P O L I T I C H E G I O VA N I L I Fra i partecipanti i tassi di soddisfazione sono molto alti. «È un’esperienza fantastica». Ma si potrebbe fare di più. I numeri, pur in crescita, rimangono di nicchia e manca il link con università e mondo del lavoro. L’inchiesta —di Stefano Arduini, foto di Antonio Mola 550 chilometri quadrati sulle rive del fiume Nemunas. Parco Nazionale Dzūkija, Marcinkonys, Lituania. Un paradiso per gli amanti della natura, molto apprezzato dai turisti del nord Europa. Giovanni Caci ci è arrivato l’anno scorso e ci è restato per 9 mesi, abitando in una casa di legno nel cuore della foresta a oltre un chilometro dall’ufficio turistico dove lavorava come guida. «Lassù ho imparato un mestiere», racconta. Oggi Giovanni, 30 anni, è ritornato nella sua San Giorgio a Cremano, provincia di Napoli. In Campania i “Neet” , vale a dire i giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano né lavorano sono più di 620mila (39,8% della popolazione, record negativo in Italia). Giovanni invece un lavoro ce l’ha: socio lavoratore per l’associazione Carto Trekking, specializzata in escursioni in costiera amalfitana. «In Lituania ho avuto l’opportunità di perfezionare il mio inglese, in particolare quello tecnico: nomi di animali, di piante, sentieristica e così via...». 64 Foto di gruppo. Lo scorso novembre per la prima volta in Italia si sono dati appuntamento su iniziativa dell’Agenzia nazionale per i Giovani 250 volontari Sve EUROPA SVE... GLIATI! VITA — dicembre 2014 SVE, ovvero Servizio Volontario Europeo. Ogni anno coinvolge 600 volontari italiani e accoglie 650 stranieri A Marcinkonys, Caci ci è arrivato con lo Sve, il Servizio volontario europeo. Lui è uno dei ragazzi che hanno avuto la fortuna di entrare in questo circuito di scambi internazionali che negli ultimi anni ha avuto un colpo d’ala (dei 55mila volontariati avviati, 47.400 sono “partiti” dal 2011 a oggi, 600 l’anno gli italiani), ma che coinvolge ancora una piccola porzione dei giovani fra i 17 e i 30 anni residenti nella Ue. «Fortuna, perché ci sono capitato quasi per caso, grazie alla segnalazione di un amico», spiega Giovanni. Che poi “pesa” la sorte col bilancino delle e-mail. «Io ho studiato Scienze Forestali, prima dello Sve, avevo mandato chili di curriculum un po’ dappertutto, ma nemmeno rispondevano, quando invece ha messo nero su bianco la mia espe- rienza lituana, il posto l’ho trovato praticamente subito, e dietro casa». E in effetti il Servizio volontario europeo è un’esperienza unica a livello di formazione umana e professionale. Le statistiche confermano: il 76% dei partecipanti si sente “definitivamente” pronto a lavorare all’estero; il 75% ritiene che le sue opportunità di trovare lavoro siano aumentate; l’85% si sente maggiormente consapevole dei valori europei e l’81% si considera più impegnato nei confronti dei giovani più disagiati. Che Sve faccia rima con opportunità nessuno lo mette in dubbio. Specialmente quelli che ci sono passati. Yuri Nibbia, romano di Anguillara, anche lui studente di Scienze ambientali, 6 mesi da volontario nel parco nazionale di Cazorla in Andalucia, parla di «mesi fantastici, in cui mi sono costruito una rete di conoscenze e relazioni internazionali che prima erano impensabili». Lucia Soldà, vicentina di Valdagno appena rientrata dal Salvador è già pronta a ripartire. E come lei Pietro Boccongella, che da Lanciano è stato un anno in Bulgaria, impegnato in un progetto di educativa informale (“teaching in tolerance”) nelle scuole di Burgas sul mar Nero (dopo che negli anni scorsi fra Erasmus e altri programmi di interscambio aveva vissuto in Austria, Germania e Bosnia) e ora ha in mano il biglietto per il Portogallo: «In questi anni ho studiato diversi sistemi educativi e lavorato in contesti anche molto differenti e questo a livello di skills e di apertura mentale è cruciale per chi come me ha il sogno di diventare professore nelle scuole secondarie». Dal canto suo Sanjaya Sehed, 24 anni, papà indiano, mamma italiana, studente di medicina a Torino, l’ultima estate passata in Venezuela, dove nella città di Merida ha organizzato e partecipato ai campi estivi per i bambini poveri (3-15 anni) all’interno di uno short-term dello Sve (progetti per lo più estivi che durano al massimo dicembre 2014 — VITA 65 S E R V I Z I O V O LO N TA R I O E U R O P E O SE SEI UN ENTE Un’esperienza lunga al massimo 12 mesi. La “paghetta” varia da Paese a Paese Occorre accreditarsi presso l’Ang. Non più di 30 ragazzi a progetto 1. 