xte ABU DHABI PREMIA “LE MERAVIGLIE” “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher, già celebrato a Cannes con il Premio speciale della Giuria, ha vinto il primo premio della vetrina “Nuovi orizzonti” al festival di Abu Dhabi Fabrizio Corona: «Chiederò la grazia, il carcere mi uccide» «CHIEDERÒ la grazia. Solo per rivedere mio figlio». Lo ha dichiarato Fabrizio Corona durante un’intervista al programma di Rai2 “Virus-Il contagio delle idee”. L’ex fotografo ha espresso pentimento per alcuni suoi comportamenti del passato, chiedendo poi di poter accedere all’affidamento terapeutico. «Oggi non sto più bene, sono crollato» ha spiegato «All’inizio cercavo di fare ogni cosa possibile, ora il carcere mi sta mangiando vivo». La pena che l’ex fotografo sta scontando è pari a 13 anni e 8 mesi per estorsione aggravata nei confronti del calciatore David Trezeguet, e per altri reati. IL SECOLO XIX SABATO 1 NOVEMBRE 2014 35 LE NUOVE FORME DELLA GRAMMATICA dalla prima pagina Ancora: i termini che finiscono in iere mutano in -iera. Alcuni esempi? Consigliera, infermiera, pioniera, portiera. Poi ci sono i termini che finiscono in -sore e mutano in -sora, come assessora, difensora, evasora, oppressora, revisora. Mentre quelli che finiscono in -tore mutano in -trice. Così si dice ambasciatrice, amministratrice, ispettrice, redattrice, senatrice. Nei casi seguenti la forma del termine non cambia e si ha soltanto l’anteposizione dell’articolo femminile: termini in -e /-a. Così si dirà la custode, giudice, interprete, parlamentare, preside, poeta, vigile. Allo stesso modo funziona per forme italianizzate di participi presenti latini come agente, dirigente, inserviente, presidente, rappresentante. Stesso discorso per nomi composti capofamiglia o caposervizio.Nonsonofacilissime da ricordare? Beh, può essere, ma il tempo per memorizzarle non è mancato: sono state suggerite nel 1987 dalla linguista Alma Sabatini nella sua guida “Raccomandazioni perunusononsessistadellalingua italia”. E sono state codificate anche dall’Accademia della Crusca. LA LINGUA RISCRITTA DALLE DONNE La parità passa anche dall’uso non sessista del vocabolario, ma la politica ci sente poco Perché si deve dire ministra Poi, visto che la lingua evolve per non morire, ci sono stati degli aggiornamenti. Li trovi sui link dell’Accademia, perché evolve anche la Crusca. E oggi un’altra linguista, Cecilia Robustelli, allieva di Alma Sabatini, spiega: «Tuttavia, la proposta è di conservare le forme in -essa.Quindidottoressa,professoressa, e altre forme, come direttrice, che sono attestate da una lunga tradizione, sono ancora pienamente in uso, e sembrano proprio per queste ragioni preferibili alle “nuove”formedottora,poeta,professora e direttora, suggerite dalla regola». NellapoliticaitalianaLauraBoldrini porta avanti la sua battaglia. Ma la signora presidente della Camera (succeduta al signor presidente Gianfranco Fini e seconda donna a ricoprire la carica dopo Irene Pivetti) spesso appare isolata. E la politica italiana sembra poco incline a rispettare il giusto criterio di genere. In Svizzera per esempio sono decisamente più avanti: da due anni è stata approvatauna“guidaalparitrattamento linguistica di uomo e donna nei testi ufficiali della Confederazione”. La regola c’è e chi sbaglia paga. Così in Francia. Dove Sandrine Mazetier è riuscita a infliggere una multa da 1.368 euro a un deputato dell’Assembléenational,cheinaula si ostinava a chiamarla «monsieur president». È STATO SOLO UN INCIDENTE FORME SBAGLIATE DA CORREGGERE SANDRO BIASOTTI LAURA BOLDRINI “Mi deve chiamare signora presidente”, mi ha detto: avevo appena finito di parlare sull’alluvione deputato Gli automatismi sbagliati vanno corretti. Vale anche per il rispetto dei criteri di genere presidente della Camera PRESIDENTE PRETENDO VA BENE, IL RISPETTO MA SIGNORA... DI GENERE LA GUIDA Le regole sono state scritte già nel 1987 e codificate dall’Accademia della Crusca BOLDRINI BIASOTTI I termini -o, - aio/-ario mutano in -a, - aia/-aria es. architetta, avvocata, chirurga, commissaria, deputata, impiegata, ministra, prefetta, notaia, primaria, segretaria (generale), sindaca I termini -iere mutano in -iera es. consigliera, infermiera, pioniera, portiera I termini in -sore mutano in -sora es. assessora, difensora, evasora, oppressora, revisora, etc. I