La letteratura messicana in Biblioteca Civica Narrativa e poesia Bernardo Atxaga, José Manel Fajardo, Santiago Gamboa, Antonio Sarabia, Luis Sepulveda Racconti senza patria Parma: Ugo Guanda; 2000, 181 p.; 22 cm Un uomo in crisi raggiunge Parigi dalla Spagna per rivivere un passato felice, senza sospettare che precipiterà in un’avventura sordida; un architetto rievoca un allucinante episodio della sua giovinezza; un fotoreporter colombiano seduce le hostess di varie compagnie aeree per poi scoprire di essere uno strumento nelle loro mani; due orfani abbandonati a se stessi in una grande casa piena di fantasmi vivono la loro pubertà nel territorio oscuro e morboso di una relazione in cui si mescolano i vivi e i morti; un cileno in Germania si trova a giocare un ruolo rischioso in un cupo intrigo internazionale. Dal noir al racconto d’avventura all’erotismo: storie eterogenee di scrittori che si sentono fratelli benché di diversa nazionalità. Guillermo Arriaga Il bufalo della notte Roma: Fazi, 2004; 245 p.; 22 cm In una Città del Messico affascinante e oscura, le vite di tre amici, due ragazzi e una ragazza, si incrociano e si sciolgono: Gregorio, che soffre di schizofrenia e a ventidue anni si uccide con un colpo di pistola; il suo migliore amico e coetaneo, Manuel, che si ritrova letteralmente perseguitato dal ricordo della malattia mentale di Gregorio, dallo spettro di un’amicizia tradita, dal mondo di violenza e di ossessione che circondava la vita dell’amico suicida e da una tormentata relazione sessuale e sentimentale che lo lega alla ex fidanzata di Gregorio, che gli sfugge continuamente e all’improvviso scompare senza lasciare traccia. Guillermo Arriaga Un dolce odore di morte Roma: Fazi, 2005; 185 p.; 22 cm Una ragazza viene trovata morta in un campo di saggina. Qualcuno l’ha pugnalata alle spalle. A rinvenire il cadavere è Ramòn, un giovane del vicino paese di Loma Grande. La riconosce: è Adele, la ragazza che da qualche tempo riempiva le sue fantasie più nascoste ma a cui non aveva mai rivolto la parola. Di fronte al suo corpo nudo e violato, è assalito da un misto di terrore e lussuria. Al contatto con la sua pelle morbida e immobile ha la sensazione di conoscerla da sempre. Ma ora è morta. In un primo momento, nessuno a Loma Grande sembra riconoscere la giovane ma una cosa è chiara a tutti: è la ragazza di Ramòn. Quest’ultimo, un po’ per debolezza, un po’ per morbosità, non nega la relazione, anzi alimenta la fantasia collettiva, tanto da sentirsi in dovere di vendicare la giovane. Ormai il meccanismo impietoso del destino si è messo in moto e nessuno può più fermarlo. 2 Guillermo Arriaga Città del Messico, 1958 Sceneggiatore, regista e scrittore messicano. Il suo contributo al cinema del 21° secolo sta nell’invenzione di una forma di narratività cinematografica, di costruzione del tempo, e del montaggio interno al racconto, radicalizzando il romanzo polifonico e cubista, per es. di uno scrittore come J. Dos Passos. Caratteristica delle sceneggiature di A. è l’intrecciarsi parallelo di più storie (generalmente triadiche) che fanno confluire a poco a poco, i destini dei personaggi in un punto di soluzione finale. Ciò si realizza in un andirivieni tra più livelli temporali e spaziali, dove la drammaticità del paesaggio e l’incombere della morte si intersecano senza soluzione di continuità tra presente e passato. La sua collaborazione con il regista messicano A.G. Inarritu ha prodotto tre film che, tra il 2000 e il 2006, compongono la cosiddetta Trilogia della morte: Amores Perros (2000), 21 grams (2003), Babel (2006), gli ultimi due di coproduzione statunitense e interpretati da celebri attori come S. Penn, N. Watts, B. Del Toro, B. Pitt, C. Blanchet. Il primo film fa interagire tre personaggi: uno sradicato, una modella e un sicario la cui vita, per diversi motivi, dipende dal rapporto con i loro cani, metafora dei destini di solitudine. Il secondo parte da un incidente, la cui casualità coinvolge tre vite parallele, di un ex-detenuto, di una ex-tossicodipendente, e del marito di lei. Il terzo si dipana lungo tre paesaggi lontani, l’Atlante marocchino, il Messico e Tokio, intrecciando una folla di personaggi accomunati da oscuri sensi di colpa, da problemi familiari e handicap adolescenziali. Il finale segna la confluenza e la divergenza insieme delle storie, emblematiche anche delle diverse condizioni sociali ed etniche. The three burials of Melquiades Estrada (Le tre sepulture, 2005) è stato scritto da A. per il debutto nella regia dell’attore T.L. Jones e si distende nella forma del viaggio riprendendo la meditazione sulla morte tipica dello sceneggiatore. Nel 2008 The burning plan (Il confine della solitudine) è l’esordio alla regia di A.: riprende la struttura triangolare mescolando tre ritratti femminili, misteriosamente connessi tra loro ma separati nello spazio e nel tempo, dove i paesaggi americani e messicani assurgono a metafora dei sentimenti delle protagoniste. [Fonte: Treccani] Guillermo Arriaga Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina Roma: Fazi, 2006; 167 p.; 22 cm Messico, primi del Novecento. Feliciano Velasco y Borbolla de la Fuente, geniale inventore, nonché dottore in Diritto e discendente da una famiglia di gran lignaggio, sogna, con la sua ultima invenzione, di ottenere finalmente la fama e la prosperità che merita. È lui, infatti, l’artefice della ghigliottina perfetta, la più efficiente, la più letale di tutta la storia. Insieme ai suoi assistenti, Juan Alvarez e Julio Belmonte, Velasco si presenta dal generale Francisco Pancho Villa - il cui esercito rivoluzionario è ormai temuto e riverito in tutto il paese - con l’intenzione di vendergli un esemplare della sua macchina da guerra. Il costruttore non ha nessuna simpatia per quella che considera un’accozzaglia di ladri e delinquenti, ma riesce nondimeno a convincere Villa di quanto sia indispensabile l’apporto della ghigliottina alla guerra di liberazione, galeotta anche una dimostrazione sul campo alle spese di uno sfortunato gruppo di prigionieri. Velasco è sicuro di avere già i soldi in tasca ma Villa ha altri piani per lui e i suoi colleghi. Guillermo Arriaga Retorno 201 Roma: Fazi, 2007; 177 p.; 22 cm. Città del Messico, anni Novanta. Scendendo in calle Retorno 201 c’è un universo sconfitto e brulicante, solidale e febbrile, dove la speranza sembra l’ultima delle possibilità umane: qui Guillermo Arriaga ha trascorso gran parte della sua giovinezza e qui ha perso l’olfatto durante una rissa callejera. E il filo rosso che unisce queste quattordici storie è proprio la strada, a cui sono visceralmente legati tutti i personaggi di questi racconti. Roberto Bolaño 2666 Milano: Adelphi, 2011; 963 p.; 24 cm Delle molte leggende alla cui nascita Bolaño stesso ha contribuito, l’ultima riguarda la forma che 2666 avrebbe dovuto assumere. Si dice infatti che l’autore desiderasse vedere i cinque romanzi che lo compongono pubblicati separatamente, e se possibile letti nell’ordine preferito da ciascuno. La disposizione, ammesso che sia autentica, era in realtà un avviso per la navigazione in questo romanzomondo, che contiene di tutto: un’idea di letteratura per la quale molti sono disposti a vivere e a morire, l’opera al nero di uno scrittore fantasma che sembra celare il segreto del Male, e il Male stesso, nell’infinita catena di omicidi che trasforma la terra di nessuno fra gli Stati Uniti e il Messico nell’universo della nostra desolazione. Roberto Bolaño Amuleto Milano: Adelphi, 2010; 141 p.; 22 cm Da quando Conan Doyle ha dimostrato che del corpo, in un’indagine ben condotta, si può tranquillamente fare a meno, molti autori di storie poliziesche si sono divertiti a mettere i propri protagonisti in condizione di non potersi muovere. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è arrivato Roberto Bolaño, che in questo romanzo ha inventato Auxilio Lacouture. Se per via della stazza il detective di Rex Stout abbandona a fatica e malvolentieri la sua serra, Auxilio, che invece sembra la «versione femminile di don Chisciotte», non può semplicemente uscire dai bagni della facoltà di Lettere e Filosofia di Città del Messico, dove l’esercito e i reparti antisommossa hanno appena fatto irruzione. Siamo nel settembre del 1968, cioè nel cuore di una stagione rivoluzionaria rispetto alla quale i moti europei sono un pranzo di gala appena un po’ rumoroso. Quella che Auxilio arriva pian piano a ricostruire è la «storia di un crimine atroce» che ha lasciato il segno su tutta una generazione di giovani latinoamericani. Roberto Bolaño Chiamate telefoniche Palermo: Sellerio, 2000; 262 p.; 17 cm Quattordici racconti di un autore cileno considerato tra i più originali e nuovi della letteratura ispanoamericana: vite immaginarie di scrittori a cavallo dell’Oceano e della storia, lunghi amori che contrassegnano in realtà inestricabili esistenze parallele e lontane, soggetti cinematografici stilizzati allo scopo di estrarne puri labirinti di rapporti, giochi manieristici, monologhi di anziane attrici porno che conobbero la grandezza in un loro partner, pseudointrecci polizieschi e storie di frontiera, racconti on the road cuciti dopo la fine dell’incanto. In ciascuno di questi racconti, più che una storia fantastica, traspare un apocrifo, a riprova dell’ultima possibilità di realismo rimasta e al cui inizio è Borges: mescolare generi, citare occultamente e falsificare, prendere dalla letteratura alta o popolare e dal cinema, dai rotocalchi. Ma avendo per soggetto sempre delle persone cui «stanno succedendo delle cose, tutte piccole e bastarde». A questo, come suo indizio assolutamente personale, Bolaño aggiunge l’esperienza mostruosa delle dittature postmoderne di Pinochet e Videla. Esse segnano i suoi personaggi, a questi ogni volta si collegano direttamente o indirettamente, e assurgono a universalità come se fossero il segno mnemonico della presenza dell’ingiustizia sul volto della storia e sulla realtà dell’esistenza. Roberto Bolaño I detective selvaggi Palermo: Sellerio, 2003; 843 p.; 20 cm Arturo Belano e Ulises Lima, sedicenti poeti e piccoli trafficanti, i detective, adepti di un’improbabile ed estrema avanguardia, il «realvisceralismo», cercano, attraverso l’America Latina, la mitica fondatrice della loro setta artistica. La donna era Cesárea Tinajero, creatrice di un’unica composizione inedita e scomparsa nel nulla in anni distanti. E la loro ricerca, pretesto e copertura intellettuale per oblique imprese, si snoda seguendone la vita e le opinioni raccontate, avanti e indietro nel tempo. Al presente dei due detective sulle tracce della capostipite, in compagnia di un diciassettenne alla scoperta del sesso e di una prostituta adolescente in fuga dal suo protettore, seguono gli indiretti resoconti, vent’anni dopo, di testimoni che conobbero Arturo e Ulises. Ma anche questi ultimi sono in realtà narratori egocentrici che si perdono in grottesche avventure di ogni genere, che ritessono confuse mitologie, in cui si inseguono labili indizi, fino a fugare la speranza che di Cesárea si possa davvero sapere qualcosa. Roberto Bolaño La letteratura nazista in America Milano: Adelphi, 2013; 250 p.; 22 cm In apparenza, l’oggetto è sobrio e rassicurante: un panorama degli scrittori filonazisti, di ognuno dei quali si traccia il percorso biografico e si dà conto della produzione; si descrivono perfino alcune opere, nonché i rapporti intercorsi fra di loro, le riviste che li hanno ospitati, le case editrici che li hanno pubblicati, e alla fine del volume figurano un indice dei nomi e una bibliografia. Eppure, quasi subito, ci accorgiamo che qualcosa non funziona: non foss’altro perché almeno un paio risultano morti dopo il 2015. A poco a poco capiamo, in una sorta di vertigine, che nessuno di questi scrittori, poetesse, movimenti letterari, è mai esistito, e che Bolaño sta costruendo sotto i nostri occhi un inquietante universo parallelo: del tutto plausibile e del tutto immaginario. Ma non irreale. È allora che cominciamo a stare al gioco, e ad abbandonarci al flusso inarrestabile di quello che non è solo uno scoppiettante divertissement letterario, ma soprattutto un susseguirsi di storie aberranti e al contempo esilaranti, e una galleria di mostri, spesso tremendamente comici. Roberto Bolaño Monsieur Pain Palermo: Sellerio, 2005; 162 p.; 17 cm 3 Mentre muore, travolta dalla guerra civile, la Repubblica spagnola, si spegne miseramente a Parigi in un letto di ospedale César Vallejo, massimo poeta ispanoamericano, così come aveva profetizzato nei suoi versi: «Morirò a Parigi mentre fuori piove / in un giorno del quale ho già Roberto Bolaño Santiago del Cile, 1953 – Barcellona, 2003 Tra i più influenti della recente letteratura di lingua spagnola. Messicano di adozione, insieme allo scrittore cileno Mario Santiago Papasquiaro (1953-1998) ha fondato il movimento poetico d’avanguardia infrarealista, in opposizione all’establishment letterario messicano allora dominato dalla figura di Octavio Paz. Si è successivamente trasferito in Spagna, svolgendo umili lavori e pubblicando diversi romanzi e racconti tra cui Llamadas telefónicas (1997; trad. it. 2000), Nocturno de Chile (2000; trad. it. 2003), Amuleto (1999; trad. it. 2001). Sono di questo periodo