1. Cos’è il Servizio Volontario Europeo? Il Servizio Volontario Europeo è un progetto di mobilità dell’asse Gioventù, inserito nell’Azione Chiave 1 (Key1) del programma europeo Erasmus+. Il riferimento normativo è rappresentato dal regolamento Ue 1288/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa. 2. Quanti anni devo avere? Lo Sve è aperto a tutti i giovani, inclusi quelli con minori opportunità. In particolare, si rivolge a giovani tra i 17 e i 30 anni legalmente residenti in un Paese dell’Unione Europea (non è necessaria la cittadinanza). 66 3. Come faccio a iscrivermi? Occorre prendere contatti con uno degli enti di invio che si siano accreditati presso l’Agenzia Nazionale per i Giovani (l’elenco è consultabile sul sito: www. agenziagiovani.it). Il database consente di individuare le associazioni sia su base territoriale, sia in base alle attività svolte. Una volta presentata la candidatura viene avviata la fase di selezione. Non sono richieste qualifiche, livello di istruzione, esperienze specifiche o conoscenze linguistiche precedenti. Può essere redatto un profilo più specifico del volontario se giustificato dalla natura dei compiti dell’attività del Sve o dal contesto del progetto. 4. Quanto durano i progetti? Un volontario può partire una sola volta per progetti che durano fino a 12 mesi. Unica eccezione: i volontari che hanno svolto un servizio di durata inferiore ai 2 mesi (short-term) possono partecipare a un ulteriore progetto, a condizione che la durata totale non superi i 12 mesi. 5. Ho diritto a uno stipendio? No. Lo Sve è un impegno volontario full time. Vengono però garantiti: la formazione iniziale, intermedia e finale (certificata con lo Youthpass), e l’apprendimento della lingua; parte delle spese di viaggio; vitto e alloggio; trasporto locale; contributo spese (a seconda del Paese). 2. Come vengono gestiti i costi? Le spese di viaggio, vitto, alloggio e trasporto locale sono coperte dalle organizzazioni di invio e accoglienza, attraverso il finanziamento ricevuto dal Programma Erasmus+. Il contributo ai costi di viaggio varia tra i 100 e i 1.100 euro a seconda del chilometraggio, mentre per il sostegno organizzativo alle organizzazioni coinvolte nel progetto vengono riconosciuti 21 euro al giorno per Sve di durata inferiore ai 2 mesi e 610 euro al mese per Sve di durata tra i 2 e i 12 mesi; il sostegno linguistico viene offerto gratuitamente dalla Commissione Europea online. 3. Come avviene la selezione? Un progetto può includere da 1 a 30 volontari, che possono fare il loro servizio volontario sia individualmente sia in gruppo. I volontari devono essere selezionati in modo imparziale, trasparente e obiettivo, indipendentemente dal loro background scolastico, formativo, culturale; dal gruppo etnico; dalla religione, dall’ orientamento sessuale o politico. 4. Quali sono gli ambiti dei progetti? Sviluppo personale e socio-educativo, impegno civico, assistenza sociale, inclusione di soggetti svantaggiati, ambiente, educazione non-formale, ICT e media, cultura e creatività, cooperazione allo sviluppo. 5. Quali sono le scadenze del 2015? Gli enti accreditati che vogliono presentare un progetto nel 2015 devono inviare domanda di sovvenzione il 4 febbraio, il 30 aprile o il primo ottobre entro le ore 12. Ma come tanti suoi colleghi si augura che uno strumento così formidabile possa allargare il suo raggio d’azione. «Lo ribandisco: per me è stata un’esperienza fantastica che farei mille volte», spiega Sanjaya, «ma dal punto di vista degli studi è stato un freno. Rispetto ai miei colleghi infatti ho perso una sessione d’esame. È un paradosso: l’università invece di premiarci, ci penalizza». Legata a questo c’è il nodo dello Youthpass, la certificazione delle competenze che la Commissione rilascia a chi prende parte a un progetto di mobilità giovanile. «In Italia, però praticamente non vale nulla, mentre in altri Paesi come la Francia per esempio anche a livello lavorativo è molto più valorizzato», interviene Giovanni Caci. Maggior integrazione nel percorso di formazione e più stretto legame col mondo del lavoro, ma non solo. I