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La letteratura
messicana
in Biblioteca
Civica
Narrativa
e poesia
Bernardo Atxaga, José Manel Fajardo, Santiago Gamboa,
Antonio Sarabia, Luis Sepulveda
Racconti senza patria
Parma: Ugo Guanda; 2000, 181 p.; 22 cm
Un uomo in crisi raggiunge Parigi dalla Spagna per rivivere
un passato felice, senza sospettare che precipiterà in
un’avventura sordida; un architetto rievoca un allucinante
episodio della sua giovinezza; un fotoreporter colombiano
seduce le hostess di varie compagnie aeree per poi scoprire
di essere uno strumento nelle loro mani; due orfani
abbandonati a se stessi in una grande casa piena di fantasmi
vivono la loro pubertà nel territorio oscuro e morboso di
una relazione in cui si mescolano i vivi e i morti; un cileno
in Germania si trova a giocare un ruolo rischioso in un cupo
intrigo internazionale. Dal noir al racconto d’avventura
all’erotismo: storie eterogenee di scrittori che si sentono
fratelli benché di diversa nazionalità.
Guillermo Arriaga
Il bufalo della notte
Roma: Fazi, 2004; 245 p.; 22 cm
In una Città del Messico affascinante e oscura, le vite di
tre amici, due ragazzi e una ragazza, si incrociano e si
sciolgono: Gregorio, che soffre di schizofrenia e a ventidue
anni si uccide con un colpo di pistola; il suo migliore amico e
coetaneo, Manuel, che si ritrova letteralmente perseguitato
dal ricordo della malattia mentale di Gregorio, dallo spettro
di un’amicizia tradita, dal mondo di violenza e di ossessione
che circondava la vita dell’amico suicida e da una tormentata
relazione sessuale e sentimentale che lo lega alla ex fidanzata
di Gregorio, che gli sfugge continuamente e all’improvviso
scompare senza lasciare traccia.
Guillermo Arriaga
Un dolce odore di morte
Roma: Fazi, 2005; 185 p.; 22 cm
Una ragazza viene trovata morta in un campo di saggina.
Qualcuno l’ha pugnalata alle spalle. A rinvenire il cadavere
è Ramòn, un giovane del vicino paese di Loma Grande. La
riconosce: è Adele, la ragazza che da qualche tempo riempiva
le sue fantasie più nascoste ma a cui non aveva mai rivolto
la parola. Di fronte al suo corpo nudo e violato, è assalito
da un misto di terrore e lussuria. Al contatto con la sua
pelle morbida e immobile ha la sensazione di conoscerla da
sempre. Ma ora è morta. In un primo momento, nessuno a
Loma Grande sembra riconoscere la giovane ma una cosa è
chiara a tutti: è la ragazza di Ramòn. Quest’ultimo, un po’ per
debolezza, un po’ per morbosità, non nega la relazione, anzi
alimenta la fantasia collettiva, tanto da sentirsi in dovere di
vendicare la giovane. Ormai il meccanismo impietoso del
destino si è messo in moto e nessuno può più fermarlo.
2
Guillermo Arriaga
Città del Messico, 1958
Sceneggiatore, regista e scrittore messicano. Il suo contributo
al cinema del 21° secolo sta nell’invenzione di una forma di
narratività cinematografica, di costruzione del tempo, e del
montaggio interno al racconto, radicalizzando il romanzo
polifonico e cubista, per es. di uno scrittore come J. Dos Passos.
Caratteristica delle sceneggiature di A. è l’intrecciarsi parallelo di
più storie (generalmente triadiche) che fanno confluire a poco
a poco, i destini dei personaggi in un punto di soluzione finale.
Ciò si realizza in un andirivieni tra più livelli temporali e spaziali,
dove la drammaticità del paesaggio e l’incombere della morte si
intersecano senza soluzione di continuità tra presente e passato.
La sua collaborazione con il regista messicano A.G. Inarritu
ha prodotto tre film che, tra il 2000 e il 2006, compongono
la cosiddetta Trilogia della morte: Amores Perros (2000), 21
grams (2003), Babel (2006), gli ultimi due di coproduzione
statunitense e interpretati da celebri attori come S. Penn, N.
Watts, B. Del Toro, B. Pitt, C. Blanchet. Il primo film fa interagire
tre personaggi: uno sradicato, una modella e un sicario la cui vita,
per diversi motivi, dipende dal rapporto con i loro cani, metafora
dei destini di solitudine. Il secondo parte da un incidente, la
cui casualità coinvolge tre vite parallele, di un ex-detenuto, di
una ex-tossicodipendente, e del marito di lei. Il terzo si dipana
lungo tre paesaggi lontani, l’Atlante marocchino, il Messico e
Tokio, intrecciando una folla di personaggi accomunati da oscuri
sensi di colpa, da problemi familiari e handicap adolescenziali.
Il finale segna la confluenza e la divergenza insieme delle
storie, emblematiche anche delle diverse condizioni sociali ed
etniche. The three burials of Melquiades Estrada (Le tre sepulture,
2005) è stato scritto da A. per il debutto nella regia dell’attore
T.L. Jones e si distende nella forma del viaggio riprendendo la
meditazione sulla morte tipica dello sceneggiatore. Nel 2008 The
burning plan (Il confine della solitudine) è l’esordio alla regia di A.:
riprende la struttura triangolare mescolando tre ritratti femminili,
misteriosamente connessi tra loro ma separati nello spazio e
nel tempo, dove i paesaggi americani e messicani assurgono a
metafora dei sentimenti delle protagoniste.
[Fonte: Treccani]
Guillermo Arriaga
Pancho Villa e lo Squadrone
Ghigliottina
Roma: Fazi, 2006; 167 p.; 22 cm
Messico, primi del Novecento. Feliciano Velasco y Borbolla
de la Fuente, geniale inventore, nonché dottore in Diritto
e discendente da una famiglia di gran lignaggio, sogna,
con la sua ultima invenzione, di ottenere finalmente la
fama e la prosperità che merita. È lui, infatti, l’artefice
della ghigliottina perfetta, la più efficiente, la più letale
di tutta la storia. Insieme ai suoi assistenti, Juan Alvarez e
Julio Belmonte, Velasco si presenta dal generale Francisco
Pancho Villa - il cui esercito rivoluzionario è ormai temuto
e riverito in tutto il paese - con l’intenzione di vendergli un
esemplare della sua macchina da guerra. Il costruttore non
ha nessuna simpatia per quella che considera un’accozzaglia
di ladri e delinquenti, ma riesce nondimeno a convincere
Villa di quanto sia indispensabile l’apporto della ghigliottina
alla guerra di liberazione, galeotta anche una dimostrazione
sul campo alle spese di uno sfortunato gruppo di prigionieri.
Velasco è sicuro di avere già i soldi in tasca ma Villa ha altri
piani per lui e i suoi colleghi.
Guillermo Arriaga
Retorno 201
Roma: Fazi, 2007; 177 p.; 22 cm.
Città del Messico, anni Novanta. Scendendo in calle Retorno
201 c’è un universo sconfitto e brulicante, solidale e febbrile,
dove la speranza sembra l’ultima delle possibilità umane:
qui Guillermo Arriaga ha trascorso gran parte della sua
giovinezza e qui ha perso l’olfatto durante una rissa callejera.
E il filo rosso che unisce queste quattordici storie è proprio
la strada, a cui sono visceralmente legati tutti i personaggi di
questi racconti.
Roberto Bolaño
2666
Milano: Adelphi, 2011; 963 p.; 24 cm
Delle molte leggende alla cui nascita Bolaño stesso ha
contribuito, l’ultima riguarda la forma che 2666 avrebbe
dovuto assumere. Si dice infatti che l’autore desiderasse
vedere i cinque romanzi che lo compongono pubblicati
separatamente, e se possibile letti nell’ordine preferito da
ciascuno. La disposizione, ammesso che sia autentica, era
in realtà un avviso per la navigazione in questo romanzomondo, che contiene di tutto: un’idea di letteratura per la
quale molti sono disposti a vivere e a morire, l’opera al nero
di uno scrittore fantasma che sembra celare il segreto del
Male, e il Male stesso, nell’infinita catena di omicidi che
trasforma la terra di nessuno fra gli Stati Uniti e il Messico
nell’universo della nostra desolazione.
Roberto Bolaño
Amuleto
Milano: Adelphi, 2010; 141 p.; 22 cm
Da quando Conan Doyle ha dimostrato che del corpo, in
un’indagine ben condotta, si può tranquillamente fare a
meno, molti autori di storie poliziesche si sono divertiti a
mettere i propri protagonisti in condizione di non potersi
muovere. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è arrivato
Roberto Bolaño, che in questo romanzo ha inventato Auxilio
Lacouture. Se per via della stazza il detective di Rex Stout
abbandona a fatica e malvolentieri la sua serra, Auxilio, che
invece sembra la «versione femminile di don Chisciotte»,
non può semplicemente uscire dai bagni della facoltà di
Lettere e Filosofia di Città del Messico, dove l’esercito e i
reparti antisommossa hanno appena fatto irruzione. Siamo
nel settembre del 1968, cioè nel cuore di una stagione
rivoluzionaria rispetto alla quale i moti europei sono un
pranzo di gala appena un po’ rumoroso. Quella che Auxilio
arriva pian piano a ricostruire è la «storia di un crimine
atroce» che ha lasciato il segno su tutta una generazione di
giovani latinoamericani.
Roberto Bolaño
Chiamate telefoniche
Palermo: Sellerio, 2000; 262 p.; 17 cm
Quattordici racconti di un autore cileno considerato tra i
più originali e nuovi della letteratura ispanoamericana: vite
immaginarie di scrittori a cavallo dell’Oceano e della storia,
lunghi amori che contrassegnano in realtà inestricabili
esistenze parallele e lontane, soggetti cinematografici
stilizzati allo scopo di estrarne puri labirinti di rapporti,
giochi manieristici, monologhi di anziane attrici porno che
conobbero la grandezza in un loro partner, pseudointrecci
polizieschi e storie di frontiera, racconti on the road cuciti
dopo la fine dell’incanto. In ciascuno di questi racconti, più
che una storia fantastica, traspare un apocrifo, a riprova
dell’ultima possibilità di realismo rimasta e al cui inizio è
Borges: mescolare generi, citare occultamente e falsificare,
prendere dalla letteratura alta o popolare e dal cinema, dai
rotocalchi. Ma avendo per soggetto sempre delle persone cui
«stanno succedendo delle cose, tutte piccole e bastarde».
A questo, come suo indizio assolutamente personale,
Bolaño aggiunge l’esperienza mostruosa delle dittature
postmoderne di Pinochet e Videla. Esse segnano i suoi
personaggi, a questi ogni volta si collegano direttamente o
indirettamente, e assurgono a universalità come se fossero
il segno mnemonico della presenza dell’ingiustizia sul volto
della storia e sulla realtà dell’esistenza.
Roberto Bolaño
I detective selvaggi
Palermo: Sellerio, 2003; 843 p.; 20 cm
Arturo Belano e Ulises Lima, sedicenti poeti e piccoli
trafficanti, i detective, adepti di un’improbabile ed
estrema avanguardia, il «realvisceralismo», cercano,
attraverso l’America Latina, la mitica fondatrice della loro
setta artistica. La donna era Cesárea Tinajero, creatrice
di un’unica composizione inedita e scomparsa nel nulla
in anni distanti. E la loro ricerca, pretesto e copertura
intellettuale per oblique imprese, si snoda seguendone la
vita e le opinioni raccontate, avanti e indietro nel tempo.
Al presente dei due detective sulle tracce della capostipite,
in compagnia di un diciassettenne alla scoperta del sesso
e di una prostituta adolescente in fuga dal suo protettore,
seguono gli indiretti resoconti, vent’anni dopo, di testimoni
che conobbero Arturo e Ulises. Ma anche questi ultimi sono
in realtà narratori egocentrici che si perdono in grottesche
avventure di ogni genere, che ritessono confuse mitologie,
in cui si inseguono labili indizi, fino a fugare la speranza che
di Cesárea si possa davvero sapere qualcosa.
Roberto Bolaño
La letteratura nazista in
America
Milano: Adelphi, 2013; 250 p.; 22 cm
In apparenza, l’oggetto è sobrio e rassicurante: un panorama
degli scrittori filonazisti, di ognuno dei quali si traccia
il percorso biografico e si dà conto della produzione; si
descrivono perfino alcune opere, nonché i rapporti intercorsi
fra di loro, le riviste che li hanno ospitati, le case editrici che li
hanno pubblicati, e alla fine del volume figurano un indice dei
nomi e una bibliografia. Eppure, quasi subito, ci accorgiamo
che qualcosa non funziona: non foss’altro perché almeno
un paio risultano morti dopo il 2015. A poco a poco capiamo,
in una sorta di vertigine, che nessuno di questi scrittori,
poetesse, movimenti letterari, è mai esistito, e che Bolaño
sta costruendo sotto i nostri occhi un inquietante universo
parallelo: del tutto plausibile e del tutto immaginario. Ma
non irreale. È allora che cominciamo a stare al gioco, e ad
abbandonarci al flusso inarrestabile di quello che non è solo
uno scoppiettante divertissement letterario, ma soprattutto
un susseguirsi di storie aberranti e al contempo esilaranti, e
una galleria di mostri, spesso tremendamente comici.
Roberto Bolaño
Monsieur Pain
Palermo: Sellerio, 2005; 162 p.; 17 cm
3
Mentre muore, travolta dalla guerra civile, la Repubblica
spagnola, si spegne miseramente a Parigi in un letto di
ospedale César Vallejo, massimo poeta ispanoamericano,
così come aveva profetizzato nei suoi versi: «Morirò a
Parigi mentre fuori piove / in un giorno del quale ho già
Roberto Bolaño
Santiago del Cile, 1953 – Barcellona, 2003
Tra i più influenti della recente letteratura di lingua spagnola.
Messicano di adozione, insieme allo scrittore cileno Mario Santiago
Papasquiaro (1953-1998) ha fondato il movimento poetico
d’avanguardia infrarealista, in opposizione all’establishment
letterario messicano allora dominato dalla figura di Octavio
Paz. Si è successivamente trasferito in Spagna, svolgendo umili
lavori e pubblicando diversi romanzi e racconti tra cui Llamadas
telefónicas (1997; trad. it. 2000), Nocturno de Chile (2000; trad. it.
