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EVERYDAY REBELLION
Un film dei RIAHI BROTHERS
L’ARTE DI CAMBIARE IL MONDO
CON
Femen – The Yes Men – Reverend Billy – Srda Popovic
Mana Neyestani – Aliaa Elmahdy – Icy&Sot
Austria/ Svizzera 2013
Durata 118 min.
Distribuzione: Officine UBU
www.officineubu.com
Proiezioni Biografilm Festival
Mercoledì 11 giugno ore 21.30 @Cinema Arlecchino (Via delle Lame, 59 BOLOGNA)
Giovedì 12 giugno ore 15.30 @Cinema Arlecchino (Via delle Lame, 59 BOLOGNA)
Ufficio Stampa -­‐ Lo Scrittoio
Via Crema, 32 -­‐ 20135 Milano
tel. +39 02 78622290
Alessandra Olivi mob. +39 347 4305496 [email protected]
Materiali stampa disponibili nell’AREA PRESS del sito http://cinecult.scrittoio.com
FESTIVAL e PREMI
BIOGRAFILM FESTIVAL di Bologna 2014 – Contemporary Lives -­‐ Anteprima italiana
PREMIO CINEMA FOR PEACE 2014 – Nomination
CPH: DOX di Copenaghen 2013 -­‐ Premio del Pubblico (con il punteggio più alto nella storia del festival)
B3 BIENNALE FRANKFURT 2013 – Best Transmedia Award
IDFA di AMSTERDAM 2013 -­‐ Official Selection
IL PROGETTO
Everyday Rebellion è un documentario e un progetto cross-­‐mediale che combina film, digital e social media
in un format ibrido, innovativo e multi sfaccettato, atto a inglobare la varietà e la diversità dei nuovi metodi
moderni di protesta non violenta.
Il progetto consiste in tre parti principali:
1. Il documentario che racconta le storie degli attivisti creativi in tutto il mondo;
2. Una piattaforma web che raccoglie e condivide metodi e tattiche creative di non violenza tramite
video, collaborazioni e articoli;
3. Strumenti interattivi, come un’applicazione per smartphone, che supporti gli attivisti nel
cambiamento di sistemi autoritari e repressivi in modo non violento.
SINOSSI BREVE
Cos’è che ha in comune il movimento Occupy Wall Street con gli Indignados spagnoli o con la Primavera
Araba? C’è una connessione tra il movimento democratico iraniano e le lotte siriane? E qual è il
collegamento tra le attiviste ucraine in topless di Femen e le proteste contro il governo in Egitto? Le ragioni
dietro ai vari sollevamenti in questi paesi possono essere diverse, ma le tattiche creative di non-­‐violenza
che essi usano sono strettamente connesse. EVERYDAY REBELLION è un documentario e un progetto cross-­‐
mediale che celebra il potere e la ricchezza delle forme creative di protesta non-­‐violenta e di disobbedienza
civile.
SINOSSI LUNGA
Everyday Rebellion è un documentario e un progetto cross-­‐mediale che celebra il potere delle proteste
creative non-­‐violente e la disobbedienza civile nel mondo.
Cos'hanno in comune il movimento Occupy in New York con gli Indignados spagnoli o con la Primavera
Araba? C’è una connessione tra le lotte del movimento democratico iraniano e le rivolte non violente in
Siria? E qual è il collegamento tra le attiviste ucraine in topless di Femen e una cultura islamica come quella
egiziana? E quali sono i ruoli di Serbia e Turchia in tutto questo?
Le ragioni delle diverse ribellioni nazionali in questi paesi possono essere diverse, ma le tattiche creative di
non-­‐violenza usate nelle loro lotte sono fortemente connesse l’una con l’altra. Così come lo sono gli attivisti
che condividono nuove idee e strategie.
Everyday Rebellion è la storia della ricchezza della protesta pacifica portata avanti giorno per giorno da
attivisti provenienti da Spagna, Siria, Ucraina, Stati Uniti, Gran Bretagna e Serbia. Questi metodi sono pieni
d’inventiva, divertenti e qualche volta anche aggressivi. Gli attivisti che li usano credono che le proteste
creative possano prevalere sulle protese violente, e hanno ragione.
E’ stato scientificamente provato che la protesta non-­‐violenta ha più effetto e più successo di quella
violenta. Inoltre, coloro che fanno uso della non violenza sono temuti da governi e corporation perché
stanno rapidamente cambiando il mondo.
Everyday Rebellion è un tributo alla creatività della resistenza non-­‐violenta. Il progetto studia le
conseguenze di un moderno, rapido cambio di società, dove nuove forme di protesta cambiano il potere
delle dittature e qualche volta anche le potenze globali. Everyday Rebellion vuole dare voce a tutti quelli
che decidono di non usare la violenza quando provano a cambiare un sistema violento. Come ha detto
Gandhi: ”Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci”.
