Quaderni acp 2014; 21(3): 138 ragazzi La moltiplicazione dei rapporti familiari nel secondo film di Francesco Bruni Noi 4 Italo Spada Comitato cinematografico dei ragazzi, Roma Lo aveva detto Fedro duemila anni fa; lo dice Francesco Bruni in questa sua seconda regia; lo dice chi va a vedere Noi 4 con la convinzione di assistere a una delle solite commedie all’italiana: “Non sempre le cose sono come sembrano”. Può accadere infatti di trovare in un film, che sembrava ricalcare le commediole all’italiana, la descrizione di una famiglia in crisi e i tentativi per recuperare i rapporti logorati, ma non estinti. Da una parte un padre (Ettore) fallito e una madre (Lara) superattiva e superansiosa; dall’altra la figlia maggiorenne (Emma) contestatrice e il figlio adolescente (Giacomo) alle prese con la prima cotta della sua vita. Mondi solo apparentemente separati che hanno lasciato momenti di felicità in uno scatto fotografico. A dispetto di ogni previsione pessimistica, proprio quando ormai sembra impossibile ricostruire i cocci di ciò che fu, ecco la svolta. L’evento che fa cambiare direzione ai 4 coincide con il colloquio orale che il figlio più piccolo si accinge a sostenere per superare gli esami di licenza media. Padre, madre e sorella si ritrovano uniti alle sue spalle, lasciando da parte interessi personali, impegni di lavoro, ansie affettive. È già estate, prime ore del pomeriggio. C’è tempo per andare a festeggiare con un tuffo nel lago e con un rientro collettivo nella tana della serenità. Domani sarà per tutti un altro giorno; non quello della resurrezione totale, ma della speranza. L’alba li ritroverà più determinati, meno nevrotici, più entusiasti, più felici. Potrebbe finire qui la lettura di questo film che intreccia e moltiplica il tema affrontato da Bruni nel 2011 con Scialla!, ma sarebbe un’analisi incompleta. C’è ben altro, infatti. Non più la ricucitura di un solo rapporto tra padre e figlio, ma una fitta trama di relazioni trasversali da ricostruire: marito e moglie, padre e figlia, padre e figlio, madre e figlia, madre e Per corrispondenza: Italo Spada e-mail: [email protected] 138 figlio. E non è tutto, perché ognuno dei quattro personaggi si trascina problemi personali più o meno gravi, più o meno condivisi con gli altri: Ettore, le malcelate frustrazioni per la mancanza di ispirazione e di impiego; Lara, il nervosismo di un superlavoro e l’ossessione di una bellezza al tramonto; Emma, le aspirazioni artistiche sospese nell’occupazione del Teatro Valle, le delusioni d’amore e la paura di una maternità non desiderata; Giacomo, la nostalgia di un’infanzia felice, la paura provocata da sogni e incubi, i turbamenti affettivi accentuati dalla timidezza. Allo scompiglio di relazioni e affetti fa da sfondo una Roma cantiere aperto, caotica e infocata dall’afa di giugno. Bruni, da bravo sceneggiatore, conosce bene il linguaggio delle immagini e non si lascia sfuggire il ricorso a metafore, simboli, allegorie, rimandi. Qualche citazione: avere concentrato tutto in una sola giornata quasi in funzione del finale che ai cinefili dovrebbe ricordare quel “dopo tutto domani è un altro giorno” di Via col vento; avere presentato Lara (Ksenia Rappoport) come una donna che pedala da sola senza mai avanzare, convinta che il percorso della palestra come quello della vita sia sempre in salita; avere fatto perdere il falso treno della felicità a Emma (Lucrezia Guidone) per farle trovare un meno veloce, ma più tranquillo, mezzo sul quale viaggiare aggrappata al guidatore, averla bloccata un attimo prima di cedere alla tentazione di annegare, averle ridato il sorriso solo quando ha trovato la complicità della madre precipitatasi in suo aiuto da una sponda all’altra del Tevere. E ancora: Giacomo (Francesco Bracci) che ha paura dell’avverarsi di un sogno nel quale naufraga l’intera famiglia, Ettore (Fabrizio Gifuni) che agli occhi del figlio esaurisce il credito del bancomat e la credibilità di genitore, Lara ed Ettore che si ritrovano senza volerlo in mezzo alla strada e chiedono aiuto alla figlia per rientrare a casa, l’amuleto portafortuna che emerge dagli scavi di Roma antica… Accostamenti che, in un’arte che è essenzialmente immagine, non possono essere – e non sono – casua- li. Come non è casuale l’intelligente montaggio di Marco Spoletini che, più di una volta, non chiude immediatamente la sequenza e lascia ogni conclusione allo spettatore: Emma è incinta, o no? Ettore si lascerà sfuggire una seconda volta la proposta di lavoro? Lara, dopo la felicità di una sera, sarà meno nevrotica? Giacomo riandrà altre volte al mare con la cinesina Xiaolian? E, soprattutto, quei 4 ritorneranno a essere 1? u Noi 4 Regia: Francesco Bruni Con: Fabrizio Gifuni, Ksenia Rappoport, Lucrezia Guidone, Francesco Bracci, Raffaella Lebboroni, Milena Vukotic Italia, 2014 Durata: 90’, col.
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