Il diario di Claudia

Claudia, Diario dal Camerun
Ciao, mi chiamo Claudia e ho fatto un’esperienza di vita
meravigliosa in Camerun che è iniziata così…
Non appena laureata cerco sul web la possibilità di fare
un’esperienza di internship o volontariato presso Ong
e Organizzazioni Internazionali ma non sono stata per
niente fortunata così, digitando in Google volontariato
internazionale, ho trovato GapYear.
Mi metto a curiosare il sito e scopro che un loro partner
è un’associazione che si occupa della difesa di minori
dallo sfruttamento sessuale e minorile; quello che stavo
cercando: un’esperienza all’estero, in linea con i miei
studi e di volontariato (ecco dove era finita la mia
fortuna).
Verso metà giugno contatto Marta e le propongo l’idea del
mio progetto. Insieme a lei ho raccolto tutto il materiale
necessario per fare una buona rassegna della letteratura
in merito alle attività svolte con i bambini riguardo
all’abuso di minori.
La semplice idea stava diventando qualcosa di realmente
fattibile; questo qualcosa di realmente fattibile è
diventato realtà il 3 Agosto quando ho messo piede
all’aeroporto di Yaoundé.
Ad aspettarmi, davanti al ritiro bagagli, c’erano Collette
- la presidente di Capec - e Leonard - il direttore
della scuola Blis; il tragitto aeroporto-casa è stato un
Claudia
CAMERUN
Gapyear
chiacchierare unico che si è spento solo quando io e Collette
abbiamo appoggiato la testa sul cuscino.
La prima settimana è stata dedicata all’orientamento e
Collette mi ha guidato in tutte le varie burocrazie in giro
per Yaoundé: fotocopia legale del passaporto in questura,
cambio euro - cfa, registrazione presso l’ambasciata italiana,
acquisto della sim locale e della chiavetta internet e altro
ancora.
Dalla seconda settimana è iniziata la mia vita all’interno
della scuola; durante il mese di agosto le lezioni sono
sospese per le vacanze estive ma la scuola offre le summer
activities.
Insieme a Leo e Patrick, un volontario tedesco, ho organizzato
il mese di agosto all’interno della scuola: canto, ballo,
recitazione, sport, lezione di computer, disegno, fotografia …
A Leonard fa molto piacere che il volontario porti qualcosa di
sé all’interno della scuola e che lo condivida con i bambini,
così ho proposto di inserire lezione d’italiano.
Le mie giornate, durante il mese di agosto, iniziavano alle
ore 7.30 con la colazione, alle 8.30 davanti allo school bus e…
Good morning Ernest! - il mitico autista del pulmino linea
Ominisport – e alle 9.00 iniziavano le attività.
La mattinata terminava alle 13.30 e, strano ma vero per i
tempi africani, Ernest era puntualissimo ad aspettarmi per il
rientro in città.
Durante il pomeriggio preparavo le attività per il giorno
dopo e andavo in giro con Gabriela, una brillantissima
signora tedesca che viveva con me e che lavorava come
volontaria nell’orfanotrofio.
Il terzo giorno, cercando disperatamente un
taxista che sapesse dove fosse
il Dipartimento del turismo,
incontriamo Claude, un ragazzo
timidissimo che ci chiede
Can I help you?, una semplice
domanda che ha aperto la strada
a un legame impensabile.
In Camerun le persone sono
estremamente semplici e
di una generosità a volte
imbarazzante…
Il giorno del mio compleanno
Kelly mi regala un pacchetto di
biscotti; durante il tragitto
verso casa dal pulmino vedo Kelly
che cammina e le chiedo Perché
oggi non prendi la moto-taxi? e
lei mi risponde Madame Clodia,
con quei soldi ho preferito farti
il regalo per il tuo compleanno!
Una generosità che hanno fin da
piccoli e che ora accompagna persone
come Leonard, Claude, il papà di Michael…
Il 2 settembre è iniziata la scuola e sono iniziate anche
le giornate un po’ più faticose.
La sveglia era intorno alle 4.30-4.45, poi colazione e preparazione
dello spuntino per metà mattinata e alle ore 6.00 pronta sul pulmino
con Ernest.
Durante il tragitto, che durava circa un’ora e mezza, si
percorrevano le diverse fermate per far salire a bordo i bambini con
le loro stupende divise gialle e blu.
La scuola iniziava ufficialmente alle 7.30 con l’inno nazionale e
finiva alle 14.00; durante queste ore le attività che un volontario
può fare sono: supplenza, lezione d’inglese e/o francese, lezione
di computer, lezioni individuali per i bambini più lenti
nell’apprendimento, gestione della biblioteca…
Durante la mia giornata, ad esempio, affiancavo Leonard
nell’ufficio della direzione da un punto di vista
amministrativo e contabile, svolgevo le attività giornaliere
previste nel mio progetto e aiutavo gli insegnanti e gli altri
volontari nelle loro attività.
Per quanto riguarda il mio progetto, ho svolto un’ora
di lezione al giorno nelle classi 5 e 6 per un totale di
otto settimane, due per ciascun argomento del progetto:
negligenza, abuso psicologico, abuso fisico e abuso sessuale.
All’inizio non è stato semplice introdurmi e presentare il
progetto a tutti gli insegnati ma, grazie a Kelvin - il mio
tutor del progetto - e Leonard, non solo ho portato a termine
il progetto, ma ho anche costruito un amichevole rapporto con
gli insegnanti e tutto lo staff locale.
Dalle 14.00 fino alle 15.30 si riaccompagnavano i bambini a
casa, sempre con il pulmino, e verso le 15.45 pranzavo/cenavo
a casa.
Una volta a settimana arrivavo a casa un’oretta più tardi
perché, con Irene – non un’altra semplice volontaria ma la
mia sorella camerunense - accompagnavo con l’altro pulmino
i bambini che vivono a Soa, una cittadina a circa 20 km da
Yaoundé.
Gli altri giorni della settimana il tragitto di Soa spettava,
a turno, alle altre quattro volontarie. Francesca, da Palermo,
il mio secondo sole in Camerun; Adeline, da Strasburgo, gli
abbracci migliori; Emese, da Budapest, il mio supporto e fonte
di discussione allo stesso tempo; e poi Veronica, da Madrid,
silenziosa ma che parla con gli occhi.
Con loro trascorrevo tutte le mie giornate, sia a scuola
sia durante il tempo libero: stadio, lezioni di danza afro,
escursioni e risate davanti ad una birra.
Credo sia impossibile raccontarti questa spettacolare
esperienza ma spero che queste due paginette abbiano
trasmesso l’impegno, le emozioni, la fatica, la felicità e
la sensazione di pienezza che ho vissuto e che ho tuttora
ripensando al Camerun, alle persone che ho conosciuto e alla
voce dei bambini.