N. 4 2 0 15 0709133009 62A GIORNATA MONDIALE DELLA LEBBRA SI CONCLUDE L’OTTAVARIO DI PREGHIERE PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI DOMENICA III “PER ANNUM” 08,00 - Francesco e Rosina Messa propria, Gloria, Credo, prefazio delle domeniche 09,30 - Murru Salvatore, Iuana e Genitori CAMPANE A FESTA 11,15 - Melis Eugenio (8° anniv.) Lez. Fest.: Gn 3,1-5.10; Sal 24; I Cor 7,29-31; Mc 1,14-20 Hanno suonato, domenica 15,00 - LABORATORIO DI CHIACCHIERINO (nel Salone) 18 gennaio, per annunciare la FAMMI CONOSCERE, SIGNORE, LE TUE VIE. Non può esistere un cristiano neutrale. (DON MAZZOLARI) Riccardo Spada, senascita di Lunedì 26 gennaio (5) B I A N C O (P) 08,40 - Lodi condogenito di Marcello e di 17,30 - Diana Giovanni (2° anniv.) - Vespri Ss. TIMOTEO E TITO, vescovi, memoria Luisa Marchese. 18,30 - Sposi Messa propria, prefazio comune Cristo non vuole ammiratori, ma discepoli. Non sa che farsene di chi lo loda, GIONA, IL VENDEMMIATORE Lez. Santi: 2 Tm 1,1-8; Sal 95; Lc 10,1-9 Domenica 25 gennaio (3) V E R D E (III) ANNUNCIATE A TUTTI I POPOLI LE MERAVIGLIE DEL SIGNORE. Martedì 27 gennaio (7) VERDE FERIA DELLA 3a SETTIMANA Messa a scelta, prefazio comune Lez. Fer.: Eb 10,1-10; Sal 39; Mc 3,31-35 vuole chi lo segua. (S. KIERKEGARD) (III) 08,40 - Lodi 17,30 - Melis-Cabriolu Elena (nota Ornella) - Vespri 17,30 - INCONTRO FORMATIVO PER I CATECHISTI (a Villasor) Nelle intenzioni, Gesù sia il nostro fine; negli affetti, il nostro amore; nelle parole, il nostro argomento; nelle azioni, il nostro modello. (ESCRIVÀ DE BALAGUER) ECCO, SIGNORE, IO VENGO PER FARE LA TUA VOLONTÀ. Mercoledì 28 gennaio (5) B I A N C O (III) 08,00 - Messa c/o Evaristiane 08,40 - Lodi S. TOMMASO D’AQUINO, sac. e dott., memoria 17,30 - Schirru Consalvo e Bruno - Vespri Messa propria, prefazio comune 17,30 - INCONTRO FORMATIVO PER I CATECHISTI (a Villasor) Lez. Fer.: Eb 10,11-18; Sal 109; Mc 4,1-20 Il «giusto mezzo», secondo il Cristo, è terribilmente a un estremo. (R. REGAMEY) TU SEI SACERDOTE PER SEMPRE, CRISTO SIGNORE. Giovedì 29 gennaio (7) VERDE a FERIA DELLA 3 SETTIMANA Messa a scelta, prefazio comune Lez. Fer.: Eb 10,19-25; Sal 23; Mc 4,21-25 (III) 08,40 17,00 17,30 18,30 NOI CERCHIAMO IL TUO VOLTO, SIGNORE. - Lodi Giuseppe, Giampiero, Assunta - Vespri Tuveri Patrizio (30°) Sposi Un cristiano, finché è inquieto, può stare tranquillo. (J. GREEN) Venerdì 30 gennaio (7) VERDE FERIA DELLA 3a SETTIMANA (III) 08,40 - Lodi 17,30 - Giuseppe, Erminia - Vespri Messa a scelta, prefazio comune Lez. Fer.: Eb 10,32-39; Sal 36; Mc 4,26-34 Il giorno in cui tu non brucerai d’amore per il Cristo, molti moriranno per il LA SALVEZZA DEI GIUSTI VIENE DAL SIGNORE. freddo. (F. MAURIAC) Sabato 31 gennaio (5) B I A N C O (III) 08,40 - Lodi 11,00 - MATRIMONIO MOSSA-LASIO S. GIOVANNI BOSCO, sacerdote, memoria 15,30 - Confessioni Messa propria, prefazio comune 17,00 - Rosario Lez. Fer.: Eb 11,1-2.8-19; Lc 1,68-75; Mc 4,35-41 17,30 - NOZZE D’ARGENTO PORCEDDU-LANCIA BENEDETTO IL SIGNORE, DIO D’ISRAELE, PERCHÉ HA VISITATO E Nessuno mai ha visto Dio: il Figlio unico di Dio, quello che è sempre vicino REDENTO IL SUO POPOLO. al Padre, ce l’ha fatto conoscere. (VANGELO DI GIOVANNI) Domenica 1 febbraio (3) V E R D E (IV) DOMENICA IV “PER ANNUM” Messa