Policy Liquidità Della Cassa Rurale di Roncegno Febbraio 2014

Policy Liquidità –febbraio 2014
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Policy Liquidità
Della
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Indice
1
Premessa e Definizioni .................................................................................................................. 3
1.1
Premessa.............................................................................................................................. 3
1.2
Definizioni ............................................................................................................................. 3
1.3
Principi normativi .................................................................................................................. 4
2 Presidio e gestione della liquidità in condizioni ordinarie ............................................................. 6
2.1
Strategie e presidi organizzativi per il rischio di liquidità .................................................... 6
2.2
Gestione della liquidità operativa ........................................................................................ 7
2.3
Gestione della liquidità strutturale ....................................................................................... 8
2.4
Strumenti di misurazione ..................................................................................................... 8
2.4.1 Liquidità operativa............................................................................................................ 8
2.4.1.1
1° livello di monitoraggio ........................................................................................ 9
2.4.1.2
2° livello di monitoraggio ........................................................................................ 9
2.4.1.3
3° livello di monitoraggio ...................................................................................... 11
2.4.2 Liquidità strutturale ........................................................................................................ 11
2.4.3 Stress test ...................................................................................................................... 12
2.5
Struttura dei Limiti Operativ, Indicatori di Attenzione e Soglie di Tolleranza ................. 14
2.5.1 Limiti giornalieri .............................................................................................................. 14
2.5.2 Indicatori di Attenzione mensili e Soglie di Tolleranza................................................. 14
3 Contingency Funding Plan .......................................................................................................... 16
3.1
Indicatori di preallarme ....................................................................................................... 17
3.1.1 Indicatori di Crisi Sistemica ........................................................................................... 17
3.1.2 Indicatori di Crisi Specifica ............................................................................................ 18
3.2
Stato di Allerta .................................................................................................................... 19
3.2.1 Modello Organizzativo ................................................................................................... 19
3.2.2 Strategie di interventi ..................................................................................................... 20
3.3
Stato di Crisi ....................................................................................................................... 21
3.3.1 Modello Organizzativo ................................................................................................... 21
3.3.2 Strategie di interventi ..................................................................................................... 22
4 Strumentazione di supporto......................................................................................................... 23
4.1
Reportistica, metodologie e metriche ................................................................................ 23
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1 Premessa e Definizioni
1.1 Premessa
L’obiettivo del IV° aggiornamento della Circolare 263, emanato dalla Banca d’Italia nel dicembre
2010, è quello di far sì che le banche si dotino di un adeguato sistema di governo e gestione del
rischio di liquidità, per garantire il mantenimento della stabilità nella consapevolezza del livello di
esposizione della banca a tale tipologia di rischio. Nello specifico, la normativa in vigore prevede
che le banche detengano attività liquide adeguate rispetto alle soglie di tolleranza al rischio
individuate dal consiglio di amministrazione.
A seguito di tale intervento normativo è stato precisato che non viene imposto, per il momento, agli
intermediari il rispetto di requisiti di natura quantitativa. Gli indicatori LCR (Liquidity Coverage
Ratio) e NSFR (Net Stable Funding Ratio) saranno infatti introdotti, divenendo vincolanti solo a
partire dal 2015 il primo e dal 2018 il secondo, in fase di recepimento a livello nazionale degli
schemi “Basilea 3”.
Ne consegue che gli indicatori di seguito utilizzati sono essenzialmente finalizzati ad assolvere al
periodo di osservazione stabilito dalla normativa a partire dall’1/1/2011 e tengono conto delle
proposte emerse in un gruppo di lavoro promosso da Federcasse; le ipotesi proposte nella policy
andranno pertanto modificate non appena la Banca d’Italia recepirà la normativa comunitaria
definendo nel dettaglio le componenti degli indicatori di breve e di lungo periodo (LCR e NSFR).
[La CR/BCC adatterà il documento in base alle proprie caratteristiche dimensionali ed
organizzative]
1.2 Definizioni
Si definisce “rischio di liquidità” la possibilità che la Banca non riesca a mantenere i propri impegni
di pagamento a causa dell’incapacità di reperire nuovi fondi (funding liquidity risk) o di vendere
attività sul mercato (asset liquidity risk) per far fronte allo sbilancio da finanziare o che, comunque,
sia costretta a sostenere costi molto alti per far fronte ai propri impegni.
Nell’ambito dei rischi di liquidità si ricomprende quindi anche il rischio di fronteggiare i propri
impegni di pagamento a costi non di mercato, ossia sostenendo un elevato costo della provvista
ovvero (e talora in modo concomitante) incorrendo in perdite in conto capitale in caso di smobilizzo
di attività.
Si definisce “gestione della liquidità” l’insieme delle attività e degli strumenti diretti a perseguire
l’equilibrio di breve e medio/lungo periodo tra i flussi di fondi in entrata e in uscita attraverso il
coordinamento delle scadenze.
Si definiscono “Attività Prontamente Monetizzabili” (APM) le disponibilità di cassa e le attività
rapidamente convertibili in base monetaria dalla Banca attraverso il loro smobilizzo sul mercato
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oppure la costituzione delle stesse in garanzia, con particolare riferimento alle operazioni di
rifinanziamento messe in atto dalla Banca Centrale Europea.
La liquidità è gestita sia in ottica di breve termine (cd. liquidità operativa), sia di medio-lungo
termine (cd. liquidità strutturale). L’adozione di un diverso orizzonte temporale di analisi risponde
alle differenti finalità perseguite attraverso il controllo e la gestione del profilo di liquidità della
Banca.
Il rischio di liquidità si manifesta nel breve termine e fa riferimento alla situazione in cui la Banca
per effetto di un’improvvisa tensione di liquidità, determinata da ragioni che riguardano in maniera
specifica la Banca stessa o da ragioni “sistemiche” del mercato, non riesca a far fronte ai propri
impegni di pagamento. Tali situazioni possono mettere a rischio la continuità aziendale,
degenerando, come estrema conseguenza, in una situazione di insolvibilità della Banca.
Il controllo del profilo di medio-lungo termine della Banca, invece, risponde all’obiettivo di garantire
la gestione ottimale, da un punto di vista strategico, della trasformazione delle scadenze tra
raccolta ed impieghi, tramite un adeguato bilanciamento delle scadenze delle poste dell'attivo e del
passivo, in modo da prevenire situazioni di crisi di liquidità future.
Tale controllo è il necessario presupposto alla definizione del funding plan della Banca, il cui
obiettivo è quello di evitare che l’operatività a medio-lungo termine dia luogo ad eccessivi squilibri
da finanziare a breve termine e di garantire, pertanto, adeguati livelli di raccolta a media-lunga
scadenza, evitando al contempo il rischio di concentrazione delle fonti di raccolta.
1.3 Principi normativi
Le regole per la gestione della liquidità contenute nel presente documento si riferiscono ai principi
espressi nei principali documenti di vigilanza internazionale e nazionale (Comitato di Basilea1,
CEBS2, Banca d’Italia3), in particolare:
1. presenza di una policy per la gestione della liquidità approvata dai vertici aziendali e
chiaramente comunicata all'interno dell'istituzione;
2. esistenza di un sistema informativo adeguato, di una struttura operativa dedicata che
opera all’interno di limiti assegnati e di una struttura di controllo autonoma dalla struttura
operativa (struttura di business);
3. approccio prudenziale nella stima delle proiezioni dei flussi in entrata ed uscita per tutte le
voci patrimoniali, specialmente quelle senza scadenza contrattuale (o con scadenza non
significativa);
Comitato di Basilea, “Principles for Sound Liquidity Risk Management and Supervision”, giugno 2008.
Comitato di Basilea, ”International frame work for liquidity risk measurement, standards and monitoring”, dicembre
2009, di seguito “Documento BCBS”.
2 CEBS, “Second part of CEBS’s technical advice to the European Commision on liquidity risk management”, giugno
2008.
3 Banca di Italia, Circolare 263/06.
Banca di Italia, “Disposizioni in materia di governo e gestione del rischio di liquidità delle Banche dei Gruppi bancari e
degli Intermediari finanziari iscritti nell’elenco speciale. Documento di Consultazione”, giugno 2010.
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4. valutazione dell'impatto di diversi scenari (stress test) sui flussi temporali in entrata e
uscita;
5. predisposizione di un contingency funding plan, con il quale vengono definite strategie
di gestione di eventuali crisi di liquidità e specifiche procedure per il reperimento di fonti di
finanziamento in caso di emergenza.
L'orizzonte temporale ritenuto critico è quello di brevissimo periodo in quanto, nel caso di una crisi
di liquidità, la capacità di far fronte ai pagamenti nei primi giorni è determinante per l'evoluzione del
rischio di liquidità; tuttavia la gestione delle scadenze su periodi più lunghi è utile per prevenire il
futuro formarsi di carenze di liquidità sulle scadenze brevi.