i due capolavori Los detectives salvajes (1998; trad. it. 2003) ed Estrella distante (1996; trad. it. 1999), nei quali dà vita, rispettivamente, a un donchisciottesco peregrinare di due giovani scrittori alla ricerca di una vecchia poetessa ispiratrice di un movimento letterario e alla descrizione borgesiana di un poeta, eroe, aviatore e sedicente assassino. Los perros románticos. Poemas 1980-1998 (1994), El último salvaje (1995) e Tres (2000) raccolgono i più importanti componimenti poetici dove B. addensa molti dei temi trattati in prosa come l’ossessione per le vite dei poeti, le esperienze da bohèmienne e le avventure picaresche venate da struggimento. Gli eroi picareschi tipici della sua produzione traggono spunto dalle esperienze giovanili e in particolare dalla militanza in movimenti d’avanguardia non solo letteraria, ma anche politica (nel 1973, di ritorno in Cile, è stato incarcerato perché in opposizione con il regime di A. Pinochet). Gli scritti postumi, di notevole valore letterario, sono El tercer Reich (1989; trad. it. 2010); Los sinsabores del verdadero policía (2011; trad. it. 2012), la raccolta di versi La universidad desconocida (2007) e il romanzo inconcluso 2666 (2004; trad. it. 2007) dove il lettore è trascinato in un viaggio labirintico, a tratti cupo, alla scoperta di personaggi enigmatici. Lo stile ipertestuale e ipertrofico, deliberatamente pregno delle più diverse contaminazioni, come anche le stesse storie funamboliche di B. traggono spunto dalle esperienze biografiche sempre diagonali rispetto alla cultura dominante: siano esse le esperienze giovanili nei movimenti d’avanguardia o le vicende politiche (e carcerarie) con cui si oppose al regime di A. Pinochet. [Fonte: Treccani] bolognese» e «il libico», con i quali la ragazza dividerà a turno, svogliatamente, il letto – senza quasi sapere con chi lo sta facendo. Un giorno però entrerà nella loro vita un ex campione mondiale di culturismo, diventato cieco in seguito a un incidente, che tutti chiamano Maciste perché è stato un divo dei film cosiddetti mitologici. Uno che forse ha dei soldi, soldi che si potrebbero scovare e rubare. Con questo strano essere, che la attrae e la respinge al tempo stesso, Bianca vivrà una relazione che, nata sotto il segno della prostituzione e dell’inganno, si trasformerà invece in qualcosa di assai simile a ciò che chiamiamo «una storia d’amore». Roberto Bolaño Stella distante • • Palermo: Sellerio, 1999; 169 p.; 17 cm Milano: Adelphi, 2012; 147 p.; 22 cm. «La prima volta che vidi Carlos Wieder fu nel 1971 o forse nel 1972 quando Allende era presidente del Cile». Chi è Carlos Wieder? Èun poeta, un aviatore che scrive versi nel cielo, un killer di poeti, un torturatore, un fotografo surrealista delle vittime, e poi un fuggiasco in Europa, poeta d’avanguardia e forse operatore-assassino di film hard core criminali (quelli in cui si commettono omicidi). Questo è il racconto delle sue imprese, ma soprattutto della caccia condotta, dopo la caduta di Pinochet, da un vecchio poliziotto esiliato: e diventa un viaggio palpitante, seguito come una cronaca dal narratore, nelle diverse identità fittizie del poeta-torturatore. Roberto Bolaño Il terzo Reich Milano: Adelphi, 2010; 325 p.; 22 cm il ricordo». Era esule in Europa tra la Francia e la Spagna per la quale si era speso in appassionati interventi. «Tutti gli organi sono intatti, non vedo cosa possa nuocere alla salute di quest’uomo» dicono i medici, ma il poeta agonizza di un male inspiegabile e oscuro. La moglie, in un estremo tentativo, tramite un’amica, chiede l’intervento di un seguace del mesmerismo, la pratica ipnotistica e la teoria controversa del magnetismo animale già superata nel tempo in cui è ambientato il romanzo. L’uomo è monsieur Pain, fragile e incerto spettatore degli eventi, la cui drammaticità lo sfiora, ma che restano a lui inafferrabili, confondendolo. Egli tenta tenacemente di incontrare Vallejo per curarlo, ma qualcuno glielo impedisce, con raggiri o minacce e un’implicita ma percepibile violenza. Tanto che monsieur Pain sospetta un complotto, sulle tracce del quale si dispone, ma senza raggiungere nessun risultato. Appena mette piede nella sua stanza d’albergo sulla Costa Brava, il giovane Udo Berger ottiene, dopo molte insistenze, che gli venga portato un grande tavolo, sul quale piazza il wargame di cui è campione assoluto e di cui intende elaborare nuove e più audaci strategie: il Terzo Reich. L’atmosfera è delle più beatamente, ottusamente balneari. Eppure, quasi subito, sentiamo che non tutto è luce, e che nell’ombra sono in agguato fantasmi inquietanti. Né ci vorrà molto perché la liscia superficie della routine vacanziera si incrini: e dalle fenditure vedremo apparire qualcosa in cui non potremo che riconoscere il Male. A mano a mano che l’estate si spegnerà, l’albergo, svuotandosi, assomiglierà pericolosamente a quello di Shining – mentre noi, insieme a Udo (sempre più ossessionato dal suo gioco, e risoluto a trovare il modo di portare alla vittoria l’esercito tedesco nella seconda guerra mondiale), cominceremo a interrogarci sugli eventi ominosi a cui andiamo assistendo. Roberto Bolaño Carmen Boullosa Un romanzetto lumpen La milagrosa Milano: Adelphi, 2013; 119 p.; 22 cm Milano: Feltrinelli, 2001; 121 p.; 22 cm «Ormai sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente». Così comincia il breve, folgorante racconto dell’adolescenza di Bianca: ancora un personaggio, fra i tanti creati da Bolaño, che difficilmente dimenticheremo. Rimasti orfani dei genitori, Bianca e suo fratello scivolano a poco a poco in un’esistenza di ottusa marginalità, che li porterà a non uscire quasi più dall’appartamento in cui si sono rinchiusi, e dove passano nottate intere a guardare la televisione. A loro si aggregheranno due improbabili soggetti, «il La “Miracolosa” e una giovane bellissima di Citta del Messico che ha il potere prodigioso di risolvere i problemi altrui sognandoli. In questo modo ha anche “ringiovanito” un potente boss della mafia. Un investigatore privato si mette allora sulle sue tracce, e si innamora perdutamente di lei. 4 Pino Cacucci Pino Cacucci Demasiado corazon Tina Un thriller politico, un viaggio messicano dallo sterminato Nord fino alle viscere oscure del Sud ancestrale, un romanzo di disavventure che denuncia un crimine di massa basandosi su un evento realmente accaduto. Tina si chiamava Assunta Adelaide Luigia Modotti. Era nata a Udine nel 1896, da un’umile famiglia. Il padre era un muratore di idee socialiste, lei dovette ben presto lasciare la scuola e lavorare per aiutare la famiglia a tirare avanti, poi emigrò negli Stati Uniti dove stavano crescendo i grandi movimenti sindacali. La vita culturale e artistica in fermento a San Francisco, Los Angeles, Hollywood e a Città del Messico le dischiusero la via prima del teatro e del cinema, poi della fotografia. Il matrimonio con il pittore e poeta Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo, e la relazione con il fotografo Edward Weston stimolarono la sua creatività. Donna appassionata, si dedicò alla causa rivoluzionaria in Messico, lavorò per Soccorso rosso, combatté con le Brigate internazionali in Spagna. Con il suo grande fascino fece innamorare follemente di sé molti uomini e di molti divenne amica, e frequentò personaggi illustri come Diego Rivera, per il quale posò, Ernest Hemingway, John Dos Passos, Robert Capa. Morì in circostanze poco chiare a Città del Messico nel 1942. Milano: Feltrinelli, 1999; 228 p.; 22 cm Pino Cacucci La polvere del Messico Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1992; 232 p.; 22 cm È il romanzo di un viaggio attraverso un paese narrato dalla gente, da innumerevoli personaggi: bevitori incontrati in vivacissime bettole, autisti di squinternate corriere lanciate per migliaia di chilometri tra selve e deserti, meccanicifilosofi e gommisti-antropologi, vecchi indios dalla saggezza velata di ironia, giovani teppisti delle bande metropolitane o allevatori di galli da combattimento che si rivelano custodi di antiche tradizioni. Un caleidoscopio di comparse sullo sfondo di un Messico coinvolgente, sempre pronto a infiammarsi senza preavviso, capace di stupire il viandante a ogni angolo di strada. Milano: Interno Giallo, 1991; 202 p., [8] c. di tav.; 23 cm Pino Cacucci Pino Cacucci Puerto escondido Milano: Interno Giallo, 1992; 351 p.; 23 cm Un giovane solitario, che ha sempre dimostrato una predisposizione a cacciarsi nei guai, è coinvolto in un delitto. Perseguitato da un commissario di polizia, non ha che una soluzione: la fuga. Ha così inizio un’avventura frenetica e balorda che lo trascinerà in un Messico affascinante e crudele. Conquistato dalla misteriosa Aivly e con la complicità di Elio, disincantato e ribelle, deciderà di affrontare finalmente il proprio destino, trasformandosi da vittima in un vero e proprio avventuriero. Dal romanzo il film omonimo di Gabriele Salvatores. Pino Cacucci Pino Cacucci San Isidro Futbol • • Alessandria, 1955 Traduttore e scrittore italiano. Traduttore dallo spagnolo con all’attivo diverse sceneggiature per il cinema, ha soggiornato per lunghi periodi all’estero, traendo spunti sempre nuovi per la sua produzione letteraria; dopo Outland rock (1988), ha scritto diversi romanzi, libri di viaggio e biografie dedicati al Messico e ai personaggi che ne hanno segnato la storia. Tra i titoli più noti si ricordano Puerto Escondido (1990, da cui l’omonimo fim di G. Salvatores), Demasiado corazón (1999), Nahui (2005) e Le balene lo sanno – Viaggio nella California messicana (2009). Nel 2012 è uscito Nessuno può portarti un fiore (2012), cui ha fatto seguito Mahahual (2014). [Fonte: Treccani] Bologna: Granata Press, 1995; 90 p.; 19 cm Audiolibro Letto da Valerio Mastrandrea sulle musiche di Javier Girotto Roma: Full color sound, 2007, 1 CD, 75 min. Al confine tra gli stati messicani di Oaxaca, Puebla e Veracruz, un piccolo aereo precipita nella selva carico di sacchi di polvere bianca. I contadini del luogo pensano sia fertilizzante, ma agli occhi più esperti di un funzionario risulta subito evidente che si tratta di cocaina. Il giovane campione della squadra di calcio di San Isidro, fiaccato dalla prima notte d’amore, cade lungo disteso sul campo... L’arrivo dei narcotrafficanti di serie C scatena una sarabanda di eventi. Carmen Boullosa Città del Messico, 1954 è una scrittrice, poetessa e drammaturga messicana, le cui opere sono state stimate da Carlos Fuentes, Elena Poniatowska e dal Publishers Weekly tra le più grandi della letteratura messicana; ha, inoltre, una brillante carriera accademica alle spalle, avendo insegnato presso la Georgetown, la Columbia e la New York University, oltre che nel City College of New York. [Fonte: Wikipedia] Viva la vida Milano: Feltrinelli, 2010; 77 p.; 20 cm Si tratta di un monologo che mette in scena l’appassionata esistenza di Frida Kahlo “detta” dalla protagonista dal vertice estremo dei suoi giorni. Mentre corre verso la morte, Frida torna ai patimenti della sua reclusione forzata (ripetutamente ingessata e condannata all’immobilità), ai suoi lucidi deliri artistici di pittrice affamata di colore, alla sua relazione con Diego Rivera. In poche pagine c’è il Messico, c’è il risveglio dell’immaginazione, c’è la storia di una donna, c’è la rincorsa di una passione mai spenta per un uomo. La sintesi infuocata di un’esistenza. Rosario Castellanos Balun-Canan: il paese dei nove guardiani Firenze: Giunti, 1993; 267 p.; 19 cm 5 Messico, anni Trenta. In un rancho nello stato di Chiapas una bimba di sette anni, figlia dei padroni bianchi, assorbe dalla tata india la conoscenza della tradizione magica, della mitologia e dei riti ancestrali maya. Nel continuo, insanabile conflitto fra ladinos e indios, segnato dalla tragica morte del fratellino della bimba, quest’ultima matura la Rosario Castellanos Laura Esquivel Città del Messico, 1925 - Tel Aviv, Israele, 1974 Scrittrice di romanzi e racconti, poetessa, saggista e diplomatica è probabilmente la più importante scrittrie messicana del Ventesimo secolo. La sua tesi di laurea, La cultura delle donne, è una pietra miliare per le scrittrici messicane contemporanee, che vi hanno trovato un forte richiamo all’autoconsapevolezza. Castellanos era figlia di proprietari terrieri del Chiapas e trascorse gli anni della formazione in una fattoria vicina al confine con il Guatemala. Ricevette un’ottima istruzione in Messico e in Europa. Dal 1960 al 1966 fu capo ufficio stampa dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM). Successivamente ha insegnato negli USA e, tornata in Messico, accettò la cattedra di letterature comparate all’UNAM. Nel 1971 divenne ambasciatrice del Messico in Israele, dove morì tre anni dopo, colpita accidentalmente da una scossa elettrica nel suo appartamento. Castellanos nutrì un grande interesse per le opere di due scrittrici: S. Teresa d’Avila, religiosa e mistica spagnola del XVI secolo, e S. Giovanna della Croce, monaca e poetessa messicana del XVII secolo. Profondamente cattolica, i suoi versi richiamano quelli di S. Giovanni della Croce ed esprimono allo stesso tempo indignazione per le ingiustizie sociali ed estasi di fronte alla bellezza della creazione. La poesia di Castellanos è