propria, Gloria, Credo, prefazio delle domeniche Lez. Fest.: Dt 18,15-20; Sal 94; I Cor 7,32-35; Mc 1,21-28 ASCOLTATE OGGI A VOCE DEL SIGNORE. AVVISI G I O R N ATA P E R L A V I TA 08,00 09,30 11,15 15,00 - Caboni Basilia, Mocci Sisinnio Sr. Gaetana - Medda Nicoletta Riccardo, Angela LABORATORIO DI CHIACCHIERINO (nel Salone) Il cristiano è un uomo a cui Dio ha affidato tutti gli uomini. (S. GIOVANNI. CRISOSTOMO) * LABORATORIO DI CHIACCHIERINO NEL SALONE - È organizzato in collaborazione con gli Evaristiani. È INIZIATO DOMENICA 11 GENNAIO U.S. OGNI INCONTRO DURA 2 ORE. La partecipazione è libera e aperta a tutti. * ATTIVITÀ INERENTI IL CATECHISMO - martedì 27 e mercoledì 28 a Villasor, dalle ore 17,30 alle ore 19,30, INCONTRO FORMATIVO INTERPARROCCHIALE, * OGGI SI CELEBRA LA 62A GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRA Supplemento a per i Catechisti, sul Vangelo di Marco. Guiderà gli incontri Padre Maurizio Teani. * COMITATO DEI FESTEGGIAMENTI IN ON. DI SANTA MARIA PER IL 2015 - A tutt’oggi non si è ancora costituito. Anche se siamo all’inizio dell’anno, è importantissimo provvedere a formarlo entro breve tempo. A tutti i serramannesi, devoti della Madonna, l’invito pressante ad attivarsi. - Stampato in 700 copie a cura delle Edizioni Grafiche Parrocchiali di S. Leonardo in Serramanna - LEGGIBILE E SCARICABILE Immaginate un gran vino, una delle migliori annate. Non resta che raccogliere i grappoli. Ma poi, chi verrà onorato per questo vino? Di chi sarà il nome che appare sull’etichetta? Sarà quello del vignaiolo che ha saputo produrre un tal vino, o quello del luogo o quello di una celebrità, ma in ogni caso non figureranno i nomi di quelli che hanno vendemmiato. Il vignaiolo e il terreno hanno abbastanza qualità per rendere sufficienti al caso anche dei vendemmiatori mediocri. Il vendemmiatore è Giona. Maldestro, di malavoglia, ma necessario. Ninive: siamo tutti noi in questo mondo. Il vignaiolo è Dio. Per poco che Dio agisca, il raccolto sarà buono. È questa la fiducia, la fede cristiana. Bisogna attendere che il Vignaiolo lavori nel silenzio delle cantine e dell’inverno. È questa la speranza cristiana. Poi, leggendo il nome di Ninive e il nome del vignaiolo sull’annata, e non il nostro, dobbiamo essere capaci di rallegrarci: è una delle esigenze della carità cristiana. Mettere la nostra umanità, le nostre risorse e i nostri difetti a servizio di colui che fa fruttificare gli sforzi del mondo: è questo il nostro unico dovere. E il vino, una volta spillato, sarà forse quello della festa di un mondo in cui noi non saremo più; o saremo passati alla svelta. Ma la vita cristiana va al di là delle vendemmie umane. LA MIA IDEA DI DIO NON CORRISPONDE A DIO. SI TRATTA SOLO DI UN’IMMAGINE ADATTATA AL MIO SPIRITO. SOLO SE MI DISTACCO DA QUELLO CHE CREDO DI SAPERE SU DI LUI POTRÒ ESSERE DISPONIBILE A LUI. - www.parrocchiasanleonardo.com - www.aserramanna.it L’AGGRESSIVITÀ Quando, da semplice emozione, l’aggressività si trasforma in atto, diventa pericolosa per sé e per gli altri. DI Tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita lo loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino» (Lc 4,28-30). Fin dall'inizio del suo ministero pubblico Gesù si trova al centro dell'ostilità dei connazionali, ostilità