2003), Amuleto (1999; trad. it. 2001). Sono di questo periodo i due
capolavori Los detectives salvajes (1998; trad. it. 2003) ed Estrella
distante (1996; trad. it. 1999), nei quali dà vita, rispettivamente,
a un donchisciottesco peregrinare di due giovani scrittori alla
ricerca di una vecchia poetessa ispiratrice di un movimento
letterario e alla descrizione borgesiana di un poeta, eroe, aviatore
e sedicente assassino. Los perros románticos. Poemas 1980-1998
(1994), El último salvaje (1995) e Tres (2000) raccolgono i più
importanti componimenti poetici dove B. addensa molti dei
temi trattati in prosa come l’ossessione per le vite dei poeti,
le esperienze da bohèmienne e le avventure picaresche venate
da struggimento. Gli eroi picareschi tipici della sua produzione
traggono spunto dalle esperienze giovanili e in particolare dalla
militanza in movimenti d’avanguardia non solo letteraria, ma
anche politica (nel 1973, di ritorno in Cile, è stato incarcerato
perché in opposizione con il regime di A. Pinochet). Gli scritti
postumi, di notevole valore letterario, sono El tercer Reich (1989;
trad. it. 2010); Los sinsabores del verdadero policía (2011; trad. it.
2012), la raccolta di versi La universidad desconocida (2007) e il
romanzo inconcluso 2666 (2004; trad. it. 2007) dove il lettore
è trascinato in un viaggio labirintico, a tratti cupo, alla scoperta
di personaggi enigmatici. Lo stile ipertestuale e ipertrofico,
deliberatamente pregno delle più diverse contaminazioni, come
anche le stesse storie funamboliche di B. traggono spunto dalle
esperienze biografiche sempre diagonali rispetto alla cultura
dominante: siano esse le esperienze giovanili nei movimenti
d’avanguardia o le vicende politiche (e carcerarie) con cui si
oppose al regime di A. Pinochet.
[Fonte: Treccani]
bolognese» e «il libico», con i quali la ragazza dividerà a
turno, svogliatamente, il letto – senza quasi sapere con
chi lo sta facendo. Un giorno però entrerà nella loro vita
un ex campione mondiale di culturismo, diventato cieco in
seguito a un incidente, che tutti chiamano Maciste perché
è stato un divo dei film cosiddetti mitologici. Uno che forse
ha dei soldi, soldi che si potrebbero scovare e rubare. Con
questo strano essere, che la attrae e la respinge al tempo
stesso, Bianca vivrà una relazione che, nata sotto il segno
della prostituzione e dell’inganno, si trasformerà invece in
qualcosa di assai simile a ciò che chiamiamo «una storia
d’amore».
Roberto Bolaño
Stella distante
•
•
Palermo: Sellerio, 1999; 169 p.; 17 cm
Milano: Adelphi, 2012; 147 p.; 22 cm.
«La prima volta che vidi Carlos Wieder fu nel 1971 o forse nel
1972 quando Allende era presidente del Cile». Chi è Carlos
Wieder? Èun poeta, un aviatore che scrive versi nel cielo, un
killer di poeti, un torturatore, un fotografo surrealista delle
vittime, e poi un fuggiasco in Europa, poeta d’avanguardia e
forse operatore-assassino di film hard core criminali (quelli
in cui si commettono omicidi). Questo è il racconto delle sue
imprese, ma soprattutto della caccia condotta, dopo la caduta
di Pinochet, da un vecchio poliziotto esiliato: e diventa un
viaggio palpitante, seguito come una cronaca dal narratore,
nelle diverse identità fittizie del poeta-torturatore.
Roberto Bolaño
Il terzo Reich
Milano: Adelphi, 2010; 325 p.; 22 cm
il ricordo». Era esule in Europa tra la Francia e la Spagna
per la quale si era speso in appassionati interventi. «Tutti
gli organi sono intatti, non vedo cosa possa nuocere alla
salute di quest’uomo» dicono i medici, ma il poeta agonizza
di un male inspiegabile e oscuro. La moglie, in un estremo
tentativo, tramite un’amica, chiede l’intervento di un
seguace del mesmerismo, la pratica ipnotistica e la teoria
controversa del magnetismo animale già superata nel tempo
in cui è ambientato il romanzo. L’uomo è monsieur Pain,
fragile e incerto spettatore degli eventi, la cui drammaticità
lo sfiora, ma che restano a lui inafferrabili, confondendolo.
Egli tenta tenacemente di incontrare Vallejo per curarlo,
ma qualcuno glielo impedisce, con raggiri o minacce e
un’implicita ma percepibile violenza. Tanto che monsieur
Pain sospetta un complotto, sulle tracce del quale si dispone,
ma senza raggiungere nessun risultato.
Appena mette piede nella sua stanza d’albergo sulla Costa
Brava, il giovane Udo Berger ottiene, dopo molte insistenze,
che gli venga portato un grande tavolo, sul quale piazza il
wargame di cui è campione assoluto e di cui intende elaborare
nuove e più audaci strategie: il Terzo Reich. L’atmosfera è
delle più beatamente, ottusamente balneari. Eppure, quasi
subito, sentiamo che non tutto è luce, e che nell’ombra sono
in agguato fantasmi inquietanti. Né ci vorrà molto perché
la liscia superficie della routine vacanziera si incrini: e dalle
fenditure vedremo apparire qualcosa in cui non potremo che
riconoscere il Male. A mano a mano che l’estate si spegnerà,
l’albergo, svuotandosi, assomiglierà pericolosamente a
quello di Shining – mentre noi, insieme a Udo (sempre più
ossessionato dal suo gioco, e risoluto a trovare il modo di
portare alla vittoria l’esercito tedesco nella seconda guerra
mondiale), cominceremo a interrogarci sugli eventi ominosi
a cui andiamo assistendo.
Roberto Bolaño
Carmen Boullosa
Un romanzetto lumpen
La milagrosa
Milano: Adelphi, 2013; 119 p.; 22 cm
Milano: Feltrinelli, 2001; 121 p.; 22 cm
«Ormai sono una madre e anche una donna sposata, ma
fino a non molto tempo fa ero una delinquente». Così
comincia il breve, folgorante racconto dell’adolescenza di
Bianca: ancora un personaggio, fra i tanti creati da Bolaño,
che difficilmente dimenticheremo. Rimasti orfani dei
genitori, Bianca e suo fratello scivolano a poco a poco in
un’esistenza di ottusa marginalità, che li porterà a non
uscire quasi più dall’appartamento in cui si sono rinchiusi,
e dove passano nottate intere a guardare la televisione.
A loro si aggregheranno due improbabili soggetti, «il
La “Miracolosa” e una giovane bellissima di Citta del Messico
che ha il potere prodigioso di risolvere i problemi altrui
sognandoli. In questo modo ha anche “ringiovanito” un
potente boss della mafia. Un investigatore privato si mette
allora sulle sue tracce, e si innamora perdutamente di lei.
4
Pino Cacucci
Pino Cacucci
Demasiado corazon
Tina
Un thriller politico, un viaggio messicano dallo sterminato
Nord fino alle viscere oscure del Sud ancestrale, un romanzo
di disavventure che denuncia un crimine di massa basandosi
su un evento realmente accaduto.
Tina si chiamava Assunta Adelaide Luigia Modotti. Era
nata a Udine nel 1896, da un’umile famiglia. Il padre era un
muratore di idee socialiste, lei dovette ben presto lasciare
la scuola e lavorare per aiutare la famiglia a tirare avanti,
poi emigrò negli Stati Uniti dove stavano crescendo i grandi
movimenti sindacali. La vita culturale e artistica in fermento
a San Francisco, Los Angeles, Hollywood e a Città del
Messico le dischiusero la via prima del teatro e del cinema,
poi della fotografia. Il matrimonio con il pittore e poeta
Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo, e la relazione con
il fotografo Edward Weston stimolarono la sua creatività.
Donna appassionata, si dedicò alla causa rivoluzionaria in
Messico, lavorò per Soccorso rosso, combatté con le Brigate
internazionali in Spagna. Con il suo grande fascino fece
innamorare follemente di sé molti uomini e di molti divenne
amica, e frequentò personaggi illustri come Diego Rivera, per
il quale posò, Ernest Hemingway, John Dos Passos, Robert
Capa. Morì in circostanze poco chiare a Città del Messico nel
1942.
Milano: Feltrinelli, 1999; 228 p.; 22 cm
Pino Cacucci
La polvere del Messico
Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1992; 232 p.; 22 cm
È il romanzo di un viaggio attraverso un paese narrato dalla
gente, da innumerevoli personaggi: bevitori incontrati in
vivacissime bettole, autisti di squinternate corriere lanciate
per migliaia di chilometri tra selve e deserti, meccanicifilosofi e gommisti-antropologi, vecchi indios dalla saggezza
velata di ironia, giovani teppisti delle bande metropolitane
o allevatori di galli da combattimento che si rivelano
custodi di antiche tradizioni. Un caleidoscopio di comparse
sullo sfondo di un Messico coinvolgente, sempre pronto a
infiammarsi senza preavviso, capace di stupire il viandante
a ogni angolo di strada.
Milano: Interno Giallo, 1991; 202 p., [8] c. di tav.; 23 cm
Pino Cacucci
Pino Cacucci
Puerto escondido
Milano: Interno Giallo, 1992; 351 p.; 23 cm
Un giovane solitario, che ha sempre dimostrato una
predisposizione a cacciarsi nei guai, è coinvolto in un delitto.
Perseguitato da un commissario di polizia, non ha che una
soluzione: la fuga. Ha così inizio un’avventura frenetica e
balorda che lo trascinerà in un Messico affascinante e crudele.
Conquistato dalla misteriosa Aivly e con la complicità di Elio,
disincantato e ribelle, deciderà di affrontare finalmente
il proprio destino, trasformandosi da vittima in un vero
e proprio avventuriero. Dal romanzo il film omonimo di
Gabriele Salvatores.
Pino Cacucci
Pino Cacucci
San Isidro Futbol
•
•
Alessandria, 1955
Traduttore e scrittore italiano. Traduttore dallo spagnolo con
all’attivo diverse sceneggiature per il cinema, ha soggiornato
per lunghi periodi all’estero, traendo spunti sempre nuovi per
la sua produzione letteraria; dopo Outland rock (1988), ha scritto
diversi romanzi, libri di viaggio e biografie dedicati al Messico e
ai personaggi che ne hanno segnato la storia. Tra i titoli più noti
si ricordano Puerto Escondido (1990, da cui l’omonimo fim di G.
Salvatores), Demasiado corazón (1999), Nahui (2005) e Le balene
lo sanno – Viaggio nella California messicana (2009). Nel 2012 è
uscito Nessuno può portarti un fiore (2012), cui ha fatto seguito
Mahahual (2014).
[Fonte: Treccani]
Bologna: Granata Press, 1995; 90 p.; 19 cm
Audiolibro Letto da Valerio Mastrandrea sulle
musiche di Javier Girotto
Roma: Full color sound, 2007, 1 CD, 75 min.
Al confine tra gli stati messicani di Oaxaca, Puebla e
Veracruz, un piccolo aereo precipita nella selva carico di
sacchi di polvere bianca. I contadini del luogo pensano sia
fertilizzante, ma agli occhi più esperti di un funzionario
risulta subito evidente che si tratta di cocaina. Il giovane
campione della squadra di calcio di San Isidro, fiaccato
dalla prima notte d’amore, cade lungo disteso sul campo...
L’arrivo dei narcotrafficanti di serie C scatena una sarabanda
di eventi.
Carmen Boullosa
Città del Messico, 1954
è una scrittrice, poetessa e drammaturga messicana, le cui opere
sono state stimate da Carlos Fuentes, Elena Poniatowska e dal
Publishers Weekly tra le più grandi della letteratura messicana;
ha, inoltre, una brillante carriera accademica alle spalle, avendo
insegnato presso la Georgetown, la Columbia e la New York
University, oltre che nel City College of New York.
[Fonte: Wikipedia]
Viva la vida
Milano: Feltrinelli, 2010; 77 p.; 20 cm
Si tratta di un monologo che mette in scena l’appassionata
esistenza di Frida Kahlo “detta” dalla protagonista dal
vertice estremo dei suoi giorni. Mentre corre verso la
morte, Frida torna ai patimenti della sua reclusione forzata
(ripetutamente ingessata e condannata all’immobilità),
ai suoi lucidi deliri artistici di pittrice affamata di colore,
alla sua relazione con Diego Rivera. In poche pagine c’è il
Messico, c’è il risveglio dell’immaginazione, c’è la storia di
una donna, c’è la rincorsa di una passione mai spenta per un
uomo. La sintesi infuocata di un’esistenza.
Rosario Castellanos
Balun-Canan: il paese dei nove
guardiani
Firenze: Giunti, 1993; 267 p.; 19 cm
5
Messico, anni Trenta. In un rancho nello stato di Chiapas
una bimba di sette anni, figlia dei padroni bianchi, assorbe
dalla tata india la conoscenza della tradizione magica,
della mitologia e dei riti ancestrali maya. Nel continuo,
insanabile conflitto fra ladinos e indios, segnato dalla tragica
morte del fratellino della bimba, quest’ultima matura la
Rosario Castellanos
Laura Esquivel
Città del Messico, 1925 - Tel Aviv, Israele, 1974
Scrittrice di romanzi e racconti, poetessa, saggista e diplomatica
è probabilmente la più importante scrittrie messicana del
Ventesimo secolo. La sua tesi di laurea, La cultura delle donne,
è una pietra miliare per le scrittrici messicane contemporanee,
che vi hanno trovato un forte richiamo all’autoconsapevolezza.
Castellanos era figlia di proprietari terrieri del Chiapas e trascorse
gli anni della formazione in una fattoria vicina al confine con il
Guatemala. Ricevette un’ottima istruzione in Messico e in Europa.
Dal 1960 al 1966 fu capo ufficio stampa dell’Università Nazionale
Autonoma del Messico (UNAM). Successivamente ha insegnato
negli USA e, tornata in Messico, accettò la cattedra di letterature
comparate all’UNAM. Nel 1971 divenne ambasciatrice del Messico
in Israele, dove morì tre anni dopo, colpita accidentalmente da
una scossa elettrica nel suo appartamento.
Castellanos nutrì un grande interesse per le opere di due
scrittrici: S. Teresa d’Avila, religiosa e mistica spagnola del
XVI secolo, e S. Giovanna della Croce, monaca e poetessa
messicana del XVII secolo. Profondamente cattolica, i
suoi versi richiamano quelli di S. Giovanni della Croce ed
esprimono allo stesso tempo indignazione per le ingiustizie
sociali ed estasi di fronte alla bellezza della creazione.
La poesia di Castellanos è forte ed originale quanto quella del
suo contemporaneo Octavio Paz, benché sia più conosciuta
per le sue opere in prosa. Il suo romanzo più noto, Il libro delle
lamentazioni (1962), narra di una ribellione degli Indios che
avvenne nella città di San Cristóbal de las Casas nel XIX secolo,
ma la situa negli anni 30 del Novecento, periodo in cui la sua
famiglia sofferse le riforme portate da Lázaro Cárdenas del
Rio sulla scia della Rivoluzio-ne messicana. Castellanos donò
le terre ricevute in eredità agli Indios del Chiapas indigenti.
Nel 1972 Castellanos pubblicò la raccolta di poesie Poesía no
eres tú (La poesia non sei tu), titolo che allude polemicamente a
un noto verso del poeta romantico spagnolo Gustavo Adol-fo
Bécquer, nel quale egli dichiara alla sua amata “tu sei poesia”.
