LAST SIPE Appunti ‐ Livorno 21 giugno 2014 SAPERE, FARE, FAR SAPERE Ho sentito questo slogan per la prima volta da Gianni Bassi, grande Governatore del Distretto 2070, appassionato rotariano, con una visione moderna ed una capacità di coinvolgere tutti i suoi collaboratori usando un linguaggio veramente accattivante. Ha organizzato un congresso a Cervia nei poderosi saloni del grano con una regia di alto livello soprattutto come struttura comunicativa. Siamo andati molto vicini, con le dovute proporzioni, alle convention del RI. Ricordo tutto ciò perché in quella occasione ho trovato l’applicazione dello slogan: sapere, fare, far sapere, con un solo limite: il far sapere era rivolto soltanto a dei rotariani, mentre io penso che tutti dobbiamo fare lo sforzo di comunicare al mondo esterno, senza con ciò rinunciare a quella interna che anzi a mio avviso ne è il presupposto. La comunicazione interna ci rende più consapevoli di che cosa sia la nostra associazione, aumenta il nostro senso ed orgoglio di appartenenza. Costituisce la migliore forma di motivazione e può costituire un buon antidoto ai molti che, di questi tempi, escono dal nostro sodalizio dopo una breve permanenza. Vediamo di spiegare il significato die termini: sapere, fare, far sapere. Lo farò in breve e in maniera schematica. Toccherà a voi arricchire. SAPERE ‐ Cosa bisogna sapere? Occorre innanzi tutto sapere che cosa è il Rotary. Una volta si diceva che occorre rispondere a questa domanda nel tragitto di una corsa di ascensore da un piano ad un altro. Certo se la domanda è rivolta a voi presidenti di club ed indugiate o mostrate incertezza nel rispondere non depone bene. Il Presidente è un dirigente rotariano e quindi chi gli rivolge la domanda si aspetta che egli sappia rispondere senza tentennamenti alla più semplice ed ovvia delle domande. UNA RISPOSTA potrebbe essere: il Rotary è un’associazione di service che opera su due fronti, quello umanitario e quello culturale. È una risposta sintetica ma che voi potete arricchire spiegando che cosa significano umanitario e cultural, chiarendo che si tratta di progetti in questi due campi. Franco Angotti ‐ Istruttore Distrettuale 1 A questo punto la persona curiosa aggiunge all’iniziale domanda: ma chi fa parte di questa associazione? Chi sono i rotariani? Come vengono scelti? LA RISPOSTA penso sia più semplice della precedente. Infatti tutti sappiamo che il Rotary è formato da professionisti leader nel proprio settore. Una comunità quindi composta da diverse professionalità (non sono tutti medici, ingegneri, imprenditori, dirigenti d’azienda, funzionari dello stato, insegnanti anche universitari, ecc.) legata da una iniziale, reciproca conoscenza che, attraverso la convivialità, si trasforma presto in amicizia, essendo accomunati da comuni idealità di servizio. Potete poi sottolineare almeno due aspetti: 1. La complementarietà culturale e delle competenze che si trova nei club, entrambe legate alla diversità delle professioni. Questa diversità è una grande ricchezze che poche associazioni possiedono e che è (o dovrebbe essere) funzionale al FARE di cui parleremo fra un momento. Inoltre questa complementarietà e diversità non ci espone al rischio di difese corporative come spesso accade nelle associazioni di professionisti omogenei. 2. Ma conseguenza della natura di questa composizione è che la cooptazione dei soci non avviene per nobiltà o censo ma è basata sul lavoro. Aggiungo, riprendendo ciò ho già detto nel SIPE, che l’organizzazione per categorie professionali ha due evidenti presupposti: la centralità del lavoro ed il fondamentale ruolo delle professioni nelle società libere. Porre al centro del suo essere il lavoro ha un forte significato sociale. Il Lavoro è lo strumento di realizzazione degli individui. Il lavoro dà dignità alle persone, ha detto Papa Francesco recentemente. Molte sono le considerazioni che si riallacciano a questa centralità del lavoro e che voi potete facilmente sviluppare anche a beneficio dei soci dei vostri club. Sottolineata così la vera essenza e natura del Rotary potete rendere più esplicito il ruolo che esso ha o può avere nelle comunità in cui opera, accennando al programma del vostro anno ed aggiungendo anche qualche parola sulla sua dimensione internazionale. Naturalmente SAPERE significa anche che voi dovete conoscere la struttura del Rotary, quindi cosa sono, che ruolo hanno e come