonare: ruolo della chirurgia mini-invasiva
G. Montemezzo (Padova), 3 min.
■■ 12.00-13.00
Chirurgia Urologica 1
Moderatori: P. Caione (Roma), S. Mariconda (Napoli)
4728-29
4669-33
4601-19
Chirurgia laparoscopica radio-guidata in un caso di grave ipoplasia renale
S. Cacciaguerra (Catania), 7 min.
Nefrectomia retroperitoneoscopica: nostra esperienza
F. Ferrara (Vicenza), 3 min.
Nefrectomia videolaparoscopica: come e perché?
E. Mele (Roma), 3 min.
4609-27
Il ruolo della disfunzione renale prima dell’intervento nei bambini
con tumore renale monolaterale
4714-24
S. Ceccanti (Roma), 7 min.
Idronefrosi neonatale ed IRA: due pazienti, due soluzioni
I. Goruppi (Pavia), 3 min.
4602-20
Pieloplastica laparoscopica transperitoneale nella idronefrosi da vasi anomali:
“vascular hitch” o pieloplastica “dismembered”? Esperienza su 30 casi consecutivi
S. Gerocarni Nappo (Roma), 7 min.
4672-27
La “pneumovescica sovrapubica” nella diagnosi e nel trattamento delle
neoformazioni endovescicali
M. Ilari (Ancona), 3 min.
3
Congresso
°Nazionale
Congiunto
■■ 14.00-15.00
Chirurgia Addominale 1
Moderatori: D. Alberti (Brescia), B. Noccioli (Firenze)
4613-22
Quando il pancreas inganna
C. Filisetti (Milano), 7 min.
4628-28
L’uso dell’ecografia intraoperatoria laparoscopica (LIOUS) in una resezione
pancreatica per tumore pseudopapillare
E. Severi (Firenze), 3 min.
4719-29
Le complicanze biliari dopo trauma epatico nel bambino. Nostra esperienza
G. Carbonaro (Torino), 3 min.
4663-27
Atresia duodenale. Approccio laparoscopico versus Open.
Analisi della nostra esperienza negli ultimi 10 anni
S.F. Chiarenza (Vicenza), 7 min.
4623-23
Management laparoscopico del diverticolo di Meckel
A. Papparella (Napoli), 7 min.
4651-24
Diverticolo di Meckel intramurale ed inverted nell’invaginazione intestinale: la
nostra casistica
G. Piazza (Trapani), 3 min.
4593-29
Manifestazioni cliniche del diverticolo di Meckel: 10 anni di esperienza
M. Bertozzi (Perugia), 3 min.
■■ 16.00-17.00
Chirurgia del colon
Moderatori: A. Settimi (Napoli), J. Schleef (Torino)
4644-26
Survey nazionale multicentrica nel trattamento chirurgico della RCU
G. Mattioli (Genova), 7 min.
4639-30
Chirurgia mini-invasiva delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI):
l’importanza delle nuove tecnologie
C. Vella (Milano), 3 min.
4645-27
La cone-like resection nel trattamento chirurgico del Crohn perianale: esperienza
preliminare
G. Mattioli (Genova), 3 min.
4741-24
Malattia di Hirschsprung ed esame immunocitochimico con anticorpi antiCalretinina: la nostra esperienza
F. Italiano (Rimini), 3 min.
4
Bologna
4737-29
I
Archiginnasio Stabat Mater
I
6-7 novembre 2014
Pullthrough endorettale transanale video-assistito nel trattamento della malattia di
Hirschsprung
A. Scarpa (Catania), 3 min.
4687-33
Laparoscopic-Assisted Ano-Rectal Pullthrough Vs. Posterior Sagittal AnoRectoplasty: revisione sistematica degli studi comparativi
G. Lisi (Pescara), 7 min.
4738-30
Pullthrough anorettale video-assistito nei pazienti affetti da malformazione
anorettale alta
R.V. Iacona (Catania), 3 min.
■■ 17.00-18.00
Chirurgia Toracica 1
Moderatori: C. Romeo (Messina), G. Paradies (Bari)
4725-26
Pectus excavatum e asimmetria mammaria: strategie chirurgiche e proposta di un
algoritmo terapeutico
M.V. Romanini (Genova), 7 min.
4701-20
L’intervento di Nuss nei casi più severi di pectus excavatum: è una buona
indicazione?
L. Leonelli (Genova), 3 min.
4718-28
Il BAL in chirurgia pediatrica: prospettive di studio per la diagnostica ed il follow up
delle patologie polmonari congenite ed acquisite
4713-23
4699-36
A. Raffaele (Pavia), 3 min.
Correzione dell’ernia diaframmatica congenita: materiali protesici a confronto
L. Migliazza (Bergamo), 7 min.
La chirurgia della via aerea in età pediatrica
M. Torre (Genova), 7 min.
4697-34
Distress respiratorio acuto e sindrome post-pneumonectomia in un neonato trattato
per atresia dell’esofago
C. Iacusso (Roma), 3 min.
5
Congresso
°Nazionale
Congiunto
■■ 18.00-19.00
Chirurgia Uro-Andrologica
Moderatori: A. Danti (Firenze), F. Bartoli (Foggia)
4695-32
Nuove strategie terapeutiche per la protezione della fertilià, in un modello
sperimentale di varicocele
S. Arena (Messina), 3 min.
4642-24
Standardizzazione del trattamento laparoscopico del varicocele in età pediatrica
con la tecnica lymphatic-sparing utilizzando il blu di isosulfano
A. Roberti (Napoli), 3 min.
4590-26
Variazione dei valori di Inibina B nel post-operatorio di pazienti operati per
varicocele. Studio clinico prospettico
T. Russo (Messina), 3 min.
4578-32
Studio randomizzato sull’uso di flaps di copertura nell’uretroplastica per ipospadia
distale
M. Cimador (Palermo), 7 min.
4622-22
Uretroplastica in due tempi con graft prepuziale: una preoccupante complicanza
D.G. Minoli (Milano), 3 min.
4646-28
Plastica del prepuzio Y-V come alternativa alla circoncisione nel trattamento
chirurgico della fimosi in età pediatrica
N. Nardi (Perugia), 3 min.
4572-26
Studio genetico della torsione del testicolo: nuova ipotesi sul ruolo del gene
Insulin-Like3
P. Impellizzeri (Messina), 3 min.
6
Bologna
I
Archiginnasio Stabat Mater
I
6-7 novembre 2014
7 novembre 2014
■■ 08.00-08.30
Chirurgia Urologica 2
Moderatori: P. Lelli Chiesa (Pescara), F. Camoglio (Verona)
4694-31
4678-33
Counseling PsicoSessulogico in pazienti affetti dal complesso Estrofia Vescicale Epispadia
M. Di Grazia (Trieste), 3 min.
Il Complesso Estrofia Vescicale - Epispadia: cosa succede all’adolescenza?
P. Caione (Roma), 7 min.
4675-30
Outcome clinico a lungo termine e qualità della vita in pazienti portatori di
derivazione urinaria continente sec il principio di Mitrofanoff: 12 anni di esperienza
V. Bucci (Vicenza), 3 min.
4594-30
Tecnica di Heinz-Hoyer-Bovelaque modificata: un’opzione terapeutica nei pazienti
con estrofia vescicale recidiva
M. Messina (Siena), 7 min.
■■ 10.00-11.00
Chirurgia dell’esofago
Moderatori: A. Cacciari (Modena), C. Del Rossi (Parma)
4626-26
Atresia dell’esofago “long-gap”: sostituzione o conservazione dell’esofago?
Esperienza degli ultimi dieci anni della Chirurgia Neonatale di Firenze
B. Noccioli (Firenze), 7 min.
4597-33
Sostituzione esofagea mediante trasposizione gastrica in età pediatrica: esperienza
di due centri italiani
4730-22
R. Angotti (Siena), 7 min.
Il ruolo dei Flap maggiori nei pazienti con atresia esofagea “long-gap”
L. Valfrè (Roma), 3 min.
4565-28
La gestione del neonato con atresia dell’esofago ed arco aortico destroposto: destra
o sinistra?
F. Parolini (Brescia), 3 min.
4729-30
L’influenza delle anomalie cardiache maggiori sugli outcome a medio termine nei
pazienti trattati per atresia esofagea
L. Valfrè (Roma), 3 min.
7
Congresso
°Nazionale
Congiunto
4652-25
Una rara causa di emorragia esofagea massiva: approccio multidisciplinare e miniinvasivo a un caso complesso
G. Giannotti (Bergamo), 3 min.
4634-25
Risultati a lungo termine del trattamento laparoscopico dell’acalasia esofagea nei
bambini. Studio multicentrico
A. Roberti (Napoli), 3 min.
■■ 11.00-12.00
Chirurgia Addominale 2
Moderatori: G. Pelizzo (Pavia), E. Clemente (Salerno)
4703-22
Ricostruzione autologa intestinale nel nuovo millennio: Il modello di Manchester
R. Coletta (Manchester), 7 min.
4670-25
Onfalocele gigante: 10 anni di esperienza con approccio mini-invasivo
C. Bleve (Vicenza), 7 min.
4587-32
Chiusura sequenziale di gastroschisi con silos costruito con pellicola adesiva
e senza suture
S. Ceccanti (Roma), 3 min.
4707-26
Interposizione colica nel trattamento della Short Bowel Syndrome: nostra esperienza
R.V. Iacona (Catania), 3 min.
4704-23
Duodenal antimesenteric sequential tailoring: nuovo approccio nel trattamento della
dilatazione duodelale sintomatica in pazienti affetti da Short Bowel Syndrome
R. Coletta (Manchester), 3 min.
4743-26
L’uso del sistema V.A.C. (Vacuum Assisted Closure) nel trattamento delle ferite
dell’addome del neonato e del prematuro
M.D. Sabatino (Rimini), 3 min.
■■ 12.00-13.00
Chirurgia Uro-Ginecologica
Moderatori: A. Martino (Ancona), P.G. Gamba (Padova)
4688-34
Torsioni ovariche in età pediatrico-adolescenziale: ovarian-sparing surgery come
trattamento preferenziale
G. Lisi (Pescara), 3 min.
4683-29
Utero didelfo, emivagina ostruita ed agenesia renale omolaterale (S. di HerlynWerner-Wunderlich): il corretto timing diagnostico-terapeutico consente di
precorrere le complicanze e preservare la fertilità
V. Guerriero (Pescara), 3 min.
8
Bologna
4624-24
I
Archiginnasio Stabat Mater
I
6-7 novembre 2014
La patologia ovarico-annessiale in età pediatrica: la nostra esperienza
M. Bertozzi (Perugia), 7 min.
4620-20
Standardizzazione della tecnica nell’asportazione laparoscopica dei residui
dell’uraco
E. Magrini (Perugia), 3 min.
4576-30
Rimorso decisionale nei genitori di pazienti sottoposti a trattamento
di ipospadia distale
F. Ghidini (Padova), 3 min.
4723-24
Adjustable male sling (ARGUS) per il trattamento dell’incontinenza urinaria nei
pazienti con spina bifida: risultati preliminari
L. Leonelli (Genova), 3 min.
4564-27
EGF ed MCP-1 quali marcatori di nefropatia da reflusso in bambini sottoposti a
trattamento endoscopico: follow up a 24 mesi
V. Pastore (Foggia), 3 min.
■■ 14.00-15.00
Miscellanea 2
Moderatori: A. Messineo (Firenze), M. Andermarcher (Trento)
4742-25
NEC: più valore all’ecografia?
L. De Biagi (Rimini), 3 min.
4720-21
Mesenchymal Stem Cells nelle lesioni cutanee congenite ed acquisite in Chirurgia
Pediatrica. Prospettive di ricerca
4643-25
4570-24
A. Raffaele (Pavia), 7 min.
Angiodisplasia in età pediatrica: un raro evento di diagnosi differenziale
D. Biondini (Modena), 3 min.
Malformazione vascolare complessa del collo: dall’epoca prenatale al trattamento
A. Sgrò (Padova), 3 min.
4571-25
Trattamento laparoscopico vs open dell’ernia inguinale nella prima infanzia: risultati
a confronto
P. Impellizzeri (Messina), 3 min.
9
Congresso
°Nazionale
Congiunto
■■ 16.00-17.00
Chirurgia Urologica 3
Moderatori: M. De Gennaro (Roma), N. Capozza (Roma)
4665-29
Duplicità pielo-ureterale sintomatica: ectopia ureterale
F. Marinoni (Milano), 3 min.
4681-27
Asportazione robot-assistita di moncone ureterale ectopico nelle vie seminali e
sintomatico (ascesso, epididimiti recidivanti)
M. De Gennaro (Roma), 3 min.
4615-24
Ureterocele ectopico in doppio distretto renale: recidiva tardiva del reflusso
E. Casolari (Parma), 3 min.
4637-28
Eminefrectomia laparoscopica nei pazienti pediatrici con doppio distretto renale.
Risultati di uno studio multicentrico europeo
M. Escolino (Napoli), 7 min.
4667-31
Eminefrectomia con tecnica mini-invasiva: descrizione di alcuni casi complessi
F. Ferrara (Vicenza), 3 min.
4632-23
Eminefroureterectomia laparoscopica in età pediatrica: tecnica e risultati
L. Pintozzi (Napoli), 3 min.
4712-22
Megavescica fetale: una diagnosi poliedrica a prognosi variabile
C. Manzoni (Roma), 3 min.
4630-21
Polipo congenito e valvole dell’uretra posteriore: un’associazione rara?
C. Matteotti (Novara), 3 min.
4621-21
Trattamento laser delle valvole congenite dell’uretra posteriore:personale esperienza
G. Cretì (San Giovanni Rotondo), 7 min.
■■ 17.00-18.00
Chirurgia Urologica 4
Moderatori: E. Merlini (Torino), N. Laricchiuta (Bari)
4588-33
L’urologo pediatra e il transitional care dell’adulto con spina bifida: studio
conoscitivo dei percorsi di cura in 16 centri italiani
G. Mosiello (Roma), 7 min.
4724-25
Accesso trans-mesocolico per pieloplastica robotica anche in presenza di vasi polari
anomali
G. Torino (Roma), 3 min.
4612-21
Trapianto renale in pazienti < 15 Kg con disfunzione del basso apparato urinario
M. Castagnetti (Padova), 3 min.
10
Bologna
4633-24
I
Archiginnasio Stabat Mater
I
6-7 novembre 2014
Pieloplastica con approccio mini-invasivo
D.G. Minoli (Milano), 3 min.
4685-31
One Trocar Assisted Pyeloplasty: analisi della curva di apprendimento in chirurghi
senior e junior
4715-25
4708-27
4660-24
4583-28
S. Gerocarni Nappo (Roma), 3 min.
Pieloplastica laparoscopica robot-assistita: la nostra esperienza
L. Avolio (Pavia), 3 min.
Transizione diretta da pieloplastica open a RALP: esperienza di un singolo centro
A. Lesma (Milano), 3 min.
Trattamento mini-invasivo del megauretere ostruttivo: presentazione di dieci casi
M. Sonzogni (Milano), 3 min.
Addome acuto di pertinenza ginecologica in età pediatrica
N. Zampieri (Verona), 3 min.
■■ 18.00-19.00
Chirurgia Toracica 2
Moderatori: M. Messina (Siena), S. Cacciaguerra (Catania)
4618-27
4616-25
Approccio toracoscopio alla patologia mediastinica in età pediatrica: nostra
esperienza
F. Nino (Ancona), 3 min.
Soluzione definitiva per il trattamento dei linfangiomi toraco-mediastinici complessi
G. Casadio (Parma), 3 min.
4606-24
Il destino dell’adattamento del diaframma dopo riparazione di ernia diaframmatica
congenita
S. Ceccanti (Roma), 7 min.
4666-30
MIS nella patologia congenita del diaframma. Quale approccio migliore:
toracoscopico o laparoscopico?
4736-28
C. Bleve (Vicenza), 3 min.
Procedura EXIT per masse cervicali giganti. Esperienza di un singolo Centro
G. Farris (Milano), 3 min.
4682-28
Mini-toracotomia ascellare per la riparazione di atresia esofagea con fistola tracheoesofagea distale nell’era endoscopica
4696-33
4734-26
I. Falconi (Roma), 3 min.
Chi va piano va sano e lontano? Un caso di enfisema lobare congenito bilaterale
L. Del Prete (Roma), 3 min.
Un raro caso di polmone esofageo: strategie chirurgiche e review della letteratura
A. Zanini (Milano), 3 min.
11
Sommario
YouTube e chirurgia pediatrica: quali le possibili insidie? ............................................................................. 1
Proposta di un programma standardizzato di formazione in chirurgia mini-invasiva pediatrica .......... 2
Rigenerazione intestinale autologa: ruolo del WNT e TGFβ pathways ........................................................ 3
Linee guida per la day surgery pediatrica ........................................................................................................ 4
Chirurgia del neuroblastoma: ruolo della MIS in relazione ai criteri IDRFs ................................................ 5
Ganglioneuroma incidentale in giovani pazienti: management chirurgico e revisione della letteratura.
.................................................................................................................................................................................. 6
La chirurgia ad accesso mini-invasivo del paziente pediatrico emato-oncologico: risultati a 6 anni .... 7
Rischio oncologico nel paziente affetto da malattia di Hirschsprung .......................................................... 8
Rischio tumorale e indicazione chirurgica nei pazienti pediatrici con sindrome di Turner o di Morris:
studio multicentrico. ............................................................................................................................................. 9
Il Tronco Brachiocefalico per il posizionamento di CVC in età pediatrica: studio preliminare ..............10
Teratomi ovarici pediatrici: revisione della casistica degli ultimi 10 anni ................................................11
Terapia conservativa dei teratomi ovarci .......................................................................................................12
Trattamento chirurgico dei tumori renali e surrenalici con trombosi cavale in età pediatrica.Nostra
Esperienza ............................................................................................................................................................13
Tumore uroteliale ed ematuria asintomatica: case report in età pediatrica ............................................14
Cisto-prostatectomia parziale robotico-assistita per rabdomiosarcoma embrionale............................15
Aspergillosi invasiva polmonare: ruolo della chirurgia minivasiva ...........................................................16
Chirurgia laparoscopica radio-guidata in un caso di grave ipoplasia renale. ..........................................17
Nefrectomia retroperitoneoscopica: nostra esperienza ..............................................................................18
i
Nefrectomia videolaparoscopica: come e perché? ........................................................................................19
Il ruolo della disfunzione renale prima dell’ intervento nei bambini con tumore renale monolaterale.
................................................................................................................................................................................20
Idronefrosi neonatale ed IRA: due pazienti, due soluzioni ...........................................................................21
Pieloplastica laparoscopica transperitoneale nella idronefrosi da vasi anomali: “vascular hitch” o
pieloplastica “dismembered”? Esperienza su 30 casi consecutivi. ............................................................22
La “pneumoVescica sovrapubica” nella diagnosi e nel trattamento delle neoformazioni endovescicali.
................................................................................................................................................................................23
Quando il pancreas inganna ..............................................................................................................................24
L'uso dell'ecografia intraoperatoria laparoscopica (LIOUS) in una resezione pancreatica per tumore
pseudopapillare ...................................................................................................................................................25
Le complicanze biliari dopo trauma epatico nel bambino.Nostra Esperienza .........................................26
Atresia Duodenale. Approccio Laparoscopico versus Open. Analisi della nostra esperienza negli
ultimi 10 anni. ......................................................................................................................................................27
Management laparoscopico del diverticolo di Meckel ..................................................................................28
Diverticolo di Meckel intramurale ed inverted nell'invaginazione intestinale: la nostra casistica. ......29
Manifestazioni cliniche del Diverticolo di Meckel: 10 anni di esperienza ..................................................30
Survey nazionale multicentrica nel trattamento chirurgico della RCU .....................................................31
Chirurgia mininvasiva delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) : l’importanza delle
nuove tecnologie .................................................................................................................................................32
La cone-like resection nel trattamento chirurgico del Crohn perianale: esperienza preliminare ........33
Malattia di Hirschsprung ed esame immunocitochimico con anticorpi anti-Calretinina: la nostra
esperienza ............................................................................................................................................................34
Pull-through endorettale transanale video-assistito nel trattamento della malattia di Hirschsrung..35
Laparoscopic-Assisted Ano-Rectal Pull-Through Vs. Posterior Sagittal Ano-Rectoplasty: revisione
sistematica degli studi comparativi .................................................................................................................36
Pull-trough anorettale videoassistito nei pazienti affetti da malformazione anorettale alta ................37
Pectus excavatum e asimmetria mammaria: strategie chirurgiche e proposta di un algoritmo
terapeutico ...........................................................................................................................................................38
L'intervento di Nuss nei casi più severi di pectus excavatum: è una buona indicazione? ......................39
Il BAL in chirurgia pediatrica: prospettive di studio per la diagnostica ed il follow up delle patologie
polmonari congenite ed acquisite ....................................................................................................................40
Correzione dell'ernia diaframmatica congenita: materiali protesici a confronto ....................................41
ii
La chirurgia della via aerea in età pediatrica .................................................................................................42
Distress respiratorio acuto e sindrome post-pneumonectomia in un neonato trattato per atresia
dell’esofago ..........................................................................................................................................................43
Nuove strategie terapeutiche per la protezione della fertilià, in un modello sperimentale di
varicocele .............................................................................................................................................................44
Standardizzazione del trattamento laparoscopico del varicocele in età pediatrica con la tecnica
lymphatic-sparing utilizzando il blu di isosulfano. ........................................................................................45
Variazione dei valori di Inibina B nel post-operatorio di pazienti operati per varicocele. Studio clinico
prospettico. ..........................................................................................................................................................46
Studio randomizzato sull'uso di flaps di copertura nell'uretroplastica per ipospadia distale. .............47
Uretroplastica in due tempi con graft prepuziale: Una preoccupante complicanza ...............................48
Plastica del prepuzio Y-V come alternativa alla circoncisione nel trattamento chirurgico della fimosi
in età pediatrica ...................................................................................................................................................49
Studio genetico della torsione del testicolo: nuova ipotesi sul ruolo del gene Insulin-Like3. ...............50
Counseling PsicoSessulogico in pazienti affetti dal complesso Estrofia Vescicale - Epispadia............51
Il Complesso Estrofia Vescicale–Epispadia: cosa succede all’adolescenza? ...........................................52
Outcome clinico a lungo termine e qualità della vita in pazienti portatori di derivazione urinaria
continente sec il principio di Mitrofanoff: 12 anni di esperienza ................................................................53
Tecnica di Heinz-Hoyer-Bovelaque modificata: un’opzione terapeutica nei pazienti con estrofia
vescicale recidiva ................................................................................................................................................54
Atresia dell'esofago long gap: sostituzione o conservazione dell'esofago? Esperienza degli ultimi
dieci anni della Chirurgia Neonatale di Firenze .............................................................................................55
Sostituzione esofagea mediante trasposizione gastrica in eta’ pediatrica: esperienza di due centri
italiani....................................................................................................................................................................56
Il ruolo dei Flap maggiori nei pazienti con atresia esofagea long-gap ......................................................57
La gestione del neonato con atresia dell'esofago ed arco aortico destroposto: destra o sinistra? ......58
L’influenza delle anomalie cardiache maggiori sugli outcome a medio termine nei pazienti trattati
per atresia esofagea ...........................................................................................................................................59
Una rara causa di emorragia esofagea massiva: approccio multidisciplinare e minivasivo a un caso
complesso ............................................................................................................................................................60
Risultati a lungo termine del trattamento laparoscopico dell’acalasia esofagea nei bambini. Studio
multicentrico. .......................................................................................................................................................61
Ricostruzione autologa intestinale nel nuovo millennio: Il modello di Manchester.................................62
iii
Onfalocele gigante: 10 anni di esperienza con approccio minivasivo ........................................................63
Chiusura sequenziale di gastroschisi con silos costruito con pellicola adesiva e senza suture...........64
Interposizione colica nel trattamento nel trattamento della Short Bowel Syndrome: nostra
esperienza ............................................................................................................................................................65
Duodenal antimesenteric sequential tailoring: nuovo approccio nel trattamento della dilatazione
duodelale sintomatica in pazienti affetti da Short Bowel Syndrome .........................................................66
L’uso del sistema V.A.C. (Vacuum Assisted Closure) nel trattamento delle ferite dell’addome del
neonato e del prematuro....................................................................................................................................67
Torsioni ovariche in età pediatrico-adolescenziale: ovarian-sparing surgery come trattamento
preferenziale........................................................................................................................................................68
Utero didelfo, emivagina ostruita ed agenesia renale omolaterale (S. di Herlyn-Werner-Wunderlich):
il corretto timing diagnostico-terapeutico consente di precorrere le complicanze e preservare la
fertilità...................................................................................................................................................................69
La patologia ovarico-annessiale in età pediatrica: la nostra esperienza ..................................................70
Standardizzazione della tecnica nell’asportazione laparoscopica dei residui dell’uraco ......................71
Rimorso Decisionale Nei Genitori Di Pazienti Sottoposti A Trattamento Di Ipospadia Distale ..............72
Adjustable male sling (ARGUS) per il trattamento dell'incontinenza urinaria nei pazienti con spina
bifida: risultati preliminari .................................................................................................................................73
EGF ed MCP-1 quali marcatori di nefropatia da reflusso in bambini sottoposti a trattamento
endoscopico: follow up a 24 mesi ....................................................................................................................74
NEC: più valore all'ecografia? ...........................................................................................................................75
Mesenchymal Stem Cells nelle lesioni cutanee congenite ed acquisite in Chirurgia Pediatrica.
Prospettive di ricerca .........................................................................................................................................76
Angiodisplasia in età pediatrica: un raro evento di diagnosi differenziale ...............................................77
Malformazione vascolare complessa del collo: dall'epoca prenatale al trattamento .............................78
Trattamento laparoscopico vs open dell’ernia inguinale nella prima infanzia: risultati a confronto ...79
Duplicità pielo-ureterale sintomatica: ectopia ureterale .............................................................................80
Asportazione robot-assistita di moncone ureterale ectopico nelle vie seminali e sintomatico
(ascesso, epididimiti recidivanti) ......................................................................................................................81
Ureterocele ectopico in doppio distretto renale: Recidiva tardiva del reflusso .......................................82
Eminefrectomia laparoscopica nei pazienti pediatrici con doppio distretto renale. Risultati di uno
studio multicentrico europeo. ...........................................................................................................................83
Eminefrectomia con tecnica mininvasiva: descrizione di alcuni casi complessi .....................................84
iv
Eminefroureterectomia laparoscopica in età pediatrica: Tecnica e risultati. ...........................................85
Megavescica fetale: una diagnosi poliedrica a prognosi variabile .............................................................86
Polipo congenito e valvole dell'uretra posteriore:un'associazione rara? ..................................................87
Trattamento laser delle valvole congenite dell'uretra posteriore: personale esperienza .....................88
L'urologo pediatra e il transitional care dell'adulto con spina bifida: studio conoscitivo dei percorsi di
cura in 16 centri italiani. ....................................................................................................................................89
Accesso trans-mesocolico per pieloplastica robotica anche in presenza di vasi polari anomali ........90
Trapianto Renale In Pazienti < 15 Kg Con Disfunzione Del Basso Apparato Urinario .............................91
Pieloplastica con approccio mini-invasivo......................................................................................................92
One Trocar Assisted Pyeloplasty: analisi della curva di apprendimento in chirurghi senior e junior. .93
Pieloplastica laparoscopica robot-assistita: la nostra esperienza ............................................................94
Transizione diretta da pieloplastica open a RALP: esperienza di un singolo centro ...............................95
Trattamento mininvasivo del megauretere ostruttivo: presentazione di dieci casi ...............................96
Addome acuto di pertinenza ginecologica in età pediatrica ........................................................................97
Approccio toracoscopio alla patologia mediastinica in età pediatrica: nostra esperienza ....................98
Soluzione definitiva per il trattamento dei linfangiomi toraco-mediastinici complessi .........................99
Il destino dell’adattamento del diaframma dopo riparazione di ernia diaframmatica congenita. ..... 100
MIS nella patologia congenita del diaframma. Quale approccio migliore: toracoscopico o
laparoscopico? .................................................................................................................................................. 101
Procedura EXIT per masse cervicali giganti. Esperienza di un singolo Centro ..................................... 102
Mini-toracotomia ascellare per la riparazione di atresia esofagea con fistola tracheo-esofagea
distale nell’era endoscopica. .......................................................................................................................... 103
Chi va piano va sano e lontano? Un caso di enfisema lobare congenito bilaterale .............................. 104
Un raro caso di polmone esofageo: strategie chirurgiche e review della letteratura.......................... 105
v
Abstract Code: CNG4656-29
YouTube e chirurgia pediatrica: quali le possibili insidie?
O. Adoriso 1, M. Silveri 1, F. De Peppo 1, E. Ceriati 1, P. Marchetti 1, J. De Ville De Goeyt 1
(1) Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Dipartimento di Chirurgia Pediatrica, Roma
Razionale dello studio
Internet è divenuto ormai una delle più importanti fonte di divulgazione anche in ambito scientifico e,
per tale motivo, sempre più consultato dalle famiglie dei piccoli pazienti.Scopo di questo studio è
valutare l’attendibilità delle video-informazioni postate su YouTube in ambito chirurgico pediatrico.
Metodi
A marzo 2013 è stata eseguita una ricerca utilizzando come parole chiave “acute appendicitis in
children” . Tutti i video soddisfacenti i nostri criteri di ricerca sono stati salvati e analizzati da 2
ricercatori in maniera totalmente indipendente, e classificati in “useful” “unuseful” e “misleading” in
base al contenuto. I video sono stati inoltre suddivisi in base alla fonte in: independent user, medical
professional, health information Web site, charity, university/hospital e news network.L’analisi
comparativa dei dati è stata fatta mediante il coefficiente Kappa. Il test “t” di Student per verificare la
significatività dei valori relativi alle variabili studiate
Risultati
Il totale dei video ottenuti era di 1800. 144 sono stati esclusi in quanto non in lingua inglese, 112
perché non rilevanti ai fini dello studio. I rimanenti 1544 sono stati classificati in useful (1164 (64 %)),
unuseful (30 (2%)) e misleading (350 (34%). La durata media dei video era di 4.6 ± 3.5 minuti (range,
0.2–29.7 minutes) senza differenze statisticamente significative tra useful and misleading video
clips (p > 0.05) o tra useful e misleading video (p > 0.05). I Video privi di informazioni scientifiche sono
risultati 380 (25%) (Coefficiente kappa = 0.87).
Conclusioni
YouTube non appare come un sito di divulgazione scientifica, potendosi nascondere in esso molte
insidie per i genitori. Uno dei pochi criteri di affidabilità è la fonte, essendo risultati i video postati da
medici, università e ospedali quelli maggiormente affidabili.
1
Abstract Code: CNG4640-22
Proposta di un programma standardizzato di formazione
in chirurgia mini-invasiva pediatrica
C. Esposito 1, F. Chiarenza 2, F. Turra' 1, A. Marte 3, M. Escolino 1, V. Di Benedetto 4, A. Farina 1, P.
Gamba 5, A. Settimi 1, A. Najmaldin 6
(1) UNIVERSITA' DI NAPOLI FEDERICO II, NAPOLI, ITALIA, (2) OSPEDALE SAN BORTOLO, VICENZA,
ITALIA, (3) SECONDA UNIVERSITA' DI NAPOLI, NAPOLI, ITALIA, (4) UNIVERSITA' DI CATANIA, CATANIA,
ITALIA, (5) UNIVERSITA' DI PADOVA, PADOVA, ITALIA, (6) LEEDS NHS CHILDREN HOSPITAL ,LEEDS,
UK
Scopo dello studio: Durante l’ultimo congresso ESPES a Marsiglia, abbiamo proposto a tutti i
partecipanti di creare delle linee guida strutturate per un programma di formazione in MIS per i
chirurghi pediatri.
Materiali e metodi: Un questionario validato da un gruppo di esperti in MIS è stato proposto a tutti i
partecipanti al 3° congresso annuale ESPES a Marsiglia per raccogliere le loro opinioni sulla nostra
proposta.
Risultati: Abbiamo ricevuto 178 questionari, ma solo 139 sono risultati completi ed analizzati. Per la
parte teorica, la maggior parte dei chirurghi ha ritenuto necessario frequentare più di due corsi
teorici in laparoscopia (91/139 – 65.5%) un corso in retroperitoneoscopia (79/139 – 56.8%) ed uno in
toracoscopia (81/139 – 58.3%). Per quanto riguarda la formazione pratica, la maggior parte dei
chirurghi ha ritenuto necessario completare almeno 10-20 ore di esercizio su pelvic trainer (83/139
– 59.7%) ed almeno 10 ore su modelli animali (71/139 – 51.1%). 73 chirurghi (56.5%) ritengono
necessario trascorrere almeno 1-3 mesi di stage in un centro europeo con un volume elevato di
attività in MIS. Per quanto riguarda l’esperienza personale, la maggior parte degli intervistati ha
affermato che i chirurghi pediatri in formazione necessitano di eseguire almeno 30 procedure da
cameraman (85/139 – 61%) e oltre 20 procedure MIS come primo operatore assistito da un tutor
esperto (74/139 – 53.2%).
Conclusioni: Sulla base della nostra inchiesta proponiamo il seguente programma di formazione in
MIS per i chirurghi pediatri:
1. Parte teorica (almeno 2 corsi di laparoscopia, uno di retroperitoneoscopia e uno di toracoscopia).
2. Formazione pratica (almeno10-20 ore su pelvic trainer e almeno 10 ore su modelli animali )
3. Stages in centri Europei di riferimento per MIS (almeno 1-3 mesi).
4. Esperienza personale (almeno 30 procedure da cameraman; più di 20 procedure MIS di base
eseguite da primo operatore assistito da un tutor esperto).