[Fonte: Enciclopedia Britannica]
Città del Messico, 1950
Terza figlia del telegrafista Julio César Esquivel e di sua
moglie Josefina, Laura Esquivel si è dedicata alla docenza
e ha scritto opere di teatro per bambini e sceneggiature
cinematografiche. Nei suoi romanzi utilizza il realismo magico
(combinazione del soprannaturale con la quotidianità).
Il suo primo e più celebre romanzo, Come l’acqua per il cioccolato
(Como agua para chocolate) del 1989, è stato rappresentato al
cinema da suo marito, il regista Alfonso Arau, nel 1992, e premiato
con dieci premi Ariel della Accademia Messicana delle Arti e
Scienze Cinematografiche. Nel romanzo, la scrittrice proclama
l’importanza della cucina come il luogo più importante delle
case, elevandola a sorgente per la conoscenza e la comprensione
del sapore e del desiderio. Sia il film che il libro, tradotto in più
di 30 lingue, ebbero molto successo in molti paesi. Nel 1994
le consegnarono il Premio ABBY (American Bookseller Book of
the Year), che per la prima volta venne concesso a una scrittrice
straniera.
[Fonte: Wikipedia]
consapevolezza delle radici dell’odio e della violenza su cui
si fonda la società coloniale.
Rosario Castellanos
Il libro delle lamentazioni
Venezia: Marsilio, 1997; 452 p.; 22 cm
Nel romanzo è rappresentato il mondo degli indios, dei
braccianti di origini maya con la loro miseria, la magia,
la superstizione, che si contrappone al mondo di potere
e sopraffazione dei ricchi latifondisti ladinos di origine
spagnola. L’affresco è gigantesco: le vicende, le miriadi di
personaggi, i fili, le trame si intrecciano e interagiscono in
un succedersi di eventi in cui le storie private concorrono
a tracciare il grande disegno della storia. La rassegnazione
e la paura diventano rivolta e devastante violenza, fino
all’atto supremo: il sacrificio dell’innocente, il piccolo
indio Domingo, inchiodato alla croce dal suo stesso popolo.
“Nessuno degli ultimi avvenimenti poteva essere compreso
dalla ragione o classificato dalla morale.”
Laura Esquivel
Dolce come il cioccolato. Romanzo piccante in 12 puntate
con ricette, amori e rimedi
casalinghi
6
Milano: Garzanti, 1994; 179 p.; 22 cm
Da questo romanzo il film Come l’acqua per il cioccolato
di Alfonso Arau con Lumi Cavazos e Marco Leonardi.
Fin dal loro primo incontro, poco più che adolescenti, Pedro
e Tita vengono travolti da un sentimento più grande di loro.
Purtroppo, a causa di un’assurda tradizione familiare, per
Tita il matrimonio è impossibile: ma per umana volontà
e con la complicità del destino, lei e Pedro si ritroveranno
a vivere sotto lo stesso tetto come cognati, costretti alla
castità e tuttavia legati da una sensualità incandescente.
Frutto di una godibile sapienza narrativa e di una raffinata
arte culinaria, Dolce come il cioccolato racconta con grazia e
allegria femminili un’indimenticabile storia d’amore, in
cui il cibo diventa metafora e strumento espressivo, rito e
invenzione, promessa e godimento, veicolo di un’inedita
comunione erotica.
Laura Esquivel
La voce dell’acqua
Milano: Garzanti, 2007; 197 p.: ill.; 22 cm
Malinalli – conosciuta anche come Malinche – è il simbolo
dell’incontro tra due mondi inconciliabili, quello azteco
e quello spagnolo. «Presto non avrai più un focolare,
non tesserai e non preparerai più il cibo. Le tue parole
nomineranno ciò che nessuno ha mai visto, la tua lingua
renderà visibile la pietra e la trasformerà in Dio»: così le
dice la profezia. Venduta a soli cinque anni come schiava,
Malinalli non ha mai conosciuto l’amore della madre. Gli
unici ricordi felici dell’infanzia sono legati ai momenti
passati con la nonna, che l’ha allevata e le ha insegnato il
linguaggio dell’acqua, del fuoco e delle stelle. Quando viene
data in schiava a Hernán Cortés, Malinalli capisce subito che
la profezia si sta per avverare.
Laura Esquivel
La legge dell’amore
Milano: Garzanti, 1996; 305 p.: ill. color.; 22 cm
Il tema di questo romanzo è la passione amorosa: una forza
travolgente, che ci impone la sua legge, la legge dell’amore,
al di là del tempo e dello spazio. Siamo nel XIII secolo. Lo
sviluppo tecnologico permette a ciascuno di noi di sapere
che cosa gli è accaduto durante le precedenti reincarnazioni
e un apposito ufficio controlla che ogni individuo paghi per il
male commesso nelle vite precedenti, in modo che il mondo
proceda verso l’ordine e la giustizia. Chi riesce ad allinearsi
con la volontà divina ottiene in premio di incontrare l’anima
gemella e di essere felice per sempre.
Laura Esquivel
Stellina di mare
Milano: Mondadori, 1999; 66 p.: ill. color.; 19 cm
Laura Esquivel
Veloce come il desiderio
Milano: Garzanti, 2001; 190 p.; 22 cm
Júbilo, venuto al mondo tra le risate di tutta la sua famiglia, è
ormai cieco e malato; comunica con gli amici solo attraverso
un vecchio telegrafo collegato a un computer che decifra i suoi
messaggi. Intrecciando presente e passato, la figlia Lluvia
ripercorre le tappe più importanti della sua meravigliosa
esistenza: la lingua maya che gli aveva insegnato la nonna, la
dote comunicativa che lo ha portato a diventare telegrafista,
la capacità di intuire il pensiero degli altri e di interpretare
ogni minima vibrazione dell’universo... E soprattutto la
grande passione per Lucha, la donna a cui restò legato per
tutta la vita da un amore intenso ma travagliato.
Carlos Fuentes
L’ albero delle arance
Milano: Il saggiatore, 2003; 228 p.; 22 cm
L’albero delle arance è formato da cinque racconti. “Le due
rive” è la storia di Jeronimo de Aguillar, che dopo aver vissuto
con gli indios, fa da interprete a Hernan Cortes durante la
conquista del Messico per far fallire la sua impresa. “I figli
del conquistatore” è un dialogo a due voci tra i figli di Cortes,
che verranno entrambi accusati di cospirazione ed esiliati
in Spagna. “Le due Numanzie” è una riflessione sul destino
di Scipione Emiliano, il generale romano che conquista
la gloria dopo la presa della città di Numanzia. In “Apollo
e le puttane” Vince Valera, attore hollywodiano, visita un
postribolo di Acapulco, e muore nel bel mezzo di un’orgia.
“Le due Americhe” racconta il ritorno di Colombo in America
500 anni dopo in jet.
incatenata a un destino triste e ineluttabile in quelle stanze
dove il tempo sembra scorrere al contrario e riavvolgersi.
Carlos Fuentes
Cambio di pelle
Milano: Feltrinelli, 1967; 464 p.; 20 cm
La Domenica delle palme del 1965 quattro personaggi iniziano
un viaggio da Veracruz a Cholula, città delle piramidi azteche.
Inoltrarsi nel labirinto delle sue gallerie sarà come una discesa
agli inferi, che si concluderà con un’inattesa tragedia rituale.
“Finzione totale”, nelle parole del suo autore, Cambio di pelle
indaga il mito presipanico e l’olocausto europeo attraverso
la memoria dei protagonisti per dirci, infine, che tutte le
violenze sono la medesima violenza.
Carlos Fuentes
Geografia del romanzo
Parma: Pratiche, 1997; 173 p.; 22 cm
Nel 1954, quando Carlos Fuentes iniziava a pubblicare i suoi
libri, già si parlava di “morte del romanzo”. Non troppo
incoraggiante per un romanziere in erba. Ma l’amore per la
grande letteratura (trasmessogli dal nonno e dal padre, che
ogni mese al porto di Veracruz aspettavano con ansia la nave
postale con le novità informative ed editoriali dall’Europa) e
“la volontà di scrivere” della sua generazione hanno fatto di
Fuentes un grandissimo narratore che riconosce il proprio
debito di gratitudine verso gli scrittori che l’hanno preceduto.
Dickens, James, Kafka, Borges, Kundera, Calvino, Rushdie:
in pochi paragrafi questo saggio offre tesori di conoscenza e
autentiche rivelazioni. Il romanzo del Novecento raccontato
da Fuentes è un continente vasto e vario, ma sempre
emozionante, di cui è ora di conoscere la geografia.
Carlos Fuentes
La morte di Artemio Cruz
Milano: Il saggiatore, 1997; 263 p.; 22 cm
Carlos Fuentes
Gli anni con Laura Diaz
Milano: Il saggiatore, 2001; 508 p.; 22 cm
Laura Diaz: in questo nome prendono corpo, attraverso una
trama romanzesca rigogliosa, multiforme e sorprendente,
l’epopea messicana del ventesimo secolo e un viaggio
appassionato attraverso i segreti dell’anima femminile. Nata
nella regione di Veracruz da una famiglia di latifondisti, Laura
conosce il dolore quando suo fratello Santiago muore fucilato
come anarchico durante la rivoluzione del 1910. è l’avvio di
un’esistenza avventurosa, segnata dall’adesione agli ideali
rivoluzionari e da un’intensa e turbolenta vita sentimentale.
Carlos Fuentes
Aura
Milano: Il Saggiatore, 1997; 82 p.; 19 cm
Un’inserzione allettante porta Felipe Montero, giovane
storiografo disoccupato, nella casa solitaria dell’anziana
Consuelo. Il suo incarico è trascrivere le memorie del marito
defunto, il generale Llorente, che ha combattuto nella
guerra messicana di Massimiliano d’Asburgo. Felipe lavora
e alloggia nella grande casa immersa nell’oscurità dove abita
anche Aura, la bella e misteriosa nipote di Consuelo. Tra i due
giovani nasce subito il desiderio e poi l’amore, turbato dallo
strano legame che unisce la vedova e la ragazza. Aura sembra
Artemio Cruz è l’uomo della rivoluzione che conquista il
potere e, invece di adoperarlo a fini liberatori, lo usa per
opprimere e soppraffare; l’idealista che diventa profittatore.
Ora è sul letto di morte, tra il lezzo del sudore e l’afrore dei
medicinali, i bisbigli della moglie e della figlia, le insistenze
del prete, le trame dei suoi seguaci. Ripensa alla sua
esistenza tumultuosa, progetta quello che avrebbe potuto
essere, soffre la sua agonia. E intorno a lui si affollano i
fantasmi delle donne che ha amato, i compagni sacrificati,
Villa, Zapata...
Carlos Fuentes
L’ombelico della luna
Milano: Il saggiatore, 2000; 403 p.; 22 cm
Uno spietato ritratto dell’alta borghesia di Città del
Messico nell’era post-rivoluzionaria. Federico Robles,
un miliardario che si è fatto da sè, animato da un’infinita
ambizione; Rodrigo Pola, uno scrittore oppresso dal ricordo
del padre ucciso durante la rivoluzione; Norma Larragoiti,
un’arrampicatrice sociale che vuole nascondere a tutti i
costi le sue umili origini e infine Pimpinela de Avando, una
vera aristocratica che si sposa contro il volere della propria
famiglia. Al centro della scena troviamo Ixca Cienfuegos,
personaggio misterioso, una sorta di scienziato pazzo che
osserva e determina i movimenti dei vari attori sulla scena.
Con la complicità di Dona Teodula, sacerdotessa di una tribù
7
Carlos Fuentes
Panama, 1928 - Città del Messico, 2012
Già presente nel suo primo libro di racconti (Los días enmascarados,
1954), il tentativo di creare un grande affresco della vita e della
società messicana caratterizza anche le sue opere più riuscite
(La región más transparente, 1958; La muerte de Artemio Cruz,
1962; ecc.), che risentono della tecnica del nouveau roman. F. è
autore inoltre di racconti (Aura, 1962; Cantar de ciegos, 1964),
saggi critici (La nueva novela hispanoamericana, 1969; Don Quixote,
1974), drammi (El tuerto es rey, 1970; Todos los gatos son pardos,
1970). Tra i lavori successivi: Terra nostra (1975), sui rapporti tra
Europa e America nel Cinquecento; La cabeza de la hydra (1978);
Una familia lejana (1980); Gringo viejo (1985; trad. it.1986); Diana
o la cazadora solitaria (1994); Los años con Laura Diaz (1999;
trad. it.2001); La silla del aguila (2003); Todas las familias felices
(2006; trad. it. 2009); La voluntad y la fortuna (2008); Adán en
Edén (2009); Vlad (2010; trad. it. 2011); il saggio La gran novela
latinoamericana (2011). Nel 2012, quasi in coincidenza con la
sua morte, è uscito in Italia sotto il titolo Destino il romanzo La
voluntad y la fortuna (2008), mentre nello stesso anno è stato
pubblicato postumo in Spagna Federico en su balcón, testamento
letterario dello scrittore. F. fu tra i fondatori della Revista mexicana
de literatura. Ambasciatore del suo paese in Francia (1975-77), ha
ricevuto il premio Cervantes nel 1987 e il premio internazionale
Grinzane Cavour nel 1994.
[Fonte: Treccani]
indigena che è in contatto con lo spirito di antiche divinità,
architetta l’eliminazione del gruppo. Cienfuegos è portatore
di un monito: anche i ricchi e i potenti devono soccombere
a una forza superiore, l’indomabile spirito del Messico che
mina tutte le istituzioni e plasma il destino degli uomini.
Carlos Fuentes
La region mas transparente
Barcelona: Seix Barral, 2005; 508 p.; 18 cm
Il primo romanzo di Fuentes, quello che gli aprì tutte le
porte. Inventario della società messicana, è anche una sorta
di versione avanguardista della Commedia umana. Città del
Messico emerge nella sua moderna complessità, e la scrittura
ci sà la misura di una cartografia della rete sociale che questo
mondo tesse.
Carlos Fuentes
Le relazioni lontane
Carlos Fuentes
Il trono dell’aquila
Milano: Il saggiatore, 2008; 339 p.; 22 cm
Anno 2020: gli Stati Uniti sono guidati da Condoleeza Rice
e in Messico, dopo due soli anni di presidenza dell’inetto e
corrotto I.orenzo Teràn, si parla già di chi lo succederò sul
trono dell’aquila, l’ambitissimo seggio presidenziale. La
situazione politica in America Latina è più tesa e instabile
che mai: per combattere un potente cartello della droga, gli
Stati Uniti hanno invaso e occupato la Colombia. In segno di
protesta Teràn decide quindi di bloccare le esportazioni di
petrolio negli Stati Uniti. La ritorsione è immediata: tutte le
linee di comunicazione dello stato messicano - telefono, fax,
internet -, controllate dal centro satellitare della Florida,
vengono tagliate, e interrotte. Alla popolazione messicana
rimane solo un modo per comunicare: la lettera. Ed è proprio
in forma di romanzo epistolare che si snoda una vicenda di
corruzione, ambizioni, segreti politici e speranza.
