comunicato stampa

A BITTER STORY
Un progetto di autonarrazione rivolto agli adolescenti cinesi di Barge e Bagnolo.
CONTESTO
Barge e Bagnolo sono due piccoli comuni limitrofi ai piedi delle Alpi. Da secoli, l'attività principale della zona
è l'estrazione della pietra di Luserna. A partire dalla seconda metà degli anni 90, a seguito della catena
migratoria proveniente dalla provincia rurale dello Zhejiang, è diventata la seconda comunità cinese più
numerosa in Europa, in rapporto agli abitanti locali. Il 90% degli uomini cinesi lavora come scalpellino nelle
cave, in condizioni di scarsa sicurezza e turni massacranti. Negli ultimi anni si sono verificati molti casi di
ricongiungimento famigliare.
Diversamente da ciò che siamo portati a pensare la comunità cinese risulta poco compatta e strutturata.
Spesso i ragazzi cinesi di Barge non conoscono i connazionali di Bagnolo. Non esistono gruppi d'interesse,
attività ricreative o culturali. Sono nuclei familiari che si relazionano a seconda delle necessità. Questo limbo
vede gli adolescenti come interpreti di una doppia frizione: internamente alla propria “comunità” vivono lo
scontro con i retaggi delle origini, rappresentata in prima istanza dai genitori che, spesso assenti dati gli
orari di lavoro, impongono una visione severa della vita che non lascia spazio al confronto; esternamente, a
fronte della mancanza di momenti di aggregazione e di socialità, gli adolescenti faticano ad fare propri
quegli strumenti di interpretazione e interazione con la realtà che risultano fondamentali, ad ogni
adolescente non solo immigrato, per una consapevole affermazione delle proprie potenzialità in vista della
costruzione di un individuo adulto.
TEMATICA
Esiste una molteplicità di storie che hanno come comune denominatore lo spaesamento: senza
consapevolezza sulle prospettive e una conoscenza della realtà del paese ospitante, questo sentimento
diventa causa di abbandono scolastico e omologazione nelle scelte. L'abbandono scolastico ci è parso un
indicatore di problematiche più profonde legate alla complessità culturale nonché al conflitto
generazionale. I protagonisti del documentario sono i ragazzi e le scelte che faranno per definire il loro
futuro, in un costante confronto con i coetanei e le famiglie. Un punto di vista particolare da cui osservare le
dinamiche interne ad una comunità poco conosciuta e molto chiacchierata.
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Francesca Bono (regista del documentario): “da circa due anni collaboro, insieme a Fabio Ferrero, con il
Consorzio Monviso Solidale per la documentazione delle azioni progettuali che attiva in provincia di Cuneo e
proprio da questa collaborazione è nata l'idea di lavorare a questo progetto di cui l'ente si è proposto in
qualità di coproduttore. Il referente territoriale dell'ente, Pietro Schwarz ci ha accompagnato nella fase
preliminare di studio del contesto perché ci lavora da molti anni. Attualmente la progettualità si limita ad
azioni contingenti e non sviluppa un accompagnamento né una rete di servizi che apra la prospettiva dei
giovani alle possibilità e alle alternative. Ma i report delle azioni progettuali pregresse sono stati il punto di
partenza di un percorso di preparazione per mezzo del quale raccogliere elementi utili alla sceneggiatura e
ai possibili protagonisti del documentario, per le scelte stilistiche e le ambientazioni.
Nel mese di Settembre 2013, ho partecipato ad un workshop intensivo durante il quale ha presentato il
progetto ai tutors, Giovanni Cattabriga, Pietro Marcello e Giorgio Diritti che hanno particolarmente
apprezzato il metodo di ricerca che intendiamo attivare.
Abbiamo partecipato e vinto un bando di sviluppo – Film Commission Torino Piemonte che ci ha dato la
possibilità di partire. Nel mese di Febbraio 2014 abbiamo iniziato il percorso con i ragazzi, un laboratorio di
mediaeducation finalizzato all'acquisizione di strumenti volti all'autorappresentazione, all'autonarrazione
che include, oltre alle interviste frontali, l'utilizzo di strumenti mediali quali smartphone per i contenuti video
e zoom per i contenuti audio, strumenti di facile fruizione in grado di restituire una naturalezza di sguardo e
penetrare situazioni altrimenti difficilmente osservabili - andremo a scrivere la sceneggiatura lavorando
sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi, sui dialoghi, su tutti gli elementi visivi che potranno
contribuire ad ampliare il carattere simbolico della storia. Abbiamo chiuso questa prima fase in questi
giorni, la fine di maggio come previsto dal bando. Il materiale raccolto, oltre a permettere un'indagine più
approfondita su storie e situazioni, ci ha aiutato a scegliere il punto di vista dell'adolescente sulla realtà che
lo circonda, a calarsi nel suo immaginario nel tentativo di assumerne lo sguardo”.
CREDITI DOCUMENTARIO
un progetto di: Francesca Bono, Fabio Ferrero, Stella Iannitto, Matteo Tortone
regia: Francesca Bono
direzione della fotografia: Matteo Tortone
produzione: Officina Koiné
sostegno: Film Commission Torino Piemonte e Consorzio Monviso Solidale
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STUDIO TEATRALE
“La fatica ha un brutto viso e di rado ripaga” (Sergio Atzeni)
Matteo Tortone (presidente di Officina Koiné): A bitter story è un progetto integrato e di integrazione.