2
Abstract Code: CNG4706-25
Rigenerazione intestinale autologa: ruolo del WNT e
TGFβ pathways
R. Coletta 1, N. Roberts 2, A.S. Woolf 2, B.A. Khalil 3, A. Morabito 1
(1) Paediatric Autologous Bowel Reconstruction and Rehabilitation Unit - Royal Manchester
Children's Hospital and University of Manchester, (2) University of Manchester, (3) Paediatric
Autologous Bowel Reconstruction and Rehabilitation Unit - Royal Manchester Children's Hospital
Premesse e scopo dello studio: Scopo di questo studio è esplorare se la stimolazione della Wnt e
TGF-β pathways possa attivare la rigenerazione delle cellule staminali embrionali intestinali con
conseguente allungamento e differenziazione intestinale.
Materiali e Metodi: Progettazione di un modello intestinale tridimensionale mediante embrione di
topo wild type con età gestazionale di 14 giorni. Il piccolo intestino è stato diviso in prossimale e
sezione distale. Il tessuto è stato coltivato con RSpondin1 (agonista del Wnt pathway) e TGF-β1 in
diverse concentrazioni per tre giorni.
Risultati: L'esposizione di TGF-β1 ha portato ad una morfogenesi dei villi apparentemente come
dimostrato dall’incremento del pSmad 2/3 nel mesenchima dei villi intestinali e dall’aumento
dell’αSMA. L’esposizione a RSpondin1 ha stimolato l’allungamento intestale e la proliferazione
cellulare come mostrato dall’incremento del GSK3β. Inoltre come prova della vitalità tissutale, i
campioni esposti presentavano peristalsi intestinale spontanea giornaliera.
Conclusioni: Il presente studio dimostra che la differenziazione strutturale indotta da TGF-β1
sembra essere maggiore di quella indotta da RSpondin1. Tuttavia l'attivazione del Wnt pathway
sembra accelerare l’allungamento del piccolo intestino. Ulteriori ricerche sono necessarie prima di
poter trarre benefici clinici.
3
Abstract Code: CNG4732-24
Linee guida per la day surgery pediatrica
U. De Luca 1, S. De Masi 2, G. Mangia 3, S. Tesoro 4
(1) Unità di Day Surgery Pediatrica, AORN Santobono-Pausilipon, Napoli, (2) Direzione Sanitaria
Ospedale Meyer, Firenze, (3) Anestesia Ospedale San Camillo, Roma, (4) Anestesia Università di
Perugia
Negli ultimi 10 anni la day surgery ha avuto grande sviluppo in Italia, seguendo l’esempio dei paesi
anglosassoni in cui oltre il 60% della chirurgia viene realizzata con questo modello assistenziale. In
pediatria la day surgery trova la sua migliore applicazione, trattandosi spesso di patologie di piccola
e media entità, in soggetti sani che più degli adulti beneficiano del precoce ritorno a casa. Grazie al
suo successo sia in termini di “customer satisfaction” che di risparmio gestionale, le indicazioni al
trattamento in day surgery si sono sempre più ampliate. Da qui la necessità di formulare delle linee
guida basate sull’evidenza scientifica che comprendano tutte le fasi della day surgery, dalla visita
ambulatoriale al controllo postoperatorio oltre che le singole procedure chirurgiche che possono
essere realizzate in day surgery. Dalla collaborazione dei due gruppi di studio sulla day surgery
della SARNEPI e della SICP nascono le nuove linee guida. I livelli di evidenza ed i gradi di
raccomandazione in questa prima edizione, tranne che per pochi punti, non sono alti perché in
letteratura pediatrica non è stato pubblicato molto sull’argomento al contrario della ricchissima
letteratura dell’adulto. Merito anche dello sviluppo contemporaneo delle tecniche di chirurgia
mininvasiva se alcuni interventi, come le plastiche antireflusso, l’appendicetomia, la colecistectomia
sono realizzabili in day surgery. Proprio in considerazione della continua evoluzione delle indicazioni
alla Day Surgery sarà necessario aggiornare le linee guida periodicamente.
4
Abstract Code: CNG4691-28
Chirurgia del neuroblastoma: ruolo della MIS in relazione
ai criteri IDRFs
C. Filisetti 1, C. Viglio 1, S. Costanzo 1, M. Sonzogni 1, C. Vella 1, R. Luksch 2, G. Riccipetitoni 1
(1) UOC Chirurgia Pediatrica -Ospedale dei Bambini V. Buzzi- Milano, (2) UOC Pediatria Oncologica Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori- Milano
Premesse e scopo dello studio
La stadiazione pre-chirurgica del neuroblastoma (NB), basata su image-defined risk factors (IDRFs),
permette di definire la strategia terapeutica. Nel rispetto dei criteri oncologici è possibile applicare
la chirurgia mini-invasiva (MIS). Presentiamo la nostra esperienza nel trattamento del NB.
Materiali e metodi
Analizziamo percorso terapeutico ed outcome dei NB osservati da gennaio 2008 ad aprile 2014,
studiati con TC/RM per determinarne anatomia, vascolarizzazione e rapporti con strutture vitali
(IDRFs) e l’eleggibilità a MIS per biopsia/escissione chirurgica. I casi neonatali sono stati inquadrati
secondo protocollo LINES.
Risultati
38 NB con sede: collo 1; cervico-toracico 1; torace 5; addome 31 (9 neonati). La biopsia è stata
eseguita in 15 casi (1 collo; 14 addome) di cui 8 con tecnica MIS (53%). La chirurgia primaria è stata
eseguita in 20 casi (6 torace; 14 addome); la tecnica MIS è stata applicata in 11/20 casi (55%), di cui
7/14 addominali (50%), 4/6 toracici (66,6%). Dei 15 casi biopsiati e sottoposti a chemioterapia, 3 sono
guariti, 12 sono stati sottoposti a chirurgia secondaria open (1 collo; 11 addome). Dei 9 neonati con
NB surrenalico a diagnosi prenatale, seguiti conservativamente, 3 hanno richiesto un trattamento
chirurgico; 6 (66%) hanno presentato regressione. Non si sono verificate complicanze
intraoperatorie, né recidive locali.
Conclusioni
La MIS è stata applicabile in 19/38 casi (50%) ed ha rappresentato il 55% della chirurgia primaria
con una maggiore incidenza nella chirurgia toracica.
5
Abstract Code: CNG4731-23
Ganglioneuroma incidentale in giovani pazienti:
management chirurgico e revisione della letteratura.
C. Spinelli 1, S. Strambi 1, M. Busetto 1
(1) Cattedra di Chirurgia Pediatrica, Università di Pisa
Premesse e scopo dello studio: Il lavoro descrive alcuni casi di ganglioneuroma nel bambino e nel
giovane adulto, allo scopo di analizzarne gli aspetti biologici e prognostici, correlandoli con i dati
della letteratura.
Materiali e Metodi: 12 casi di ganglioneuroma giunti alla nostra osservazione tra il 2004 e il 2013, 9
adulti (4 maschi e 5 femmine) e 3 bambini (3 femmine). L’età media dei bambini è 7 anni (range 413), degli adulti è 33 anni (range 26-41). Abbiamo analizzato: modalità di presentazione; sede;
sintomatologia; esami di laboratorio; diagnostica per immagini; esame istologico.
Risultati: Tutti i nostri casi erano incidentalomi: 10 (83.3%) asintomatici, mentre 2 (16.7%)
presentavano segni e sintomi aspecifici come dolore addominale e una massa palpabile. In 7
pazienti (58.3%) la massa era localizzata in sede surrenalica, 1 (8.3%) a livello di C2, 1 (8.3%)
laterocervicale, 2 (16.7%) paravertebrale ed 1 (8.3%) in sede sub-epatica. Tutti si sono rivelati tumori
non funzionanti, con test VMA e HVA negativi. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a completa exeresi
della massa, con approccio laparoscopico nelle lesioni surrenaliche e laparotomico nelle lesioni del
collo. Non si sono verificate complicanze e il decorso postoperatorio è stato regolare. L’esame
istologico definitivo ha confermato la diagnosi di ganglioneuroma. Durante il follow-up non si sono
verificati casi di recidiva.
Conclusioni: L’asportazione chirurgica è il trattamento di scelta, anche se questi tumori sono
generalmente caratterizzati da lenta crescita e comportamento biologico non aggressivo.
6
Abstract Code: CNG4677-32
La chirurgia ad accesso mini-invasivo del paziente
pediatrico emato-oncologico: risultati a 6 anni
L. Pio 1, M.G. Faticato 1, G. Mattioli 1, P. Buffa 2
(1) Istituto Giannina Gaslini, DINOGMI Università degli studi di Genova, (2) Istituto Giannina Gaslini
Premesse e scopo dello studio: Il ruolo della chirurgia ad approccio mini invasivo (MIAS) è ancora
dibattuto nella patologia pediatrica emato-oncologica. Lo scopo del lavoro è analizzare l'esperienza
di un singolo centro in termini di complicanze e outcome.
Materiali e metodi: Abbiamo incluso prospetticamente tutti i pazienti trattati dal 2008 al 2013. Il
criterio di inclusione per le resezioni è stato l'assenza di fattori di rischio radiologici, il criterio di
inclusione per le biopsie è stato la non fattibilità all'esecuzione di biopsie eco-guidate e la necessità
di un campionamento adeguato per il patologo.
Sono stati confrontati due periodi (2008-2010 e 2011-2013) in termini di complicanze (Clavien–
Dindo score) e outcome chirurgici.
Risultati: Abbiamo eseguito 133 procedure (31 toracoscopiche e 102 laparoscopiche) di cui 76
biopsie (23 toracoscopiche, 53 laparoscopiche) e 57 resezioni (7 toracoscopiche, 50 laparoscopiche).
Nei due periodi la mediana della durata delle procedure si è ridotta da 90 minuti a 80 minuti; la
degenza ospedaliera di 3 giorni si è mantenuta invariata nei periodi analizzati. L’età all'intervento si
è ridotta da 9 a 4 anni. Il peso si è ridotto da 33 a 18 kg.
Si sono verificate 3 complicanze nel primo periodo e una nel secondo, senza conversioni
intraoperatorie.
Conclusioni: La MIAS in pazienti selezionati risulta un approccio sicuro ed efficace. Una tecnica
standardizzata e riproducibile consente al chirurgo una rapida curva di crescita, permettendogli di
ampliare il target chirurgico e di ottenere una bassa incidenza di complicanze chirurgiche.
7
Abstract Code: CNG4604-22
Rischio oncologico nel paziente affetto da malattia di
Hirschsprung
V. Rossi 1, M. Mosconi 1, S. Avanzini 1, G. Mattioli 1, P. Buffa 1, V. Jasonni 1, A. Pini Prato 1
(1) Istituto Giannina Gaslini
Premesse e scopo dello studio: Il gene RET agisce come gene oncosoppressore nel tumore del colon.
Oltre la metà delle mutazioni descritte sono state peraltro già segnalate nei pazienti affetti da
malattia di Hirschsprung (HSCR). Sulla base di queste, abbiamo sviluppato un progetto di ricerca per
indagare la possibile predisposizione dei pazienti HSCR a sviluppare tumore del colon.
Materiali e Metodi: L’approccio multimodale ha previsto inizialmente l’identificazione del rischio
genetico. Abbiamo quindi implementato un questionario mirato all’identificazione di tumore del colon
retto nei familiari dei pazienti affetti dalla malattia, confrontati con un ugual numero di familiari di
casi controllo.
Risultati: Dopo l’approvazione da parte del Comitato Etico dell’Istituto, sono stati intervistati i
familiari di 108 pazienti con HSCR (gruppo A) e quelli di 101 controlli (gruppo B), per un totale di
1028 soggetti nel gruppo A e 935 nel gruppo B. La prevalenza di tumore è risultata essere dell’1,2%
e 0,9%, rispettivamente. L’OR è risultato essere 1,22 e la differenza non significativa (p = 0,6680).
Conclusioni: Sebbene i risultati del nostro studio non confermano la sospetta predisposizione al
tumore del colon, la numerosità del campione non è ancora sufficientemente ampia per poter fornire
risultati definitivi. Questo può essere quindi unicamente definito quale studio pilota di un più ampio
progetto che prevede l’inclusione di circa 3000 pazienti e oltre 30000 familiari, ambizioso ma
fattibile grazie alla partecipazione di più centri Italiani ed esteri quali Melbourne e Toronto.
8
Abstract Code: CNG4641-23
Rischio tumorale e indicazione chirurgica nei pazienti
pediatrici con sindrome di Turner o di Morris: studio
multicentrico.
C. Esposito 1, M. Escolino 1, A. Saxena 2, A. Savanelli 1, A. Roberti 1, F. Turra' 1, D. Pathkowski 3, A.
Farina 1, A. Settimi 1, H. Martelli 4
(1) UNIVERSITA' DI NAPOLI FEDERICO II, NAPOLI, ITALIA, (2) CHELSEA CHILDREN'S HOSPITAL,
LONDON, UK, (3) WROCLAW UNIVERSITY, WROCLAW, POLAND, (4) HOPITAL DE BICETRE, PARIS,
FRANCE
Scopo dello studio: La tempistica ottimale e la necessità dell’asportazione delle gonadi nelle pazienti
con sindrome di Turner o di Morris resta una questione dibattuta tra i chirurghi pediatri. Riportiamo
la nostra esperienza di uno studio multicentrico europeo.
Materiali e Metodi: Abbiamo raccolto i dati di 35 pazienti con Sindrome di Turner (25 pazienti) e
Morris (10 pazienti) (età media 8,9 anni) trattati in 4 diversi centri europei di Chirurgia Pediatrica tra
il 1997 e il 2013.
Tutte le pazienti hanno ricevuto una gonadectomia bilaterale per via laparoscopica. Una
crioconservazione ovarica è stata eseguita in 18 pazienti. Otto pazienti hanno ricevuto una
genitoplastica durante la stessa anestesia. Sono stati esaminati i dettagli della tecnica chirurgica ,
le complicanze e l’istologia gonadica.
Risultati: Non abbiamo registrato conversioni in laparotomia e complicanze durante o dopo l'
intervento chirurgico. Per quanto riguarda l’istologia, tutti i campioni sono risultati negativi per
tumore, ad eccezione di 2 casi. In una paziente con sindrome di Morris , l’istologia ha rivelato
un’iperplasia non maligna a cellule di Sertoli, mentre in una paziente con sindrome di Turner è stato
identificato un ovotestis.
Conclusioni: Nella nostra casistica, nel 94,3 % dei casi il campione asportato è risultato negativo per
tumore e solo in 2 casi (5,7 %) è stata identificata una iperplasia delle cellule di Sertoli e un
ovotestis.
In conclusione, se il rischio di malignità è considerata la principale indicazione per il trattamento
chirurgico di pazienti pediatrici con sindrome di Turner o di Morris , sulla base del nostro studio
questa indicazione dovrebbe essere rivalutata. Tuttavia , la possibilità di eseguire una
crioconservazione per preservare la fertilità, e la possibilità di eseguire una genitoplastica durante
la stessa anestesia rappresentano ulteriori valide indicazioni per il trattamento chirurgico.
9
Abstract Code: CNG4653-26
Il Tronco Brachiocefalico per il posizionamento di CVC in
età pediatrica: studio preliminare
A. Pini Prato 1, S. Avanzini 1, V. Rossi 1, V. Jasonni 1, N. Disma 1, G. Mattioli 1, M. Conte 1, A. Garaventa 1,
P. Buffa 1
(1) Istituto Giannina Gaslini
Premesse e scopo dello studio: Scopo di questo studio è proporre un approccio alternativo al
posizionamento di cateteri venosi centrali in età pediatrica che prevede il posizionamento
percutaneo direttamente in tronco brachiocefalico.
Materiali e Metodi: Questo è uno studio prospettico, longitudinale aperto mirato alla deifnizione della
fattibilità di suddetto approccio in età pediatrica. Periodo di studio giugno 2013 – maggio 2014.
Parametri analizzati: numero totale e demografia dei pazienti. Indicazioni al posizionamento.
Tipologia e calibro dei CVC utilizzati. Incidenza di complicanze.
Risultati: Dal giugno 2013 sono stati posizionati 28 CVC in 24 pazienti. Età mediana al
posizionamento 31 mesi (0-255). Mediana di peso al posizionamento 13 kg (1,8 – 63 Kg). Mediana di
Calibro 7 Ch (4,2 – 10 Ch). Indicazioni emato-oncologiche in 17 pazienti, nutrizionali in 7. CVC
monolume in 16 pazienti, bilume in 12. Non sono state osservate complicanze maggiori o infezioni.
L’incidenza di dislocazioni è risultata del7%(2/28) e di malfunzionamento del 3,5% (1/28).
Conclusioni: Sebbene questo rappresenti uno studio pilota e non consenta di trarre conclusioni
definitive, il tronco brachiocefalico sembra rappresentare un’alternativa percorribile con incidenza
di complicanze sovrapponibili o anche inferiori a quanto descritto in letteratura per gli approcci
convenzionali. Al momento tale approccio è stato limitato a casi selezionati (riposizionamenti, casi
complessi o CVC bilume) ma potrebbe in futuro rappresentare l’opzione di scelta per il
posizionamento di CVC in età pediatrica.
10
Abstract Code: CNG4654-27
Teratomi ovarici pediatrici: revisione della casistica degli
ultimi 10 anni
A. Cerrina 1, R. Guanà 1, G. Carbonaro 1, L. Lonati 1, J. Schleef 1
(1) SDC Chirurgia Generale Pediatrica Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di
Torino Ospedale Infantile Regina Margherita
Premesse e scopo dello studio: La patologia chirurgica dell’ovaio in età pediatrica è rara, 1% degli
interventi chirurgici. Il 30% delle lesioni sono neoplastiche e di queste il 40% tumori a cellule
germinali. Per le patologie neoplastiche ovariche la tecnica chirurgica ha l’obiettivo di massimizzare
la futura fertilità, senza rischio di spillage tumorale.
Materiali e Metodi: è stato effettuato uno studio retrospettivo su 150 pazienti di età compresa tra 0 e
14 anni giunte alla nostra osservazione tra gennaio 2005 e gennaio 2014 per patologia ovarica. Il
periodo di studio è stato suddiviso in 2 fasi (2005-2009 e 2010-2014).
Risultati: Abbiamo osservato 23 teratomi di cui 19 cistici maturi (grado 0-1 sec. Gonzales-Crussi) e 4
immaturi (grado 1 sec. Norris). L’età media delle pazienti era 11,5 anni. La presentazione clinica
comprendeva addominalgie aspecifiche e/o effetto massa, mentre in soli 4 casi addome acuto da
torsione annessiale. La diagnosi è stata posta con ecografia transaddominale e confermata in 3 casi
con RMN. Markers neoplastici pre-operatori sono stati effettuati in tutti i casi per il successivo
follow-up.
In tutte le pazienti è stato praticato un approccio laparoscopico.
L’ovariectomia totale è stata effettuata nel 64% dei casi la maggior parte dei quali nel primo periodo
di studio; negli altri casi è stata eseguita enucleazione del tumore.
Conclusioni: la percentuale di ovariectomie per patologia ovarica benigna risulta ancora alta ma in
progressivo decremento a favore di una chirurgia oncologicamente corretta ma il più conservativa
possibile.
La diagnosi precoce di tali lesioni prima che assumano dimensioni notevoli o che si complichino con
fenomeni di torsione è ancora difficoltosa.
11
Abstract Code: CNG4638-29
Terapia conservativa dei teratomi ovarci
C. Vella 1, C. Viglio 1, F. Marinoni 1, C. Filisetti 1, M. Terenziani 2, G. Riccipetitoni 1
(1) UOC di Chirurgia Pediatrica Ospedale dei Bambini “V.Buzzi” – ICP – Milano, (2) UOC di Oncologia
Pediatrica- IRCCS- Istituto Nazionale dei Tumori – Milano
Premesse e scopo dello studio:
Il trattamento chirurgico del teratoma ovarico (TO) deve prevedere, se possibile, la preservazione di
tessuto ovarico. La sparing surgery, eseguibile anche in laparoscopia, è supportata dalle non
infrequenti osservazioni di lesioni bilaterali o metacrone
Materiali e Metodi:
Negli ultimi 3 anni 18 pazienti sono state sottoposte ad asportazione di TO; età media 11 aa., 4/18
TO bilaterali (2 metacroni; 2 sincroni); 2 familiari. Le lesioni sono state studiate con Ecografia, RMN,
dosaggio dei markers tumorali (αFPT, βHCG) , valutazione oncologica multidisciplinare per la
definizione della strategia chirurgica. Le pazienti hanno seguito un follow-up oncologico
postoperatorio con ecografia ovarica periodica.
Risultati:
8/18 TO con markers negativi e imaging favorevole sono stati enucleati : 7 con tecnica videoassistita;
1 con tecnica open (bilaterale sincrono). I TO sono stati asportati senza rottura, nei casi laparoscopici
con ausilio di endobag. L’esame istopatologico ha confermato la radicalità della procedura. Il followup medio di 2 anni non ha evidenziato ricorrenze nell’ovaio trattato ed ha consentito la pronta
individuazione dei 2 casi di TO metacrono controlaterale.
Conclusioni:
La chirurgia conservativa mirata alla preservazione della fertilità può essere presa in
considerazione nei TO con markers tumorali negativi ed imaging favorevole. In mani esperte la
tecnica laparoscopica può essere fattibile e sicura . Il follow-up deve essere comunque prolungato
per il rischio di TO metacrono e di recidiva locale.
12
Abstract Code: CNG4722-23
Trattamento chirurgico dei tumori renali e surrenalici
con trombosi cavale in età pediatrica.Nostra Esperienza
G. Carbonaro 1, B. Tadini 1, M. Catti 1, V. Bucci 2, B. Frea 3, F. Porpiglia 4, C.N. Pace 5, E. Merlini 1
(1) Urologia Pediatrica, OIRM, Torino, (2) Chirurgia Pediatrica, Ospedale San Bortolo, Vicenza, (3)
Urologia, Città della salute e della Scienza, Torino, (4) Urologia,Ospedale San Luigi Gonzaga, Torino,
(5) Cardiochirurgia Pediatrica, OIRM, Torino
PREMESSE E SCOPO DELLO STUDIO: I tumori renali e surrenalici possono infiltrare la vena cava con
estensione trombotica intraluminale nel 5%-10% dei casi con interessamento dell’atrio destro
nell’1%. Sebbene l’intervento chirurgico sia demolitivo i risultati in termini di morbilità e mortalità
sono accettabili anche nella popolazione pediatrica. Riportiamo la nostra esperienza.
MATERIALI: Dal 2012 ad oggi abbiamo sottoposto ad intervento 2 pazienti affetti da trombosi cavale
tumorale.Una paziente di 4 aa era affetta da tumore di Wilms renale destro con trombosi della VCI
sino all’atrio. Nel mese di novembre 2012 è stata sottoposta a nefrectomia destra con trombectomia
cavale mediante sterno laparotomia in CEC ed ipotermia. Il secondo paziente, di 12 anni era affetto
da carcinoma surrenalico destro con trombosi della VCI, ipercorticosurrenalismo e sindrome da
ostruzione cavale. Ad ottobre 2013 è stato sottoposto a surrenalectomia destra, cavectomia e
sostituzione della vena cava con patch cavale in CEC e ipotermia.
RISULTATI: Non si sono verificate complicanze maggiori, il secondo paziente ha necessitato di
emotrasfusioni per importante quadro emorragico all’uscita dalla CEC. La prima paziente a 18 mesi
dall’intervento è libera da malattia, mentre il secondo ha presentato una ripresa di malattia a sei
mesi dall’intervento.
CONCLUSIONI: Sebbene il trattamento chirurgico della trombosi cavale da tumori sottodiaframmatici
sia invasivo, i buoni risultati sia in termini oncologici che palliativi lo giustificano.
13
Abstract Code: CNG4599-35
Tumore uroteliale ed ematuria asintomatica: case report
in età pediatrica
P.L. Ceccarelli 1, E. Caponcelli 1, D. Di Pietro 2, D. Biondini 1, I. Bagni 3, A. Cacciari 1
(1) Chirurgia Pediatrica Policlinico di Modena, (2) Urologia Policlinico di Modena, (3) Anatomia
Patologica Policlinico di Modena
Introduzione
Il carcinoma uroteliale della vescica è patologia estremamente rara al di sotto dei 20 anni. In età
pediatrica, poichè l’ematuria è causata prevalentemente da condizioni benigne, la diagnosi spesso
avviene con ritardo rispetto all’insorgenza dei primi sintomi. Nei bambini la variante più comune è
la neoplasia uroteliale papillare a basso potenziale di malignità (PUNLMP), ma è possibile
riscontrare anche il cancro uroteliale di basso grado (LGUC) o il cancro uroteliale di grado elevato.
Case report
Il nostro paziente aveva 13 anni quando è giunto alla nostra osservazione dopo 3 episodi di
macroematuria avvenuti nell’ultimo anno. Esame clinico ed esami ematici hanno permesso di
escludere le cause più comuni di ematuria. Ecograficamente è stata visualizzata una massa
polipoide (25x18 mm) intravescicale. La neoformazione è stata completamente resecata per via
endoscopica. L’esame anato-patologico ha rivelato la presenza di LGUC. Dopo 6 mesi di follow up il
pazinte è in buone condizioni e non presenta segni di recidiva alla cistoscopia.
Conclusioni
I tumori uroteliali della vescica hanno una buona prognosi quando si presentano in età pediatrica.
LGUC e HGUC hanno rischio di ricorrenza più elevato rispetto a PUNLMP, inoltre le ricorrenze sono
solitamente benigne e non vi è progressione invasiva. Nel nostro caso non è stato necessario
eseguire chemio o radio-terapia. I pediatri dovrebbero considerare anche questo tipo di neoplasie
quando incontrano un paziente affetto da ematuria asintomatica e sottoporlo ad ecografia che è una
metodica sensibile e non invasiva.
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Abstract Code: CNG4631-22
Cisto-prostatectomia parziale
rabdomiosarcoma embrionale
robotico-assistita
per
D.G. Minoli 1, A. Berrettini 1, S. Vallasciani 1, G. Albo 2, B. Rocco 2, G. Manzoni 1
(1) UOSD Urologia Pediatrica - Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico - Milano,
(2) UOC Urologia - Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico - Milano
Introduzione: La chirurgia robotica permette un approccio mini-invasivo e la possibilità di trattare
patologie normalmente considerate di esclusiva competenza della chirurgia tradizionale
Materiali e metodi: AB (m,2a),giunge presso la nostra Fondazione con IRA, idro-ureteronefrosi
bilaterale e tumefazione sovrapubica. Dopo l’iniziale stabilizzazione (nefrostomia
bilaterale+emodialisi),gli accertamenti confermano un rabdomiosarcoma embrionale della regione
vescico-prostatica, infiltrante vescica e linfonodi.
La chemio e radioterapia da protocollo (9m) ha permesso la regressione di malattia e l'exeresi della
massa neoplastica residua.
Risultati: L’intervento di cisto-prostatectomia parziale con il Robot DaVinci ha permesso la completa
asportazione della massa. Esame istologico: assenza di malattia nella parte asportata e sui margini
di resezione. Dopo la rimozione degli stents a 2 mesi dall'intervento, la minzione è completa con
conservata continenza urinaria. Il follow-up prevederà chemioterapia adiuvante da protocollo,
cistoscopie trimestrali e RMN semestrali.
Discussione: L’esecuzione di cisto-prostatectomia parziale robotico-assistita rappresenta il primo
caso descritto in letteratura in età infantile per il trattamento di patologia tumorale vescicale.
Conclusioni: Questo caso evidenzia un innovativo utilizzo della chirurgia robotica, estesa a neoplasie
che, se trattate in modo tradizionale, avrebbero sicuramente richiesto un’approccio aggressivo e
demolitivo. Si conferma la necessità di un approccio multidisciplinare esclusivamente in centri
altamente qualificati che possano garantire le competenze specifiche.
15
Abstract Code: CNG4698-35
Aspergillosi invasiva polmonare: ruolo della chirurgia
minivasiva
G. Montemezzo 1, M.C. Putti 2, A. Volpe 1, E. Varotto 2, P. Midrio 1, P.G. Gamba 1
(1) Chirurgia Pediatrica, Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino, Università degli Studi
di Padova, (2) Oncoematologia Pediatrica, Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino,
Università degli Studi di Padova
Premesse e scopo dello studio: l'aspergillosi invasiva polmonare (AIP) è una complicanza severa dei
pazienti (PZ) pediatrici in chemioterapia che può necessitare di chirurgia resettiva polmonare. Lo
studio retrospettivo ne analizza il trattamento chirurgico e confronta l’approccio mininvasivo e
tradizionale.
Materiali e metodi: 23 PZ con AIP (13 con leucemia linfatica acuta, 9 con leucemia mieloide acuta e 1
con tumore di Wilms), sono stati sottoposti, dal 1999 al 2014, a chirurgia toracica per lesioni
escavative a rischio di sanguinamento e per mancata o incompleta risposta alla terapia antifungina
in previsione di chemioterapia ad alte dosi o trapianto di cellule staminali emopoietiche.
Risultati: 7 PZ sono stati sottoposti a toracoscopia (TS) (1 lobectomia (LT), 4 resezioni atipiche (RA), 2
a sola ispezione polmonare per assenza di lesioni obbiettivabili). In 2 casi è stata necessaria la
conversione. 16 pazienti sono stati sottoposti a toracotomia (TT) (9 LT, 6 RA, 1 LT+RA). Il tempo
operatorio medio è stato 220.7 minuti (120 in TS, 248 in TT), la permanenza media del drenaggio
toracico 6.4 giorni (1.7 in TS, 8.9 in TT), la degenza media 10.3 giorni (3.4 in TS, 14.4 in TT).
L'approccio toracoscopico ha prodotto una significativa riduzione (p=0.001, p=0.005, p=0.001) di tutti
i parametri osservati.
Conclusioni: La chirurgia mininvasiva, quando possibile, è una tecnica efficace nel percorso
diagnostico e terapeutico dell' AIP, che consente in PZ gravati da alto rischio di complicanze e di
mortalità, un più rapido decorso post operatorio e ripresa della chemioterapia.
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Abstract Code: CNG4728-29
Chirurgia laparoscopica radio-guidata in un caso di grave
ipoplasia renale.
S. Cacciaguerra 1, G. Cottonaro 1, M. Lebet 1, A.C. Mancuso 1, A.N.E. Papale 1, G. Stranieri 1, M.C.
Fornito 2
(1) U.O.C. di Chirurgia Pediatrica A.R.N.A.S. Garibaldi - Catania, (2) UOC di Medicina Nucleare, ARNAS
Garibaldi - Catania
Premesse e scopo dello studio: La scintigrafia statica con DMSA è ampiamente utilizzata nella
diagnosi delle pielonefriti acute e croniche e nella quantificazione della funzionalità delle ipoplasie e
delle displasie renali. Presentiamo un caso in cui la localizzazione intra-operatoria di un piccolo
remnant renale è stata possibile grazie all’utilizzo della metodica scintigrafica.
Materiali e metodi: C.I. di 8 anni affetta da sindrome di Wunderlich (bifidità uterina e vaginale,
assenza del rene dalla loggia renale destra), subito dopo essere stata trattata mediante
fenestrazione dell’emivagina di destra, aveva iniziato a presentare perdite urinose attraverso la
vagina. Uno studio scintigrafico associato a SPECT, dimostrò la presenza di una piccolissima
concentrazione di DMSA (2% della funzione renale globale) a livello di L5-S1. Dovendo procedere ad
escissione di questo piccolissimo remnant renale, si è ipotizzato di agevolarne la localizzazione
somministrando, due ore prima della procedura chirurgica, 55 MBq di DMSA. Si è proceduto quindi a
laparoscopia, utilizzando una sonda scintigrafia Pol.Hi.tech MR 100.
Risultati: La sonda ha permesso di localizzare ed escidere facilmente un remnant di 1,2 cm di
diametro massimo localizzato in sede lombo-sacrale. La nostra esperienza, la prima, a nostra
conoscenza, ad essere riportata, dimostra che la localizzazione di residui renali anche poco captanti
può essere agevolata dall’uso della chirurgia radio-guidata.
17
Abstract Code: CNG4669-33
Nefrectomia retroperitoneoscopica: nostra esperienza
F. Ferrara 1, F. Battaglino 1, V. Bucci 1, L. Fasoli 1, E. Zolpi 1, S.F. Chiarenza 1
(1) Unità Operativa Chirurgia Pediatrica ULSS 6 Ospedale San Bortolo Vicenza
Introduzione.L’approccio retroperitoneale è tradizionalmente l’approccio più utilizzato dagli urologi
pediatrici, in quanto non vi è ostacolo da parte degli organi intra-addominali e perché evita la
dispersione in peritoneo di eventuali raccolte di urina o/o sangue. Riportiamo 10 aa di esperienza
nella nefrectomia con approccio retroperitoneoscopico.
Materiali e Metodi. Dal 2003 al 2013 sono state eseguite 32 nefroureterectomie retroperitoneali: 13
F, 19 M; 10 a destra, 22 a sinistra. Età media all’intervento 3.7 anni. Le indicazioni all’intervento
chirurgico sono state: 11 nefropatia da reflusso, 11 displasia renale, 8 malattia cistica, 2 disgenesia
renale. Pz in decubito laterale con posizionamento di 3 trocar: 1 per l’ottica al davanti della XII costa,
2 operativi, al di sopra della cresta iliaca e all’angolo costo-vertebrale. Abbiamo usato trocar
accessorio solo in 8 casi.
Risultati. In nessun paziente è stata necessaria la conversione. La durata media dell’intervento è
stata di 140 minuti circa (90-240). Nessuna complicanza intraoperatoria; in 9 casi persistenza di
moncone ureterale residuo, 2 dei quali hanno richiesto l’asportazione per via laparoscopica. La
ripresa dell’alimentazione si è avuta in II-III giornata postoperatoria con dimissione in V-VII giornata
p.o.