Carlos Fuentes
Tutte le famiglie felici
Milano: Il saggiatore, 2009; 343 p.; 21 cm
Tutte le famiglie felici si somigliano fra loro, ogni famiglia
infelice è infelice a suo modo: comincia così Anna Karenina
e da quando Tolstoj ha usato queste parole per introdurre
la storia di una delle famiglie più infelici della letteratura
di tutti i tempi, a sentir parlare di “famiglie felici”
vengono subito i brividi. Nemmeno le famiglie di Fuentes
si sottraggono a questo destino: sedici racconti brevi
intervallati da altrettante prose in versi in cui, inutile dirlo,
nessuna famiglia è davvero felice né lo sarà mai. Un padre in
punto di morte impone un diabolico rituale di lutto alle sue
tre figlie. Un marito abbandona la sua bellissima moglie per
una cugina molto meno avvenente. Una madre intrattiene
una corrispondenza con l’assassino di sua figlia. Un fratello
scredita l’altro pur di non compromettere la sua carriera. Un
amante gay tradisce il suo storico partner per un giovincello.
Martín Luis Guzmán
L’ ombra del caudillo
Milano: Mursia, 1970; 277 p.; 21 cm
Milano: Il saggiatore, 2002; 247 p.; 22 cm
Parigi, Automobile Club de France: un pranzo che si prolunga
ben oltre la durata delle portate; un racconto che si protrae
per tutto un pomeriggio. L’ottantatreenne conte di Branly
racconta all’amico commensale (l’io narrante del romanzo)
una storia che si dipana tra passato e presente, tra Vecchio
e Nuovo mondo in un gioco di memorie sepolte, ossessioni,
promesse tradite, crudeltà e vendette. Messico, Cuernavaca,
qualche tempo prima: durante una visita alle rovine tolteche
di Xochicalco, Branly conosce l’archeologo Hugo Heredia,
accompagnato dal figlio tredicenne Vìctor. Attrazione e
un’inquietante curiosità spingono Branly a ospitare in casa
sua i due messicani in occasione di un loro viaggio parigino.
Ma chi è realmente Hugo Heredia e quali sono i rapporti con
quell’Heredia francese e il figlio di questi, conosciuti per
caso leggendone il nome sull’elenco telefonico? E il nobile
Branly che cosa ha a che fare con costoro?
8
Martin Luis Guzman
Chihuahua, 1887 - Città del Messico, 1976
Fu ministro con Madero; lasciò la carica per unirsi alla rivoluzione
dei peones. Trascorse un lungo periodo di esilio negli USA; tornato
in patria, dominò per mezzo secolo la scena culturale messicana
coi suoi romanzi autobiografici e coi suoi drammi. Prosatore
sobrio e descrittore robusto, si affermò col volume di racconti,
a sfondo rivoluzionario, El Águila y la Serpiente (1928, trad. ital.,
Milano 1942), che resta la sua opera migliore e una delle più
caratteristiche della letteratura sudamericana. I fatti violenti e
le avventurose figure della rivolu-zione continuarono a ispirare
G. anche in La sombra del caudillo, 1929; Mina el Mozo, 1932;
Campos de batalla, 1939, ecc., ma indebolirono la sua fantasia e
il suo stile. Ha curato le Memorias de Pancho Villa, 2 voll., 193839. In età veneranda pareva destinato a un definitivo silenzio,
quando riemerse nel 1951 con le Nuevas Memorias de Pancho Villa,
opera ponderosa che non è solo il riassunto della sua esperienza
giovanile ma che rappresenta un complesso e articolato atto di
giudizio storico su persone ed eventi, alla luce di una serenità che
rende definite le figure, scolpiti i gesti, nitidi i paesaggi, in una
misura di prosa veramente classica, ispirata da un sentimento
austero della storia.
[Fonte: Treccani]
David Herbert Lawrence
Il serpente piumato
Milano: Mondadori, 1969; 562 p.; 19 cm
Kate, un’irlandese divorziata dal primo marito e vedova
del secondo, donna convinta di una sua libertà interiore ed
esteriore che esclude l’amore, si trova in viaggio per il Messico
assieme a due amici; all’uscita da un’arena dove, disgustata,
ha assistito a una corrida, incontra don Cipriano Viedma, il
quale le offre cavallerescamente il suo aiuto per ritrovare
l’albergo. Attraverso questa fortuita conoscenza Kate entra
nell’ambiente locale, conosce altra gente, fra cui don Ramòn
Carrasco, archeologo e storico del proprio Paese. Queste
persone sono accomunate da un progetto: constatando
l’inerzia del messicano (il mezzosangue, s’intende), la sua
rassegnazione alla subalternità, si sono convinti che occorre
riproporre la religione antica degli avi con i propri riti, farla
rivivere come filosofia di vita e come simbolo; per questo
credono nell’antico dio, il serpente piumato appunto, il dio
mezzo uccello e mezzo serpente, espressione del respiro
vitale, venerato ai tempi di Montezuma: Quetzalcoatl.
Jean-Marie G. Le Clézio
Diego e Frida
Milano: Net, 2004; 187 p., [2] c. di tav.: ill.; 20 cm
Quando nel 1929 la giovane pittrice messicana Frida Kahlo
annuncia le sue nozze con Diego Rivera, nessuno accetta il
matrimonio tra questa ragazza vivace ma di salute precaria
e il genio dei muralisti messicani che ha il doppio dei suoi
anni, il triplo del suo peso e una reputazione di orco e
seduttore. Il loro passato travagliato, il loro incontro, la
fede nella rivoluzione, il viaggio in America e il fascino
inaspettato del capitalista Henry Ford, i rapporti con Breton
e Trotskij sono raccontati in queste pagine, in cui lo stile
del grande romanziere francese fa rivivere due icone del
Novecento. Quella di Diego e Frida è una storia d’amore fuori
dall’ordinario, attraversata da tradimenti e fughe, vivida e
intensa come i colori della loro pittura.
Subcomandante Marcos, Paco Ignacio Taibo 2
Morti scomodi
Milano: M. Tropea, 2005; 219 p.; 22 cm
Il “commissario d’indagine” Elías Contreras è incaricato
dal subcomandante Marcos di fare luce sulla scomparsa di
una donna. Si chiama Maria, ed è la moglie del responsabile
zapatista locale del proprio villaggio. Si teme che l’abbiano
rapita i militari o, peggio ancora, i paramilitari. Ma davanti
all’insensibilità del marito e ad altri indizi, Contreras intuisce
che la donna è fuggita. L’istinto lo porta in un villaggio dove
il collettivo delle donne è ancora in fase di formazione: Maria
è qui e si fa chiamare April. Teme che la riportino a casa con
la forza. “Io non porto via nessuno, compagna” la rassicura
Contreras...
Angeles Mastretta
Il cielo dei leoni
Firenze; Milano: Giunti, 2004; 187 p.; 20 cm
Un gioco di corrispondenze fra i vulcani di Puebla e la poesia,
fra il caos di Città del Messico e le lacrime, fra un cucciolo
innamorato e il gioco del calcio, fra le lagune marine dei
Caraibi e la malattia che a tratti sconvolge l’autrice. Doppiato
il capo dei cinquant’anni, la bella e inquieta Angeles non
rinuncia al suo vagabondare e tanto meno alla comunità di
figli, amici, animali, parole e paesaggi che compongono la
sua “diatriba per la sopravvivenza”, il rimedio miracoloso e
quotidiano contro i nodi della vita e i colpi del tempo.
Angeles Mastretta
Donne dagli occhi grandi
•
•
Firenze: Giunti, 1998; 189 p.; 22 cm
Audiolibro Roma: Full Color Sound, c2006; 1 compact
disc (73 min., 03 sec.); 12 cm + 1 fasc. (15 p., ill.)
Le seducenti “donne dagli occhi grandi” sono capaci di vedere
oltre l’orizzonte della vita quotidiana, sempre creative,
sempre irriverenti anche quando scelgono di chinare la testa.
Ángeles Mastretta le racconta nel momento in cui superano
un passaggio cruciale: nell’età in cui si annoda un legame
che durerà per la vita, nel gesto coraggioso che fa spazio al
desiderio, nel sorriso che illumina anche la più impegnativa
relazione sentimentale.
Angeles Mastretta
L’ emozione delle cose
Firenze; Milano; Giunti, 2013; 255 p.; 22 cm
In questo romanzo, la scrittrice messicana recupera
scampoli di vita dei suoi avi e tesse la storia della sua
famiglia intorno a un oscuro segreto: il silenzio del padre
che combatté in Italia durante la Seconda guerra mondiale e
tornò in Messico dopo diversi anni che rimasero sepolti per
sempre nella sua memoria. L’autrice spalanca i ricordi sulla
madre, su un’infanzia idilliaca e una giovinezza sfrontata,
camminando in punta di piedi sui sentieri intimi dell’affetto,
della maternità, della famiglia, e gettando luce sull’allegria e
la bellezza delle piccole cose.
Angeles Mastretta
Male d’amore
Milano: Feltrinelli, 1996; 284 p.; 23 cm
Emilia Sauri vuole esser viva e libera: dai genitori ha ereditato
la passione per la medicina e per la letteratura, dalla zia
Milagros l’anticonformismo e la fedeltà ai propri ideali,
ma anche agli impulsi del cuore. Emilia vive la rivoluzione
messicana, cura le vittime della guerra, ma soprattutto vive
la sua duplice storia d’amore e di bigamia. Incantata dal
rivoluzionario Daniel fin dall’adolescenza, intreccia con lui
una vicenda di legami e abbandoni, in cui la magia sensuale
che li afferra a ogni incontro non scema con gli anni. Ma nel
cuore di Emilia c’è spazio anche per il dottor Zavalza, con cui
vive anni di pace amorosa, a cui attribuisce senza esitazioni
la paternità dei suoi tre figli, che sa come curare il “male
d’amore” che Daniel le infligge.
Angeles Mastretta
Mariti
Firenze [etc.]: Giunti, 2008; 283 p.; 21 cm
Complice di chiunque conosca le delizie e malizie della
vita trascorsa con un essere amato, Ángeles Mastretta
ritrae nei suoi Mariti uomini indimenticabili, pigri, audaci,
irragionevoli, brutali, teneri, insostituibili o sostituibilissimi.
Uomini disegnati dalle parole d’amore, di rabbia, di nostalgia
e di allegria che si scambiano le loro donne, perché “i mariti
sono uno stato d’animo”.
9
Angeles Mastretta
Puerto Libre. un rifugio per il
caso e la memoria
Firenze: Giunti, 1997; 219 p.; 19 cm
Ventinove testi brevi, riflessioni, pensieri, sulla vita, la
morte, gli amici, l’amore, le donne e anche, perché no,
le zie... Angeles Mastretta ritorna con un libro intimo e
‘’femminile’’ come solo lei è capace di fare. Un rifugio per
il caso e la memoria che incanterà, per la dolce umanità e
l’eleganza dello stile, le sue affezionate lettrici e tutti i nuovi
lettori.
che sembra un vero rompicapo. Bruno Canizales, avvocato
di successo e figlio di un importante politico, è ritrovato
morto con la testa perforata da una pallottola d’argento. La
pressione dei media e della politica si fa subito asfissiante
e il cellulare di Mendieta non smette mai di suonare: i
superiori gli chiedono notizie dell’indagine e lo informano
dei continui ritrovamenti di nuovi cadaveri. Chi c’è dietro
a questo omicidio e a quelli che stanno insanguinando il
paese? I narcos? La politica corrotta che si prepara a una resa
dei conti? O i membri della stravagante setta della Piccola
Fratellanza Universale a cui lo stesso Canizales apparteneva?
Elmer Mendoza
Angeles Mastretta
Puebla, Messico, 1949
Scrittrice messicana. Esordisce con il romanzo Arráncame la
vida (1985; Strappami la vita), di solida costruzione e linguaggio
essenziale, in cui rivisita ironicamente il tema più venerato dalla
narrativa messicana del XX secolo: la Rivoluzione. Ma Mastretta
ritrae il Messico ri-voluzionario dalla prospettiva di una donna,
che imprime a tutto il processo una piega sottilmente ironica
che talvolta vira verso un aperto umorismo. Seguono i racconti
pubblicati nel volume Mujeres de ojos grandes (1990; Donne dagli
occhi grandi) storie femminili dominate dall’illusione e dall’attesa
di qualcosa che non avverrà mai. Dopo questi due lavori di
successo internazionale ha pubblicato nel 1996 Mal de amores.
Nel 2001 pubblica Il mondo illuminato, in cui l’autrice racconta
della sua vita privata, famiglia e figli, ma anche delle sue paure
e ossessioni e, nel 2004, El cielo de los leones (Il cielo dei leoni).
[Fonte: Enciclopedia De Agostini]
Culiacán, Sinaloa, 1949
Scrittore
messicano,
rappresentante
della
cosiddetta
“narcoletteratura”. È uno degli scrittori contemporanei messicani
più celebri: insegna all’Universidad Autonòma de Sinaloa ed è un
instancabile promotore d’iniziative culturali legate alla letteratura.
Nel 1999 pubblica il suo primo romanzo Un asesino solitario:
l’autore non ha paura di riconoscere l’influenza del narcotraffico in
Messico e la critica esalta la sua maestria nell’utilizzare la vivacità
linguistica dei bassifondi del suo paese. Pochi anni dopo, con El
amante de Janis Joplin, vince il XVII premio Nacional del Literatura.
In Italia ha pubblicato Proiettili d’argento (La Nuova Frontiera,
2010) e Il cartello del Pacifico (La Nuova Frontiera, 2012), romanzi
in cui vengono a galla i grandi temi messicani che l’autore ama
approfondire: narcotraffico, istituzioni corrotte, fantomatiche e
stravaganti sette.
[Fonte: Salone del libro 2010]
Fabio Morabito
Angeles Mastretta
Strappami la vita
Firenze: Giunti, 2005; 251 p.; 22 cm
Angeles Mastretta
Arrancame la vida
Barcelona: Seix Barral, 2002; 238 p.; 19 cm
Catalina, bella e vivace ragazza di provincia nel Messico degli
anni Trenta del ‘900, sposa giovanissima il generale Andrés
Ascencio, uomo potente e assai più anziano dì lei. Il generale
ha militato nella Rivoluzione messicana e presto fa carriera
come governatore dello Stato di Puebla: la crescita della sua
influenza politica è pari alla crescita degli intrallazzi sempre
più compromettenti in cui è coinvolto e al numero delle sue
amanti, nonché dei figli che queste mettono al mondo. Da
tutto questo, Catalina è solo in parte toccata: impeccabile
moglie del governatore, buona madre di figli suoi e altrui,
le lotte perii potere e il danaro la lasciano indifferente. Ma
insofferenza e solitudine le crescono dentro con gli anni, e
quando incontra il musicista Carlos Vives, la sua vita viene
invasa dall’amore e dalle note profetiche di un tango, il
sensuale Strappami la vita del musicista messicano Agustin
Lara.
