IL RITRATTO DI EDIMBURGO COME OPERA D’ARTE Marco Romano Se in quella calda estate del 1750 un mercante milanese, avventuratosi fino a Edimburgo, fosse entrato in un pub a farsi una birra, avrebbe posto al birraio l’inevitabile domanda rimasta ancora oggi senza risposta: perché mai, con tutta la neve che cade d’inverno, non vi scavate una ghiacciaia? e mentre noi milanesi possiamo bere un bicchiere di vino bianco quasi gelato voi siete qui condannati a bere sempre tiepida la vostra stout? Ma allo stesso banco un signore appena attempato, sui quarant’anni – domandava nel frattempo a un giovanotto con tredici anni di meno perché mai il birraio si desse tanto da fare per produrre una birra così buona. “Davide, ma perché ci guadagna!” avrebbe trionfalmente risposto dopo venticinque anni il più giovane Adam, portandogli sul letto di morte, fresco di stampa, il libro per il quale diventerà celeberrimo, La ricchezza delle nazioni: solo che sulla strada maggiore della città antica, qui a Edimburgo, David Hume e Adam Smith non sono stati colti come dovevano essere lì sul bancone il giorno nel quale si erano conosciuti, ma con tutta la solennità richiesta da un monumento in bronzo. . Il pub - forse David Hume e Adam Smith 1 Ma forse in quel medesimo pub, due sgabelli più in là, qualche giovane politico locale aveva altro cui pensare, che perché il birraio facesse una birra così buona. Quasi cinquant’anni prima, nel 1707, il parlamento scozzese – del quale rimaneva tuttavia in città il fastoso palazzo - era stato incorporato in quello unitario della Gran Bretagna e soltanto qualche anno prima, nel 1746, gli antiquati clan delle Highland erano stati sconfitti e tolti di mezzo, loro e i loro tartan: ma ora andava profilandosi in tutta evidenza che la prosperità della nazione, nei commerci della pace e nelle battaglie della guerra, era radicata nella sua flotta, e questa flotta era poi attestata soprattutto a Londra e a Londra andava concentrandosi la ricchezza del paese insieme alla riunioni del Parlamento, lontano forse un mese di viaggio da Edimburgo. Dunque, che fare per attenuare questa difficile condizione? L’accorgimento più tentatore sarà quello di aprire la concorrenza a Londra attrezzando un nuovo e moderno porto a Leith, al momento un modesto villaggio di pescatori a poca distanza da Edimburgo, del quale del resto costituisce da secoli un sobborgo. Ma, se Leith è vicina, Edimburgo è appollaiata sul crinale di un colle ormai fittamente abitato, e non è neppure immaginabile possa assolvere il ruolo di un efficiente retroterra portuale, sicché va prendendo corpo il progetto di un grande nuovo quartiere ai piedi della città vecchia, dove i maggiorenti potranno trasferirsi a sostegno della futura dinamica portuale. Nel 1746, Edimburgo è una larga strada maggiore, quasi una piazza principale allungata, aperta da una porta e chiusa dal castello, con al centro una piazza principale con la cattedrale, il palazzo del parlamento e lì di fronte il palazzo municipale, strada contrappuntata in basso dalla piazza del mercato – delle erbe e del bestiame – mentre fuori della porta un lungo sobborgo conduce a un altro antico e semidiruto castello. 2 La strada maggiore verso nord e verso sud La piazza principale con il Il palazzo del parlamento e il palazzo municipale La piazza del mercato La città andava lentamente ampliandosi nel dolce declivio del colle di là dalla piazza del mercato, ma ahimè dalla parte opposta di Leith. E’ invece alla radice della lunga strada maggiore, di là dal dirupo che la sostiene e da una valle dove pascolano le pecore, che il terreno dalla parte di Leith è pianeggiante e sembra adatto per questo nuovo quartiere., e se così ventilato il progetto avrà, come possiamo aspettarci per la sua stessa ambizione, un percorso controverso, sia nel programma sia nelle diverse soluzioni via via presentate, finirà per avviarsi finalmente nel 1766, dopo un concorso vinto da James Craig. Non è strano che, avendo perso sovrani parlamento indipendenza e persino la sua aristocrazia la Scozia sia diventata il paese più colto d’Europa? – sottolineerà Hume – ma per una curiosa consuetudine radicata fin da i primi secoli dal Mille tra questi esponenti della cultura scozzese tutti trascurano il nome di James Craig, il progettista della new town, la cui figura merita