SCHEDA TECNICA
Titolo Everyday Rebellion
Regia Arash e Arman Riahi
Produzione Golden Girls Filmproduction, Mira Film
Lingue originali Spagnolo, Farsi, Arabo, Russo, Inglese
Genere documentario
Anno 2013
Durata 118 min
Note di Regia
La rivoluzione classica è sempre stata verticale. Un leader e le sue persone, una struttura dall’alto al basso,
diffusione di ideologia e potere guadagnato tramite l’appoggio dei media. Negli eventi attorno alle elezioni
in Iran nell'estate del 2009, abbiamo assistito a una rivolta orizzontale. Invece di un leader, centinaia e
migliaia di individui che agiscono a proprio nome. Al posto delle armi, portano telefoni cellulari,
diffondendo video via youtube e messaggi via twitter.
Durante le nostre riprese nel corso degli ultimi 3 anni, ci siamo resi conto di quante connessioni esistano tra
i movimenti e gli attivisti nei vari paesi. Tutti i movimenti non-­‐violenti sono in qualche modo connessi, si
ispirano e si aiutano l’uno con l’altro in modi diversi. Noi ci siamo focalizzati sui loro metodi, sulle persone
dietro di essi, e sulle loro connessioni, per provare che la lotta non violenta è il solo modo di creare
cambiamento sostenibile nei sistemi oppressivi.
Siamo riusciti a entrare in stretto contatto con gli attivisti dei diversi movimenti, che noi seguiremo e
capiremo nel loro viaggio. Il nostro obiettivo è portare le tattiche non violente alla massa e mostrare che
questo è un modo davvero gioioso ed emozionale di attivismo. Dato che non arriviamo da un background
da attivisti, il nostro obiettivo non era fare un film attivista ma un’esperienza cinematografica che fosse sia
personale che profonda, e che riflettesse il sentimento di una generazione.
Everyday Rebellion è più di un semplice progetto per noi. E’ una dichiarazione politica, senza tempo e
universale, e noi crediamo fortemente che possa lavorare come un progetto unificante tra le differenti
culture e paesi. Così come noi stessi abbiamo dovuto lasciare un paese oppresso, l’Iran, pensiamo di essere
il giusto team per portare questo film alla vita, per supportare e ispirare le persone soppresse nei sistemi
autoritari.
Tutti hanno una storia
Femen – Un nuovo femminismo
Il film ha una fisicità eccezionalmente importante, è un film molto fisico, sulla presenza, sull’occupare spazi,
sulla presa di posizione (anche fisica), prendere posizione, mettere radici nel terreno. Le attiviste ucraine
del gruppo di protesta Femen stanno con le gambe divaricate durante le loro campagne, in modo da stare
in piedi solidamente e non essere buttate a terra. Sono in piedi lì, svestite e risoluto, con il petto nudo su
cui hanno dipinto slogan contro l’egemonia del patriarcato, delle dittature e della Chiesa, suonano le
campane della chiesa per protestare contro il divieto di abortire, disturbano la visita di Putin in Germania
urlando “Putin Dittatore!”, abbattono una croce con una motosega per protestare contro la condanna delle
Pussy Riot, si mettono in piedi davanti a dei veicoli militari, e lo fanno anche a pochi metri da Berlusconi,
gelando il suo sorriso artificiale al grido di “Basta Berlusconi!”. Le loro facce sono solenni durante le
campagne, quasi aggressive, non mostrano nessun sorriso (“noi non sorridiamo mai”), perché sono troppo
dannatamente serie, voglio irritare con la loro nudità, non piacere. Le Femen non mostrano nessuna
espressione di paura, è solo fisicità senza protezione, esposizione estrema (“Noi non nascondiamo mai le
nostre facce”).
Inna Shevchenko sulle Femen: “Noi irritiamo gli idioti, affasciniamo gli intellettuali, spaventiamo i dittatori. I
nostri nemici sono l’industria del sesso, le dittature e la Chiesa.” La nudità è stata fonte di discussione
all’interno del gruppo, ma alla fine è stata approvata, in modo da rendere gli argomenti delle Femen
accessibili anche alle persone che altrimenti non le avrebbero mai ascoltate. Secondo le Femen, è
necessario risvegliare quelle persone che spesso non sono interessate al discorso critico, se si vuole
cambiare qualcosa. Coloro che supportano i contenuti critici delle Femen non hanno bisogno di essere
ulteriormente convinti: “Noi abbiamo trasformato i nostri corpi nudi in strumenti politici di lotta
femminile.“
Inoltre le Femen hanno scelto coscientemente questa tattica, nonostante le controversie, per cambiare il
significato attuale delle attribuzioni patriarcali sulla nudità femminile (e il loro abuso da parte dell’industria
del sesso, della pubblicità, etc.) e riappropriarsi così del potere interpretativo e dell’autorità sulla nudità
femminile (riscattando il corpo femminile) per ridefinirlo.
