I° Convegno “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” Torino Sabato 17 maggio 2014 Abstract interventi pomeridiani Area Sanità – Clinica Adulti Area Sanità – Clinica Evolutiva Area Socio-giuridica Area Transculturale I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 AREA SANITÀ – CLINICA ADULTI TITOLO: Psicoterapia psicoanalitica in contesti istituzionali multidisciplinari:questioni tecniche aperte SCUOLA: Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica – I.P.P. RELATORI: Dr.ssa Laura Fattori ABSTRACT L'intervento si propone di illustrare le questioni tecniche che richiedono una particolare attenzione quando si svolge il ruolo di psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico all'interno di un preciso contesto istituzionale (in questo caso, una comunità terapeutica per il trattamento e la riabilitazione di persone affette da DCA), che richiede l'integrazione con altre figure professionali, in un'ottica multidisciplinare. Tutti gli spunti di riflessione nascono da aspetti tecnici che appaiono sostanzialmente variati rispetto agli standard della pratica in studio, o anche in ambulatorio. 1) setting molto variabile sia negli spazi che nei tempi. 2) condivisione del progetto terapeutico con un'equipe multidisciplinare, segreto professionale, transfert multipli... 3) all'interno della seduta: 1. focus sul qui e ora della vita comunitaria 2. possibilità e utilizzo delle interpretazioni di transfert 3. saturazione e necessità di concentrare in pochi mesi il lavoro (la cui durata è difficilmente preventivabile a priori per elementi motivazionali e aspetti amministrativi ed economici) 4) gestione del “potere” nell'istituzione, ruolo normativo 5) gestione ed elaborazione della separazione, e dell'eventuale passaggio ad altri terapeuti 6) fino a che punto la collaborazione con le altre figure professionali (educatori, dietisti, oss) e con colleghi con orientamenti teorici diversi e letture profondamente differenti dei sintomi e delle difese, e interpretazioni diverse del proprio ruolo in termini di codici affettivi, permette di mantenere saldo il proprio modello? I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: Valutazione e cura del soggetto sottoposto a trapianto di rene da vivente:una lettura psicodinamica SCUOLA: Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica – S.P.P. RELATORE: Dr.ssa Linda Bennardi ABSTRACT Gli ottimi dati di sopravvivenza d’organo e dei pazienti hanno stimolato la ricerca non solo medicoclinica ma anche psicologica sul trapianto di rene con donazione da vivente. Con l’obiettivo di indagare la Qualità di Vita, con particolare attenzione a salute mentale e qualità delle relazioni, abbiamo preso in considerazione tutte le coppie donatore/ricevente sottoposte a prelievo/trapianto in Piemonte dal 1988 al 31/12/2006. Il campione finale è risultato composto da 59 coppie. Gli strumenti utilizzati sono stati colloqui clinici e una batteria di test: SF-36 su Qualità di Vita, MADR-S e HADS per ansia e depressione. La Qualità di Vita dopo il trapianto è buona sia per i donatori sia per i trapiantati e sovrapponibile a quella della popolazione generale. I punteggi medi delle scale psicometriche sono per entrambi inferiori ai cut-off per diagnosi di disturbi di ansia o dell’umore. Nello studio vengono anche presentate le correlazioni tra SF-36 e scale di ansia e depressione. In 16 coppie (27%) almeno uno dei membri della coppia riferisce un deterioramento della relazione donatore/ricevente, che in 6 coppie (10%) viene del tutto interrotta. Inoltre, i donatori e i trapiantati che lamentano un peggioramento della loro relazione percepiscono anche un deterioramento della relazione con il personale del sistema di cura. Un modello di regressione multipla applicato a donatori e riceventi separatamente mostra effetti differenti sulle scale di qualità di vita e di ansia-depressione. In particolare fattori come sesso, età, grado di parentela non risultano avere effetti significativi su tali scale, che invece hanno il “tempo passato dal trapianto” (ma solo per i trapiantati) e la “qualità delle relazione donatore/ricevente” (ma solo per i donatori). In conclusione risulta evidente la necessità di prevedere un’approfondita valutazione psicodiagnostica, al fine di individuare e prendere in carico eventuali fattori di rischio psico-sociale, tra i quali la relazione donatore/ricevente emerge come uno degli aspetti più fragili ma più influenti. Al termine del processo un certo numero di donatori diventano essi stessi pazienti e presentano segni di distress psicologico e bisogni emotivi che dovrebbero trovare adeguate risposte nel sistema di cura. