Quanto costa agli italiani credere. Note a margine della

Quanto costa agli italiani credere? Riflessioni su La Tristezza di Satana, di Lorenza
Franco, Edizioni Nuove Scritture, 2010. Circolo UAAR di Rimini (19 novembre 2011).
In questo periodo di crisi mondiale sarebbe auspicabile che qualcuno, ai vertici di governo,
inizi finalmente a chiedersi quanto costi ai cittadini italiani il clero. Già, quanto costa la
superstizione religiosa al nostro amato Paese? E non mi riferisco solo all’enorme cumulo di
vantaggi fiscali illegali concessi allo Stato della Città del Vaticano, che sono ora al centro di
un’inchiesta dell’Unione Europea, ma anche al vero e proprio finanziamento di Stato – molto più
significativo di quello ai partiti sotto il nome di rimborso elettorale – alla Chiesa cattolica.
Mi riferisco a quel miliardo di Euro di versamenti dell’8x1000, dei quali più della metà
arrivano anche da parte di chi non firma credendo che vadano solo allo Stato italiano; a quei 650
milioni di Euro per gli stipendi degli insegnanti di religione; ai 700 milioni per le convenzioni su
scuola e sanità; ai 250 milioni per i finanziamento di eventi di propaganda religiosa. Per un totale di
più di 4 miliardi di Euro, pari allo stanziamento di una mezza manovra finanziaria. Questa cifra
enorme passa ogni anno dal bilancio dello Stato italiano e degli enti locali alle casse del clero
cattolico. Ripeto, ogni anno. Una somma che, come ammette la stessa C.E.I. (Conferenza
Episcopale Italiana), solo per un quinto viene destinata a interventi di carità e di assistenza sociale.
E questo senza contare che il clero possiede il 22% dell’intero patrimonio immobiliare nazionale, e
il 30% solo a Roma, al di fuori della città del Vaticano. Conosciamo questi dati grazie agli sforzi
dell’UAAR, che è riuscita a scandagliare una realtà economica semisommersa e sfuggente a ogni
controllo.
Ora, di fronte a questa potenza economica, per la parte pecuniaria non solo concentrata alla
banca vaticana dello IOR. ma presente nelle migliaia di società di capitali sparse per l’Italia e nel
mondo, potrei anche capire che nessuno abbia il coraggio di protestare, nemmeno di denunziare alla
AGCM l’ingannevole e costosa pubblicità menzognera della CEI, in cui vengono usate immagini d
povertà per la promozione dell’8x1000 e per nascondere il lusso in cui vivono cardinali e vescovi.
8x1000 che ha fruttato quest’anno 2011 la cifra record di 1 miliardo e 118 milioni di Euro (!). Ma se
nessuno è coraggioso, dove andrà a finire lo Stato italiano, repubblica democratica fondata sul
lavoro ma suddita e ostaggio del dittatoriale Stato della Città del Vaticano? Si è calcolato che dal
dopoguerra ad oggi, anno 2011, sono 886 i miliardi di Euro che lo Stato italiano ha regalato alla
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Chiesa cattolica per mantenere nel lusso i gerarchi vaticani. Una cifra da capogiro che fa impallidire
anche – e oserei dire soprattutto - il più fervido credente nel messaggio evangelico, al punto che già
campeggiano su facebook gruppi che predicano una rivoluzione italiana come fu quella francese,
con l’assalto del popolo italiano, che si sta svegliando, alla Città del Vaticano per riprendersi i suoi
soldi, così come il popolo francese assaltò e prese la Bastiglia.
Possibile che si debba aspettare questa insurrezione e che questa consapevolezza sorga, nel
popolo italiano, quando esso sarà ridotto alla fame? E’ adesso che dobbiamo compiere un
mutamento culturale, comprendendo anzitutto che la morale - caso mai non lo si fosse ancora capito
- non è appannaggio della religione, ma deriva dalla coscienza civile, scoperta dall’Umanesimo e
dopo dall’Illuminismo, e viene fissata poi in norme di legge, ad iniziare dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo oltre che dalle Costituzioni degli Stati di diritto. E si tratta di
quella stessa morale che obbliga le religioni a rinnovarsi per sopravvivere, di quella morale di
civiltà e democrazia per la quale si sono fatte rivoluzioni e i liberi pensatori hanno combattuto e
dato la vita.