Everyday Rebellion riprende il racconto sulle Femen laddove il film di Kitty Green “Ukraine is Not a Brothel”
finisce, o piuttosto, fallisce.
Dopo aver messo in moto un radicale processo per tagliare con il proprio passato, Inna Shevchenko fonda
le Independent Femen International volando dall’Ucraina a Parigi. Everyday Rebellion accompagna questo
processo per un anno, testimone di questa emancipazione, e fornisce una visione interna delle tattiche di
un controverso movimento femminista che è aggressivo ma non violento.
Dietro le scene: l’amorevole interazione delle attiviste l’una con l’altra, la paura della violenza e della
persecuzione dello Stato. Inna Shevchenko parla della paura, delle minacce di morte, di come abbia perso
un ottimo lavoro come giornalista a causa delle sue proteste. Le donne raccontano come ci si sente ad
esporsi così estremamente durante le proteste, il nervosismo, la preparazione e i tremiti del corpo quando
stanno per andare sul luogo delle loro campagne.
Dopo la campagna di solidarietà per le Pussy Riot, Inna Shevchenko deve fuggire dall’Ucraina. Gli agenti dei
servizi segreti ucraini hanno provato a irrompere nel suo appartamento e lei ha ricevuto minacce di morte
via Twitter: “ Il tuo posto è ad Auschwitz, sei solo una puttana non una donna! Ti auguro una morte
orribile”.
Inna trova riparo a Varsavia, e racconta alla sua padrona di casa le intimidazioni ricevute dal KGB, che
l’aveva rapita dopo una protesta contro Lukashenko in Bielorussia, e quello che le aveva detto un agente:
”Ora io voglio che tu senta il tuo respiro. Respira, perché queste sono le ultime ore della tua vita in cui
potrai godere dell’aria. Io voglio che tu ricordi la tua infanzia, i tuoi genitori. Riesci a vedere la faccia di tua
mamma che sta sorridendo? Puoi immaginare la sua faccia quando vedrà che sei morta?”. Inna spiega
quanto questo l’abbia cambiata, dopo questo incidente ha iniziato a soffrire d’ansia, ad aver paura delle
persone in strada. Tuttavia, Inna Shevchenko dice che è una sua scelta e un suo rischio: "Mi chiedo, perché
le persone ancora non capiscono che questa è una nostra scelta personale… certo che sappiamo cosa
potrebbe succedere… non capiscono perché delle ragazze giovani abbiano iniziato a lottare. Cos’è che non
capiscono? Il loro stupore è l’inizio del processo, perché poi scoprono che non c’è niente di sbagliato in noi
ma c’è qualcosa di sbagliato nella società, nel sistema.”
Alla fine, un piccolo ma estremamente importante cambiamento in una scena del film. Durante una
campagna contro l’oppressione delle donne perpetrata da una legislazione di stampo religioso nei paesi
islamici, davanti all’ambasciata egiziana a Parigi, le attiviste vengono circondate dalla polizia. Le Femen
stanno silenziosamente davanti ai poliziotti corrucciati, si guardano l’un l’altro immobili per lungo tempo.
Poi, la bocca di un poliziotto si apre in un sorriso. Abbassa la fronte per un breve momento. Srja Popovic
spiega che il potere è fondato sui pilastri o sui rappresentanti del sistema (polizia, militari, burocrazia..) che
a loro volta sono persone che possono essere portate dal lato dei manifestanti o alla cui coscienza ci si può
appellare: “Nelle lotte non-­‐violente puoi provare a persuadere le persone a cambiar lato, modificare la loro
fedeltà e portarli nel movimento”.
Suicidi a causa degli sfratti
Madrid, un quartiere residenziale con alti palazzoni. E’ il terzo caso in un mese: una donna si è buttata dalla
finestra quando è stata sfrattata perché non poteva pagare l’affitto. Gli sfratti segnano la crisi spagnola,
nella sola Madrid ce ne sono 80 al giorno (20.800 all’anno). Disperazione, persone che non hanno più
niente, senza riguardo per la loro educazione, per il loro lavoro. Vite intere che crollano. Piani futuri che
crollano come un castello di carte.
