METORITI - La collezione del Museo di Mineralogia Sapienza

La collezione di meteoriti del
Museo di Mineralogia della Sapienza
La collezione di meteoriti conservata nel Museo di Mineralogia della Sapienza è una delle più
importanti nel suo genere presenti in Europa. Fortemente voluta da G. Strüver nella seconda
metà dell’800, la collezione fu esaminata e organizzata da F. Millosevich che ne pubblicò nel
1928 il primo catalogo.
Da allora molti nuovi esemplari sono giunti al museo grazie a donazioni, acquisti e cambi. Un
catalogo aggiornato, con il peso e il tipo di ciascun meteorite, fu stampato nel 1975 da A.
Maras. Negli ultimi 40 anni, ulteriori reperti sono andati ad arricchire questa importante
collezione, includendo di recente l'acquisizione di un meteorite lunare e una marziana. La
collezione è attualmente costituita da 360 campioni provenienti da 211 meteoriti differenti:
112 cadute e 99 trovate. Include 35 esemplari da 19 differenti meteoriti italiani (tra cui le due
celebri Renazzo e Vigarano e l'ultimo meteorite vista cadere e recuperata in Italia, la San
Michele), e numerose porzioni di meteoriti storiche tra le quali Allende, Chassigny, Ensisheim,
L'Aigle, Mighei, Murchison, Novo-Urei, Orgueil e Sikhote-alin. La collezione è impreziosita
anche da tre masse principali di importanti meteoriti quali: Bur-gheluai, Monte Milone e Uegit
(un eccezionale “frammento” di 252 Kg).
Uegit
Il meteorite di Uegit (Somalia), del peso
di 252 kg in origine, è la più grande
conservata in Italia e rappresenta quindi
uno dei gioielli della collezione del
Museo di Mineralogia della Sapienza.
Esso presenta le tipiche caratteristiche di
una ottaedrite, la cui struttura interna a
lamelle è ben messa in evidenza sulla
superficie ottenuta artificialmente con
taglio, levigatura e successivo attacco
chimico. La superficie naturale presenta
una bella crosta di fusione, con le caratteristiche fossette e convessità, dovute al passaggio
nell'atmosfera. Nella parte metallica interna vicina alla superficie la lega metallica ha subito
deformazioni dovute all'impatto sulla Terra: le figure di Widmannstatten sono piegate,
spostate e in parte modificate.
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Orvinio
La pioggia meteoritica di Orvinio in provincia di Rieti, cadde il 31 agosto 1872. Solo 6
frammenti di questo sciame (che fu visto passare sopra tutto il Lazio provenendo da Sud)
furono recuperati. Essi sono oggi conservati in varie collezioni , ma i campioni più significativi si
trovano a Roma nel Museo di Mineralogia e a Castelgandolfo presso la Specola Vaticana.
Orvinio è una particolare varietà di condrite estremamente rara, tanto che alcune
classificazioni ne fanno un tipo a sé stante (orvinite). Contiene: le due tipiche leghe ferronichelio (camacite e tenite), solfuri di ferro (troilite e pirrotina) e silicati (olivina,
ortopirosseno).
L’Aigle
La collezione di meteoriti del
Museo di Mineralogia,
costituita in oltre 200 anni di
acquisizioni e donazioni, è una
delle più importanti a livello
internazionale.
Tra i reperti di maggiore
importanza storica spicca
questo meteorite di 52 g,
caduta alle ore 13 del 26 aprile
1803 presso L’Aigle (Orne,
Francia), acquisita dal museo
nel 1852.
L’eccezionalità di questo esemplare è dovuta al fatto che è considerata uno spartiacque nella
storia dei meteoriti: prima di questa caduta vi erano le più disparate teorie sull’origine deo
meteoriti (prodotti derivanti da lontane eruzioni vulcaniche, rocce del deserto trasportate dal
vento etc.); fu lo studioso E. Chladni, considerato il padre fondatore della meteoritica che,
osservando la caduta di L’Aigle, formulò la teoria corretta che i meteoriti provenissero da corpi
extraterrestri, principalmente in base alle dichiarazioni di molti testimoni che osservarono
“una pioggia di pietre gettate da una meteora”.
I frammenti di questo meteorite, una condrite ordinaria di tipo L6, appartengono tutti a
collezioni storiche o ad importanti collezioni private; è praticamente impossibile al giorno
d’oggi incontrare qualcuno disposto a privarsene, sia con cambi che con vendite, sono dunque
molto poche le istituzioni che possono vantare il possesso di un meteorite di tale importanza e
l’onore di poterla esporre a beneficio dei visitatori. Per gli appassionati di meteoriti osservare
un frammento di L’Aigle è come trovarsi di fronte alla Gioconda di Leonardo Da Vinci.
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Renazzo
Un vanto della collezione di meteoriti del Museo di Mineralogia è senz’altro questo frammento
di 38,1 g del meteorite
Renazzo.