che appare come un drammatico leit-motiv il cui momento culminante si manifesterà nella sua passione e morte. Nel corso del Vangelo, questa continua e paradossale aggressione verso colui il cui unico desiderio è di essere portatore di vita per l'uomo svela le proprie motivazioni: l'invidia, la gelosia, la rivalità, l'incapacità di percepire il valore dell'altro e, soprattutto, la paura. La paura sta all'origine di tutte queste emozioni, le suscita, le promuove, le alimenta e ingrandisce e, proprio perché affamata di autoprotezione, spinge a cogliere la presenza di pericoli inesistenti, favorendo una lettura fortemente distorta della realtà. Diversamente da quanto siamo tentati di pensare, quindi, l'aggressività non costituisce l'emozione più pericolosa per l'essere umano: colpevole della sua presenza, infatti, è il timore, con il suo immediato invito a difendersi che lascia aperta la possibilità di attaccare per primi, pur di proteggere il bene prezioso della propria persona. L'aggressività, però, diventa pericolosa quando da semplice emozione si passa all'atto, con atteggiamenti e comportamenti ostili nei confronti di se stessi e degli altri. Si tratta dunque di imparare a curarla e, come primo passo, bisogna conoscerla, capire quali siano l'origine e le forme che essa assume. L'aggressività nasce dalla percezione - talvolta oggettiva altre vol- ANNA BISSI te distorta - dell'altro come di un pericolo, perché sottrae un bene che dovrebbe rendere felici o far sperimentare un piacevole benessere. Il "bene" in questione varia da una situazione all'altra a seconda dell'età e del contesto in cui la persona si trova ad agire, ma la dinamica è sempre la stessa. Così il bambino, nei primi anni di vita, si arrabbia con il fratello o l'amichetto per essere stato privato di un gioco che considera indispensabile per la felicità del momento. Allo stesso modo l'adolescente prova ostilità verso i "no" che i genitori pronunciano, in quanto lo derubano di un'autonomia che percepisce vitale per la propria esistenza. Più tardi, l'adulto potrà provare collera nei confronti del collega ritenuto suo rivale, o della fidanzata quando teme che lo tradisca. Comune denominatore di queste vicende, a cui potremmo aggiungerne molte altre, è sempre lo stesso motivo: l'aggressività nasce da una minaccia inferta all'Io della persona, la quale si spaventa di fronte alla possibilità di una diminuzione di stima, di potere, di sicurezza, di amore, di giustizia. L'io, "schiacciato" dalla volontà dell'altro, conosce spesso un'unica risposta: l'aggressività come desiderio di "schiacciare" a propria volta l'Io dell'avversario, del rivale. In questo modo nasce l'emozione, alcune volte legittima, in quanto espressione di difesa della dignità personale; altre volte invece eccessiva, perché frutto della disistima personale, della paura di perdere l'amore, dell'umiliazione nel percepire calpestata la propria immagine. Il modo in cui essa si manifesta è variabile e noi abbiamo imparato a descriverlo in base alla "temperatura" emotiva - talvolta anche corporea - sperimentata dal soggetto. Ci troviamo così di fronte alla rabbia "fredda", "glaciale" che, nell'esprimersi, si limita a poche parole, capaci di colpire l'altro là dove è maggiormente ferito o a trattarlo