Alessandria d’Egitto, 1955
Fabio Morabito è nato nel 1955 ad Alessandria d’Egitto, da
genitori italiani. Cresciuto a Milano, nel 1969 si è trasferito
con la famiglia a Città del Messico, dove attualmente
risiede.
Lavora
come
ricercatore
presso
l’Universidad
Nacional Autónoma de México (UNAM), e scrive in spagnolo.
Ha pubblicato i libri di racconti: La lenta furia (1989, 2002; trad.
tedesca 1998), La vida ordenada (2000) e Grieta de fatiga (Premio
Antonin Artuad, 2006); un libro di prose a mezzavia fra il saggio
e l’invenzione, Caja de herramientas (1989; tradotto in Germania,
Gran Bretagna e Stati Uniti); due romanzi brevi per bambini,
Gerardo y la cama (1986) e Cuando las panteras no eran negras
(1996; pubblicato anche in Italia col titolo Quando le pantere non
erano nere, Salani, 2001). Nel 2004, al termine di un soggiorno
in Germania, ha dato alle stampe También Berlín se olvida, una
sorta di ritratto al bulino della grande città tedesca. Nel 2009
è uscito il suo primo romanzo: Emilio, los chistes y la muerte.
Per la poesia, finora sono usciti: Lotes baldíos (1985; premio Carlos
Pellicer. Tradotto in francese nel 2003); De lunes todo el año (1992;
premio Aguascalientes); la plaquette Ocho poemas (1997); Alguien
de lava (2002); oltre alle antologie pubblicate in Spagna (El buscador
de sombra, 1997) e in Venezuela (El verde más oculto, 2002).
Sul versante della ricerca, Morabito ha pubblicato un saggio che indaga
la persistenza del mito arcadico in letteratura, Los pastores sin ovejas
(1995); prima di questo era uscito El viaje y la enfermedad (1984).
Traduttore (la sua Aminta è uscita nel 2001) e docente di
traduzione all’UNAM, ha curato la prima versione spagnola di
tutte le poesie di Eugenio Montale.
[Fonte: Edizioni Sur]
Elmer Mendoza
Fabio Morabito
Proiettili d’argento
Poesie
10
Roma: La Nuova Frontiera, 2010; 271 p.; 21 cm
Abbandonato dall’unica donna che ha mai amato e in cura da
uno psicanalista per superare un trauma della sua infanzia,
al detective Edgar “Zurdo” Mendieta viene affidato un caso
Trento: AUIEO, 2005; 161 p.: ill.; 19 cm
Fabio Morabito
Quando le pantere non erano
nere
Milano: Salani, 2001; 93 p.; 21 cm.
Le pantere non sono sempre state nere. Un tempo erano
fulve come i leoni, non erano solitarie e non cacciavano di
notte. Vivevano nella grande pianura e seguivano i leoni,
accontentandosi dei loro avanzi o di piccole prede. Ma poi
un giovane pantera orfana si stacca dall’orda e segue un
gruppo di pantere nere, il branco silenzioso che non lascia
impronte. Impara a muoversi sui rami e a cacciare da sola.
Del suo vecchio branco, solo alcune avranno il coraggio di
abbandonare le comodità della pianura per seguirla, le altre
verranno sterminate dalle iene. La storia di una giovane
pantera che ci insegna ad osare, perché i nostri sogni non si
trasformino in rimpianti, pur sapendo che certi “salti” non
hanno ritorno.
Octavio Paz
Apparenza nuda. l’opera di Marcel Duchamp
Milano: Abscondita, 2000; 143 p., [6] c. di tav.: ill.; 22 cm +
1 ritr
ripercorre tutta la tradizione occidentale, dai greci fino ai
nostri giorni, seguendo le evoluzioni e le metamorfosi dei
concetti di amore e di erotismo quali sono stati espressi dalla
nostra cultura e, soprattutto, dalla nostra letteratura - non
senza raffrontarli, tuttavia, al pensiero orientale.
Octavio Paz
Ignoto a se stesso. saggi su
Fernando Pessoa e Luis Cernuda
Genova: Il Melangolo, c1988; 85 p.; 20 cm
Octavio Paz
In India
Parma: Ugo Guanda, 2001; 220 p.; 22 cm
Profondo conoscitore ed estimatore dell’India dove visse a
lungo in qualità di diplomatico, Octavio Paz ne ripercorre la
cultura millenaria, descrivendone la storia, le religioni, gli
aspetti filosofici, sociali e artistici. Ne emerge un ritratto
dell’India particolarmente vivo e ricco anche perché posto a
confronto con i ricordi e le riflessioni sul Messico, patria del
poeta. L’autore ci illustra, tra l’altro, il sistema delle caste,
il concetto del karma, il monoteismo islamico e il politeismo
induista, lo yoga, il buddismo.
Apparenza nuda è formato da due saggi che Octavio Paz
ha dedicato a Marcel Duchamp. Il primo è un’introduzione
generale all’opera dell’artista francese: esso contiene una
descrizione completa e un’interpretazione del Grande Vetro,
lasciato “definitivamente incompiuto” nel 1923. Uno dei
pittori più celebri del nostro secolo abbandona l’arte per
dedicarsi agli scacchi ed entra, così, nella leggenda. Dopo
la sua morte, si scoprirà con stupore che aveva lavorato in
segreto per vent’anni... Per Paz, l’opera di Duchamp e il suo
abbandono della pittura non derivano né dal patetismo né
dall’orgoglio, ma da una folle saggezza: da quella “libertà
d’indifferenza” che rimane dopo la conoscenza. Il secondo
saggio è un’analisi dell’Assemblaggio di Filadelfia. Paz
mostra come esso si ricolleghi al Grande Vetro e alle
altre opere di Duchamp, perché un medesimo principio
governa tutte le sue speculazioni plastiche: il principio
della “cerniera” (le porte - e le idee - si aprono nelle sue
opere senza peraltro cessare di essere chiuse, e viceversa).
Questo saggio riesce dunque a mettere in luce le somiglianze
profonde tra il percorso di Duchamp e il mito di Diana e
Atteone: dal voyeurismo alla contemplazione mediante il
sacrificio. Nell’ultima parte del saggio, Paz mostra come
Duchamp sia l’erede del tema tradizionale e centrale del
pensiero e dell’arte occidentali: l’amore e la conoscenza.
La sua visione è il prolungamento inatteso della tradizione
dell’amore cortese e dell’ermetismo neoplatonico.
Octavio Paz
Octavio Paz
Torino: UTET, 1995; XLIV, 496 p.: 1 ritr.; 18 cm
La duplice fiamma. amore ed erotismo
Contiene: Il labirinto della solitudine; scritti tratti da: Il fuoco di
ogni giorno; Apparenza nuda; Passione e lettura; Suor Juana Inés
de la Cruz o le insidie della fede; La duplice fiamma
Simile a uno stemma araldico, la duplice fiamma rossa e
azzurra nel cui segno questo libro è stato concepito e scritto
è quella dell’erotismo e dell’amore. L’ambizioso progetto
di questo grande poeta, sensuale e visionario, raggiunge
nella Duplice fiamma esiti felicissimi: un testo non meno
capitale de L’amore e l’Occidente di Denis de Rougemont,
con cui Paz dialoga a distanza e rispettosamente polemizza.
Con straordinaria capacità di analisi e di sintesi, l’autore
Octavio Paz
Milano: ES, 2006; 183 p.; 23 cm
Il labirinto della solitudine
Milano: A. Mondadori, 1990; 262 p.; 22 cm
“A tutti noi, in un dato momento, la nostra esistenza
si è rivelata come qualcosa di particolare, inalienabile e
stupendo. Quasi sempre questa rivelazione avviene durante
l’adolescenza. La scoperta di noi stessi si manifesta come
un saperci soli; tra il mondo e noi s’innalza un’impalpabile,
trasparente muraglia; quella della nostra coscienza. Fin
dalla nascita ci sentiamo soli; ma bambini e adulti possono
superare la loro solitudine e dimenticare se stessi mediante
il gioco o il lavoro, mentre l’adolescente, oscillando tra
l’infanzia e la giovinezza, rimane sospeso per un istante
di fronte all’infinita ricchezza del mondo. L’adolescente si
stupisce di esistere. E allo stupore segue la riflessione: chino
sul fiume della sua coscienza si domanda se quel volto che
affiora lentamente dal fondo, deformato dall’acqua, è il suo.
La particolarità di esistere - mera sensazione del bambino
- diventa problema e domanda, coscienza che interroga. Ai
popoli in fase di crescita succede qualcosa di simile. Il loro
essere si manifesta come interrogativo: che cosa siamo e
come realizzeremo quello che siamo?”
Octavio Paz
Octavio Paz. Le opere
Passione e lettura. sul riso, il
linguaggio e l’erotismo
Milano: Garznti, 1990; 99 p.; 19 cm
11
Contiene: Il mondo preispanico; Lettura e contemplazione;
L’oltre erotico
Octavio Paz
Città del Messico, 1914 - Città del Messico, 1998
Tra i maggiori intellettuali messicani e dell’America latina, P.
si affermò come un innovatore del costume letterario e delle
concezioni culturali. L’assegnazione del premio Nobel per la
letteratura (1990) ratificò l’importanza della sua opera di poeta e
saggista, intimamente legato al patrimonio culturale della propria
terra e profondo conoscitore di paesi, epoche, lingue e tradizioni.
Dopo l’esordio con la raccolta Luna silvestre (1933), fu tra i
fondatori, assieme ad altri intellettuali messicani, della rivista
Taller (1938-41). Soggiornò a lungo all’estero (in Spagna durante
la guerra civile, negli USA, in Francia, Giappone e in India, dove
fu ambasciatore dal 1962 al 1968), spesso ricoprendo incarichi
diplomatici, aprendosi agli influssi di altre tradizioni letterarie
(surrealismo francese, haikai giapponese, ecc.), come testimonia
la sua attività di traduttore (Bashō, W. B. Yeats, ecc.). Ambasciatore
in India, si dimise nel 1968 per protesta contro il massacro degli
studenti a Città di Messico in occasione delle Olimpiadi. Iniziò
allora l’insegnamento universitario, con la cattedra di poesia
dapprima all’università di Oxford poi in università degli Stati
Uniti. Membro del Colegio Nacional de México, ha ricevuto, tra
gli altri riconoscimenti, il premio Cervantes nel 1981.
La sua sperimentazione poetica, che si era sviluppata sotto
l’influenza del surrealismo francese e sulla spinta della cultura
messicana degli anni Trenta, si arricchì nel corso dei suoi diversi
soggiorni all’estero e con l’alternarsi dell’attività di diplomatico,
di docente universitario e di promotore di importanti iniziative
culturali quali le riviste Plural (1971) e Unalta (1976). Volta al
superamento della poesia tradizionale, la sua opera fu nel
contempo segnata dalla fede nella creazione poetica come mezzo
per restituire senso all’esistenza: Libertad bajo palabra (1949; ed.
ampliata 1960, trad. it. parziale 1965); La estación violenta (1958);
Salamandra (1962); Viento entero (1965); Ladera este (1969). Dopo
aver partecipato alla poesia collettiva Renga (1971), P. pubblicò
Pasado en claro (1975), Vuelta (1976) e Árbol adentro (1987);
una scelta della sua produzione comparve in El fuego de cada día
(1989; trad. it. 1993). La sua saggistica spaziò dalle riflessioni
sulla poetica (El arco y la lira, 1956; trad. it. 1990) a scritti sul
Messico (El laberinto de la soledad, 1950, trad. it. 1961; Posdata,
1970), a studi sullo struttura-lismo (Claude Lévi-Strauss o el nuevo
festín de Esopo, 1967), sull’arte contemporanea (Marcel Duchamp
o el castillo de la pureza, 1968; trad. it. Apparenza nuda. L’opera di
M. D., 1990), sulle relazioni tra filosofia orientale e occidentale
(Conjunciones y disjunciones, 1969; trad. it. 1973) e su vari aspetti
della letteratura (Traducción: literatura y literalidad, 1971; Sor Juana
Inés de la Cruz o las trampas de la fe, 1982, trad. it. 1991; La otra voz:
poesía y fin de siglo, 1990). Nel 1990 pubblicò ancora un saggio
storico-politico, Pequeña crónica de grandes días, che testimonia
la sua radicale insofferenza verso ogni ideologia. Nello stesso
anno apparve il volume complessivo Obra poética: 1935-1988, e
nel 1993 la sua ultima raccolta di versi, La llama doble: amor y
erotismo (trad. it. 1994). Da ricordare inoltre le impressioni di
viaggio riunite in Vislumbres de la India (1995; trad. it. In India,
2001). Un’ampia silloge dei suoi testi è apparsa in Italia con il
titolo Octavio Paz (1995), mentre nel 2014, in concomitanza con
il centenario della nascita, è stato pubblicato a cura di J. Hubard
il testo También soy escritura. Octavio Paz cuenta de sí (trad. it.
2014), raccolta di poesie, di appunti, di ricordi e di interviste che
compongono una sorta di autobiografia postuma.
[Fonte: Treccani]
Octavio Paz
Vento cardinale e altre poesie
Milano: Arnoldo Mondadori, 1984; 355 p.; 20 cm
Juan Rulfo
Pedro Paramo
Torino: Einaudi, 2004; 141 p.; 18 cm.
12
“Con Pedro Páramo, Juan Rulfo annuncia il modo attraverso
cui la cultura di un intero continente trova forse per la prima
volta una voce propria, magari a partire dalla contrazione di
nuovi debiti, primo fra tutti quello con William Faulkner, e
dalla contemporanea accensione di futuri crediti, come la
citatissima apertura del frammento 41: ‘Il padre Rentería
si sarebbe ricordato molti anni dopo della notte in cui
la durezza del suo letto lo tenne sveglio e poi lo obbligò a
uscire’, che è evidente modello per il famoso incipit di
‘Cent’anni di solitudine’: ‘Molti anni dopo, di fronte al
plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si
sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre
lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio’. Con quella voce
trovata l’America Latina entra in conversazione con il resto
del mondo e a sua volta lo rigenera, lo porta a trovare nuove
strade, racconti e nuove voci ancora.” (Dalla prefazione di
Ernesto Franco)
Juan Rulfo
La pianura in fiamme
Torino: G. Einaudi, c1990; 173 p.; 19 cm
I racconti che compongono La pianura in fiamme
ripropongono, come pezzi di un mosaico, i personaggi e
gli spazi di un Messico che Rulfo trae direttamente dai
racconti degli abitanti del suo paese e dalla sua biografia.