Conclusioni. Secondo la nostra esperienza l’approccio retroperitoneoscopico in età pediatrica ha tutti
i vantaggi legati alla tecnica tradizionale. Tale metodica richiede tuttavia una un’adeguata learning
curve per le difficoltà nel creare lo spazio retro peritoneale e l’orientamento del chirurgo.
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Abstract Code: CNG4601-19
Nefrectomia videolaparoscopica: come e perché?
E. Mele 1, S. Gerocarni Nappo 1, G. Torino 1, N. Capozza 1, P. Caione 1
(1) UOC di Urologia-Andrologia, Dip. Nefrologia-urologia, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS,
Roma
Premesse e Scopo dello studio: Alcune indicazioni cliniche rendono necessaria la nefrectomia.
Attualmente l’approccio videolaparoscopico (VLS) è preferito per indicazioni non oncologiche.
Vengono riesaminate tecniche ed indicazioni.
Materiali e Metodi: E’ stata effettuata l’analisi retrospettiva di tutte le nefrectomie degli ultimi 7 anni,
analizzando indicazioni ed approcci chirurgici scelti. Sono escluse le eminefrectomie.
Risultati: Dal gennaio 2007 al dicembre 2013 sono state effettuate 58 nefrectomie VLS (25 destre, 32
sinistre e 1 bilaterale) su un totale di 100 procedure. In 42 casi la nefrectomia è stata eseguita con
tecnica open per indicazioni oncologiche. Dei 57 pazienti, 29 sono F e 28 M, età media 6,3 aa (10m-14
aa) per malformazioni e displasia renali (38) e per patologie nefrologiche (5). In 13 casi la
nefrectomia è stata effettuata per donazione di rene da vivente. La tecnica VLS è stata
retroperitoneoscopica in 44 pazienti, transperitoneale hand-assisted in 13 casi. Una conversione è
stata necessaria per complessa malformazione vascolare. La rialimentazione si è ottenuta entro 1272 h, la degenza media è stata di 3,5gg (2-7). Un’unica complicanza post-operatoria è stata una
perforazione intestinale in una nefrectomia hand-assisted all’inizio della nostra esperienza. Ad un
follow-up medio di 3 aa, tutti i pazienti hanno normale funzione renale.
Conclusioni: La nefrectomia con tecnica VLS per via retroperitoneale è attualmente il gold standard
per patologie benigne. Rimane non eseguita per patologia oncologica, la cui applicazione è oggi
oggetto di discussione.
19
Abstract Code: CNG4609-27
Il ruolo della disfunzione renale prima dell’ intervento nei
bambini con tumore renale monolaterale.
D.A. Cozzi 1, S. Ceccanti 1, S. Frediani 1, D. Morgante 1, I. Falconi 1, F. Cozzi 1
(1) Sapienza Università di Roma
Premesse e scopo dello studio: Nell’adulto, la disfunzione renale preoperatoria (DRP) è considerata
un fattore di rischio per insufficienza renale progressiva dopo nefrectomia. Abbiamo valutato la
funzionalità renale a lungo termine dei bambini con tumore renale monolaterale (TRM) e DRP.
Materiali e Metodi: Studio retrospettivo di 54 bambini da noi sottoposti a chirurgia per TRM (19822011). La funzione renale è stata quantificata mediante la misura del filtrato glomerulare stimato
(eGFR) attraverso le equazioni di Schwartz e MDRDS in base all’età. Un eGFR<90 ml/min/1.73m 2 è
stato definito disfunzione renale.
Risultati: Trenta (57%) dei 52 bambini con eGFR preoperatorio disponibile, presentavano una DRP.
Dopo 20 anni dall’intervento, 25 pazienti con DRP presentano un significativo aumento medio±SD del
eGFR (p=0.0001), nonostante l’asportazione del 50% del parenchima renale. Cinque bambini con DRP
sottoposti a nephron-sparing- surgery (NSS) presentano un significativo miglioramento del eGFR
medio±SD (p=0.01) sovrapponibile a quello di soggetti con due reni sani. Al follow-up, nessuno dei 12
pazienti sottoposti a NSS e 17 dei 40 sottoposti a nefrectomia presentano una disfunzione renale
persistente o acquisita. Quattro dei 5 pazienti con disfunzione renale insorta dopo nefrectomia
avevano un eGFR preoperatorio <100 ml/min/1.73m 2.
Conclusioni: Nei bambini con TRM, la DRP può essere una manifestazione paraneoplastica di un
basso numero di nefroni e può predire il rischio di disfunzione renale dopo nefrectomia, che
probabilmente non si sviluppa dopo NSS.
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Abstract Code: CNG4714-24
Idronefrosi neonatale ed IRA: due pazienti, due soluzioni
I. Goruppi 1, A. Raffaele 1, L. Avolio 1, P. Romano 1, G. Pelizzo 1
(1) U.O.Chirurgia Pediatrica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia
Premesse e scopo dello studio: L’idronefrosi da stenosi del giunto pielo-ureterale in paziente con
rene unico può essere la causa di grave insufficienza renale acuta (IRA) del neonato. Presentiamo la
nostra esperienza in due pazienti, che hanno beneficiato di trattamento differente.
Materiali e Metodi: Caso 1: Paziente nato a termine, monorene, con presenza di doppio distretto
renale e sviluppo di idronefrosi ingravescente a carico del pielone inferiore determinante IRA per
compressione del distretto superiore. Caso 2: Paziente pretermine (27 settimane gestazionali),
monorene, con sviluppo di idronefrosi ingravescente ed IRA alla nascita.
Risultati: Il primo paziente è stato sottoposto a posizionamento di nefrostomia percutanea
ecoguidata, con temporaneo miglioramento del quadro di IRA, ma peggioramento in seguito alla
rimozione del drenaggio. Dopo posizionamento di stent tipo double J è stato sottoposto a
pieloplastica del pielone inferiore. Il secondo paziente ha beneficiato in maniera definitiva del
posizionamento di nefrostomia percutanea, che ha determinato risoluzione dell’idronefrosi e del
quadro di IRA, senza necessità di ulteriore trattamento chirurgico.
Conclusioni: L’idronefrosi nel neonato con rene unico può causare repentino instaurarsi di IRA. Il
trattamento temporaneo è la nefrostomia, in attesa di correzione chirurgica. Nei casi di grave
prematurità la nefrostomia potrebbe essere l’unico trattamento. La detensione del distretto renale,
in attesa di una maturazione spontanea della giunzione pielo-ureterale, può evitare l’intervento
chirurgico.
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Abstract Code: CNG4602-20
Pieloplastica laparoscopica transperitoneale
nella
idronefrosi da vasi anomali: “vascular hitch” o
pieloplastica “dismembered”? Esperienza su 30 casi
consecutivi.
S. Gerocarni Nappo 1, E. Mele 1, G. Torino 1, R. Tambucci 1, P. Caione 1, N. Capozza 1
(1) UOC di Urologia-Andrologia, Dip. Nefrologia-urologia, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS,
Roma
Premessa e scopo del lavoro. Il riscontro di vasi anomali nei pazienti operati per idronefrosi ha
incidenza variabile dal 15 al 67%. E’ stata proposta l’esecuzione di “vascular hitch” laparoscopico
(VH) in alternativa alla pieloplastica dismembered (PD). Valutiamo la nostra esperienza su 30 casi
consecutivi.
Materiale e metodi. Negli ultimi 2 aa sono state eseguite 42 pieloplastiche laparoscopiche
transperitoneali in età > 5 anni (o di età < se in rene a ferro di cavallo), 30/42 pz con vasi anomali
(71,4%). Dati demografici, intervento, complicanze e risultati sono stati inseriti prospettivamente in
apposito database e vengono valutati.
Risultati. Si tratta di 21M, 9 F, 18 sin e 12 dx, età 8 m-18 aa(media 11,2 aa), 7 sintomatici. Sono state
eseguite 21 DP, durata intervento 2,39-5,33 h (media 3,42 h), degenza 4-6 gg (media 4,7) . Dopo test
al lasix intraoperatorio sono state eseguite 9 VH con durata intervento 1,25-3,5 h (media 2) e
degenza 2-4 giorni (media 2,7). Complicanze: 1 urinoma (dopo DP) trattato conservativamente. Al
follow-up medio di 1,2 aa (4 m-3,4 aa), riduzione ecografica della dilatazione è stata osservata in
20/21 DP (1 pz con dilatazione invariata) e in 8/9 VH (1 pz perso al followup).
Conclusioni. Vasi anomali sono di frequente riscontro in bambini >5 aa e/o sintomatici. L’approccio
laparoscopico transperitoneale deve essere considerato di scelta. Il VH è di più agevole esecuzione,
breve durata e seguito da più rapida ripresa postoperatoria rispetto alla DP. I criteri di selezione dei
pazienti sono da definire.
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Abstract Code: CNG4672-27
La “pneumoVescica sovrapubica” nella diagnosi e nel
trattamento delle neoformazioni endovescicali.
M. Ilari 1, L. Rossi 1, F. Nino 1, R. Tallarico 1, F. Mariscoli 2, G. Cobellis 1, A. Martino 1
(1) S.O.D. di Chirurgia Pediatrica e delle specialità Chirurgiche - Azienda Ospedaliero Universitaria di
Ancona, (2) Unità operativa di Chirurgia Pediatrica - Università degli studi di Siena
Introduzione e scopo: La diagnosi e il trattamento endoscopico delle lesioni endovescicali risultano a
volte difficoltose specie se perimeatali.
Abbiamo valutato l’efficacia della “pneumoVescicoscopia sovrapubica” nella diagnosi e nel
trattamento di neoformazioni endovescicali di comportamento incerto.
Materiali e metodi: Dal Dicembre 2013, abbiamo sottoposto a “pneumoVescicoscopia sovrapubica”, 3
pazienti di sesso maschile con un’età rispettivamente di 15 anni, 7 ed 1 anno.
In tutti i casi la valutazione strumentale preoperatoria ha consigliato questo tipo di approccio
chirurgico: nei primi due casi è stata completata l’asportazione di “papillomi” in stretto rapporto con
il meato ureterale; nel paziente di un anno è stata praticata la biopsia di una massa tumorale
uretrotrigonale.
Discussione: La chirurgia miniInvasiva è da considerare la procedura di scelta in gran parte degli
interventi chirurgici “maggiori” in Chirurgia Pediatrica. La tecnica di “pneumoVescicoscopia
sovrapubica” è da preferire in tutti i casi in cui non risulti agevole l’approccio endoscopico
transUretrale.
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Abstract Code: CNG4613-22
Quando il pancreas inganna
C. Filisetti 1, S. Costanzo 1, M. Sonzogni 1, L. Maestri 1, M. Napolitano 2, M. Terenziani 3, A. Ferrari 3, G.
Riccipetitoni 4
(1) UOC di Chirurgia Pediatrica -Ospedale dei Bambini V.Buzzi– Milano, (2) Servizio di Radiologia Ospedale dei Bambini V.Buzzi– Milano, (3) UOC di Pediatria -Fondazione IRCCS Istituto Nazionale
Tumori- Milano, (4) Chirurgia Pediatrica -Ospedale dei Bambini V.Buzzi– Milano
Premesse e scopo dello studio
Le neoplasie del pancreas sono rare e di difficile inquadramento in età pediatrica. Imaging ed esami
di laboratorio possono non essere esaustivi nel differenziare le lesioni neoplastiche da quelle
infiammatorie. Descriviamo 6 casi recenti con peculiarità diagnostiche ed anatomo-patologiche.
Materiali e metodi
4M, 2F; età 10-13 anni. Esordio clinico: dolore addominale (5/6), ittero (4/6), tumefazione
asintomatica (1/6), marker tumorali positivi (2/6). L’Ecografia è stata completata con RM (2/6);
TC+RM (2/6); TC (2/6); ecoendoscopia (2/6), ecoendoscopia +FNA (EFNA) seguita da PET (1/6); RM
collo-torace + biopsia linfonodale cervicale (1/6).
Risultati
TC e RM hanno permesso di formulare un’ipotesi diagnostica verosimile in 3 casi: 2 tumori di Franz e
1 cisti disontogenetica; nei restanti 3, EFNA e biopsia linfonodale hanno dato una diagnosi certa
preoperatoria: tumore neuroendocrino (NET) e linfoma B con metastasi linfonodali cervico-toraciche.
Infine, solo l’istologia postoperatoria ha formulato la diagnosi di pancreatite cronica obliterante della
testa. Sono state eseguite: 3 DCP; 1 splenopancreasectomia distale; 1 cistectomia. La chirurgia è
risultata radicale in 5/6 casi. Il linfoma è stato sottoposto a chemioterapia; il NET a Octreotide
adiuvante.
Conclusioni
In presenza di un processo espansivo del pancreas, i tumori devono essere considerati nella
diagnosi differenziale con le lesioni infiammatorie. La conferma è ottenibile grazie ad EFNA,
metodica che dovrebbe integrare la pratica diagnostica e il bagaglio tecnico del chirurgo pediatra.
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Abstract Code: CNG4628-28
L'uso dell'ecografia intraoperatoria laparoscopica
(LIOUS) in una resezione pancreatica per tumore
pseudopapillare
E. Severi 1, E. Ciardini 1, N. Centonze 1, E. Cerchia 1, B. Noccioli 1
(1) SODC Chirurgia Pediatrica Neonatale AOU Meyer Firenze
PREMESSE E SCOPO DELLO STUDIO: Il tumore solido pseudopapillare del pancreas è un’entità
clinica molto rara a basso grado di malignità. La sua incidenza è stimata tra 1-3% di tutti i tumori
esocrini primari del pancreas e si manifesta prevalentemente in femmine adolescenti. Il gold
standard terapeutico è l’asportazione chirurgica. L’aggiunta dell’ecografia intraoperatoria
laparoscopica (LIOUS), sebbene non descritta in ambito pediatrico, ha migliorato la valutazione dei
margini di resezione. Riportiamo il caso clinico di trattamento chirurgico laparoscopico ecoguidato.
MATERIALI E METODI: la paziente di 14 anni è stata trasferita al nostro centro di Oncoematologia in
seguito a riscontro ecografico occasionale, per astenia e calo ponderale, di neoformazione
pancreatica associata a splenomegalia. TC e RM hanno confermato la presenza di una massa
capsulata solida con alcune componenti cistiche a livello corpo-coda del pancreas di 5 cm di
diametro maggiore con compressione del peduncolo splenico. L’esame istologico ottenuto con
biopsia endoscopica ecoguidata ha evidenziato un tumore solido pseudopapillare. La paziente è stata
quindi sottoposta a resezione pancreatica laparoscopica con LIOUS e splenectomia.
RISULTATI: Nel post-operatorio non si sono verificate complicanze chirurgiche. Il follow up fino ad
oggi mostra esami sierologici, buona funzionalità ed ecostruttura pancreatica nella norma.
CONCLUSIONI: L’uso del LIOUS nell’approccio laparoscopico può avere un ruolo fondamentale nel
garantire margini di resezione liberi salvaguardando la maggior parte del parenchima sano.
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Abstract Code: CNG4719-29
Le complicanze biliari dopo
bambino.Nostra Esperienza
trauma
epatico
nel
G. Carbonaro 1, S. Vinardi 1, P. Magro 1, M. Capitanio 1, D. Cussa 2, A. Cerrina 1, E. Teruzzi 1, J. Schleef 1
(1) Chirurgia Pediatrica, Torino, (2) Chirurgia Pediatria, Torino
PREMESSE E SCOPO DELLO STUDIO: Le complicanze biliari dopo trauma epatico sono rare e la
gestione richiede un’attenta valutazione multidisciplinare. Riportiamo l’esperienza del nostro Centro.
MATERIALI E METODI: Dal 1/1/2010 al 30/04/2014, 115 pazienti sono giunti in DEA per trauma
addominale. Di questi 15 presentavano trauma epatico maggiore (età media aa 8,73). Il trattamento è
stato conservativo in 14 pazienti facendo riferimento alle linee guida dell’Associazione Americana di
Chirurgia Pediatrica.Una paziente ha presentato in XII giornata un bileperitoneo.Un altro con frattura
di grado III sec De Moore ha presentato a 11 giorni dal trauma un importante quadro di
emobilia(ematemesi massiva e aumento degli indici di colestasi con EGDS nella norma).
RISULTATI: La degenza media è stata di 13,3 gg. La paziente con bileperitoneo è stata sottoposta ad
epatectomia posteriore destra, il decorso post-operatorio è stato complicato da fistola biliare a
bassa portata trattata conservativamente ed è stata dimessa in 24° giornata. Nel paziente con
emobilia l’emodinamica è sempre rimasta stabile, è stato trasfuso di 500 cc di Emazia Concentrate e
non è stato necessario alcun trattamento invasivo anche se il caso era stato preventivamente
valutato con il collega angiografista.
CONCLUSIONI: Sebbene in letteratura vengano proposti protocolli di allettamento e dimissioni
sempre piu’ precoci anche per traumi epatici severi, le complicanze biliari possono insorgere
tardivamente e richiedere il pronto trattamento in Ospedali di III livello dove siano presenti equipe
pediatriche specializzate.
26
Abstract Code: CNG4663-27
Atresia Duodenale. Approccio Laparoscopico versus
Open. Analisi della nostra esperienza negli ultimi 10 anni.
S.F. Chiarenza 1, C. Bleve 1, L. Costa 1, F. Ferrara 1, V. Bucci 1, L. Fasoli 1
(1) Unità Operativa di Chirurgia Pediatrica ULSS 6 Ospedale San Bortolo Vicenza
Razionale dello studio: A tutt’oggi è dibattuto il trattamento dell’atresia duodenale (AD) per via
laparoscopica proposto da Bax e Rothemberg (2001). Abbiamo confrontato i due approcci chirurgici
Open e Mininvasivo negli ultimi 10 aa presso la nostra U. O.
Metodi: Dal 2004 al 2014 sono stati trattati 16 pz con AD suddivisi in due gruppi. Il 1° (2004-09)
include 10 pz trattati con approccio open, 5 con AD di Tipo III, 3 di Tipo I, 2 con ostruzione estrinseca.
3 presentavano malformazioni concomitanti; in 3 si associava sindrome di Down. Il 2° gruppo (200914) include 6 pz trattati con approccio mini-invasivo: 1 AD Tipo I, 4 AD Tipo III, 1 ostruzione
estrinseca. In 2 si associava sindrome di Down, in 3 altre malformazioni. Il trattamento è stato
laparoscopico in 5, endoscopico in uno.
Risultati: nel 1° gruppo il tempo operatorio medio è stato di 2h; abbiamo registrato un’ostruzione
postoperatoria; la rialimentazione è stata intrapresa in 10°-15°gg. Nel 2° il tempo operatorio medio
è stato di 3-4h, non sono state registrate complicanze sia intra che postoperatorie. La
rialimentazione è stata intrapresa in 3°-7°gg p.o. Il controllo radiologico con mdc non ha evidenziato
stenosi od ostruzioni.
Conclusioni: I pz trattati per via mininvasiva hanno richiesto una degenza più breve con una ripresa
dell’alimentazione più precoce. Sulla base della nostra esperienza e dalla revisione della letteratura
riteniamo che la correzione laparoscopica dell’AD rappresenta una tecnica sicura ed efficace nelle
mani di chirurghi esperti in Chirurgia Mininvasiva.
27
Abstract Code: CNG4623-23
Management laparoscopico del diverticolo di Meckel
A. Papparella 1, F. Nino 2, C. Noviello 2, P. Parmeggiani 1, A. Martino 2, G. Cobellis 2
(1) Chirurgia Pediatrica - Dipartimento della donna, del bambino e di chirurgia specialistica Seconda Università degli Studi di Napoli, (2) Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ancona – SOD di
Chirurgia Pediatrica e delle Specialità Chirurgiche. Dir. Ascanio Martino
Scopo: Valutare retrospettivamente il management laparoscopico del diverticolo di Meckel (MD) in
due centri di chirurgia pediatrica italiana.
Materiali e metodi: Dal 2002 al 2013 sono state eseguite 20 procedure chirurgiche laparo-assistite
transombelicali (TULA) per sospetto diverticolo di Meckel (MD). Motivo del ricovero era stata la
comparsa di rettorragia e/o dolori addominali ricorrenti. Età media alla diagnosi 5.8 anni (range 6
mesi-15anni). Rapporto M:F 16:4. Sono stati analizzati le caratteristiche cliniche e diagnostiche,
tempo operatorio, risultati istologici, tasso di conversione, degenza media e complicanze.
Risultati: Un MD è stato identificato in 18 pazienti, mentre in 1 caso è stata diagnosticata una
duplicazione ileale e in 1 caso un emangioma digiunale. 16 pazienti presentavano sanguinamento
rettale senza episodi di dolore, mentre 4 presentavano dolori addominali ricorrenti con il riscontro
ecografico di una struttura cistica. 11 pazienti presentavano scintigrafia Tc99m positiva. Tutti i
pazienti sono stati sottoposti a TULA. E’ stata necessaria resezione intestinale con anastomosi in 15
pazienti, in 4 una resezione cuneiforme e in 1 paziente una diverticolectomia tangenziale. Non si
sono verificati episodi di conversione né complicanze maggiori. Tempo operatorio medio 72 minuti
(range 40-115min). Degenza media 5,9 gg (range 4-13gg). Tutti i pazienti sono asintomatici ad un
follow up di 4.2 anni (range 6m-11aa).
Conclusioni: La resezione del diverticolo di Meckel transombelicale video assistita è una tecnica
sicura ed efficace con risultati eccellenti.
28
Abstract Code: CNG4651-24
Diverticolo di Meckel intramurale ed inverted
nell'invaginazione intestinale: la nostra casistica.
G. Piazza 1, E. Milana 1, P. Formica 1, A. De Filippi 1, C. Maurigi 1, P. Catalano 1
(1) U.O.C. Chirurgia Pediatrica P.O. S. A. Abate - TRAPANI
Premesse e scopo dello studio: L’invaginazione intestinale (I.I.) è fra le cause più frequenti di
occlusione intestinale, nei primi 2 anni di vita. Il diverticolo di Meckel (DM), tra le cause strutturali, è
quella più frequente di I.I., seguito dai polipi intestinali, l’emorragia sottomucosa da porpora di S.Henoch e dalle duplicazioni intestinali. Scopo dello studio è quello di evidenziare l’incidenza di lead
point da DM intramurale e DM inverted. Quando l’I.I. riconosce come lead point il DM (4-10% dei casi
di I.I.), questo si presenta, nella maggior parte dei casi, come DM intramurale o come inverted DM.
Materiali e Metodi: dal 2003 al 2013 sono stati osservati 48 casi di I.I., di età compresa tra 4 e 29
mesi; rapporto m/f 3:1. La diagnosi preoperatoria si poneva con ecografia dell’addome, che
evidenziava la tipica immagine a coccarda, seguita da rx clisma opaco idrostatico con gastrografin.
In soli 9 casi si è avuta la risoluzione dell’invaginazione con tale metodica, nei restanti casi si è
proceduto all’intervento chirurgico.
Risultati:. In 4 casi l’I.I. è risultata secondaria a DM, di cui 3 intramurali ed 1 inverted. In 1 caso l’I.I. è
risultata secondaria a porpora di S-Henoch.
Conclusioni: nella nostra casistica, l’incidenza di I.I. da DM intramurale ed inverted è risultata del
8,3%. Considerata l’elevata incidenza di DM intramurale ed inverted riscontrati, l’intervento
chirurgico, sia open che laparoscopico, deve sempre prevedere la manipolazione intestinale per
escludere la presenza di DM intramurale ed inverted, che potrebbero passare inosservati.
29
Abstract Code: CNG4593-29
Manifestazioni cliniche del Diverticolo di Meckel: 10 anni
di esperienza
M. Bertozzi 1, E. Magrini 1, A. Appignani 1
(1) S.C. di Clinica Chirurgica Pediatrica - Università degli Studi di Perugia - Ospedale S. Maria della
Misericordia 06100 S. Andrea delle Fratte - Perugia – ITALY
Razionale dello studio: Il diverticolo di Meckel (DM) è presente nel 2-3% della popolazione. Le
manifestazioni cliniche sono più comuni in età pediatrica. Riportiamo la nostra esperienza decennale
sul trattamento del DM con particolare riferimento alla manifestazione clinica.
Metodi : Dal giugno 2004 al maggio 2014, 12 pazienti (11 maschi ed 1 femmina) sono stati sottoposti
ad asportazione di DM. L’età media dei pazienti trattati è stata di 31,5 mesi (range 5 giorni - 9 anni).
Risultati: In 8 pazienti il DM era sintomatico con le seguenti manifestazioni cliniche: 2 enterorragie, 1
inversione del diverticolo, 1 invaginazione ileo-ileale su diverticolo, 3 perforazioni ed 1 occlusione
intestinale. In 4 pazienti il DM è stato un reperto intraoperatorio durante altro intervento. 3 pazienti
erano neonati e due di questi sintomatici (1 perforazione e 1 occlusione). La diagnostica strumentale
preoperatoria ha individuato un sospetto DM complicato solo in 3 casi (37%) ed esattamente in un
caso di enterorragia la diagnosi è stata sospettata mediante scintigrafia con TC 99 mentre
rispettivamente l’ecografia ha indirizzato alla corretta diagnosi un caso di inversione di DM ed in un
caso di perforazione del DM. Solo in un caso di DM perforato l’intervento è stato eseguito con
metodica video assistita. L’esame istopatologico del DM ha evidenziato mucosa eterotopica
(gastrica)in 3/12 casi (2 enterorragie, 1 perforazione) quindi strettamente correlabile
all’enterorragia (in 2 casi su 2) ma non alla perforazione (1 caso su 3). Non ci sono state complicanze
intra o postoperatorie.
Conclusioni. In 10 anni di esperienza abbiamo avuto varie manifestazioni da DM: l’enterorragia,
l’occlusione e la perforazione. L’intervento chirurgico è stato risolutivo in tutti i casi. La nostra
casistica di DM sintomatici include tutti bambini al di sotto dei 10 anni di vita ed in particolare
abbiamo trattato due rari casi di DM complicato in età neonatale.
30
Abstract Code: CNG4644-26
Survey nazionale
chirurgico della RCU
multicentrica
nel
trattamento
M. Carlucci 1, L. Leonelli 1, G. Mattioli 1, C. Romeo 2, L. Dall'oglio 3, P. Buffa 4
(1) DINOGMI Università degli Studi di Genova, IRCCS G. Gaslini, Genova, (2) Chirurgia Pediatrica
Policlinico G. Martino, Messina, (3) Chirurgia Endoscopica Digestiva, Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù, (4) IRCCS G. Gaslini, Genova
Premesse e scopo dello studio
E’ nota l’aumentata incidenza di MICI in età pediatrica. La RCU ha un esordio acuto ed esteso in circa
l’80% dei pazienti, necessitando di trattamento chirurgico nel 40% dei casi. A oggi manca ancora un
consenso generale riguardo le indicazioni all’intervento, al timing e al tipo di tecnica. Scopo dello
studio è definire il management di questi pazienti in termini di trattamento chirurgico, complicanze e
follow-up.
Materiali e metodi
Sono stati raccolti retrospettivamente i dati dei pazienti sottoposti a trattamento chirurgico per RCU
dal 01/01/2009 al 31/12/2013(demografia, indicazione alla chirurgia, PUCAI, terapia medica, tecnica
e timing chirurgico, complicanze, follow-up).
Risultati
Sono stati operati 71 pazienti, M:F=1.08, età media all’intervento 12 anni. La colectomia è stata
eseguita in laparoscopia in 51 casi. La ricostruzione è stata eseguita a 5 mesi (media) dalla
colectomia in (86% pouch vs 13% straight, 90% Knight-Griffen vs 10% Pull-Through, 40% open vs
60% laparoscopiche). La prosecuzione della terapia medica è stata necessaria in 39 casi. Follow up a
3 vs 12 mesi: n° evacuazioni (8 vs 4), soiling diurno (11 vs 5), soiling notturno (13 vs 5), incontinenza
(10 vs 3).
Conclusioni
Il trattamento mini-invasivo della RCU è diffusamente adottato. I differenti tipi di ricostruzione non
mostrano differenze significative in termini complicanze e turbe della continenza, anche se i pazienti
sottoposti a ricostruzione con pouch presentano un ridotto numero di evacuazioni, ridotta necessità
di terapia antipropulsiva e migliore QOL.
31
Abstract Code: CNG4639-30
Chirurgia mininvasiva delle malattie infiammatorie
croniche intestinali (MICI) : l’importanza delle nuove
tecnologie
C. Vella 1, G. Fava 1, L. Maestri 1, G. Zuin 2, M. Fontana 2, G. Riccipetitoni 1
(1) UOC di Chirurgia Pediatrica Ospedale dei Bambini “V.Buzzi” – ICP – Milano, (2) UOC di Pediatria
Ospedale dei Bambini “V.Buzzi” – ICP – Milano
Premesse e scopo dello studio:
L’impiego di nuovi devices nella chirurgia mininvasiva delle MICI offre notevoli vantaggi nella
esecuzione delle procedure e nel decorso postoperatorio.
Materiali e Metodi:
Negli ultimi 26 mesi abbiamo trattato con queste nuove tecnologie 6 pazienti: 3 M e 3 F; età: 7-16
anni; 3 casi di Crohn (MC) e 3 rettocoliti ulcerose (RCU). 2/3 MC presentavano stenosi ileociecale,
1/3 stenosi ileociecale associata a 6 stenosi ileali. 3 RCU erano affetti da pancolite necroticoemorragica refrattaria alla terapia medica. Tutti i pazienti sono stati trattati con tecnica SILS ports
videoassistita , Ligasure®; in 2 RCU è stata utilizzata suturatrice articolata motorizzata iDrive™.
Risultati:
Le procedure sono state completate agevolmente, senza conversioni. Nei 3 MC è stata realizzata
una resezione ileo-ciecale con anastomosi ileo-colica T-T, con stritturoplastiche complementari in 1
caso. Nelle RCU la colectomia totale è stata associata ad ileostomia confezionata nella sede del SILS
port. La ricanalizzazione è stata eseguita in 2 casi con anastomosi ileoanale su Jpouch dopo
mucosectomia endorettale; in 1 caso con anastomosi ileoanale diretta. Tempo operatorio medio: 220
minuti; alvo aperto a 48 ore ; degenza media 6 giorni, ottimo risultato estetico.
Conclusioni:
Le nuove tecnologie (SILS port, Ligasure®, iDrive™) semplificano e rendono più efficace l’atto
chirurgico riducendone l’invasività. Il loro impiego è consigliabile nei pazienti con MICI che spesso
necessitano di ulteriori procedure chirurgiche nel corso della vita.
32
Abstract Code: CNG4645-27
La cone-like resection nel trattamento chirurgico del
Crohn perianale: esperienza preliminare
M. Carlucci 1, L. Leonelli 1, G. Mattioli 1, P. Buffa 2
(1) DINOGMI Università degli Studi di Genova, IRCCS G. Gaslini, Genova, (2) IRCCS G. Gaslini, Genova
Premesse e scopo dello studio
La presenza di ascessi e fistole perianali rappresenta spesso il sintomo di esordio della malattia di
Crohn in età pediatrica ed è associata a un significativo deterioramento della qualità di vita di questi
pazienti. Sono stati proposti differenti trattamenti chirurgici, tutti gravati da un elevato tasso
d’insuccesso, incontinenza e recidiva. Scopo del lavoro è presentare la tecnica chirurgica adottata
presso il nostro Istituto (cone-like resection) e i risultati preliminari in termini di follow up.
Materiali e metodi
Tecnica cone-like resection: ablazione completa della fistola e del tessuto di granulazione
circostante (conizzazione), chiusura della parete rettale con scivolamento della mucosa (sleeve) e
ricostruzione dello sfintere. Sono stati prospetticamente raccolti i dati dei pazienti sottoposti a
intervento dal01/01/2009 al 30/04/2014(demografia, dettagli chirurgici, complicanze, follow-up).
Risultati
Sono stati sottoposti a conizzazione 11 pazienti con fistole trans-sfinteriche, 10M e 1F. In sei casi la
guarigione è stata ottenuta dopo 1 solo trattamento; due pazienti hanno necessitato di 2 procedure e
2 pazienti di più di tre interventi. Nessun paziente presenta alterazioni della continenza.
Conclusioni
Sebbene possano essere necessarie più sedute operatorie per garantire una completa guarigione la
tecnica proposta si è dimostrata fattibile e sicura, preservando la continenza sfinterica in tutti i
pazienti trattati. Il trattamento chirurgico deve essere comunque affiancato e supportato da una
terapia medica adeguata della malattia di base.
33
Abstract Code: CNG4741-24
Malattia di Hirschsprung ed esame immunocitochimico
con anticorpi anti-Calretinina: la nostra esperienza
F. Italiano 1, S. Straziuso 1, G. Lamberti 2, G. Fabbretti 3, M. Brisigotti 3, S. Federici 1
(1) 1. U.O.C. Chirurgia Pediatria AUSL della Romagna, Ospedale “Infermi” di Rimini, (2) Scuola di
Specializzazione in Chirurgia Pediatrica Università di Palermo, (3) 3. U.O. Anatomia Patologica AUSL
della Romagna, Ospedale “Infermi” di Rimini
Premesse e scopo dello studio: Il cardine della diagnosi del M. di Hirschsprung è la biopsia con
ricerca delle cellule gangliari eventualmente coadiuvato da esami di tipo immunocitochimico.
Presentiamo la nostra esperienza sull’utilizzo della metodica immunocitochimica con anticorpi antiCalretinina.