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2 Presidio e gestione della liquidità in condizioni
ordinarie
2.1 Strategie e presidi organizzativi per il rischio di liquidità
Il Consiglio di Amministrazione, con l’ausilio tecnico della Direzione, fissa nel piano strategico
pluriennale le politiche di presidio del rischio di liquidità, considerandone anche i relativi riflessi
economici e fissando linee di indirizzo che tengano in considerazione gli indicatori in grado di offrire
una rappresentazione della situazione finanziaria operativa e strutturale della banca (trattando a
titolo indicativo: il rapporto impieghi su raccolta riferibili alla clientela (al lordo di cartolarizzazioni) e
il rapporto impieghi su raccolta da clientela evoluto; il grado di concentrazione della raccolta da
clientela; il grado di dipendenza accettato da forme di raccolta istituzionale; le riserve di liquidità
della banca; le sintesi sul grado di esposizione al rischio rappresentate dall’indicatore LCR e
dall’indicatore NSFR, ecc.).
Il Consiglio di Amministrazione definisce le soglie di tolleranza per la gestione del rischio di liquidità
approvando anche i limiti e gli indicatori di attenzione necessari all’attivazione del piano di
emergenza.
Annualmente, su proposta della Direzione, il Consiglio di Amministrazione approva il budget
raccordato con il report di liquidità gestionale che sarà aggiornato trimestralmente. Nella delibera
accompagnatoria viene commentato in via specifica il livello del margine fra APM e flussi
previsionali attesi (puntuali e cumulati), indicando, qualora necessario, le azioni gestionali volte ad
assicurare almeno il livello minimo stabilito nel piano strategico.
La programmazione di breve termine deve essere compatibile con il mantenimento di riserve di
liquidità capaci di far fronte in ogni momento agli impegni di pagamento, anche in presenza di
plausibili tensioni nei mercati finanziari.
La Direzione rendiconta con cadenza almeno trimestrale al Consiglio di Amministrazione circa la
posizione di liquidità operativa e strutturale della Banca. Rende inoltre al Consiglio di
Amministrazione informazioni tempestive in caso di deterioramento della situazione di liquidità
della Banca o comunque al superamento delle soglie di tolleranza al rischio di liquidità.
L’Area/Ufficio Finanza ha in carico la gestione operativa della posizione di liquidità, ed agisce
anche in base alle indicazioni del comitato Rischi/ALM/Direzione presidiando nel continuo – di
concerto con l’Area/ufficio crediti e con l’Area/ufficio incassi e pagamenti – i deflussi e gli afflussi
previsti; conseguentemente gestisce entro le proprie deleghe le risorse di tesoreria e contribuisce
alla messa a punto degli strumenti di provvista. Tiene informata la Direzione di eventuali situazioni
meritevoli di attenzione e richiede autorizzazione per eventuali operazioni per le quali non ha
delega; monitora, inoltre, costantemente il rispetto dei limiti.
Con cadenza mensile il Risk Controller, avvalendosi anche del contributo del controllo di gestione e
dell’area finanza, monitora l’andamento della banca riferendosi al report di “liquidità gestionale” in
raccordo con il budget, al report di “liquidità statico” rispetto alle soglie di tolleranza definite nel
seguito e al report “analisi di sensitività”. Su tali basi, predispone, di norma trimestralmente, una
relazione per la Direzione e per il Consiglio di Amministrazione sui “rischi finanziari” (estesa quindi
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anche al rischio di tasso e ai parametri della tesoreria), verificando e commentando la coerenza
della gestione con l’impostazione strategica e il rispetto dei limiti.
L’internal audit, attraverso le proprie periodiche verifiche, esamina l’adeguatezza delle politiche a
presidio del rischio di liquidità e la funzionalità del sistema organizzativo e di controllo ad esso
deputato, fornendo adeguata informativa alla direzione e agli organi sociali.
Il Collegio Sindacale vigila sull’adeguatezza e sulla rispondenza del processo di gestione del
rischio di liquidità ai requisiti stabiliti dalla normativa.
2.2 Gestione della liquidità operativa
L’Area/Ufficio Finanza analizza … [frequenza da definire a cura della BCC/CR] la situazione di
liquidità prospettica della Banca, verificandone la coerenza con gli indirizzi espressi dal Comitato
Rischi/ALM/Direzione e dalla Direzione Generale, provvedendo ad effettuare le opportune
operazioni al fine di garantire le risorse necessarie a far fronte agli impegni di pagamento.
Qualora l’Area/Ufficio Finanza riscontrasse una situazione di liquidità a breve incongrua con la
policy ed i limiti definiti dal Consiglio di Amministrazione, individua le opportune operazioni per
rientrare in detti limiti, riferendone prontamente al Direttore.
In particolare, tra le attività per la gestione della liquidità a breve termine, l‘Area/Ufficio Finanza:
� verifica la presenza di liquidità giornaliera e a breve necessaria all’operatività della Banca
e, nel caso in cui non sia sufficiente, provvede ad effettuare le necessarie operazioni per
ottenerla, tra le quali attivare gli Istituti Centrali di Categoria e/o il mercato interbancario;
� monitora il portafoglio titoli di proprietà, le APM disponibili e i margini disponibili sulle linee
di credito concesse alla banca;
� provvede a valutare l’investimento delle eventuali eccedenze di liquidità sul mercato
monetario coerentemente con l’indirizzo espresso dal Comitato Rischi/ALM/Direzione e nel
rispetto delle limiti.
Qualora l’Area/Ufficio Finanza individui un’operazione di gestione della liquidità operativa a seguito
delle analisi effettuate, provvede a verificare se tale operazione rientri nell’ambito dei poteri
conferiti all’Area stessa. Nel caso in cui l’operazione individuata non sia compatibile con le
autonomie del Responsabile dell’Area stessa, viene richiesta l’autorizzazione al Direttore Generale.
Qualora un’operazione vada oltre i poteri del Direttore Generale, lo stesso la propone al Consiglio
di Amministrazione. Previa autorizzazione del Consiglio di Amministrazione, l’Area/Ufficio Finanza
potrà effettuare l’operazione stessa.
La reportistica elaborata dall’Area/Ufficio Finanza viene messa a disposizione del Risk Controller e
della Direzione.
[Le BCC/CR che verificano periodicamente lo sviluppo potenziale del proprio profilo di liquidità
nell’ambito del Comitato Rischi/ALM/Tesoreria tramite il Report di Liquidità Gestionale messo a
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disposizione dal Servizio di Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca possono integrare
ulteriormente con il seguente paragrafo]
L’Area/Ufficio Finanza, in occasione degli incontri periodici del Comitato Rischi/ALM/Tesoreria,
provvede ad esporre le risultanze dell’analisi della posizione finanziaria netta della Banca su un
orizzonte di 12 mesi mediante il Report Liquidità Gestionale elaborato dall’Ufficio Consulenza
Direzionale di Cassa Centrale Banca e completato dalle previsioni di crescita di impieghi e raccolta
determinata di concerto con il Responsabile dell’Ufficio Pianificazione e Controllo di Gestione e il
Responsabile Ufficio Crediti.
2.3 Gestione della liquidità strutturale
L’Area/Ufficio Finanza analizza la posizione di liquidità strutturale della Banca con la finalità di
verificarne l’aderenza al piano di funding e alle indicazioni del Comitato Rischi/ALM/Direzione ed
avanzare eventuali proposte correttive al Comitato stesso.
L’Area/Ufficio Finanza pone in essere le operazioni che rientrano nell’ambito dei propri poteri
operativi. Nel caso in cui l’operazione ecceda tali poteri, l’Area/Ufficio Finanza propone al Direttore
Generale l’operazione individuata. Quest’ultimo può approvare l’operazione nel caso rientri nelle
proprie autonomie, altrimenti proporne l’operazione al Consiglio di Amministrazione. L’Area/Ufficio
Finanza realizza le operazioni decise dal Consiglio di Amministrazione e dal Direttore Generale.
L’Area/Ufficio Finanza monitora la posizione di liquidità strutturale della Banca mediante l’utilizzo
del Report Trasformazione delle Scadenze e Report Liquidità Strutturale Basilea 3 compliant
elaborato dall’Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca.
2.4 Strumenti di misurazione
2.4.1 Liquidità operativa
Il mantenimento nel breve periodo di un equilibrio tra flussi di cassa in entrata e in uscita
rappresenta un requisito necessario per contenere il rischio di liquidità.
La gestione efficace della liquidità richiede il monitoraggio continuativo e tempestivo della
situazione finanziaria della Banca attraverso la verifica della capacità di far fronte in qualsiasi
momento ai propri impegni di pagamento e la strutturazione di un adeguato processo di
comunicazione delle informazioni rilevanti circa i fabbisogni di natura creditizia e a quelli legati ad
operatività non avvisata.