Le vicende narrate, dettate da un’infanzia vissuta tra morte
e distruzione, racchiudono la stessa visione crudele del
mondo che ritroviamo nell’universo di Pedro Parámo: grida,
preghiere e imprecazioni di una terra che mostra le sue radici
più profonde. Rulfo racconta di uomini braccati e ammazzati,
Juan Rulfo
Apulco, Jalisco, 1918 - Città del Messico 1986
Assai legato alla storia aspra e dolorosa del suo paese, tra
i maggiori esponenti del cosiddetto realismo magico, è
soprattutto noto per i racconti de El llano en llamas (1953;
trad. it. La morte al Messico, 1963) e per il romanzo Pedro
Páramo (1955; trad. it. 1960). Premio nazionale di letteratura
messicana (1970), ha avuto notevole influenza su altri scrittori
ispano-americani, tra cui soprattutto G. García Márquez.
Con El llano en llamas y otros cuentos (1953; trad. it., La morte al
Messico, 1963; selezione antologica Dieci racconti, 1980; nuova
traduzione, con due racconti inediti in italiano, La pianura in
fiamme, 1990), R., eliminato il descrittivismo del paesaggio che
aveva caratterizzato la letteratura precedente, rievoca − pur
mantenendola sullo sfondo della narrazione − la rivoluzione
messicana per sottolineare le ingiustizie che questa non era
riuscita a cancellare; con un linguaggio privo di retorica, un
periodare icastico e paratattico intessuto di metafore fisse e
di parallelismi, riproduce l’oralità dei contadini della pianura di
Jalisco, costruendo un’efficace metafora della nazione messicana.
Il clima d’isolamento e di povertà che condiziona pesantemente
la nazione raggiunge forme complete e totalizzanti nel romanzo
Pedro Páramo (1955; trad. it., 1960). In questo romanzo, che
originariamente s’intitolava Los murmullos, lo spunto per la
narrazione è offerto dalla ripresa del mito del figlio che cerca
il padre; Juan Preciado, dopo un viaggio che avrebbe dovuto
riportarlo al paese di origine, Comala, si ritrova in una terra
condannata a morire dal proprio patriarca (suo padre), il
latifondista Pedro Páramo. R. sconvolge le strutture narrative
attraverso un ossessivo dialogare tra i morti, in cui il flusso di
coscienza è finalizzato al recupero di una memoria collettiva che
s’intreccia con la miseria individuale. Pedro Páramo, prototipo
del cacique patriarca e modello di altri patriarchi, despota al
quale tutto è dovuto e concesso, non ottenendo l’amore della
donna amata, Susana San Juan, incrocerà le braccia, facendo
morire gli abitanti del piccolo paese immaginario dello stato di
Jalisco, collocato nella finzione letteraria sulla bocca dell’inferno.
Comala si propone dunque al lettore come microcosmo in cui R.
sintetizza, come già aveva fatto nel Llano en llamas, l’abbandono,
la delusione dei contadini messicani, eterni ‘’condannati della
terra’’. È rimasto incompiuto La cordillera, romanzo sulla storia
coloniale dello stato di Jalisco. Da ricordare infine i copioni
cinematografici, raccolti nel volume El gallo de oro y otros textos
para cine (1980; trad. it., Il gallo d’oro, 1982).
[Fonte: Treccani]
stremati dalla fame, dal sonno, dalla vita, di mammelle
di pecora morse dal succhiare di un uomo affamato, di
pallottole nel cielo. Nelle sue parole si sentono la terra, la
polvere, le ore passate a camminare senza incontrare anima
viva, circondati da una natura maligna: c’è la pianura dove
si fatica a parlare perché “le parole si scaldano in bocca con
il calore di fuori”, dove cade solo una goccia di pioggia, non
due. Dove non ci sono conigli. Né uccelli. Dove prima erano
in venti a cavallo e ora sono in quattro a piedi. “I cicli vitali, il
volgersi delle stagioni, il destino dell’uomo trovano in Rulfo
un cantore eccezionale”. Prefazione di Ernesto Franco.
Daniel Sada
Quasi mai
Bracciano: Del Vecchio Editore, 2013; 437 p., [2] ritratti: ill.;
22 cm
La Seconda Guerra Mondiale è appena finita e Demetrio
Sordo, un giovane agronomo di inconsistenti ambizioni
è preso da una novità: il sesso a pagamento nei bordelli.
Proprio in uno di questi, sviluppa una passione per Mireya:
è lei l’unica prostituta che desidera, e per averla ogni giorno
pagherà una tariffa extra e sarà costretto a chiedere un
aumento di stipendio. In breve la sua vita sembra esaurirsi
in questa relazione fisica. Ma quando la madre lo costringe
ad accompagnarla a un matrimonio di famiglia, Demetrio
conosce il suo “vero” amore: Renata dagli occhi verdi. Un
amore che nasce in un giro di valzer e cresce tra le righe di
lunghe e caste lettere che i due si scambiano, per un periodo
che sembra infinito. Le volute barocche del linguaggio di
Sada modellano le descrizioni puramente carnali dell’essere
amato, accentuando l’ironia della narrazione, e la commedia
di maniera e corteggiamento si spinge verso la farsa:
Mireya mente a Demetrio sostenendo di essere incinta,
lui la abbandona su un treno; Renata, guidata dalla madre,
non gli si concede per tenerlo legato a sé. Ma perché le
due donne desiderano Demetrio? È poco simpatico, non
particolarmente intelligente, continuamente in bilico
sulle proprie voluttà, e mentendo salta da una decisione
sbagliata a un’altra. Forse la risposta è sullo sfondo, nel
Messico in piena industrializzazione: quasi mai ci regala
uno straordinario spaccato della vita messicana degli
anni Quaranta, con le sue ipocrisie di matrice cattolica e
l’impostazione provinciale della quotidianità, in cui la forma
è più importante della sostanza. Demetrio è l’eroe epico
di questo mondo, che si muove costantemente perplesso
ed esitante, magnificamente patetico e pateticamente
protagonista.
Daniel Sada
Mexicali, Baja California, 1953 - México DF, 2011
Mentre era in vita Daniel Sada fu considerato il più impegnato
avanguardista della sua generazione, paragonato per la
complessità del suo progetto a Joyce, Faulkner o a Lezama Lima
per l’approccio barocco alla scrittura. Nato a Sacramento, nello
Stato di confine di Coahuila, ha raccontato la realtà fittizia di
Città del Messico in storie ambientate nei ranch e nei villaggi del
deserto del Nord. Fin da subito si è distinto per la stravaganza
e lo sperimentalismo della forma, spesso giocato in contrasto
con la serietà e l’impegno dei temi trattati. Divenuto famoso nel
1999 con Porque parece mentira la verdad nunca se sabe (Nessuno
conosce la verità perché sembra una menzogna), la cronaca di una
frode elettorale raccontata in 650 pagine interamente in versi
che seguono la metrica dell’Età dell’Oro spagnola, è rimasto
fedele al suo visionario progetto letterario fino alla morte,
avvenuta nel novembre 2011, pochi giorni dopo la consegna del
Premio Nazionale Del Messico per le Arti e le Scienze. Ha vinto
nel 2008 il prestigioso Premio Herralde.
[Fonte: Del Vecchio Editore]
Antonio Sarabia
Città del Messico, 1944
Poeta e narratore e divide il suo tempo fra Guadalajara e Parigi.
Dopo la pubblicazione di una collezione di sue poesie, Tres pies
al gato (Instituto Jalisciense de Bellas Artes, 1978), ha deciso di
dedicarsi alla letteratura. Nel 1988, con il suo primo romanzo,
El Alba de la Muerte, fu finalista del Premio Internacional Diana
Novedades. Nel 1991 ha pubblicato Amarilis, un romanzo storico
che narra gli ultimi anni della vita di Lope de Vega, cui sono
seguiti Los avatares del piojo, Banda de Möbius e Prime notizie su
Noela Duarte.
[Fonte: Zam]
Enrique Serna
Città del Messico, 1959
è uno degli scrittori messicani più apprezzati dalla critica e dal
pubblico, vincitore di importanti premi nazionali e collaboratore
delle pagine culturali di varie testate giornalistiche. Ha pubblicato
cinque romanzi, due raccolte di racconti e un volume di saggi.
Tradotto in francese e in inglese, figura anche in numerose
antologie, compresa quella curata da Gabriel García Márquez
che raccoglie i nove migliori racconti messicani del ’900. Tra i
suoi libri Angeli dell’abisso (edizioni e/o 2005) ha vinto il Premio
Nacional de Narrativa Colima. In Italia ha pubblicato anche: La
paura degli animali, Miss Messico, L’orgasmografo, Amori di
seconda mano.
[Fonte: Voland Edizioni]
Enrique Serna
Antonio Sarabia
I convitati del vulcano
Parma: U. Guanda, 1997; 160 p.; 21 cm
Seduto all’ombra dei portici di Guayacàn, un vecchio
scrivano racconta una strana storia. E’ la storia di Jovita:
non era una bambina come le altre. Lei era una prescelta:
il vulcano l’aveva chiamata tra i suoi Convitati, una setta
segreta che ogni notte si introduce nei sogni degli uomini e li
piega al volere del vecchio Colli, il dio del fuoco. Così Jovita fu
iniziata all’antica sapienza, scoprì l’antico legame tra uomo
e natura, imparò i segreti delle erbe e del cuore, salvò vita e
destini, finché una notte, le apparve una porta di luce...
Amori di seconda mano
Roma: Voland, 2010; 218 p.; 21 cm
Le relazioni amorose degli undici racconti che compongono
questa raccolta sono difficili, frustranti, talvolta umilianti.
La deformità psicologica dei personaggi, la loro mentalità
contorta, provocano situazioni grottesche, invincibili rancori
o farse che somigliano a incubi. L’intelligenza sarcastica
di Serna e il suo humour al vetriolo inducono facilmente
alla risata, mai immune da un brivido d’inquietudine.
Undici racconti dal sapore amaro: storie di emarginazione,
situazioni grottesche, farse che somigliano a incubi, amori
infelici, uomini e donne vittime dei propri desideri frustrati
sullo sfondo di un Messico chiassoso e disincantato.
13
Enrique Serna
Angeli dell’abisso
Roma: e/o, stampa 2005; 521 p.; 21 cm
Un romanzo sontuoso. La teatralità del misticismo, i labirinti
barocchi del desiderio represso, il culto clandestino delle
divinità pre-ispaniche, il servilismo della poesia cortigiana,
la sordida lotta per il potere economico tra gli ordini religiosi.
Sono solo alcuni dei contenuti di questo torrenziale romanzo
ambientato nel Messico del Seicento. Ispirato alla storia
vera di un processo dell’Inquisizione racconta la storia della
falsa beata Crisanta Cruz e dell’indio apostata Tlacotzin,
una coppia di amanti che devono affrontare una società
rigidamente divisa in caste e il potere della Chiesa.
Enrique Serna
Miss Messico
Roma: Voland, 2007; 169 p.; 21 cm
Selene Sepúlveda, Miss Messico 1966, è ora la protetta di
un leader sindacale corrotto, moglie di un sicario e amante
di una contorsionista. Con tono ingenuo e idealizzato
racconta la sua vita difficile a un giornalista, che non esita
però a fare di lei un ritratto spietato. Dalla consapevolezza
di poter usare la bellezza per uscire dalla miseria agli amori
di comodo, dallo sfavillante periodo del dopo elezione al
lavoro come spogliarellista in un locale di dubbia fama, dal
fascino ingenuo della ragazzina al disfacimento del corpo.
Un romanzo leggero e disperato che ci consegna il ritratto
di una bambola rotta a cui la voce dell’autore restituisce
umanità e grazia.
Francisco Solano
Sotto le nuvole del Messico
Milano: Feltrinelli Traveller, 2002; 166 p.; 22 cm
Francisco Solano parla di luoghi, di regioni, di monumenti
ma, soprattutto, descrive la loro anima. Così Palenque e il
suo Tempio delle iscrizioni, la mitica Veracruz o il Museo
delle mummie di Guanajuato diventano unici perché abitati
dall’immaginario mitico e letterario dell’autore. Né mancano
figure come i ‘mariachis’, il popolo delle osterie messicane,
le ‘cantinas’, luoghi nei quali il ‘macho’ messicano può
permettersi di piangere. E anche l’esperienza con i funghi
allucinogeni non è il ‘trip’ alla moda di una generazione
passata ma un intenso viaggio spirituale sotto la guida di una
sciamana di Huautla.
Paco Ignacio Taibo I
Pallide bandiere
Milano: Feltrinelli, 1999; 191 p.; 20 cm
Straccerò le tue pallide bandiere ovunque si levino: così
inizia l’”Ode alla povertà” di Pablo Neruda e Pallide
Bandiere è il nome di un’organizzazione di giovani cileni,
che pur professandosi non violenti hanno tuttavia deciso
di compiere un’azione sanguinaria: ucccidere il dittatore
Pinochet. Questo libro è la drammatica storia della loro lotta
politica e, insieme, un romanzo d’amore.
14
Paco Ignacio Taibo II
Alamo
Milano: Tropea, 2012; 283 p.: ill.; 22 cm
Per gli Stati Uniti la battaglia di Alamo, avvenuta nel 1836 tra
i messicani e duecento coloni texani per l’indipendenza del
Texas, costituisce uno dei miti fondanti del paese. Si tratta
di un motivo di orgoglio patriottico, un’autentica epopea
nazionale alla base dell’ideologia imperialistica che ispira la
politica americana. Per il Messico, invece, è stata solo una
vittoria militare, da menzionare senza troppa enfasi sui
libri di Storia. Ma che cosa è successo veramente ad Alamo?
Perché una battaglia che si è conclusa con una sconfitta ha
inciso tanto sull’immaginario nordamericano?
Paco Ignacio Taibo II
Arcangeli
Milano: Il Saggiatore, 1998; 338 p.; 22 cm
L’autore ha raccolto dodici storie di rivoluzionari del
Novecento: eroi perlopiù anonimi dei quali la storia ufficiale
sembra aver dimenticato le gesta. Ci sono i muralisti
messicani al seguito di Diego Rivera, che dipingono pareti
immortali mentre si scontrano con gli studenti reazionari;
un caparbio sindacalista di Acapulco ucciso e resuscitato due
volte per trionfare alle elezioni; un Robin Hood bolscevico
che assalta fabbriche in Germania per spartire il bottino
con gli operai; un veneziano blasfemo soprannominato
Malabocca, che con i suoi insulti contribuisce alla vittoria
nella battaglia di Guadalajara, durante la guerra di Spagna.
Paco Ignacio Taibo II
La bicicletta di Leonardo
Milano: Corbaccio, 1994; 348 p.; 21 cm
In principio fu Leonardo, quello della Gioconda, inventore
tra l’altro della bicicletta. Poi, nella Barcellona degli anni
Paco Ignacio Taibo II
Gijón, Spagna, 1949Scrittore spagnolo naturalizzato messicano.