So bene che è impresa difficile, perché lo Stato della Città del Vaticano si è infiltrato nei
meccanismi di potere di molti Stati, ma in modo particolare in quello italiano, dove ha messo radici
da secoli e ha ancora, grazie ai Patti Lateranensi del 1929 e al discusso art. 7 della Costituzione, la
sua sede. Una sede conservata fin da quando, nella prima metà dell’Ottocento, si chiamava Stato
Pontificio e cercava di demonizzare la nascente libertà di stampa, di associazione, e lo stesso
trasporto ferroviario. Una presenza subdola fin da quando, dopo i moti risorgimentali e appena
prima dell’Unità d’Italia, la Chiesa cercò, con il famoso Sillabo, di riportare indietro l’umanità di
due secoli, prima dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese. Una presenza scomoda fin da
quando venne proclamato, con il Concilio Vaticano del 1868, il dogma dell’infallibilità papale in
materia religiosa e morale. Ma una presenza accettata, così come viene accettato l’interventismo
della Chiesa in ambito non religioso ma politico, in violazione dello stesso Concordato, e ciò è
significativo del condizionamento culturale di un popolo di “laici devoti” come gli italiani.
Si tratta quindi di un’impresa difficile, e ciò anche per la grandissima influenza sulla cultura e
sull’arte conquistata nei secoli dalla chiesa cattolica, ad iniziare dalla toponomastica, segnando il
territorio italiano con nomi di santi, di spiriti santi, di santissime annunziate e santi sepolcri,
imponendo la propria architettura con chiese, cappelle, cattedrali che hanno riempito città, borghi e
campagne, condizionando la pittura e la scultura, in gran parte di tipo sacro, immaginario e mistico,
ma anche la letteratura e gran parte della musica.
Ma non si tratta di un’impresa impossibile, se gli italiani studiassero la storia e nutrissero più
amore per la lettura e la cultura. Se gli italiani fossero tutti come Lorenza Franco, il problema
ovviamente non esisterebbe. Se di Lorenza Franco avessero, se non la stessa cultura, almeno la
stessa coscienza civile, non ci troveremmo ora in questa situazione. Se gli italiani avessero - non
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tutti, ma almeno buona parte - il coraggio e la coscienza civica di Angelo Gaccione, editore del
libro che viene qui presentato e responsabile editoriale della rivista Odissea, denunciando le cose
che non vanno, i disastri ambientali e i vuoti dell’informazione suddita del pensiero unico
dominante, non sarei nemmeno qui a parlarvi in una di quelle sane cellule di libero pensiero che
sono i circoli UAAR.
D’altra parte i primi germi di consapevolezza e libero pensiero ci sono, nel popolo italiano, se
la pagina face book con il gruppo “Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria” ha raggiunto, alla
data di oggi, le centocinquantamila adesioni. Il titolo ironico dell’opera, “La tristezza di Satana”,
che richiama la poesia di pag. 26, fa ovviamente sorridere e alleggerisce un po’ il pensiero grave e
triste che rivolgiamo al nostro martoriato Paese: senza voler strumentalizzare l’ultimo scandalo
della pedofilia in ambito ecclesiale, che costituisce un’inezia di fronte ai misfatti della Chiesa
cattolica fin dal suo nascere a partire dall’imperatore Costantino, come ben descritti
nell’enciclopedica opera di Karlheinz Deschner, Storia criminale del cristianesimo, si può ben dire
che il nostro Belzebù si trovi ormai smarrito e disoccupato, perché il suo lavoro lo stanno facendo, a
pieno regime, le gerarchie ecclesiastiche. E qui apro una parentesi, a proposito dell’imperatore
Costantino che pose termine alle lotte tra le varie religioni e tra le sette cristiane, facendo diventare
Gesù Cristo Dio per votazione (Concilio di Nicea, 325 d.C.): perché se è vero che il cesaropapismo
(l’essere papa e re insieme) è un ricordo della storia, è anche vero che il nostro concetto moderno di
Stato di diritto e democratico è per definizione laico, vale a dire assolutamente neutrale rispetto alle
dottrine religiose professate dai cittadini, a prescindere dal radicamento sociale dei culti e delle
chiese; ma se accorda privilegi a qualsiasi chiesa o culto, comunque motivato sia il privilegio, non
si ha più uno Stato veramente laico. L’esistenza stessa di un concordato o patto stretto dallo Stato
con una o più chiese è condizione sufficiente per minarne la laicità. Lo stato concordatario non è
uno Stato laico. Chiusa parentesi.