forte ed originale quanto quella del suo contemporaneo Octavio Paz, benché sia più conosciuta per le sue opere in prosa. Il suo romanzo più noto, Il libro delle lamentazioni (1962), narra di una ribellione degli Indios che avvenne nella città di San Cristóbal de las Casas nel XIX secolo, ma la situa negli anni 30 del Novecento, periodo in cui la sua famiglia sofferse le riforme portate da Lázaro Cárdenas del Rio sulla scia della Rivoluzio-ne messicana. Castellanos donò le terre ricevute in eredità agli Indios del Chiapas indigenti. Nel 1972 Castellanos pubblicò la raccolta di poesie Poesía no eres tú (La poesia non sei tu), titolo che allude polemicamente a un noto verso del poeta romantico spagnolo Gustavo Adol-fo Bécquer, nel quale egli dichiara alla sua amata “tu sei poesia”. [Fonte: Enciclopedia Britannica] Città del Messico, 1950 Terza figlia del telegrafista Julio César Esquivel e di sua moglie Josefina, Laura Esquivel si è dedicata alla docenza e ha scritto opere di teatro per bambini e sceneggiature cinematografiche. Nei suoi romanzi utilizza il realismo magico (combinazione del soprannaturale con la quotidianità). Il suo primo e più celebre romanzo, Come l’acqua per il cioccolato (Como agua para chocolate) del 1989, è stato rappresentato al cinema da suo marito, il regista Alfonso Arau, nel 1992, e premiato con dieci premi Ariel della Accademia Messicana delle Arti e Scienze Cinematografiche. Nel romanzo, la scrittrice proclama l’importanza della cucina come il luogo più importante delle case, elevandola a sorgente per la conoscenza e la comprensione del sapore e del desiderio. Sia il film che il libro, tradotto in più di 30 lingue, ebbero molto successo in molti paesi. Nel 1994 le consegnarono il Premio ABBY (American Bookseller Book of the Year), che per la prima volta venne concesso a una scrittrice straniera. [Fonte: Wikipedia] consapevolezza delle radici dell’odio e della violenza su cui si fonda la società coloniale. Rosario Castellanos Il libro delle lamentazioni Venezia: Marsilio, 1997; 452 p.; 22 cm Nel romanzo è rappresentato il mondo degli indios, dei braccianti di origini maya con la loro miseria, la magia, la superstizione, che si contrappone al mondo di potere e sopraffazione dei ricchi latifondisti ladinos di origine spagnola. L’affresco è gigantesco: le vicende, le miriadi di personaggi, i fili, le trame si intrecciano e interagiscono in un succedersi di eventi in cui le storie private concorrono a tracciare il grande disegno della storia. La rassegnazione e la paura diventano rivolta e devastante violenza, fino all’atto supremo: il sacrificio dell’innocente, il piccolo indio Domingo, inchiodato alla croce dal suo stesso popolo. “Nessuno degli ultimi avvenimenti poteva essere compreso dalla ragione o classificato dalla morale.” Laura Esquivel Dolce come il cioccolato. Romanzo piccante in 12 puntate con ricette, amori e rimedi casalinghi 6 Milano: Garzanti, 1994; 179 p.; 22 cm Da questo romanzo il film Come l’acqua per il cioccolato di Alfonso Arau con Lumi Cavazos e Marco Leonardi. Fin dal loro primo incontro, poco più che adolescenti, Pedro e Tita vengono travolti da un sentimento più grande di loro. Purtroppo, a causa di un’assurda tradizione familiare, per Tita il matrimonio è impossibile: ma per umana volontà e con la complicità del destino, lei e Pedro si ritroveranno a vivere sotto lo stesso tetto come cognati, costretti alla castità e tuttavia legati da una sensualità incandescente. Frutto di una godibile sapienza narrativa e di una raffinata arte culinaria, Dolce come il cioccolato racconta con grazia e allegria femminili un’indimenticabile storia d’amore, in cui il cibo diventa metafora e strumento espressivo, rito e invenzione, promessa e godimento, veicolo di un’inedita comunione erotica. Laura Esquivel La voce dell’acqua Milano: Garzanti, 2007; 197 p.: ill.; 22 cm Malinalli – conosciuta anche come Malinche – è il simbolo dell’incontro tra due mondi inconciliabili, quello azteco e quello spagnolo. «Presto non avrai più un focolare, non tesserai e non preparerai più il cibo. Le tue parole nomineranno ciò che nessuno ha mai visto, la tua lingua renderà visibile la pietra e la trasformerà in Dio»: così le dice la profezia. Venduta a soli cinque anni come schiava, Malinalli non ha mai conosciuto l’amore della madre. Gli unici ricordi felici dell’infanzia sono legati ai momenti passati con la nonna, che l’ha allevata e le ha insegnato il linguaggio dell’acqua, del fuoco e delle stelle. Quando viene data in schiava a Hernán Cortés, Malinalli capisce subito che la profezia si sta per avverare. Laura Esquivel La legge dell’amore Milano: Garzanti, 1996; 305 p.: ill. color.; 22 cm Il tema di questo romanzo è la passione amorosa: una forza travolgente, che ci impone la sua legge, la legge dell’amore, al di là del tempo e dello spazio. Siamo nel XIII secolo. Lo sviluppo tecnologico permette a ciascuno di noi di sapere che cosa gli è accaduto durante le precedenti reincarnazioni e un apposito ufficio controlla che ogni individuo paghi per il male commesso nelle vite precedenti, in modo che il mondo proceda verso l’ordine e la giustizia. Chi riesce ad allinearsi con la volontà divina ottiene in premio di incontrare l’anima gemella e di essere felice per sempre. Laura Esquivel Stellina di mare Milano: Mondadori, 1999; 66 p.: ill. color.; 19 cm Laura Esquivel Veloce come il desiderio Milano: Garzanti, 2001; 190 p.; 22 cm Júbilo, venuto al mondo tra le risate di tutta la sua famiglia, è ormai cieco e malato; comunica con gli amici solo attraverso un vecchio telegrafo collegato a un computer che decifra i suoi messaggi. Intrecciando presente e passato, la figlia Lluvia ripercorre le tappe più importanti della sua meravigliosa esistenza: la lingua maya che gli aveva insegnato la nonna, la dote comunicativa che lo ha portato a diventare telegrafista, la capacità di intuire il pensiero degli altri e di interpretare ogni minima vibrazione dell’universo... E soprattutto la grande passione per Lucha, la donna a cui restò legato per tutta la vita da un amore intenso ma travagliato. Carlos Fuentes L’ albero delle arance Milano: Il saggiatore, 2003; 228 p.; 22 cm L’albero delle arance è formato da cinque racconti. “Le due rive” è la storia di Jeronimo de Aguillar, che dopo aver vissuto con gli indios, fa da interprete a Hernan Cortes durante la conquista del Messico per far fallire la sua impresa. “I figli del conquistatore” è un dialogo a due voci tra i figli di Cortes, che verranno entrambi accusati di cospirazione ed esiliati in Spagna. “Le due Numanzie” è una riflessione sul destino di Scipione Emiliano, il generale romano che conquista la gloria dopo la presa della città di Numanzia. In “Apollo e le puttane” Vince Valera, attore hollywodiano, visita un postribolo di Acapulco, e muore nel bel mezzo di un’orgia. “Le due Americhe” racconta il ritorno di Colombo in America 500 anni dopo in jet. incatenata a un destino triste e ineluttabile in quelle stanze dove il tempo sembra scorrere al contrario e riavvolgersi. Carlos Fuentes Cambio di pelle Milano: Feltrinelli, 1967; 464 p.; 20 cm La Domenica delle palme del 1965 quattro personaggi iniziano un viaggio da Veracruz a Cholula, città delle piramidi azteche. Inoltrarsi nel labirinto delle sue gallerie sarà come una discesa agli inferi, che si concluderà con un’inattesa tragedia rituale. “Finzione totale”, nelle parole del suo autore, Cambio di pelle indaga il mito presipanico e l’olocausto europeo attraverso la memoria dei protagonisti per dirci, infine, che tutte le violenze sono la medesima violenza. Carlos Fuentes Geografia del romanzo Parma: Pratiche, 1997; 173 p.; 22 cm Nel 1954, quando Carlos Fuentes iniziava a pubblicare i suoi libri, già si parlava di “morte del romanzo”. Non troppo incoraggiante per un romanziere in erba. Ma l’amore per la grande letteratura (trasmessogli dal nonno e dal padre, che ogni mese al porto di Veracruz aspettavano con ansia la nave postale con le novità informative ed editoriali dall’Europa) e “la volontà di scrivere” della sua generazione hanno fatto di Fuentes un grandissimo narratore che riconosce il proprio debito di gratitudine verso gli scrittori che l’hanno preceduto. Dickens, James, Kafka, Borges, Kundera, Calvino, Rushdie: in pochi paragrafi questo saggio offre tesori di conoscenza e autentiche rivelazioni. Il romanzo del Novecento raccontato da Fuentes è un continente vasto e vario, ma sempre emozionante, di cui è ora di conoscere la geografia. Carlos Fuentes La morte di Artemio Cruz Milano: Il saggiatore, 1997; 263 p.; 22 cm Carlos Fuentes Gli anni con Laura Diaz Milano: Il saggiatore, 2001; 508 p.; 22 cm Laura Diaz: in questo nome prendono corpo, attraverso una trama romanzesca rigogliosa, multiforme e sorprendente, l’epopea messicana del ventesimo secolo e un viaggio appassionato attraverso i segreti dell’anima femminile. Nata nella regione di Veracruz da una famiglia di latifondisti, Laura conosce il dolore quando suo fratello Santiago muore fucilato come anarchico durante la rivoluzione del 1910. è l’avvio di un’esistenza avventurosa, segnata dall’adesione agli ideali rivoluzionari e da un’intensa e turbolenta vita sentimentale. Carlos Fuentes Aura Milano: Il Saggiatore, 1997; 82 p.; 19 cm Un’inserzione allettante porta Felipe Montero, giovane storiografo disoccupato, nella casa solitaria dell’anziana Consuelo. Il suo incarico è trascrivere le memorie del marito defunto, il generale Llorente, che ha combattuto nella guerra messicana di Massimiliano d’Asburgo. Felipe lavora e alloggia nella grande casa immersa nell’oscurità dove abita anche Aura, la bella e misteriosa nipote di Consuelo. Tra i due giovani nasce subito il desiderio e poi l’amore, turbato dallo strano legame che unisce la vedova e la ragazza. Aura sembra Artemio Cruz è l’uomo della rivoluzione che conquista il potere e, invece di adoperarlo a fini liberatori, lo usa per opprimere e soppraffare; l’idealista che diventa profittatore. Ora è sul letto di morte, tra il lezzo del sudore e l’afrore dei medicinali, i bisbigli della moglie e della figlia, le insistenze del prete, le trame dei suoi seguaci. Ripensa alla sua esistenza tumultuosa, progetta quello che avrebbe potuto essere, soffre la sua agonia. E intorno a lui si affollano i fantasmi delle donne che ha amato, i compagni sacrificati, Villa, Zapata... Carlos Fuentes L’ombelico della luna Milano: Il saggiatore, 2000; 403 p.; 22 cm Uno spietato ritratto dell’alta borghesia di Città del Messico nell’era post-rivoluzionaria. Federico Robles, un miliardario che si è fatto da sè, animato da un’infinita ambizione; Rodrigo Pola, uno scrittore oppresso dal ricordo del padre ucciso durante la rivoluzione; Norma Larragoiti, un’arrampicatrice sociale che vuole nascondere a tutti i costi le sue umili origini e infine Pimpinela de Avando, una vera aristocratica che si sposa contro il volere della propria famiglia. Al centro della scena troviamo Ixca Cienfuegos, personaggio misterioso, una sorta di scienziato pazzo che osserva e determina i movimenti dei vari attori sulla scena. Con la complicità di Dona Teodula, sacerdotessa di una tribù 7 Carlos Fuentes Panama, 1928 - Città del Messico, 2012 Già presente nel suo primo libro di racconti (Los días enmascarados, 1954), il tentativo di creare un grande affresco della vita e della società messicana caratterizza anche le sue opere più riuscite (La región más transparente, 1958; La muerte de Artemio Cruz, 1962; ecc.), che risentono della tecnica del nouveau roman. F. è autore inoltre di racconti (Aura, 1962; Cantar de ciegos, 1964), saggi critici (La nueva novela hispanoamericana, 1969; Don Quixote, 1974), drammi (El tuerto es rey, 1970; Todos los gatos son pardos, 1970). Tra i lavori successivi: Terra nostra (1975), sui rapporti tra Europa e America nel Cinquecento; La cabeza de la hydra (1978); Una familia lejana (1980); Gringo viejo (1985; trad. it.1986); Diana o la cazadora solitaria (1994); Los años con Laura Diaz (1999; trad. it.2001); La silla del aguila (2003); Todas las familias felices (2006; trad. it. 2009); La voluntad y la fortuna (2008); Adán en Edén (2009); Vlad (2010; trad. it. 2011); il saggio La gran novela latinoamericana (2011). Nel 2012, quasi in coincidenza con la sua morte, è uscito in Italia sotto il titolo Destino il romanzo La voluntad y la fortuna (2008), mentre nello stesso anno è stato pubblicato postumo in Spagna Federico en su balcón, testamento letterario dello scrittore. F. fu tra i fondatori della Revista mexicana de literatura. Ambasciatore del suo paese in Francia (1975-77), ha ricevuto il premio Cervantes nel 1987 e il premio internazionale Grinzane Cavour nel 1994. [Fonte: Treccani] indigena che è in contatto con lo spirito di antiche divinità, architetta l’eliminazione del gruppo. Cienfuegos è portatore di un monito: anche i ricchi e i potenti devono soccombere a una forza superiore, l’indomabile spirito del Messico che mina tutte le istituzioni e plasma il destino degli uomini. Carlos Fuentes La region mas transparente Barcelona: Seix Barral, 2005; 508 p.; 18 cm Il primo romanzo di Fuentes, quello che gli aprì tutte le porte. Inventario della società messicana, è anche una sorta di versione avanguardista della Commedia