Il Movimiento spagnolo 15M (Movimento del 15 Maggio) combatte per l’inalienabile diritto alla casa, al
lavoro, alla cultura, alla salute, all’educazione, alla partecipazione politica e allo sviluppo personale. Le
caratteristiche del movimento sono la decentralizzazione a livello locale delle operazioni, il rafforzamento
delle strutture locali, l’aiuto del vicinato, raccogliendo le forze nel proprio quartiere al di là dei social media.
Studenti, imprenditori, avvocati e disoccupati dibattono e negoziano appassionatamente in mezzo alla
strada, agli incontri di quartiere, ai forum cittadini: “Cos’è una bella vita? Cosa rende una vita bella? Non
ognuno per sé ma per il bene di tutti, per il bene comune! Le persone hanno dimenticato che hanno il
potere, è nostro compito reclamare quel potere”.
Gli attivisti concordano che la non-­‐violenza ha molto più effetto, tuttavia ci sono discorsi e conflitti
all’interno del movimento sociale. La democrazia è faticosa e bisogna pagare i propri debiti. Le frizioni
generano odio, anche per lo spettatore. Il gruppo che sta appassionatamente discutendo è interrotto da un
mimo di strada che si arrabbia: "Cosa sta succedendo qui? Mi state disturbando, non mi fate lavorare! Io
sono povero!”. La povertà è così radicata che molti non trovano neppure il tempo di protestare per la loro
sopravvivenza.
Il movimento spagnolo degli Indignados si rifà deliberatamente al libro “Indignatevi!” di Stephane Hessel,
combattente durante la Resistenza Francese, ma fa anche riferimento a “No more business as usual”, la
gente è stanca, demotivata, non partecipa più, revocando o rifiutando il consenso alla classe dirigente.
In questa indignazione non sono solo accecati dalla rabbia; sono attenti, ben organizzati, saggi e strategici.
Discutono di potere e del significato dei movimenti sociali: “Eravamo addormentati, ora siamo svegli”, il
che pone la questione, perché collettivamente siamo stati inattivi per così tanto? Perché c’erano verità
impensabili su cui ora dibattiamo appassionatamente? Maria Angeles, una pensionata spagnola spiega
come il vicinato si è mobilitato per fermare gli sfratti o almeno per guadagnare tempo, le banche infatti
non posso permettersi cattiva pubblicità davanti a così tante persone.
Occupy Wall Street ha cancellato i tuoi debiti
Il professor Andrew Ross della New York University racconta che molte persone in debito con le banche
stanno esercitando resistenza inconsapevolmente, semplicemente perché non posso pagare i loro debiti.
Per questa ragione, il “Debt Resistance Movement” chiede alle persone colpite di rifiutarsi in massa di
ripagare il debito pubblico. Con l’obiettivo di cambiare la realtà sociale, il “Debt Resistance Movement”
aiuta a riscattare i debiti, così che le persone possano uscire da un’abitudine umiliante nei confronti delle
banche ed essere libere dal debito. (“Occupy Wall Street ha cancellato il vostro debito”). Il professore
universitario Andrew Ross spiega questa nuova idea del movimento Occupy, The Rolling Jubilee: le banche
vendono il debito delle persone ad altre compagnie a molto meno, così da poter recuperare il debito. Le
persone di Occupy comprano questo debito per un importo minimo rendendo così altre persone libere,
persone che vengono poi contattate e informate di essere state liberate dall’onere. Viene lasciata a loro la
scelta di contribuire con una piccola cifra così che il collettivo possa comprare il debito di altre persone e
liberarle da un pesante fardello.
Forme di protesta in circostanze difficili: Siria, Iran
Un attivista da Damasco racconta di messaggi scritti su piccoli foglietti di carta, infilati dentro a dei
palloncini che, attraverso una tecnica collaudata, vengono fatti scoppiare in aria per far cadere i messaggi
dal cielo, mentre gli attivisti sono già in un posto sicuro. Azioni come queste sconvolgono il governo siriano.
E’ stata fatta una campagna in prossimità della casa di Assad, riempiendo centinaia di palline da ping pong
con slogan sulla libertà, palline lasciate poi cadere giù da una scalinata. Le persone della sicurezza
sembravano totalmente ridicole nel tentativo di prendere le palline saltellanti – la rivoluzione è
inarrestabile.
Le proteste nascoste in Iran (es. i graffiti degli artisti iraniani Icy&Sot) mostrano come i pensieri di libertà
non possano essere estirpati. Migliaia di persone che accendono e spengono le loro luci di casa durante la
notte non possono essere arrestate. Un attivista sconosciuto ci mostra una tecnica per attaccare poster,
che si srotolano da soli quando il responsabile è già in salvo. Srja Popovic le chiama “dispersione con
tattiche a basso rischio” -­‐ tattiche meno rischiose della distribuzione in prima persona, che riescono a
mobilitare più persone di quelle che rischiano la loro vita per strada, e risultano anche più difficili da
sopprimere per il regime.