Trasferitosi a Città di Messico si è dedicato all’insegnamento
universitario, al giornalismo e all’attività politica. Ha ricevuto
riconoscimenti nazionali e internazionali per la sua produzione
di romanzi polizieschi, storici e d’avventura, tra i quali La lejanía
del tesoro (1992; trad. it 1996) e Ernesto Guevara también conocido
como El Che (1998; trad. it. Senza perdere la tenerezza, 2000).
Dopo il trasferimento della famiglia in Messico (1958) si è
dedicato al giornalismo, seguendo le orme del padre. Oltre
ad essere tra i fondatori dell’AIEP (Asociación Internacional
de Escritores Policiacos), T. è direttore del festival
internazionale Semana Negra, kermesse di letteratura, cinema,
fumetto e fotografia noir, che si tiene ogni anno a Gijón.
Il suo romanzo d’esordio è stato Nacimiento de la memoria (1971),
seguito da Días de combate (1976; trad. it. 1998); Cosa fácil (1977;
trad. it. Il fantasma di Zapata, 1998); Héroes convocados: manual
para la toma del poder (1982; trad. it. La banda dei Quattro, 2000)
e De paso (1986; trad. it. Rivoluzionario di passaggio, 1996). T. ha
conquistato tre volte il premio internazionale Dashiell Hammett
per il miglior romanzo poliziesco in lingua castigliana con La vida
misma (1987), El caso Molinet (1991) e La bicicleta de Leonardo
(1994; trad. it. 1998). Tra gli altri riconoscimenti: il premio
internazionale Planeta-Joaquín Mortiz per il romanzo La lejanía
del tesoro e il premio Bancarella per Ernesto Guevara también
conocido como El Che. Vanno ricordati anche i suoi lavori di ricerca
storica: Historia General de Asturias (voll. 7-8, 1978-79); Asturias
1934 (1980); El primer primero de mayo en México (1981); La huelga
del verano de 1920 en Monterrey (1981); Pancho Villa. Una biografía
narrativa (2006; trad. it. 2007) e Un hombre guapo (2008; trad.
it. 2010), dedicato al guerrigliero cubano Toni Guiteras; El Álamo:
una historia no apta para Hollywood (2011; trad. it. Alamo, 2012).
Nel 2007 ha curato in Messico la pubblicazione de El cuaderno
verde del Che (trad. it. 2008), volume che raccoglie le poesie di
diversi autori (tra cui C. Vallejo, P. Neruda, N. Guillén e L. Felipe)
contenute nel celebre “taccuino verde” che Ernesto Guevara
aveva con sé al momento della cattura in Bolivia, avvenuta
nell’ottobre del 1967.
[Fonte: Treccani]
Venti giunse un pistolero anarchico con la fissa per il
genio di Vinci. Infine, arrivò José Daniel Fierro, romanziere
messicano con una gamba ingessata e un’ossessione erotica
per le cestiste yankee. Ma che c’entra Leonardo? “Niente”
direbbe uno dei personaggi di questo libro. E invece... Le
giocatrici si materializzano nella vita di Fierro che nel
frattempo ha deciso di abbandonare tutto. C’è stato un
omicidio, manca un rene all’appello, e lei, la lentigginosa del
basket oltrefrontiera, giace in un letto d’ospedale. In cerca
di quel rene perduto, e del suo grande amore, Fierro inizia a
battere ogni angolo del Messico, mentre settant’anni prima,
un sindacalista, giustiziere dei nemici del popolo, firmava le
sue stragi con il simbolo della bicicletta leonardesca.
Paco Ignacio Taibo II
E Doña Eustolia brandì il
coltello per le cipolle
Milano: M. Tropea, 2005; 248 p.; 21 cm
Non si pretenda di trovare altro che la testimonianza di
un militante. Con questa premessa, Taibo introduce la sua
raccolta di racconti e cronache per quotidiani e periodici
messicani. Diversi gli spunti: la collaborazione tra studenti e
operai per riorganizzare il sindacato nelle fabbriche, episodi
di corruzione, contestatori che mostrano i genitali alle feste
degli intellettuali, donne che si armano di coltelli da cucina
per attaccare sbirri a cavallo durante uno sciopero, sparizioni
in Nicaragua di fantomatici giornalisti.
Paco Ignacio Taibo II
Il fantasma di Zapata
Milano: Marco Tropea, 1998; 245 p.; 19 cm
Emiliano Zapata non è morto? Chi ha assassinato l’ingegnere
di una fabbrica giusto all’inizio di un grande sciopero? E
perché qualcuno sta perseguitando la figlia di una nota
pornostar? Come se non bastasse una sola storia, Héctor
Belascoáran Shayne si trova a dover risolvere tre enigmi
che hanno una soluzione unica, un rompicapo intricato e
indecifrabile come la metropoli che li ha originati: Città del
Messico.
Paco Ignacio Taibo II
Fantasmi d’amore
Milano: M. Tropea, 2004; 94 p.; 19 cm
“Fantasmi d’amore” contiene due casi a metà tra gli orrori del
Dipartimento di polizia di Città del Messico e il romanzo rosa:
proprio quando viene ritrovato il cadavere di Angel, lottatore
di lotta libera e suo caro amico, Belascoarán apprende che
due adolescenti sono morti insieme apparentemente legati
da un patto suicida. Come se non bastasse, il detective è sul
punto di impazzire per una delusione d’amore.
Paco Ignacio Taibo II
Giorni di Battaglia
Milano: Marco Tropea, 1998; 212 p.; 19 cm
Uno strangolatore di donne si aggira libero per le strade di
Città del Messico. Héctor Belascoarán ha deciso di stanarlo.
In passato Héctor faceva l’ingegnere, ma ha rinunciato alla
carriera in nome della libertà. Il risultato è che adesso, in
qualità di detective privato indipendente, si ritrova schiavo
di una passione investigativa incontenibile: non avrà pace
finché non avrà risolto una delle più strane e inquietanti
serie di omicidi che la capitale messicana abbia mai vissuto.
E “Il Cervello”, lo psicopatico che firma tutti i suoi delitti
come opere d’arte, non trascura di lasciare su ogni cadavere
un messaggio che a Héctor, per qualche motivo, sembra
indirizzato proprio a lui.
Paco Ignacio Taibo II
Un hombre guapo
Milano: Tropea, 2010; 381 p.; 22 cm
L’Avana, primi anni Trenta. Dopo la crisi del ’29, la dittatura
borghese e filoamericana del presidente Machado cede
lentamente all’esasperazione di lavoratori e contadini;
il popolo cubano, oppresso e sfruttato, è pronto alla
rivoluzione, sotto la guida delle aggregazioni studentesche e
operaie. È il 1933, la tensione è altissima. Il generale Machado
ha i giorni contati, gli Stati Uniti sono disorientati, i marines
attendono nella Baia; l’amministrazione Roosevelt lavora
per il dopo: sono troppi gli interessi degli Stati Uniti a Cuba
dopo decenni di governo servile che ha svenduto l’isola al
peggiore offerente. Tra i ribelli si distingue dall’interno un
giovane uomo dalla volontà di ferro e una determinazione
incrollabile; diventa segretario del debole governo dei Cento
giorni di Ramon Grau, e appena ottenuta la carica tiene fede
alla rivoluzione per attuare le leggi del popolo. Quell’uomo
sorrideva poco, fumava una sigaretta dietro l’altra, metteva
i brividi ai suoi nemici e agiva con la consapevolezza di chi ha
fatto sua la lezione dei grandi movimenti sociali e l’ideale di
un mondo migliore.
Paco Ignacio Taibo II
La lontananza del tesoro
Milano: Net, c2003; VI, 329 p.; 20 cm
Siamo negli anni Sessanta dell’Ottocento, all’epoca
dell’invasione del Messico da parte dei francesi di Napoleone
III e degli imperiali di Massimiliano d’Asburgo. Un po’ tutti
sono in fuga: Benito Juarez, il presidente errante e libertario
di origine india, il raffinato cronista Guillermo Prieto, il
guerrigliero Vicente Riva Palacio, combattente valoroso e
primo importatore del sassofono in Messico. Ma chi ha il
tesoro? Quante sono le casse? Contengono quadri, monete o
documenti preziosi?
Paco Ignacio Taibo II
Ma tu lo sai che è impossibile
Milano: M. Tropea, 1997; 114 p.; 19 cm
Paco Ignacio Taibo II
Niente lieto fine
Milano: M. Tropea, 2001; 152 p.; 19 cm
Un giorno di dicembre, nel bagno dell’ufficio in cui lavora
Héctor Belascoarán Shayne, detective indipendente, viene
trovato il cadavere di un uomo travestito da antico romano,
con tanto di elmo, armatura e sandali (ma con i calzini). A
breve distanza di tempo Héctor riceve una busta contenente
la fotografia di un altro cadavere, un minaccioso invito a “non
immischiarsi” e un biglietto aereo per New York. La malsana
ossessione di Belascoarán per la verità lo spinge a buttarsi a
capofitto in un caso sempre più complicato, che a poco a poco
assume le caratteristiche di un vero incubo coinvolgendo gli
altri tre inquilini dell’ufficio (un idraulico, un tappezziere e
un esperto di fognature), i suoi due fratelli, Carlos ed Elisa,
e la sua misteriosa compagna “a intermittenza”, la ragazza
con la coda di cavallo.Le indagini portano a una storia losca
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di maneggi politici.
Paco Ignacio Taibo II
Ombre nell’ombra
Milano: Marco Tropea, 1996; 231 p.; 21 cm
Quattro amici si improvvisano detective per indagare su una
serie di omicidi che sta insanguinando Città del Messico,
mentre serpeggia sullo sfondo la rivoluzione di Pancho Villa.
Tra una bevuta e l’altra, i quattro affrontano le avventure più
paradossali. E riescono perfino a risolvere il caso.
Paco Ignacio Taibo II
Juan Villoro
Città del Messico, 1956
Scrittore spagnolo naturalizzato messicano. Scrittore, traduttore,
giornalista e professore universitario, è uno dei più importanti
intellettuali messicani contemporanei. Ha da poco ricevuto
il Premio di Giornalismo Rey de España per un’inchiesta sul
narcoterrorismo messicano. Tra gli altri riconoscimenti spiccano
il Premio Villaurrutía nel 1999, il Premio Herralde de Novela nel
2004 per il romanzo El testigo e, nel 2007, il Premio di Narrativa
Antonin Artaud dell’Ambasciata di Francia.
[Fonte: Salani Editore]
Qualche nuvola
stoici, piante carnivore, messaggi cifrati, banchieri filippini
alleati di José Marti, spie antimperialiste.
Héctor Belascoaran Shayne vorrebbe restarsene per sempre
in quella sperduta spiaggia sul Pacifico, lontano dalla
megalopoli dove un tempo faceva l’investigatore privato.
Nella sterminata Città del Messico ha perduto un occhio
e un pezzo di gamba, in una sparatoria per strada che ha
lasciato un bambino in coma irreversibile. Ma un’amica che
non rivede dai tempi dell’università rischia di essere uccisa
per una torbida storia di eredità. E per Héctor, il richiamo
della megalopoli diventa ancora una volta irresistibile. Luisa
sa che, come sempre, la giustizia non trionferà. Ma non è
un buon motivo per arrendersi. Unici alleati nella battaglia
quotidiana, due lottatori un tempo famosi con i nomi di
Orrore e Angelo II.
Paco Ignacio Taibo II
Milano: Marco Tropea, 1998; 128 p.; 19 cm
Paco Ignacio Taibo II
Ritornano le ombre
Milano: M. Tropea, 2002; 457 p.; 22 cm
Non sono i quattro moschettieri, ma anche loro vent’anni
dopo ritornano. Vent’anni dopo Ombre nell’ombra, un
po’ammaccati dal tempo e più sgangherati che mai: un
poeta e scrittore di romanzi porno, nonché agente dei
servizi segreti messicani; un cinese che non parla più con
la “l”, difensore degli indios chiapanechi; un giornalista
disincantato eppure romantico, mancato suicida per amore,
ateo convinto ma con un nome da papa; e un ex avvocato
internato in un manicomio, difensore di puttane e profughi
della vita, voce narrante del romanzo, che nel suo delirio
ripassa con sistematico disordine la storia messicana degli
anni quaranta.
Paco Ignacio Taibo II
Ritornano le tigri della Malesia
Milano: Tropea, 2011; 351 p.; 22 cm
Il portoghese Yanez de Gomera e il principe malese Sandokan
vedono minacciati i loro beni, le loro stesse vite e quelle dei
loro amici quando subiscono l’attacco di una misteriosa
forza maligna che si manifesta attraverso una nebbia verde
e lascia dietro di sé una scia di cadaveri. I due vecchi pirati
libertari sono allora costretti a richiamare a raccolta le
Tigri della Malesia per intraprendere quella che si presenta
come la più pericolosa delle loro avventure. Una vera e
propria discesa agli inferi su un’imbarcazione che porta il
nome di La Mentirosa. Ben presto incontreranno Friedrich
Engels, il professor Moriarty, sottomarini minacciosi,
società segrete cinesi, Rudyard Kipling, i postriboli della
Cambogia, gli orangutan del Borneo, trafficanti di schiavi,
una sopravvissuta della Comune di Parigi, fondamentalisti
islamici, filologi greci, la flotta militare britannica, filosofi
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Un rivoluzionario chiamato
Pancho
Milano: Tropea, 2007; 858 p., [8] c. di tav.: ill.; 22 cm
La biografia di Pancho Villa, il rivoluzionario messicano
entrato nella leggenda, scritta nello stile di Paco Taibo,
che in tanti anni di ricerche ha dipanato un groviglio di
aneddoti, dicerie, falsità o mitizzazioni. Un affresco della più
complessa rivoluzione - la prima del XX secolo - seguendo la
vita avventurosa, temeraria e tormentata dell’uomo che si
chiamava in realtà Doroteo Arango, bandito per ribellione ai
soprusi dei latifondisti divenuto generale della División del
Norte, un esercito talmente disciplinato e ben organizzato da
suscitare all’epoca l’interesse di osservatori militari europei
e statunitensi.
Paco Ignacio Taibo II
Senza perdere la tenerezza. vita
e morte di Ernesto Che Guevara
Milano: il Saggiatore, 1997; 799 p.: ill.; 22 cm
I giovani lo ostentano sulle magliette come simbolo di
lotta e utopia; per i meno giovani rappresenta l’araldo
dell’antimperialismo e della rivoluzione latinoamericana.