senz’altro di venire annoverata e schierata accanto a quelle dello stesso Hume e di Adam Smith, o del pittore Alan Ramsday, il cui bizzarro quadro di un pattinatore tutti ricordano, o del famoso architetto Robert Adam. 3 Esempi di città nuove non erano mancati, Palmanova nel dominio veneziano, un avamposto contro le scorrerie dei turchi, con una pianta stellare, o Avola, ricostruita in Sicilia dopo il terremoto del 1693 con una pianta esagonale, ma non erano noti casi di nuovi corposi quartieri in qualche misura distinti dalla città madre, se non il quartiere secentesco di Aix-en.Provence il cui modello sembrerà fare al caso di Craig. Il nuovo quartiere di Aix-en-Provence e il cours Mirabeau Ad Aix-en-Provence era stato tracciata nel 1646 una nuova ampia passeggiata a far da cerniera a un nuovo quartiere, tematizzato da una piazza al centro di una croce di strade, quella mediana conclusa dal fondale di una chiesa, mentre cours Mirabeau, la passeggiata ai suoi margini, sarebbe diventato l’origine di nuove future sequenze. Craig riprende questo suggerimento e disegna un città rettangolare con una clamorosa intenzione estetica, una strada centrale dedicata a re Giorgio conclusa da entrambi i lati da due square – quello maggiore sarà poi circondato dall’architettura appunto di Robert Adam – e due strade parallele, dedicate alla Principessa e alla Regina, aperte l’una sulla vista della città vecchia sul crinale della collina e l’altra sulla campagna, tre strade intersecate poi da sette altre strade della medesima larghezza che delimitano gli isolati. 4 La città nuova di Craig Il ritratti di Craig e Queen street George street Princes street 5 Charlotte square e St. Andrews square Le trasversali Castle e Hanover street Charlotte street Il piano di Craig non ha soltanto quel pregio estetico immediato di George street con il doppio fondale trionfale delle due chiese su St. Andrews square e Charlotte square, ma offre alla città quella passeggiata che non aveva ancora avuto, lungo Princes strreet – una delle più belle d’Europa, con la veduta della città vecchia sullo sfondo del prato e delle sue pecore - mentre Queen street, costituirà soprattutto la connessione di partenza e di arrivo verso Leith. E poi del tutto nuova è la larghezza delle strade, sui trenta metri, ché se le avenue di Versailles erano ancora più ampie erano quelle di fronte al castello reale, mentre a suggerirla a Craig erano di fatto i boulevard di Parigi, tracciati alla fine del Seicento sul sedime delle mura demolite e del fossato colmato con la veduta sulla campagna ma e che a quei tempi erano ormai diventati vere e proprie strade cittadine. 6 Il boulevard St Antoine Sarà proprio il piano di Craig a suggerire cinquant’anni dopo la larghezza delle nove avenue di New York, intersecate a loro volta da 148 street larghe soltanto venti metri ma anche da sette strade larghe trenta metri: sicché sembra ricorrervi lo stesso schema della quadrettatura di Edimburgo persino nel ritmo delle sette larghe strade trasversali-. Invenzione curiosa che tuttavia avrà soltanto un seguito locale sarà tagliare gli isolati con una strada secondaria sulla quale sono affacciate le schiere dei fabbricati di servizio dei palazzi affacciati lungo le strade maggiori, fabbricati originariamente di un solo piano destinati alle carrozze, alle stalle, a magazzini e quant’altro, e oggi magari ad autorimesse e parecchio più alti. Rose street, una delle strade secondarie e una delle stradine di servizio 7 Ma, ecco, le cose andranno diversamente da quanto desiderato dagli amministratori di Edimburgo, perché sarà parecchio più facile e immediato il drenaggio del porto di Glasgow, una cittadina a quei tempi secondarie ma affacciata sull’Atlantico, che diventerà così il cuore commerciale e industriale della Scozia: del programma originario rimarrà memoria nell’accesso monumentale a Princes street dalla strada di Leith e di Londra. L’ingresso monumentale di Princes street venendo da Leith Sorprendente e straordinario l’atteggiamento dell’establishment di Edimburgo, che . abbandonata la contesa con Glasgow - prenderà sul serio l’accenno di Hume e vorrà venire riconosciuta per questo come una nuova Atene, l’Atene dell’Europa del nord. Specchio clamoroso di questo programma saranno beninteso sia i musei eretti ai piedi della collina, sia la fitta ricorrenza delle statue che, negli incroci più importanti, punteggeranno la new town - e, abbiamo visto, anche la città vecchia – una glorificazione della cultura nazionale culminata nella torre neogotica eretta sulla Princes street alla memoria di Walter Scott. 