Jobs Act . Comunicato - Fiom

Jobs Act: dopo l'appello, 500 RSU della FIOM e della CGIL chiedono un incontro urgente a Epifani
Ha avuto un grande successo di adesioni all'interno del sindacato l'appello a Guglielmo Epifani,
affinché prenda una posizione netta sul Jobs Act e si smarchi dalla linea del suo partito di
appartenenza, facendosi interprete di un aperto dissenso e promuovendo modifiche radicali alla
legge delega.
La lettera è stata sottoscritta da oltre 500 RSU (delegati sindacali nei luoghi di lavoro) della Fiom e
della Cgil, che chiedono all'ex leader della Cgil di esprimere contrarietà rispetto a quest'attacco
frontale e preordinato ai diritti dei lavoratori, sotto la regia di una forza politica, il Partito
Democratico, che dovrebbe tutelare, sulla carta, gli interessi di chi lavora e dei disoccupati.
L’appello promosso sui territori, diffuso presso i delegati, ha conosciuto quindi una diffusione molto
ampia, segno della preoccupazione rispetto al basso profilo assunto da Epifani in questo dibattito.
Attraverso questa iniziativa, i delegati chiedono un incontro al deputato del Partito democratico, che
sembra voglia scendere in piazza in occasione della grande manifestazione del 25 ottobre
organizzata dalla Cgil. La scelta di manifestare “in difesa del sindacato”, come lo stesso Epifani ha
dichiarato in una recente intervista, mal si concilia con un suo sostegno in Parlamento alle politiche
regressive e fortemente antisindacali del Governo Renzi.
Una scelta, quella di Epifani, in netto contrasto con la sua storia personale e il suo percorso di
esponente di spicco della CGIL, dove ha ricoperto il ruolo di segretario generale per otto anni, dal
2002 al 2010, e dove è stato protagonista di accese lotte contro la cancellazione dell'articolo 18
dello Statuto dei lavoratori, che, se il Jobs Act sarà votato anche alla Camera, verrà smantellato
nelle prossime settimane.
Epifani, che ha sostenuto tante battaglie sindacali, non può improvvisamente, per la così detta
disciplina di partito, piegare il capo e schierarsi contro i lavoratori, adducendo che una legge delega,
che apre un'autostrada ai licenziamenti e cancella diritti e dignità di chi lavora, avrà effetti positivi
sul mercato del lavoro e tutelerà maggiormente i lavoratori.