Materiali e metodi: Presso il laboratorio di Anatomia Patologica dell’Ospedale di Rimini le biopsie
inviate per sospetto M. di Hirschsprung vengono valutate utilizzando anticorpi anti-Calretinina. La
Calretinina è una proteina legante il calcio, espressa da una popolazione di cellule gangliari (del
plesso sottomucoso e mioenterico) e dalle loro terminazioni nervose a livello della sottomucosa,
muscolaris mucosae e lamina propria. Mediante la colorazione con Ab anti-Calretinina si
evidenziano le cellule gangliari dei plessi sottomucoso e mioenterico e le fibre nervose che originano
da esse.
Risultati: Il test con Calretinina ha avuto una concordanza con il dato definitivo (presenza o assenza
di cellule gangliari) del 100% . Sono state inoltre rivalutate retrospettivamente alcune biopsie
inizialmente non ritenute adeguate per assenza della sottomucosa e risultate invece interpretabili
con il test alla Calretinina. Il test infatti può essere eseguito anche a distanza di tempo su campioni
fissati e senza modificazione del risultato.
Conclusioni: In conclusione, riteniamo che l’esame con Ab anti-calretinina sia utile, di semplice
esecuzione e lettura, economico, e dirimente in caso di biopsie dubbie.
34
Abstract Code: CNG4737-29
Pull-through endorettale transanale video-assistito nel
trattamento della malattia di Hirschsrung
A. Scarpa 1, S. Scarvaglieri Mazzeo 1, R.V. Iacona 1, V. Di Benedetto 1, M.G. Scuderi 1
(1) cattedra ed UOC di Chirurgia Pediatrica Università degli Studi di Catania, AOU Policlinico-Vittorio
Emanuele, Catania
Premesse e Scopo dello studio Nel corso del tempo, numerose evidenze scientifiche hanno
supportato il ruolo della laparoscopia nel trattamento della Malattia di Hirschsprung. Risultati
funzionali comparabili a quelli ottenuti con chirurgia laparotomica tradizionale, infatti, hanno
promosso l’utilizzo di un approccio mini-invasivo alla chirurgia colo-rettale. Scopo dello studio è
presentare la nostra esperienza nel trattamento della Malattia di Hirschsprung mediante PullThrough Endorettale Transanale Video-Assistito.
Materiali e Metodi Abbiamo eseguito uno studio retrospettivo di tutti i casi di Malattia di
Hirschsprung trattati presso il nostro centro dal Ottobre 2007 al Gennaio 2014. I dati epidemiologici
e clinici sono stati analizzati al fine di valutare i risultati peri- e post-operatori.
Risultati Durante il suddetto periodo, 9 pazienti [5 maschi (55,6%) e 4 femmine (44,4%)] sono stati
trattati per Malattia di Hirschsprung. L’età media era di 6 anni e 10 mesi, includendo 2 pazienti
(22,2%) con meno di 6 mesi ed altri 2 con meno di 12 mesi al momento dell’intervento. Un solo
paziente (11,1%) era affetto da Sindrome di Down. In tutti i casi l’isolamento del colon è stato
eseguito in laparoscopia mediante 4 trocars da 3 e 5 mm. In nessun caso si è resa necessaria la
conversione in chirurgia tradizionale. In tutti i casi sono state eseguite delle biopsie siero-muscolari
del colon intraoperatorie al fine di accertare la sede della patologia. In 7 casi (77,8%) è stato eseguito
Pull-through secondo Soave, i restanti 2 pazienti (22,2%) sono stati sottoposti ad abassamento
retrorettale secondo Duhamel. Alcuna complicanza peri-operatoria è stata riportata. La degenza
postoperatoria è stata breve senza insorgenza di complicazioni post-operatorie e con buoni risultati
sia funzionali che estetici.
Conclusione Gli Autori ritengono che il trattamento laparoscopico sia sicuro e riproducibile con buoni
risultati funzionali ed estetici anche nei pazienti più piccoli.
35
Abstract Code: CNG4687-33
Laparoscopic-Assisted Ano-Rectal Pull-Through Vs.
Posterior Sagittal Ano-Rectoplasty: revisione sistematica
degli studi comparativi
G. Lisi 1, G. Lauriti 1, V. Cascini 1, N. Marino 1, C. Rossi 1, P. Lelli Chiesa 1
(1) U.O. Clinicizzata di Chirurgia Pediatrica - Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara
Premesse e scopo dello studio: Abbiamo revisionato gli studi comparanti laparoscopic-assisted anorectal pull-through (LAARP) e posterior sagittal ano-rectoplasty (PSARP) nella cura delle MAR,
relativamente a indicazioni, complicanze, outcomes funzionali, qualità dei report
Materiali e Metodi: Review sistematica su PUBMED (giugno 2000-aprile 2014), usando come termini
di ricerca “anorectal malformation”, “imperforate anus”, “laparoscopic”, “laparoscopic-assisted”,
“pull-through”, “ano-rectoplasty”. Sono stati inclusi solo studi comaparativi full–text in inglese
Risultati: Sono stati analizzati 13 studi (11 retrospettivi) inerenti 502 pazienti (264 LAARP, 238
PSARP; 424 m, 78 f). Gli outcomes riportati riguardavano parametri intraoperatori (tempo chirurgico,
sanguinamento: a favore della LAARP), durata ospedalizzazione (favorente la LAARP), complicanze
post-op. (prolasso mucoso, stenosi anale, no differenze). Gli outcomes morfologici descritti
variavano molto fra i report, precludendo una analisi comparativa. La manometria ha mostrato una
significatica maggiore incidenza di RIRA positivo dopo LAARP, ma nessuna differenza di pressione a
riposo. I lavori riportanti gli outcomes clinici, omogeneamente raggruppati (Kelly’s score 4 lavori;
Krickenbech’s score 6 lavori) non hanno evidenziato significative differenze
Conclusioni: I lavori di buona qualità sulla LAARP sono ancora pochi. In particolare, c’è scarsità di
lavori relativi ai risultati di specifici difetti. C’è necessità di standardizzare le misure di outcome e di
migliorare la qualità dei report relativi alla LAARP
36
Abstract Code: CNG4738-30
Pull-trough anorettale videoassistito nei pazienti affetti
da malformazione anorettale alta
R.V. Iacona 1, M.G. Scuderi 1, A. Scarpa 1, S. Scarvaglieri Mazzeo 1, V. Di Benedetto 1
(1) cattedra ed UOC di Chirurgia Pediatrica Università degli Studi di Catania, AOU Policlinico-Vittorio
Emanuele, Catania
Premesse e scopo dello studio:Il ruolo della laparoscopia nel trattamento delle Malformazioni
Anorettali (MAR) è ancora oggi oggetto di discussione. Scopo del presente studio è la valutazione
dell’esperienza acquisita nell’ approccio laparoscopico delle MAR alte nella nostra struttura.
Materiali e Metodi:Dal 2008 al2013, cinquepazienti affetti da MAR alta (presenza difistola rettovescicale o retto-uretrale) sono stati sottoposti ad intervento chirurgico di Pull-ThroughAnorettale
Videoassistito (LAARP). Sono stati considerati:età all’epoca dell’intervento, malformazioni associate,
tempi chirurgici, complicanze intra e post-operatorie.Il follow up medio è stato di 3,9 anni.
Resultati: L’età media all’intervento è stata di 101±75 giorni;un paziente presentava Associazione
Malformativa VACTERL.Il tempo operatorio medio è stato 180 ±60 minuti.In nessun caso è si è resa
necessaria la conversione in chirurgia tradizionale.Non si è verificata nessuna complicanza
intraoperatoria. Tutti i pazienti presentavano colostomia di protezione, la ricanalizzazione è stata
eseguita a6±2 settimane dall’intervento.Non sono state riscontrate complicanze chirurgiche a breve
e medio termine(infezioni, fistola recidiva, stenosi anale, prolasso rettale, incontinenza fecale o
urinaria). Il numero medio di evacuazioni giornaliere, al follow up è di 2±1. Due pazienti fanno
attualmente uso di clisteri evacuativi a causa di costipazione.
Conclusioni: Dall’ analisi dei nostri risultati, riteniamo che la magnificazione delle immagini ottenuta
con l’approccio laparoscopicoconsentauna migliore identificazione del tramite fistoloso, la mancata
dissezione del complesso muscolare perineale inoltre,consente di raggiungere ottimi risultati in
termini di continenza fecale.L’outcome funzionale di questi pazienti e i risultati cosmetici, infine ci
fanno ritenerela laparoscopiacome una valida e sicura alternativa per il trattamento delle forme alte
di MAR.
37
Abstract Code: CNG4725-26
Pectus excavatum e asimmetria mammaria: strategie
chirurgiche e proposta di un algoritmo terapeutico
M. Torre 1, F. Gobbo 1, L. Leonelli 1, L. Pio 1, V. Jasonni 1, M.V. Romanini 2
(1) Istituto Gaslini, Genova, (2) Chirurgia Pastica e Ricostruttiva, Ospedale San Martino-IST, Genova
Premesse e scopo dello studio: L’asimmetria mammaria è talora associata al pectus excavatum (PE)
dopo lo sviluppo puberale. Lo scopo del nostro lavoro è analizzare i risultati dell’intervento di Nuss
nelle pazienti adolescenti e studiare se questo intervento da solo possa prevenire o correggere
l’asimmetria mammaria o se siano da associare procedure di chirurgia plastica. La nostra casistica
viene confrontata con i dati della letteratura e viene proposto un algoritmo sull’approccio chirurgico
al PE nelle pazienti di sesso femminile.
Materiali e Metodi: Abbiamo analizzato i risultati su 42 pazienti di sesso femminile da noi operate e
la letteratura sull’argomento. Misure antropometriche hanno permesso di valutare il grado di
asimmetria mammaria.
Risultati: L’asimmetria mammaria è presente nei casi di PE asimmetrico, che sono la maggioranza.
L’intervento di Nuss ha corretto in molti casi l’asimmetria mammaria in maniera soddisfacente, ma
in casi selezionati è stato necessario l’inserimento di protesi mammaria o lipofilling. In due casi
l’inserimento di protesi ha preceduto la Nuss. L’analisi della letteratura ha evidenziato che le
possibili soluzioni all’asimmetria mammaria nel PE sono molteplici ma non esiste consenso univoco.
Conclusioni: l’asimmetria mammaria deve essere considerata nell’approccio chirurgico alle pazienti
affette da PE. L’intervento di Nuss rimane l’atto correttivo più importante ma in casi selezionati
occorre coinvolgere il chirurgo plastico. Viene proposto un algoritmo sull’approccio chirurgico al PE
nelle pazienti di sesso femminile.
38
Abstract Code: CNG4701-20
L'intervento di Nuss nei casi più severi di pectus
excavatum: è una buona indicazione?
M. Torre 1, L. Leonelli 1, G. Fratino 1, V. Jasonni 1
(1) Istituto Gaslini, Genova
Premesse e scopo dello studio: Il pectus excavatum ha una presentazione molto variabile per
morfologia, gravità e sintomi. L’intervento di Nuss è il gold standard per il trattamento chirurgico del
pectus excavatum in molti Centri. Tale intervento è più delicato e difficoltoso nei casi severi o trattati
precedentemente per malformazioni toraciche. Vogliamo analizzare se i risultati dell’intervento
chirurgico nei casi più gravi possano essere comparabili a quelli degli altri casi.
Materiali e Metodi: Tra i pazienti operati per pectus excavatum dal 2006 con tecnica di Nuss (325
casi) abbiamo considerato come più gravi quelli con indice di Haller >7 (valore normale 2.5,
indicazione chirurgica per i casi maggiori di 3.25), o che hanno avuto in precedenza chirurgia
polmonare o cardiaca, o casi di redo. Tale popolazione comprende 41 pazienti.
Risultati: L’intervento è stato portato a termine in tutti i casi con risultati estetici (giudicati dai
pazienti stessi) e dolore postoperatorio comparabile con la popolazione generale. La durata
dell’intervento, del ricovero ospedaliero e il tasso di complicanze è stato però superiore nel gruppo
dei pazienti con forme severe.
Conclusioni: La chirurgia del pectus excavatum è possibile anche nei casi severi. In questi pazienti
osserviamo un aumento delle compicanze ma buoni risultati dell’intervento.
39
Abstract Code: CNG4718-28
Il BAL in chirurgia pediatrica: prospettive di studio per la
diagnostica ed il follow up delle patologie polmonari
congenite ed acquisite
A. Raffaele 1, E. Andreatta 1, M. Brunero 1, M. Fusillo 1, E. Zambaiti 1, F. Meloni 2, P.P. Iadarola 3, G.
Pelizzo 1
(1) U.O.Chirurgia Pediatrica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, (2) Dipartmento
Medicina Molecolare, Università degli Studi di Pavia, (3) Dipartimento di Biochimica Strutturale e
Funzionale delle Proteine, Università degli Studi di Pavia
Premesse e scopo dello studio: Lo studio prevede l’introduzione del BAL (Lavaggio Bronco Alveolare)
nella diagnostica pre e postoperatoria di pazienti affetti da malformazioni polmonari,
broncopneumopatie secondarie a RGE, nelle malattie oncoematologiche a localizzazione polmonare.
Lo scopo è identificare insulti ossidativi da processi pneumonici e con essi i marcatori utili al follow
up delle singole patologie.
Materiali e metodi: il BAL è stato applicato ad un gruppo di 25 pazienti, con malformazione
polmonare congenita, patologia polmonare secondaria a malattia da RGE e localizzazioni polmonari
oncoematologiche. I campioni sono stati valutati con estrazione dei microRNA, determinazione della
GAS cromatografia / spettrometria di mass, spettroscopia di risonanza magnetica (NMR),
citogenetica ed esame colturale, immunoistochimica.
Risultati: le proteine isolate sono risultate in numero esiguo nelle patologie congenite, uteroglobinasi
più rappresentata nel RGE e nelle valutazioni properatorie, la tipologia estremamente varia nelle
malattie oncoematologiche. La capacità di espansione e rigenerazione di cellule è stata riscontrata
solo nei pazienti oncologici. I risultati microarray per i singoli gruppi sono stati confrontati con i
controlli sani.
Conclusioni: il BAL può contribuire all’identificazione di marcatori cellulari specifici di malattia.
Potrebbe trattarsi di una metodica utile nel follow up chirurgico da RGE e nelle localizzazioni
polmonari di malattie oncoematologiche.
40
Abstract Code: CNG4713-23
Correzione dell'ernia diaframmatica congenita: materiali
protesici a confronto
L. Migliazza 1, M. Cheli 1, G. Giannotti 1, M. Colusso 1, E. Zaranko 1, M. Giozzani 2, G. Locatelli 1, G.
Mangili 2, L. Minelli 1
(1) Chirurgia Pediatrica, Ospedale Papa Giovanni XXIII, Bergamo, (2) Terapia Intensiva Neonatale,
Ospedale Papa Giovanni XXIII, Bergamo
Premesse: La correzione del difetto anatomico nei neonati affetti da ernia diaframmatica congenita
(CDH) necessita talvolta dell’utilizzo di una protesi. Recentemente sono stati introdotti materiali
biologici con l’intento di creare una matrice riassorbibile per la crescita cellulare e per la formazione
di nuovo tessuto diaframmatico.
Materiali: E’ stata analizzata retrospettivamente la documentazione clinica di 149 pazienti affetti da
CDH operati presso il nostro Centro dall’ottobre 1994 al marzo 2014. Sono stati analizzati i dati
relativi al tipo di difetto, al materiale protesico utilizzato ed alla eventuale recidiva.
Risultati: In 65 neonati (44%) con medio-ampi difetti o con agenesia diaframmatica la correzione
chirurgica è stata effettuata con l’interposizione di un patch di Gore-Tex (57), derma porcino
Permacol (4), Dacron (2), pericardio bovino (1) e flap muscolare (1). Nei rimanenti 84 neonati il difetto
è stato chiuso con una sutura diretta. Le recidive sono state: 2 (50%) dopo una media di 18 mesi nel
gruppo corretto con Permacol, 2 (3,5%) dopo una media di 16 mesi in quello corretto con Gore-Tex
ed in 1 paziente dopo 26 mesi dalla correzione mediante sutura diretta del diaframma. Durante il
reintervento entrambe le protesi di Permacol si presentavano in gran parte riassorbite. Il tempo
medio di recidiva è stato di 18, 16 e 26 mesi, rispettivamente, e del follow-up complessivo di 11 anni
(2 mesi-19 anni).
Conclusioni: I nostri risultati suggeriscono un’elevata percentuale di recidiva utilizzando un
materiale biologico riassorbibile rispetto al sintetico Gore-Tex.
41
Abstract Code: CNG4699-36
La chirurgia della via aerea in età pediatrica
M. Torre 1, L. Leonelli 1, M. Carlucci 1, S. Avanzini 1, P. Tuo 1, P. Buffa 1
(1) Istituto Gaslini, Genova
Premesse e scopo dello studio: La chirurgia della via aerea è un’area di pertinenza di diverse
specialità chirurgiche e viene realizzata solo in pochissimi centri. Lo scopo dello studio è presentare
la casistica di un Centro di riferimento.
Materiali e Metodi: Sono stati analizzati gli interventi a cielo aperto sulla via aerea negli ultimi 4 anni.
Vengono riportate le indicazioni chirurgiche, i tipi di interventi e i risultati
Risultati: Sono stati operati in 4 anni 48 pazienti, le indicazioni sono stati tracheomalacia (23
pazienti), che hanno eseguito aortopessi o plastica di rinforzo della trachea, stenosi sottoglottiche
congenite o acquisite (16 casi, che hanno eseguito ricostruzione laringotracheale con innesto di
cartilagine costale anteriore e/o posteriore o resezione cricotracheale semplice o estesa), stenosi
tracheali (6 casi, di cui 3 hanno eseguito slide tracheoplasty, 2 resezione tracheale e 1 innesto di
cartilagine anteriore), 2 tumori (una resezione tracheale e una resezione bronchiale), 1 cleft. Tra le
complicanze riportiamo tre decessi per infezioni polmonari (una nel postoperatorio immediato, due a
distanza dall’intervento), 1 reintervento per stenosi recidiva, 5 interventi endoscopici successivi per
migliorare il risultato.
Conclusioni: La chirurgia della via aerea è superspecialistica e può essere gravata da complicanze
severe e da necessità di reinterventi. La gestione dei pazienti da parte di un team multidisciplinare
dedicato permette di ottenere alla fine buoni risultati.
42
Abstract Code: CNG4697-34
Distress respiratorio acuto e sindrome postpneumonectomia in un neonato trattato per atresia
dell’esofago
C. Iacusso 1, F. Morini 1, G. Totonelli 1, L. Valfrè 1, A. Conforti 1, P. Bagolan 1
(1) Dipartimento di Chirurgia Neonatale, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Roma
Premesse: Comunicazioni anomale tra le
vie aeree e l’esofago sono malformazioni congenite rare. Riportiamo il caso di una paziente con
atresia esofagea (AE) e impianto ectopico del bronco principale destro con particolare attenzione al
suo trattamento.
Caso clinico: Una neonata affetta da AE tipo III e anello vascolare, è stata sottoposta a chiusura di
fistola tracheoesofagea e anastomosi esofagea dopo work-up pre-operatorio. In I giornata postoperatoria ha sviluppato ipossia e progressiva instabilità emodinamica. Un RX del torace ha
mostrato collasso del polmone destro. L’esofagogramma ha confermato la presenza di un bronco
esofageo destro. Lo shift del mediastino ha aggravato le sue condizioni cliniche. In urgenza è stato
posizionato un drenaggio toracico destro e provocato idrotorace che ha allineato il mediastino con
successo. Alla stabilizzazione delle condizioni cliniche, la paziente è stata sottoposta a correzione
dell'anello vascolare e, in seguito a pneumonectomia e inserzione di un espansore tissutale per
mantenere il mediastino in asse. Le condizioni generali sono progressivamente migliorate ed è stata
possibile estubazione e dimissione.
Conclusioni: Si tratta di un raro caso di polmone esofageo in un neonato con AE. La letteratura
riporta meno di 25 casi simili. La gestione di tale caso può risultare complessa data la rarità e la
mancanza di trattamenti standardizzati. La paziente ha sviluppato una sindrome postpneumonectomia dopo riparazione di AE, che è stata affrontata con successo con il posizionamento
di un espansore cutaneo per riallineare il mediastino.
43
Abstract Code: CNG4695-32
Nuove strategie terapeutiche per la protezione della
fertilià, in un modello sperimentale di varicocele
S. Arena 1, L. Minutoli 2, P. Antonuccio 1, A.S. Montalto 1, G. Scalfari 1, F. Squadrito 2, D. Altavilla 3, H.
Marini 2, C. Romeo 1
(1) Dipartimento di Scienze Pediatriche, Ginecologiche, Microbiologiche e Biomediche - UOC di
Chirurgia Pediatrica - Università di Messina, (2) Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale Università di Messina, (3) Dipartimento di Scienze Pediatriche, Ginecologiche, Microbiologiche e
Biomediche - Università di Messina
Premesse e scopo dello studi: La regolazione dell’apoptosi è fondamentale per un normale
funzionamento dell’epitelio germinale. Il varicocele comporta un’alterazione dei meccanismi di
apoptosi. Scopo del lavoro è studiare in un modello sperimentale di varicocele alcune proteine
inibitrici dell’apoptosi alterate nei disordini della spermatogenesi e verificare l’effetto protettivo di un
farmaco (PDRN-polidesossiribonucleotide) capace di modulare queste proteine.
Materiali e Metodi: Il varicocele è stato indotto in ratti adolescenti con legatura parziale della vena
spermatica interna sinistra. I ratti dopo 21 giorni sono stati randomizzati in: sham, solo varicocele,
PDRN (8mg/kg/die/ip), PDRN+3,7-dimethyl-propargilxanthine (DMPX, antagonista specifico del
recettore del farmaco, 0.1 mg/kg/die/ip), e varicocelectomia+PDRN (8 mg/kg/die/ip). Dopo 21 giorni
gli animali sono stati sacrificati e valutata, nei testicoli, l’espressione di survivina e NAIP (proteina
inibitrice della apoptosi neuronale) con l’immunoistochimica e l’analisi Western blot nonché l’attività
spermatogenetica con lo score di Johnsen.
Risultati: L’espressione di NAIP e survivina era significativamente aumentata nei ratti trattati con
PDRN rispetti a quelli con varicocele e quelli con l’antagonista del recettore (PDRN+DMPX). L’effetto
del farmaco sulle proteine anti-apoptotiche ha determinato anche un miglioramento significativo
della spermatogenesi.
Conclusioni: Il PDRN può rappresentare una possibile soluzione terapeutica per migliorare la
funzione spermatogenetica alterata dal varicocele agendo attraverso una modulazione delle
proteine inibitrici dell’apoptosi.
44
Abstract Code: CNG4642-24
Standardizzazione del trattamento laparoscopico del
varicocele in età pediatrica con la tecnica lymphaticsparing utilizzando il blu di isosulfano.
C. Esposito 1, A. Farina 1, M. Iaquinto 1, M. Escolino 1, A. Roberti 1, A. Savanelli 1, F. Chiarenza 2, M.
Cerulo 1, A. Settimi 1
(1) UNIVERSITA' DI NAPOLI FEDERICO II, NAPOLI, ITALIA, (2) OSPEDALE SAN BORTOLO, VICENZA,
ITALIA
Scopo dello studio: Il risparmio dei vasi linfatici per prevenire la formazione di idrocele dopo
l’intervento di varicocelectomia per via laparoscopica è essenziale. Le procedure per il risparmio dei
vasi linfatici tramite iniezione scrotale presentano un tasso di insuccesso di circa il 20-30 % .
Scopo dello studio è quello di standardizzare la tecnica di iniezione scrotale per eseguire la
procedura di risparmio dei vasi linfatici in caso di varicocelectomia per via laparoscopica.
Materiali e Metodi: In maniera retrospettiva abbiamo valutato 50 pazienti sottoposti a
varicocelectomia laparoscopica nel periodo compreso da luglio 2010 a luglio 2013. I pazienti sono
stati divisi in due gruppi: G1, costituito da 25 pazienti sottoposti ad un’iniezione scrotale classica
intra-dartoica con blu di isosulfano e G2, costituito da 25 pazienti sottoposti ad un’iniezione scrotale
intra-dartoica/intra-testicolare con blu di isosulfano.
Risultati: Nel gruppo G1 i vasi linfatici sono stati identificati come colorati di blu in 19/25 casi (76 %),
nel gruppo G2 i vasi linfatici sono stati identificati in 25/25 casi (100 %). I risultati sono stati
analizzati utilizzando il test χ2 con correzione di Yates e si è evidenziata una differenza
statisticamente significativa (χ2 = 0.05,1 ) tra G2 e G1. Un idrocele postoperatorio è stato
diagnosticato in 2/6 pazienti del gruppo G1, nei quali i vasi linfatici non erano stati identificati
durante l’intervento.
Conclusioni: Il risparmio selettivo dei vasi linfatici nell’intervento di varicocelectomia per via
laparoscopica è una procedura efficace da effettuare nei pazienti affetti da varicocele . L'iniezione
intra-dartoica/intra-testicolare di blu di isosulfano è significativamente migliore rispetto all'iniezione
intra-dartoica classica descritta in precedenza, permettendo di identificare i vasi linfatici nel 100 %
dei casi nella nostra serie di pazienti. Nessuna allergia al blu di isosulfano è stata segnalata in
entrambi i gruppi.
45
Abstract Code: CNG4590-26
Variazione dei valori di Inibina B nel post-operatorio di
pazienti operati per varicocele. Studio clinico prospettico.
T. Russo 1, P. Impellizzeri 1, P. Antonuccio 1, S. Parisi 1, A.M. Centorrino 1, A.S. Montalto 1, V. Chirico 2,
C. Salpietro Damiano 2, T. Arrigo 2, C. Romeo 1
(1) Dipartimento di Scienze Pediatriche, Ginecologiche, Microbiologiche e Biomediche-UOC Chirurgia
Pediatrica Messina., (2) Dipartimento di Scienze Pediatriche, Ginecologiche, Microbiologiche e
Biomediche-UOC Genetica e Immunologia Pediatrica
Premesse e scopo dello studio: Il varicocele é considerato la più comune causa di infertilità. E’ stato
dimostrato che gli adolescenti con varicocele presentano riduzione della produzione dell’Inibina B,
considerata un marker della funzione delle cellule del Sertoli e della spermatogenesi. E’ noto che il
trattamento porta un miglioramento delle dimensioni e della funzionalità del testicolo. Lo scopo dello
studio è stato esaminare le variazioni di Inibina B sul siero dei pazienti dopo chirurgia.
Materiali e metodi: Sono stati arruolati 20 pz con età media di 15 anni ± 1,33,Tanner IV- V, affetti da
varicocele di III grado diagnosticato mediante esame clinico ed ecografia color-doppler. I pz, sono
stati sottoposti a prelievo ematico pre- operatorio ed a sei mesi di distanza dall’intervento
chirurgico. In tutti i campioni è stata dosata l’Inibina B (pg/ml) e l’FSH che stimola la produzione di
inibina nel testicolo (mIU/ml).
Risultati: I pz hanno presentato incremento significativo (246,8 ± 70.42; p> 0,0014) dei valori di
Inibina B dopo trattamento rispetto ai valori preoperatori (196 ± 48,5). Un paziente con recidiva non
ha mostrato variazione significativa. L’FSH ha mostrato, al contrario, una riduzione significativa
(3,93 ± 0,67 vs 3,15 ± 0,94 ;P= 0,0004).
Conclusioni: I dati mostrano un significativo incremento di Inibina B e riduzione di FSH dopo
chirurgia, confermando l’utilità del trattamento del varicocele nel migliorare la funzionalità del
testicolo. L’ inibina B può diventare un nuovo parametro di valutazione della funzionalità testicolare
post-intervento.
46
Abstract Code: CNG4578-32
Studio randomizzato sull'uso di flaps di copertura
nell'uretroplastica per ipospadia distale.
M. Cimador 1, M. Sergio 1, P. Catalano 1, E. De Grazia 1
(1) Dipartimento di Scienza per la promozione della Salute e Materno-Infantile, Università di Palermo
Premesse e scopo dello studio: L’uso della copertura dell’uretroplastica nella chirurgia
dell’ipospadia è ampiamente raccomandato e molte tecniche sono state descritte utilizzando diversi
tipi di flaps.Lo scopo di questo studio è stato quello di confrontare i risultati ed il tasso di
complicanze dei flaps prepuziali vs. i ventrali
Materiali e Metodi: Un totale di 130 ipospadici anteriori sono stati trattati con la TIPU nel periodo
2010-2013. Questi pazienti sono stati suddivisi in modo random in 2 gruppi: gruppo A (57 pts),
coperti con flap prepuziale in 3 differenti tecniche; gruppo B (73 pts) in cui è stato usato il dartos
ventrale in singolo o doppio strato.
Risultati: Sono stati osservate 41 complicanze in 24 pazienti. La fistola uretrocutanea (FUC) è stata
riscontrata nel 14.9% del casi, equamente distribuite tra i gruppi A e B. Un solo caso di FUC si è
verificata nel gruppo trattato con doppio dartos ventrale. Inoltre 5 casi (3.8%) di deiscenza del glande
e 13 casi (10%) di stenosi del meato. In 3 casi si è verificata la rotazione iatrogena del pene.
Conclusioni: In conclusione si è osservato un più basso tasso di complicanze nel gruppo trattato con
doppio flaps di dartos ventrale rispetto alle altre tecniche. Per tale ragione riteniamo consigliabile
l’uso di tale tecnica come approccio primario alla copertura dell’uretroplastrica nelle ipospadie
distali.
47
Abstract Code: CNG4622-22
Uretroplastica in due tempi con graft prepuziale: Una
preoccupante complicanza
D.G. Minoli 1, G. Marrocco 2, C. Gulia 2, E. Palminteri 3, S. Vallasciani 1, G. Manzoni 1
(1) UOSD Urologia Pediatrica - Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico - Milano,
(2) Chirurgia e Urologia Pediatrica - Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini - Roma, (3) Centro di
chirurgia uretrale-genitale - Arezzo
Introduzione
La chirurgia dell’ipospadia prossimale, con la ricostruzione di un lungo segmento uretrale e l'alta
incidenza di complicanze a breve e a lungo termine, rappresenta tuttoggi un'affascinante sfida.
Riportiamo una inattesa complicanza avvenuta dopo procedura in due tempi con graft prepuziale.
Materiali e Metodi
Nel periodo 2009-11, 31 ipospadie prossimali primarie (età media di 19 mesi) sono state trattate con
tecnica di Bracka. Uno stretto follow-up finalizzato all'identificazione di eventuali complicanze è
stato proposto a tutti i pazienti.
Risultati
In due casi abbiamo osservato un'anomala evoluzione. Nel primo, dopo 6 mesi, sono state
identificate aree di sclerosi biancastra estese dal neo-piatto all’uretra nativa. Il secondo paziente, a
distanza di 3 anni dall'intervento, è diventato sintomatico, sviluppando una severa stenosi uretrale.
Entrambi sono stati sottoposti ad ulteriore trattamento chirurgico per sostituzione della neo-uretra.
L’istologia ha confermato la diagnosi di lichen sclero-atrofico in entrambi i casi.
Conclusioni
Il lichen sclero-atrofico, conosciuto anche come balanite xerotica obliterante (BXO), è una
riconosciuta causa di fimosi oltre che una ben nota complicanza a lungo termine della chirurgia
dell’ipospadia che generalmente si manifesta tardivamente, dopo lo sviluppo puberale. L'inatteso e
precoce riscontro di BXO osservato nei due giovani pazienti descritti, deve indurre l'urologo pediatra
a considerare anche questa patologia tra le possibili complicanze ed intervenire anche con l'utilizzo
di tecniche alternative.
48
Abstract Code: CNG4646-28
Plastica del prepuzio Y-V come alternativa alla
circoncisione nel trattamento chirurgico della fimosi in
età pediatrica
M. Bertozzi 1, N. Nardi 1, E. Magrini 1, A. Appignani 1
(1) S.C. di Clinica Chirurgica Pediatrica, Università degli Studi di Perugia, Ospedale S. Maria della
Misericordia - Perugia
Razionale dello studio: valutare i risultati a distanza della plastica prepuziale di scorrimentoY-V
mediante questionario predefinito.
Metodi: Da ottobre 2010 a maggio 2013, 52 pazienti sono stati sottoposti a plastica dorsale di
scorrimento del prepuzioY-V. Criteri di inclusione: presenza di fimosi serrata, fallimento della
terapia topica e cute integra. Criteri di esclusione: presenza di segni di balanite xerotica obliterante,
scarsa compliance da parte del bambino al trattamento postoperatorio. In tutti i 52 pazienti è stata
eseguita la plastica in modo da ottenere un agevole scorrimento del prepuzio sul glande e nel
postoperatorio è stata somministrata una terapia steroidea topica (3/applicazioni/die per 7 giorni). Il
follow up postoperatorio è stato eseguito a distanza di una settimana, un mese e 6 mesi.
Tutti i genitori dei pazienti sono stati poi ricontattati telefonicamente per rispondere ad un
questionario predefinito ad almeno un anno dall’intervento chirurgico.
Risultati: 47 famiglie hanno accettato di rispondere alle domande del questionario mentre 5 pazienti
sono stati persi al follow-up. Le risposte al questionario hanno evidenziato che non ci sono state
complicanze chirurgiche a breve o lungo termine; in 3 casi si è verificata un’infezione locale, trattata
con crema antibiotica e nessun paziente ha avuto necessità di un re-intervento. Nel 67% dei casi il
risultato estetico funzionale è stato giudicato ottimo, nel 27% buono nel 6% sufficiente e/o
insufficiente per dichiarata difficoltà nella gestione postoperatoria. Nel 97% dei casi i genitori
rifarebbero lo stesso tipo di intervento.