La Banca ha strutturato il monitoraggio della situazione di liquidità operativa su 3 livelli
�
il 1° livello prevede il presidio giornaliero della posizione finanziaria netta a vista ed a
breve della Banca, delle masse liquide e liquidabili e delle fonti di approvvigionamento;
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�
il 2° livello prevede l’utilizzo mensile di report per la valutazione della robustezza delle
riserve di liquidità e la determinazione degli indicatori di attenzione (report elaborati sulla
base dello strumento maturity ladder);
[Le BCC/CR che verificano periodicamente lo sviluppo potenziale del proprio profilo di liquidità
nell’ambito del Comitato Rischi/ALM/Direzione tramite il Report di Liquidità Gestionale messo a
disposizione dal Servizio di Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca possono integrare
ulteriormente con il seguente paragrafo]
�
Il 3° livello prevede l’utilizzo di report per la proiezione del saldo liquido della banca in
coerenza con le aspettative di crescita di impieghi e raccolta, in occasione della definizione
periodica del piano di funding (report elaborati sulla base dello strumento maturity ladder).
2.4.1.1 1° livello di monitoraggio
La Banca verifica la situazione di liquidità prospettica nei successivi X giorni [frequenza e orizzonte
coperto dall’analisi da definire a cura della BCC/CR],nonché le Attività Prontamente Monetizzabili e
i margini disponibili sulle linee di credito ricevute, al fine di evidenziare la capienza delle riserve
liquide nei confronti degli eventuali fabbisogni netti da finanziare.
2.4.1.2 2° livello di monitoraggio
Attraverso il Report di Liquidità Statico elaborato dall’Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa
Centrale Banca, la Banca misura, monitora e controlla il grado di copertura dei deflussi di cassa
attesi netti su un orizzonte temporale di 30 giorni e di 12 mesi in uno scenario di tensione mediante
un buffer di attività molto liquide a disposizione, in coerenza con il documento pubblicato dal
Comitato di Basilea nel dicembre 2009 (Documento BCBS).
I flussi attesi netti vengono determinati mediante una maturity ladder che evidenzia sia gli sbilanci
periodali (gap periodali) sulle diverse fasce temporali, che gli sbilanci cumulati a 30 giorni e 12
mesi (gap cumulati).
Il buffer di attività liquide viene calcolato facendo riferimento al concetto di Attività Prontamente
Monetizzabili, costituite da Cassa, Titoli Governativi europei denominati in Euro (Titoli APM di Alta
Qualità) e i Titoli non governativi stanziabili nelle operazioni di rifinanziamento presso la BCE (Titoli
APM di Secondo Livello).
I titoli APM vengono determinati al netto di eventuali vincoli e gravami (ad esempio operazioni di
Pronto Contro Termine, Pegni, etc.) valorizzati a prezzi di mercato al netto dello scarto di garanzia
(haricut) previsto dalla BCE per le operazioni di rifinanziamento.
Pertanto tra le APM rientrano anche i titoli “a ponderazione nulla” destinati al rispetto del requisito
dell’operatività prevalente con i soci in quanto impiegabili – pur continuando a concorrere
all’assolvimento di detto requisito – come raccolta collateralizzata per esigenza di liquidità.
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L’allocazione nelle varie fasce temporali dei flussi di cassa generati dalle diverse tipologie di poste
attive (diverse da quelle ricomprese nelle APM) e passive è effettuata sulla base dei seguenti
criteri:
� collocazione in base alle rispettive date di regolamento e/o esigibilità dei flussi certi
originati da poste patrimoniali con scadenze contrattualmente determinate. Le poste attive
relative ad operazioni creditizie nei confronti della clientela ordinaria vengono considerate
completamente esigibili;
� posizionamento nella fascia “a vista” dei flussi relativi ai rapporti interbancari a vista e alle
poste patrimoniali ad utilizzo incerto (poste clientela a vista, linee di credito) per una quota
parte determinata mediante l’applicazione di coefficienti percentuali di tiraggio ripresi dal
Documento BCBS;
� posizionamento nelle fasce fino a 3 mesi dei flussi relativi a finanziamenti deliberati e non
erogati.
La fonte alimentante la maturity ladder è rappresentata dai dati estratti dal sistema informatico
della Banca con frequenza mensile alla data di fine mese.
Il report evidenzia indicatori rappresentativi delle condizioni di esposizione al rischio di liquidità da
parte della Banca e della capacità della stessa di generare liquidità tramite l’attività di gestione
ordinaria e lo smobilizzo delle attività prontamente monetizzabili per fronteggiare i deflussi di cassa
futuri.
Tramite il Report Andamento Temporale Componenti APM e Fabbisogno a 12 mesi elaborato
dall’Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca, la Banca monitora altresì
l’andamento temporale delle APM, distinguendone la parte vincolata da quella disponibile e
verificando anche l’andamento temporale del fabbisogno a 12 mesi discernendone le componenti
maggiormente rilevanti.
Al fine di evidenziare l’insorgenza di vulnerabilità nella propria posizione di liquidità, la Banca
provvede anche a monitorare ed analizzare il seguente set di indicatori riepilogati nel Report
Indicatori di Attenzione elaborato dall’Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca:
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Indice LCRN, ossia Liquidity Coverage Ratio Normal: esprime il rapporto tra l’importo
delle Attività Prontamente Monetizzabili e lo sbilancio cumulato a 30 giorni;
Indice di Copertura del Fabbisogno Cumulato: esprime il rapporto tra l’importo di
Attività Prontamente Monetizzabili e il fabbisogno cumulato a 12 mesi, determinato come
sommatoria degli sbilanci delle singole fasce temporali non consentendo la
compensazione tra l'eventuale disavanzo di una fascia e il surplus di quelle successive;
Soglia di autonomia finanziaria: identifica la fascia temporale in cui le Attività
Prontamente Monetizzabili non sono più sufficienti per la copertura dello sbilancio
progressivo cumulato;
Rapporto APM di Secondo Livello disponibili / APM complessive disponibili:
rappresenta la quota parte di APM disponibili riconducibili a Titoli non governativi
stanziabili nelle operazioni di rifinanziamento presso la BCE;
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Rapporto APM / Margini disponibili su linee di credito concesse alla clientela:
esprime la capacità di copertura da parte delle APM del margine sulle linee di credito
concesse alla clientela oggetto di potenziale tiraggio;
Grado di utilizzo delle linee di credito concesse alla clientela: consente di valutare la
proporzione di fido utilizzato da parte della clientela rispetto all’ammontare
complessivamente accordato dalla Banca;
Concentrazione della raccolta a vista per posizione: consente di valutare il grado di
dipendenza dalle controparti più significative evidenziando il grado di concentrazione sul
10% del complessivo volume della raccolta a vista da clientela;
Grado di dipendenza dalla raccolta interbancaria a breve: misura l’incidenza della
raccolta interbancaria mediante forme tecniche a breve (vista e pronti contro termine)
rispetto al totale della raccolta diretta;
Quota percentuale dei Prestiti Obbligazionari scadenti nei successivi 12 mesi:
rappresenta la quota percentuale di Emissioni Obbligazionarie della Banca in scadenza nei
successivi 12 mesi rispetto al totale delle Emissioni Obbligazionarie;
Grado di concentrazione temporale della raccolta obbligazionaria in scadenza:
misura la massima concentrazione mensile di Prestiti Obbligazionari in scadenza rispetto
al volume complessivo dei Prestiti scadenti nei successivi 12 mesi.
2.4.1.3 3° livello di monitoraggio
[Le BCC/CR che verificano periodicamente lo sviluppo potenziale del proprio profilo di liquidità
nell’ambito del Comitato Rischi/ALM/Direzione tramite il Report di Liquidità Gestionale messo a
disposizione dal Servizio di Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca possono integrare
ulteriormente con il seguente paragrafo]
Al fine di completare le risultanze dei monitoraggi periodici sulla situazione andamentale della
liquidità aziendale e di prevenire l’insorgenza di potenziali mismatch di sviluppo delle masse
intermediate, la Banca simula mediante il Report di Liquidità Gestionale, elaborato dall’Ufficio
Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca, l’andamento prospettico della liquidità aziendale
in funzione delle proprie aspettative di crescita nei successivi 12 mesi.
Mediante tale analisi, la Banca modula nel tempo il piano di funding coerentemente con gli obiettivi
prefissati e con l’effettivo andamento della masse di raccolta, impiego e liquidità, in modo da
mantenere coerenza tra le politiche di raccolta, di impiego e lo sviluppo del piano operativo
annuale.
2.4.2 Liquidità strutturale
La gestione della liquidità strutturale è volta ad assicurare l’equilibrio finanziario della struttura per
scadenze con orizzonte temporale superiore ai 12 mesi, attraverso il mantenimento di un adeguato
rapporto tra passività complessive e attività a medio-lungo termine, finalizzato ad evitare tensioni
sulle fonti a breve temine.
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Per il controllo del rischio della liquidità strutturale la Banca assume a riferimento anche il modello
introdotto dal documento BCBS del dicembre 2009 finalizzato a misurare gli eventuali squilibri
strutturali nella composizione delle attività e passività di bilancio oltre l’orizzonte temporale
dell’anno.