umana. Città del Messico emerge nella sua moderna complessità, e la scrittura ci sà la misura di una cartografia della rete sociale che questo mondo tesse. Carlos Fuentes Le relazioni lontane Carlos Fuentes Il trono dell’aquila Milano: Il saggiatore, 2008; 339 p.; 22 cm Anno 2020: gli Stati Uniti sono guidati da Condoleeza Rice e in Messico, dopo due soli anni di presidenza dell’inetto e corrotto I.orenzo Teràn, si parla già di chi lo succederò sul trono dell’aquila, l’ambitissimo seggio presidenziale. La situazione politica in America Latina è più tesa e instabile che mai: per combattere un potente cartello della droga, gli Stati Uniti hanno invaso e occupato la Colombia. In segno di protesta Teràn decide quindi di bloccare le esportazioni di petrolio negli Stati Uniti. La ritorsione è immediata: tutte le linee di comunicazione dello stato messicano - telefono, fax, internet -, controllate dal centro satellitare della Florida, vengono tagliate, e interrotte. Alla popolazione messicana rimane solo un modo per comunicare: la lettera. Ed è proprio in forma di romanzo epistolare che si snoda una vicenda di corruzione, ambizioni, segreti politici e speranza. Carlos Fuentes Tutte le famiglie felici Milano: Il saggiatore, 2009; 343 p.; 21 cm Tutte le famiglie felici si somigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo: comincia così Anna Karenina e da quando Tolstoj ha usato queste parole per introdurre la storia di una delle famiglie più infelici della letteratura di tutti i tempi, a sentir parlare di “famiglie felici” vengono subito i brividi. Nemmeno le famiglie di Fuentes si sottraggono a questo destino: sedici racconti brevi intervallati da altrettante prose in versi in cui, inutile dirlo, nessuna famiglia è davvero felice né lo sarà mai. Un padre in punto di morte impone un diabolico rituale di lutto alle sue tre figlie. Un marito abbandona la sua bellissima moglie per una cugina molto meno avvenente. Una madre intrattiene una corrispondenza con l’assassino di sua figlia. Un fratello scredita l’altro pur di non compromettere la sua carriera. Un amante gay tradisce il suo storico partner per un giovincello. Martín Luis Guzmán L’ ombra del caudillo Milano: Mursia, 1970; 277 p.; 21 cm Milano: Il saggiatore, 2002; 247 p.; 22 cm Parigi, Automobile Club de France: un pranzo che si prolunga ben oltre la durata delle portate; un racconto che si protrae per tutto un pomeriggio. L’ottantatreenne conte di Branly racconta all’amico commensale (l’io narrante del romanzo) una storia che si dipana tra passato e presente, tra Vecchio e Nuovo mondo in un gioco di memorie sepolte, ossessioni, promesse tradite, crudeltà e vendette. Messico, Cuernavaca, qualche tempo prima: durante una visita alle rovine tolteche di Xochicalco, Branly conosce l’archeologo Hugo Heredia, accompagnato dal figlio tredicenne Vìctor. Attrazione e un’inquietante curiosità spingono Branly a ospitare in casa sua i due messicani in occasione di un loro viaggio parigino. Ma chi è realmente Hugo Heredia e quali sono i rapporti con quell’Heredia francese e il figlio di questi, conosciuti per caso leggendone il nome sull’elenco telefonico? E il nobile Branly che cosa ha a che fare con costoro? 8 Martin Luis Guzman Chihuahua, 1887 - Città del Messico, 1976 Fu ministro con Madero; lasciò la carica per unirsi alla rivoluzione dei peones. Trascorse un lungo periodo di esilio negli USA; tornato in patria, dominò per mezzo secolo la scena culturale messicana coi suoi romanzi autobiografici e coi suoi drammi. Prosatore sobrio e descrittore robusto, si affermò col volume di racconti, a sfondo rivoluzionario, El Águila y la Serpiente (1928, trad. ital., Milano 1942), che resta la sua opera migliore e una delle più caratteristiche della letteratura sudamericana. I fatti violenti e le avventurose figure della rivolu-zione continuarono a ispirare G. anche in La sombra del caudillo, 1929; Mina el Mozo, 1932; Campos de batalla, 1939, ecc., ma indebolirono la sua fantasia e il suo stile. Ha curato le Memorias de Pancho Villa, 2 voll., 193839. In età veneranda pareva destinato a un definitivo silenzio, quando riemerse nel 1951 con le Nuevas Memorias de Pancho Villa, opera ponderosa che non è solo il riassunto della sua esperienza giovanile ma che rappresenta un complesso e articolato atto di giudizio storico su persone ed eventi, alla luce di una serenità che rende definite le figure, scolpiti i gesti, nitidi i paesaggi, in una misura di prosa veramente classica, ispirata da un sentimento austero della storia. [Fonte: Treccani] David Herbert Lawrence Il serpente piumato Milano: Mondadori, 1969; 562 p.; 19 cm Kate, un’irlandese divorziata dal primo marito e vedova del secondo, donna convinta di una sua libertà interiore ed esteriore che esclude l’amore, si trova in viaggio per il Messico assieme a due amici; all’uscita da un’arena dove, disgustata, ha assistito a una corrida, incontra don Cipriano Viedma, il quale le offre cavallerescamente il suo aiuto per ritrovare l’albergo. Attraverso questa fortuita conoscenza Kate entra nell’ambiente locale, conosce altra gente, fra cui don Ramòn Carrasco, archeologo e storico del proprio Paese. Queste persone sono accomunate da un progetto: constatando l’inerzia del messicano (il mezzosangue, s’intende), la sua rassegnazione alla subalternità, si sono convinti che occorre riproporre la religione antica degli avi con i propri riti, farla rivivere come filosofia di vita e come simbolo; per questo credono nell’antico dio, il serpente piumato appunto, il dio mezzo uccello e mezzo serpente, espressione del respiro vitale, venerato ai tempi di Montezuma: Quetzalcoatl. Jean-Marie G. Le Clézio Diego e Frida Milano: Net, 2004; 187 p., [2] c. di tav.: ill.; 20 cm Quando nel 1929 la giovane pittrice messicana Frida Kahlo annuncia le sue nozze con Diego Rivera, nessuno accetta il matrimonio tra questa ragazza vivace ma di salute precaria e il genio dei muralisti messicani che ha il doppio dei suoi anni, il triplo del suo peso e una reputazione di orco e seduttore. Il loro passato travagliato, il loro incontro, la fede nella rivoluzione, il viaggio in America e il fascino inaspettato del capitalista Henry Ford, i rapporti con Breton e Trotskij sono raccontati in queste pagine, in cui lo stile del grande romanziere francese fa rivivere due icone del Novecento. Quella di Diego e Frida è una storia d’amore fuori dall’ordinario, attraversata da tradimenti e fughe, vivida e intensa come i colori della loro pittura. Subcomandante Marcos, Paco Ignacio Taibo 2 Morti scomodi Milano: M. Tropea, 2005; 219 p.; 22 cm Il “commissario d’indagine” Elías Contreras è incaricato dal subcomandante Marcos di fare luce sulla scomparsa di una donna. Si chiama Maria, ed è la moglie del responsabile zapatista locale del proprio villaggio. Si teme che l’abbiano rapita i militari o, peggio ancora, i paramilitari. Ma davanti all’insensibilità del marito e ad altri indizi, Contreras intuisce che la donna è fuggita. L’istinto lo porta in un villaggio dove il collettivo delle donne è ancora in fase di formazione: Maria è qui e si fa chiamare April. Teme che la riportino a casa con la forza. “Io non porto via nessuno, compagna” la rassicura Contreras... Angeles Mastretta Il cielo dei leoni Firenze; Milano: Giunti, 2004; 187 p.; 20 cm Un gioco di corrispondenze fra i vulcani di Puebla e la poesia, fra il caos di Città del Messico e le lacrime, fra un cucciolo innamorato e il gioco del calcio, fra le lagune marine dei Caraibi e la malattia che a tratti sconvolge l’autrice. Doppiato il capo dei cinquant’anni, la bella e inquieta Angeles non rinuncia al suo vagabondare e tanto meno alla comunità di figli, amici, animali, parole e paesaggi che compongono la sua “diatriba per la sopravvivenza”, il rimedio miracoloso e quotidiano contro i nodi della vita e i colpi del tempo. Angeles Mastretta Donne dagli occhi grandi • • Firenze: Giunti, 1998; 189 p.; 22 cm Audiolibro Roma: Full Color Sound, c2006; 1 compact disc (73 min., 03 sec.); 12 cm + 1 fasc. (15 p., ill.) Le seducenti “donne dagli occhi grandi” sono capaci di vedere oltre l’orizzonte della vita quotidiana, sempre creative, sempre irriverenti anche quando scelgono di chinare la testa. Ángeles Mastretta le racconta nel momento in cui superano un passaggio cruciale: nell’età in cui si annoda un legame che durerà per la vita, nel gesto coraggioso che fa spazio al desiderio, nel sorriso che illumina anche la più impegnativa relazione sentimentale. Angeles Mastretta L’ emozione delle cose Firenze; Milano; Giunti, 2013; 255 p.; 22 cm In questo romanzo, la scrittrice messicana recupera scampoli di vita dei suoi avi e tesse la storia della sua famiglia intorno a un oscuro segreto: il silenzio del padre che combatté in Italia durante la Seconda guerra mondiale e tornò in Messico dopo diversi anni che rimasero sepolti per sempre nella sua memoria. L’autrice spalanca i ricordi sulla madre, su un’infanzia idilliaca e una giovinezza sfrontata, camminando in punta di piedi sui sentieri intimi dell’affetto, della maternità, della famiglia, e gettando luce sull’allegria e la bellezza delle piccole cose. Angeles Mastretta Male d’amore Milano: Feltrinelli, 1996; 284 p.; 23 cm Emilia Sauri vuole esser viva e libera: dai genitori ha ereditato la passione per la medicina e per la letteratura, dalla zia Milagros l’anticonformismo e la fedeltà ai propri ideali, ma anche agli impulsi del cuore. Emilia vive la rivoluzione messicana, cura le vittime della guerra, ma soprattutto vive la sua duplice storia d’amore e di bigamia. Incantata dal rivoluzionario Daniel fin dall’adolescenza, intreccia con lui una vicenda di legami e abbandoni, in cui la magia sensuale che li afferra a ogni incontro non scema con gli anni. Ma nel cuore di Emilia c’è spazio anche per il dottor Zavalza, con cui vive anni di pace amorosa, a cui attribuisce senza esitazioni la paternità dei suoi tre figli, che sa come curare il “male d’amore” che Daniel le infligge. Angeles Mastretta Mariti Firenze [etc.]: Giunti, 2008; 283 p.; 21 cm Complice di chiunque conosca le delizie e malizie della vita trascorsa con un essere amato, Ángeles Mastretta ritrae nei suoi Mariti uomini indimenticabili, pigri, audaci, irragionevoli, brutali, teneri, insostituibili o sostituibilissimi. Uomini disegnati dalle parole d’amore, di rabbia, di nostalgia e di allegria che si scambiano le loro donne, perché “i mariti sono uno stato d’animo”. 9 Angeles Mastretta Puerto Libre. un rifugio per il caso e la memoria Firenze: Giunti, 1997; 219 p.; 19 cm Ventinove testi brevi, riflessioni, pensieri, sulla vita, la morte, gli amici, l’amore, le donne e anche, perché no, le zie... Angeles Mastretta ritorna con un libro intimo e ‘’femminile’’ come solo lei è capace di fare. Un rifugio per il caso e la memoria che incanterà, per la dolce umanità e l’eleganza dello stile, le sue affezionate lettrici e tutti i nuovi lettori. che sembra un vero rompicapo. Bruno Canizales, avvocato di successo e figlio di un importante politico, è ritrovato morto con la testa perforata da una pallottola d’argento. La pressione dei media e della politica si fa subito asfissiante e il cellulare di Mendieta non smette mai di suonare: i superiori gli chiedono notizie dell’indagine e lo informano dei continui ritrovamenti di nuovi cadaveri. Chi c’è dietro a questo omicidio e a quelli che stanno insanguinando il paese? I narcos? La politica corrotta che si prepara a una resa dei conti? O i membri della stravagante setta della Piccola Fratellanza Universale a cui lo stesso Canizales apparteneva? Elmer Mendoza Angeles Mastretta Puebla, Messico, 1949 Scrittrice messicana. Esordisce con il romanzo Arráncame la vida (1985; Strappami la vita), di solida costruzione e linguaggio essenziale, in cui rivisita ironicamente il tema più venerato dalla narrativa messicana del XX secolo: la Rivoluzione. Ma Mastretta ritrae il Messico ri-voluzionario dalla prospettiva di una donna, che imprime a tutto il processo una piega sottilmente ironica che talvolta vira verso un aperto umorismo. Seguono i racconti pubblicati nel volume Mujeres de ojos grandes (1990; Donne dagli occhi grandi) storie femminili dominate dall’illusione e dall’attesa di qualcosa che non avverrà mai. Dopo questi due lavori di successo internazionale ha pubblicato nel 1996 Mal de amores. Nel 2001 pubblica Il mondo illuminato, in cui l’autrice racconta della sua vita privata, famiglia e figli, ma anche delle sue paure e ossessioni e, nel 2004, El cielo de los leones (Il cielo dei leoni). [Fonte: Enciclopedia De Agostini] Culiacán, Sinaloa, 1949 Scrittore messicano, rappresentante della cosiddetta “narcoletteratura”. È uno degli scrittori contemporanei messicani più celebri: insegna all’Universidad Autonòma de Sinaloa ed è un instancabile promotore d’iniziative culturali legate alla letteratura. Nel 1999 pubblica il suo primo romanzo Un asesino solitario: l’autore non ha paura di riconoscere l’influenza del narcotraffico in Messico e la critica esalta la sua maestria nell’utilizzare la vivacità linguistica dei bassifondi del suo paese. Pochi anni dopo, con El amante de Janis Joplin, vince il XVII premio Nacional del Literatura. In Italia ha pubblicato Proiettili d’argento (La Nuova Frontiera, 