Conclusioni: in base ai risultati ottenuti dalle risposte del questionario, la plastica prepuziale Y-V
rappresenta, in casi selezionati, una valida alternativa agli altri interventi di plastica prepuziale ed
alla circoncisione, con risultati estetici e funzionali giudicati ottimi. Rimane tuttavia fondamentale
l’accurata selezione del paziente, sia da un punto di vista clinico che dal punto di vista psicologico.
49
Abstract Code: CNG4572-26
Studio genetico della torsione del testicolo: nuova ipotesi
sul ruolo del gene Insulin-Like3.
P. Impellizzeri 1, T. Russo 1, A. Capra 2, M.A. La Rosa 2, E. Ferro 2, S. Briuglia 2, A.S. Montalto 1, G.
Scalfari 1, C. Salpietro Damiano 2, C. Romeo 1
(1) Dipartimento di Scienze Pediatriche, Ginecologiche, Microbiologiche e Biomediche-UOC Chirurgia
Pediatrica Messina., (2) Dipartimento di Scienze Pediatriche, Ginecologiche, Microbiologiche e
Biomediche-UOC Genetica e Immunologia Pediatrica
Premesse e scopo dello studio: La torsione del testicolo (TT) è una rara emergenza chirurgica con
possibili ripercussioni sulla fertilità. Riguardo l’eziologia l’ipotesi più accreditata, per la forma
intravaginale, è un’anomala fissazione della gonade allo scroto, benchè siano descritti casi di TT
familiare tale da ipotizzare un substrato genetico. Il gene INSL3, è uno dei fattori responsabili dello
sviluppo del gubernaculum testis e della fissazione del testicolo. Evidenze sperimentali hanno
dimostrato che topi knockout per INSL3 presentano criptorchidismo e TT. Scopo dello studio è stato
di ricercare eventuali mutazioni a carico del gene INSL3 in pazienti affetti da TT.
Materiali e metodi: Sono stati arruolati 20 pazienti con TT e 20 controlli senza patologie testicolari o
familiarità. I pazienti, dopo raccolta del consenso informato, sono stati sottoposti a prelievo ematico
periferico. Dai campioni è stata effettuata l’estrazione di DNA genomico ed analisi mediante
sequenziamento bidirezionale dell’esone 1 e 2 del gene INSL3.
Risultati: E’ stata riscontrata mutazione G in A in posizione 178 nell’esone 1 (rs6523), che determina
sostituzione amminoacidica Thr60Ala. Questa si presenta in omozigosi nel 50% dei pazienti e 10%
dei controlli (X2=7.1; P=0.01). In questi ultimi è presente in eterozigosi (20%).
Conclusioni: I risultati evidenziano, per la prima volta in letteratura, un potenziale ruolo di INSL3
nella patogenesi della TT. La mutazione in omozigosi di rs6523 conferma in un campione
significativo di popolazione, l’ipotesi sperimentale.
50
Abstract Code: CNG4694-31
Counseling PsicoSessulogico in pazienti affetti dal
complesso Estrofia Vescicale - Epispadia
M. Di Grazia 1, W. Rigamonti 2
(1) Università degli Studi Trieste - IRCCS Burlo Garofolo Trieste, (2) IRCCS Burlo Garofolo Trieste
Premesse e scopo dello studio: Il complesso estrofia-epispadia ha un’incidenza di 1/35.000 nati vivi.
Si manifesta con diversi gradi alterazioni anatomico-funzionali a carico dell’apparato urogenitale. La
terapia è prettamente chirurgica al fine di correggere il difetto anatomico, raggiungere un grado più
o meno completo di continenza urinaria, migliorare l’estetica e la funzionalità dei genitali.
L’adolescenza è il periodo più critico del paziente estrofico poichè inizia ad essere consapevole della
sessualità e delle difficoltà psicologiche correlate alla sua condizione. Lo studio ha utilizzato il
counseling prima dello sviluppo puberale per i pazienti e il counseling genitoriale per discutere delle
problematiche specifiche di questa fascia d’età e valorizzare le risorse per affrontarle.
Materiali e Metodi: Lo studio si è svolto dal 2010 al 2012 su pazienti in età pre-adolescenziale e
relativi familiari. I soggetti sono stati sottoposti a una serie di incontri di counseling
psicosessuologico.
Risultati: I soggetti coinvolti sono stati 45: 9 M e 4 F e i loro genitori. Ogni singolo soggetto è stato
sottoposto a 9 colloqui in un arco temporale di 6 mesi. Dall’analisi dei colloqui si evidenzia che i
soggetti, al termine del trattamento, hanno maturato un linguaggio della propria sessualità più
assertivo e una migliore verbalizzazione delle proprie emozioni.
Conclusioni: La rassicurazione familiare e la disponibilità di informazioni psicoeducative dimostrano
una migliore assertività e una maggiore consapevolezza della sessualità.
51
Abstract Code: CNG4678-33
Il Complesso Estrofia Vescicale–Epispadia: cosa succede
all’adolescenza?
P. Caione 1, S. Mignani 2, S. Gerocarni Nappo 1, N. Capozza 1
(1) UOC Urologia-Andrologia, Dipartimento Nefrologia-Andrologia, Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù, IRCCS, Roma, (2) UOS Psicologia Clinica, Dipartimento Neuroscienze, Ospedale Pediatrico
Bambino Gesù, IRCCS, Roma
Premesse
Poco è noto sul vissuto dei ragazzi e adolescenti affetti da complesso estrofia vescicale-epispadia
(CEVE) corretta nei primi anni di vita.
Materiali e metodi
Dal 1996 è stata adottata la complete penile disassembly con riconfigurazione della muscolatura
periuretrale per la correzione funzionale della CEVE, con significativi benefici nell’outcome
urologico. Questi pazienti (gruppo 2) sono stati confrontati con quelli operati in precedenza (gruppo
1) ad un follow-up di 10-20 anni, con valutazione della situazione urologica/genitale e di quella
psicologica tramite questionario di autovalutazione.
Risultati
Sono stati richiamati 93 pazienti su 143 trattati consecutivamente per CEVE: 36 hanno accettato la
verifica. Problemi urologici erano presenti nel 51% del 1° gruppo e nel 12% del 2° gruppo (p <0,05).
Dal questionario autosomministrato, problemi urologici sono stati lamentati nel 25% dei 36 pazienti
e problemi genitali nel 62%. Difficile relazione con l’altro sesso è stata lamentata nel 79% dei maschi
e nel 65% delle femmine senza differenza fra i 2 gruppi. L’82% dei pazienti si è dichiarato non
soddisfatto del proprio stato.
Conclusioni
Nonostante i progressi nella chirurgia ricostruttiva funzionale del CEVE, tali pazienti presentano
notevole fragilità e vulnerabilità della personalità, con solitudine per le relazioni sociali con lo stesso
e l’altro sesso. Un forte supporto psicologico deve sostenere la ricostruzione urologica in
adolescenza presso Centri dedicati all’estrofia con servizi di transitional care fornendo assistenza
multidisciplinare a 360° gradi.
52
Abstract Code: CNG4675-30
Outcome clinico a lungo termine e qualità della vita in
pazienti portatori di derivazione urinaria continente sec il
principio di Mitrofanoff: 12 anni di esperienza
V. Bucci 1, F. Battaglino 1, L. Fasoli 1, C. Bleve 1, S.F. Chiarenza 1
(1) Unità Operativa Chirurgia Pediatrica ULSS 6 Ospedale San Bortolo Vicenza
Premesse e scopo dello studio: valutazione dell’outcome clinico e della qualità della vita nei pazienti
sottoposti ad intervento di derivazione urinaria sec. il principio di Mitrofanoff.
Materiali e metodi: dal 2002 al 2014 sono stati sottoposti a derivazione continente 13 pazienti (età
media 23 aa all’intervento, FU medio 48 mesi),di cui 12 affetti da mielomeningocele e 1 da
epispadia.Le strutture utilizzate sono state 6 appendici (Mitrofanoff),1 uretere,1 Yung-Monti e 4
Duble Monti.Sono state confezionate 9 stomie all’ombelico, 2 a livello dei quadranti di destra e 2 di
sinistra.La tecnica e la gestione del post-operatorio sono state uniformi. E’ stata eseguita
rivalutazione del risultato clinico e concomitante valutazione della qualità della vita con questionari
validati(Qualiveen®)
Risultati: abbiamo riscontrato complicanze in 8 pazienti: 1 necrosi del condotto,1 fibrosi,5 stenosi del
condotto ed 1 complicanza occlusiva intestinale , in 6 pazienti è stata eseguita revisione chirurgica
con successo.
Il condotto è completamente continente in 10 casi e cateterizzabile in 12 casi.Il risultato estetico è
soddisfacente in tutti i pazienti.
Conclusioni: lo studio ha evidenziato soddisfazione da parte dei pazienti in termini di agevole
gestione della continenza miglioramento dell’autonomia e ottimo risultato estetico. La percentuale di
complicanze chirurgiche risulta comunque elevata soprattutto nei casi di Monti e Duble-Monti( come
riportato in letteratura).
53
Abstract Code: CNG4594-30
Tecnica di Heinz-Hoyer-Bovelaque modificata: un’opzione
terapeutica nei pazienti con estrofia vescicale recidiva
M. Messina 1, F. Molinaro 2, R. Angotti 2, G. Di Maggio 1, F. Ferrara 1, A.L. Bulotta 1, A. Bianchi 1
(1) Università di Siena 1240, Dipartimento di Scienze mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Clinica
Chirurgica Pediatrica, (2) università di Siena 1240, Dipartimento di Scienze mediche, Chirurgiche e
Neuroscienze, Clinica Chirurgica Pediatrica
Premesse e scopo dello studio: Scopo del lavoro è presentare la nostra casistica di estrofie vescicali
recidive trattate con la tecnica di Heintz-Boyer-Hovelaque modificata.
Materiali e metodi: è uno studio prospettico, condotto presso la Chirurgia Pediatrica di Siena (20042009). Tutti i pazienti presentavano un’estrofia vescicale recidiva. Tutti sono stati valutati con un
protocollo pre-operatorio e post-operatorio standardizzato. In tutti i pazienti e stata confezionata
una vescica rettale sec. Heitz-Boyer-Hovelaque modificata. Sono stati sottoposti ad un follow up 6,
12, 24, 36, 48 e 60 mesi.
Risultati: abbiamo incluso 10 pz (4M, 6F). Sono stati esclusi 4 pazienti. L’età media all’intervento
chirurgico era 8,3 anni (range: 3-13 aa). Il follow up attuale è di 10 anni. Tutti i pazienti hanno una
continenza diurna con un intervallo minzionale di 3-6 ore, 2 hanno una incontinenza notturna. 1
paziente ha una pielectasia renale < 20 mm.
Conclusioni: la scelta di una derivazione interna di questo tipo può essere considerata una opzione
terapeutica nei bambini adolescenti con estrofia vescicale recidiva. È necessario tuttavia un attento
follow up a lungo termine prima di proporla come prima scelta.
54
Abstract Code: CNG4626-26
Atresia dell'esofago long gap: sostituzione o
conservazione dell'esofago? Esperienza degli ultimi dieci
anni della Chirurgia Neonatale di Firenze
B. Noccioli 1, E. Ciardini 1, E. Severi 1, N. Centonze 1, E. Cerchia 1
(1) SODC Chirurgia Pediatrica Neonatale AOU Meyer Firenze
Premessa e scopo dello studio: ci limitiamo alle sole long gap tipo I e II.Dopo aver corretto queste
forme esclusivamente con EsofagoColonPlastica(ECP),negli ultimi 10 anni abbiamo cercato di
conservare l’esofago.Presentiamo l’esperienza maturata
Materiali e Metodi: 72 nuovi casi di atresia esofagea nel 2004/2013:8 tipo I, 6 tipo II ,per un totale di
13.
Nel neonato:6 fistole prossimali chiuse; 5 esofagostomia preliminare.Altri 6 pazienti con atresia tipo
I ricoverati nel primo anno di vita, dopo un trattamento iniziale eseguito altrove.Totale casi
19.Eseguite 6 anastomosi differite e 6 ECP;3 in attesa di intervento;4 si sono rivolti altrove
Risultati: mortalità 0. Nei 6 con conservazione dell’esofago:1 deiscenza parziale 2
chilotorace,risoltisi con terapia medica/conservativa.Stenosi anastomotica in 5:un reintervento di
resezione/anastomosi;4 calibrazioni endoscopiche. Per RGE intrattabile 3 Nissen.Nelle 6 ECP 2
deiscenza parziale dell’anastomosi cervicale,2 stenosi della stessa.Nessun
reintervento.Alimentazione per via naturale ripresa in media entro 30 giorni
Conclusioni: la conservazione dell’esofago, pur presentando un decorso postchirurgico più
indaginoso,non è stata gravata da complicanze a distanza e comporta ottima funzione
deglutitoria.Nelle ECP la peristalsi appare sempre modesta,il colon può presentare andamento
tortuoso,con ridotta capacità deglutitoria.Quando è possibile riteniamo giusto conservare l’esofago,
senza però ostinazioni, vista la buona di qualità di vita offerta da ambedue le tecniche.Proponiamo
uno studio nazionale multicentrico
55
Abstract Code: CNG4597-33
Sostituzione esofagea mediante trasposizione gastrica in
eta’ pediatrica: esperienza di due centri italiani
R. Angotti 1, F. Molinaro 1, A.L. Bulotta 1, A. Crucetti 2, C. Noviello 2, G. Cobellis 2, A. Martino 2, M.
Messina 1
(1) Università di Siena 1240, Dipartimento di Scienze mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Clinica
Chirurgica Pediatrica, (2) Dipartimento Materno infantile, SOD di Chirurgia Pediatrica e delle
Specialità Chirurgiche
Premesse e scopo dello studio: scopo di questo lavoro è presentare la nostra esperienza di
sostituzioni esofagee mediante trasposizione gastrica intratoracica.
Materiali e metodi: è uno studio retrospettivo, relativo a 6 pz (2M-4F), 4 con atresia esofagea (AE)
long gap (AE-III in 2, AE-I in 2) e 2 con stenosi esofagea da caustici. L’intervento chirurgico ha
previsto una trasposizione gastrica intratoracica e piloroplastica; in 2 casi è stata associata una
digiunostomia temporanea. Sono stati valutati le indicazioni all'intervento, il management
preoperatorio e gli outcomes postoperatori.
Risultati: non abbiamo rilevato complicanze intra e postoperatorie. L’età media all’intervento è stata
di 33.5 mesi (range: 3-78) nei pz con AE e 85.5 nei pz con stenosi da caustici. Il follow-up medio è di
144 mesi. Tutti i bambini si alimentano per os. La valutazione dell'accrescimento staturo-ponderale
ha mostrato 3 pazienti =3% e 3 <50%; la valutazione contrastografica delle vie digestive e
l’esofagogastroduodenoscopia postoperatoria sono risultati nella norma (regolare anastomosi,
transito regolare).
Conclusioni: Nella nostra esperienza la trasposizione intratoracica dello stomaco si è rivelata di
agevole esecuzione, priva di complicazioni intraoperatorie e a distanza, in grado di fornire un
sostituto ben vascolarizzato, senza tendenza alla dilatazione. Pertanto riteniamo che lo stomaco
possa rappresentare un ottimo sostituto esofageo sia nei pazienti con AE long gap, in cui non è
possibile utilizzare l’esofago nativo, che nei pazienti con estesa compromissione esofagea da
caustici.
56
Abstract Code: CNG4730-22
Il ruolo dei Flap maggiori nei pazienti con atresia
esofagea long-gap
L. Valfrè 1, A. Conforti 1, F. Fusaro 1, B.D. Iacobelli 1, F. Morini 1, P. Bagolan 1
(1) Dipartimento di Neonatologia medica e chirurgica Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Roma
Scopo: L’atresia esofagea long-gap (AELG) è una problematica difficile da trattare anche nelle mani
più esperte, con un alto rischio di complicanze post-operatorie e di un’aumentata necessità di
dilatazioni esofagee. Differenti opzioni chirurgiche , dalla trazione esofagea alla sostituzione, sono
state proposte per colmare il “gap”. Lo scopo del nostro studio è stato di analizzare la nostra
esperienza nei pazienti trattati per AELG indagando il ruolo dei flap esofagei maggiori.
Materiali e Metodi: E’ stata condotta un’analisi retrospettiva di tutti i pazienti trattati per AELG dal
gennaio 1995 al dicembre 2013 . La selezione dei pazienti definiti AELG (gap >- 3 corpi vertebrali) è
stata basata sulla misurazione pre ed intraoperatoria del Gap. Gli outcomes postoperatori sono stati
confrontati tra i pazienti sottoposti o no a confezionamento di un flap maggiore . Per l’analisi
statistica sono stati utilizzati i test di Fisher e di Mann-Whitney . p < 0.05 è stata considerata
significativa.
Risultati: Durante il periodo analizzato sono stati trattati 61 pazienti con AELG. In 9 casi è stato
utilizzato un flap maggiore per colmare il gap. Non ci sono state differenze significative tra i due
gruppi per gli outcomes considerati: dati demografici, tipo di AE A/B vs C/D, esofagostomie cervicali,
leak maggiori, re-do surgery, numero dilatazioni, stent esofageo, paralisi cordale, plastica antireflusso.
Conclusioni: AELG è una problematica relativamente frequente nei centri di terzi livello. Una
preparazione estensiva del pouch esofageo superiore e la creazione di un flap maggiore
rappresenta un utile strumento per colmare il gap, in assenza di un aumento delle complicanze
post-operatorie ed al follow-up a medio termine.
57
Abstract Code: CNG4565-28
La gestione del neonato con atresia dell'esofago ed arco
aortico destroposto: destra o sinistra?
F. Parolini 1, A. Armellini 1, G. Boroni 1, L. Righetti 1, P. Orizio 1, D. Alberti 2
(1) Clinica Chirurgica Pediatrica, Spedali Civili Brescia, (2) Clinica Chirurgica Pediatrica, Spedali Civili
Brescia; Università degli Studi di Brescia
SCOPO DELLO STUDIO: L’approccio chirurgico al neonato con atresia esofagea (AE) e arco aortico
destroposto (AAD) è controverso. Gli autori offrono una systematic review su epidemiologia, metodi
diagnostici e opzioni terapeutiche in questi pazienti.
MATERIALI E METODI: Per ciascuno studio sono stati analizzati incidenza di AAD, anomalie associate,
timing e modalità di diagnosi. Le strategie chirurgiche sono state confrontate in base alle
complicanze mediante test di Fisher.
RISULTATI: 8 studi sono stati inclusi nella review. L’AAD è stato riscontrato nel 3.6% dei neonati con
AE. Nel 50% dei casi erano presenti malformazioni cardio-vascolari associate. L’ecocardiografia preoperatoria è stata effettuata nel 79% dei pazienti, ma ha potuto correttamente diagnosticare un AAD
solo nel 28.9%. Tutti gli studi hanno riportato strategie chirurgiche diverse, indipendentemente dalla
presenza della diagnosi pre-operatoria. L’approccio chirurgico iniziale è stato: 22% toracotomia
sinistra, 61% toracotomia destra, 3% toracoscopia sinistra, 9% toracoscopia destra. Una conversione
ad un secondo accesso è stata necessaria nel 31% dei casi. Non sono state registrate differenze
significative tra approccio destro e sinistro in termini di leaks (P=0.245), stenosi (P=0.56) o mortalità
(P=1).
CONCLUSIONI: Il riscontro di AAD nel neonato con AE è un’evenienza rara e spesso diagnosticata
solo in sede operatoria. L’evidenza che giustifichi la superiorità di un approccio è scarsa, e la
preferenza e l’abilità del chirurgo sembrano essere le vere discriminanti nella scelta della strategia
chirurgica.
58
Abstract Code: CNG4729-30
L’influenza delle anomalie cardiache maggiori sugli
outcome a medio termine nei pazienti trattati per atresia
esofagea
L. Valfre 1, A. Conforti 1, A. Baban 2, B.D. Iacobelli 1, F. Fusaro 1, P. Bagolan 1
(1) Dipartimento neonatologia medica e chirurgica Ospedale Pediatrico Bambino Gesu Roma, (2)
Dipartimento di Cardiologia Pediatrica Ospedale Pediatrico Bambino Gesu Roma
SCOPO
Le anomalie cardiache maggiori (ACM) rappresentano un significativo fattore di rischio per la
mortalità nei pazienti trattati per atresia esofagea (AE). Tuttavia, l’influenza delle ACM sugli outcome
postoperatori dei pazienti trattati per atresia esofagea è stata scarsamente indagata. Lo scopo di
questo studio è di valutare l’outcome a medio termine dei pazienti affetti da atresia esofagea in
relazione alle ACM.
MATERIALI E METODI
Dal gennaio 2008 al dicembre 2012 sono stati prospettivamente analizzati tutti i pazienti trattai per
AE. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi sulla base della presenza di anomalie cardiache
maggiori. Il follow-up a medio termine è stato confrontato tra I due gruppi. Per l’analisi statistica
sono stati utilizzati il test di Fisher ed il test di Mann-Whitney . p < 0.05 è stata considerate
significativa.
RISULTATI
Durante il periodo analizzato, sono stati valutati prospettivamente 76 pazienti trattati ed inseriti in un
programma di follow-up. Il periodo medio di follow-up è stato di 3,2 anni (1-6,1 aa). Non sono
presenti differenze demografiche ne chirurgiche tra i due gruppi di pazienti (età gestazionale, peso
neonatale, tipo A/B vs C7D, long-gap AE, esofastomia cervicale, referral).
I pazienti affetti da AE e cardiopatia maggiore presentano una minor frequenza di re-do surgery ( 10
(18) vs 0 (0) p 0,03 ) e necessità di dilatazione esofagea ( 2 (0-3) vs 1 (0-1) p 0,01) in confronto con i
pazienti non affetti da ACM.
CONCLUSIONI
I pazienti trattati per AE associata ad ACM, seppure mostrino un periodo perinatale più severo,
presentano meno stenosi esofagee che richiedano dilatazioni e re-do surgery in confronto ai pazienti
con AE senza ACM. Poiché è stato dimostrato che le anomalie cardiache maggiori possono dipendere
da difetti del collagene, questo potrebbe spiegare una diversa “plasticità” dell’esofago nei bambini
con AE e ACM associate.
59
Abstract Code: CNG4652-25
Una rara causa di emorragia esofagea massiva:
approccio multidisciplinare e minivasivo a un caso
complesso
M. Cheli 1, G. Giannotti 1, M. Ciuffreda 2, M.L. Brena 1, M.M. Colusso 1, L. Minelli 1
(1) Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, U.S.C. Chirurgia Pediatrica, (2) Azienda Ospedaliera
Papa Giovanni XXIII, U.S.S.D. Cardiologia Pediatrica
Premesse e scopo dello studio: Descriviamo un caso di fistola aortoesofagea determinante
emorragia gastrointestinale massiva. Condizione rara dovuta a molteplici cause che presenta rapida
e letale evoluzione.
Materiali e Metodi: Bambina di 3 anni si presenta con ematemesi e shock emorragico. Sottoposta a
endoscopia che evidenziava emorragia senza definita foce di sanguinamento. Si posizionava sonda
di Blakemore con stabilizzazione emodinamica. L’ angioTC mostrava spandimento di mdc dall’aorta
discendente con adiacente psedudoaneurisma. Nelle ore successive per ripresa del sanguinamento
la paziente ha presentato distensione addominale con quadro di shock e impossibilità alla
ventilazione necessitando di laparotomia esplorativa e gastrotomia decompressiva. Si posizionava
cannula aortica e in collaborazione con i cardiologi interventisti stent aortico con esclusione dello
pseudoaneurisma e della fistola.
Risultati: Il decorso postoperatorio è stato caratterizzato dalla formazione di stenosi esofagea
peggiorata da reflusso che ha necessitato di fundoplicatio con gastrostomia e dilatazioni
pneumatiche. Il follow-up a 1 anno mostra miglioramento della stenosi con ripresa
dell’alimentazione. All’ecocolordoppler lo stent risulta pervio e ben posizionato.
Conclusioni: In presenza di massivo sanguinamento dalle vie digestive superiori va considerata la
rara evenienza di una fistola aortoesofagea. Per la sopravvivenza della paziente è stato
determinante la gestione multidisciplinare che ci ha permesso una pronta diagnosi e la possibilità di
realizzare chiusura della fistola mediante tecnica mininvasiva.
60
Abstract Code: CNG4634-25
Risultati a lungo termine del trattamento laparoscopico
dell’acalasia esofagea nei bambini. Studio multicentrico.
C. Esposito 1, G. Riccipetitoni 2, F. Chiarenza 3, A. Roberti 1, C. Vella 2, A. Farina 1, G. Fava 2, M. Escolino
1
, A. Settimi 1
(1) UNIVERSITA' DI NAPOLI FEDERICO II, NAPOLI, ITALIA, (2) OSPEDALE PEDIATRICO BUZZI, MILANO,
ITALIA, (3) OSPEDALE SAN BORTOLO, VICENZA, ITALIA
Scopo dello studio: questo studio descrive l’esperienza di tre centri italiani nel trattamento di
bambini con acalasia esofagea.
Materiali e metodi: nel periodo compreso tra Giugno 2000 e Giugno 2012, 31 bambini (13 femmine e
18 maschi, con età media di 8,4 anni) affetti da acalasia esofagea sono stati trattati in 3 diverse
strutture mediante una esofago-miotomia secondo Heller per via laparoscopica, associata ad un
plastica antireflusso secondo Dor.
Tra il 2000 e il 2005 la miotomia è stata realizzata mediante coagulazione mono o bipolare (14
pazienti), mentre dopo il 2005 sono stati utilizzati i nuovi dispositivi emostatici (17 pazienti).
Risultati: la durata media dell’intervento chirurgico è stata di 120 minuti. La degenza media è stata di
4 giorni. Abbiamo riportato 8 complicanze: in 3 pazienti (9.6 %) si è verificata una perforazione della
mucosa esofagea, e 5 pazienti (16,1 %) hanno presentato disfagia dopo l'intervento chirurgico.
Confrontando i risultati prima e dopo il 2005, sembra che i nuovi dispositivi emostatici riducano la
durata dell’ intervento chirurgico in modo statisticamente significativo (test di t student, p < 0.01).
Conclusioni: Sulla base della nostra esperienza, la miotomia laparoscopica sec Heller associata ad
una plastica antireflusso rappresenta un metodo sicuro ed efficace per il trattamento dell’ acalasia
nella popolazione pediatrica.
Le complicanze intraoperatorie sono risultate inferiori al 10 % e si sono verificate soprattutto
all'inizio della learning curve. Considerando la rarità di questa patologia crediamo che i pazienti con
acalasia debbano essere trattati esclusivamente in centri altamente specializzati nel trattamento di
questa patologia.
61
Abstract Code: CNG4703-22
Ricostruzione autologa intestinale nel nuovo millennio: Il
modello di Manchester
R. Coletta 1, V. Solari 1, R. Iacona 1, B.A. Khalil 1, A. Morabito 1
(1) Paediatric Autologous Bowel Reconstruction and Rehabilitation Unit - Royal Manchester
Children's Hospital
Premesse e scopo dello studio: La Short Bowel Syndrome (SBS) richiede un attento inquadramento
terapeutico. Scopo di tale studio è riportare l’esperienza nel trattamento della SBS mediante
approccio individualizzato tramite combinazione delle procedure di riabilitazione intestinale (AGIR).
Materiali e Metodi: Indagine retrospettiva dei pazienti affetti da SBS trattati chirurgicamente tramite
procedure combinazione di AGIR. Tali procedure sono state definite come più di una tecnica AGIR
(allungamento, tailoring o riduzione di transito) eseguita contemporaneamente sullo stesso paziente.
I dati sono presentati come media±SD.
Risultati: Tra il 2008 e il 2013 su 34 pazienti trattati, 16 (10:6, F:M) sono stati sottoposti a
combinazione di AGIR. Età all'intervento 2,62±2,75anni. Lunghezza preoperatoria del piccolo
intestino 25,80±16,71cm; dopo trattamento 43,00±22,54cm (p <0,0001). Dopo 19.25±13.85 mesi di
follow-up tre episodi di occlusione intestinale sono stati riportati. Un paziente affetto da sindrome di
Peters è deceduto in seguito a complicazioni legate alla sua sindrome genetica. Al momento nessun
paziente è a pieno regime parenterale; tale dato è dimostrato da un progressivo svezzamento dalla
TPN (3,06±2,01 notti senza TPN) e dal progressivo incremento del peso corporeo nell’ordine di
1,51±1,02kg.
Conclusioni: Le tecniche di riabilitazione intestinale combinate e mirate alle esigenze individuali di
ogni singolo paziente sono un approccio efficace e sicuro anche nei casi con intestino residuo minore
di 20 cm. Riteniamo la creazione di unità di riabilitazione intestinale in grado di offrire tutte le
tecniche AGIR sia essenziale nel trattamento della SBS.
62
Abstract Code: CNG4670-25
Onfalocele gigante: 10 anni di esperienza con approccio
minivasivo
C. Bleve 1, S. D'agostino 1, F. Ferrara 1, L. Costa 1, S.F. Chiarenza 1
(1) Unità Operativa Chirurgia Pediatrica ULSS 6 Ospedale San Bortolo Vicenza
Razionale dello studio: La strategia d’elezione nel trattamento dell’onfalocele gigante (>5cm con
fegato extracorporeo) è tuttora problematica e controversa. Descriviamo una tecnica alternativa
riportata in letteratura nel 1979 e da allora divenuta routinaria presso il nostro reparto.
Metodi: 1. Approccio iniziale conservativo con progressiva riduzione endoaddominale dei visceri e
con bendaggio elastico compressivo esterno proteggendo la membrana amniotica con garza grassa.
2. Chiusura secondaria definitiva della parete addominale dopo 3 o 4 medicazioni compressive
graduali ripetute a distanza di 2-3 gg ognuna. La procedura è effettuata in incubatrice, in sterilità, in
respiro spontaneo/ sedazione blanda o profonda nei casi severi (con monitoraggio della pressione
endovescicale).
Risultati: 9 i pz trattati con difetti > 6cm e fegato extracorporeo (5 di questi durante missioni
umanitarie). La riduzione completa e la chiusura finale è sempre avvenuta in 7-10 gg senza l’utilizzo
di protesi e complicanze. Non abbiamo registrato complicanze.
Conclusioni: l’utilizzo preventivo del bendaggio elastico compressivo facilita il graduale ampliamento
della cavità addominale ed un relativamente agevole rientro dei visceri. La successiva ricostruzione
della parete addominale in tempo unico viene così facilitata. La tecnica risulta sicura, efficace,
semplice e facilmente riproducibile anche nei Paesi a risorse limitate.
63
Abstract Code: CNG4587-32
Chiusura sequenziale di gastroschisi con silos costruito
con pellicola adesiva e senza suture.
S. Ceccanti 1, S. Frediani 1, I. Falconi 1, D. Morgante 1, R. Iaconelli 1, D. Cozzi 1
(1) Sapienza Università di Roma
Premesse e scopo dello studio: Descriviamo una tecnica di riduzione per stadi di gastroschisi
mediante costruzione di silos con pellicola adesiva ancorata alla parete addominale senza suture.
Materiali e Metodi: Tecnica: alla nascita gli erniati vengono avvolti con pellicola adesiva di polietilene
sterile. Il cordone ombelicale è incluso nel silos e sospeso all’incubatrice per favorire la riduzione
per gravità. Nelle successive 12h viene effettuata una riduzione per stadi degli erniati in anestesia
generale, ripetuta successivamente ogni 48-72h. Al termine di ogni procedura viene costruito un
nuovo silos. Dopo riduzione completa dei visceri, il difetto viene chiuso adagiando la base del
cordone sulla guaina del retto, per favorire una contrazione fasciale circonferenziale. Il moncone
ombelicale è lasciato essiccare.
Risultati: In 8 neonati la riduzione completa è stata ottenuta tra 12h e 8 giorni di vita (mediana,5
giorni) mediante 1-4 riduzioni (mediana,2.5). Un neonato ha richiesto la raffia di piccola perforazione
intestinale iatrogena. L’alimentazione enterale totale è stata raggiunta tra 12 e 49 giorni postoperatori (mediana,18) e la durata media del ricovero è stata di 28 giorni (range,14-76). Tutti i
pazienti hanno un addome senza cicatrici con ombelico normale. In 2 è stata eseguita
un’ernioplastica per persistenza di ernia ombelicale a 5 anni di età.
Conclusioni:La pellicola adesiva rappresenta un materiale protesico poco costoso e facilmente
disponibile per la costruzione di un silos senza suture. I risultati sono paragonabili a quelli ottenuti
con silos preformati.
64
Abstract Code: CNG4707-26
Interposizione colica nel trattamento nel trattamento
della Short Bowel Syndrome: nostra esperienza
V. Solari 1, R. Coletta 1, R. Iacona 1, B.A. Khalil 1, A. Morabito 1
(1) Paediatric Autologous Bowel Reconstruction and Rehabilitation Unit - Royal Manchester
Children's Hospital
Premesse e scopo dello studio: Il trattamento chirurgico della sindrome da intestino corto (SBS)
rimane ancora oggi di difficile trattamento. Una delle cause della malnutrizione SBS correlata è
l’accelerato transito intestinale. Scopo dello studio è condividere la nostra esperienza nell’utilizzo
dell’interposizione colica (IC) come tecnica di rallentamento del transito intestinale.
Materiali e Metodi: Analisi retrospettiva dei pazienti SBS che hanno subito IC presso la nostra unità
tra il 2011 e il 2013.