Nel Report Liquidità Strutturale Basilea 3 compliant, elaborato dall’Ufficio Consulenza
Direzionale di Cassa Centrale Banca, viene determinato il coefficiente NSFR (Net Stable Funding
Ratio) il quale confronta il patrimonio e il totale della provvista stabile (raccolta con scadenza
residua oltre l’anno e la quota ritenuta ‘stabile’ dei depositi a vista) con le componenti meno liquide
dell’attivo.
Per il monitoraggio nel tempo dell’equilibrio strutturale delle masse intermediate la Banca provvede
a monitorare ed analizzare i seguenti indicatori (Indicatori di Attenzione) riepilogati nel Report
Indicatori di Attenzione elaborato dall’Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca:
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Rapporto Impieghi Raccolta: confronta l’ammontare degli impieghi verso clientela con la
raccolta complessiva. Questo indicatore misura il grado di utilizzo dalla raccolta diretta.
Rapporto Impieghi Raccolta Evoluto: confronta l’ammontare degli impieghi verso
clientela con la raccolta complessiva al netto dei PCT inclusi i fondi permanenti disponibili.
Questo indicatore sviluppa il tradizionale rapporto allo scopo di misurare il reale grado di
utilizzo del funding complessivo della Banca composto dal capitale netto libero (Fondi
Permanenti Disponibili) e dalla raccolta diretta investibile.
NSFR (Net Stable Funding Ratio): confronta il patrimonio e il totale della provvista stabile
con le componenti meno liquide dell’attivo.
Rapporto tra la massa di impieghi a scadenza oltre 1 anno e raccolta stabile:
definisce il grado di copertura degli impieghi a scadenza oltre 1 anno con l’ammontare
complessivo di raccolta a scadenza oltre 1 anno compresi i fondi permanenti disponibili4.
Durata delle attività con scadenze superiori a 12 mesi: esprime la durata media delle
attività con scadenze superiori a 12 mesi costituite da impieghi a tempo, titoli in regime
contabile HTM e L&R.
Durata delle passività a scadenze superiori a 12 mesi: esprime la durata media della
raccolta stabile, intesa come passività aventi scadenza superiore a 12 mesi.
2.4.3 Stress test
Gli stress test, in generale, sono tecniche quantitative e qualitative con le quali la Banca valuta la
propria vulnerabilità ad eventi eccezionali ma plausibili. Nell’ambito del rischio di liquidità, tali
tecniche valutano i potenziali effetti di variazioni significative di uno o più fattori di rischio (analisi di
sensitività).
Somma del Patrimonio di Vigilanza e del Fondo TFR, al netto dei crediti in sofferenza, dei cespiti e delle
partecipazioni. Qualora l'Istituto presenti passività subordinate, il Patrimonio di Vigilanza alla base del calcolo dei Fondi
Permanenti Disponibili, viene nettato della quota delle stesse in esso computata, al fine di non sovrastimare i mezzi di
raccolta.
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Policy Liquidità –febbraio 2014
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I risultati delle prove di stress forniscono un supporto:
� per strutturare o modificare il grado di liquidabilità degli asset della Banca;
� all’individuazione di ulteriori criteri per l’appropriata composizione delle attività e delle
passività della Banca;
� per la definizione e la revisione periodica dei sistemi di attenuazione del rischio di liquidità,
in primis la policy di Liquidità ed il Contingency Funding Plan.
Analisi di Sensitività
La Banca esegue prove di stress, in termini di “analisi di sensitività”, coerenti con la definizione di
rischio di liquidità adottata.
Per formulare una previsione sul comportamento dei propri flussi di cassa in condizioni sfavorevoli
la Banca utilizza indicazioni fornite dalle normative e dalle linee guida di vigilanza eventualmente
integrate da ipotesi determinate in base all’esperienza aziendale.
L’identificazione di appropriati fattori di rischio è di fondamentale importanza ai fini
dell’adeguatezza delle prove di stress. A tale proposito, considerate le caratteristiche e le
complessità operative della Banca, nonché i punti di vulnerabilità che possono inficiare la liquidità
della stessa, la Banca ha identificato i seguenti fattori di rischio rispetto ai quali determinare la
sensitività dell’indicatore LCRN sull’orizzonte temporale di un mese:
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
aumento del prelievo della raccolta a vista
incremento del grado di utilizzo delle linee di credito concesse
riduzione del tasso di rinnovo delle passività a tempo in scadenza
aumento del tasso di riacquisto delle proprie Emissioni obbligazionarie
incremento della velocità di erogazione dei mutui deliberati
diminuzione improvvisa del grado di liquidità delle Attività Prontamente Monetizzabili
riduzione dell’utilizzabilità delle linee di credito ricevute
riduzione dell’incasso dei crediti in prossima scadenza
aumento del tasso di escussione dei crediti di firma
riduzione raccolta interbancaria a vista
L’esercizio dei test di stress, secondo le suddette modalità, viene effettuato a mezzo dell’analisi di
sensititvità predisposta dal Servizio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca.
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2.5 Struttura dei Limiti Operativi, Indicatori di Attenzione e Soglie di Tolleranza
La struttura dei limiti operativi e degli indicatori di attenzione è definita in modo tale da consentire
alla Banca di disporre di un quantitativo di liquidità che le consenta di fronteggiare le esigenze
operative e di operare con l’obiettivo di mantenere un'adeguata posizione netta di liquidità a breve.
2.5.1 Limiti giornalieri
L’ Area/Ufficio Finanza monitora quotidianamente:
�
�
Il saldo liquido prospettico giornaliero a X giorni [da definire a cura della Banca, ad
esempio a 5 giorni] dei conti correnti di corrispondenza;
L’importo delle Attività Prontamente Monetizzabili al netto di eventuali vincoli o impegni.
L’ammontare delle APM nette deve coprire l’eventuale saldo prospettico giornaliero negativo
sull’orizzonte di analisi.
[Nel caso in cui la CR/BCC disponga di una linea di credito presso altro Istituto, eventualmente
garantita da titoli]
In caso contrario l’Area/Ufficio Finanza verifica la copertura dell’importo eccedente le APM tramite
il margine disponibile delle linee di credito, eventualmente garantita da titoli, ottenute da altri Istituti.
La reportistica elaborata dall’Area/Ufficio Finanza con l’evidenza della natura della copertura
dell’eventuale saldo prospettico negativo viene messa a disposizione dell’Ufficio Risk Controller e
della Direzione.
2.5.2 Indicatori di Attenzione mensili e Soglie di Tolleranza
L’Ufficio Risk Controller analizza periodicamente l’esposizione al rischio di liquidità operativa e
strutturale.
Nel primo ambito viene verificata mensilmente la capacità di copertura del fabbisogno potenziale a
1 mese e a 12 mesi mediante le Attività Prontamente Monetizzabili messa in evidenza dal Report
Liquidità Statico tramite i due indicatori sintetici, rispettivamente l’indicatore LCRN, Liquidity
Coverage Ratio Normal e l’Indice di copertura del Fabbisogno cumulato.
Gli indicatori di liquidità operativa classificano altresì la Banca all’interno di 5 classi di rischiosità
crescenti.
Laddove venga riscontrato che almeno uno dei due indicatori di copertura evidenzi una classe pari
a 4 o 5, l’Ufficio Risk Controller provvede a inoltrare una rendicontazione alla Direzione fornendo
delucidazioni in merito alle motivazioni che determinano il posizionamento della Banca.
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La soglia di tolleranza al rischio di liquidità operativa viene individuata dal Consiglio di
Amministrazione nel mantenimento….
alternativamente:
- degli indicatori di liquidità operativa almeno in classe X
- degli indicatori di liquidità operativa almeno ad un valore superiore a Y
Al superamento della soglia di tolleranza al rischio di liquidità operativa il Direttore informa
tempestivamente il Consiglio di Amministrazione per le opportune valutazioni in merito.
Nell’ambito della liquidità strutturale, l’Ufficio Risk Controller provvede a verificare l’equilibrio
finanziario delle componenti di attivo meno liquide con la provvista stabile mediante l’indicatore
sintetico NSFR, Net Stable Funding Ratio.
Vengono individuate 5 classi di rischiosità crescente cui la Banca può appartenere in base al
valore dell’indicatore NSFR.
Laddove venga riscontrato che la Banca è assegnata alla classe 4 o 5, l’Ufficio Risk Controller
provvede a inoltrare una rendicontazione alla Direzione fornendo delucidazioni in merito alle
motivazioni che determinano il posizionamento della Banca.
La soglia di tolleranza al rischio di liquidità strutturale viene individuata dal Consiglio di
Amministrazione nel mantenimento….
alternativamente:
- dell’indicatore di liquidità strutturale (NSFR) almeno in classe X
- degli indicatori di liquidità strutturale (NSFR) almeno ad un valore
superiore a Y
Al superamento della soglia di tolleranza al rischio di liquidità strutturale il Direttore informa
tempestivamente il Consiglio di Amministrazione per le opportune valutazioni in merito.
Il posizionamento relativo della Banca in termini di liquidità operativa e strutturale verrà visionato
periodicamente dal Comitato Rischi/ALM/Direzione sulla base dell’analisi mensile del Risk
Controller.
