ANTICA ROMA donne all’ombra di Augusto ANTICA ROMA donne all’ombra di Augusto attrici di un teatro Le chiamato IMPERO Su Ottaviano Augusto è stato scritto moltissimo. I libri traboccano di lodi nei suoi confronti. Più avari di notizie (e di apprezzamento) gli storici sono stati con le «sue» donne: la moglie Livia Drusilla, la sorella Ottavia, la figlia Giulia, la nemica Cleopatra regina d’Egitto. Ma la parte che esse recitarono non è certo stata secondaria. Un nuovo spunto per le celebrazioni a duemila anni dalla morte del primo Imperatore di Roma ci e chiese loro se pensavano che avesse ben recitato, fino in fondo, la farsa della vita. Poi aggiunse in greco: “Se la rappresentazione è stata di vostro gusto, applaudite”. Quindi li congedò. E mentre interrogava alcune persone sulla malattia della figlia di Druso, improvvisamente spirò tra le braccia di Livia, dicendole: “Livia, fin che vivi ricordati della nostra unione. Addio!”. Ebbe così una morte dolce, come aveva sempre desiderato». Era il 19 agosto di 2.000 anni fa. Romano, e l’Augusto di Prima Porta dei Musei Vaticani, non hanno però cambiato l’immagine che da sempre abbiamo dell’erede di Giulio Cesare. Al contrario, ne esce rafforzata l’idea di un leader che non solo trasformò Roma nell’istituzione statale di maggior successo e fama della storia mondiale ma anche che ufficializzò il canone della bellezza e quindi il canone estetico del potere. In Occidente – e oltre – le forme di quella Roma sono rimaste un punto di riferimento. Una mostra da poco conclusa alle Scuderie del Quirinale, a Roma, ha aperto le celebrazioni per il primo Imperatore romano (www.scuderiequirinale.it). Le 200 opere esposte, alcune indubbiamente bellissime come l’Augusto Pontefice Massimo da via Labicana, conservato al Museo Nazionale Le parole di Svetonio, però, ci aiutano a decifrare due aspetti fondamentali di quel potere: la consapevolezza che si tratti di una “messa in scena” e il peso delle donne nel backstage. A ciò si aggiunge, evidentemente, la considerazione che non solo sia esistito un dietro le quinte, ma che sia stato molto A B più torbido, fangoso e contraddittorio di quanto il candore (falso, come sappiamo) delle statue faccia credere. Ottaviano si fece passare lo specchio proprio come oggi potrebbe fare Silvio Berlusconi, che nel parossismo della sua attenzione all’immagine, nel 2014 ha deciso di esaltare il suo aspetto da vecchio, forse persuaso che questo gli regali autorevolezza. Al tempo stesso Ottaviano chiede ai suoi intimi un applauso che non può essere sincero e che l’Imperatore pretende proprio per ricordare loro i meccanismi e i ruoli del potere. Alla fine, sembrerebbe, Ottaviano si concede un’ultima debolezza che è al tempo stesso, e ancora oggi, l’ancora dei potenti: rifugiarsi nelle braccia di Livia, la moglie amatissima, l’unica persona da cui sa che non verrà tradito. Ma è davvero questo che pensa? La frase rivolta a Livia è quanto C di Valeria Palumbo P er quattro giorni aveva avuto dolori al ventre così forti che non aveva potuto assistere ai giochi indetti in suo onore, a Napoli. Era l’estate del 14 d.C.: Ottaviano Augusto aveva voluto accompagnare il futuro successore Tiberio, che andava in Illiria, fino a Benevento. Durante il viaggio di ritorno, la malattia si ag- | STORIA IN RETE 62 gravò. Ottaviano aveva già 75 anni e, immaginando vicina la sua morte, aveva voluto scrivere le sue imprese. Racconta Svetonio: «L’ultimo giorno di vita si informò più volte se il suo stato provocasse già agitazione in città. Poi chiese uno specchio, si fece accomodare i capelli, rassodare le guance cascanti. Fece chiamare i suoi ami- A sinistra, Augusto Pontefice Massimo (Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, Roma). Sopra, un particolare del fregio dell’Ara Pacis Augustae, con la famiglia dell’Imperatore. Sono rappresentate alcune delle donne del clan di Ottaviano. A: Livia, sua moglie; B: Antonia Minore, figlia della sorella di Ottaviano e di Marco Antonio; C: Antonia Maggiore, sorella di Antonia Febbraio 2014 | 63 STORIA IN RETE
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