La camera si muove attraverso Freedom Square a Tehran, una voce di donna: “In Iran l’unica cosa rimasta
libera è una torre. E anche questa ha già un sacco di crepe.” La bramosia. La mano femminile tenta di
raggiungere la Tower of Freedom: ”Noi siamo in silenzio a causa del coltello infilato nelle gole dei nostri
fratelli e sorelle. Noi siamo ancora qui. Se solo avessimo una sola voce. Questo è l’unico modo per arrivare
alla fine di questa lotta.” La voce di coloro a cui non è stato permesso di parlare liberamente per molti anni,
trascina il suo mazzo di chiavi lungo una ringhiera: ”E’ come se niente fosse successo, tutto è calmo e noi
siamo in silenzio. Come se non ci fosse mai stata una marcia di protesta di milioni di persone, come se
nessuno fosse stato costretto ad andare in prigione”. Immagini dal 2009: miliziani che picchiano i
protestanti, cecchini sui tetti che sparano addosso alla folla. Fra di essi, la giovane studentessa Neda, una di
queste vittime casuali.
Il Dr. Massumeh Tarfeh, giornalista iraniano e ambasciatore delle Nazioni Unite, risponde alla domanda su
dove sia la rivoluzione verde oggi: stanno ripensando alle loro strategie, attualmente troppo traumatizzati
dalla persecuzione e dalla tortura sistematica, anche dei loro familiari. Molti attivisti sono fuggiti dall’Iran,
semplicemente partecipare ad una manifestazione comporterebbe la prigionia, torture ed esecuzioni. Così
hanno dovuto trovare altre, e meno rischiose, forme di protesta che tuttavia dimostrino che sono ancora
qui. Il viso di Neda, il volto del movimento di protesta, è stampata sulle banconote e diffusa assieme a
slogan come: “Abbiate paura della tempesta che arriverà”, stampate in segreto in Iran, pubblicamente a
New York durante la preparazione per il Giorno dell’Azione per denunciare il sistema del debito.
Piangendo insieme: il caso iraniano al tribunale dell’Aja
Il punto più emozionante dell’intero film riguarda il caso Iran al tribunale all’Aja, nell’ottobre 2012. Hannah
Arendt l’ha definito “l’aporia dei diritti umani” dato che non si occupa di casi comuni, ma delle più pesanti
violazioni di diritti umani inalienabili, torture ed esperienze traumatiche, non solo per le stesse vittime ma
anche per le loro famiglie, per un intero popolo, per un intero paese, esperienze traumatiche che
bruceranno nella memoria collettiva di intere generazioni, il DNA di un paese. Il tribunale è il nucleo
emotivo del film, sul profondo bisogno umano di giustizia contro i più gravi crimini contro l’umanità.
Uomini e donne, esiliati iraniani, testimoni oculari e vittime hanno lavorato per cinque anni al tribunale
dell’Aja nell’ Ottobre 2012 (Tribunale Internazionale dell’Iran – Massacro dei prigionieri politici negli anni
’80), un tribunale simbolico per venire a capo delle atrocità commesse contro i prigionieri politici tra il 1981
e il 1988, e renderle pubbliche. Il governo iraniano è stato invitato a partecipare ma ha rifiutato. Un ex
prigioniero politico, incapace di liberarsi da quelle immagini da 27 anni, racconta, in lacrime, come è stato
costretto a giustiziare un altro prigioniero politico. Il pubblico piange con lui. Ancora oggi ci sono esecuzioni
in Iran, dice una delle vittime, e che solo una piccola parte delle atrocità è stata portata in tribunale. Nel
pubblico ci sono i parenti che reggono foto della persona amata che hanno perso. Un parente racconta di
come si senta convinto che i suoi cari non siano davvero morti, dato che i loro sogni sono vivi e sono
diventati un movimento per la libertà.