Risultati: Sono stati identificati dodici pazienti con SBS derivanti da volvolo (9), atresia intestinale (2)
e NEC (1). Lunghezza intestinale preoperatoria 14,80±3,60cm e numero di evacuazioni giornaliere
8.5±2.92. IC è stata eseguita come procedura primaria in 4 pazienti e combinata ad una procedura di
allungamento intestinale in 7 pazienti (4 STEP e CII , 2 LILT associata a IC e 1 duodenal
antimesenteric serial tailoring con IC). Dopo 17,97±9,03mesi di follow-up il numero di evacuazioni
giornaliere è ridotto significativamente (p<0,0078). Tutti i pazienti eseguono HPN (home Nutrizione
Parenterale) con progressivo svezzamento (numero di notti senza HPN 4±2) e con tasso medio di
aumento ponderale di 4,07±2.1 kg.
Conclusioni: IC risulta essere opzione affabile nei pazienti SBS in cui non è possibile eseguire
allungamento intestinale oppure come seconda procedura post lengthening per ridurre
ulteriormente il transito intestinale. La nostra esperienza dimostra che l’interposizione colica è una
tecnica di riabilitazione intestinale sicura, libera da complicanze e la riduzione del numero delle
evacuazioni migliora sensibilmente l'assorbimento intestinale.
65
Abstract Code: CNG4704-23
Duodenal antimesenteric sequential tailoring: nuovo
approccio nel trattamento della dilatazione duodelale
sintomatica in pazienti affetti da Short Bowel Syndrome
R. Coletta 1, B.A. Khalil 1, A. Morabito 1
(1) Paediatric Autologous Bowel Reconstruction and Rehabilitation Unit - Royal Manchester
Children's Hospital
Premesse e scopo dello studio: In letteratura il trattamento della dilatazione duodenale sintomatica
durante Short Bowel Syndrome (SBS) non è riportato. Scopo dello studio è condividere l’esperienza
nell’utilizzo di un approccio chirurgico multidisciplinare e innovativo nella gestione di questa
patologia.
Materiali e Metodi: Analisi retrospettiva di pazienti affetti da SBS con presenza di duodeno dilatato e
sintomatico giunti alla nostra attenzione negli ultimi 5 anni. Abbiamo adattato la tecnica STEP al
duodeno mediante rimodellamento della porzione antimesenterica in tre punti tramite stapler tipo
GIA 35mm.Tale tecnica è stata denominata Duodenal Antimesenteric Sequential Tapering (DAST). I
dati sono presentati come indice medio±Standard Deviation.
Risultati: Su 34 pazienti trattati nel periodo in esame, 9 (6:4, F:M), sono stati sottoposti a DAST. Età
alla procedura 38.13±34.97 mesi. Diametro duodenale pre DAST 6.25±1.76cm, dopo tailoring
3.12±0.62cm Lunghezza complessiva preoperatoria del piccolo intestino 23.74±15.10 cm.
L’avanzamento medo post DAST è stato di 4.37±1.06 cm, con conseguente lunghezza intestinale
finale di 38.13±21.99 cm. Nessun segno di sofferenza intestinale post DAST né di complicazioni postoperatorie sono state osservate. Svezzamento dalla Nutrizione Parenterale nell’ordine di 3.65±2.25
notti dopo un follow up medio di 21.38±17.58 mesi.
Conclusioni: Nonostante il limitato numero di casi, i risultati sono incoraggianti. La DAST è risultata
essere efficace nel trattamento della dilatazione duodenale in SBS. Questa tecnica può essere
considerata una nuova realistica possibilità chirurgica in pazienti SBS selezionati.
66
Abstract Code: CNG4743-26
L’uso del sistema V.A.C. (Vacuum Assisted Closure) nel
trattamento delle ferite dell’addome del neonato e del
prematuro.
V. Domenichelli 1, M.D. Sabatino 1, G. Lamberti 2, S. Federici 1
(1) U.O.C. Chirurgia Pediatrica AUSL della Romagna, Ospedale "Infermi" di Rimini, (2) Scuola di
Specializzazione in Chirurgia Pediatrica Università di Palermo
Premesse e Scopo dello Studio: La V.A.C. è utilizzata per ferite acute e croniche nell’adulto. Limitati
sono i casi in età pediatrica; nel 2004 è stato istituito un protocollo per il suo utilizzo in epoca
neonatale, mentre minima è l’esperienza per i prematuri di peso <1500 gr. Riportiamo la nostra
esperienza sull’uso della V.A.C. in epoca neonatale e nei prematuri.
Materiali e Metodi: dal 2011 al 2014 abbiamo trattato 8 neonati con la V.A.C. per ferite della parete
addominale; età media 32 settimane, peso medio all’atto della procedura 2100 gr. Tre pazienti
trattati per gastroschisi, 5 per infezione e deiscenza della ferita addominale dopo intervento
chirurgico per enterocolite necrotizzante. Le pressioni negative utilizzate sono state -50/-75mmHg
in modalita’continua per i neonati, e -25mmHg per i prematuri; pressioni progressivamente
aumentate fino a -75mmHg, dopo aver verificato la stabilità emodinamica. Eseguite medicazioni ogni
72 ore in asepsi, in 2 pazienti senza sedazione.
Risultati: la durata media del trattamento è stata di 20 gg. L’uso delle pressioni negative nei pazienti
di basso peso alla nascita non ha evidenziato instabilità emodinamica. Non ci sono state complicanze
nell’utilizzo della V.A.C. in caso di recente anastomosi intestinale ed anche la presenza di
enterostomie non ne ha compromesso l’applicazione.
Conclusioni: la V.A.C. è efficace per la cura di ferite infette addominali nei neonati e nei prematuri di
basso peso. In quest’ultimi riteniamo importante iniziare con basse pressioni ed aumentarle in
rapporto alla stabilità dei parametri vitali.
67
Abstract Code: CNG4688-34
Torsioni ovariche in età pediatrico-adolescenziale:
ovarian-sparing surgery come trattamento preferenziale
F. De Girolamo 1, G. Lisi 1, D. Di Renzo 1, A. Persico 2, N. Pappalepore 2, P. Lelli Chiesa 1
(1) Cattedra di Chirurgia Pediatrica, Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara, (2) U.O. di Chirurgia
Pediatrica, Ospedale S. Spirito, Pescara
Premesse e scopo dello studio: Valutare management e outcomes nelle torsioni ovariche (TO) in età
pediatrico-adolescenziale trattate nel nostro Centro con ovarian-sparing surgery (OSS: detorsione o
detorsione + cistectomia/tumorectomia).
Materiali e metodi: studio retrospettivo basato su un gruppo di 48 TO trattate dal 1991 al 2013 (età
media 11 anni; range 3-15 anni); sono stati valutati: etiologia, scelta terapeutica, aspetto intraoperatorio e istologia. Le pz sono state seguite con follow-up (FU) clinico-ecografico.
Risultati: Nove sono state le TO idiopatiche, 39 quelle con patologia associata: 21 cisti funzionali, 17
tumori benigni (14 teratomi, 3 cistoadenomi), 1 cistoadenoma borderline. L’ovariectomia è stata
eseguita In 32 pz (66%), l’OSS in 16 (34%), di cui 9/16 con patologia associata. L’utilizzo di OSS è
aumentato dal 20% al 40% dal primo al secondo decennio. In 15 TO l'ovaio era necrotico/emorragico:
6/15 (40%) sono state trattate con OSS. In nessun caso di OSS si sono riscontrate complicanze postoperatorie (peritonite, trombosi) né atrofia dell’annesso, che al FU ecografico appare ben
vascolarizzato e con quota parenchimale apprezzabile.
Conclusioni: La patogenesi prevalente della TO in età pediatrica è funzionale o benigna, non
giustificando l’ovariectomia di scelta. Anche nel trattamento di ovaie necrotico/emorragiche o con
patologia associata, lo studio ha mostrato che l’OSS è un’opzione terapeutica valida, non gravata da
complicanze a breve o lungo termine, da abbinare a stretto FU post-operatorio.
68
Abstract Code: CNG4683-29
Utero didelfo, emivagina ostruita ed agenesia renale
omolaterale (S. di Herlyn-Werner-Wunderlich): il corretto
timing diagnostico-terapeutico consente di precorrere le
complicanze e preservare la fertilità.
D. Di Renzo 1, A. Persico 1, V. Guerriero 1, G. Di Paolo 2, P. Lelli Chiesa 1
(1) Cattedra ed U.O. di Chirurgia Pediatrica, Chieti-Pescara, (2) Ginecologia dell'adolescenza,Pescara
Razionale dello studio: evidenziare l’importanza di un corretto timing diagnostico-terapeutico della
sindrome di Herlyn-Werner-Wunderlich (SHWW), al fine di precorrerne le complicanze e preservare
la fertilità.
Metodi: si presentano 4 casi di SHWW, analizzandone età e modalità di presentazione, timing,
efficacia e pitfalls delle indagini diagnostiche, terapia ed outcome uro-genitale.
Risultati: 2 casi esordiscono postpubere con addome acuto da ematocolpo; 1 a 2aa con massa
vestibolare; le 3 pz eseguono Ecografia, RMN/TC pelvi e Genitoscopia, oltre a studio uro-radiologico
completo, che rivela agenesia renale (AR) misconosciuta. Nel quarto caso, il riscontro perinatale di
AR ed idrocolpo suggerisce f.u. ecografico programmato; l’iter diagnostico viene completato prima
della pubertà con RMN, genitoscopia e laparoscopia esplorativa, che chiarisce l’anatomia dell’utero
prepubere. In tutte si rimuove il setto vaginale. Non si manifestano recidive o complicanze
(endometriosi, infezioni o aderenze pelviche). Una pz porta a termine una gravidanza.
Conclusioni: nella SHWW, la diagnosi precoce è spesso ostacolata dal tardivo esordio
sintomatologico e dalla poca conoscenza dell’associazione sindromica. Pertanto il riscontro
neonatale di AR e/o idrocolpo, deve indurre a sospettarla e a pianificarne l’iter diagnosticoterapeutico prima del menarca. Nelle adolescenti con ematocolpo va studiato l’apparato urinario. Lo
studio dell’apparato genitale prepubere, per cui la RMN ha ridotto potere diagnostico, si giova della
laparoscopia, effettuata in tempo unico con la resezione del setto vaginale.
69
Abstract Code: CNG4624-24
La patologia ovarico-annessiale in età pediatrica: la
nostra esperienza
M. Bertozzi 1, E. Magrini 1, N. Nardi 1, B. Melissa 1, A. Appignani 1
(1) S.C. di Clinica Chirurgica Pediatrica, Universita` degli Studi di Perugia - Ospedale S. Maria della
Misericordia - Perugia
Razionale dello studio: Analizzare retrospettivamente 10 anni di esperienza sulla patologia ovaricoannessiale in un solo centro.
Metodi: Dal giugno 2004 al maggio 2014, 15 bambine (età media 58.8 mesi) sono state sottoposte
ad intervento chirurgico per patologia ovarica ed annessiale.
Abbiamo avuto 8 torsioni ovariche in 7 pazienti, 5 neonatali, 2 nella medesima bambina (recidiva
dopo 7 mesi) ed 1 in una bambina di 8 anni.
Una cisti neonatale ovarica, 1 torsione tubarica, 1 disgerminoma ovarico, 2 torsioni ovariche su
teratoma, 2 teratomi ovarici ed 1 sindrome di Turner SRY+ sottoposta a gonadectomia profilattica. In
8 casi l’intervento è stato condotto in regime di elezione mentre in 9 casi in urgenza. L’approccio a
tali patologie è stato laparoscopico in 15 interventi su 14 bambine. In un solo caso l’approccio è
stato open.
Risultati:. Gli interventi sono stati portati a termine con tecnica laparoscopica pura in 4 casi (2
torsioni ovariche di cui una recidiva, 1 torsione su teratoma, 1 sindrome di Turner).
In 9 casi la tecnica è stata video assistita (5 torsioni neonatali, 1 cisti neonatale ovarica , 1
disgerminoma, 1 torsione ovarica su teratoma, 1 teratoma).
In 2 casi è stato necessario convertire l’intervento (1 torsione ovarica ed 1 torsione della tuba). In 1
solo caso di teratoma è stata utilizzata la tecnica open.
L’approccio laparoscopico è stato applicato nel 94% dei casi.
In un caso di recidiva di torsione ovarica nella stessa bambina, è stata eseguita detorsione ed
ooforopessi laparoscopica.
Conclusioni: Riteniamo che la laparoscopia abbia un ruolo fondamentale nella patologia ovaricoannessiale per una diagnosi definitiva , sia in urgenza che in elezione. L’intervento può essere
realizzabile o mediante tecnica laparoscopica pura o con tecnica video assistita in base
all’esperienza del chirurgo e la nostra percentuale di conversione (12.5%) lo testimonia.
70
Abstract Code: CNG4620-20
Standardizzazione della tecnica
laparoscopica dei residui dell’uraco
nell’asportazione
M. Bertozzi 1, E. Magrini 1, N. Nardi 1, A. Appignani 1
(1) S.C. di Clinica Chirurgica Pediatrica, Universita` degli Studi di Perugia - Ospedale S. Maria della
Misericordia Perugia
Valutazione per Partecipazione a Premio SIVI under 35
Razionale dello studio. Mostrare l’evoluzione della tecnica laparoscopica per l’asportazione dei
residui dell’uraco descrivendo in maniera dettagliata la nostra nuova tecnica mediante uno studio
retrospettivo di nove anni.
Metodi. Dal luglio 2005 ad aprile 2014, 18 pazienti con età media di 4 anni e 8 mesi, sono stati
sottoposti ad asportazione mini invasiva di residui dell’uraco. In 4 pazienti l’ asportazione del residuo
è stata video-assistita, 2 pazienti hanno avuto un drenaggio di ascesso uracale laparo-assistito
mentre i rimanenti 12 sono stati trattati con tecnica laparoscopica. Abbiamo posizionato il primo
trocar da 5/10 mm a livello sottocostale sulla linea emiclavicolare destra con tecnica di Hasson.
Creato il pneumoperitoneo, sono stati inseriti 2 trocar da 3/5 mm in triangolazione. I residui uracali
sono stati interamente identificati. La dissezione è stata iniziata tra l'ombelico e la cupola vescicale,
poi proseguita verso l’ombelico, lasciando la parte sottombelicale in un primo momento intatta.
Questo ha facilitato la successiva asportazione completa con sutura della cupola vescicale. Dopo l'
asportazione dei residui, la tenuta della sutura vescicale è stata controllata mediante riempimento
della vescica con blu di metilene. In caso di presenza di fistola cutaneo-uracale è stata sempre
eseguita una fistulectomia.
Risultati. In tutti i pazienti in cui abbiamo eseguito l’asportazione del residuo uracale l’intervento è
stato portato a termine in un tempo che è variato da 20 a 120 minuti (media 63.8 min). Non ci sono
state complicanze intra o postoperatorie né recidive. La degenza postoperatoria è variata da 2 a 5
giorni (media 3 giorni).
Il follow up medio è di 4 anni.
Conclusioni. In caso di asportazione laparoscopica di UR, la nostra nuova disposizione dei trocar ha
permesso una visualizzazione ottimale dell’intero residuo dell’uraco permettendone l’exeresi sicura
ed efficace. In caso di conversione, la tecnica laparo-assistita potrebbe essere un'alternativa alla
chirurgia open.
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Abstract Code: CNG4576-30
Rimorso Decisionale Nei Genitori Di Pazienti Sottoposti A
Trattamento Di Ipospadia Distale
F. Ghidini 1, A. Kungulli 1, M. Castagnetti 1
(1) Sezione di Urologia Pediatrica, UOC di Urologia, Azienda Ospedaliera di Padova
Premesse e scopo dello studio: In linea con studi recenti (Lorenzo JUrol 2014; 191: 1558), abbiamo
valutato il rimorso decisionale nei genitori di pazienti sottoposti a correzione di ipospadia distale.
Materiali e Metodi: Tra 01/2005 e 12/2012, 372 pazienti sono stati sottoposti a correzione di
ipospadia distale primitiva. In Aprile 2014 (follow-up mediano 4.5 anni, range 1.3-8.9), abbiamo
valutato con questionari validati la presenza di rimorso decisionale nei genitori (Decision Regret
Scale), in rapporto alla percezione dell’aspetto del pene (Pediatric Penile Perception Score), alla
presenza di sintomi del basso apparato (Dysfunctional Voiding and Incontinence Scoring System), e
alla necessità di reinterventi.
Risultati: 172 (46%) famiglie hanno aderito. Nell’84% dei casi, l’intervento eseguito era una
Snodgrass associata a prepuzioplatica nel 61%. Solo 26 (8%) genitori non presentavano alcun
rimorso, 169 (52%) un rimorso lieve, e 128 (40%) un rimorso moderato-grave, con accordo nell’83%
delle coppie (K=0.6). I genitori con rimorso moderato-grave riportavano una percezione dell’aspetto
estetico del pene e della sintomatologia urinaria statisticamente peggiore (p=0.02 e 0.0006) di quelli
senza o con lieve rimorso, mentre il tasso di reinterventi era comparabile (p=0.3).
Conclusioni: Una percentuale rilevante di genitori presenta un rimorso per aver sottoposto il figlio a
correzione dell’ipospadia distale. Questo si associa ad una percezione di un cattivo risultato estetico
ed una funzione urinaria subottimale, anche in assenza di una aumentato tasso di reinterventi.
72
Abstract Code: CNG4723-24
Adjustable male sling (ARGUS) per il trattamento
dell'incontinenza urinaria nei pazienti con spina bifida:
risultati preliminari
L. Leonelli 1, M. Torre 1, L. Pio 1, P. Buffa 1
(1) Istituto Gaslini, Genova
Premesse e scopo dello studio: Il sistema Argus ® ( Promedon SA ,Cordoba, Argentina ) è stato
utilizzato negli ultimi anni per il trattamento dell'incontinenza urinaria negli adulti sottoposti a
prostatectomia, ma non è mai stato utilizzato con successo nei pazienti con disrafismi spinali.
Materiali e metodi: Abbiamo impiantato lo sling Argus ® in 4 giovani pazienti affetti da spina bifida e
incontinenza urinaria che svuotavano una vescica di normale capacità con cateterismo intermittente.
Due pazienti erano stati precedentemente sottoposti ad autoampliamento e sling del collo vescicale
senza successo. In tutti i pazienti il dispositivo è stato impiantato per via retropubica e fissato alla
fascia del muscolo retto.
Risultati: Tutti i pazienti hanno raggiunto piena continenza subito dopo la procedura, ma la protesi è
stata rimossa in un paziente per infezione e in un altro per erosione uretrale dopo 1 e 5 mesi
rispettivamente. Una regolazione è stata necessaria per difficile cateterizzazione in un terzo
paziente. Due pazienti sono rimasti pienamente continenti con buona funzione renale a 9 e 15 mesi
di post-operatorio di follow-up.
Conclusioni : I nostri risultati preliminari mostrano che il Argus ® può rappresentare un trattamento
promettente per l'incontinenza maschile in pazienti affetti da spina bifida, ma una migliore profilassi
antibiotica e una minor tensione della fionda intorno all'uretra bulbare potrebbero ridurre il tasso di
complicanze che abbiamo osservato. Un maggiore follow-up e una casistica più ampia sono
necessari per confermare i nostri risultati.
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Abstract Code: CNG4564-27
EGF ed MCP-1 quali marcatori di nefropatia da reflusso
in bambini sottoposti a trattamento endoscopico: follow
up a 24 mesi
V. Pastore 1, R. Cocomazzi 1, A. Basile 1, F. Niglio 1, F. Bartoli 1
(1) Chirurgia Pediatrica Universitaria, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di
Foggia
Premesse e scopo dello studio Valutazione dei valori urinari di EGF ed MCP-1 quali marcatori di
nefropatia da reflusso prima e dopo trattamento endoscopico con follow up a lungo termine.
Materiali e metodi Studio prospettico su 72 bambini. Raccolta di 3 campioni urinari: pre-operatorio, 3
e 24 mesi post-trattamento endoscopico,confrontati con 15 controlli. Suddivisione dei pazienti
considerando: età,caratteristiche del RVU, IVU, scintigrafia renale.
Risultati I pazienti con RVU nel pre-op hanno ridotto EGF ed aumentato MCP-1 rispetto ai controlli.
Nel post-op a 3 mesi c’è riduzione dell’EGF e dell’ MCP-1; a 24 mesi aumenta EGF ed è stabile l’MCP1. Nei sottogruppi con FRD >40%, l’EGF pre-op è significativamente ridotto. Nel post-op a 3 mesi, c’è
riduzione significativa dell’EGF nei pazienti con RVU BIL,VUR >3° e NO IVU. In tutti i sottogruppi nel
post-op a 24 mesi c’e aumento dell’EGF, ma significatività statistica solo nei pazienti NO IVU e
RVU<3. L’MCP-1 è ridotto significativamente nel post-op a 3 mesi nei sottogruppi UTI e VUR>3, ma
nel follow up a 24 mesi si raggiunge significatività statistica solo per il sottogruppo VUR>3.
Conclusioni Il trattamento endoscopico del RVU riduce la risposta infiammatoria, ma la persistenza
di valori anomali delle citochine urinarie nel follow up a lungo termine sottolinea il ruolo solo
parziale della chirurgia e la necessità di sviluppare nuovi farmaci antinfiammatori, antiapoptotici e
antifibrotici.
74
Abstract Code: CNG4742-25
NEC: più valore all'ecografia?
L. De Biagi 1, M. Mordenti 1, S. Straziuso 1, G. Lamberti 2, S. Federici 1
(1) U.O.C. Chirurgia Pediatrica AUSL della Romagna,Ospedale "Infermi" di Rimini, (2) Scuola di
Specializzazione in Chirurgia Pediatrica, Università di Palermo
Premesse e scopo dello studio: La NEC, patologia caratterizzata da alto indice di mortalità e
morbidità, è oggetto di controversia in merito alla scelta del timing e del trattamento chirurgico. La
decisione di operare è basata sui criteri di Bell con indicazione assoluta alla chirurgia per lo stadio
IIIb e relativa per lo stadio IIIa in associazione al deterioramento clinico. Scopo dello studio è
valutare la diagnostica ecografica quale criterio aggiuntivo per l’indicazione alla chirurgia.
Materiali e Metodi: La raccolta dati è avvenuta tramite un questionario inviato a 12 centri italiani,
relativo al periodo 2006-2013. E’ stato eseguito uno studio retrospettivo su un campione di 177
pazienti con EG <33 wks, affetti da NEC e sottoposti a trattamento chirurgico. Sono state considerate
le indicazioni alla chirurgia di tipo radiologico, ecografico e clinico.
Risultati: L’indicazione chirurgica è stata data nel 52% dei casi dall’evidenza radiologica di
pneumoperitoneo; l’ecografia, eseguita nel 24% dei casi, ha mostrato in 3 casi perforazioni coperte
non rilevabili all’Rx, in 4 casi aria nel sistema portale non riscontrata all’Rx.
Conclusioni: La radiografia dell’addome è lo standard di imaging diagnostico per la valutazione della
NEC. L’ecografia non è ancora routinariamente utilizzata per la diagnosi e follow-up, nonostante
possa rilevare la pneumatosi intestinale, aria nel sistema portale ed aria libera intraperitoneale e,
rispetto alle indagini radiologiche, descrivere il liquido intra-addominale, lo spessore e la perfusione
della parete intestinale.
75
Abstract Code: CNG4720-21
Mesenchymal Stem Cells nelle lesioni cutanee congenite
ed acquisite in Chirurgia Pediatrica. Prospettive di
ricerca
A. Raffaele 1, L. Cantini 1, E. Zambaiti 1, I. Goruppi 1, L. Avolio 1, P. Romano 1, G. Pelizzo 1
(1) U.O.Chirurgia Pediatrica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia
Premesse e scopo dello studio L’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali (MSC) può aprire a
nuove prospettive di ricerca nella riparazione tissutale di ampie lesioni cutanee da patologie
congenite o acquisite per le quali è indicato il trattamento con lembi biologici e sintetici. L’innesto
intralesionale di MSCs (multipotenti, adulte o unipotenti, progenitori) potrebbe favorire la rapida
integrazione tissutale delle cellule e con esse dei nuovi fattori di crescita capaci di accelerare la
guarigione. Non esistono dati al riguardo in chirurgia pediatrica.
Materiali e Metodi MSCs sono state ottenute da midollo osseo autologo e allogenico (BM-MSC), e da
tessuto adiposo (A-MSC) in conigli New Zeland. In ciascun animale sono state indotte ferite cutanee
successivamente trattate con inoculazione di MCS o BM-MSC. Tempi e modalità di guarigione e
rigenerazione sono stati confrontati con lesioni controllo, e valutate con esame istologico ed
immunoistochimico.
Risultati A-MSC hanno mostrato cicatrizzazione più rapida e completa, maggiore elasticità rispetto a
BM-MCS e ai controlli. La valutazione istologica ha confermato buona correlazione tra la riparazione
dei tessuti e produzione di collagene nei campioni A-MSC, evidenziando eccellente
neovascolarizzazione cellulo-mediata.
Conclusioni L’ingegneria tissutale con MSCs da tessuto adiposo sembra promettente nel
trattamento di ampie lesioni cutanee. Queste cellule sembrano avere maggiore capacità di indurre
colonie di fibroblasti e proliferazione più ampia e rapida rispetto alle MSC ottenute da BM.
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Abstract Code: CNG4643-25
Angiodisplasia in età pediatrica: un raro evento di
diagnosi differenziale
P.L. Ceccarelli 1, E. Caponcelli 1, D. Biondini 1, V. Durante 1, P. Repetto 1, A. Bianchini 1, A. Cacciari 1
(1) Chirurgia Pediatrica, Policlinico di Modena
Introduzione
L’angiodisplasia è caratterizzata da ectasia vascolare della mucosa intestinale in assenza di altre
anomalie. In letteratura sono riportati sporadici casi di pazienti in età pediatrica. Riportiamo un caso
giunto alla nostra osservazione causa sanguinamento intestinale sospetto per MICI.
Materiali e Metodi
Un ragazzo di 13 anni è stato ricoverato presso il nostro centro manifestando astenia, perdita di
peso, e pallore. Gli esami ematici mostravano anemia, quindi ha eseguito esami di secondo livello.
Nel sospetto di malassorbimento, è stata eseguita una gastroscopia, risultata normale. Durante il
ricovero ha presentato enterorragia quindi è stato sottoposto a colonscopia: negativa per MICI. La
TAC ha mostrato segni di sanguinamento intramurale dal colon destro. Causa mancato arresto del
sanguinamento il bambino è stato sottoposto a colonscopia seguita da laparotomia ed emicolectomia
destra.
Resultati
All’esame anatomo-patologico il colon resecato mostrava la presenza di angiodisplasia. Il tratto
patologico era troppo esteso per tentare un approccio conservativo ed i vasi coinvoti nel
sanguinamento troppo numerosi.
Conclusioni
L’angiodisplasia dovrebbe essere considerata come possibile causa di sanguinamento dell’ultimo
tratto intestinale anche in età pediatrica. Il riconoscimento e la diagnosi sono essenziali per ridurre
la medicalizzazione del paziente. Cauterizzazione con bipolare ed embolizzazione sono una opzione
terapeutica. La resezione chirurgica è la strategia di scelta quando vi è la presenza di lesioni
multiple con sanguinamenti severi e ricorrenti.
77
Abstract Code: CNG4570-24
Malformazione vascolare complessa del collo: dall'epoca
prenatale al trattamento
A. Sgrò 1, F. Causin 2, O. Milanesi 3, P. Lago 4, G.B. Nardelli 5, R. Alaggio 6, G.F. Zanon 1, P. Gamba 1
(1) Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino – Chirurgia Pediatrica – Università di
Padova, (2) Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radiologia Interventistica – Neuroradiologia
– Università di Padova, (3) Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino – Cardiologia
Pediatrica – Università di Padova, (4) Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino –
Patologia Neonatale – Università di Padova, (5) Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino
– Clinica Ostetrica e Ginecologica – Università di Padova, (6) Dipartimento Interaziendale di Anatomia
e Istologia Patologica – Anatomia Patologica – Università di Padova
Premesse: Presentiamo un caso particolare e unico di voluminosa malformazione vascolare
cervicale con componente solida.
Case Report: Un feto maschio ci veniva riferito con diagnosi prenatale a 31 sg di estesa
malformazione vascolare cervicale sinistra con aspetti tipo fistola AV e deviazione delle vie aeree.
Nato a 36 sg tramite EXIT, il bambino presentava scompenso cardiaco dovuto alla lesione. Studi RMN
e angiografici mostravano un quadro complesso di MAV ad alto flusso tra arteria carotide esterna
sinistra e tronco brachicefalico sinistro con compressione sulle vie aeree. In 3° giornata di vita è
stata eseguita un’embolizzazione dei vasi arteriosi e sclerosi di quelli venosi con risoluzione dello
scompenso cardiaco. In seguito persistevano la compressione sulle vie aeree e la presenza di alto
flusso all’interno della lesione, il cui monitoraggio veniva eseguito attraverso RMN seriate. Per la
persistenza della lesione e comparsa di un’area solida retrofaringea di natura non definibile, in 72°
giornata di vita veniva eseguita una seconda angiografia con embolizzazione di rami arteriosi. Tre
giorni dopo si procedeva con successo ad intervento di asportazione radicale della massa per via
cervicotomica sinistra. Il follow-up dopo un anno non ha rilevato problemi clinici. L’esame istologico
della porzione solida descrive un quadro di amartoma.
Conclusioni: Le masse vascolari cervicali sono una sfida terapeutica. La difficoltà diagnostica può
essere dovuta a componenti solide di difficile inquadramento. Il trattamento angiografico agevola
notevolmente l’intervento chirurgico.
78
Abstract Code: CNG4571-25
Trattamento laparoscopico vs open dell’ernia inguinale
nella prima infanzia: risultati a confronto
P. Impellizzeri 1, M. Libri 2, T. Gargano 2, P. Antonuccio 1, T. Russo 1, M. Maffi 2, P. Perrone 1, C. Romeo
1
, M. Lima 2
(1) Dipartimento di Scienze Pediatriche, Ginecologiche, Microbiologiche e Biomediche-UOC Chirurgia
Pediatrica Messina., (2) Dipartimento Materno-Infantile - UOC di Chirurgia Pediatrica - Bologna
Premesse e Scopo dello studio: La chirurgia open(CO) é considerata di prima scelta nel trattamento
dell’ernia inguinale. Si discute sull’indicazione della chirurgia video-laparoscopica(VDLS) nel
neonato e nel lattante. Scopo del lavoro è valutare i risultati di pazienti con ernia inguinale sottoposti
a CO o VDLS.
Materiali e Metodi: E’ stata effettuata l’analisi delle cartelle cliniche ed un follow-up di pazienti
trattati per ernia inguinale. Un gruppo sottoposto ad erniorrafia con CO presso la Chirurgia
Pediatrica di Messina e uno con VDLS presso la Chirurgia Pediatrica di Bologna.
Risultati : Sono stati arruolati 141 pazienti trattati con CO e 133 con VDLS collezionando al follow-up
100 pazienti per ogni gruppo. Età media: CO 15.4 m ± SD8.646 e VDLS 9.88 m con SD12.91. Si sono
registrate: 13 ernie metacrone nel gruppo CO e 2 nel VDLS, differenza significativa con P<0.0055; 4
recidive nel gruppo VDLS e 1 nel CO non significative con P<0.385. Nessun caso di atrofia del
testicolo. Il tempo medio: nel gruppo CO di 37.95 min ± SD18.79, nel VDLS 66.43 min ± SD26.75, P
<0.0001. Nei casi di bilateralità un tempo di 54.64 min ± SD23.16 nel gruppo CO e nel VLDS di 78.00
min ± SD27.61con P <0.0079. Entrambi i gruppi intervistati erano soddisfatti dell’esito estetico.
Conclusioni: E’ possibile affermare che la VDLS è una procedura sicura e realizzabile sotto i due anni
di vita. Malgrado, i tempi più lunghi nella VDLS, essa presenta i vantaggi della riduzione dell’ernia
metacrona E’ opportuno conoscere ed utilizzare entrambi gli approcci, specie, in caso di obbligo di
conversione.
79
Abstract Code: CNG4665-29
Duplicità pielo-ureterale sintomatica: ectopia ureterale
G. Selvaggio 1, F. Marinoni 1, M. Sonzogni 1, G. Di Iorio 1, S. Costanzo 1, G. Riccipetitoni 1
(1) UO Chirurgia Pediatrica Ospedale dei Bambini V.Buzzi Milano
Premesse e scopo dello studio: la scelta chirurgica nella duplicità pielo-ureterale, associata ad
ectopia ureterale, è in rapporto con la funzione del distretto interessato. Le opzioni chirurgiche
possono essere: eminefroureterectomia, confezionamento di anastomosi alte o basse e la
ureteroneocistostomia.
Materiali e Metodi: da gennaio 2010 a marzo 2014 abbiamo trattato 19 casi di duplicità pieloureterale; di questi 8 associati ad ectopia ureterale del distretto superiore, 6 destra e 2 sinistra. 6
femmine e 2 maschi. Nella serie con ectopia ureterale la fase diagnostica è stata completata con
uroRMN. In 5 pazienti affetti da incontinenza secondaria ad ectopia ureterale il distretto superiore
risultava non funzionante pertanto è stata eseguita eminefroureterectomia, in 3 lo studio
scintigrafico mostrava buona funzionalità del distretto superiore pertanto si è deciso di optare per
chirurgia conservativa. In 1 paziente è stata eseguita uretero-ureterostomia termino-laterale alta, in
1 isolamento dell’uretere ectopico il più distalmente possibile ed ureteroneocistostomia superiore
all’uretere ortotopico, in 1 pielo-pielo anastomosi.