2010) e Il cartello del Pacifico (La Nuova Frontiera, 2012), romanzi in cui vengono a galla i grandi temi messicani che l’autore ama approfondire: narcotraffico, istituzioni corrotte, fantomatiche e stravaganti sette. [Fonte: Salone del libro 2010] Fabio Morabito Angeles Mastretta Strappami la vita Firenze: Giunti, 2005; 251 p.; 22 cm Angeles Mastretta Arrancame la vida Barcelona: Seix Barral, 2002; 238 p.; 19 cm Catalina, bella e vivace ragazza di provincia nel Messico degli anni Trenta del ‘900, sposa giovanissima il generale Andrés Ascencio, uomo potente e assai più anziano dì lei. Il generale ha militato nella Rivoluzione messicana e presto fa carriera come governatore dello Stato di Puebla: la crescita della sua influenza politica è pari alla crescita degli intrallazzi sempre più compromettenti in cui è coinvolto e al numero delle sue amanti, nonché dei figli che queste mettono al mondo. Da tutto questo, Catalina è solo in parte toccata: impeccabile moglie del governatore, buona madre di figli suoi e altrui, le lotte perii potere e il danaro la lasciano indifferente. Ma insofferenza e solitudine le crescono dentro con gli anni, e quando incontra il musicista Carlos Vives, la sua vita viene invasa dall’amore e dalle note profetiche di un tango, il sensuale Strappami la vita del musicista messicano Agustin Lara. Alessandria d’Egitto, 1955 Fabio Morabito è nato nel 1955 ad Alessandria d’Egitto, da genitori italiani. Cresciuto a Milano, nel 1969 si è trasferito con la famiglia a Città del Messico, dove attualmente risiede. Lavora come ricercatore presso l’Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM), e scrive in spagnolo. Ha pubblicato i libri di racconti: La lenta furia (1989, 2002; trad. tedesca 1998), La vida ordenada (2000) e Grieta de fatiga (Premio Antonin Artuad, 2006); un libro di prose a mezzavia fra il saggio e l’invenzione, Caja de herramientas (1989; tradotto in Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti); due romanzi brevi per bambini, Gerardo y la cama (1986) e Cuando las panteras no eran negras (1996; pubblicato anche in Italia col titolo Quando le pantere non erano nere, Salani, 2001). Nel 2004, al termine di un soggiorno in Germania, ha dato alle stampe También Berlín se olvida, una sorta di ritratto al bulino della grande città tedesca. Nel 2009 è uscito il suo primo romanzo: Emilio, los chistes y la muerte. Per la poesia, finora sono usciti: Lotes baldíos (1985; premio Carlos Pellicer. Tradotto in francese nel 2003); De lunes todo el año (1992; premio Aguascalientes); la plaquette Ocho poemas (1997); Alguien de lava (2002); oltre alle antologie pubblicate in Spagna (El buscador de sombra, 1997) e in Venezuela (El verde más oculto, 2002). Sul versante della ricerca, Morabito ha pubblicato un saggio che indaga la persistenza del mito arcadico in letteratura, Los pastores sin ovejas (1995); prima di questo era uscito El viaje y la enfermedad (1984). Traduttore (la sua Aminta è uscita nel 2001) e docente di traduzione all’UNAM, ha curato la prima versione spagnola di tutte le poesie di Eugenio Montale. [Fonte: Edizioni Sur] Elmer Mendoza Fabio Morabito Proiettili d’argento Poesie 10 Roma: La Nuova Frontiera, 2010; 271 p.; 21 cm Abbandonato dall’unica donna che ha mai amato e in cura da uno psicanalista per superare un trauma della sua infanzia, al detective Edgar “Zurdo” Mendieta viene affidato un caso Trento: AUIEO, 2005; 161 p.: ill.; 19 cm Fabio Morabito Quando le pantere non erano nere Milano: Salani, 2001; 93 p.; 21 cm. Le pantere non sono sempre state nere. Un tempo erano fulve come i leoni, non erano solitarie e non cacciavano di notte. Vivevano nella grande pianura e seguivano i leoni, accontentandosi dei loro avanzi o di piccole prede. Ma poi un giovane pantera orfana si stacca dall’orda e segue un gruppo di pantere nere, il branco silenzioso che non lascia impronte. Impara a muoversi sui rami e a cacciare da sola. Del suo vecchio branco, solo alcune avranno il coraggio di abbandonare le comodità della pianura per seguirla, le altre verranno sterminate dalle iene. La storia di una giovane pantera che ci insegna ad osare, perché i nostri sogni non si trasformino in rimpianti, pur sapendo che certi “salti” non hanno ritorno. Octavio Paz Apparenza nuda. l’opera di Marcel Duchamp Milano: Abscondita, 2000; 143 p., [6] c. di tav.: ill.; 22 cm + 1 ritr ripercorre tutta la tradizione occidentale, dai greci fino ai nostri giorni, seguendo le evoluzioni e le metamorfosi dei concetti di amore e di erotismo quali sono stati espressi dalla nostra cultura e, soprattutto, dalla nostra letteratura - non senza raffrontarli, tuttavia, al pensiero orientale. Octavio Paz Ignoto a se stesso. saggi su Fernando Pessoa e Luis Cernuda Genova: Il Melangolo, c1988; 85 p.; 20 cm Octavio Paz In India Parma: Ugo Guanda, 2001; 220 p.; 22 cm Profondo conoscitore ed estimatore dell’India dove visse a lungo in qualità di diplomatico, Octavio Paz ne ripercorre la cultura millenaria, descrivendone la storia, le religioni, gli aspetti filosofici, sociali e artistici. Ne emerge un ritratto dell’India particolarmente vivo e ricco anche perché posto a confronto con i ricordi e le riflessioni sul Messico, patria del poeta. L’autore ci illustra, tra l’altro, il sistema delle caste, il concetto del karma, il monoteismo islamico e il politeismo induista, lo yoga, il buddismo. Apparenza nuda è formato da due saggi che Octavio Paz ha dedicato a Marcel Duchamp. Il primo è un’introduzione generale all’opera dell’artista francese: esso contiene una descrizione completa e un’interpretazione del Grande Vetro, lasciato “definitivamente incompiuto” nel 1923. Uno dei pittori più celebri del nostro secolo abbandona l’arte per dedicarsi agli scacchi ed entra, così, nella leggenda. Dopo la sua morte, si scoprirà con stupore che aveva lavorato in segreto per vent’anni... Per Paz, l’opera di Duchamp e il suo abbandono della pittura non derivano né dal patetismo né dall’orgoglio, ma da una folle saggezza: da quella “libertà d’indifferenza” che rimane dopo la conoscenza. Il secondo saggio è un’analisi dell’Assemblaggio di Filadelfia. Paz mostra come esso si ricolleghi al Grande Vetro e alle altre opere di Duchamp, perché un medesimo principio governa tutte le sue speculazioni plastiche: il principio della “cerniera” (le porte - e le idee - si aprono nelle sue opere senza peraltro cessare di essere chiuse, e viceversa). Questo saggio riesce dunque a mettere in luce le somiglianze profonde tra il percorso di Duchamp e il mito di Diana e Atteone: dal voyeurismo alla contemplazione mediante il sacrificio. Nell’ultima parte del saggio, Paz mostra come Duchamp sia l’erede del tema tradizionale e centrale del pensiero e dell’arte occidentali: l’amore e la conoscenza. La sua visione è il prolungamento inatteso della tradizione dell’amore cortese e dell’ermetismo neoplatonico. Octavio Paz Octavio Paz Torino: UTET, 1995; XLIV, 496 p.: 1 ritr.; 18 cm La duplice fiamma. amore ed erotismo Contiene: Il labirinto della solitudine; scritti tratti da: Il fuoco di ogni giorno; Apparenza nuda; Passione e lettura; Suor Juana Inés de la Cruz o le insidie della fede; La duplice fiamma Simile a uno stemma araldico, la duplice fiamma rossa e azzurra nel cui segno questo libro è stato concepito e scritto è quella dell’erotismo e dell’amore. L’ambizioso progetto di questo grande poeta, sensuale e visionario, raggiunge nella Duplice fiamma esiti felicissimi: un testo non meno capitale de L’amore e l’Occidente di Denis de Rougemont, con cui Paz dialoga a distanza e rispettosamente polemizza. Con straordinaria capacità di analisi e di sintesi, l’autore Octavio Paz Milano: ES, 2006; 183 p.; 23 cm Il labirinto della solitudine Milano: A. Mondadori, 1990; 262 p.; 22 cm “A tutti noi, in un dato momento, la nostra esistenza si è rivelata come qualcosa di particolare, inalienabile e stupendo. Quasi sempre questa rivelazione avviene durante l’adolescenza. La scoperta di noi stessi si manifesta come un saperci soli; tra il mondo e noi s’innalza un’impalpabile, trasparente muraglia; quella della nostra coscienza. Fin dalla nascita ci sentiamo soli; ma bambini e adulti possono superare la loro solitudine e dimenticare se stessi mediante il gioco o il lavoro, mentre l’adolescente, oscillando tra l’infanzia e la giovinezza, rimane sospeso per un istante di fronte all’infinita ricchezza del mondo. L’adolescente si stupisce di esistere. E allo stupore segue la riflessione: chino sul fiume della sua coscienza si domanda se quel volto che affiora lentamente dal fondo, deformato dall’acqua, è il suo. La particolarità di esistere - mera sensazione del bambino - diventa problema e domanda, coscienza che interroga. Ai popoli in fase di crescita succede qualcosa di simile. Il loro essere si manifesta come interrogativo: che cosa siamo e come realizzeremo quello che siamo?” Octavio Paz Octavio Paz. Le opere Passione e lettura. sul riso, il linguaggio e l’erotismo Milano: Garznti, 1990; 99 p.; 19 cm 11 Contiene: Il mondo preispanico; Lettura e contemplazione; L’oltre erotico Octavio Paz Città del Messico, 1914 - Città del Messico, 1998 Tra i maggiori intellettuali messicani e dell’America latina, P. si affermò come un innovatore del costume letterario e delle concezioni culturali. L’assegnazione del premio Nobel per la letteratura (1990) ratificò l’importanza della sua opera di poeta e saggista, intimamente legato al patrimonio culturale della propria terra e profondo conoscitore di paesi, epoche, lingue e tradizioni. Dopo l’esordio con la raccolta Luna silvestre (1933), fu tra i fondatori, assieme ad altri intellettuali messicani, della rivista Taller (1938-41). Soggiornò a lungo all’estero (in Spagna durante la guerra civile, negli USA, in Francia, Giappone e in India, dove fu ambasciatore dal 1962 al 1968), spesso ricoprendo incarichi diplomatici, aprendosi agli influssi di altre tradizioni letterarie (surrealismo francese, haikai giapponese, ecc.), come testimonia la sua attività di traduttore (Bashō, W. B. Yeats, ecc.). Ambasciatore in India, si dimise nel 1968 per protesta contro il massacro degli studenti a Città di Messico in occasione delle Olimpiadi. Iniziò allora l’insegnamento universitario, con la cattedra di poesia dapprima all’università di Oxford poi in università degli Stati Uniti. Membro del Colegio Nacional de México, ha ricevuto, tra gli altri riconoscimenti, il premio Cervantes nel 1981. La sua sperimentazione poetica, che si era sviluppata sotto l’influenza del surrealismo francese e sulla spinta della cultura messicana degli anni Trenta, si arricchì nel corso dei suoi diversi soggiorni all’estero e con l’alternarsi dell’attività di diplomatico, di docente universitario e di promotore di importanti iniziative culturali quali le riviste Plural (1971) e Unalta (1976). Volta al superamento della poesia tradizionale, la sua opera fu nel contempo segnata dalla fede nella creazione poetica come mezzo per restituire senso all’esistenza: Libertad bajo palabra (1949; ed. ampliata 1960, trad. it. parziale 1965); La estación violenta (1958); Salamandra (1962); Viento entero (1965); Ladera este (1969). Dopo aver partecipato alla poesia collettiva Renga (1971), P. pubblicò Pasado en claro (1975), Vuelta (1976) e Árbol adentro (1987); una scelta della sua produzione comparve in El fuego de cada día (1989; trad. it. 1993). La sua saggistica spaziò dalle riflessioni sulla poetica (El arco y la lira, 1956; trad. it. 1990) a scritti sul Messico (El laberinto de la soledad, 1950, trad. it. 1961; Posdata, 1970), a studi sullo struttura-lismo (Claude Lévi-Strauss o el nuevo festín de Esopo, 1967), sull’arte contemporanea (Marcel Duchamp o el castillo de la pureza, 1968; trad. it. Apparenza nuda. L’opera di M. D., 1990), sulle relazioni tra filosofia orientale e occidentale (Conjunciones y disjunciones, 1969; trad. it. 1973) e su vari aspetti della letteratura (Traducción: literatura y literalidad, 1971; Sor Juana Inés de la Cruz o las trampas de la fe, 1982, trad. it. 1991; La otra voz: poesía y fin de siglo, 1990). Nel 1990 pubblicò ancora un saggio storico-politico, Pequeña crónica de grandes días, che testimonia la sua radicale insofferenza verso ogni ideologia. Nello stesso anno apparve il volume complessivo Obra poética: 1935-1988, e nel 1993 la sua ultima raccolta di versi, La llama doble: amor y erotismo (trad. it. 1994). Da ricordare inoltre le impressioni di viaggio riunite in Vislumbres de la India (1995; trad. it. In India, 2001). Un’ampia silloge dei suoi testi è apparsa in Italia con il titolo Octavio Paz (1995), mentre nel 2014, in concomitanza con il centenario della nascita, è stato pubblicato a cura di J. Hubard il testo También soy escritura. Octavio Paz cuenta de sí (trad. it. 2014), raccolta di poesie, di appunti, di ricordi e di interviste che compongono una sorta di autobiografia postuma. [Fonte: Treccani] Octavio Paz Vento cardinale e altre poesie Milano: Arnoldo Mondadori, 1984; 355 p.; 20 cm Juan Rulfo Pedro Paramo Torino: Einaudi, 2004; 141 p.; 18 cm. 12 “Con Pedro Páramo, Juan Rulfo annuncia il modo attraverso cui la cultura di un intero continente trova forse per la prima volta una voce propria, magari a partire dalla contrazione di nuovi