ragazzi Sve mettono sul trampolino altri due temi per far decollare lo Sve. Per Lucia Soldà è imprescindibile un maggior controllo sulla qualità della associazioni ospitanti, specie se sono di recentissima costituzione. «La realtà che mi ha accolta in Salvador era decisamente impreparata per essere partner di un progetto così importante per la formazione dei ragazzi». Infine l’informazione. Su questo pochi dubbi: bisogna trovare il modo di far conoscere a tutti i giovani questa opportunità. «Perché», come dice il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi, «solo dall’incontro fra ragazzi di Paesi diversi, che magari mettono su famiglia, nascerà un comune sentire europeo». La chiameranno Sve-generation? Sanjaya Sehed Yuri Nibbia Pietro Boccongella «A Merida sono stata durante le vacanze. Organizzavo campi estivi per i ragazzi poveri. Lì mi sono convinta che il mio futuro è nella cooperazione» «Lavoravo in un parco naturale in Andalucia. Oltre ad imparare la lingua sono diventato un esperto di gipeto. Un rapace con un’apertura alare impressionante. » «A Burgas ci sarei anche rimasto, la mia associazine mi aveva proposto un posto part-time, ma ho deciso di tornare. Ora sono pronto a partire per il Portogallo» 24 anni, Torino Sve: Venezuela VITA — dicembre 2014 Come posso partecipare al programma? Le organizzazioni di invio e accoglienza del volontario e/o di coordinamento del progetto Sve, devono essere accreditate, ovvero aver superato il controllo di qualità che le Agenzie Nazionali effettuano a livello decentralizzato (per l’Italia, l’Agenzia Nazionale per i Giovani). Attualmente gli enti italiani sono circa 300. due mesi) conferma il valore formativo dell’esperienza («in quelle settimane mi sono convinta che il mio futuro sarà nella cooperazione internazionale sanitaria, penso a Medici senza frontiere»). 30 anni, Anguillara (Roma) Sve: Spagna 30 anni, Lanciano (Chieti) Sve: Bulgaria S. PEDRELLI SE SEI UN VOLONTARIO IL MINISTRO «Lo Sve con il Servizio civile europeo sono al centro delle politiche del nostro governo» 67 —di Giuliano Poletti I l Servizio volontario europeo è posto al centro dell’azione del Governo nelle politiche rivolte ai giovani, insieme alla valorizzazione della dimensione europea del Servizio Civile, come ho avuto modo di dire in occasione della conferenza ad esso dedicata a Milano il 30 e 31 ottobre. In particolare il ministero del Lavoro, tramite l’Agenzia Nazionale per i Giovani, punta a sostenere ed incentivare la partecipazione delle nuove generazioni ad esperienze di mobilità, come lo Sve, perché fondamentali per acquisire conoscenze e competenze spendibili nel mercato del lavoro sempre più competitivo. Le generazioni di oggi vivono forse la peggiore crisi economica di tutti i tempi ma hanno a disposizione strumenti ed occasioni che le generazioni passate non avevano. Programmi come Erasmus+, all’interno del quale si trova il Servizio volontario europeo, sono preziose opportunità dell’Europa finalizzate alla valorizzazione della partecipazione attiva alla vita democratica ed alla cittadinanza attiva. Partendo dal piano di lavoro dell’UE per la gioventù per il 2014-2015 adottato dal Consiglio nel maggio 2014, in questi sei mesi la Presidenza italiana sta promuovendo l’accesso dei giovani ai diritti, al fine di favorire la loro autonomia e partecipazione sociale. Le priorità che quindi ci siamo posti sono state, tra le altre: promuovere l’occupazione giovanile - al fine di garantire un trattamento equo e parità di retribuzione e favorire la capacità dei giovani di raggiungere l’autonomia, favorire la partecipazione politica e sociale dei giovani e la loro inclusione nei processi decisionali ed aumentare l’accesso all’informazione sui diritti che i giovani hanno come cittadini europei, investendo nell’educazione ai diritti umani e nello sviluppo di una politica intersettoriale. In questa direzione si sono poste le diverse iniziative organizzate dall’Agenzia Nazionale per i Giovani, come l’Evento annuale dedicato al Servizio volontario europeo, finalizzate a promuovere, sostenere e valorizzare l’Europa delle opportunità. dicembre 2014 — VITA O U T L I S E R V I Z I O V O LO N TA R I O E U R O P E O LE PROSPETTIVE Lo Sve? Una chiave per promuovere l’accesso dei giovani al mercato del lavoro 68 —di Giacomo D’Arrigo* I