Il presidente del tribunale riassume il verdetto dei giudici del tribunale: il governo iraniano è stato il solo
responsabile delle sistematiche violazioni dei diritti umani, omicidi, torture, violenze sessuali, arresti
ingiustificati, sparizione di persone: “Uomini arrestati alle dieci del mattino e morti alle undici. I familiari dei
prigionieri sono stati costretti a pagare i proiettili usati per sparare ai propri cari.” Quando la commissione
del tribunale lascia la stanza, i sopravvissuti cantano con le mani alzate, facendo il segno della vittoria:
“L’inverno viene e va, la primavera ci saluta con i suoi fiori, i rossi fiori del sole vengono e la notte ha dovuto
fuggire, il vento ha iniziato a piantare alberi, e tra gli alberi puoi vedere le stelle”. E’ una vecchia canzone
rivoluzionaria, cantata anche 30 anni fa, quando le persone speravano di ottenere la libertà tramite la
rivoluzione in Iran. Anche se ciò non è accaduto il giorno in cui le persone si faranno giustizia arriverà prima
o poi. Per molti parenti delle vittime del regime islamico in Iran la condanna simbolica inflitta dal tribunale
è già un grande passo verso quella direzione.
Un film così diverso e complesso come questo sui movimenti sociali, universale e specifico allo stesso
tempo (il sentimento umano sul trattamento ricevuto dai regimi, il suicidio, la depressione, il divorzio, la
tortura, la traumatizzazione di un intero paese). Queste piccole ma essenziali emozioni umane raffigurate
nel film riflettono la struttura globale del capitalismo finanziario e il funzionamento dei regimi totalitari.
Gli attivisti su Everyday Rebellion
Inna Shevchenko/ Attivista Femen
Io penso che Everyday Rebellion non sia solo un film che possa ispirare le persone, è il film che sta forzando
le persone ad andare in strada e a combattere per i propri diritti. Penso che sia il film stesso ad essere
un’enorme protesta, non è solo un film: è bello e interessante ed è molto istruttivo per gli attivisti.
Effettivamente può sembrare che questo film sia utile soprattutto per coloro che non sono attivisti, ma
essendo io stessa un’attivista, posso dire che questo film ci è di grande aiuto, perché sappiamo che farà un
grande lavoro per ispirare le altre persone a supportare la nostra causa. Combatti ogni giorno! Ogni giorno
ribellati!
John Jackson/ Co-­‐autore di “Piccoli atti di resistenza”
Quello che ho amato di questo film, è che riesce a catturare lo spirito di rivoluzione e di protesta negli
ultimi 5 anni in Europa, in Nord America e nel Medio Oriente.
E lo cattura su tanti livelli differenti, dalla storia personale ai grandi temi, che sia l’1 percento o il 99
percento di persone che lottano contro un regime ingiusto. Li rappresenta in modo davvero potente.
“Everyday Rebellion” coglie magnificamente lo stato d'animo che attraversa proteste e rivoluzioni, che io
penso sia un aspetto questo spesso trascurato quando si fanno film sull’attivismo e su problemi seri. Per
me è stata una novità, perché a volte è molto più divertente di quanto si potrebbe immaginare, anche in
alcune delle situazioni più gravi e difficili. L’importanza di Everyday Rebellion è che per chiunque lo guardi e
non è mai stato coinvolto in una protesta o in qualche forma di attivismo, il messaggio chiaro sia: ”E’
possibile per chiunque partecipare se si è abbastanza appassionati al cambiamento che si vuole vedere nel
mondo.”
Mike Bonanno/ Lo Yes Men
L’idea di fare un film che colleghi tutti questi movimenti intorno al mondo, senza un narratore, è
incredibilmente ambiziosa. Ed è stimolante fare queste connessioni. Durante il film ho visto cose che non
avevo mai visto e ciò che emerge è un sentimento di solidarietà: penso che sia questo il motore di questa
rivoluzione globale, che deve andare avanti per creare maggiore equità, per creare un sistema più giusto
per tutti.
Così a quelli che sentono il bisogno di ribellarsi contro questo sistema incredibilmente repressivo che sta
consumando il pianeta, consiglio di guardare Everyday Rebellion. E' un film ricco di informazioni e di poesia.
Non penso di aver visto un film così ambizioso prima d’ora.
Gli Autori/Registi
Arash T. Riahi (Regista/Produttore)
È nato in Iran nel 1972 e vive a Vienna/Austria dal 1982. Scrittore, regista e produttore. Ha studiato Cinema
e Arte. Ha fondato la società di produzione Golden Girls Filmproduktion & Filmservices
(www.goldengirls.at) nel 1997. Suoi i film “The Souvenirs of Mr. X” in cooperazione con ARTE e ORF e il
multi premiato “Exile Family Movie”. “Missisipi” e “For a Moment, Freedom” prodotto da Wegafilm e Les
Films du Losange hanno vinto più di 50 premi internazionali. “For a Moment of Freedom” è stato il
candidato austriaco per gli Oscar 2010. Il suo ultimo film “Everything will not be fine” è stato appena
presentato in concorso come documentario al Max Ophuls Festival.