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: Le psicoterapie brevi psicodinamiche nei contesti pubblici e privati. Brief-Adlerian Psychodynamic Psychotherapies SCUOLA: Società Adleriana Italiana Gruppi e Analisi– S.A.I.G.A. RELATORI: Dr.ssa Anna Allocca, Dr.ssa Alessandra Munno ABSTRACT Gli attuali ambiti di utilizzo delle psicoterapie, sia nell’attività privata che in contesti pubblici diversificati, anche in considerazione di fattori socio-culturali ed economici, evidenziano la necessità di interventi psicoterapici mirati e variati nel tempo che siano clinicamente validi ed appropriati (scientificamente validabili). Le Brief-Adlerian Psychodynamic Psychotherapies (B-APPs) presentano evidenze di efficacia nel trattamento di molti disturbi clinici. Si strutturano in percorsi che vanno da 10 a 40 sedute e si caratterizzano per il lavoro su un focus (evento attuale o dinamica di funzionamento), definito e concordato con il paziente, declinato sul Livello di Funzionamento della Personalità (PFL). L’intervento si avvale di strumenti tecnici sia intensivi che supportivi, consentendo quindi di modulare obiettivi di cambiamento specifici per il paziente. Le B-APPs si basano quindi su un attento assessment clinico-diagnostico, in un’ottica biopsicosociale, e prevedono la condivisione preliminare con il paziente di modalità, scopi e limiti della terapia. Risulta pertanto centrale, nella formazione degli psicoterapeuti, una conoscenza approfondita della psicopatologia dinamica, delle tecniche, delle competenze non solo cliniche ma anche personali e relazionali, che oggi devono potersi adattare a contesti sempre più diversificati. Sapere, saper fare e saper essere come linee guida dell'agire e dell'essere del terapeuta. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: L'assessment secondo il modello cognitivo costruttivista nei diversi ambiti del contesto sanitario SCUOLA: Centro Terapia Cognitiva – C.T.C. RELATORI: Dr. Fabio Furlani, Dr.ssa Elena Cianitto ABSTRACT Il presente lavoro si pone l’obiettivo di illustrare l’attività psicologica di consultazione e trattamento, secondo il modello cognitivo costruttivista, nel contesto clinico sanitario, specificando le caratteristiche metodologiche del lavoro con il paziente. In particolare vengono evidenziati gli aspetti distintivi del modello nel processo dalla domanda all’intervento e nel lavoro di assessment comportamentale, cognitivo ed emozionale. L’assessment in quanto operazione di valutazione con finalità esplicative, inizia al momento del primo incontro con il paziente e prosegue durante tutto il corso della presa in carico, producendo ipotesi sempre più specifiche e dettagliate. Nel contesto sanitario tale processo non può prescindere dagli aspetti oggettivi e soggettivi legati alla patologia organica. La raccolta delle informazioni è utile all’inquadramento delle caratteristiche del sistema cognitivo del paziente e delle strutture personali di significato. L’assessment si propone di costruire un’ipotesi relativa alle caratteristiche strutturali e funzionali del sistema di conoscenza del paziente (semantico, episodico, procedurale affettivo), di comprendere quali possono essere stati i processi , le tappe e i momenti critici dello sviluppo che hanno determinato l’attuale struttura , di cogliere il significato dei sintomi nelle logica propria del paziente, di definire la loro centralità e importanza all’ interno dell’organizzazione di significato del paziente. L’intervento è finalizzato alla costruzione di una relazione terapeutica che possa favorire il processo di adattamento alla malattia e un modello di cura funzionale alle esigenze emotive del paziente, migliorando i risultati a lungo termine del trattamento. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 AREA SANITÀ – CLINICA EVOLUTIVA TITOLO: I disturbi dell’apprendimento: uno sguardo sistemico SCUOLA: Istituto EMMECI s.c., Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale RELATORI: Dr.ssa Simona Mandirola, Dr.ssa Alessandra Moletto ABSTRACT Negli ultimi anni il tema dei disturbi dell’apprendimento, riconosciuto sul piano sociale dalla legge 170/2010 sui DSA, ha assunto grande rilievo in diversi ambiti. L’accresciuto interesse a meglio comprendere e sostenere i bambini che presentano difficoltà nelle acquisizioni di base di lettoscrittura e calcolo ha portato al fiorire di molteplici studi in ambito neuropsicologico, cognitivo ed educativo. Nella quotidianità accade, sempre più frequentemente, di essere interpellati da famiglie e insegnanti alle prese con bambini e ragazzi che fanno fatica a scuola, con conseguenti domande e dubbi (“sarà dislessico o svogliato?”), preoccupazioni e frustrazioni, oltre che, ovviamente, importanti conseguenze sia sul piano concreto che sul piano emotivo. I Disturbi specifici dell'apprendimento sono un fenomeno complesso in cui variabili di diversa natura interagiscono e si intrecciano. La presenza di un DSA, infatti, non incide solo sull’apprendimento del bambino ma anche sul suo benessere generale e sulla sua possibilità di strutturare un buona idea di sé, e implica importanti cambiamenti anche all'interno delle relazioni familiari. Nella pratica operativa tuttavia questa complessità rischia talvolta di perdersi tra approcci esclusivamente “psicoterapeutici”, da un lato, che tendono a porre in secondo piano importanti componenti legate ai processi cognitivi e neuropsicologici, e approcci eccessivamente “tecnicoriabilitativi” che rischiano, a loro volta, di trascurare le implicazioni familiari e gli aspetti legati ai processi emotivo-relazionali e alla sfera del significato. Uno sguardo sistemico, oltre che essere particolarmente adatto a cogliere e a restituire a questo fenomeno la sua intrinseca complessità, ha il merito di considerare il bambino con difficoltà di apprendimento come interfaccia dei diversi sistemi culturali e relazionali in cui è inserito come parte attiva e competente: la famiglia, il gruppo-classe, la scuola, la società più allargata, rappresentata spesso dai servizi socio-sanitari. A partire da queste considerazioni, da contributi teorici e da esempi tratti dalla pratica clinica, si esamineranno i modelli integrati di intervento. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: Lo psicoterapeuta va a scuola: azioni per l’insuccesso scolastico tra competenze necessarie e scenari possibili. SCUOLA: Accademia di Psicoterapia della Famiglia – A.P.F. RELATORE: Dr.ssa Cinzia Armari ABSTRACT In un’epoca in cui i contesti di vita e di riferimento degli individui mutano repentinamente, la scuola è un’istituzione che mantiene inalterato il suo carattere di obbligatorietà e il suo ruolo educativo. Incarnando funzioni e responsabilità del mondo adulto, la scuola è oggi teatro di difficoltà e conflittualità che prima si sviluppavano in contesti diversi. Il moltiplicarsi dei comportamenti e dei disagi che vengono rubricati sotto la voce “insuccesso scolastico”, può essere pensato come una domanda che il bambino o l’adolescente fatica ad articolare e l’insegnante ad interpretare. Se la scuola rappresenta l’Altro a cui l’allievo rivolge la propria domanda, questa si trova a dover rispondere confrontandosi con il mondo adulto di cui egli fa parte. Lo psicoterapeuta che interviene a scuola viene così investito di una domanda da codificare, al crocevia di un’azione possibile tra bambino o adolescente, famiglia, operatori della scuola e del territorio. Questo contributo origina dall’esperienza maturata nella città di Torino, nell’ambito del Servizio di Consulenza Psicologica Territoriale orientato a scuola e famiglia (Progetto TRAENTI – MIUR); la comunicazione odierna illustra come l’epistemologia relazionale sistemica ha accompagnato e sostenuto progettazione e azioni. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: La Gestalt applicata ai gruppi di terapia con i bambini SCUOLA: Scuola Gestalt di torino – S.G.T. RELATORI: Dr.ssa Elena Palladino, Dr.ssa Monica Prato ABSTRACT Abbiamo iniziato con i primi gruppi di terapia con i bambini dieci anni fa dopo molte riflessioni, domande e letture e grazie all'incontro con il modello dell'Oaklander, terapeuta della Gestalt e fondatrice della Gestalt Play Therapy. Uno degli aspetti più evidenti da noi osservato durante le sedute individuali e' stato che molti bambini definiti aggressivi, iperattivi o con difficoltà ad inserirli nel gruppo classe, utilizzavano, nel corso della sessione, modalità relazionali diverse e lontane da quelle evidenziate da genitori ed insegnanti. Il rapporto uno ad uno, per giunta asimmetrico, toglieva al bambino molta della sua spontaneità, spingendolo ad essere trattenuto o inibito in quegli aspetti irruenti e impetuosi così tanto sottolineati dagli adulti e, a causa dei quali, era stato richiesto un consulto psicologico. Lo stesso limite si era presentato anche per quei bambini che a scuola subivano o pativano il compagno più impulsivo diventando così timidi, impacciati, con difficoltà a confrontarsi con gli altri, segnalati dagli insegnanti e accompagnati da genitori preoccupati per la modalità introversa e scontrosa sviluppata. Anche questi bambini nelle sedute individuali perdevano spesso la loro chiusura diventando presto desiderosi di farsi conoscere e impazienti di potersi esprimere. In molte situazioni infatti, per il bambino, non è la relazione diadica con l'adulto a creare disagio, ma ciò che si co-crea nel gruppo sia con i pari che con l'adulto di riferimento (spesso l'insegnante). Il focus del nostro lavoro e' quindi il modo in cui ciascun bambino si porta nelle relazioni e costruisce insieme agli altri il campo in cui è immerso. Il gruppo viene pertanto a costituirsi come un sistema che permette al bambino un incontro-confronto con l'altro in uno spazio sicuro dove viene sostenuto nel riconoscimento della propria intenzionalità di contatto e nell'incontrare l'altro in modo spontaneo e autentico. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: La patologia organica nel paziente pediatrico: come accompagnare il paziente e la sua famiglia lungo il percorso di malattia. Riflessioni psicodinamiche SCUOLA: Associazione per lo Sviluppo dell’approccio Relazionale in Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza - ASARNIA RELATORI: Dr.ssa Geuna Tiziana, Dr.ssa Obialero Barbara, Dr.ssa Peirolo Claudia ABSTRACT Il paziente con patologia organica presenta caratteristiche differenti rispetto al paziente con disturbo psicopatologico. Nella nostra relazione desideriamo esporre alcune riflessioni: L’incontro con lo psicologo assume peculiarità diverse rispetto alle motivazioni e alle aspettative del paziente e della famiglia; La centralità del corpo sollecitata dalla malattia organica; L’importanza del piano di realtà con angosce reali di morte e, in caso di cronicità, il vissuto di “un corpo che non funziona”. In base ai punti sopramenzionati, verranno forniti ulteriori spunti riflessivi sul perché, a nostro parere, la formazione psicodinamica/psicoanalitica può offrire gli strumenti per costruire un “setting flessibile” e al tempo stesso stabile. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 AREA SOCIO-GIURIDICA TITOLO: Lo sguardo gruppo- analitico alla PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA. L’intervento a Genova del 7 maggio 2012 dopo l’incidente alla Torre Piloti. SCUOLA: Scuola Di Formazione In Psicoterapia Gruppoanalitica - SGAI RELATORI: Dr.ssa Maurizia Albanese, Dr.ssa Stefania Indelicato ABSTRACT La psicologia dell'emergenza, che da una decina di anni sta destando notevole interesse su più versanti, da quello sanitario a quello sociale e della protezione civile, costituisce un nuovo ambito di lavoro soprattutto per i giovani colleghi. Tale ambito richiede senza dubbio la conoscenza di tecniche e strumenti per far fronte a situazioni improvvise e fortemente critiche, ma richiede innanzitutto delle competenze psicoterapeutiche che sappiano andare oltre i confini dei setting classici e si configurino come setting interno, quale soltanto la frequenza di una scuola di psicoterapia può contribuire a delineare. L'approccio gruppo-antropoanalitico che caratterizza la nostra scuola, ci ha permesso di sviluppare quelle competenze relazionali e di ascolto di sé e dell'Altro, fondamentali in un contesto di grande confusione e angoscia, quale quello emergenziale, così da non farsene travolgere, contenere le proprie emozioni, garantirsi la possibilità di “fare pensiero” prima e dopo gli interventi sul campo per agire adeguatamente e con flessibilità. Comprendere e contenere se stessi è preliminare al comprendere e contenere le menti degli altri ai quali si offre il nostro aiuto. Nella giornata del Convegno relazioneremo sulle esperienze di lavoro nella Formazione rivolta agli operatori dell'emergenza e successivamente riporteremo l' esperienza di intervento in un contesto emergenziale, quello di Genova del 7 maggio scorso quando al porto si verificò un grave incidente alla Torre Piloti. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: Essere psicoterapeuta ai tempi di Internet SCUOLA: Centro Clinico Crocetta - CCC RELATORE: Dr. Eddy Chiapasco ABSTRACT Le innovative funzionalità della rete Internet e di mezzi comunicativi sempre più raffinati e accessibili, stanno modificando radicalmente il nostro vivere quotidiano. La figura dello psicoterapeuta è fortemente coinvolta in questo cambiamento in molti degli ambiti in cui tradizionalmente è abituata ad operare. Nuove opportunità sono offerte dalla possibilità di promuovere la propria attività ed erogare servizi di consulenza clinica estremamente flessibili in termini di tempo, costi e modalità, venendo incontro ad una richiesta di informazioni e servizi online, sempre più frequente. In ambito scolastico, si stanno creando nuove aree di intervento rispetto all’utilizzo consapevole dei nuovi media e alla prevenzione di fenomeni sempre più diffusi come ad esempio quello del cyber bullismo e della pedofilia online. Un nuovo orizzonte è inoltre quello delle nuove dipendenze comportamentali, dove la domanda di aiuto è sempre più frequente. Oltre a tutti questi aspetti non è trascurabile il fatto che le nuove tecnologie sono massimamente presenti nella vita quotidiana di molti pazienti e soprattutto di quelli più giovani. Allo psicoterapeuta del futuro è necessariamente richiesta grande flessibilità e la consapevolezza che la velocità con cui si stanno affermando questi nuovi mezzi di comunicazione impone una velocità di aggiornamento e approfondimento costante sulle loro caratteristiche. Il ruolo delle istituzioni formative di ogni livello è quello di promuovere e offrire spazi e risorse allo studio e alla discussione di temi che sono inevitabilmente destinati a modificare il nostro modo di concepire la professione. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: L'importanza della competenza clinica nelle perizie giuridiche SCUOLA: Istituto Torinese di Analisi Transazionale – I.T.A.T. RELATORE: Dr.ssa Simona Ramella Paia ABSTRACT Una buona competenza clinica, la capacità di fare diagnosi e di “leggere” le situazioni a 360 gradi sono elementi fondanti di una professione che non si può improvvisare e che richiede studio e lavoro costanti. È infatti centrale per la relatrice far coincidere la prassi con la sensibilità, la teoria con l’umanità, la legge con il buon senso. Questi elementi ben si conciliano con una teoria della personalità e della motivazione strutturata che una teoria del profondo come l’analisi transazionale fornisce in maniera esaustiva. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: Un fallimento riuscito SCUOLA: Istituto Psicoanalitico di Orientamento Lacaniano – I.P.O.L. RELATORE: Dr.ssa Rosanna Tremante ABSTRACT La formazione psicoterapeutica ad orientamento psicoanalitico lacaniano mi ha consentito di scommettere sull’esistenza di un soggetto anche laddove nulla lo fa pensare. Si è trattato per me di cogliere come un soggetto per quanto colpito da una patologia organica, disabile, autistico o psicotico sia comunque un soggetto a pieno titolo, un soggetto responsabile. Ciò ha significato sovvertire l’idea che ci siano condizioni "deficitarie" in rapporto alla "normalità" definita dalla norma statistica o dal senso comune. Si è trattato non tanto di promuovere un nuovo ideale, quanto di cogliere gli importanti risvolti clinici che questa posizione consente. Accogliere la singolarità che ciascun soggetto rappresenta, ciò per cui risulta non conforme e, per questo, disabile, porta con sé una scommessa terapeutica: provare a consentire che il soggetto possa includersi in un legame sociale proprio a partire da ciò che fa obiezione a questo, ciò che fa obiezione alla normalità. Tentar di fare di ogni sintomo una risorsa, di fare di ogni fallimento un fallimento riuscito. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 AREA TRANSCULTURALE TITOLO: Lavorare con le appartenenze: un approccio transculturale e narrativo alle storie di vita SCUOLA: Scuola di Psicoterapia Cognitiva dell’Infanzia e dell’Adolescenza - M.I.N.D. RELATORE: Dr.ssa Giulia Di Fini ABSTRACT L’approccio narrativo in psicologia clinica parte dal presupposto che ogni storia di vita rappresenta una narrazione umana unica e irripetibile che incarna il modo in cui ogni individuo seleziona e incorpora la sua esperienza immediata, i valori, e gli schemi interpretativi del contesto culturale in cui è immerso. D’altra parte la psicologia culturale e transculturale, mira alla comprensione delle molteplici reciproche influenze tra la cultura, le relazioni interpersonali e il modo di raccontarle per ricondurle alla coerenza individuale e poterle condividere. Coniugando questi due aspetti è possibile riflettere sul ruolo del terapeuta come coltivatore di uno sguardo decentrato, che cerca uno spazio di condivisione non uniformante, per la comprensione dei processi coinvolti nella costruzione di nuove e molteplici appartenenze. Tali appartenenze, da un lato costituiscono l’espressione di un sistema innato che spinge l’individuo alla pro-socialità, e, dall’altro, gli consentono di definire la propria identità, pensandola, narrandola e negoziandola in relazione ai differenti contesti. Date queste premesse, il presente intervento intende presentare il lavoro del terapeuta dinanzi all’identità del paziente composto da molteplici appartenenze gerarchizzate e in continua evoluzione. La mancanza di appartenenza costituisce una fonte di disagio e sofferenza per l’individuo, che può manifestarsi, ad esempio, in particolari restrizioni di libertà, come la carcerazione, oppure associata a cambiamenti di contesto per motivi economici, come nelle emigrazioni. Centrale divengono allora la comprensione di come l’esperienza di non appartenenza sia pervasiva e influenzi il quadro psicopatologico e il lavoro di ricostruzione di rapporti adeguati tra le diverse appartenenze dell’individuo. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: Workshop Transcultura SCUOLA: Scuola Adleriana di Psicoterapia – S.A.P. RELATORE: Dr.ssa Annarita Carena ABSTRACT La mente cambia con il cambiare del contesto” (Adler, 1929). Partendo da questo assunto adleriano e trovandomi a lavorare nella stanza di terapia con adolescenti stranieri, ho cominciato ad interrogarmi su come poter operare in modo efficace con soggetti provenienti da contesti culturali a volte molto diversi dai miei. Rendendomi conto che le mie griglie di lettura della realtà non sempre erano efficaci nel lavoro terapeutico con questi adolescenti, mi sono avvicinata alle teorie transculturali di Tobie Nathan e alle attuali rivisitazioni di Marie Rose Moro e colleghi. Queste, unitamente all'approccio adleriano, mi hanno aiutato a capire come gli elementi culturali possano favorire la comprensione dell'individuo e del suo stile di