Nessuno più di Ernesto Che Guevara, nella storia del
Novecento, ha saputo incarnare l’idea di giustizia sociale e le
speranze di riscatto. E nessuno più di Paco Ignacio Taibo II ha
saputo raccontare la sua storia. “Senza perdere la tenerezza”
è la biografia del Che più letta e apprezzata. Taibo ci racconta
una vita da epopea, dalla giovinezza nomade e ribelle alle
imprese nella rivoluzione castrista, dall’esperienza di
governo nella Cuba assediata dagli Stati Uniti alla tragica
fine sui monti della Bolivia. Oltre l’icona, Che Guevara è
svelato con la sua tenacia e il suo idealismo, le idiosincrasie,
le letture preferite, le passioni sportive, gli attacchi d’asma,
i suoi amori e i suoi innamoramenti intellettuali: Marx, Rosa
Luxemburg, Lenin, Trockij e Mao, ma anche Sarmiento,
Martí, Bolívar, Sartre, Neruda, Calvino.
Paco Ignacio Taibo II
Te li do io i tropici
Milano: M. Tropea, 2000; 446 p.; 22 cm
Si può affrontare la lettura di un libro come un ballerino di
danzón affronta la pista da ballo? è così che Paco Ignacio Taibo
II immagina ci si debba accostare al suo immane zibaldone:
con “ritmo, fianchi agili, sudore tropicale, schivate e finte”.
Tra romanzi brevi, racconti, lettere, descrizioni, poesie,
fotografie, note biografiche, reportage, cronache, interviste
e altri scritti del tutto inclassificabili, il vulcanico scrittore
messicano ha composto un personalissimo scenario di fine
millennio.
Luigi Dal Cin - Antonella Abbatiello - Gabriel Pacheco
Juan Villoro
Sogni di mitici serpenti piumati, splendidi pipistrelli e
leggeri colibrì, dei che camminando creano il mondo, anime
che ritornano come farfalle, misteriosi fantasmi e sciamani
bambini. Miti, fiabe e leggende per raccontare sentimenti,
colori e profumi del Messico.
Il libro selvaggio
Milano: Salani, 2010; 218 p.; 21 cm.
Ci sono libri con una forte personalità. Libri che si scelgono
i lettori, e non viceversa. E libri che rifiutano di farsi
leggere. Juan, quattordici anni, trascorre le vacanze dallo
zio Tito, il bibliofilo più pazzo del mondo. Nel labirinto
della sua biblioteca Juan scopre che i libri hanno una vita
propria. Alcuni addirittura cambiano contenuto a seconda
di chi li legge. Altri, invece, si nascondono. Come “II libro
selvaggio”, che si lascerà leggere da una sola persona, da
un lettore speciale. Perché leggere è un atto creativo. I libri
sono magici. I libri sono vivi. E sono tutti diversi, come
noi. “L’abilità di narratore di Villoro è al servizio di un
sorprendente romanzo di avventura e intrighi che ha per
protagonisti dei personaggi insoliti: libri ‘vivi’, dotati di
poteri eccezionali e capaci di cambiare la vita delle persone.”
(Babelia)
RAGAZZI
Gloria Anzaldua
La donna fantasma
Milano: Mondadori, 1999; 31 p.: ill.; 21 cm
La mamma di Prietita è ammalata, e per guarirla ci vuole una
pianta che cresce nella foresta: la ruta. Cosí Prietita, piccola
ma coraggiosa, si avventura nel fitto sottobosco e chiede
inutilmente agli animali che incontra di aiutarla a trovare le
foglie miracolose. E poi, mentre cala la notte e la foresta si
riempie di sussurri, qualcuno le indica il posto segreto dove
cresce la ruta, qualcuno che, dice la leggenda, ha la brutta
abitudine di rapire i bambini. Una piccola fiaba d’oggi che
ripropone ai bambini gli antichi personaggi del folklore
messicano.
I sogni del serpente piumato: fiabe e leggende dal Messico
Modena: F. C. Panini, 2013; [44] p.: ill.; 31 cm
Ettore Fasolini
Aztechi, Maya, Incas: favole,
miti, leggende
Bologna: Editrice Missionaria Italiana, 1997; 125 p.: ill.
color.; 24 cm
Eva Mejuto - Gabriel Pacheco
Tre desideri
Modena: Logos, c2008; [32] p.: ill.; 24 cm
“Sognar nelle notti di luna / aiuta la buona fortuna: / per voi
ci son tre desideri”, recita un misterioso foglietto, caduto dal
camino, a una coppia di miseri vecchietti intenti a riscaldare
sul fuoco il loro ultimo tozzo di pane. Dentiere d’oro, vestiti
eleganti, un palazzo di diamanti… la scelta è difficile, e la
vecchietta si dice che con una salsiccia ad accompagnare il
pane potrebbe pensare molto meglio. In un istante… PUF!
Appare la salsiccia. Non avrà usato il primo desiderio?
Per quanti sogni c’è spazio in tre desideri? Questo
racconto adattato dalla tradizione orale portoghese
ci parla dei sogni, della fortuna che appare e
scompare, capricciosa, e di come solo l’affetto ed il
desiderio di continuare a sognare ci portino la felicità.
Una dichiarazione d’amore, un amore pieno di umanità
e avvolto in tonde, morbide forme che fanno sorridere
come il tenero sentimento che provano i due protagonisti.
Gabriel Pacheco ci presenta illustrazioni dal grande potere
evocativo, giocando sin dall’inizio con la scenografia e con
il colore, fondamentale perché strettamente associato alle
emozioni del momento rappresentato.
Barbara Jacobs
Anna Castagnoli - Gabriel Pacheco
Il grande viaggio
Modena: Logos, c2010; [36] p.: ill.; 24 cm
Un bambino immagina un grande viaggio pieno di prodigi.
Solcherà il mondo, attraverserà paesi in guerra, riscatterà
animali in pericolo per tornare finalmente a casa, accolto
come un eroe. Testo e illustrazioni si danno la mano
accompagnandoci in un bellissimo sogno. Anna Castagnoli
riesce a descrivere con grande precisione i pensieri e i sogni
che popolano l’immaginario del protagonista, fantasie che
permettono tanto di costruire una realtà come di evaderne,
a seconda della necessità. Con il suo stile unico, Gabriel
Pacheco sfuma le parole della Castagnoli in una dimensione
silenziosa e onirica, dando vita a immagini e situazioni che
evocano la dimensione del nostro intimo.
Laura Esquivel - Francisco Melendez
Stellina di mare
Milano: Mondadori, 1999; 66 p.: ill. color.; 19 cm
Stecchino
Milano: Mondadori, 1997; 152 p.; 21 cm
Tutto va storto per Paula, a casa come a scuola, i suoi genitori
stanno per separarsi, la sua migliore amica la ignora e per di
più tutti la chiamano Stecchino per via della sua magrezza.
Ma le cose cominciano a cambiare quando nella sua vita
entra di prepotenza un ragazzino terribile che riuscirà a far
breccia nell’autocommiserazione e nella diffidenza in cui
Paula si è rifugiata. Finché Stecchino scoprirà, grazie al suo
piccolo amico, che l’importante è no fare la vittima ed avere
il coraggio di essere se stessi. E così che, una volta imparata
la lezione, non arrivi anche l’amore.
Alfredo Lopez Austin - Guillermo Angel de Gante
Hernandez
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Una giornata con una levatrice
azteca
Milano: Jaca book, 1999; 46 p.: ill.; 31 cm
Álvaro Mutis - Adelchi Galloni
Hernando Alvarado Tezozomoc
La vera storia del Pifferaio di
Hamelin
Storia antica del Messico
Gabriel Pacheco
Jerome Baschet
Roma: Bulzoni, 2000; 80 p., [9] c. di tav.: ill.; 20 cm
Milano: Mondadori, 1997; 41 p.: ill.; 21 cm
La strega e lo spaventapasseri
Modena: Logos, c2012; [44] p.: ill.; 25 cm
Senza parole la narrazione di Gabriel Pacheco. La romantica
storia tra uno spaventapasseri e una strega. Lei non ha
una scopa, lui non può volare. Lo spaventapasseri si
dissolverà nel vento e la sua paglia raggiungerà la strega per
diventare la sua scopa. Voleranno insieme felici e contenti.
In quel sempre fatto del silenzio altisonante dei colori
dell’illustratore messicano.
Gabriel Pacheco
Città del Messico, 1973
Scrittore spagnolo naturalizzato messicano. Gabriel Pacheco
nasce in Messico nel 1973; dopo il diploma in scenografia
all’Istituto Nazio-nale di Belle Arti, studia disegno e figura
umana alla scuola Enap. Illustratore coltissimo, cura un blog
in cui trasmette al pubblico tutto lo spessore filosofico e
letterario della sua visione della vita e dell’illustrazione. I
suoi numerosissimi libri sono tradotti e pubblicati in Messico,
Brasile, Stati Uniti, Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Russia,
Corea e Giappone; innumerevoli i premi alla carriera, fino alla
nomina all’Astrid Lindgren Memorial Award, uno dei più alti
riconoscimenti internazionali. In Italia i suoi libri sono pubblicati
da Zoolibri e Logos edizioni.
[Fonte: Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia di
Sarmede]
La scintilla zapatista.
insurrezione indigena e
resistenza planetaria
Milano: Elèuthera, c2003 (stampa 2004); 202 p.; 19 cm.
Sabrina Benenati
Storia del Chiapas: gli zapatisti
e la Rete sociale globale
Milano: B. Mondadori, c2001; 166 p.; 17 cm
Achille Bonito Oliva
Frida Kahlo
Firenze: Giunti, 2005; 50 p.: ill.; 29 cm.
Caroline Brook
Rivera
Firenze: Giunti, 2007; 50 p.: ill.; 29 cm
Nigel Davies
Gli aztechi: storia di un impero
Ivo Rosati - Gabriel Pacheco
L’ uomo d’acqua e la sua fontana
Reggio Emilia: Zoolibri, c2008; [28] p.: ill.; 27 cm
Un uomo d’acqua: chi lo vide lo scambiò per una pozzanghera
e qualcuno per una fontana. Un signore in vestaglia brandiva
un ombrello dicendo che quel tizio gli aveva starnutito contro
per farlo affogare, un’onda alta sei metri.
José Rubén Romero Galvan
Una giornata con una
principessa zapoteca
Milano: Jaca book, 1999; 45 p.: ill.; 31 cm
Arte e STORIA
Antonio Aimi
Maya e Aztechi
Milano: Electa, 2008; 383 p.: ill.; 20 cm
18
Antonio Aimi
Les Mayas et les Azteques
Paris: Hazan, 2009 (Imprimé en Italie); 383 p.: ill.; 20 cm
Roma: Editori riuniti, 1999; 358 p.: ill.; 22 cm
David Drew
Le cronache perdute dei re Maya
Casale Monferrato: Piemme, 2000; 461 p., [12] c. di tav.: ill.;
22 cm.
Frida Kahlo. Biografia per
immagini
Milano: Abscondita, 2008; 165 p.: ill.; 29 cm
Hayden Herrera
Frida. Vita di Frida Kahlo
Milano: La tartaruga, c2001, stampa 2002; 314 p., [6] c. di
tav.: ill.; 21 cm
Rauda Jamis
Frida Kahlo
Milano: TEA, 2008; 268 p., [8] p. di tav.: ill.; 20 cm
Frida Kahlo
Frida Kahlo
Milano: Rizzoli, c2006; 261 p.: ill.; 34 cm
Frida Kahlo
Massimo Ruggero
Querido doctorcito. lettere a
Leo Eloesser
Herman Cortes. il sangue e la
gloria
Milano: Abscondita, 2010; 99 p.: ill.; 20 cm
Andrea Kettenmann
Frida Kahlo. 1907-1954 pain and
passion
Koln: Taschen, c2008; 96 p.: ill.; 23 cm
Otilia Meza (a cura di)
Leggende maya e azteche
Padova: Arcana, 1998; 183 p.: ill.; 22 cm
Firenze: Giunti, 1999; 63 p.; 20 cm.
Karl Taube
Miti aztechi e maya
Milano: A. Mondadori, 1994; 127 p.: ill.; 16 cm
Richard Townsend
Gli Aztechi. origini, storia e
tramonto di una civilta
scomparsa
Roma: Newton & Compton, 2001; 250 p., [16] c. di tav.: ill.;
24 cm
Michele Principe Di Grecia
Marcella Vasconi
L’ imperatrice degli addii.
Carlotta d’Asburgo, dalla corte Miti aztechi: il popolo di
Tenochtitlán
di Vienna al trono del Messico
Milano: A. Mondadori, 2000; 323 p.; 23 cm
Bussolengo: Demetra, 1996; 116 p.; 20 cm
Juan Miralles
Marcella Vasconi
Cortés. l’inventore del Messico
Miti maya e inca. i popoli del
sole
Milano: Mondadori, 2010; 529 p., [4] c. di tav.: ill.; 24 cm.
Colognola ai Colli: Demetra, stampa 2001; 127 p.: ill.; 19 cm
Emanuela Monaco
Miti aztechi e maya. letture di
storia delle religioni
Manuel Vazquez Montalban
Angelo Morretta
John Womack jr.
I miti delle antiche civiltà
messicane
Zapata. morire per gli indios
Roma: Bulzoni, 2003; 194 p.: ill.; 21 cm
Marcos il signore degli specchi
Milano: Mondolibri, 2001; XV, 296 p.; 22 cm.
Milano: Mondadori, 2001; 492 p., [8] c. di tav.: ill.; 20 cm
Milano: Longanesi, 1984; 327 p., [12] c. di tav.: ill.; 22 cm
Hanns J. Prem
Gli aztechi
Bologna: Il mulino, 2000; 144 p.: ill.; 21 cm
William Hickling Prescott
La conquista del Messico
Milano: Mondadori, 2011; XLVI, 881 p.; 17 cm
Berthold Riese
I maya
Bologna: Il mulino, 2000; 140 p.: ill.; 21 cm
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Mattino (9,00-13,00):
martedì e giovedì
Pomeriggio (14,30-19,00):
da lunedì a venerdì
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Mattino (9,00-13,00):
martedì e giovedì
Pomeriggio (14,30-18,30):
lunedì, mercoledì, venerdì*
* In estate il venerdì si apre solo il mattino
(9,00-13,00)
Montorio, P.za Penne Nere 2,
tel.0458869938,
[email protected]
Ponte Crencano, Via Fogazzaro,
tel.045914024,
[email protected]
Porto S. Pancrazio, Via Conegliano 6,
tel.0458401168,
[email protected]
Quinto, Via Valpantena 40,
tel.0458709357,
[email protected]
S. Lucia, Via Mantovana 66,
tel.0458620098,
[email protected]
S. Massimo, P.za Risorgimento 15b,
tel.0458900600,
[email protected]
S. Michele, P.za Madonna di Campagna 1,
tel.0458921941,
[email protected]
Tutti i libri inclusi in questa bibliografia sono disponibili al prestito in biblioteca Civica o nelle biblioteche di
quartiere del Comune di Verona.
Per maggiori informazioni potete consultare:
• il sito delle biblioteche <http://biblioteche.comune.verona.it>
• il catalogo online <http://abv.comune.verona.it>
Bibliografia a cura delle Biblioteche di Pubblica Lettura del Comune di Verona.
Settembre 2014