Arman T. Riahi (Regista)
È nato in Iran e cresciuto in Austria. Ha studiato Tecnologie dei Media e ha lavorato come screen e graphic
designer a Londra (Less Rain Ltd) e Vienna. Regista degli show TV da 25 minuti “No Name Program”,
“Sunshine Airlines” e “Momentum”, “What Drives You” per ORF e Red Bull Media House. Il suo corto
“Elektrotrask” ha vinto il Premio Cortometraggio Nazionale. Nel 2006, Arman ha partecipato al Berlinale
Talent Campus come regista/sceneggiatore. Nel Maggio 2011, il suo primo documentario “Schwarzkopf”
(Darkhead, www.facebook.com/schwarzkopfderfilm) è uscito nei cinema austriaci vincendo il Premio del
Pubblico all’Austrian Film Festival Diagonale 2011. “Schwarzkopf” è stato il film d’apertura al celebre
Sarajevo Film Festival a Luglio 2011.
LA DISTRIBUZIONE ITALIANA: OFFICINE UBU
Officine UBU è l’evoluzione di UBU Film, casa di produzione fondata nel 2001 a Milano da Franco Zuliani. Da
sempre attenta alla promozione di nuovi talenti ed alla realizzazione di opere innovative e di qualità, ha
realizzato tra il 2002 e il 2003 i lungometraggi La Spettatrice, opera prima del regista Paolo Franchi con
Barbora Bobulova, Andrea Renzi, Brigitte Catillon, e Fame Chimica, opera prima dei registi Paolo Vari e
Antonio Bocola con Valeria Solarino, Marco Foschi e Teco Celio. Per la produzione di questi film Franco
Zuliani ha ricevuto nel 2004 il Premio F.I.C.E. (Federazione Italiana Cinema d’Essai) come miglior produttore
di film di qualità.
Nel 2006 Officine UBU ha esordito nella Distribuzione in Sala e in Home Video (in partnership con RAI
Cinema, Cecchi Gori Home Video, Sony Pictures H.E., Giangiacomo Feltrinelli Editore), mantenendo sempre
lo stesso filo conduttore: la continua ricerca dell’originalità, della qualità e dell’innovazione.
Nel 2013 Officine UBU ha inaugurato la divisione UBU DOC, dedicata alla distribuzione di documentari di
qualità. Tra gli ultimi titoli acquisiti: The New Rijksmuseum di Oeke Hoogendijk, Everyday rebellion di Arash
e Arman Riahi; La deutsche vita di Alessandro Cassigoli e Tania Masi; The Great Museum; Casting by di Tom
Donahue; La Maison de la radio di Nicolas Philibert; Un mondo in pericolo (More than Honey) di Markus
Imhoof, candidato svizzero agli Oscar 2014 per la categoria miglior film straniero; La sostanza -­‐ Storia
dell’LSD di Martin Witz; Bert Stern -­‐ L'uomo che fotografò Marilyn di Shannah Laumeister; The Pervert’s
guide to Ideology e The pervert’s guide to Cinema di Sophie Fiennes con Slavoj Zizek.
Tra i film distribuiti in sala:
2014 PADRE VOSTRO (The Priest's Children) di Vinco Bresan. In concorso al Festival di Karlovy Vary 2013.
2014 MISTER MORGAN (Mr. Morgan’s Last Love) di Sandra Nettelbeck. Con Michael Caine, Clémence
Poésy, Gillian Anderson, Jane Alexander. In concorso al Festival di Locarno 2013.
2014 VIJAY, IL MIO AMICO INDIANO (Vijay and I) dal regista di Irina Palm Sam Garbarki. Con Moritz
Bleibtreu, Patricia Arquette, Hanna Schygulla.
2014 2 GIORNI A NEW YORK (2 Days in New York) di e con Julie Delpy, Chris Rock, Vincent Gallo. Presentato
al Sundance F.F.
2013 IL TOCCO DEL PECCATO (A Touch of Sin) di Jia Zhangke. Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes
2013.
2013 SACRO GRA di Gianfranco Rosi. Leone d'Oro alla 70.a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di
Venezia.
2013 UN MONDO IN PERICOLO (More than honey) di Markus Imhoof. Candidato agli Oscar della Svizzera
come Miglior film straniero.
2013 LA RELIGIOSA (La religieuse) di Guillaume Nicloux. Con Isabelle Huppert. In concorso al Festival di
Berlino 2013.
2013 A LADY IN PARIS di Ilmar Raag. Con Jeanne Moreau. In concorso al Festival di Locarno.
2013 IL VOLTO DI UN’ALTRA di Pappi Corsicato. Con Laura Chiatti, Alessandro Preziosi, Iaia Forte. In
concorso al Festival del Film di Roma 2012.