termini in -tore mutano in -trice es. ambasciatrice, amministratrice, ispettrice, redattrice, senatrice Nei casi seguenti la forma del termine non cambia e si ha soltanto l’anteposizione dell’articolo femminile: termini in -e /-a es. custode, giudice, interprete, parlamentare, preside, poeta, vigile forme italianizzate di participi presenti latini es. agente, dirigente, inserviente, presidente, rappresentante - composti con capoes. capofamiglia, caposervizio le forme in -essa, es. dottoressa, professoressa, e altre forme, come direttrice, attestate da una lunga tradizione, sono ancora pienamente in uso, e sembrano proprio per queste ragioni preferibili alle “nuove” forme dottora, poeta, professora e direttora, suggerite dalla regola FONTE: “Donne, grammatica e media” di Cecilia Robustelli, a cura di GiULiA Giornaliste [+] IL CONVEGNO A GENOVA Il 19 novembre alla Biblioteca universitaria, via Balbi 40, si terrà il convegno “Il sessismo nel linguaggio”. Sarà presentato il libro di Cecilia Robustelli “Donne, grammatica e media” a cura di GiULiA Giornaliste, con interventi di Monica Lanfranco e Silvia Neonato Esatto, la stesse parole pronunciate da Biasotti. Solo che l’attuale regolamento del Parlamento italiano non prevede nessuna multa. E neppure una regola sull’argomento. In genere si preferisce glissare, lo fanno anche le ministre Pinotti,BoschioGiannini.Chesuisiti ufficiali dei rispettivi dicasteri continuano a presentarsi come ministro. Unica eccezione Federi- ca Mogherini, ministra degli Esteri.Poi,comehannoscrittoinItalia, «ilministrosiètrasferitoaBruxelles con marito e figli». In Belgio hanno pensato a una famiglia di nuova generazione. Si sbagliavano, era il solito pasticcio all’italiana. In genere funziona così. GIAMPIERO TIMOSSI [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Deputata Sandro Biasotti? «Eccomi, ma sono deputato». Appunto: ha chiamato Laura Boldrini signor presidente e la signora presidente ricorda di non averla chiamata deputata. Giusto? «Ho detto presidente». Dopo che la presidente l’ha ripresa? «No, ma comunque ho controllato sul dizionario, presidente va bene. Cosa c’è di più?». Intanto lei si è scusato pubblicamente? «Sì, ma non per questo». E per cosa? «Una battuta sbagliata, ma l’ho fatta perché ero troppo arrabbiato». Motivo? «La presidente si è avvicinata per bacchettarmi alla fine del mio intervento in aula, dopo la terribile alluvione di Genova. Un discorso a braccio, accorato. Pensavo mi volesse fare i complimenti, manifestarmi solidarietà, annunciarmi una visita in città». Aveva manifestato solidarietà in aula, comunque che le ha detto? «Lei mi deve chiamare signora presidente, sono una donna. Stop». C’è altro? «In aula, qualche giorno dopo, la Boldrini non c’era. Ho detto che sicuramente è presidente, ma non so se sia pure una signora. Per questo mi scuso». Ora si rivolgerà alla signora presidente Laura Boldrini? «Boh, forse sì, ma non ne sono mica così sicuro». G. TIM. Signora presidente Laura Boldrini? «Buonasera» Cosa l’ha offesa nelle parole dell’onorevole Biasotti? «Il fatto che abbia detto “lei è una donna e non una signora”. Allora se sono una donna non sono il signor presidente. Chi non restituisce il genere a una donna non ha rispetto delle differenze. Ho parlato con il deputato nel corridoio della Camera, non in aula come ha fatto lui. L’ho fatto con garbo, non l’ho chiamato deputata Biasotti». Perché succede ancora? «Anche per automatismo, non voglio essere prevenuta. Ma gli automatismi sbagliati vanno corretti. Dire la ministra è cacofonico? Magari lo è perché in Italia non siamo abituati ad associare un ruolo di vertice al genere femminile. Siamo un Paese dove le donne possono entrare in magistratura solo dal 1963». La senatrice Pinotti, sul sito ufficiale della Difesa, si definisce ministro. Così le ministre Boschi e Giannini. Perché? «Ognuno ha il diritto di definirsi liberamente». Non sarebbe il caso di rispettare le regole? Le ha codificate anche l’Accademia della Crusca. «Sì e in una fase di riforme come questa, in cui spesso ci sentiamo indicare standard europei, abbiamo il dovere di metterci al passo con gli altri Paesi anche sul rispetto dei criteri di genere. E io ho il diritto di vedere riconosciuto il mio genere». G. TIM.
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