Alle 20.30 del 15 gennaio 1824
frammenti di un meteorite, del
peso di circa 10 Kg, caddero nei
pressi della cittadina di
Renazzo, in provincia di
Ferrara. Si dice che tale
meteorite si sia rotto in 3-4
frammenti principali, perché
una donna all'epoca della
caduta, disse di aver udito un
triplice rumore. La gente di Renazzo fu impaurita da rumori, tipo spari di un cannone, e si
chiedeva da dove potessero provenire visto che quella sera il cielo era sereno.
Pochi anni più tardi alcuni esemplari di questo meteorite furono donati, all’interno della
collezione Spada, al Museo di Mineralogia che tuttora li custodisce ed espone al pubblico.
L’importanza di questa caduta è che tale meteorite, al momento in cui fu scoperto,
rappresentava un unicum nel panorama dei meteoriti, a tal punto che divenne il capostipite di
un gruppo di meteoriti carboniose (scoperte successivamente) denominate appunto CR (la R
sta per Renazzo). Renazzo è dunque uno dei meteoriti di maggiore rilevanza storica e
significativa per la meteoritica. Per la sua importanza è uno dei meteoriti più desiderati da
collezionisti ed appassionati che, vista la rarità e l’inalienabilità da molte collezioni, è spesso
destinata a rimanere oggetto del desiderio e ad essere osservata esclusivamente in raccolte di
pubblico accesso.
Data la sua unicità, il meteorite di Renazzo ha ricevuto vari “riconoscimenti” internazionali. Nel
1962 Mason e Wiik pubblicano lo storico articolo “The Renazzo Meteorite” – dove rilevano
l'unicità di questo meteorite italiano – in American Museum Novitates del dipartimento di
Mineralogia dell’American Museum of Natural History di New York; nel 1964 appare l'articolo
"Rare Gases in the Chondrite Renazzo" di Reynolds e Turner, della University of California; nel
2000 viene pubblicato sul prestigioso periodico New Scientist l'articolo "Star dust" (polvere di
stelle), di Russell e Alexander, dedicato indirettamente a Renazzo, dove si parla di "diamanti
forgiati all'interno di stelle estinte da lungo tempo (giganti rosse) che ci stanno fornendo
importanti indicazioni sulle nostre origini", essendo stata scoperta in Renazzo un'insolita
abbondanza di diamanti, individuata finora con analoghi valori elevati solamente nel meteorite
Leoville.
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Monte Milone
L’ 8 maggio del 1846, alle 9.15 del mattino, un meteorite cadde vicino Tolentino, un piccolo
paese in provincia di Macerata. Fu il celebre mineralista Giovanni Strüver, che in seguito fu
chiamato da Quintino Sella a dirigere il Museo di Mineralogia di Roma, a scoprire questo
importante meteorite italiano.
La massa principale fu
successivamente acquistata,
nel 1846, ed impiegata per la
descrizione, da Monsignor
Lavinio de' Medici Spada.
L’aver studiato questo
meteorite, denominato in
seguito Monte Milone in onore
della località di ritrovamento
(un piccolo paese di seimila
abitanti oggi chiamato
Pollenza), è stato un vanto
nella vita di questo grande letterato e umanista. Il meteorite di Monte Milone, del peso di
2044 grammi, rappresenta uno degli esemplari più sensazionali della collezione di minerali che
Spada riuscì a mettere insieme e che, acquistata nel 1851 dal governo pontificio per
l'Università di Roma, forma ancor oggi un nucleo importante di questo Museo di Mineralogia.
Monte Milone è una condrite ordinaria di tipo L5 e la sua massa totale stimata è di circa 3 Kg;
per questo motivo, l’esemplare illustrato in foto del peso di oltre 2 Kg, in esposizione
permanente al Museo di Mineralogia, rappresenta la massa principale di uno dei più
importanti meteoriti caduti in Italia. All’importanza storica e scientifica, questo campione
unisce una bellezza estetica data dal perfetto stato di conservazione e dalla nitida crosta di
fusione che testimonia il suo passaggio nell’atmosfera terrestre.
Bur – Gheluai
La pioggia meteoritica di Bur-Gheluai (Somalia) fu vista cadere il 16 ottobre 1919. Data la
località desertica fu possibile recuperare quasi tutti i frammenti (caso più unico che raro). In
totale si raccolsero più di 120 pezzi, per un peso complessivo di oltre 120 kg. Il Museo di
Mineralogia della Sapienza ne conserva 58, cioè quelli più significativi per dimensione. Il
meteorite di Bur-Gheluai è una condrite ordinaria che contiene questi minerali: - leghe di
ferro-nichelio (camacite e tenite) - solfuri di ferro (troilite e pirrotina) - silicati (olivina e
ortopirosseno). Sono inoltre presenti caratteristici aggregati tondeggianti costituiti ancora da
olivina e ortopirosseno, chiamati condrule.
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