funzionano: Franco Angotti ‐ Istruttore Distrettuale 2 IL CLUB, IL DISTRETTO, LA FONDAZIONE il fondamentale ruolo che essa ha nel raggiungimento dell’obbiettivo di fare del bene nel mondo, il ROTARY INTERNAZIONALE, ecc. Direi che SAPERE è un dovere di coerenza di ogni rotariano. Sarebbe curioso ignorare dove uno si trova e ancor di più non preoccuparsi di apprenderlo. Potrebbe venire il sospetto che la sua presenza nel Rotary possa prescindere dalla piena consapevolezza delle implicazioni che da ciò derivano. FARE ‐ Cosa bisogna fare? Anche su questo punto possiamo immaginare che qualcuno vi chieda che cosa fa il Rotary. La risposta sarà per voi più semplice e sicura perché avete già sviluppato in gran parte i programmi del vostro anno. Ma la domanda potrebbe essere: che cosa fanno i rotariani? E su questo punto la risposta forse è più difficile da dare senza mostrare incertezze. Mi è stato raccontato che recentemente questa domanda imprudentemente è stata rivolta ad un socio nel giorno della sua ammissione al club. La risposta è stata disarmante: potrei organizzare delle serate di burraco. Prontamente il Presidente ha ribattuto che il burraco non è fra le finalità del rotary. Ma allora che cosa può o dovrebbe fare il socio nel club? La cosa più naturale ed ovvia è che egli metta la sua professionalità al servizio dei progetti del club, possibilmente che aiuti il club anche ad individuare i progetti più significativi ed urgenti e quindi più incisivi. Si scopre così l’importanza della ricchezza delle molte professionalità presenti per affrontare la messa a punto di progetti nei più disparati campi. Ma per fare ciò non è poi fondamentale la presenza ed assiduità nelle riunioni conviviali, ma è fondamentale la partecipazione alla vita del club. Partecipare vuol dire rispondere positivamente quando il club chiede il tuo contributo. Non bisogna però dimenticare, come ho accennato più sopra, l’importanza della convivialità per instaurare un rapporto di amicizia fra i soci, ingrediente questo evidentemente fondamentale. Ma FARE significa anche contribuire alle iniziative del CLUB e della FONDAZIONE. Franco Angotti ‐ Istruttore Distrettuale 3 Per le iniziative di club, vi ricordo che l’azione del rotary è fondata su 4 punti: LA DONAZIONE – donazioni occasionali, ricorrenti, pianificate; si possono donare immobili od oggetti e dare il contributo Every Rotarian Every Year. Tutto ciò riguarda i singoli soci. LO SVILUPPO DI PROGETTI – ogni progetto deve essere pianificato, deve trovare le risorse ed essere realizzato. Vi ricordo che i vostri progetti possono essere seguiti attraverso Rotary Club Central. LE DOMANDE DI SOVVENZIONE – Sovvenzioni Distrettuali, Globali e Predefinite. Tutte queste sovvenzioni promuovono progetti umanitari, culturali, Borse di studio e squadre di formazione professionale, ecc. LO SVILUPPO DI LEADER – nel proprio club segnalando amici che dimostrano particolare attitudine a ricoprire ruoli importanti, ma soprattutto nelle strutture giovanili, soprattutto Rotaract e facendo ogni sforzo per favorire la partecipazione al RYLA e promuovendo gli scambi di giovani. Sempre il FARE, vi ricordo la campagna END POLIO NOW contro la poliomielite. Il Rotary è uno dei principali partner alla guida della Global Polio Eradication Initiative a fianco della OMS, UNICEF, Bill & Melinda Gates Foundation fra questi anche la COMMISSIONE EUROPEA, Banche, Croce Rossa, Governi di molti paesi, ecc.‐ Conoscete certo l’importanza ed i risultati di questa campagna e sulle altre iniziative offerte dalla nostra Fondazione. A questa conoscenza sono dedicati specifici seminari e comprendete bene che su questo fonte c’è molto da fare. FAR SAPERE – Una volta capito cosa bisogna SAPERE e cosa FARE viene la parte più problematica per noi rotariani: FAR SAPERE. Intanto che cosa ed a chi è necessario far sapere? Prima di tutto, e non lo darei per scontato, occorre far sapere ai nostri soci. È la comunicazione all’interno dei club. Nei club si parla poco di rotary o meglio sono pochi i soci che parlano forse molto di rotary e molti quelli che non essendo informati non conoscono neanche le attività rotariane del proprio club. La partecipazione alle conviviali è prevalentemente legata ad iniziative culturali ed il giudizio che anche i più assidui frequentatori danno dell’anno rotariano riguarda esclusivamente il gradimento dei conferenzieri e dei Franco Angotti ‐ Istruttore Distrettuale 4 temi trattati. Non che tutto ciò sia un aspetto da ridimensionare, tutt’altro. Dico solo che l’aspetto culturale di arricchimento proprio non deve oscurare totalmente le iniziative prettamente rotariane dei club. Insomma bisogna porsi l’obbiettivo di far conoscere a tutti i soci del vostro club i progetti culturali ed umanitari che avete in mente di realizzare. Potrebbe anche accadere che qualche socio insospettato sia in grado di darvi un buon consiglio risolutivo di un problema che vi sta impegnando. Devo anche dire che quasi tutti i club hanno vari strumenti di comunicazione interna: News, Giornali di club, ecc., ma a mio avviso ciò non basta. Occorre che si parli, nelle conviviali e nei caminetti, dei progetti che vi stanno impegnando. Fra l’altro devo sfatare un luogo comune e cioè che quado si parla di rotary si fa il vuoto intorno. Nella mia recente esperienza di vita di club devo dire che le discussioni più partecipate le ho vissute proprio quando si parlava di Rotary. Se occorre, il sottoscritto e la Commissione da me presieduta siamo a vostra disposizione. Ma FAR SAPERE al di fuori del rotary è l’aspetto più problematico che dobbiamo in qualche modo tenere presente e sul quale tutti possiamo fare qualcosa senza grande sforzo o grande capacità comunicativa. È da alcuni anni che il R.I. insiste molto sulla necessità di far conoscere il Rotary. Le indagini statistiche svolte negli ultimi 10 anni in tutto il mondo ci dicono che molti, ma non troppi, conoscono la sigla Rotary, ma ben pochi sanno che cosa il Rotary faccia e da qui il calo di attrattività. È questo un aspetto vissuto con apprensione dai nostri vertici per la mancanza di crescita che globalmente è ferma da una decina di anni a circa 1.200.000 soci. Di ciò ci ha parlato il nostro DG Arrigo al SIPE. Le iniziative per far conoscere il Rotary sono molteplici ed a diversi livelli: La rivista The Rotarian La rivista Rotary Le riviste che ogni Club edita settimanalmente Blog disponibili in Internet Ci sono i siti WEB del Rotary e di ogni Club Ma come si intuisce è tutta circolazione prevalentemente interna al nostro sodalizio. Cosa possono fare i club per far sapere al di fuori dei nostri circuiti? Franco Angotti ‐ Istruttore Distrettuale 5 A mio avviso molto nella misura in cui riescono ad interagire con il territorio di propria competenza, acquistando con ciò visibilità. Se tutti i soci si impegnano ad individuare problemi irrisolti, aspetti sociali più critici, carenze che non si possono risolvere. Naturalmente si deve trattare di aspetti che siano alla portata delle possibilità del club. Gli esempi sono molteplici: alfabetizzazione, immigrazione, banca alimentare, ecc. offrire a ragazzi meritevoli opportunità di esperienze formative, progettualità per specifici aspetti, restauro di rilevanti eredità culturali, ecc.. Mi ha molto colpito l’iniziativa di un club forse emiliano: vi era una rocca medievale da ristrutturare per la quale il club ha offerto il progetto sulla cui base l’amministrazione è poi riuscita ad ottenere il finanziamento. La stampa locale in genere è sensibile a notizie che riguardano le comunità, magari coinvolgendola tempestivamente. Ricordiamoci sempre che la gente, e quindi la stampa, guarda ciò che facciamo, non ciò che diciamo. Vorrei concludere con una semplice considerazione che attiene al modo con cui viviamo la nostra partecipazione al rotary stigmatizzando a volte un eccesso di retorica e altrettanto spesso, specie da alcuni detentori del verbo rotariano, un eccesso di spirito missionario che dovrebbe animarci. Sono a mio avviso entrambe due visioni a rischio di vacuità. Occorre a mio avviso evitare quando si parla di questi argomenti di dare l’impressione che le cose che si dicono richiedano una partecipazione totalizzante, quasi che il Rotary sia da intendere come una missione. Alcuni, lo avrete certamente notato, che usano anche un linguaggio tipico delle omelie. Io penso al contrario che sia necessario avere alcune predisposizioni fondamentali: innanzi tutto bisogna essere convinti che il Rotary è in grado di svolgere delle azioni umanitarie e culturali e che queste soddisfano un profondo nostro desiderio. Ma allora questo richiede da parte nostra un minimo di conoscenza della natura e della struttura del Rotary. Franco Angotti ‐ Istruttore Distrettuale 6
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