Dunque, la tristezza di Satana, dicevo. Perché la storia ci insegna, o dovrebbe insegnarci, che
dai tempi più primitivi, con il progredire della conoscenza, anche il pensiero si evolve, e con esso la
religione, frutto dello stesso pensiero. Le società primitive e le loro divinità sono oggi considerate
barbariche con le loro superstizioni e simboli. Anche la Bibbia, con i suoi Testamenti, ha subito
cambiamenti e rimaneggiamenti nel tempo. Le parti fondamentali restano però immutate e sono
illuminanti per comprendere come solo la paura della morte abbia generato i racconti di punizione e
sacrificio, evidenti fin dalla Genesi, come il castigo di Adamo ed Eva, il sacrificio di Isacco
(scongiurato all’ultimo momento solo per manipolazioni postume, ma in origine descritto come
quello di Ifigenia per placare l’ira della dea Artemide), il diluvio universale di un Dio vendicativo,
che ordina a Giosuè di uccidere a Gerico “tutto ciò che poteva respirare”, che mette Caino contro
Abele, e così via. Racconti assolutamente immorali e offensivi della stessa idea del divino come
simbolo di fratellanza e amore. Per questo, dice Lorenza Franco, sono i credenti i primi a
bestemmiare, se chiamano “Dio” quel pittoresco e crudele personaggio di fantasia biblico. E le sue
poesie non sono solo belle nella forma, per gli endecasillabi rimati, ma anche avvincenti nella
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sostanza, proponendosi al lettore come condensati di intelligenza che fanno più luce di molti testi
scritti in prosa dell’attuale editoria anticlericale. Ogni poesia rimanda, nelle note, a riferimenti
storici, epici e biblici.
Il lettore del libro avverte subito questo forte impegno civile in una poetessa assolutamente
estranea a ogni impegno politico come è Lorenza Franco, perché viene portato a riflettere sul fatto
che le paure primitive hanno sempre creato potenze e divinità alle quali sacrificare vite, anche
umane. Il messagio di Lorenza è: “Dove c’è fede c’è violenza”. Lo si può leggere in prima battuta
nell’incipit dell’opera. Le religioni, frutto del pensiero umano, sono diverse nelle loro epifanie ma
tutte eguali nella struttura, ad iniziare da Amon-Ra degli antichi egizi e da Mitra dei culti
mediorientali fino al nostro Gesù Cristo. Perché alla fine sempre della stessa divinità, e cioè del dio
Sole, si tratta. E a me non sembra che dobbiamo laurearci tutti in antropologia per capirlo. Una
persona di buon senso dovrebbe ammirare i misteri del cosmo, scrutare le stelle, anche quella a noi
più vicina, come faceva la scienziata Ipazia di Alessandria, ma sorridere di tutte le storie e i miti
sorti per ignoranza e paura, facilmente sfruttabili dal potere. E in Italia non sono solo le persone
semplici ad essere condizionate da verità di comodo e “rivelate”, ma purtroppo anche tanti
intellettuali, a causa di un atteggiamento di non amore per il sapere e di sudditanza al potere che ho
descritto nel mio articolo “Pensiero critico e fede religiosa” apparso sulla rivista Odissea ma
sempre reperibile su Internet (http://gbonomo1.blog.tiscali.it/pensiero-critico-e-fede-religiosa).
Questa crisi finanziaria di dimensioni planetarie può essere anche una grande opportunità, per
l’umanità tutta, di chiarirsi le idee, di cominciare a rivedere la cultura in chiave storica e non
fideistica, di trovare il coraggio per rinnovare il pensiero. Ma per fare ciò occorre liberarsi da miti,
leggende, da superstizioni medioevali e dalla loro immanenza dogmatica. Occorre fare piazza pulita
di tutte le menzogne predicate ancora dalle religioni e di tutte le attuali false informazioni in
circolazione, che possono fare anche la differenza tra la vita e la morte, come testimoniato da
innumerevoli tragiche vicende in campo medico-sanitario. False o lacunose informazioni che
riguardano ogni aspetto della nostra esistenza: economia, ecologia, salute, geopolitica, risorse
alimentari, tecnologia informatica, trasporti, etc. non dovrebbero più condizionarci né gravare sul
bilancio dello Stato, che deve essere democratico, liberale e laico. Per la nostra stessa salvezza è
necessario un radicale cambio di paradigma, una profonda revisione storico-scientifica in modo che
ogni persona senziente e pensante su questo pianeta possa riappropriarsi dei suoi diritti a costruire
una società più armoniosa e degna della definizione di civiltà.
Possiamo intanto prendere spunto da questo prezioso libretto di puro e libero pensiero.
Rimini, 19 novembre 2011
Avv. Giovanni Bonomo
Centro Culturale Candide
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