debiti, primo fra tutti quello con William Faulkner, e dalla contemporanea accensione di futuri crediti, come la citatissima apertura del frammento 41: ‘Il padre Rentería si sarebbe ricordato molti anni dopo della notte in cui la durezza del suo letto lo tenne sveglio e poi lo obbligò a uscire’, che è evidente modello per il famoso incipit di ‘Cent’anni di solitudine’: ‘Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio’. Con quella voce trovata l’America Latina entra in conversazione con il resto del mondo e a sua volta lo rigenera, lo porta a trovare nuove strade, racconti e nuove voci ancora.” (Dalla prefazione di Ernesto Franco) Juan Rulfo La pianura in fiamme Torino: G. Einaudi, c1990; 173 p.; 19 cm I racconti che compongono La pianura in fiamme ripropongono, come pezzi di un mosaico, i personaggi e gli spazi di un Messico che Rulfo trae direttamente dai racconti degli abitanti del suo paese e dalla sua biografia. Le vicende narrate, dettate da un’infanzia vissuta tra morte e distruzione, racchiudono la stessa visione crudele del mondo che ritroviamo nell’universo di Pedro Parámo: grida, preghiere e imprecazioni di una terra che mostra le sue radici più profonde. Rulfo racconta di uomini braccati e ammazzati, Juan Rulfo Apulco, Jalisco, 1918 - Città del Messico 1986 Assai legato alla storia aspra e dolorosa del suo paese, tra i maggiori esponenti del cosiddetto realismo magico, è soprattutto noto per i racconti de El llano en llamas (1953; trad. it. La morte al Messico, 1963) e per il romanzo Pedro Páramo (1955; trad. it. 1960). Premio nazionale di letteratura messicana (1970), ha avuto notevole influenza su altri scrittori ispano-americani, tra cui soprattutto G. García Márquez. Con El llano en llamas y otros cuentos (1953; trad. it., La morte al Messico, 1963; selezione antologica Dieci racconti, 1980; nuova traduzione, con due racconti inediti in italiano, La pianura in fiamme, 1990), R., eliminato il descrittivismo del paesaggio che aveva caratterizzato la letteratura precedente, rievoca − pur mantenendola sullo sfondo della narrazione − la rivoluzione messicana per sottolineare le ingiustizie che questa non era riuscita a cancellare; con un linguaggio privo di retorica, un periodare icastico e paratattico intessuto di metafore fisse e di parallelismi, riproduce l’oralità dei contadini della pianura di Jalisco, costruendo un’efficace metafora della nazione messicana. Il clima d’isolamento e di povertà che condiziona pesantemente la nazione raggiunge forme complete e totalizzanti nel romanzo Pedro Páramo (1955; trad. it., 1960). In questo romanzo, che originariamente s’intitolava Los murmullos, lo spunto per la narrazione è offerto dalla ripresa del mito del figlio che cerca il padre; Juan Preciado, dopo un viaggio che avrebbe dovuto riportarlo al paese di origine, Comala, si ritrova in una terra condannata a morire dal proprio patriarca (suo padre), il latifondista Pedro Páramo. R. sconvolge le strutture narrative attraverso un ossessivo dialogare tra i morti, in cui il flusso di coscienza è finalizzato al recupero di una memoria collettiva che s’intreccia con la miseria individuale. Pedro Páramo, prototipo del cacique patriarca e modello di altri patriarchi, despota al quale tutto è dovuto e concesso, non ottenendo l’amore della donna amata, Susana San Juan, incrocerà le braccia, facendo morire gli abitanti del piccolo paese immaginario dello stato di Jalisco, collocato nella finzione letteraria sulla bocca dell’inferno. Comala si propone dunque al lettore come microcosmo in cui R. sintetizza, come già aveva fatto nel Llano en llamas, l’abbandono, la delusione dei contadini messicani, eterni ‘’condannati della terra’’. È rimasto incompiuto La cordillera, romanzo sulla storia coloniale dello stato di Jalisco. Da ricordare infine i copioni cinematografici, raccolti nel volume El gallo de oro y otros textos para cine (1980; trad. it., Il gallo d’oro, 1982). [Fonte: Treccani] stremati dalla fame, dal sonno, dalla vita, di mammelle di pecora morse dal succhiare di un uomo affamato, di pallottole nel cielo. Nelle sue parole si sentono la terra, la polvere, le ore passate a camminare senza incontrare anima viva, circondati da una natura maligna: c’è la pianura dove si fatica a parlare perché “le parole si scaldano in bocca con il calore di fuori”, dove cade solo una goccia di pioggia, non due. Dove non ci sono conigli. Né uccelli. Dove prima erano in venti a cavallo e ora sono in quattro a piedi. “I cicli vitali, il volgersi delle stagioni, il destino dell’uomo trovano in Rulfo un cantore eccezionale”. Prefazione di Ernesto Franco. Daniel Sada Quasi mai Bracciano: Del Vecchio Editore, 2013; 437 p., [2] ritratti: ill.; 22 cm La Seconda Guerra Mondiale è appena finita e Demetrio Sordo, un giovane agronomo di inconsistenti ambizioni è preso da una novità: il sesso a pagamento nei bordelli. Proprio in uno di questi, sviluppa una passione per Mireya: è lei l’unica prostituta che desidera, e per averla ogni giorno pagherà una tariffa extra e sarà costretto a chiedere un aumento di stipendio. In breve la sua vita sembra esaurirsi in questa relazione fisica. Ma quando la madre lo costringe ad accompagnarla a un matrimonio di famiglia, Demetrio conosce il suo “vero” amore: Renata dagli occhi verdi. Un amore che nasce in un giro di valzer e cresce tra le righe di lunghe e caste lettere che i due si scambiano, per un periodo che sembra infinito. Le volute barocche del linguaggio di Sada modellano le descrizioni puramente carnali dell’essere amato, accentuando l’ironia della narrazione, e la commedia di maniera e corteggiamento si spinge verso la farsa: Mireya mente a Demetrio sostenendo di essere incinta, lui la abbandona su un treno; Renata, guidata dalla madre, non gli si concede per tenerlo legato a sé. Ma perché le due donne desiderano Demetrio? È poco simpatico, non particolarmente intelligente, continuamente in bilico sulle proprie voluttà, e mentendo salta da una decisione sbagliata a un’altra. Forse la risposta è sullo sfondo, nel Messico in piena industrializzazione: quasi mai ci regala uno straordinario spaccato della vita messicana degli anni Quaranta, con le sue ipocrisie di matrice cattolica e l’impostazione provinciale della quotidianità, in cui la forma è più importante della sostanza. Demetrio è l’eroe epico di questo mondo, che si muove costantemente perplesso ed esitante, magnificamente patetico e pateticamente protagonista. Daniel Sada Mexicali, Baja California, 1953 - México DF, 2011 Mentre era in vita Daniel Sada fu considerato il più impegnato avanguardista della sua generazione, paragonato per la complessità del suo progetto a Joyce, Faulkner o a Lezama Lima per l’approccio barocco alla scrittura. Nato a Sacramento, nello Stato di confine di Coahuila, ha raccontato la realtà fittizia di Città del Messico in storie ambientate nei ranch e nei villaggi del deserto del Nord. Fin da subito si è distinto per la stravaganza e lo sperimentalismo della forma, spesso giocato in contrasto con la serietà e l’impegno dei temi trattati. Divenuto famoso nel 1999 con Porque parece mentira la verdad nunca se sabe (Nessuno conosce la verità perché sembra una menzogna), la cronaca di una frode elettorale raccontata in 650 pagine interamente in versi che seguono la metrica dell’Età dell’Oro spagnola, è rimasto fedele al suo visionario progetto letterario fino alla morte, avvenuta nel novembre 2011, pochi giorni dopo la consegna del Premio Nazionale Del Messico per le Arti e le Scienze. Ha vinto nel 2008 il prestigioso Premio Herralde. [Fonte: Del Vecchio Editore] Antonio Sarabia Città del Messico, 1944 Poeta e narratore e divide il suo tempo fra Guadalajara e Parigi. Dopo la pubblicazione di una collezione di sue poesie, Tres pies al gato (Instituto Jalisciense de Bellas Artes, 1978), ha deciso di dedicarsi alla letteratura. Nel 1988, con il suo primo romanzo, El Alba de la Muerte, fu finalista del Premio Internacional Diana Novedades. Nel 1991 ha pubblicato Amarilis, un romanzo storico che narra gli ultimi anni della vita di Lope de Vega, cui sono seguiti Los avatares del piojo, Banda de Möbius e Prime notizie su Noela Duarte. [Fonte: Zam] Enrique Serna Città del Messico, 1959 è uno degli scrittori messicani più apprezzati dalla critica e dal pubblico, vincitore di importanti premi nazionali e collaboratore delle pagine culturali di varie testate giornalistiche. Ha pubblicato cinque romanzi, due raccolte di racconti e un volume di saggi. Tradotto in francese e in inglese, figura anche in numerose antologie, compresa quella curata da Gabriel García Márquez che raccoglie i nove migliori racconti messicani del ’900. Tra i suoi libri Angeli dell’abisso (edizioni e/o 2005) ha vinto il Premio Nacional de Narrativa Colima. In Italia ha pubblicato anche: La paura degli animali, Miss Messico, L’orgasmografo, Amori di seconda mano. [Fonte: Voland Edizioni] Enrique Serna Antonio Sarabia I convitati del vulcano Parma: U. Guanda, 1997; 160 p.; 21 cm Seduto all’ombra dei portici di Guayacàn, un vecchio scrivano racconta una strana storia. E’ la storia di Jovita: non era una bambina come le altre. Lei era una prescelta: il vulcano l’aveva chiamata tra i suoi Convitati, una setta segreta che ogni notte si introduce nei sogni degli uomini e li piega al volere del vecchio Colli, il dio del fuoco. Così Jovita fu iniziata all’antica sapienza, scoprì l’antico legame tra uomo e natura, imparò i segreti delle erbe e del cuore, salvò vita e destini, finché una notte, le apparve una porta di luce... Amori di seconda mano Roma: Voland, 2010; 218 p.; 21 cm Le relazioni amorose degli undici racconti che compongono questa raccolta sono difficili, frustranti, talvolta umilianti. La deformità psicologica dei personaggi, la loro mentalità contorta, provocano situazioni grottesche, invincibili rancori o farse che somigliano a incubi. L’intelligenza sarcastica di Serna e il suo humour al vetriolo inducono facilmente alla risata, mai immune da un brivido d’inquietudine. Undici racconti dal sapore amaro: storie di emarginazione, situazioni grottesche, farse che somigliano a incubi, amori infelici, uomini e donne vittime dei propri desideri frustrati sullo sfondo di un Messico chiassoso e disincantato. 13 Enrique Serna Angeli dell’abisso Roma: e/o, stampa 2005; 521 p.; 21 cm Un romanzo sontuoso. La teatralità del misticismo, i labirinti barocchi del desiderio represso, il culto clandestino delle divinità pre-ispaniche, il servilismo della poesia cortigiana, la sordida lotta per il potere economico tra gli ordini religiosi. Sono solo alcuni dei contenuti di questo torrenziale romanzo ambientato nel Messico del Seicento. Ispirato alla storia vera di un processo dell’Inquisizione racconta la storia della falsa beata Crisanta Cruz e dell’indio apostata Tlacotzin, una coppia di amanti che devono affrontare una società rigidamente divisa in caste e il potere della Chiesa. Enrique Serna Miss Messico Roma: Voland, 2007; 169 p.; 21 cm Selene Sepúlveda, Miss Messico 1966, è ora la protetta di un leader sindacale corrotto, moglie di un sicario e amante di una contorsionista. Con tono ingenuo e idealizzato racconta la sua vita difficile a un giornalista, che non esita però a fare di lei un ritratto spietato. Dalla consapevolezza di poter usare la bellezza per uscire dalla miseria agli amori di comodo, dallo sfavillante periodo del dopo elezione al lavoro come spogliarellista in un locale di dubbia fama, dal fascino ingenuo della ragazzina al disfacimento del corpo. Un romanzo leggero e disperato che ci consegna il ritratto di una bambola rotta a cui la voce dell’autore restituisce umanità e grazia. Francisco Solano Sotto le nuvole del Messico Milano: Feltrinelli Traveller, 2002; 166 p.; 22 cm Francisco Solano parla di luoghi, di regioni, di monumenti ma, soprattutto, descrive la loro anima. Così Palenque e il suo Tempio delle iscrizioni, la mitica Veracruz o il Museo delle mummie di Guanajuato diventano unici perché abitati dall’immaginario mitico e letterario dell’autore. Né mancano figure come i ‘mariachis’, il popolo delle osterie messicane, le ‘cantinas’, luoghi nei quali il ‘macho’ messicano può permettersi di piangere. E anche l’esperienza con i funghi allucinogeni non è il ‘trip’ alla moda di una generazione passata ma un intenso viaggio spirituale sotto la guida di una sciamana di Huautla. Paco Ignacio Taibo I Pallide bandiere Milano: Feltrinelli, 1999; 191 p.; 20 cm Straccerò le tue pallide bandiere ovunque si levino: così inizia l’”Ode alla povertà” di Pablo Neruda e Pallide Bandiere è il nome di un’organizzazione di giovani cileni, che pur professandosi non violenti hanno tuttavia deciso di compiere un’azione sanguinaria: ucccidere il dittatore Pinochet. Questo libro è la drammatica storia della loro lotta politica e, insieme, un romanzo d’amore. 