8 Il monumento a Scott Ma sarà stupefacente e meno consueto il programma di fare della città nel suo insieme la più bella del reame, forse del mondo, un programma che richiederà da un lato un piano regolatore improntato alla massima grandiosità e dall’altro la rinuncia dei cittadini eminenti a personalizzare le facciate delle proprie case e al contrario ad accettare la loro uniformità per rendere coerente la città intera. Nei dieci anni successivi all’avvio della new town di Craig sono diventate di moda sul Continente le piazze circolari e in Inghilterra i Wood costruiranno a Bath un intero complesso costituito dalla sequenza di uno square circolare e da una mezzaluna legati da una strada, tutti con una medesima architettura uniforme, e sarà questo il modello adottato a Edimburgo per una seconda fase della new town - di là dalla Queen street con il suo giardino - la prestigiosa sequenza di uno square circolare e di una piazza rettangolare conclusa da un crescent, anche qui legati da una strada con la medesima architettura uniforme, una sequenza contrappuntata poi da un altro grande square circolare – Moray place - disposto a chiudere sia la sequenza innestata su Charlotte square che quella di Queen street, aprendo il suggerimento di altre sequenze ai confini del fiume. 9 Il Circus e il crescent di Bath 10 La seconda fase della new town Il Royal circus all’estremità settentrionale della sequenza Le case hanno un seminterrato finestrato e aereato, e il giardino è privato 11 Great King street, la strada maggiore della sequenza Drummond place, al’estremità meridionale della sequenza Ma a guardar bene vediamo far qui la sua comparsa una figura caratteristica di Edimburgo, lo square formato da due o più mezzelune accostate fino a formare un cerchio o un ovale, come vediamo clamorosamente nei nuovi circus che concludono la città. Moray place con il suo giardino Nel corso dell’Ottocento questa vera passione estetica non andrà perduta, e da un lato la sequenza di George street verrà ripresa, dietro alla chiesa di Charlotte square, dalla prospettiva di una altra strada trionfale, spina di un nuovo quartiere, conclusa anch’essa da una chiesa, mentre dall’altro lato Princes street darà luogo verso sud alla spettacolosa sequenza di un nuovo crescent davanti a un immenso giardino. 12 Melville street, la strada trionfale al centro del nuovo quartiere I nuovi crescent 13 Eglinton e Glancain crescent Grosvenor e Langdawne crescent Coates crescent 14 Ainslie place crescent Ci potremmo domandare se questa passione per i crescent e per strada con un aspetto monumentale continuerà anche in seguito, come in quello moderno di Bellevue Bellevue crescent Broughton place, Rothsay terrace Ainslei cerescent. St. Patrick square 15 Ma certo i nuovi quartieri manterranno sempre meno quella medesima coerenza, quelli dei meno abbienti e quelli dell’establishment, mentre le nuove espressioni di modernità le ritroviamo ancora una volta alla radice della strada di Leith, mentre la strada principale dalla parte opposta della città, in quel declivio dove sarebbe stato così facile costruire nuovi quartieri – e in effetti vi saranno in seguito costruiti - , manterrà invece per sempre il suo originario aspetto popolare. Leith street e Nicholson street Quanto poi al severo classicismo che ha dominato la new town molto avanti nell’Ottocento, le generazioni alla fine di quel secolo ne avranno forse abbastanza o forse considereranno più congruo con la terra di Walter Scott uno stile eclettico che manterrà tuttavia la vecchia impronta della pietra. 16 E se ora l’attento critico della città come opera d’arte spingesse finalmente la sua curiosità fino alle radici di tutta la vicenda, a Leith, troverebbe una nuova passeggiata la cui vista sul mare non potrebbe tuttavia competere con Princes street 17 La promenade di Leith Questo ritratto segue da una tesi di laurea di Giorgia Cimaschi, dal lungo sopralluogo con Caterina Cavo, ed è dedicato ad Alberto Mingardi, lui sa perché 18
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