TREKKING | Norvegia colonizzare un sasso più piccolo del mio salotto... siamo sempre avanti!). I cormorani dai piedi di papera punteggiano di nero le rocce sbiancate dal guano, lasciando un pò di spazio a qualche gabbiano in vena di socializzazioni inter-razziali. Meno di compagnia l’aquila di mare, per lo più appollaiata su una roccia per piombare ad ali spiegate su qualche pesce di passaggio. Grande assente la pulcinella di mare, partita per le vacanze un paio di settimane fa... d’altra parte è fine stagione qui sulle isole. Ed è fine stagione anche per noi. La mattina dopo si sveglia il magone assieme a noi, nel risalire sul ferry che ci porterà in terraferma. È un giorno di splendido sole, ma le rocce di queste isole rimangono purtroppo alle nostre spalle. Resta ancora una carta a questa natura bizzarra, ed è proprio la terraferma a giocarla. È stata anticipata a Vaeroy, ma qui trova il suo massimo che ispirò ad Edgar Allan Poe il racconto che ne prende il nome (poi ripreso in un ottimo albo di Dylan Dog, peraltro): il maelstrom! All’incrocio di due fiordi, nel punto più stretto, due correnti si scontrano: nel mezzo l’acqua continua a scorrere verso il mare aperto, ma ai lati procede in senso opposto, ed è ribollire, e gorghi che si susseguono si spengono e si riformano, e cascatelle che si gettano una nell’altra e ancora ribollire da mettere in crisi le barche che ci passano in mezzo, o tutt’al più creare un divertimento da montagne russe ai turisti in gommone. È l’ultimo sguardo oltre il circolo polare artico. Il piano voli ci porta a Oslo e poi Varsavia, dove le emozioni sono cittadine e le suole degli scarponi si sentono a disagio sull’asfalto. La luce riprende un orario più consono, gli orizzonti sono nascosti dai palazzi, il verde è domato in aiuole ordinate... è tutto molto straniante, malinconico. Resta nelle centinaia di foto scattate quella natura imprevedibile e senza precedenti, fatta di una curvatura irreale del mondo, di una luce infinita e di colori primari nella terra e nel mare. Resta il ricordo di un posto magico, nella gioia di un’aurora boreale tagliata da un meteorite, e nella percezione di essere parte di un mondo rarefatto. ...resta nell’aria un caldo schom-schom, nella fredda sera del circolo polare artico. ...................................................................................................................................................................................................... TREKKING | Turchia Magie e Poesia...di Cappadocia Da un Cappadocia Trek gruppo Fossat Testo e foto di Bruno Fossat “E’ bello per tutti andar di magia, colori, profumi e molta allegria! A dir che poi, con forme strane ci si incrocia, sono i camini di Cappadocia! Basta partire e volar via nel magico cuore della Turchia! Un nuovo poeta all’orizzonte? Semplici versi in rima? Ricordi di un viaggio ricco di magia da raccontare in poesia? Forse niente di tutto ciò o forse di ciascuna cosa un po’! 01 Siamo tornati da circa un mese dal “Cappadocia Trek“, forti e intensi sono i ricordi del magico cuore di Turchia: la Cappadocia. Marilena, mia compagna e partecipante al viaggio, mi chiede: ti prego scrivi un articolo su questo viaggio, rispondo ok ma tua è l’idea, tuo l’onere di darmi uno spunto da cui partire, pochi minuti ed ecco i 3 versi con cui inizia questo articolo, che prontezza, dico, ...... ........................................................................... quella terra è così magica che ne sono ancora permeata, risponde. In effetti, anche chi ha al suo attivo una serie di viaggi, non può non restare colpito dalla Cappadocia, le sensazioni più forti e vivide, sia vissute in loco che rimaste dentro come ricordi, si possono sintetizzare in due parole: magia e poesia. La sintesi del programma di viaggio realizzato è il seguente: 23 mag --> voli Italia Turchia e trasferimento a Urgup 24 mag --> trekking valle Gomeda, lago Damsa 25 mag --> trekking valle Uzengi, valle Pancarlik, Hallac deresi 26 mag --> trekking tra i Camini delle Fate 27 mag --> trekking valle di Zemi, valle Baglidere 28 mag --> trekking valle Cat, Uchisar 29 mag --> Soganli, Derinkuyu, Guzelyurt 30 mag --> trekking valle Ilhara 31 mag --> Goreme, Sarihan, Mustafapasa 1-2-3 giu --> Istanbul 04 giu --> voli Turchia Italia Avventure nel mondo 1 | 2014 - 129 TREKKING | Turchia Tuttavia non è il diario di viaggio che voglio scrivere, bensì alcune estrazioni dal medesimo, trattasi di momenti, situazioni, emozioni che più si richiamano al ... titolo. 