L’Ufficio Risk Controller monitora mensilmente il valore degli Indicatori di Attenzione previsti dalla
Policy riepilogati dal Report Indicatori di Attenzione elaborato dall’Ufficio Consulenza Direzionale
di Cassa Centrale Banca e lo comunica alla Direzione Generale e all’Ufficio Finanza/Tesoreria; il
valore degli Indicatori di Attenzione viene altresì analizzato criticamente nell’ambito del Comitato
Rischi/ALM/Direzione al fine di completare il quadro di lettura delle condizioni generali di liquidità
dell’Istituto e della loro evoluzione nel tempo.
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3 Contingency Funding Plan
La crisi di liquidità può essere sistemica o specifica.
L’obiettivo del Contingency Funding Plan (CFP) è quello di salvaguardare la Banca da danni o pericoli
scaturenti dalla crisi di liquidità e contestualmente di garantire la continuità operativa aziendale in
condizioni di grave emergenza.
A tal fine il CFP deve assicurare:
� l’identificazione dei segnali di crisi (indicatori di preallarme);
� la definizione delle situazioni anomale, delle modalità di attivazione dell’unità organizzativa
incaricata della gestione di situazioni di crisi e delle procedure di emergenza;
� l’individuazione delle strategie d’intervento.
Il sistema degli indicatori di preallarme può segnalare tre differenti scenari operativi riconducibili al
progressivo deterioramento della posizione di liquidità della Banca:
� Normalità;
� Allerta;
� Crisi.
I responsabili del monitoraggio e della gestione della liquidità, così come ogni collaboratore dell’Istituto,
sono peraltro chiamati a segnalare con tempestività ogni situazione di allarme o crisi.
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3.1 Indicatori di preallarme
Il sistema di segnali di allarme è la base su cui si fonda l’architettura del Contingency Funding Plan. Di
seguito, si forniscono un set di indicatori di preallarme. Tali indicatori (per una più dettagliata
descrizione si veda la sezione dedicata ai Flussi Informativi) sono suddivisi tra indicatori di Crisi
Sistemica e di Crisi Specifica.
3.1.1 Indicatori di Crisi Sistemica
Gruppo Indicatori
Gruppo 1
Gruppo 2
Gruppo 3
Gruppo 4
Gruppo 5
Indicatore di Preallarme
Valore soglia
dell’Indicatore
0.20
0.10
0.10
0.10
0.10
0.10
0.10
0.10
-20%
-20%
Variazione Eonia
Variazione Euribor 1M
Variazione Euribor 3M
Variazione Euribor 6M
Variazione Spread Euribor 1M – Eonia Swap 1M
Variazione Spread Euribor 3M – Eonia Swap 3M
Variazione Spread Euribor 6M – Eonia Swap 6M
Scostamento fra tasso marginale BCE e tasso Refi
Variazione nel bid to cover ratio
Variazione volumi e-MID segmento ON
Volumi e-MID altri segmenti
Variazione mensile credit spread rating A (bps)
Variazione mensile credit spread rating BBB (bps)
10
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Per ciascuno dei gruppi di indicatori, se almeno un indicatore manifesta un segnale di tensione, viene
considerato in situazione di anomalia l’intero gruppo di indicatori del quale il singolo indicatore fa parte.
STATO DELLA BANCA
Normalità
DESCRIZIONE
Quando 1 o 2 gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia
Allerta
Quando 3 o 4 gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia
Crisi
Quando tutti i gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia
Gli indicatori vengono monitorati giornalmente dall’Ufficio Risk Controller che provvede a informare
tempestivamente la Direzione Generale e l’Area/Ufficio Finanza nel caso in cui vengano riscontrate
della anomalie.
La Banca utilizza per il monitoraggio degli indicatori di crisi sistemica le informazioni fornite da Cassa
Centrale Banca.
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3.1.2 Indicatori di Crisi Specifica
TIPO INDICATORE
Posizionamento Indice LCRN
Non rinnovo/revoca/riduzione fidi ottenuti da parte di Istituti Centrali di categoria o altre banche
Difficoltà di Collocamento dei Prestiti Obbligazionari
Perdita di Clienti Rilevanti
Consistente Aumento delle Sofferenze Lorde
L’attribuzione dello Stato della Banca avviene in base al numero di indicatori che evidenziano anomalia
seconda la seguente tabella:
STATO DELLA BANCA
Normalità
DESCRIZIONE
Quando 1 o 2 indicatore evidenzia una situazione anomala
Allerta
Quando 3 0 4 indicatori evidenziano una situazione anomala
Crisi
Quando tutti gli indicatori evidenziano una situazione anomala
Gli indicatori vengono monitorati … [frequenza da definire a cura della BCC/CR] dall’Ufficio Risk
Controller che informa la Direzione Generale nel caso in cui vengano rilevate delle anomalie.
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3.2 Stato di Allerta
3.2.1 Modello Organizzativo
La modalità organizzativa di gestione dello stato di allerta prevede che il responsabile della funzione
Risk Controller informi il Direttore Generale che, a sua volta, analizzate le evidenze emerse, decide se
convocare il Comitato Rischi/ALM/Direzione.
Nel caso in cui il Direttore Generale ritenga, a seguito delle evidenze degli indicatori di preallarme e
delle analisi realizzate, che si sia verificato lo stato di allerta, informa il Comitato Rischi/ALM/Direzione.
L’immediata convocazione del Comitato Rischi/ALM/Direzione ha lo scopo di assicurare il presidio ed il
coordinamento delle strategie di intervento finalizzate al rientro ad uno stato di normalità. A tal fine il
Comitato può:
� analizzare la situazione e definire gli obiettivi e gli impatti;
� proporre le strategie di intervento previste (nel caso in cui sia opportuno realizzarle);
� quantificare, quando possibile, i costi degli interventi individuati;
� informare, per il tramite del Direttore Generale, il Consiglio di Amministrazione della situazione
in essere;
� informare le altre funzioni organizzative coinvolte nel processo.
Nell’attuare le strategie il Direttore Generale individua gli interventi, nei limiti delle proprie deleghe
operative e previo parere del Comitato Rischi/ALM/Direzione, informa il Consiglio di Amministrazione
relativamente alle operazioni da eseguire. Nel caso in cui gli interventi da realizzare non rientrino nelle
deleghe operative conferitegli, il Direttore Generale propone al Consiglio di Amministrazione le azioni
da intraprendere. Successivamente all’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione, il
Direttore Generale, con il supporto delle funzioni aziendali competenti, realizza gli interventi deliberati.
Nel caso in cui gli interventi intrapresi siano stati sufficienti a ristabilire una condizione operativa
“normale”, viene concluso lo stato di allerta dal Direttore Generale che ne dà comunicazione al
Comitato Rischi/ALM/Direzione e al Consiglio di Amministrazione, oltre che alle funzioni organizzative
direttamente coinvolte nel processo.
Qualora, invece, lo stato di allerta sia peggiorato e gli interventi realizzati non siano stati sufficienti ad
assicurare la gestione dei rischi specifici e/o sistemici, viene chiamato lo stato di crisi.
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3.2.2 Strategie di interventi
Di seguito si riportano, a titolo indicativo, alcune azioni che possono essere intraprese.
Tipologia Strategia
Descrizione
utilizzare pienamente gli strumenti di rifinanziamento presso
l’Autorità di Politica Monetaria
Strategie per
generare liquidità:
Strategie per
trattenere liquidità:
utilizzare le linee di credito ordinarie, concesse dagli Istituti di
Credito Centrali/altre Controparti
individuare ulteriori controparti che possano finanziare la
Banca
bloccare le linee revocabili concesse
ritardare l’erogazione di finanziamenti
sospendere temporaneamente o in via permanente, se
possibile, i finanziamenti da erogare
aumentare i tassi sulla raccolta (attirare nuovi fondi) e/o i tassi
sui rinnovi delle operazioni di impiego (moderare la richiesta
di finanziamenti)
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Crisi
Sistemica
Crisi
Specifica
X
X
X
X
X
X
X
X
X
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3.3 Stato di Crisi
3.3.1 Modello Organizzativo
La modalità organizzativa di gestione dello stato di crisi della liquidità prevede la costituzione di un
organo con poteri deliberativi costituito allo scopo di assicurare il presidio, la definizione ed il
coordinamento delle strategie di intervento finalizzate al superamento della crisi.
Tale organo prende il nome di Gruppo Gestione Crisi ed è composto da:
�
�
Consiglio di Amministrazione;
Comitato Rischi/ALM/Direzione.
Il responsabile della funzione Risk Controller informa il Direttore Generale che, a sua volta, convoca sia
il Comitato Rischi/ALM/Direzione sia il Consiglio di Amministrazione.
Il Gruppo Gestione Crisi analizzando anche la reportistica per il monitoraggio della liquidità operativa
(con focus sui risultati in condizioni di stress) può dichiarare lo stato di crisi di liquidità. Qualora il
Gruppo Gestione Crisi non dichiari lo stato di crisi di liquidità si attivano comunque le procedure
organizzative dello stato di allerta.