ANA I L A T I IONE Z U T I T OPA R L'IS U ea, E ' p L o L r A u D e A obilità m VOLUT a l e tener s o s r e p ne, o i z a p i c la parte anza attiva e in e. la cittad nismo giovanil go il prota i Giovan a Agenzi VITA — dicembre 2014 it iovani. g genzia www.a n occasione del Semestre europeo di Presidenza italiana l’Agenzia Nazionale per i Giovani ha contribuito a richiamare l’attenzione sul ruolo e la partecipazione delle nuove generazioni organizzando una serie di attività, con il Governo, tese a raccontare – in modo concreto – il ruolo dell’Ang e quanto di buono ci sia per i giovani nelle nostre attività. Così è nato l’evento Annuale sul Servizio volontario europeo, organizzato per la prima volta in Italia: seppur meno noto dell’Erasmus o del Servizio Civile, è un importante e prezioso strumento per coinvolgere i giovani, incentivare la loro cittadinanza europea, l’inclusione sociale e soprattutto per fornire loro esperienze di vita utili dal punto di vista personale e professionale. Professionale perché tramite un’esperienza all’estero i ragazzi hanno la possibilità di acquisire conoscenze e competenze, linguistiche, informatiche, matematiche, digitali, spendibili in un mercato del lavoro sempre più competitivo. Sono infatti diversi i ragazzi che raccontano di aver avuto maggiori occasioni lavorative a seguito dell’esperienza di volontariato europeo. Molti hanno trovato lavoro nelle stesse organizzazioni ospitanti, altri ancora appena rientrati in Italia hanno sfruttato le capacità acquisite. Nel contesto di crisi attuale è fondamentale quindi dare a tutti i giovani la possibilità di sfruttare ogni mezzo. Oltre ai giovani che hanno trovato lavoro ci sono quelli che, grazie allo Sve, hanno ripreso gli studi. Noi adulti abbiamo una responsabilità nei confronti delle giovani generazioni: quella di mettere tutti nelle condizioni di poter fare questo tipo di esperienza perché è determinante per il loro futuro e quindi per il futuro del Paese. L’impegno dell’Agenzia sarà quello di incentivarne la partecipazione attraverso una capillare comunicazione ed informazione sul territorio, avvalendoci del prezioso supporto delle associazioni, e al tempo stesso di lavorare affinché vengano validate e riconosciute, nel mercato del lavoro, le esperienze di apprendimento non formale ed informale in modo che abbiano un peso nel curriculum. Come? Promuovendo gli strumenti di riconoscimento sin qui adottati, ovvero lo Youthpass e facendo in modo che questo rientri nel linguaggio comune dei datori di lavoro e sia realmente preso in considerazione. L’Agenzia ha avviato un processo di valutazione di tutte le esperienze realizzate al fine di verificare con mano quali competenze il Servizio volontario europeo abbia aiutato a sviluppare, o a rafforzare, e come lo Youthpass sia stato utile per riflettere sulla propria esperienza e quali risvolti lavorativi abbia avuto. Lavoreremo quindi per rendere questo strumento più efficace, soprattutto nel nostro Paese, perché possa essere concretamente utile nella costruzione del proprio percorso lavorativo e personale. L’orizzonte è un maggiore collegamento fra lo Sve e le reti lavorative e formative: per affrontare gli sconcertanti e crescenti dati sulla disoccupazione giovanile è necessario far dialogare mondi diversi, educazione formale (quindi scuole, università) con educazione non formale, (quindi il mondo dell’associazionismo). Valorizzare lo Sve è un impegno di tutti, delle istituzioni, del Governo, delle associazioni sul territorio e dei giovani che hanno già fatto questa esperienza. L’Agenzia si pone al centro prendendo l’impegno di costruire un tavolo di lavoro finalizzato ad una maggior diffusione, promozione e valorizzazione dello Sve. *direttore generale Agenzia Nazionale per i Giovani Giovanni Caci Lucia Soldà «Ho vissuto in una casa di legno nel cuore di uno dei parchi naturali più importanti d’Europa. Facevo la guida turistica, lì ho perfezionato il mio inglese specialistico» «Ho lavorato in un ospedale facendo assistenza ai bambini malati e in una scuola. L’associazione che mi ha accolta era improvvisata, ma presto tornerò laggiù» 30 anni, San Giorgio a Cremano (Napoli) Sve: Lituania. 19 anni, Valdagno (Vicenza) Sve: El Salvador dicembre 2014 — VITA 69
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