Risultati: le eminefrectomie sono state eseguite con tecnica retroperitoneoscopica e le procedure
conservative con tecnica open.Gli interventi hanno avuto durata media di 165 min. senza
complicanze a breve e lungo termine.
Conclusioni: nella duplicità pielo-ureterale la strategia chirurgica non può prescindere dall’attenta
valutazione della funzione renale e la scelta dell’intervento può avvalersi della uroRMN, in grado di
mostrare l’anatomia precisa.
80
Abstract Code: CNG4681-27
Asportazione robot-assistita di moncone ureterale
ectopico nelle vie seminali e sintomatico (ascesso,
epididimiti recidivanti)
G. Torino 1, M.L. Capitanucci 2, A. Taddei 3, A. Zaccara 4, T. Puglisi 5, G. Mosiello 4, M. De Gennaro 6
(1) UOC Urologia - Dipartimento Nefrologia-Urologia, Ospedale Bambino Gesù Roma, (2) OC Urologia
- Dipartimento Nefrologia-Urologia, Ospedale Bambino Gesù Roma, (3) Chirurgia Pediatrica,
Università Cattolica, Roma, (4) Urologia, Ospedale Bambino Gesù, Roma, (5) Clinica Urologica, Univ
Catania, (6) UOC Urologia e Chirurgia Robotica, Ospedale Bambino Gesù, Roma
Razionale. La ureterectomia viene in genere effettuata senza complicanze, anche se persiste
moncone ureterale non refluente. La ectopia ureterale nelle vie seminali è estremamente rara, e si
può presentare nell’adolescente.
Caso Clinico. Un ragazzo di 17 anni, sottoposto a nefroureterectomia destra a un anno, si è
presentato a 14 anni con addome acuto riferito ad appendicite e poi diagnosticato come ascesso del
moncone ureterale. A 17 anni epididimiti recidivanti e decisione di asportare il moncone, con
intervento robot-assistito.
Previa cistoscopia che non ha evidenziato meato detro ureterale, la procedura robotica è durata 2.5
ore compreso il posizionamento dei trocar e del daVinci. E’ stata utilizzata camera 30°, 2 trocar
robotici e 1accessorio laparoscopico.
Per via retrovescicale, con sonda per visualizzazione del retto, si è potuto accedere all’uretra
posteriore fino alle vescichette seminali ed escidere completamente il moncone ureterale. Degenza
postoperatoria di 32 ore, con dolori solo vescicali per la cistoscopia, ed ematuria transitoria.
Discussione e Conclusioni. La chirurgia robot-assistita, oltre i vantaggi di accuratezza, miniinvasività e quindi risparmio di ricovero e dolore, consente di accedere con sicurezza a campi
chirurgici altrimenti poco aggredibili.
Per l’accesso all’uretra posteriore e vescichette seminali, l’alternativo approccio
perineale/transrettale, è estremamente invasivo in un maschio di 17 anni L’approccio retrovescicale
robot-assistito è semplice, utilizzato di routine per la giunzione ureterale, sicuro nel preservare il
retto, e risolutivo.
81
Abstract Code: CNG4615-24
Ureterocele ectopico in doppio distretto renale: Recidiva
tardiva del reflusso
E. Casolari 1, C. Del Rossi 1, U. Beseghi 1
(1) azienda ospedaliero-universitaria di parma
Premesse e scopo dello studio: L'ureterocele ectopico (UC) in doppio distretto pielo-ureterale (DD)è
associato a reflusso vescico-ureterale (RVU) nell'uretere gemello nella maggioranza dei
casi.L'incisione endoscopica dell'UC è sempre indicatae può risolvere il RVU Quando ciò non
avviene,la successiva correzione endoscopica dà ottimi risultati immediati.
.Nel lungo periodo (anni) restano tali?
Materiali e Metodi: Dal 1996 al 2004 sono stati diagnosticati e trattati 18 casi di UC in DD (3 maschi –
15 femmine).Incisione endoscopica dell'UC:praticata in tutti i casi (4 casi sottoposti a 2nd
look),successiva correzione del RVU nel gemello : praticata in13 casi.
Risultati: A 6 mesi e 24 mesi dalla correzione o risoluzione la cistografia (6mesi) e la cistosonografia
(24 mesi) hanno dimostrato assenza di RVU in tutti i casi.A 5-10 anni dal primo controllo, il RVU è
stato dimostrato in 4 casi con cistosonografia (femmine,1 caso risoltosi dopo detensione dell'UC,3
trattati endoscopicamente).In due casi il difetto detrusoriale imposto dall'UC ha favorito la
formazione di un diverticolo.In un caso (8 aa di età) ci sono stati episodi di infezione urinaria.Coliche
renali erano presenti nella pz di 15aa. di età.In altri due casi il sospetto è derivato da ecografia di
routine .
Conclusioni:Il trattamento mini-invasivo dell'UC e del RVU ad esso associato dà ottimi risutati
immediati ed a medio termine.Il follow-up deve essere,però,lungo:il difetto detrusoriale può fare
recidivare il RVU. La chirurgia è indicata nei casi di persistente difetto parietale.
82
Abstract Code: CNG4637-28
Eminefrectomia laparoscopica nei pazienti pediatrici con
doppio distretto renale. Risultati di uno studio
multicentrico europeo.
C. Esposito 1, F. Varlet 2, D. Pathkowski 3, M. Castagnetti 4, M. Escolino 1, A. Farina 1, I. Draghici 5, A.
Savanelli 1, A. Settimi 1, H. Till 6
(1) UNIVERSITA' DI NAPOLI FEDERICO II, NAPOLI, ITALIA, (2) Centre Hospitalier Universitaire, Hopital
Nord, Saint-Etienne, France, (3) Wroclaw University, Wroclaw, Poland, (4) UNIVERSITA' DI PADOVA,
PADOVA, ITALIA, (5) Maria Sklodowska Curie Hospital for Children, Bucharest, Romania, (6) MEDICAL
UNIVERSITY OF GRAZ, GRAZ, AUSTRIA
Scopo dello studio: Riportiamo i risultati di uno studio retrospettivo multicentrico europeo condotto
in neonati e bambini con doppio distretto renale sottoposti a eminefrectomia laparoscopica.
Materiali e metodi: Cinquantadue bambini (32 femmine e 20 maschi) sottoposti a nefrectomia
parziale per via laparoscopica (42 nefrectomie del polo superiore e 10 nefrectomie del polo
inferiore) in 5 Istituti Europei di Chirurgia Pediatrica sono stati inclusi nello studio. L'età media al
momento dell'intervento era 5,1 anni. In 37 pazienti era interessato il lato sinistro e in 15 pazienti il
lato destro. Il follow-up (medio 2,5 anni) è stato effettuato con controlli clinici ed ecografici.
Risultati: La durata media della chirurgia è stata di 166,2 minuti (70-215 min). Tutte le procedure
sono state completate in laparoscopia senza necessità di conversione in nessun caso. Abbiamo
registrato 10/52 complicanze (4 urinomi, 2 IVU ricorrenti, 4 prolungati leakage urinari), tutti risolti
spontaneamente senza la necessità di un nuovo intervento chirurgico. Abbiamo riscontrato una
buona funzione del rene residuo in tutti i bambini operati.
Conclusioni: Questo studio dimostra che la nefrectomia parziale per via laparoscopica rimane una
procedura complessa eseguita solo in pochi centri pediatrici. Anche se la durata media della
chirurgia è superiore alle 2 ore grazie all'utilizzo dei nuovi dispositivi emostatici non abbiamo
riportato conversioni in chirurgia open. Il tasso di complicanze rimane alto (10/52, 19% ) ma sono
state riportate esclusivamente complicanze minori, risoltesi spontaneamente.
83
Abstract Code: CNG4667-31
Eminefrectomia con tecnica mininvasiva: descrizione di
alcuni casi complessi
F. Ferrara 1, F. Battaglia 1, E. Zolpi 1, L. Fasoli 1, L. Costa 1, C. Bleve 1, S.F. Chiarenza 1
(1) Unità Operativa Chirurgia Pediatrica ULSS 6 Ospedale San Bortolo Vicenza
Razionale dello studio: Riportiamo la nostra esperienza nell’eminefrectomia complessa eseguita per
via retro-peritoneoscopica (RPS).
Materiali e Metodi. Presso l’U.O. di Chirurgia Pediatrica di Vicenza dal 2003 al 2013 sono state
eseguite 34 eminefroureterectomie per via RPS di cui 5 complesse (3 femmine, 2 maschi). Tre
eminefrectomie inferiori sinistre, 1 inferiore destra ed 1 superiore destra (unico caso in cui è stato
eseguito un approccio transperitoneale). L’età all’intervento variava dai 3 mesi ai 5 anni.
L’indicazione chirurgica è stata posta per 2 nefropatie da reflusso, 1 displasia renale, 1 cisti renale,
1 ureteroidronefrosi in atresia completa ureterale. Tre casi presentavano rene a ferro di cavallo, 1
caso una triplicità renale ed 1 un’atipica posizione dei meati ureterali.
Risultati. La durata media dell’intervento è stata di 120 minuti circa. In nessun paziente è stata
necessaria la conversione in “open surgery”. Non sono state registrate complicanze intraoperatorie
o postoperatorie eccetto la comparsa di un urinoma (eminefrectomia inf eriore dx) esitato ad 1 anno
in piccola raccolta asintomatica di 1,5 cm. Rapida la ripresa dell’alimentazione (II-III giornata p.o.)
con dimissione tra V-VII giornata p.o.
Conclusioni. L’eminefrectomia per via mininvasiva rappresenta una tecnica sicura ed efficace.
Risultano fondamentali in tale tecnica l’esperienza dell’operatore in chirurgia mininvasiva ed un
accurato imaging diagnostico. Risulta dibattuto quale approccio utilizzare: RPS o Transperitoneale;
la scelta è quella della tecnica che più si adatta al singolo caso.
84
Abstract Code: CNG4632-23
Eminefroureterectomia laparoscopica in età pediatrica:
Tecnica e risultati.
A. Marte 1, L. Pintozzi 1, M. Prezioso 1, S. Cavaiuolo 1, M. Esposito 1, P. Parmeggiani 1
(1) Seconda Università degli Studi di Napoli - Chirurgia Pediatrica
Razionale dello studio. Valutare retrospettivamente i risultati dell’eminefrectomia laparoscopica del
polo superiore in sistemi duplici in età pediatrica.
Materiale e Metodi. Dal 2005 al 2014 abbiamo eseguito 22 emiureteronefrectomie laparoscopiche. I
pazienti, 16 maschi e 6 femmine, avevano un'età compresa tra i 20 mesi e 6 anni (età media 3.9). A
destra sono stati utilizzati 4 trocar (per la divaricazione del fegato) a sinistra 3. La tecnica chirurgica
ha comportato: identificazione del rene mediante scollamento del colon, isolamento del megauretere
e legatura bassa se refluente, decrossing dai vasi renali, sezione del parenchima mediante Ligasure.
In tutti i pazienti è stato stentato l’uretere inferiore. L’emostasi è stata effettuata con clips e
Ligasure. Il tempo operatorio medio è stato 154min (range 81-220min).
Risultati. I pz sono stati dimessi in seconda-terza giornata. Non sono stati rilevate complicanze
maggiori. Tutte le procedure sono state completate in laparoscopia. 1 pz ha presentato leakage di
urina per 7 giorni dal drenaggio risoltosi spontaneamente. Al follow-up ecografico 9 pz
presentavano cisti epirenali (diam 2-5cm), 3 pz infezioni urinarie febbrili con reflusso del moncone
dilatato, 1 pz reflusso nel moncone inferiore. Le cisti, di tipo semplice, sono state seguite
ecograficamente (4 si sono involute); i reflussi sono stati trattati con tecnica endoscopica.
Conclusioni. L’approccio transperitoneale è risultato efficace presentando ottima ergonomia, buona
possibilità di manipolazione e controllo dei vasi. Unico limite la violazione del peritoneo
85
Abstract Code: CNG4712-22
Megavescica fetale: una diagnosi poliedrica a prognosi
variabile
C. Manzoni 1, L. Nanni 2, A. Taddei 2, E.D. Catania 2, V. Paradiso 2, A. Inserra 2
(1) chirurgia pediatrica - pol.universitario gemelli - roma, (2) chirurgia pediatrica - pol. universitario
gemelli - roma
Razionale dello studio: la megavescica fetale è una vescica abnormemente dilatata diagnosticata a
partire dalla 10 settimana di gestazione quando il feto inizia a produrre urina. Nel primo trimestre si
considera megavescica quando il diametro è superiore a 7 mm o un rapporto diametro vescicale/
lunghezza cranio caudale del feto superiore al 10%. Generalmente la diagnosi di megavescica viene
considerata a prognosi severa e, nella letteratura internazionale alta è la percentuale di indicazione
all’interruzione di gravidanza.
Metodi: gli autori riportano una serie di 22 megavesciche osservate in 6 anni presso lo stesso
centro. Vengono riportati i dati prenatali (epoca alla diagnosi, anomalie associate, valutazione del
liquido amniotico ed ecogenicità renale, outcome neonatale, eventuale interventi chirurgici e follow
up da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 6 anni)
Risultati e conclusioni: come è noto la diagnosi di megavescica può essere secondaria ad ostruzione
uretrale (valvole dell’uretra posteriore o stenosi/atresia uretrale), senourogenitale o anomalie
cloacali, Prune Belly sindrome, sindrome megacisti-microcolon-ipoperistalsi, grave reflusso vescico
ureterale, dissinergia detrusosfinteriale e , in ultimo, forme idiopatiche.) nella nostra casistica
Abbiamo 7 valvole uretra posteriore, 4 Prune Belly, 3 reflussi vescico ureterali di alto grado, 2
sindromi di Kaufman Mc Kusic, 1 interruzioni volontarie di gravidanza senza diagnosi specifica
relativa alla origine della megavescica ed 1 aborto spontaneo, 1 ostruzione del collo vescicale, 1
senourogenitale, 1 idiopatica, 1 dissinergia. Oltre alla interruzione di gravidanza e all’aborto
spontaneo abbiamo due morti perinatali. Dei restanti 18 casi di megavescica riportiamo il follow up
che nel complesso è buono. Gli autori mettono a confronto la loro casistica con casistiche
internazionali rilevando una minor incidenza di i.v.g. ed un miglior follow up sia complessivo, sia
relativo ai nati. Viene analizzato il rapporto della prognosi con la quantità di liquido amniotico e
l’ecogenicità renale.
86
Abstract Code: CNG4630-21
Polipo
congenito
e
valvole
posteriore:un'associazione rara?
dell'uretra
C. Matteotti 1, V. Gabriele 1, G. Sorrentino 1, F. Rossi 1
(1) SCDO Chirurgia Pediatrica Azienda Ospedaliera-Universitaria Maggiore della Carità Novara
Premesse: I polipi congeniti dell'uretra posteriore sono patologie benigne rare che si presentano
normalmente con sintomi quali ritenzione acuta di urina, ematuria o disturbi minzionali.
L'associazione di tale patologia e valvole dell'uretra posteriore è estremamente rara.
Case Report: Riportiamo il caso di un lattante di 8 mesi inviato alla nostra attenzione per ritenzione
acuta di urina da circa 24 ore e riscontro ecografico di neoformazione aggettante in vescica. La
cistouretrografia eseguita al ricovero evidenziava vescica pseudo diverticolare, immagine di minus
in corrispondenza del collo vescicale, dilatazione dell’uretra posteriore, mancata visualizzazione
della restante uretra. La cistoscopia oltre a confermare la presenza di voluminoso polipo a partenza
dall'uretra posteriore ed aggettante in vescica, evidenziava un quadro di valvole dell'uretra
posteriore di tipo I, entrambi trattati endoscopicamente. All’esame istologico la neoformazione
risultava essere un polipo fibroepiteliale benigno congenito.
Conclusioni: I polipi dell’uretra posteriore devono essere presi in considerazione nella diagnosi
differenziale delle cause di ostruzione delle basse vie urinarie. Nel 50% dei casi è presente una
patologia associata quale reflusso vescico-ureterale, ipospadia, idronefrosi, diverticoli vescicali. Il
riscontro, nel nostro caso, di un’ associazione con valvole dell’uretra posteriore rafforza
ulteriormente la necessità di sottoporre questi pazienti ad una attenta uretrocistoscopia.
87
Abstract Code: CNG4621-21
Trattamento laser delle valvole congenite dell'uretra
posteriore: personale esperienza
G. Creti' 1, C. Latiano 1, S. Recupero 2, F. Marangi 2, G. Palermo 2, A. Cisternino 1
(1) Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo, (2) Clinica Urologica Universita'
del Sacro Cuore -Roma
Introduzione: Il trattamento endoscopico delle valvole dell’uretra posteriore (VUP) rappresenta
l’opzione terapeutica maggiormente condivisa in Letteratura; recentemente l’impiego dell’energia
laser si sta affermando come procedura alternativa mininvasiva, sicura,efficace e gravata da una
minore incidenza di complicanze.
Obiettivo: Gli Autori analizzano la casistica personale evidenziando le peculiarita’ del trattamento
laser in ordine ai principi di tecnica, tipologia di laser ed ai vantaggi\svantaggi rispetto alle altre
procedure endoscopiche utilizzate nella disostruzione delle VUP.
Materiali e Metodi: La casistica presentata si riferisce a 31 pz. affetti da VUP osservati dal 1995 al
2013 (eta’2 gg -16 aa.) e con diagnosi prenatale è stata effettuata in 17\31 (54.8%). Relativamente
alla tipologia delle VUP: I° tipo : 21 (67.7%); III° tipo 6 (19.3%); “mild valve” 4 ( 12.9%). Work-up
diagnostico in tutti i pazienti: US – CUM- MAG3\ DMSA. Reflussi vescico-ureterali (RVU) IV°-V° sono
stati riscontrati in 13pz.\31(41.9%), un megauretere ostruttivo in 9pz.\31(29%). L’eta’all’intervento:
16 gg. e 13 aa. Il trattamento è consistito nella elettroresezione in 4 pz.(12.9%),nella sezione a lama
fredda in 8 pz.(25.8%) e nella sezione-laser 19 pz. (61.2%)( laser a diodi in 7 casi, Ho:YAG laser in 12
casi). Il catetere vescicale è stato rimosso dopo 24 h dall’intervento.
Risultati: Nel gruppo di pazienti trattati con il laser non sono state riscontrate stenosi uretrali
recidive ne’ casi d’incontinenza urinaria. Un second look endoscopico è stato effettuato in4 pz\19 a 3
mesi dalla disostruzione uretra . La CUM a 3 mesi: riduzione del grado di reflusso in 15pz.\19 ,e
miglioramento del megauretere ostruttivo in 17pz\19. In 13 pz. è stata osservata la risoluzione
dell’insufficienza renale, mentre in 6 casi persiste una IRC lieve\moderata.
Conclusioni: Gli Autori propongono la sezione- laser quale trattamento di prima scelta delle VUP,
procedura da ritenersi sicura, precisa , efficace e con significativa riduzione di incidenza di
complicanze rispetto alle altre procedure endoscopiche.
88
Abstract Code: CNG4588-33
L'urologo pediatra e il transitional care dell'adulto con
spina bifida: studio conoscitivo dei percorsi di cura in 16
centri italiani.
G. Mosiello 1, C. Dieci 2, G. Marini 3, L. Reale 4, R. Goretti 5, M. De Gennaro 6, G. Creti' 7, F. Battaglino 8, P.
Signani 9, R. Carone 10
(1) CENTRO SPINA BIFIDA OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESU', (2) ASSOCIAZIONE SPINA BIFIDA
ITALIA,PARMA, (3) FONDAZIONE ISTUD,MILANO, (4) FONDAZIONE ISTUD MILANO, (5) FEDERAZIONE
ASSOCIAZIONI ITALIANE PARATETRAPLEGICI,ROMA, (6) FONDAZIONE ITALIANA CONTINENZA, Roma,
(7) CENTRO SPINA BIFIDA CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA,SAN GIOVANNI ROTONDO, (8)
CENTRO SPINA BIFIDA OSPEDALE SAN BORTOLO ,VICENZA, (9) WELLSPECT HEALTHCARE ITALIA,
CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA, (10) FONDAZIONE ITALIANA CONTINENZA , TORINO
Premesse e scopo dello studio: Il 90% delle persone con Spina Bifida (SB) raggiunge l’età adulta ma
le problematiche della transizione dai Centri Spina Bifida (CSB) ai reparti per adulti sono aperte.
Scopo di questo lavoro è stato quello di definire l’attuale situazione italiana .
Materiali e Metodi: Indagine quali-quantitativa coinvolgendo operatori e pazienti sui percorsi di cura
e criticità in 16 CSB, distribuiti nel Nord-Centro-Sud Italia,con una popolazione di 4000 pazienti,
adulti 30-60%.
Risultati: Le cure sono erogate in regime ambulatoriale,38%, Day Hospital, 31% ricovero, 31%,poco
diffusa la telemedicina. Frequenza dei controlli maggiormente annuale,44% vs semestrali, 38%. Il
73% delle persone è seguita extraregione, comune un percorso tra 2 (39%) e 3 centri(26%). L’urologo
è maggiormente la figura di riferimento (30%), seguito dal Fisiatra(17%), essendo la vescica
neurogena la complicanza più frequente, gestita generalmente con cateterismo intermittente. Tra le
complicanze: riportate: IVU 13%,calcoli 10%,IRC 6%, con il 19% di pazienti sottoposti ad ampliamento
vescicale, e una bassa incidenza di stipsi. Per il transitional care tre sono gli scenari individuati:
collegamento con l’Unità Spinale del territorio nel 25%, Ambulatorio per adulti presso il CSB ,25%,
prosecuzione delle cure presso i CSB nel 50%:il transitional care avviene generalmente tra 16-24
anni. Criticità: il momento del passaggio, un modello di cura volontaristico, carenza di alcuni
specialisti nei CSB, la scarsa formazione sulla SB nelle strutture per adulti e sulle problematiche
dell’adulto nei CSB, la riduzione del personale e il ricambio generazionale nei CSB.
Conclusioni Questa indagine ha permesso di evidenziare le necessità per garantire dei percorsi di
cura più strutturati e omogenei così come un diverso percorso formativo per l’urologo pediatra.
89
Abstract Code: CNG4724-25
Accesso trans-mesocolico per pieloplastica robotica
anche in presenza di vasi polari anomali
G. Torino 1, M. De Gennaro 2
(1) UOC Urologia e Andrologia - Dipartimento Nefrologia/Urologia, Ospedale Pediatrico “Bambino
Gesù”, Roma, (2) UOC Urologia e Chirurgia Robotica - Dipartimento Nefrologia/Urologia, Ospedale
Pediatrico “Bambino Gesù”, Roma
Razionale dello studio
La pieloplastica robotica è ormai il gold-standard anche in urologia pediatrica, non rimpiazzabile in
bambini superiori a 4-5 anni di età, ma vanno ancora delineati alcuni punti di tecnica.
Materiali e Metodi
Da Maggio 2013 a Gennaio 2014, 3 maschi ed 3 femmine (range di età, 4-15 anni; età media 9,1 anni)
sono stati sottoposti a pieloplastica robotica (sinistra in 5 pz e destra in 1 pz).
In 3 pz è stato utilizzato l’approccio trans-mesocolico (gruppo A) ed nei rimanenti pz l’approccio
retrocolico (gruppo B).
I vasi polari anomali erano presenti in tutti i pz del gruppo A mentre erano assenti in tutti i pz del
gruppo B.
Abbiamo confrontato i tempi operatori, ore di degenza postoperatoria e dolore post-procedura tra i
due gruppi di pz.
Risultati
Il tempo operatorio medio è stato di 3,6 ore (range, 3-4 ore) nel gruppo A mentre di 3,5 ore (range,
2,5-4 ore) nel gruppo B.
La degenza media postoperatoria è stata di 56 ore (range, 48-60 ore) nel gruppo A mentre di 40 ore
(range, 36-48 ore)
Il dolore postoperatorio è stato sovrapponibile nei due gruppi di pz ed ha richiesto il solo utilizzo
della tachipirina e.v. al dosaggio di 15 mg/kg.
Soggettivamente, non ci sono state differenze (nei due gruppi di pz) di difficoltà ad individuare la
pelvi.
Conclusioni
Nonostante si ritenga che l’approccio trans-mesocolico possa rendere difficile l’individuazione della
eventuale presenza di vasi polari anomali renali, la nostra iniziale esperienza, con il suddetto
approccio, non ha fatto riscontrare né particolari difficoltà tecniche nella individuazione della pelvi
né dei vasi polari anomali. Inoltre, nella nostra iniziale esperienza, l’approccio trans-mesocolico
appare sovrapponibile come invasività a quello retrocolico.
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Abstract Code: CNG4612-21
Trapianto Renale In Pazienti < 15 Kg Con Disfunzione Del
Basso Apparato Urinario
M. Castagnetti 1, G. Ghirardo 2, P. Zucchetta 3, P. Midrio 4, P. Gamba 4, G. Zanon 4, L. Murer 2
(1) Sezione di Urologia Pediatrica, UOC. Di Urologia, Azienda Ospedaliera di Padova, Padova, (2) Unità
di Nefrolofia Pediatrica, Azienda Ospedaliera di Padova, Padova, (3) Medicina Nucleare, Azienda
Ospedaliera di Padova, Padova, (4) Unità di Chirurgia Pediatrica, Azienda Ospedaliera di Padova,
Padova
Premesse e scopo dello studio: Abbiamo rivisto la nostra esperienza con il trapianto renale (TxR) in
pazienti <15 Kg per valutare l’influenza della concomitante presenza di una disfunzione del basso
apparato urinario (lower urinary tract dysfunction, LUTD) sul successo del trapianto.
Materiali e Metodi: Tra il10/1987 e 07/2012, 413 TxR pediatrici sono stati eseguiti di cui 78 in
pazienti <15 Kg. Di questi, 15 (14 maschi) presentavano LUTD associate (8 valvole dell’uretra
posteriore; 2 sindromi di Prune Belly; 2 malformazioni urogenitali complesse). Il follow-up medio è
stato 4.1+/-1.8 anni. Abbiamo comparato la percentuale di perdite del graft e la clearance stimata a
12 e 60 mesi dopo TxR in questi pazienti in comparazione con quelli <15 Kg ma senza LUTD.
Resultati: L’età media al momento del TxR era di 2.5+/-0.9 anni ed il peso medio 10.8+/-2.4 Kg. 2
TxR erano da vivente. In 6/15 casi, una derivazione incontinente è stata creata al momento del TxR.
Tre pazienti sono stati sottoposti a ampliamento vescicale: un ureterocistoplastica prima del TxR e
due ileocistoplastiche dopo il TxR. La sopravvivenza dei pazienti è stata del 100%. 2 graft sono stati
persi per trombosi, sopravvivenza del graft 80%. La clearance della creatininemia a 12 mesi e 60
mesi non erano sostanzialmente differenti nei pazienti <15 Kg con e senza LUTD.
Conclusioni: La presenza di LUTD concomitanti non influenza l’outcome del TxR. Tuttavia, nella
nostra esperienza, una derivazione incontinente è stata praticata al momento del trapianto nel 40%
dei casi.
91
Abstract Code: CNG4633-24
Pieloplastica con approccio mini-invasivo
D.G. Minoli 1, A. Berrettini 1, S. Vallasciani 1, G. Manzoni 1
(1) UOSD Urologia Pediatrica - Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico - Milano
La pieloplastica sec. Anderson-Hynes è considerata la tecnica di elezione per l'ostruzione della
giunzione uretero-pelvica.Durante l'ultima decade, l'introduzione di tecniche mini-invasive
(laparoscopica e robotica) ha ridotto il ruolo della pieloplastica “open”.Presentiamo la nostra
esperienza con un approccio mini-invasivo utilizzando un semplice divaricatore
Nel periodo dicembre 2012–dicembre 2013, sono state eseguite 20 pieloplastiche utilizzando il
dispositivo Alexis® Wound Retractor XX-Small (Applied Medical,CA).17 pazienti (89%) erano maschi
ed uno di essi presentava stenosi bilaterale.L'età media era di 8,3 mesi (range 1–24)
L’intervento è stato eseguito con una piccola incisione (2 cm) davanti alla XII costa,paziente supino,
“splitting” dei piani muscolari, accesso al retroperitoneo e apertura della fascia di Gerota; il
divaricatore è stato quindi posizionato consentendo un’ottima esposizione della giunzione ureteropelvica.In 2 casi (10%) un vaso polare è stato identificato intra-operatoriamente. Al termine
dell’intervento dopo agevole estrazione del dispositivo, la ferita non mostrava traumatismi né
modifica delle dimensioni.In 12 pazienti (63%) non è stato posizionato stent trans-anastomotico;
catetere vescicale e drenaggio parapielico sono stati utilizzati in tutti. Il tempo medio operatorio è
stato di 87 minuti (range 60-135).Nessuna complicanza intra o post-operatoria è stata riscontrata
La pieloplastica con l'utilizzo del dispositivo Alexis® è un’alternativa economica, sicura ed efficace
alle tecniche mini-invasive nel paziente di età inferiore a 2 anni
92
Abstract Code: CNG4685-31
One Trocar Assisted Pyeloplasty: analisi della curva di
apprendimento in chirurghi senior e junior.
S. Gerocarni Nappo 1, P. Caione 1, E. Mele 1, G. Torino 1, G. Collura 1, N. Capozza 1
(1) UOC di Urologia-Andrologia, Dip. Nefrologia-urologia, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS,
Roma.
Premessa e scopo del lavoro. La pieloplastica laparoassistita (OTAP) è stata negli ultimi anni, presso
il nostro centro, la tecnica di scelta nella correzione della stenosi del giunto pieloureterale (SGPU).
Perché una tecnica possa essere considerata il gold standard, essa deve essere facilmente
riproducibile con risultati costanti.
Materiale e metodi. Dal 2008 al 2013, sono state eseguite 221 OTAP in pz non selezionati affetti da
SGPU da cinque chirurghi . Dati demografici, risultati e complicanze sec. Clavien sono stati valutati
con particolare attenzione alla esperienza dell’operatore e all’analisi della curva di apprendimento.
Per l’analisi statistica sono state utilizzate analisi uni e multivariata.
Risultati. Sono state effettuate 221 OTAP, 185 in pz <5 aa, 133 M e 88F, 79 destre e 142 sinistre. Età,
lato, presenza di vasi polari, sintomi non hanno influito sui risultati. La curva di apprendimento è
breve e risultata simile tra chirurghi senior e junior (con tutoraggio). La maggiore incidenza di
complicanze si è osservata per ogni operatore all’inizio della propria esperienza e correlata a fattori
quali: severa ipoplasia dell’uretere ed idropionefrosi post-operatoria.
Conclusioni. L’OTAP è una tecnica videolaparoscopica mininvasiva semplice, di breve durata ed
efficace, e soprattutto con breve curva di apprendimento e risultati costanti e riproducibili. Riteniamo
pertanto che l’OTAP sia una tecnica facilmente trasmissibile dai chirurghi senior ai più giovani.
93
Abstract Code: CNG4715-25
Pieloplastica laparoscopica robot-assistita: la nostra
esperienza
L. Avolio 1, P. Romano 1, I. Goruppi 1, A. Raffaele 1, E. Zambaiti 1, G. Pelizzo 1
(1) U.O.Chirurgia Pediatrica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia
Premesse e scopo dello studio: La pieloplastica laparoscopica robot-assistita (RALP) è stata
descritta in età pediatrica anche in lattanti e pazienti con rene unico e/o altre malformazioni
associate. Abbiamo rivisto la nostra casistica per valutare vantaggi, svantaggi e accorgimenti tecnici
da noi utilizzati in un gruppo di pazienti affetti da stenosi del giunto pielo-ureterale (UPJO).
Materiali e Metodi: Abbiamo esaminato 15 pazienti (età da 3 mesi a 12 anni; peso da 5 a 62 kg). 5
bambini avevano meno di 12 mesi e peso inferiore a 10 kg; uno di 4 anni presentava rene unico
congenito, un altro di 7 doppio distretto renale e idronefrosi del pielone inferiore. Sono stati utilizzati
strumenti da 5 mm ed ottica da 8 mm.
Risultati: Tutti gli interventi di RALP sono stati portati a termine senza complicanze e non è mai stato
necessario ricorrere a conversione. In tutti i casi sono stati utilizzati 2 trocars operatori e una porta
di servizio (2/3 mm o angiocath 6-8 ch utilizzato per aspirare l’urina, e introdurre lo stent a doppia
J); tempo chirurgico: variabile da 90 a 180 minuti (docking time medio 40 minuti); impiego di basse
pressioni di insufflazione (pressione media 8 mmHg anche in pazienti grandi) sfruttando l’effetto
“tenda” dei bracci robotici; angoli operativi ampi soprattutto nei lattanti; dimissione in 2-3 giornata
postoperatoria; non recidive a distanza: risultato estetico ottimo.
Conclusioni: La RALP in età pediatrica sembra essere utile e sicura anche in pazienti di basso peso
e/o con malformazioni associate.
94
Abstract Code: CNG4708-27
Transizione diretta da pieloplastica open a RALP:
esperienza di un singolo centro
A. Lesma 1, S. Corti 1, F. Montorsi 2
(1) Servizio di Urologia Pediatrica, Dipartimento di Urologia Ospedale San Raffaele - Milano, (2)
Dipartimento di Urologia Ospedale San Raffaele - Milano
Premesse e scopo dello studio: Valutare gli outcome chirurgici di bambini sottoposti a pieloplastica
robot-assistita (RALP) da un singolo chirurgo senza precedenti esperienze di chirurgia
laparoscopica.