con superiorità o disprezzo. Altre volte, invece, contiene il calore del fuoco e si manifesta con azioni forti, toni alti, azioni apertamente violente. In entrambi i casi essa ferisce, e fa male non solo a chi ne è l'oggetto ma anche a chi la esprime, perché comporta una perdita di controllo - in seguito spesso percepita come umiliante - che pone la persona al di fuori di relazioni serene e pacificanti. L'aggressività, dunque, è controproducente e questa è la prima considerazione importante che aiuta a comprendere quanto sia proficuo curarla: se siamo esseri relazionali, ciò che ci fa uscire dal rapporto con gli altri è per noi sempre occasione di sofferenza., di solitudine e di preoccupazione. Quando l'altro diventa per noi un nemico, saremo sempre tentati di controllare le sue mosse, di anticipare i suoi attacchi, di verificare i suoi rapporti interpersonali, nel timore che egli si crei un gruppo di alleati pronti a difenderlo, ed eventualmente a coalizzarsi con lui per condividere le sue mosse ostili. L'aggressività, nata dalla paura, finisce così per alimentare ulteriori timori, facendo precipitare la persona in un circolo vizioso preoccupante, in cui si alternano collera e terrore. È importante, allora, imparare a non drammatizzare, cercare di guardare all'altro riconoscendo la complessità della persona e delle sue intenzioni, non riducendolo unicamente a un individuo pericoloso, pronto ad attaccarci se non a eliminarci. È anche fondamentale cercare di evitare di intrattenere gli altri con il racconto delle nostre vicende drammatiche: la chiacchierata con cui narriamo agli amici la storia dell'ostilità di cui siamo vittime sovente finisce per trasformarsi da legittimo sfogo in "polveriera"; spesso, infatti, la persona a cui presentiamo il nostro racconto, timorosa di non dimostrarci adeguati sentimenti di empatia, finisce per aumentare le nostre percezioni ostili e la conseguente aggressività. Se poi l'individuo prescelto per essere oggetto delle nostre confidenze è anch'egli - come avviene spesso - ostile nei confronti del nostro "persecutore", si finisce per "montare la panna" delle emozioni, senza riuscire più a contenerle. Dobbiamo dunque imparare a non "parlar male" dell'altro ma anche a non pensar male di lui, distinguendo tra gli atti che vediamo - e possiamo giudicare negativamente - e le intenzioni. Non c'è quindi rimedio migliore all'aggressività che la capacità di separare il peccato dal peccatore. Questa distinzione, infatti, non ci obbliga a negare la realtà. a rimuovere il male, a percepire l'ingiustizia. Ci permette di accogliere la nostra aggressività, talvolta ingigantita dall'orgoglio, altre volte legittima: l'emozione, infatti, esprime solo ciò che proviamo e non si contrappone necessariamente all'amore. Ciò che invece ostacola l'amore ancor prima di passare all'atto, è il giudizio sulle intenzioni della persona, la valutazione dell'altro come nemico, malevolo nei nostri confronti, desideroso di farci del male. Se sapremo invece guardarlo in modo rispettoso - nonostante i suoi atteggiamenti negativi - poco per volta vedremo diminuire in noi le emozioni aggressive e potremo sperimentare una serenità capace di pacificarci nel profondo.
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