14 Paco Ignacio Taibo II Alamo Milano: Tropea, 2012; 283 p.: ill.; 22 cm Per gli Stati Uniti la battaglia di Alamo, avvenuta nel 1836 tra i messicani e duecento coloni texani per l’indipendenza del Texas, costituisce uno dei miti fondanti del paese. Si tratta di un motivo di orgoglio patriottico, un’autentica epopea nazionale alla base dell’ideologia imperialistica che ispira la politica americana. Per il Messico, invece, è stata solo una vittoria militare, da menzionare senza troppa enfasi sui libri di Storia. Ma che cosa è successo veramente ad Alamo? Perché una battaglia che si è conclusa con una sconfitta ha inciso tanto sull’immaginario nordamericano? Paco Ignacio Taibo II Arcangeli Milano: Il Saggiatore, 1998; 338 p.; 22 cm L’autore ha raccolto dodici storie di rivoluzionari del Novecento: eroi perlopiù anonimi dei quali la storia ufficiale sembra aver dimenticato le gesta. Ci sono i muralisti messicani al seguito di Diego Rivera, che dipingono pareti immortali mentre si scontrano con gli studenti reazionari; un caparbio sindacalista di Acapulco ucciso e resuscitato due volte per trionfare alle elezioni; un Robin Hood bolscevico che assalta fabbriche in Germania per spartire il bottino con gli operai; un veneziano blasfemo soprannominato Malabocca, che con i suoi insulti contribuisce alla vittoria nella battaglia di Guadalajara, durante la guerra di Spagna. Paco Ignacio Taibo II La bicicletta di Leonardo Milano: Corbaccio, 1994; 348 p.; 21 cm In principio fu Leonardo, quello della Gioconda, inventore tra l’altro della bicicletta. Poi, nella Barcellona degli anni Paco Ignacio Taibo II Gijón, Spagna, 1949Scrittore spagnolo naturalizzato messicano. Trasferitosi a Città di Messico si è dedicato all’insegnamento universitario, al giornalismo e all’attività politica. Ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali per la sua produzione di romanzi polizieschi, storici e d’avventura, tra i quali La lejanía del tesoro (1992; trad. it 1996) e Ernesto Guevara también conocido como El Che (1998; trad. it. Senza perdere la tenerezza, 2000). Dopo il trasferimento della famiglia in Messico (1958) si è dedicato al giornalismo, seguendo le orme del padre. Oltre ad essere tra i fondatori dell’AIEP (Asociación Internacional de Escritores Policiacos), T. è direttore del festival internazionale Semana Negra, kermesse di letteratura, cinema, fumetto e fotografia noir, che si tiene ogni anno a Gijón. Il suo romanzo d’esordio è stato Nacimiento de la memoria (1971), seguito da Días de combate (1976; trad. it. 1998); Cosa fácil (1977; trad. it. Il fantasma di Zapata, 1998); Héroes convocados: manual para la toma del poder (1982; trad. it. La banda dei Quattro, 2000) e De paso (1986; trad. it. Rivoluzionario di passaggio, 1996). T. ha conquistato tre volte il premio internazionale Dashiell Hammett per il miglior romanzo poliziesco in lingua castigliana con La vida misma (1987), El caso Molinet (1991) e La bicicleta de Leonardo (1994; trad. it. 1998). Tra gli altri riconoscimenti: il premio internazionale Planeta-Joaquín Mortiz per il romanzo La lejanía del tesoro e il premio Bancarella per Ernesto Guevara también conocido como El Che. Vanno ricordati anche i suoi lavori di ricerca storica: Historia General de Asturias (voll. 7-8, 1978-79); Asturias 1934 (1980); El primer primero de mayo en México (1981); La huelga del verano de 1920 en Monterrey (1981); Pancho Villa. Una biografía narrativa (2006; trad. it. 2007) e Un hombre guapo (2008; trad. it. 2010), dedicato al guerrigliero cubano Toni Guiteras; El Álamo: una historia no apta para Hollywood (2011; trad. it. Alamo, 2012). Nel 2007 ha curato in Messico la pubblicazione de El cuaderno verde del Che (trad. it. 2008), volume che raccoglie le poesie di diversi autori (tra cui C. Vallejo, P. Neruda, N. Guillén e L. Felipe) contenute nel celebre “taccuino verde” che Ernesto Guevara aveva con sé al momento della cattura in Bolivia, avvenuta nell’ottobre del 1967. [Fonte: Treccani] Venti giunse un pistolero anarchico con la fissa per il genio di Vinci. Infine, arrivò José Daniel Fierro, romanziere messicano con una gamba ingessata e un’ossessione erotica per le cestiste yankee. Ma che c’entra Leonardo? “Niente” direbbe uno dei personaggi di questo libro. E invece... Le giocatrici si materializzano nella vita di Fierro che nel frattempo ha deciso di abbandonare tutto. C’è stato un omicidio, manca un rene all’appello, e lei, la lentigginosa del basket oltrefrontiera, giace in un letto d’ospedale. In cerca di quel rene perduto, e del suo grande amore, Fierro inizia a battere ogni angolo del Messico, mentre settant’anni prima, un sindacalista, giustiziere dei nemici del popolo, firmava le sue stragi con il simbolo della bicicletta leonardesca. Paco Ignacio Taibo II E Doña Eustolia brandì il coltello per le cipolle Milano: M. Tropea, 2005; 248 p.; 21 cm Non si pretenda di trovare altro che la testimonianza di un militante. Con questa premessa, Taibo introduce la sua raccolta di racconti e cronache per quotidiani e periodici messicani. Diversi gli spunti: la collaborazione tra studenti e operai per riorganizzare il sindacato nelle fabbriche, episodi di corruzione, contestatori che mostrano i genitali alle feste degli intellettuali, donne che si armano di coltelli da cucina per attaccare sbirri a cavallo durante uno sciopero, sparizioni in Nicaragua di fantomatici giornalisti. Paco Ignacio Taibo II Il fantasma di Zapata Milano: Marco Tropea, 1998; 245 p.; 19 cm Emiliano Zapata non è morto? Chi ha assassinato l’ingegnere di una fabbrica giusto all’inizio di un grande sciopero? E perché qualcuno sta perseguitando la figlia di una nota pornostar? Come se non bastasse una sola storia, Héctor Belascoáran Shayne si trova a dover risolvere tre enigmi che hanno una soluzione unica, un rompicapo intricato e indecifrabile come la metropoli che li ha originati: Città del Messico. Paco Ignacio Taibo II Fantasmi d’amore Milano: M. Tropea, 2004; 94 p.; 19 cm “Fantasmi d’amore” contiene due casi a metà tra gli orrori del Dipartimento di polizia di Città del Messico e il romanzo rosa: proprio quando viene ritrovato il cadavere di Angel, lottatore di lotta libera e suo caro amico, Belascoarán apprende che due adolescenti sono morti insieme apparentemente legati da un patto suicida. Come se non bastasse, il detective è sul punto di impazzire per una delusione d’amore. Paco Ignacio Taibo II Giorni di Battaglia Milano: Marco Tropea, 1998; 212 p.; 19 cm Uno strangolatore di donne si aggira libero per le strade di Città del Messico. Héctor Belascoarán ha deciso di stanarlo. In passato Héctor faceva l’ingegnere, ma ha rinunciato alla carriera in nome della libertà. Il risultato è che adesso, in qualità di detective privato indipendente, si ritrova schiavo di una passione investigativa incontenibile: non avrà pace finché non avrà risolto una delle più strane e inquietanti serie di omicidi che la capitale messicana abbia mai vissuto. E “Il Cervello”, lo psicopatico che firma tutti i suoi delitti come opere d’arte, non trascura di lasciare su ogni cadavere un messaggio che a Héctor, per qualche motivo, sembra indirizzato proprio a lui. Paco Ignacio Taibo II Un hombre guapo Milano: Tropea, 2010; 381 p.; 22 cm L’Avana, primi anni Trenta. Dopo la crisi del ’29, la dittatura borghese e filoamericana del presidente Machado cede lentamente all’esasperazione di lavoratori e contadini; il popolo cubano, oppresso e sfruttato, è pronto alla rivoluzione, sotto la guida delle aggregazioni studentesche e operaie. È il 1933, la tensione è altissima. Il generale Machado ha i giorni contati, gli Stati Uniti sono disorientati, i marines attendono nella Baia; l’amministrazione Roosevelt lavora per il dopo: sono troppi gli interessi degli Stati Uniti a Cuba dopo decenni di governo servile che ha svenduto l’isola al peggiore offerente. Tra i ribelli si distingue dall’interno un giovane uomo dalla volontà di ferro e una determinazione incrollabile; diventa segretario del debole governo dei Cento giorni di Ramon Grau, e appena ottenuta la carica tiene fede alla rivoluzione per attuare le leggi del popolo. Quell’uomo sorrideva poco, fumava una sigaretta dietro l’altra, metteva i brividi ai suoi nemici e agiva con la consapevolezza di chi ha fatto sua la lezione dei grandi movimenti sociali e l’ideale di un mondo migliore. Paco Ignacio Taibo II La lontananza del tesoro Milano: Net, c2003; VI, 329 p.; 20 cm Siamo negli anni Sessanta dell’Ottocento, all’epoca dell’invasione del Messico da parte dei francesi di Napoleone III e degli imperiali di Massimiliano d’Asburgo. Un po’ tutti sono in fuga: Benito Juarez, il presidente errante e libertario di origine india, il raffinato cronista Guillermo Prieto, il guerrigliero Vicente Riva Palacio, combattente valoroso e primo importatore del sassofono in Messico. Ma chi ha il tesoro? Quante sono le casse? Contengono quadri, monete o documenti preziosi? Paco Ignacio Taibo II Ma tu lo sai che è impossibile Milano: M. Tropea, 1997; 114 p.; 19 cm Paco Ignacio Taibo II Niente lieto fine Milano: M. Tropea, 2001; 152 p.; 19 cm Un giorno di dicembre, nel bagno dell’ufficio in cui lavora Héctor Belascoarán Shayne, detective indipendente, viene trovato il cadavere di un uomo travestito da antico romano, con tanto di elmo, armatura e sandali (ma con i calzini). A breve distanza di tempo Héctor riceve una busta contenente la fotografia di un altro cadavere, un minaccioso invito a “non immischiarsi” e un biglietto aereo per New York. La malsana ossessione di Belascoarán per la verità lo spinge a buttarsi a capofitto in un caso sempre più complicato, che a poco a poco assume le caratteristiche di un vero incubo coinvolgendo gli altri tre inquilini dell’ufficio (un idraulico, un tappezziere e un esperto di fognature), i suoi due fratelli, Carlos ed Elisa, e la sua misteriosa compagna “a intermittenza”, la ragazza con la coda di cavallo.Le indagini portano a una storia losca 15 di maneggi politici. Paco Ignacio Taibo II Ombre nell’ombra Milano: Marco Tropea, 1996; 231 p.; 21 cm Quattro amici si improvvisano detective per indagare su una serie di omicidi che sta insanguinando Città del Messico, mentre serpeggia sullo sfondo la rivoluzione di Pancho Villa. Tra una bevuta e l’altra, i quattro affrontano le avventure più paradossali. E riescono perfino a risolvere il caso. Paco Ignacio Taibo II Juan Villoro Città del Messico, 1956 Scrittore spagnolo naturalizzato messicano. Scrittore, traduttore, giornalista e professore universitario, è uno dei più importanti intellettuali messicani contemporanei. Ha da poco ricevuto il Premio di Giornalismo Rey de España per un’inchiesta sul narcoterrorismo messicano. Tra gli altri riconoscimenti spiccano il Premio Villaurrutía nel 1999, il Premio Herralde de Novela nel 2004 per il romanzo El testigo e, nel 2007, il Premio di Narrativa Antonin Artaud dell’Ambasciata di Francia. [Fonte: Salani Editore] Qualche nuvola stoici, piante carnivore, messaggi cifrati, banchieri filippini alleati di José Marti, spie antimperialiste. Héctor Belascoaran Shayne vorrebbe restarsene per sempre in quella sperduta spiaggia sul Pacifico, lontano dalla megalopoli dove un tempo faceva l’investigatore privato. Nella sterminata Città del Messico ha perduto un occhio e un pezzo di gamba, in una sparatoria per strada che ha lasciato un bambino in coma irreversibile. Ma un’amica che non rivede dai tempi dell’università rischia di essere uccisa per una torbida storia di eredità. E per Héctor, il richiamo della megalopoli diventa ancora una volta irresistibile. Luisa sa che, come sempre, la giustizia non trionferà. Ma non è un buon motivo per arrendersi. Unici alleati nella battaglia quotidiana, due lottatori un tempo famosi con i nomi di Orrore e Angelo II. Paco Ignacio Taibo II Milano: Marco Tropea, 1998; 128 p.; 19 cm Paco Ignacio Taibo II Ritornano le ombre Milano: M. Tropea, 2002; 457 p.; 22 cm Non sono i quattro moschettieri, ma anche loro vent’anni dopo ritornano. Vent’anni dopo Ombre nell’ombra, un po’ammaccati dal tempo e più sgangherati che mai: un poeta e scrittore di romanzi porno, nonché agente dei servizi segreti messicani; un cinese che non parla più con la “l”, difensore degli indios chiapanechi; un giornalista disincantato eppure romantico, mancato suicida per amore, ateo convinto ma con un nome da papa; e un ex avvocato internato in un manicomio, difensore di puttane e profughi della vita, voce narrante del romanzo, che nel suo delirio ripassa con sistematico disordine la storia messicana degli anni quaranta. Paco Ignacio Taibo II Ritornano le tigri della Malesia Milano: Tropea, 2011; 351 p.; 22 cm Il portoghese Yanez de Gomera e il principe malese Sandokan vedono minacciati i loro beni, le loro stesse vite e quelle dei loro amici quando subiscono l’attacco di una misteriosa forza maligna che si manifesta attraverso una nebbia verde e lascia dietro di sé una scia di cadaveri. I due vecchi pirati libertari sono allora costretti a richiamare a raccolta le Tigri della Malesia per intraprendere quella che si presenta come la più pericolosa delle loro avventure. Una vera e propria discesa agli inferi su un’imbarcazione che porta il nome di La Mentirosa. Ben presto incontreranno Friedrich Engels, il professor Moriarty, sottomarini minacciosi, società segrete cinesi, Rudyard Kipling, i postriboli della Cambogia, gli orangutan del Borneo, trafficanti di schiavi, una sopravvissuta della Comune di Parigi, fondamentalisti islamici, filologi greci, la flotta militare britannica, filosofi 16 Un rivoluzionario chiamato Pancho Milano: Tropea, 2007; 858 p., [8] c. di tav.: ill.; 22 cm La biografia di Pancho