Materiali e Metodi: Studio prospettico monocentrico randomizzato su bambini minori di 14 anni,
affetti da sindrome del giunto pieloureterale. Pazienti affetti da VUR, precedentemente sottoposti a
chirurgia renale o posizionamento di stent ureterali sono stati esclusi. I pazienti sono randomizzati
secondo la tecnica chirurgica (robot-assistita vs. open) ed operati dal medesimo chirurgo. Vengono
valutati il tempo operatorio, l’ospedalizzazione, l’uso di analgesia post operatoria e le complicanze
peri e post operatorie.
Risultati: I primi 5 pazienti sottoposti a RALP hanno presentato un tempo operatorio medio di 202.5
minuti (open 120 minuti), la durata media dell’ospedalizzazione è stata sovrapponibile (5 vs. 4
giorni), mentre l’utilizzo di analgesia post operatoria è stato significativamente ridotto nei pazienti
sottoposti a RALP. Non si sono verificate complicanze (Clavien-Dindo: 0). In tutti i pazienti sottoposti
a RALP è stato posizionato un tutore DJ, rimosso a 30 giorni dall’intervento senza difficoltà.
Conclusioni: Non si sono riscontrate differenze significative rispetto alla letteratura. Il training in
laparoscopia non sembra influire sulla learning curve della chirurgia robotica. La transizione diretta
da chirurgia open a robot-assistita sembra essere possibile e sicura. Lo studio è tuttora in corso.
95
Abstract Code: CNG4660-24
Trattamento mininvasivo del megauretere ostruttivo:
presentazione di dieci casi
G. Selvaggio 1, F. Marinoni 1, M. Sonzogni 1, A. Pansini 1, C. Filisetti 1, G. Riccipetitoni 1
(1) UO Chirurgia Pediatrica Ospedale dei Bambini V.Buzzi Milano
Trattamento mininvasivo del megauretere ostruttivo: presentazione di dieci casi
Premesse e scopo dello studio: il trattamento del megauretere ostruttivo è tradizionalmente il
modellamento ureterale con ureteroneocistostomia. Tale scelta può risultare nel paziente molto
piccolo non priva di complicanze. Per tale motivo l’approccio mininvasivo, mediante dilatazione e
posizionamento di stent, è stato proposto come prima linea terapeutica.
Materiali e metodi: da settembre 2009 a dicembre 2013 sono stati sottoposti a cistoscopia per
dilatazione pneumatica dieci pazienti affetti da megauretere ostruttivo, età media 33 mesi ( range
2-80).In un caso non è stato possibile procedere per conformazione della papilla. Il trattamento è
stato effettuato con catetere 6 Ch, palloncino lunghezza 4 cm., diametro 5 mm per quattro cicli di due
minuti a 14 Atm. Al termine della procedura si è posizionato stent ch 4.8,mantenuto per quattro
mesi.
Risultati: non vi sono state complicazioni relative alle manovre. In 6 casi si è rilevato un significativo
miglioramento alla rimozione dello stent, in un caso è stata eseguita una nuova dilatazione ed in due
casi non si è avuto alcun miglioramento. Un caso con assenza di risposta era nella fascia di età
entro i 12 mesi, così come il caso in cui non è stato possibile procedere.
Conclusioni: la dilatazione pneumatica della giunzione ureterovescicale appare una valida
alternativa alla classica chirurgia. Nella nostra serie vi è una percentuale elevata di pazienti con età
maggiore ai 24 mesi che ha risposto positivamente al trattamento. Riteniamo, sulla base di questi
dati, che la metodica possa essere estesa senza limiti di età.
96
Abstract Code: CNG4583-28
Addome acuto di pertinenza ginecologica in età
pediatrica
N. Zampieri 1, M. Peretti 1, G. Scirè 1, F.S. Camoglio 1
(1) Dipartimento di scienze Anestesiologiche e Chirurgiche, Università degli Studi di Verona, Unità
operativa di Chirurgia Pediatrica
Introduzione
La diagnosi nel dolore addominale acuto nelle bambine e adolescenti è spesso difficile; l’appendicite
e le patologie di pertinenza ginecologica possono spesso essere confuse. Lo scopo di questo studio è
riportare la nostra esperienza sull’addome acuto di pertinenza ginecologica.
Materiali e metodi
Abbiamo retrospettivamente analizzato i casi trattati per dolore addominale acuto in pazienti di età
compresa tra i 3 ed i 16 anni, presso il nostro Istituto da Gennaio 2005 a Dicembre 2013; gli aspetti
clinici e radiologici sono stati confrontati con la diagnosi chirurgica. A tale scopo sono stati creati
criteri di inclusione ed esclusione.
Risultati
Durante il periodo di studio sono stati trattati 56 casi e considerati per l’analisi dei dati 24 pazienti.
L’età media all’intervento era di 10,6 anni (range 3-16) con un tempo medio di insorgenza dei sintomi
di 2,7 giorni (range 1-10 giorni). Tutte hanno eseguito l’ecografia addominale e pelvica e solo una
paziente ha eseguito una risonanza magnetica addominale. All’atto chirurgico: 11 casi (46%) avevano
la torsione del complesso tuba-ovaio, 7 casi (29%) avevano la torsione di una cisti para-ovarica o
para-tubarica, 3 casi (12,5%) avevano la torsione di una cisti ovarica e 3 casi (12,5%) avevano la
torsione isolata della tuba. In 4 casi di torsione ovarica l’ovaio è stato conservato mentre in tutti i
casi di torsione tubarica, la tuba è stata rimossa
Conclusioni
Il dolore addominale acuto in età pediatrico-adolescenziale nelle femmine è spesso difficile da
gestire; i risultati di questo studio dimostrano come esistano alcune patologie come la torsione
isolata della tuba e la torsione di cisti para-tubariche che spesso non vengono considerate nella
diagnosi differenziale.
97
Abstract Code: CNG4618-27
Approccio toracoscopio alla patologia mediastinica in età
pediatrica: nostra esperienza
F. Nino 1, C. Noviello 1, E. Cerigioni 1, F. Mariscoli 1, M. Ilari 1, G. Cobellis 1, A. Martino 1
(1) Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ancona – SOD di Chirurgia Pediatrica e delle Specialità
Chirurgiche. Dir. Ascanio Martino
Introduzione e scopo: La toracoscopia è ampiamente utilizzata in età pediatrica. Riportiamo la nostra
esperienza più recente nell’utilizzo della toracoscopia nel management della patologia mediastinica
nel bambino.
Materiali e metodi: Da Gennaio 2009 a Gennaio 2014, 14 pazienti (7M:7F) sono stati sottoposti a
toracoscopia per patologia mediastinica. L’età media è stata di 74 mesi (range 7 mesi-14 anni). In 11
casi è stata effettuata una biopsia della massa mediastinica (7 anteriori, 4 posteriori) , mentre in 3
casi è stata effettuata l’asportazione (2 formazioni cistiche e 1 massa solida localizzate
posteriormente). In tutti casi è stato posizionato drenaggio toracico.
Risultati: Non si sono verificate complicanze intra o post operatorie. In tutti i casi la procedura è stata
conclusa in toracoscopia senza conversioni. Il tempo operatorio medio è stato 116 minuti (range 85190 minuti). L’esame istologico nelle biopsie ha evidenziato 4 casi di linfoma di Hodgkin, 4
neuroblastomi, 1 linfoma di Burkitt, 1 sarcoma di Ewing ed 1 caso di istiocitosi dei seni. Nei casi in
cui è stata effettuata l’asportazione sono stati diagnosticati 1 neuroblastoma, 1 duplicazione
esofagea ed 1 cisti broncogena.
Conclusioni: La toracoscopia è una tecnica sicura ed efficace nell’approccio alla patologia
mediastinica in età pediatrica consentendo di effettuare prelievi bioptici sotto visione e la completa
asportazione di formazioni cistiche congenite (cisti broncogene, duplicazioni esofagee) e di masse
solide in casi selezionati.
98
Abstract Code: CNG4616-25
Soluzione definitiva per il trattamento dei linfangiomi
toraco-mediastinici complessi
G. Casadio 1, F.S. Chiarenza 2, C. Del Rossi 1, A. Scarpa 1, F. Battaglino 2
(1) UO Chirurgia pediatrica - Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma, (2) UO di Chirurgia
Pediatrica - Ospedale San Bortolo di Vicenza
Premesse e scopo dello studio: I linfangiomi toraco-mediastinici sono rare affezioni che
rappresentano una sfida diagnostica e terapeutica per il chirurgo pediatrico, presentando
problematiche sempre differenti in funzione della distribuzione anatomica del linfangioma e del
corredo sintomatologico.
Scopo dello studio è presentare tre casi di linfangioma toracico o toraco-mediastinico, che hanno
richiesto soluzioni diagnostiche e terapeutiche diverse ma accomunate dall'uso della chirurgia
videotoracoscopica e del farmaco OK-432.
Materiali e Metodi:
Caso n.1: Femmina, 5 anni, trattata chirurgicamente per sospetto linfangioma del collo risultato poi
ad estensione toraco-mediastinica, risolta con trattamento combinato toracoscopico - OK-432.
Caso2: maschio, 2 anni, linfangioma toracico 3x 1,8 cm a livello dell'angolo cardio-frenico di destra,
adeso al pericardio. Trattamento combinato con ablazione toracoscopica ed iniezione di OK-432 a
livello della porzione di linfangioma residuato adesa al pericardio.
Caso 3: femmina, 1 mese, presentazione con chilotorace massivo, sottoposta a due toracoscopie
consecutive e pleurodesi. Risoluzione del chilotorace dopo instillazione di OK-432 dal drenaggio
toracico.
Risultati: tutti i casi sono liberi da recidiva e con un follow-up radiografico e/o ecografico di almeno 1
anno.
Conclusioni: La combinazione della chirurgia toracoscopica e dell'uso di OK-432 ha consentito, nella
nostra esperienza, il trattamento mini-invasivo di complessi linfangiomi toraco-addominali nel
bambino.
99
Abstract Code: CNG4606-24
Il destino dell’adattamento del diaframma
riparazione di ernia diaframmatica congenita.
dopo
S. Ceccanti 1, S. Frediani 1, D. Morgante 1, I. Falconi 1, A. Boscarelli 1, D.A. Cozzi 1
(1) Sapienza Università di Roma
Premesse e scopo dello studio: La riparazione primaria di ernia diaframmatica congenita (CDH) è
spesso ottenuta sotto tensione, con possibili future morbidità. Abbiamo studiato l'adattamento del
diaframma dopo riparazione di CDH in una piccola coorte di pazienti.
Materiali e Metodi: Studio longitudinale di 9 pazienti sottoposti a riparazione primaria di CDH(gruppo
A), e 3 a riparazione con patch (gruppo B). Abbiamo misurato, su radiografie digitalizzate, l'angolo tra
la tangente all'emidiaframma e la perpendicolare alla colonna. L’adattamento muscolare è stato
espresso come la differenza di ampiezza dell’angolo tra emidiaframma riparato e controlaterale,
dopo chirurgia(T0), il 1°giorno postoperatorio(T1), alla dimissione(T2), e all’ultimo follow-up(T3).
Risultati: A T0, l’emidiaframma risultava significativamente più teso nel gruppo A rispetto al
B(p=0.04). Tale differenza non era più significativa a T1 e T2. A T3 (2.7±2.6 anni) il profilo degli
emidiaframmi nel gruppo A risultava significativamente più curvilineo rispetto a quelli del gruppo
B(p=0.003). La regressione longitudinale ha mostrato nel tempo un significativo e progressivo
adattamento muscolare degli emidiaframmi del gruppo A, ed una stabilità di quelli del gruppo
B(p=0.04 vs p=0.96). Un paziente nel gruppo B presenta lieve scoliosi.
Conclusioni: La riparazione primaria di CDH è un'opzione di trattamento sicura ed efficace, anche se
realizzata sotto tensione. A differenza dei difetti riparati con patch, le ricostruzioni primarie hanno
un migliore adattamento muscolare, che può evitare recidive e deformità toraciche.
100
Abstract Code: CNG4666-30
MIS nella patologia congenita del diaframma. Quale
approccio migliore: toracoscopico o laparoscopico?
C. Bleve 1, L. Costa 1, E. Zolpi 1, V. Bucci 1, S.F. Chiarenza 1
(1) Unità Operativa Chirurgia Pediatrica ULSS 6 Ospedale San Bortolo Vicenza
Razionale dello studio: Riportiamo la nostra esperienza nel trattamento mini-invasivo (MIS) della
patologia congenita del diaframma al fine d’individuare il migliore accesso: laparoscopico o
toracoscopico.
Metodi: dal 2007 al 2014 abbiamo trattato con successo in MIS 9 pz (5M, 4F) con ernia diaframmatica
postero-laterale (CDH) e 4 pz con eventratio (3 a destra ed 1 a sx). Nel 1° gruppo, in 7 pz l’esordio è
stato neonatale, mentre in 2 post. Peso medio dei pz: 3,5 kg (1,5-6,5 Kg). Lato: sx in 7, dx in 2 (ampio
difetto). L’intervento è avvenuto entro il 4°gg di vita nei pz con esordio neonatale, non oltre il 7° nei
restanti. Nei 4 pz con eventratio la diagnosi è avvenuta fra 2 e 12 mesi. È stata utilizzata per tutte le
procedure strumentazione da 3 mm. La chiusura è stata primaria in tutti i pz con CDH, come la
plicatura nell’eventratio, con punti in seta 3/0-4/0 (con nodo intracorporeo). Il tempo operatorio
medio è stato di 130’ (100’-210’).
Risultati: Non abbiamo registrato complicanze perioperatorie. Il follow-up è stato di 12 mesi;
abbiamo considerato i seguenti parametri: relaxatio, simmetria del torace, sviluppo di polmonite,
occlusione intestinale. Un solo caso di occlusione intestinale, a 2aa, trattato conservativamente. La
degenza media è stata di 7 gg.
Conclusioni: secondo la nostra esperienza la MIS, nella mani di un esperto chirurgo, coadiuvato da
un team anestesiologico esperto è sicura ed efficace nel trattamento della patologia del diaframma
in età pediatrica.
101
Abstract Code: CNG4736-28
Procedura EXIT per masse cervicali giganti. Esperienza
di un singolo Centro
G. Farris 1, C. Baserga 1, A. Morandi 1, G. Brisighelli 1, V. Gentilino 1, F. Ciralli 2, L. Napolitano 3, N.
Persico 4, F. Mosca 2, E. Leva 1
(1) U.O.C. Chirurgia Pediatrica, Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico, Milano,
(2) U.O.C. Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale
Maggiore Policlinico, Milano, (3) U.O.C. Anestesia e Terapia Intensiva Pediatrica, Fondazione IRCCS
Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, (4) U.O.C. Ostetricia e Ginecologia, Fondazione
IRCCS Ca Granda - Ospedale Maggiore Policlinico, Milano
PREMESSE E SCOPO DELLO STUDIO
Le masse cervicali giganti, più comunemente rappresentate da linfangiomi e teratomi, possono
essere causa di un’ostruzione delle vie aeree alla nascita, mettendo in pericolo la vita del feto.
L’EXIT (Ex-utero Intrapartum Treatment) è una procedura salva-vita che permette di garantire la
pervietà delle vie aeree sfruttando il circolo placentare.
Presentiamo la nostra casistica di EXIT per masse latero-cervicali giganti.
MATERIALI E METODI
Sono stati esaminati i dati clinici, di imaging e laboratoristici delle donne e dei feti sottoposti a
procedura EXIT per masse latero-cervicali dal 2007 al 2013.
RISULTATI
Sono state eseguite 6 procedure EXIT (3 linfangiomi, 2 teratomi, 1 emangioma) con diagnosi
prenatale. L’E.G. alla diagnosi è stata di 24.3 settimane. L’età media alla nascita è stata di 35
settimane. Il peso medio alla nascita è stato di 2368 gr.
Il tempo medio della procedura è stato di 11 minuti (5-18). In 5 casi il feto è stato intubato. Un caso
ha necessitato tracheostomia.
La procedura è sempre stata svolta con successo, senza complicanze né per il feto né per la madre.
CONCLUSIONI
Grazie a una diagnosi prenatale precoce e un follow-up multidisciplinare, associati ad un’adeguata
selezione dei casi e ad un EXIT team dedicato, la procedura Ex-utero Intrapartum Treatment nella
gestione perinatale delle masse cervicali giganti può definirsi sicura ed efficace.
102
Abstract Code: CNG4682-28
Mini-toracotomia ascellare per la riparazione di atresia
esofagea con fistola tracheo-esofagea distale nell’era
endoscopica.
S. Ceccanti 1, S. Frediani 1, I. Falconi 1, R. Iaconelli 1, D. Morgante 1, D.A. Cozzi 1
(1) Sapienza Università di Roma
Premesse e scopo dello studio: I potenziali vantaggi della riparazione toracoscopica dell’atresia
esofagea con fistola tracheoesofagea (AE/FTE) sono migliore cosmesi e minori deformità toraciche.
Riportiamo la nostra esperienza con la toracotomia ascellare, progressivamente accorciata e
nascosta in una piega ascellare alta.
Materiali e Metodi: 37 pazienti sono stati sottoposti a riparazione di AE/FTE con tecnica musclesparing, attraverso un’incisione cutanea ascellare verticale nei primi 14 (gruppo A) ed accorciata e
spostata in alto nell’ascella in 23 (gruppo B). Nel gruppo B, l’incisione è stata:mini-verticale (n=4), a
forma di L (n=5) e curvilinea (n=14). Abbiamo analizzato: accesso chirurgico, complicanze e cosmesi.
Risultati: La toracotomia ascellare ha garantito un’adeguata esposizione ed un buono spazio
operativo, anche quando l’incisione è stata accorciata a 2-3.5 cm(mediana, 2.5) di lunghezza. La
durata mediana dell’intervento è stata 170 (85-240) vs 175 (120-240) minuti (p=0.53). 2 pazienti (5%)
hanno avuto una deiscenza precoce dell’anastomosi, 9 (24%) hanno richiesto>1 dilatazione esofagea,
4 (10%) una fundoplicatio. Nel gruppo A, la cicatrice è ben celata dal braccio addotto, nel gruppo B
impercettibile anche a braccio elevato. L’incisione nella piega ascellare alta ha sortito il migliore
risultato estetico.
Conclusioni:La mini-toracotomia ascellare per la riparazione di AE/FTE ha risultati paragonabili alla
toracotomia convenzionale con potenziale riduzione delle deformità toraciche a lungo termine. Tale
approccio può competere con la riparazione toracoscopica.
103
Abstract Code: CNG4696-33
Chi va piano va sano e lontano? Un caso di enfisema
lobare congenito bilaterale
L. Del Prete 1, A. Conforti 1, C. Iacusso 1, F. Morini 1, P. Bagolan 1
(1) Dipartimento di Neonatologia Medica e Chirurgica, U.O.C. di Chirurgia Neonatale, Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù, Roma, Italia
Premesse e scopo dello studio: l’enfisema lobare congenito (ELC) è una rara patologia di solito
caratterizzata da un’anomala insufflazione di un lobo polmonare. Il coinvolgimento di più lobi e/o
bilaterale è estremamente raro (12 casi descritti in letteratura a partire dal 1963). Scopo del lavoro è
presentare un caso di ELC bilaterale e la strategia chirurgica adottata.
Materiali e metodi: bambino riferito a 3 mesi di vita per dispnea: rianimazione ed intubazione OT alla
nascita; ricovero a 50 giorni di età per chiusura di dotto arterioso con iperafflusso polmonare. Al
ricovero la TC-torace mostra quadro di ELC evidente del lobo superiore sinistro (LSS) ed accennato
del lobo medio di destra (LMD). La biopsia chirurgica del LSS conferma il quadro di ELC. Si effettua
una lobectomia superiore sinistra. Netto miglioramento post-operatorio seguito da progressivo
deterioramento con graduale aumento volumetrico del LMD. Si procede a lobectomia media destra.
Risultati: la cardiopatia con iperafflusso ha probabilmente indotto ad un iniziale ritardo diagnostico.
La bilateralità rara della lesione ha indotto ad un esame bioptico preliminare e ha privilegiato anche
una strategia chirurgica two-staged. Solo con l’asportazione di entrambi i lobi si è ottenuta la
guarigione clinica.
Conclusioni: il caso conferma il buon risultato finale di un approccio chirurgico two-staged nell’ELC
bilaterale e contemporaneamente apre alla possibilità di un trattamento one-staged nei casi
clinicamente più favorevoli.
104
Abstract Code: CNG4734-26
Un raro caso di polmone esofageo: strategie chirurgiche
e review della letteratura
A. Zanini 1, F. Macchini 1, V. Gentilino 1, L. Pugni 2, G. Brisighelli 1, A. Morandi 1, G. Farris 1, F. Mosca 2,
E. Leva 1
(1) U.O.C. Chirurgia Pediatrica, Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico, Milano,
(2) U.O.C. Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale
Maggiore Policlinico, Milano
PREMESSE E SCOPO DELLO STUDIO
Il polmone esofageo (PE) è una rara malformazione in cui un bronco principale origina dall’esofago.
Per la sua estrema rarità non esiste un generale consenso sulla gestione chirurgica. Gli Autori
riportano un caso di PE.
MATERIALI E METODI
Vengono riportati i dati clinici, le strategie chirurgiche e l’outcome di un caso di PE destro trattato nel
nostro Centro.
RISULTATI
Una neonata a termine veniva trasferita in II giornata di vita per distress respiratorio ed ipodiafania
dell’emitorace destro. In IV giornata, la TC torace e l’esofagogramma mostravano l’emergenza del
bronco principale destro dall’esofago. La diagnosi di PE veniva confermata con tracheoscopia ed
endoscopia. In VII giornata si procedeva a chiusura toracoscopica del bronco con clip metalliche. A 5
mesi si eseguiva RMN torace ed esofagogramma, che mostravano parziale persistenza della
comunicazione esofago-bronchiale. Si sottoponeva pertanto la paziente a pneumonectomia destra,
senza posizionamento di espansori toracici. Il decorso post-operatorio è stato caratterizzato da un
minimo leakage esofageo, trattato conservativamente. Al follow-up la paziente presenta buone
condizioni cliniche.
CONCLUSIONI
Data l’estrema rarità della patologia, ad oggi non esistono strategie chirurgiche standardizzat. Gli
Autori ritengono che la gestione debba essere individualizzata, considerando la Letteratura esistente
e l’esperienza del singolo Centro. Tali casi richiedono comunque una gestione multidisciplinare che
gli autori ritengono essere stata la chiave di successo nella gestione del caso riportato.
105
Indice degli Autori
Adoriso O.; 1
Alaggio R.; 79
Alberti D.; 59
Albo G.; 15
Altavilla D.; 44
Andreatta E.; 40
Angotti R.; 55; 57
Antonuccio P.; 44; 47;
80
Appignani A.; 30; 50;
71; 72
Arena S.; 44
Armellini A.; 59
Arrigo T.; 47
Avanzini S.; 8; 10; 42
Avolio L.; 21; 77; 95
Baban A.; 60
Bagni I.; 14
Bagolan: P.; 58
Bagolan P.; 43; 60;
105
Bartoli F.; 75
Baserga C.; 103
Basile A.; 75
Battaglia F.; 85
Battaglino F.; 18; 54;
90; 100
Berrettini A.; 15; 93
Bertozzi M.; 30; 50; 71;
72
Beseghi U.; 83
Bianchi A.; 55
Bianchini A.; 78
Biondini D.; 14; 78
Bleve C.; 27; 54; 64;
85; 102
Boroni G.; 59
Boscarelli A.; 101
Brena M.L.; 61
Brisighelli G.; 103; 106
Brisigotti M.; 34
Briuglia S.; 51
Brunero M.; 40
Bucci V.; 13; 18; 27;
54; 102
Buffa P.; 7; 8; 10; 31;
33; 42; 74
Bulotta A.L.; 55; 57
Busetto M.; 6
Cacciaguerra S.; 17
Cacciari A.; 14; 78
Caione P.; 19; 22; 53;
94
Camoglio F.S.; 98
Cantini L.; 77
Capitanio M.; 26
Capitanucci M.L.; 82
Caponcelli E.; 14; 78
Capozza N.; 19; 22; 53;
94
Capra A.; 51
Carbonaro G.; 11; 13;
26
Carlucci M.; 31; 33; 42
Carone R.; 90
Casadio G.; 100
Cascini V.; 36
Casolari E.; 83
Castagnetti M.; 73; 84;
92
Catalano P.; 29; 48
Catania E.D.; 87
Catti M.; 13
Causin F.; 79
Cavaiuolo S.; 86
Ceccanti S.; 20; 65;
101; 104
Ceccarelli P.L.; 14; 78
Centonze N.; 25; 56
Centorrino A.M.; 47
Cerchia E.; 25; 56
Ceriati E.; 1
Cerigioni E.; 99
Cerrina A.; 11; 26
Cerulo M.; 46
Cheli M.; 41; 61
Chiarenza F.; 2; 46; 62
Chiarenza F.S.; 100
Chiarenza S.F.; 18; 27;
54; 64; 85; 102
Chirico V.; 47
Ciardini E.; 25; 56
Cimador M.; 48
Ciralli F.; 103
Cisternino A.; 89
Ciuffreda M.; 61
Cobellis G.; 23; 28; 57;
99
Cocomazzi R.; 75
Coletta R.; 3; 63; 66;
67
Collura G.; 94
Colusso M.; 41
Colusso M.M.; 61
Conforti A.; 43; 58; 60;
105
Conte M.; 10
Corti S.; 96
Costa L.; 27; 64; 85;
102
Costanzo S.; 5; 24; 81
Cottonaro G.; 17
Cozzi D.; 65
Cozzi D.A.; 20; 101;
104
Cozzi F.; 20
Creti' G.; 89; 90
Crucetti A.; 57
Cussa D.; 26
D'agostino S.; 64
Dall'oglio L.; 31
De Biagi L.; 76
De Filippi A.; 29
De Gennaro M.; 82; 90;
91
De Girolamo F.; 69
De Grazia E.; 48
De Luca U.; 4
De Masi S.; 4
De Peppo F.; 1
De Ville De Goeyt J.; 1
106
Del Prete L.; 105
Del Rossi C.; 83; 100
Di Benedetto V.; 2; 35;
37
Di Grazia M.; 52
Di Iorio G.; 81
Di Maggio G.; 55
Di Paolo G.; 70
Di Pietro D.; 14
Di Renzo D.; 69; 70
Dieci C.; 90
Disma N.; 10
Domenichelli V.; 68
Draghici I.; 84
Durante V.; 78
Escolino M.; 2; 9; 46;
62; 84
Esposito C.; 2; 9; 46;
62; 84
Esposito M.; 86
Fabbretti G.; 34
Falconi I.; 20; 65; 101;
104
Farina A.; 2; 9; 46; 62;
84
Farris G.; 103; 106
Fasoli L.; 18; 27; 54;
85
Faticato M.G.; 7
Fava G.; 32; 62
Federici S.; 34; 68; 76
Ferrara F.; 18; 27; 55;
64; 85
Ferrari A.; 24
Ferro E.; 51
Filisetti C.; 5; 12; 24;
97
Fontana M.; 32
Formica P.; 29
Fornito M.C.; 17
Fratino G.; 39
Frea B.; 13
Frediani S.; 20; 65;
101; 104
Fusaro F.; 58; 60
Fusillo M.; 40
Gabriele V.; 88
Gamba P.; 2; 79; 92
Gamba P.G.; 16
Garaventa A.; 10
Gargano T.; 80
Gentilino V.; 103; 106
Gerocarni Nappo S.;
19; 22; 53; 94
Ghidini F.; 73
Ghirardo G.; 92
Giannotti G.; 41; 61
Giozzani M.; 41
Gobbo F.; 38
Goretti R.; 90
Goruppi I.; 21; 77; 95
Guanà R.; 11
Guerriero V.; 70
Gulia C.; 49
Iacobelli B.D.; 58; 60
Iacona R.; 63; 66
Iacona R.V.; 35; 37
Iaconelli R.; 65; 104
Iacusso C.; 43; 105
Iadarola P.P.; 40
Iaquinto M.; 46
Ilari M.; 23; 99
Impellizzeri P.; 47; 51;
80
Inserra A.; 87
Italiano F.; 34
Jasonni V.; 8; 10; 38;
39
Khalil B.A.; 3; 63; 66;
67
Kungulli A.; 73
La Rosa M.A.; 51
Lago P.; 79
Lamberti G.; 34; 68; 76
Latiano C.; 89
Lauriti G.; 36
Lebet M.; 17
Lelli Chiesa P.; 36; 69;
70
Leonelli L.; 31; 33; 38;
39; 42; 74
Lesma A.; 96
Leva E.; 103; 106
Libri M.; 80
Lima M.; 80
Lisi G.; 36; 69
Locatelli G.; 41
Lonati L.; 11
Luksch R.; 5
Macchini F.; 106
Maestri L.; 24; 32
Maffi M.; 80
Magrini E.; 30; 50; 71;
72
Magro P.; 26
Mancuso A.C.; 17
Mangia G.; 4
Mangili G.; 41
Manzoni C.; 87
Manzoni G.; 15; 49; 93
Marangi F.; 89
Marchetti P.; 1
Marini G.; 90
Marini H.; 44
Marino N.; 36
Marinoni F.; 12; 81; 97
Mariscoli F.; 23; 99
Marrocco G.; 49
Marte A.; 2; 86
Martelli H.; 9
Martino A.; 23; 28; 57;
99
Matteotti C.; 88
Mattioli G.; 7; 8; 10; 31;
33
Maurigi C.; 29
Mele E.; 19; 22; 94
Melissa B.; 71
Meloni F.; 40
Merlini E.; 13
Messina M.; 55; 57
Midrio P.; 92
Migliazza L.; 41
Mignani S.; 53
Milana E.; 29
Milanesi O.; 79
Minelli L.; 41; 61
Minoli D.G.; 15; 49; 93
Minutoli L.; 44
Molinaro F.; 55; 57
107
Montalto A.S.; 44; 47;
51
Montemezzo G.; 16
Montorsi F.; 96
Morabito A.; 3; 63; 66;
67
Morandi A.; 103; 106
Mordenti M.; 76
Morgante D.; 20; 65;
101; 104
Morini F.; 43; 58; 105
Mosca F.; 103; 106
Mosconi M.; 8
Mosiello G.; 82; 90
Murer L.; 92
Najmaldin A.; 2
Nanni L.; 87
Napolitano L.; 103
Napolitano M.; 24
Nardelli G.B.; 79
Nardi N.; 50; 71; 72
Niglio F.; 75
Nino F.; 23; 28; 99
Noccioli B.; 25; 56
Noviello C.; 28; 57; 99
Orizio P.; 59
Pace C.N.; 13
Palermo G.; 89
Palminteri E.; 49
Pansini A.; 97
Papale A.N.E.; 17
Pappalepore N.; 69
Papparella A.; 28
Paradiso V.; 87
Parisi S.; 47
Parmeggiani P.; 28; 86
Parolini F.; 59
Pastore V.; 75
Pathkowski D.; 9; 84
Pelizzo G.; 21; 40; 77;
95
Peretti M.; 98
Perrone P.; 80
Persico A.; 69; 70
Persico N.; 103
Piazza G.; 29
Pini Prato A.; 8; 10
Pintozzi L.; 86
Pio L.; 7; 38; 74
Porpiglia F.; 13
Prezioso M.; 86
Puglisi T.; 82
Pugni L.; 106
Putti M.C.; 16
Raffaele A.; 21; 40; 77;
95
Reale L.; 90
Recupero S.; 89
Repetto P.; 78
Riccipetitoni G.; 5; 12;
24; 32; 62; 81; 97
Rigamonti W.; 52
Righetti L.; 59
Roberti A.; 9; 46; 62
Roberts N.; 3
Rocco B.; 15
Romanini M.V.; 38
Romano P.; 21; 77; 95
Romeo C.; 31; 44; 47;
51; 80
Rossi C.; 36
Rossi F.; 88
Rossi L.; 23
Rossi V.; 8; 10
Russo T.; 47; 51; 80
Sabatino M.D.; 68
Salpietro Damiano C.;
47; 51
Savanelli A.; 9; 46; 84
Saxena A.; 9
Scalfari G.; 44; 51
Scarpa A.; 35; 37; 100
Scarvaglieri Mazzeo
S.; 35; 37
Schleef J.; 11; 26
Scirè G.; 98
Scuderi M.G.; 35; 37
Selvaggio G.; 81; 97
Sergio M.; 48
Settimi A.; 2; 9; 46; 62;
84
Severi E.; 25; 56
Sgrò A.; 79
Signani P.; 90
Silveri M.; 1
Solari V.; 63; 66
Sonzogni M.; 5; 24; 81;
97
Sorrentino G.; 88
Spinelli C.; 6
Squadrito F.; 44
Strambi S.; 6
Stranieri G.; 17
Straziuso S.; 34; 76
Taddei A.; 82; 87
Tadini B.; 13
Tallarico R.; 23
Tambucci R.; 22
Terenziani M.; 12; 24
Teruzzi E.; 26
Tesoro S.; 4
Till H.; 84
Torino G.; 19; 22; 82;
91; 94
Torre M.; 38; 39; 42;
74
Totonelli G.; 43
Tuo P.; 42
Turra F.; 2
Turra' F.; 9
Valfre L.; 60
Valfrè L.; 43; 58
Vallasciani S.; 15; 49;
93
Varlet F.; 84
Varotto E.; 16
Vella C.; 5; 12; 32; 62
Viglio C.; 5; 12
Vinardi S.; 26
Volpe A.; 16
Woolf A.S.; 3
Zaccara A.; 82
Zambaiti E.; 40; 77; 95
Zampieri N.; 98
Zanini A.; 106
Zanon G.; 92
Zanon G.F.; 79
Zaranko E.; 41
Zolpi E.; 18; 85; 102
Zucchetta P.; 92
Zuin G.; 32
108
109