2013 QUALCOSA NELL’ARIA (Aprés Mai) di Olivier Assayas. Vincitore del Premio per la Miglior
Sceneggiatura alla 69a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
2012 E LA CHIAMANO ESTATE di Paolo Franchi. Vincitore dei Premi Migliore Regia e Migliore
Interpretazione Femminile (Isabella Ferrari) al Festival del Film di Roma 2012.
2012 ELLES di Malgoska Szumowska. Con Juliette Binoche. Presentato alla Berlinale -­‐ Panorama.
2012 MONSIEUR LAZHAR di Philippe Falardeau. Con Fellag, Sophie Nélisse, Évelyne de la Chenelière.
Candidato ai Premi Oscar 2012 nella categoria Miglior Film Straniero.
2012 DETACHMENT -­‐ Il distacco (Detachment) di Tony Kaye. Con Adrien Brody, Marcia Gay Harden, Lucy
Liu, James Caan, Christina Hendricks. Premio della Critica al Festival di Deauville, Miglior Film al Festival di
San Paolo, Miglior contributo artistico al Festival di Tokio.
2012 POLLO ALLE PRUGNE (Poulet aux Prunes) di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud. Con Mathieu
Amalric. In concorso alla 68a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
2011 THIS IS ENGLAND di Shane Meadows. Miglior Film BAFTA Award 2008, Premio Speciale della Giuria al
Festival di Roma.
2011 YATTAMAN -­‐ Il Film (Yatterman) di Takashi Miike.
2011 DICIOTTANNI -­‐ Il mondo ai miei piedi di e con Elisabetta Rocchetti. Vincitore al Terra di Siena Film
Festival dei Premi della Critica e Migliore Attore Protagonista.
2010 NON È ANCORA DOMANI (La pivellina) di Tizza Covi e Rainer Frimmel. Miglior Film Europeo al Festival
di Cannes, Menzione Speciale Nastri d’Argento, candidato austriaco agli Oscar.
2009 BERLIN CALLING di Hannes Stöhr. Con Paul Kalkbrenner, Corinna Harfouch.
2009 GENOVA di Michael Winterbottom. Con Colin Firth, Catherine Keener, Hope Davis.
2008 SOLO UN BACIO PER FAVORE (Un baiser, s'il vous plaît!) di e con Emmanuel Mouret. Con Stefano
Accorsi, Virginie Ledoyen, Julie Gayet.
2007 TIDELAND-­‐IL MONDO CAPOVOLTO (Tideland) di Terry Gilliam.Con Jeff Bridges, J.Ferland.
2007 FINCHÉ NOZZE NON CI SEPARINO (Le plus beau jour de ma vie) di Julie Lipinski. Con Jonathan Zaccai,
Marisa Berenson, Helene De Fougerolles,
2006 RIZE -­‐ Alzati e balla (Rize) di David LaChapelle.
Tra i film prossimamente distribuiti in sala da Officine UBU:
GABRIELLE -­‐ UN AMORE FUORI DAL CORO di Louise Archambault. Premio del pubblico al Festival di Locarno
2013, candidato agli Oscar del Canada come Miglior Film Straniero.
PAZZA IDEA (Xenia) di Panos H. Koutras con Kostas Nikouli, Nikos Gelia, Patty Pravo. Una moderna odissea
sulle note di Patty Pravo. Presentato al Festival di Cannes -­‐ Un Certain Regard.
UNA PROMESSA (A Promise) di Patrice Leconte. Con Rebecca Hall, Alan Rickman, Richard Madden.
Presentato alla 70a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e al Toronto F.F.
IL SALE DELLA TERRA (The Salt of the Earth) di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, con Sebastião
Salgado. Vincitore del Premio Speciale della Giuria all’ Un Certain Regard del Festival di Cannes 2014.
LE STREGHE SON TORNATE (Las brujas de Zugarramurdi) di Alex De la Iglesia, con Carmen Maura, Hugo
Silva, Mario Casas. Vincitore di otto premi Goya 2014.
SARÒ MASTERCHEF (Final Recipe) di Gina Kim. Con Michelle Yeoh, Henry Lau, Chin Han, Tseng Chang.
Festival di Berlino e San Sebastian F.F. 2014.
EVERYDAY REBELLION di Arash e Arman Riahi. Un documentario sui movimenti di protesta e sull'arte di
cambiare il mondo.
SOGNANDO MASTERCHEF (Final Recipe) di Gina Kim con Michelle Yeoh, Henry Lau, Chin Han. Presentato al
Festival di Berlino.
GEMMA BOVERY di Anne Fontaine con Fabrice Luchini, Gemma Arterton, Jason Flemyng.