Officina Koiné, che produce il documentario e promuove il progetto, ha creato in questi mesi una rete di
relazioni con gli enti territoriali che già lavorano con i ragazzi sinofoni, a partire dall'istituto Denina Pellico di
Saluzzo dove si sono svolti i primi incontri e che ha ospitato un laboratorio/incontro con l'attore Yang Shi,
noto al pubblico come inviato del programma televisivo Le Iene, collaboratore dello spazio teatrale Compost
di Prato. Questa fase di sviluppo, che si conclude con lo studio teatrale, è stata una forma di investimento,
un percorso di avvicinamento per trovare la giusta distanza per osservare. Dopo la pausa estiva,
riprenderemo il filo per girare il documentario e proseguire con lo spettacolo teatrale. Il progetto dovrebbe
chiudersi i primi mesi dell'anno prossimo. Ma questo dipenderà principalmente dall'esito dei bandi a cui
abbiamo partecipato”.
Officina Koiné, insieme a Progetto Cantoregi che ha nel dna la capacità di narrare con forza ed impatto
visivo le storie di chi vive ai margini, mette in scena uno studio teatrale dal titolo omonimo i cui protagonisti
sono i ragazzi stessi e le loro storie. Il testo dello studio teatrale è una selezione, adattata ai ritmi e al
linguaggio del teatro, dei contenuti emersi nel percorso di autonarrazione. Nel testo, non ci sono parole o
forzature concettuali proprio per mantenere una coerenza di forma. Si cerca inoltre di fare riferimento alla
storia di quei luoghi che, per l'estrazione della pietra, hanno attratto una numerosa comunità sarda ancor
prima di quella cinese.
L'obiettivo intermedio è coinvolgere la comunità, i ragazzi come autori/attori ed i genitori come pubblico, in
un produzione artistica in grado di responsabilizzare i partecipanti e migliorarne le capacità espressive in
vista del prosieguo del progetto. Per lo studio in programma il 14 giugno abbiamo infatti posto l'accento
sulla dimensione educativa ancor prima del risultato puramente artistico.
Fabio Ferrero (autore): “Quando abbiamo iniziato a pensare al progetto avevamo in mente una ricerca dal
preciso orientamento pragmatico volto alla trasformazione della realtà contestuale, alla risoluzione di
problemi che riguardano il contesto dalla prospettiva del “perché” e del “come”.
Le finalità del progetto sono due: giungere ad una migliore comprensione dell'uomo (del sé) e del suo
ambiente e portare in primo piano la forza critica e polemica della riflessione.
Rispetto alla finalità creativa, gli obiettivi principali sono l'individuazione di capacità individuali tra i
partecipanti e promuovere l'interesse ad esprimersi attraverso il linguaggio del documentario e del teatro
nei termini cioè di precise forme di narrazione del reale sviluppata attraverso le differenti tecniche del testo,
dell'immagine e del corpo contestualizzato. Ma questi sono obiettivi a lungo termine perché il progetto
continua”.
CREDITI STUDIO TEATRALE
produzione: Progetto Cantoregi e Officina Koiné
adattamento testi: Francesca Bono e Fabio Ferrero
consulenza e mediazione culturale: Andrea Gregorio
in scena: Jin Li, Ying Ying, Li Long, Feng Teng, Qun Ye, Luigi, Qian Qian, Jin Jie, Yun Fei, Ling Li, Zaitong
regia: Koji Miyazaki
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FRAMMENTI DEL TESTO
Mi ricordo quando sono arrivato all'aeroporto. Persone che tagliavano l'erba e curavano i giardini. Strano.
Mio padre è venuto a prenderci in macchina. Una macchina nera. Non era sua. Di un amico che lo ha
accompagnato. (autore: Zaitong)
Il mio segno zodiacale è il leone, in cina sono tigre.
Sono tigre e leone.
Sono nato la sera e c'erano le stelle.
Mio padre era in giappone.
A casa c'erano mia mamma e mia sorella.
La prima volta che ho visto mio padre avevo dieci anni. Era sera. Avevo paura ma ero contento perchè fino a
quel momento l'avevo visto soltanto in fotografia. In casa, aspettavamo.
Abbiamo sentito il rumore dell'auto. Dalla finestra ho guardato quell'uomo sui 40 anni con il volto scuro e
con i capelli lunghi. Uno sconosciuto. Avevo paura e stavo con la mano in quella della mamma. Siamo scesi
ad accoglierlo. Poi siamo rientrati in casa e la mamma gli ha preparato gli spaghetti. Io sono tornato nella
mia stanza (autore: Feng Teng)
Per arrivare si passa attraverso un bosco fitto. Con gli alberi alti e spessi. Io cammino e bevo alla sorgente.
Lontano si vedono i monti, che hanno ancora la neve. Nel bosco ci sono diverse strade. Il posto non è
rassicurante. Piove di tanto in tanto. Fatico a camminare, sento delle urla, qualcuno che chiama il mio
nome, ma non capisco. Ma non ho paura. Io devo resistere. (autrice: Qun Ye)
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