Il Gruppo Gestione Crisi può dichiarare lo stato di crisi della liquidità ed assumere tutti i poteri atti a
fronteggiare l’emergenza di liquidità, in particolare può:
� analizzare la situazione, definire gli obiettivi e gli impatti;
� identificare le strategie volte a superare lo stato di crisi;
� quantificare, quando possibile, i costi degli interventi individuati;
� realizzare gli interventi volti al superamento della crisi;
� informare le altre funzioni organizzative coinvolte nel processo;
� coordinare il processo di comunicazione con l’Autorità di Vigilanza e verso l’esterno (media,
clienti, ecc.);
� approvare la comunicazione interna.
Il Gruppo Gestione Crisi revoca lo stato di crisi di liquidità una volta superata l’emergenza e valuta se
avviare le procedure organizzative previste per lo stato di allerta oppure se prevedere “direttamente” la
gestione normale della liquidità.
L’Area/Ufficio Finanza, in collaborazione con il Risk Controller, svolge almeno con frequenza annuale
una simulazione di una o più strategie di intervento previste per lo stato di crisi, al fine di verificare il
corretto funzionamento degli strumenti e la velocità di attivazione.
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3.3.2 Strategie di interventi
Di seguito si riportano, a titolo indicativo alcune azioni che il Comitato Esecutivo può intraprendere.
Le strategie per fronteggiare la crisi sono di volta in volta individuate.
Tipologia
Strategia
Descrizione
utilizzare pienamente gli strumenti di rifinanziamento
presso l’Autorità di Politica Monetaria
Strategie per
generare liquidità:
Strategie per
trattenere liquidità:
utilizzare tutte le linee di credito disponibili presso gli
Istituti di Credito Centrali/altre Controparti
richiedere il temporaneo ampliamento delle linee di
credito agli Istituti Centrali di Categoria
smobilizzare altri asset aziendali, a partire da quelli
maggiormente liquidi
bloccare le linee revocabili concesse
ritardare l’erogazione di finanziamenti
sospendere temporaneamente o in via permanente,
se possibile, i finanziamenti da erogare e l’analisi di
istruttoria sui finanziamenti già richiesti
aumentare i tassi sulla raccolta (attirare nuovi fondi)
e/o i tassi sui rinnovi delle operazioni di impiego
(moderare la richiesta di finanziamenti)
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Crisi
Sistemica
Crisi
Specifica
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
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4 Strumentazione di supporto
4.1 Reportistica, metodologie e metriche
Al fine di poter prendere efficacemente corrette decisioni in merito alla gestione della liquidità è
necessario disporre di un adeguato sistema informativo che consenta di valutare la situazione corrente
dell’Istituto, nonché di anticipare l’evoluzione futura della posizione di liquidità.
A supporto dell’attività di analisi e monitoraggio dell’esposizione dell’Istituto al rischio di liquidità, viene
utilizzata la seguente reportistica:
�
Messa a disposizione da Cassa Centrale Banca nell’ambito del Servizio di Consulenza
Direzionale cui la CR/BCC aderisce:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
�
Report Indicatori di Attenzione
Report Liquidità Statico
Report Andamento Temporale delle Componenti APM e Fabbisogno Cumulato a 12 mesi
Report di Concentrazione della Raccolta – Poste a vista Passive
Analisi Portafoglio Titoli e dettaglio APM
Analisi dei Prestiti Obbligazionari in Scadenza entro 1 anno
Report di Stress – Analisi di Scenario (Crisi Sistemica, Crisi Specifica, Basilea 3 compliant)
oppure Report Stress – Analisi di Sensitività
Report di Trasformazione delle Scadenze
Report Impieghi Raccolta
Report Liquidità Strutturale Basilea 3 compliant
Report Liquidità Gestionale
Report di Trasformazione delle Scadenze Prospettico a 12 mesi
Report Indicatori di Crisi Sistemica
Prodotti internamente dagli uffici della CR/BCC secondo le attribuzioni della presente Policy:
1. Report Indicatori di Crisi Specifica
[La BCC/CR provvederà ad aggiungere alla lista e al relativo dettaglio metodologico sotto
riportato gli ulteriori o diverse documentazioni prodotte e/o utilizzate nel processo di gestione
del rischio di liquidità]
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REPORTS ELABORATI DAL SERVIZIO CONSULENZA DIREZIONALE DI CASSA CENTRALE
BANCA
Report Indicatori di Attenzione
Il Report riepiloga gli indicatori di attenzione relativi alla liquidità operativa e strutturale previsti dalla
policy.
Gli indicatori di attenzione adottati dalla Banca sono i seguenti:
� Indice LCRN, Liquidity Coverage Ratio Normal;
� Indice di Copertura del Fabbisogno Cumulato;
� Soglia di Autonomia Finanziaria;
� Rapporto APM di Secondo Livello disponibili / APM complessive disponibili;
� Rapporto APM / Margini disponibili su linee di credito;
� Grado di utilizzo delle linee di credito concesse alla clientela;
� Concentrazione della raccolta a vista per posizione;
� Grado di dipendenza dalla raccolta interbancaria a breve;
� Quota percentuale dei Prestiti Obbligazionari scadenti nei successivi 12 mesi;
� Grado di concentrazione temporale della raccolta obbligazionaria in scadenza;
� Rapporto Impieghi Raccolta;
� Rapporto Impieghi Raccolta Evoluto;
� NSFR, Net Stable Funding Ratio;
� Rapporto tra la massa di impieghi a scadenza oltre 1 anno e raccolta stabile;
� Durata delle attività con scadenze superiori a 12 mesi;
� Durata della passività con scadenze superiori a 12 mesi.
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Report Liquidità Statico
Il Report Liquidità Statico mostra nella maturity ladder i flussi futuri in entrata ed uscita generati
dall’attivo e del passivo della Banca determinati da operazioni già contabilizzate unitamente ai flussi
ulteriori generati da accadimenti non ordinari connotanti uno stato di tensione.
I flussi legati ad accadimenti non ordinari vengono modelizzati seguendo le ipotesi indicate nel report.
Il report mette in evidenza altresì la quantificazione delle Attività Prontamente Monetizzabili secondo le
seguenti definizioni:
� Attività Prontamente Monetizzabili di Alta Qualità sono costituite dai titoli emessi da Stati
appartenenti all’Area EMU espressi in Euro, non strutturati e accettati come garanzia per le
operazioni di rifinanziamento presso la BCE;
� Attività Prontamente Monetizzabili di Secondo Livello sono costituite dai titoli non governativi
espressi in Euro accettati come garanzia per le operazioni di rifinanziamento presso la BCE;
� I titoli oggetto di quantificazione vengono computati al valore di mercato ultimo disponibile (di
fine mese) e al netto dello scarto di garanzia applicato dalla BCE in occasione delle operazioni
di rifinanziamento garantite dai titoli stessi;
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�
�
I titoli vengono considerati al netto di qualsiasi gravame che ne impedisca la piena e
tempestiva disponibilità, come ad esempio Pronti contro Termine, pegni etc.;
Le Attività Prontamente Monetizzabili complessive sono costituite dalla sommatoria delle
Attività Prontamente Monetizzabili di Alta Qualità disponibili, dalle Attività Prontamente
Monetizzabili di Secondo Livello disponibili, nonché dalla Cassa.
Al fine di permettere un’analisi compiuta del grado di rilevanza del rischio di liquidità in una situazione
di tensione, il report provvede a mettere in evidenza, tra le altre, le due seguenti informazioni, utilizzate
di seguito per il calcolo degli indicatori di sintesi:
� Sbilancio progressivo cumulato a 1 mese: calcolato mediante la somma dei gap di liquidità
relativi alle fasce contigue vista, 1-7 giorni e 7 gg-1 mese . Esso mette in evidenza il potenziale
fabbisogno di liquidità a 1 mese dell’Istituto nel quadro di tensione modelizzato dal report.
� Fabbisogno cumulato a 12 mesi: calcolato come sommatoria degli sbilanci delle singole fasce
temporali non consentendo la compensazione tra l'eventuale disavanzo di una fascia e il
surplus di quelle successive
Il quadro sintetico dell’esposizione della CR/BCC al rischio di liquidità viene messo in evidenza dal
report mediante il calcolo di un insieme di indicatori, in grado di misurare la capacità della stessa di
generare liquidità tramite gli strumenti della gestione ordinaria e lo smobilizzo delle attività prontamente
monetizzabili per fronteggiare le uscite future. Questi indicatori sono:
� Liquidity Coverage Ratio Normal (LCRN): esprime il rapporto tra le attività prontamente
monetizzabili e lo sbilancio progressivo cumulato a 1 mese.
� Indice di Copertura del Fabbisogno cumulato: esprime il rapporto tra le attività prontamente
monetizzabili e il fabbisogno cumulato a 12 mesi
� Soglia di autonomia finanziaria: rappresenta la fascia temporale in cui le attività prontamente
monetizzabili non sono più sufficienti per la copertura dello sbilancio progressivo cumulato.