vita all'interno di un percorso di terapia. L'approccio transculturale può essere utile in tutti quegli interventi volti a promuovere il benessere di persone che spesso si sentono disorientate e senza punti di riferimento, poiché si trovano a vivere in un contesto culturale che non conoscono e che a volte ha per loro poco significato. Questo lavoro di promozione del benessere si basa sull'accoglienza di una cultura altra, sul rispetto delle differenze e sull'utilizzo degli elementi culturali per favorire un lavoro di ricerca e di conoscenza di sé, promuovendo al contempo un processo di integrazione del soggetto in un nuovo contesto senza sradicarlo da quello di appartenenza, aiutandolo nella richiesta di trovare uno spazio nel quale collocarsi, uno spazio che integri il qui e l'altrove. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: Giochi sistemici in terapia con adolescenti e famiglie migranti SCUOLA: EPISTEME Centro di Terapia Sistemica RELATORE: Dr. Jacopo Dalai ABSTRACT La riflessione parte dall’esperienza di un servizio sperimentale psicologico rivolto a preadolescenti adolescenti e loro famiglie. Il servizio è nato a Milano nel 2011 e accoglie prioritariamente invii dai Servizi Sociali della Famiglia del Comune. Nel corso del tempo l’equipe di progetto ha sviluppato una serie di strumenti/giochi declinati da teorie e tecniche sistemiche. L’introduzione dei gioco in terapia rispondeva in prima istanza alla necessità di introdurre una discontinuità con i contesti di valutazione e giudizio da cui spesso ragazzi e famiglie provenivano (Tribunale Minori, Unità Tutela Minori etc). Va anche sottolineato come i dati diffusi dal Comune di Milano (principale inviante) diano una percentuale del 55% di stranieri tra i minori in presi in carico dai Servizi. Da qui una seconda istanza ovvero quella di pensare e offrire tecniche aperte, con codici cross-culturali. L’uso degli emoticon, il genogramma (o sociogramma) come campo di calcio, la “fotografia della relazione” con gli smartphone, sono risultati via via strumenti efficaci per formulare insieme ai giovani pazienti (e alle loro famiglie) ipotesi relazionali, sguardi altri su sé, famiglia e visoni del futuro. Nel breve intervento presenterò contesto di lavoro, strumenti, alcuni esempi su casi e qualche interrogativo. I CONVEGNO “LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA IN UN MONDO CHE CAMBIA” 17 maggio 2014 TITOLO: Tra subcultura carceraria e psicoterapia: il discorso analitico dello psicodramma condotto nel reparto di trattamento dell’istituto di pena SCUOLA: Coirag RELATORE: Dr.ssa Daniela Barbini ABSTRACT A partire dalla descrizione del contesto detentivo viene sottolineata l’influenza della subcultura carceraria nel lavoro psicoterapeutico. Verranno affrontate le possibili distorsioni prodotte nella mente dello psicologo clinico dalla relazione con il paziente detenuto, per poi descrivere il caso di un gruppo di psicodramma che ha consentito di formulare riflessioni in merito alla conduzione di gruppi psicoterapeutici in tale contesto.Il gruppo è composto da persone con differenti implicazioni nella subcultura carceraria e con diagnosi di tossicodipendenza, imputate per aver commesso un reato, che hanno intrapreso un programma di cura intramurario di secondo livello per comprendere i comportamenti d’abuso e le problematiche connesse all’agito delittuoso. Una parte delle riflessioni è dedicata anche al significato della psicoterapia di gruppo all’interno dell’Istituto di pena. Si tratta di un gruppo chiuso a tempo limitato (10 incontri), realizzato all’interno della S.s. Trattamento Avanzato Penale “La Nave” Ser.T2 ASL Milano ed è stato scelto tra quelli condotti nel contesto carcerario poiché quanto avvenuto ha sollecitato i terapeuti a riflettere sul processo di selezione, a prestare particolare attenzione alla capacità dei pazienti di interrogarsi nel tentativo di dare senso ai propri comportamenti, oltre che a ripensare ad una più congeniale applicazione della tecnica in quel contesto.
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