Villa, il rivoluzionario messicano entrato nella leggenda, scritta nello stile di Paco Taibo, che in tanti anni di ricerche ha dipanato un groviglio di aneddoti, dicerie, falsità o mitizzazioni. Un affresco della più complessa rivoluzione - la prima del XX secolo - seguendo la vita avventurosa, temeraria e tormentata dell’uomo che si chiamava in realtà Doroteo Arango, bandito per ribellione ai soprusi dei latifondisti divenuto generale della División del Norte, un esercito talmente disciplinato e ben organizzato da suscitare all’epoca l’interesse di osservatori militari europei e statunitensi. Paco Ignacio Taibo II Senza perdere la tenerezza. vita e morte di Ernesto Che Guevara Milano: il Saggiatore, 1997; 799 p.: ill.; 22 cm I giovani lo ostentano sulle magliette come simbolo di lotta e utopia; per i meno giovani rappresenta l’araldo dell’antimperialismo e della rivoluzione latinoamericana. Nessuno più di Ernesto Che Guevara, nella storia del Novecento, ha saputo incarnare l’idea di giustizia sociale e le speranze di riscatto. E nessuno più di Paco Ignacio Taibo II ha saputo raccontare la sua storia. “Senza perdere la tenerezza” è la biografia del Che più letta e apprezzata. Taibo ci racconta una vita da epopea, dalla giovinezza nomade e ribelle alle imprese nella rivoluzione castrista, dall’esperienza di governo nella Cuba assediata dagli Stati Uniti alla tragica fine sui monti della Bolivia. Oltre l’icona, Che Guevara è svelato con la sua tenacia e il suo idealismo, le idiosincrasie, le letture preferite, le passioni sportive, gli attacchi d’asma, i suoi amori e i suoi innamoramenti intellettuali: Marx, Rosa Luxemburg, Lenin, Trockij e Mao, ma anche Sarmiento, Martí, Bolívar, Sartre, Neruda, Calvino. Paco Ignacio Taibo II Te li do io i tropici Milano: M. Tropea, 2000; 446 p.; 22 cm Si può affrontare la lettura di un libro come un ballerino di danzón affronta la pista da ballo? è così che Paco Ignacio Taibo II immagina ci si debba accostare al suo immane zibaldone: con “ritmo, fianchi agili, sudore tropicale, schivate e finte”. Tra romanzi brevi, racconti, lettere, descrizioni, poesie, fotografie, note biografiche, reportage, cronache, interviste e altri scritti del tutto inclassificabili, il vulcanico scrittore messicano ha composto un personalissimo scenario di fine millennio. Luigi Dal Cin - Antonella Abbatiello - Gabriel Pacheco Juan Villoro Sogni di mitici serpenti piumati, splendidi pipistrelli e leggeri colibrì, dei che camminando creano il mondo, anime che ritornano come farfalle, misteriosi fantasmi e sciamani bambini. Miti, fiabe e leggende per raccontare sentimenti, colori e profumi del Messico. Il libro selvaggio Milano: Salani, 2010; 218 p.; 21 cm. Ci sono libri con una forte personalità. Libri che si scelgono i lettori, e non viceversa. E libri che rifiutano di farsi leggere. Juan, quattordici anni, trascorre le vacanze dallo zio Tito, il bibliofilo più pazzo del mondo. Nel labirinto della sua biblioteca Juan scopre che i libri hanno una vita propria. Alcuni addirittura cambiano contenuto a seconda di chi li legge. Altri, invece, si nascondono. Come “II libro selvaggio”, che si lascerà leggere da una sola persona, da un lettore speciale. Perché leggere è un atto creativo. I libri sono magici. I libri sono vivi. E sono tutti diversi, come noi. “L’abilità di narratore di Villoro è al servizio di un sorprendente romanzo di avventura e intrighi che ha per protagonisti dei personaggi insoliti: libri ‘vivi’, dotati di poteri eccezionali e capaci di cambiare la vita delle persone.” (Babelia) RAGAZZI Gloria Anzaldua La donna fantasma Milano: Mondadori, 1999; 31 p.: ill.; 21 cm La mamma di Prietita è ammalata, e per guarirla ci vuole una pianta che cresce nella foresta: la ruta. Cosí Prietita, piccola ma coraggiosa, si avventura nel fitto sottobosco e chiede inutilmente agli animali che incontra di aiutarla a trovare le foglie miracolose. E poi, mentre cala la notte e la foresta si riempie di sussurri, qualcuno le indica il posto segreto dove cresce la ruta, qualcuno che, dice la leggenda, ha la brutta abitudine di rapire i bambini. Una piccola fiaba d’oggi che ripropone ai bambini gli antichi personaggi del folklore messicano. I sogni del serpente piumato: fiabe e leggende dal Messico Modena: F. C. Panini, 2013; [44] p.: ill.; 31 cm Ettore Fasolini Aztechi, Maya, Incas: favole, miti, leggende Bologna: Editrice Missionaria Italiana, 1997; 125 p.: ill. color.; 24 cm Eva Mejuto - Gabriel Pacheco Tre desideri Modena: Logos, c2008; [32] p.: ill.; 24 cm “Sognar nelle notti di luna / aiuta la buona fortuna: / per voi ci son tre desideri”, recita un misterioso foglietto, caduto dal camino, a una coppia di miseri vecchietti intenti a riscaldare sul fuoco il loro ultimo tozzo di pane. Dentiere d’oro, vestiti eleganti, un palazzo di diamanti… la scelta è difficile, e la vecchietta si dice che con una salsiccia ad accompagnare il pane potrebbe pensare molto meglio. In un istante… PUF! Appare la salsiccia. Non avrà usato il primo desiderio? Per quanti sogni c’è spazio in tre desideri? Questo racconto adattato dalla tradizione orale portoghese ci parla dei sogni, della fortuna che appare e scompare, capricciosa, e di come solo l’affetto ed il desiderio di continuare a sognare ci portino la felicità. Una dichiarazione d’amore, un amore pieno di umanità e avvolto in tonde, morbide forme che fanno sorridere come il tenero sentimento che provano i due protagonisti. Gabriel Pacheco ci presenta illustrazioni dal grande potere evocativo, giocando sin dall’inizio con la scenografia e con il colore, fondamentale perché strettamente associato alle emozioni del momento rappresentato. Barbara Jacobs Anna Castagnoli - Gabriel Pacheco Il grande viaggio Modena: Logos, c2010; [36] p.: ill.; 24 cm Un bambino immagina un grande viaggio pieno di prodigi. Solcherà il mondo, attraverserà paesi in guerra, riscatterà animali in pericolo per tornare finalmente a casa, accolto come un eroe. Testo e illustrazioni si danno la mano accompagnandoci in un bellissimo sogno. Anna Castagnoli riesce a descrivere con grande precisione i pensieri e i sogni che popolano l’immaginario del protagonista, fantasie che permettono tanto di costruire una realtà come di evaderne, a seconda della necessità. Con il suo stile unico, Gabriel Pacheco sfuma le parole della Castagnoli in una dimensione silenziosa e onirica, dando vita a immagini e situazioni che evocano la dimensione del nostro intimo. Laura Esquivel - Francisco Melendez Stellina di mare Milano: Mondadori, 1999; 66 p.: ill. color.; 19 cm Stecchino Milano: Mondadori, 1997; 152 p.; 21 cm Tutto va storto per Paula, a casa come a scuola, i suoi genitori stanno per separarsi, la sua migliore amica la ignora e per di più tutti la chiamano Stecchino per via della sua magrezza. Ma le cose cominciano a cambiare quando nella sua vita entra di prepotenza un ragazzino terribile che riuscirà a far breccia nell’autocommiserazione e nella diffidenza in cui Paula si è rifugiata. Finché Stecchino scoprirà, grazie al suo piccolo amico, che l’importante è no fare la vittima ed avere il coraggio di essere se stessi. E così che, una volta imparata la lezione, non arrivi anche l’amore. Alfredo Lopez Austin - Guillermo Angel de Gante Hernandez 17 Una giornata con una levatrice azteca Milano: Jaca book, 1999; 46 p.: ill.; 31 cm Álvaro Mutis - Adelchi Galloni Hernando Alvarado Tezozomoc La vera storia del Pifferaio di Hamelin Storia antica del Messico Gabriel Pacheco Jerome Baschet Roma: Bulzoni, 2000; 80 p., [9] c. di tav.: ill.; 20 cm Milano: Mondadori, 1997; 41 p.: ill.; 21 cm La strega e lo spaventapasseri Modena: Logos, c2012; [44] p.: ill.; 25 cm Senza parole la narrazione di Gabriel Pacheco. La romantica storia tra uno spaventapasseri e una strega. Lei non ha una scopa, lui non può volare. Lo spaventapasseri si dissolverà nel vento e la sua paglia raggiungerà la strega per diventare la sua scopa. Voleranno insieme felici e contenti. In quel sempre fatto del silenzio altisonante dei colori dell’illustratore messicano. Gabriel Pacheco Città del Messico, 1973 Scrittore spagnolo naturalizzato messicano. Gabriel Pacheco nasce in Messico nel 1973; dopo il diploma in scenografia all’Istituto Nazio-nale di Belle Arti, studia disegno e figura umana alla scuola Enap. Illustratore coltissimo, cura un blog in cui trasmette al pubblico tutto lo spessore filosofico e letterario della sua visione della vita e dell’illustrazione. I suoi numerosissimi libri sono tradotti e pubblicati in Messico, Brasile, Stati Uniti, Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Russia, Corea e Giappone; innumerevoli i premi alla carriera, fino alla nomina all’Astrid Lindgren Memorial Award, uno dei più alti riconoscimenti internazionali. In Italia i suoi libri sono pubblicati da Zoolibri e Logos edizioni. [Fonte: Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia di Sarmede] La scintilla zapatista. insurrezione indigena e resistenza planetaria Milano: Elèuthera, c2003 (stampa 2004); 202 p.; 19 cm. Sabrina Benenati Storia del Chiapas: gli zapatisti e la Rete sociale globale Milano: B. Mondadori, c2001; 166 p.; 17 cm Achille Bonito Oliva Frida Kahlo Firenze: Giunti, 2005; 50 p.: ill.; 29 cm. Caroline Brook Rivera Firenze: Giunti, 2007; 50 p.: ill.; 29 cm Nigel Davies Gli aztechi: storia di un impero Ivo Rosati - Gabriel Pacheco L’ uomo d’acqua e la sua fontana Reggio Emilia: Zoolibri, c2008; [28] p.: ill.; 27 cm Un uomo d’acqua: chi lo vide lo scambiò per una pozzanghera e qualcuno per una fontana. Un signore in vestaglia brandiva un ombrello dicendo che quel tizio gli aveva starnutito contro per farlo affogare, un’onda alta sei metri. José Rubén Romero Galvan Una giornata con una principessa zapoteca Milano: Jaca book, 1999; 45 p.: ill.; 31 cm Arte e STORIA Antonio Aimi Maya e Aztechi Milano: Electa, 2008; 383 p.: ill.; 20 cm 18 Antonio Aimi Les Mayas et les Azteques Paris: Hazan, 2009 (Imprimé en Italie); 383 p.: ill.; 20 cm Roma: Editori riuniti, 1999; 358 p.: ill.; 22 cm David Drew Le cronache perdute dei re Maya Casale Monferrato: Piemme, 2000; 461 p., [12] c. di tav.: ill.; 22 cm. Frida Kahlo. Biografia per immagini Milano: Abscondita, 2008; 165 p.: ill.; 29 cm Hayden Herrera Frida. Vita di Frida Kahlo Milano: La tartaruga, c2001, stampa 2002; 314 p., [6] c. di tav.: ill.; 21 cm Rauda Jamis Frida Kahlo Milano: TEA, 2008; 268 p., [8] p. di tav.: ill.; 20 cm Frida Kahlo Frida Kahlo Milano: Rizzoli, c2006; 261 p.: ill.; 34 cm Frida Kahlo Massimo Ruggero Querido doctorcito. lettere a Leo Eloesser Herman Cortes. il sangue e la gloria Milano: Abscondita, 2010; 99 p.: ill.; 20 cm Andrea Kettenmann Frida Kahlo. 1907-1954 pain and passion Koln: Taschen, c2008; 96 p.: ill.; 23 cm Otilia Meza (a cura di) Leggende maya e azteche Padova: Arcana, 1998; 183 p.: ill.; 22 cm Firenze: Giunti, 1999; 63 p.; 20 cm. Karl Taube Miti aztechi e maya Milano: A. Mondadori, 1994; 127 p.: ill.; 16 cm Richard Townsend Gli Aztechi. origini, storia e tramonto di una civilta scomparsa Roma: Newton & Compton, 2001; 250 p., [16] c. di tav.: ill.; 24 cm Michele Principe Di Grecia Marcella Vasconi L’ imperatrice degli addii. Carlotta d’Asburgo, dalla corte Miti aztechi: il popolo di Tenochtitlán di Vienna al trono del Messico Milano: A. Mondadori, 2000; 323 p.; 23 cm Bussolengo: Demetra, 1996; 116 p.; 20 cm Juan Miralles Marcella Vasconi Cortés. l’inventore del Messico Miti maya e inca. i popoli del sole Milano: Mondadori, 2010; 529 p., [4] c. di tav.: ill.; 24 cm. Colognola ai Colli: Demetra, stampa 2001; 127 p.: ill.; 19 cm Emanuela Monaco Miti aztechi e maya. letture di storia delle religioni Manuel Vazquez Montalban Angelo Morretta John Womack jr. I miti delle antiche civiltà messicane Zapata. morire per gli indios Roma: Bulzoni, 2003; 194 p.: ill.; 21 cm Marcos il signore degli specchi Milano: Mondolibri, 2001; XV, 296 p.; 22 cm. Milano: Mondadori, 2001; 492 p., [8] c. di tav.: ill.; 20 cm Milano: Longanesi, 1984; 327 p., [12] c. di tav.: ill.; 22 cm Hanns J. Prem Gli aztechi Bologna: Il mulino, 2000; 144 p.: ill.; 21 cm William Hickling Prescott La conquista del Messico Milano: Mondadori, 2011; XLVI, 881 p.; 17 cm Berthold Riese I maya Bologna: Il mulino, 2000; 140 p.: ill.; 21 cm 19 Biblioteca Civica BIBLIOTECHE DI QUARTIERE Via Cappello 43 tel. 0458079700 [email protected] B.go Roma, Via Porto Tolle 1, tel.045585734, [email protected] All’interno della Biblioteca Civica si trovano: B.go Venezia, Via M. Della Torre 2a, tel.045523385, [email protected] Biblioteca Ragazzi tel. 0458079707 [email protected] Cadidavid, P.za Roma 6, tel.0458550570, [email protected] Centro Audiovisivi Golosine, Via P. 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Michele, P.za Madonna di Campagna 1, tel.0458921941, [email protected] Tutti i libri inclusi in questa bibliografia sono disponibili al prestito in biblioteca Civica o nelle biblioteche di quartiere del Comune di Verona. Per maggiori informazioni potete consultare: • il sito delle biblioteche <http://biblioteche.comune.verona.it> • il catalogo online <http://abv.comune.verona.it> Bibliografia a cura delle Biblioteche di Pubblica Lettura del Comune di Verona. Settembre 2014
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