Al fine di facilitare il confronto dell’esposizione al rischio di liquidità della CR/BCC rispetto ai gruppi di
riferimento, viene utilizzata una classificazione dell’Istituto all’interno di 5 classi di rischiosità crescenti
costruita utilizzando i seguenti valori soglia:
Valori soglia degli indicatori LCRN e Indice di
copertura fabbisogno cumulato
Classe
Intervallo valore indicatore
Riserve di Liquidità
1
Nessun fabbisogno da coprire
Molto Abbondanti
2
Superiore a 2
Abbondanti
3
1.01
2.00
Sufficienti
4
0.50
1.00
Scarse
5
0.00
0.50
Molto Scarse
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
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Report Andamento Temporale delle Componenti APM e Fabbisogno Cumulato a 12 mesi
Il Report Andamento Temporale delle Componenti APM e Fabbisogno Cumulato a 12 mesi propone
un’analisi della liquidità della Banca attraverso la composizione e la dinamica nel tempo delle Attività
Prontamente Monetizzabili e del Fabbisogno Cumulato a 12 mesi con l’obiettivo di evidenziare
l’evoluzione temporale delle rispettive componenti.
L’evoluzione temporale delle componenti delle Attività Prontamente Monetizzabili viene sintetizzata
distinguendo:
� Titoli APM Alta Qualità Liberi;
� Titoli APM Alta Qualità Impegnati;
� Titoli APM Secondo Livello Liberi;
� Titoli APM Secondo Livello Impegnati.
Il Report mette in evidenza inoltre anche la dinamica delle componenti del Fabbisogno Cumulato a 12
mesi con l’illustrazione grafica dei seguenti elementi:
� Componenti positive (Crediti Banche a Vista, Altro Attivo e Utilizzo Linee di Credito Ricevute);
� Componenti negative (Debiti Clientela a Vista, Debiti rappresentati da Titoli, Altro Passivo,
Utilizzo dei Margini sulle Linee di Credito, Utilizzo dei Mutui Deliberati non ancora Erogati,
Crediti di Firma).
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Report di Concentrazione della Raccolta – Poste a vista Passive
Il Report intende cogliere, per mezzo di scaglioni percentuali prestabiliti, il grado di concentrazione per
posizioni della raccolta a vista della clientela.
Le masse della raccolta a vista della Banca vengono scomposte all’interno di scaglioni percentuali (5%,
10%, 25%, 50%, 100%) ed associate al numero di rapporti in essere che li compongono.
La misura del grado di concentrazione della banca viene determinata dal peso percentuale di ogni
singolo scaglione rispetto al totale dei rapporti: valori più bassi indicano un grado di concentrazione
della raccolta più elevato in quanto il medesimo scaglione percentuale viene composto da un numero
inferiore di rapporti.
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Analisi Portafoglio Titoli e dettaglio APM
Il Report ha l’obiettivo di analizzare la composizione del Portafoglio Titoli della Banca e di offrire
un’analisi di dettaglio, utilizzando i seguenti criteri di raggruppamento e distinguendo la parte libera da
quella vincolata:
� Titoli APM Alta Qualità;
� Titoli APM di Secondo Livello;
� Altri Titoli.
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Il Report rappresenta poi la composizione del Portafoglio Titoli APM ripartito per:
� Fasce di Haircut, con il calcolo del peso percentuale di ciascun range sul Totale Portafoglio
Titoli;
� Categoria Emittente, con l’indicazione del peso di ogni diversa categoria sul Totale Portafoglio
Titoli.
Allo scopo di permettere un’analisi specifica dei singoli Titoli APM di Alta Qualità e di Secondo Livello il
Report dispone infine di una tabella di dettaglio riportante le principali caratteristiche di ciascun Titolo
APM in Portafoglio.
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Analisi dei Prestiti Obbligazionari in Scadenza entro 1 anno
Il Report Analisi dei Prestiti Obbligazionari riepiloga le emissioni obbligazionarie che scadranno nei
successivi 12 mesi con l’obiettivo di supportare le decisioni relative al loro eventuale rinnovo in
coerenza con quanto previsto dal piano di funding.
Il Report propone una ripartizione delle emissioni obbligazionarie in scadenza nell’anno per mese di
scadenza e calcola l’incidenza percentuale delle masse scadenti in un determinato mese rispetto al
totale annuo.
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Report di Stress – Analisi di Sensitività
Nella definizione degli scenari di stress test vengono accentuati i valori relativi ad alcune variabili che
impattano sul profilo delle entrate e uscite future della banca su un orizzonte temporale fino a 1 mese.
L’impatto sull’indicatore di liquidità operativa ad un mese di ciascun fattore di rischio sottoposto
singolarmente a stress viene calcolato seguendo le ipotesi indicate nel report.
Report di Trasformazione delle Scadenze
Il Report di Trasformazione delle Scadenze ha la finalità di giudicare e monitorare la coerenza e la
sostenibilità nel tempo della struttura finanziaria di raccolta e impiego della banca. L’obiettivo consiste
nel rappresentare il grado di coerenza tra le durate e gli importi di impieghi creditizi e raccolta a
scadenza superiore a 12 mesi, non considerando le poste a vista.
Allo scopo di permettere un’analisi compiuta del grado di rilevanza del rischio di liquidità strutturale e
del grado di mismatching delle masse della banca, il Report provvede a mettere in evidenza i seguenti
indicatori:
� Durata media impieghi con scadenza oltre un anno: durata media ponderata degli impieghi con
scadenza maggiore di dodici mesi con l’inclusione dei titoli di proprietà classificati ai fini IAS
nelle categorie contabili HTM e L&R;
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Policy Liquidità –febbraio 2014
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�
�
�
�
Durata media raccolta con scadenza oltre un anno: durata media ponderata della raccolta con
scadenza maggiore di dodici mesi ;
Rapporto tra le durate medie di impieghi e raccolta oltre i 12 mesi;
Rapporto tra le masse di impieghi e raccolta oltre i 12 mesi;
Rapporto tra le masse di impieghi e raccolta più Fondi Permanenti Disponibili: rappresenta la
capacità della banca di riuscire a finanziare gli impieghi oltre l’anno con la raccolta oltre l’anno
ed il patrimonio libero.
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Report Impieghi Raccolta
Il Report calcola il grado di impiego verso clientela rispetto alla complessiva raccolta diretta, mettendo
in evidenza la componente di breve termine (inferiore a 12 mesi) rispetto a quella a medio-lungo
termine (superiore a 12 mesi).
La finalità è quella di misurare la corrispondenza temporale tra fonti di raccolta e rispettivi impieghi.
Questa analisi è ulteriormente integrata con un ulteriore indicatore che rappresenta il rapporto tra gli
impieghi e la raccolta complessiva al netto dei PCT inclusi i fondi permanenti disponibili. Questo
indicatore, denominato Impieghi / Raccolta Evoluto, sviluppa il tradizionale rapporto allo scopo di
misurare il reale grado di utilizzo del funding complessivo della Banca composto dal capitale netto
libero (Fondi Permanenti Disponibili) e dalla raccolta diretta investibile.
I PCT vengono coerentemente esclusi in quanto rappresentano una forma tecnica di raccolta che
vincola l’uso della liquidità acquisita non rendendola di fatto investibile in impieghi alla clientela
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Report Liquidità Strutturale Basilea 3 Compliant
Il Report ha come obiettivo la rappresentazione dell’indicatore di equilibrio finanziario oltre il breve
termine proposto dal Documento BCBS. L’indicatore NSFR (Net Stable Funding Ratio) misura la parte
di impieghi stabili finanziati da raccolta non volatile e viene calcolato quantificando le due masse
mediante l’applicazione di coefficienti di ponderazioni.
Le ponderazioni applicate alle singole forme di attivo e passivo sono riconducibili alle ipotesi indicate
nel report.
Il valore dell’Indicatore inferiore a 1 evidenzia il ricorso di fonti volatili di provvista per finanziare parte
degli impieghi stabili.
Al fine di facilitare il confronto dell’esposizione al rischio di liquidità della CR/BCC rispetto ai gruppi di
riferimento, viene utilizzata una classificazione dell’Istituto all’interno di 5 classi di rischiosità crescenti
costruita utilizzando i seguenti valori soglia:
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Valori soglia Indicatore NSFR
Classe
Intervallo valore indicatore
Grado di equilibrio di medio termine
Maggiore di 1.50
Sostegno molto elevato degli impieghi stabili
1
2
1.20
1.50
3
1.05
1.20
Sostegno rilevante degli impieghi stabili
4
1.00
1.05
Sostegno sufficiente degli impieghi stabili
5
Elevato sostegno degli impieghi stabili
Inferiore a 1.00
Fabbisogno di raccolta stabile
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Report Liquidità Gestionale
[Le BCC/CR che verificano periodicamente lo sviluppo potenziale del proprio profilo di liquidità
nell’ambito del Comitato Rischi/ALM/Direzione tramite il Report di Liquidità Gestionale messo a
disposizione dal Servizio di Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca possono integrare
ulteriormente con i seguenti paragrafi]
Il Report ha come obiettivo l’analisi dell’evoluzione della liquidità aziendale, in funzione delle
aspettative di crescita della banca, con la finalità di evidenziare eventuali squilibri sull’orizzonte di
valutazione dei successivi 12 mesi che rendano necessari interventi di rimodulazione del piano di
funding o di smobilizzo di assets dell’attivo.
Il report integra la maturity ladder calcolata rappresentando i flussi di attivo e passivo in base alla loro
scadenza con le aspettative di crescita coerenti con il piano di budget e calcola il gap periodale
cumulato della liquidità banche in ciascuno delle fasce temporali dei successivi 12 mesi.
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Report di Trasformazione delle Scadenze Prospettico a 12 mesi
Il Report permette il calcolo a 12 mesi dei principali indicatori di trasformazione delle scadenze
evidenziati dal relativo Report statico (Report di Trasformazione delle Scadenze).
I flussi prospettici oggetto di sintesi da parte degli indicatori vengono calcolati integrando l’andamento
prospettico dei flussi delle posizioni in essere con i volumi e durate relativi alla crescita di budget
ipotizzata dall’Istituto in merito alle principali voci di impiego e raccolta a tempo.
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.
Report Indicatori di Crisi Sistemica
Il Report supporta il monitoraggio delle condizioni dei mercati finanziari, con particolare riguardo per il
segmento del mercato monetario, al fine di anticipare eventuali condizioni di tensione che possano
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Policy Liquidità –febbraio 2014
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presagire una crisi tale da comportare pesanti conseguenze anche sulla liquidità aziendale, sia per la
chiusura dei canali ordinari di finanziamento interbancario, sia per la forte riduzione della liquidabilità
degli strumenti finanziari in portafoglio dell’Istituto.
Il report dettaglia un insieme di Indicatori di Preallarme, indicandone il valore del parametro su cui
viene calcolato l’indicatore, il valore dell’indicatore stesso, il limite soglia e lo stato di superamento
eventuale di tale valore soglia.
Gli indicatori vengono organizzati in 5 gruppi che sintetizzano il funzionamento di diversi segmenti di
mercato; in base al numero di gruppi che evidenziano, in un dato momento, almeno un indicatore oltre
la soglia di allarme, viene definito un giudizio complessivo sullo stato del sistema.
La seguente tabella sintetizza gli Indicatori, il loro raggruppamento, e il valore soglia impiegato per il
monitoraggio:
Gruppo Indicatori
Gruppo 1
Gruppo 2
Gruppo 3
Gruppo 4
Gruppo 5
Indicatore di Preallarme
Variazione Eonia
Variazione Euribor 1M
Variazione Euribor 3M
Variazione Euribor 6M
Variazione Spread Euribor 1M – Eonia Swap 1M
Variazione Spread Euribor 3M – Eonia Swap 3M
Variazione Spread Euribor 6M – Eonia Swap 6M
Scostamento fra tasso marginale BCE e tasso Refi
Variazione nel bid to cover ratio
Variazione volumi e-MID segmento ON
Volumi e-MID altri segmenti
Variazione mensile credit spread rating A (bps)
Variazione mensile credit spread rating BBB (bps)
Valore soglia
dell’Indicatore
0.20
0.10
0.10
0.10
0.10
0.10
0.10
0.10
-20%
-20%
Assenza Volumi scambiati
10
20
Il significato della dinamica che i diversi gruppi di indicatori intendono catturare è esplicitato dalla
seguente tabella:
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GRUPPO
Gruppo 1
DESCRIZIONE
Misura la variazione giornaliera, espressa in punti base, del tasso eonia e dei
tassi Euribor a 1, 3 e 6 mesi. Livelli elevati persistenti possono segnalare tensioni
sul mercato della liquidità o la presenza di condizioni anomale.
Variazione giornaliera dei tassi Eonia e
Euribor
Gruppo 2
Variazione giornaliera dello spread
Euribor – Eonia swap
Gruppo 3
Condizioni di rifinanziamento presso la
BCE
Gruppo 4
Valutazione situazione del mercato
interbancario dei depositi (E-Mid)
Gruppo 5
Misura la variazione giornaliera, espressa in punti base, dello spread fra tasso
Euribor a 1, 3 e 6 mesi e tasso eonia swap su pari scadenza. Livelli elevati
persistenti possono segnalare tensioni sul mercato della liquidità o la presenza di
condizioni anomale.
Il primo indicatore misura lo scostamento tra il tasso marginale delle aste
settimanali p/t presso la BCE rispetto al tasso minimo di rifinanziamento presso la
BCE, espresso in punti base.
Il secondo indicatore misura la variazione nel rapporto tra fondi richiesti e fondi
assegnati in occasione delle aste settimanali p/t presso la BCE.
Livelli elevati persistenti possono segnalare tensioni sul mercato della liquidità o la
presenza di condizioni anomale.
Il primo indicatore misura lo scostamento giornaliero dei volumi scambiati sul
segmento overnight rispetto al giorno lavorativo precedente. Il secondo indicatore
verifica l’eventuale assenza di volumi scambiati sugli altri segmenti di mercato fino
ai 12 mesi.
Livelli anomali o la mancanza di volumi scambiati possono segnalare tensioni sul
mercato della liquidità o la presenza di condizioni anomale.
Misura la variazione mensile, espressa in punti base, del credit spread di emittenti
bancari aventi rating pari a “A” e “BBB” di S&P (o equivalente). Livelli anomali
possono segnalare tensioni sul mercato del credito con eventuali difficoltà di
ricorso al mercato per il reperimento di nuove risorse finanziarie.
Variazione credit spread emittenti
bancari
L’attribuzione del giudizio complessivo allo stato di mercato avviene mediante la seguente
classificazione:
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Giudizio
NORMALITA’
ALLERTA
CRISI
Attivazione
Quando nessuno, 1 o 2 gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia
Quando 3 o 4 gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia
Quando tutti i gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia
Il Report viene messo a disposizione da Cassa Centrale Banca con frequenza giornaliera.
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REPORTS ELABORATI INTERNAMENTE DALLA CR/BCC
Report Indicatori di Crisi Specifica
Il Report supporta il monitoraggio del generale stato di liquidità dell’Istituto con particolare riferimento ai
fenomeni di rilevanza aziendale che potrebbero alimentare o accentuare una crisi di fiducia nei
confronti dello stesso in grado di condurre velocemente a una grave situazione di tensione di liquidità.
Il report dettaglia un insieme di Indicatori di Preallarme, indicandone il valore dell’indicatore, il limite
soglia e lo stato di eventuale superamento di tale valore soglia.
In base al numero di indicatori che mostrano di attivarsi in virtù dell’accadimento oggetto di attenzione
viene definito un giudizio complessivo sulla rilevanza del rischio specifico di una crisi di liquidità
dell’Istituto alimentata da fenomeni reputazionali e/o aziendali.
La seguente tabella sintetizza gli indicatori:
Oggetto Indicatore
Posizionamento Indice LCRN
Non rinnovo/revoca/riduzione
fidi ottenuti da parte di
Istituti Centrali di Categoria o altre banche
Difficoltà di Collocamento
dei Prestiti Obbligazionari
Perdita di Clienti Rilevanti
per la Raccolta Diretta
Consistente aumento delle Sofferenze Lorde
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Indicatore di Preallarme
Posizionamento della CR/BCC in classe 5 nell’indice mensile di
liquidità operativa (LCRN) per almeno x mesi consecutivi.
[ad esempio 6 mesi, da definire da parte CR/BCC].
Non rinnovo/revoca/riduzione fidi da parte di Istituti Centrali di
categoria o altre banche negli ultimi x mesi.
[ad esempio 3 mesi, da definire da parte CR/BCC].
Almeno N Emissioni Obbligazionarie, rilevate al termine del periodo di
collocamento, collocate negli ultimi x mesi a livelli inferiori al X%
deliberato.
[Da definire da parte CR/BCC, ad esempio 5 emissioni collocate negli
ultimi 12 mesi a livelli inferiori al 50%].
Almeno X Clienti dei primi N Clienti per ammontare della raccolta
diretta hanno chiuso i propri rapporti con la Banca negli ultimi x mesi.
[Da definire da parte CR/BCC, ad esempio almeno 3 clienti sui primi 5
clienti per ammontare della raccolta diretta hanno chiuso i propri
rapporti con la Banca negli ultimi 3 mesi].
La Banca registra un aumento delle sofferenze lorde di almeno X%
del Patrimonio di Base (oppure Patrimonio di Vigilanza, da definire a
cura della CR/BCC) negli ultimi x mesi
[Da definire da parte CR/BCC, ad esempio un aumento delle
sofferenze lorde di almeno il 30% del Patrimonio di Base negli ultimi 6
mesi]
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