26 maggio – Tra i Camini delle Fate Col fido e sorridente Alì, alla guida del suo bus, da Urgup andiamo in direzione Ortahisar, senza entrarci, una piccola deviazione verso Goreme e da lì parte il sentiero, oltre ad una stradina bianca. Siamo su un piccolo altopiano e innanzi a noi, più in basso, una lunga valle longitudinale nella quale si innestano valli laterali verso est, tutte costellate di forme e colori notevoli, ovvero se il buongiorno si vede dal mattino, oggi sarà una gran giornata. Scendiamo sul sentiero che ci porta ad infilare la valle di Meskendir, la prima parte è quasi una gola con alte pareti laterali cosparse di strane rocce e svettanti torrioni. La vegetazione è verdissima e le intense fioriture rendono il percorso ancora più piacevole, il clima è splendido; osserviamo alcuni uccelli tra cui passeracei, aquile, poiane e qualche avvoltoio capovaccaio. Dopo circa un’ora di cammino infiliamo, sulla nostra destra, la valle di Kizilcukur. Anche qui una successione di forme, colori, suggestioni, man mano che si sale di quota, arriviamo ad un “posto ristoro” costituito da uno pseudobar ricavato in una grotta naturale, con qualche sedia e tavolino sottostanti a grandi alberi di albicocco. Da qui un piccolo sentierino, in forte salita, porta all’ingresso della chiesa di Uzumlu, per potervi entrare bisogna scalare qualche metro di parete verticale, accesso riservato a chi ha qualche rudimento di arrampicata. Ci godiamo la sosta con drink e riprendiamo il cammino sempre in salita. Usciamo dalla valle proprio sotto le pareti delle alture di Boztepe 1325 mt, da qui proseguiamo verso nord su un percorso aperto, quasi un altopiano con ampie viste. In questo tratto forme a dir poco spettacolari in ogni dove, giochi cromatici semplicemente meravigliosi, qui respiri bellezza a pieni polmoni, difficile riuscire a descriverla. Su questo percorso vi sono alcune chiese rupestri: Direkli, Hacli, Ayvali, visitiamo quella di Hacli, è davvero molto bella e imponente. Terminato il tratto su altopiano, infiliamo la valle Gulludere II, la quale, tra pareti e formazioni strapiombanti, ci riporta nell’ultimo tratto della valle di Meskendir percorrendo la quale arriviamo a Cavusin. Qui nel dehor del bar garden consumiamo il nostro pranzo al sacco, irrorato dalle solite spremute di arance e pompelmi, che qui ovunque fanno buonissime. Negli occhi e nella mente scorrono in successione le immagini dei luoghi attraversati stamane; sono tante e tutte davvero eccellenti, non solo oggettivamente belle, ma con una forte componente magica e fiabesca. Ripartiamo, superata Cavusin, prendiamo un sentiero altrettanto spettacolare che porta alla chiesa 01 02 di Pasabagi ed arriva su un plateau di rocce soprastanti il museo aperto di Zelve, ovvero il luogo ove vi è la massima concentrazione e spettacolarità dei famosi “Camini delle Fate”, che hanno reso famosa nel mondo la Cappadocia. Visti da questa prospettiva, quasi aerea, sono particolarissimi e singolari, con questo cappello scuro di roccia più consistente, che ne ha permesso la conservazione, proteggendoli dagli agenti atmosferici. Un altro motivo che li rende affascinanti, visti da quassù, è che se ne possono vedere una gran quantità tutti assieme, con un unico colpo d’occhio e che i numerosi turisti, che li affollano, da qui quasi non si vedono. Ci soffermiamo un po’ su questa balconata a goderci una delle immagini simbolo della Cappadocia magica. Scendiamo dalla balconata, vediamo i Camini delle Fate dal basso, sono davvero imponenti, alcuni hanno 2-3 teste di camino, sono bellissimi e così particolari che è davvero difficile paragonarli a qualcosa di vagamente simile. Qui si arriva con i bus, ci sono molti turisti, che non tolgono nulla alla bellezza del luogo, ma attenuano l’atmosfera di magia e poesia che qui si percepisce così forte. Immagine tiica di Cappadocia Caravanserraglio di Sarihan così difficile da capire, l’intera valle è letteralmente costellata e caratterizzata da centinaia di formazioni falliformi, torri e similari. Il percorso è bellissimo, tratti sono in campo aperto con grandi viste, altri si passa incassati tra piccole forre e labirinti di roccia levigata dall’acqua e disegnata dal vento, in forme sinuose e spettacolari. Vorresti essere acqua fluente che scorre, giocando, tra queste forme e colori. Al fondo la valle si fa più tranquilla, quasi pianeggiante, si allarga e ovunque grandi torri e formazioni si stagliano contro il cielo e caratterizzano l’orizzonte. Se qui le forme hanno un denominatore comune, non così è per i colori che variano in continuazione, alcune rocce di color bianco calcare hanno forme a cappella di fungo, tipo quelle dei cartoni di Walt Disney, ma in dimensione gigantesca. La valle Baglidere termina in una conca pianeggiante tra Cavusin e Goreme. Attraversiamo questa piana, tutta una fioritura, inondata da una bellissima luce pomeridiana, sullo sfondo Cavusin e la sua rocca, le alture di Aktepe e Boztepe. Anche questa è, a suo modo, poesia. Camminiamo sulla strada che porta a Goreme, di gran carriera in motocicletta arriva il fabbricatore volante di spremute, sul portapacchi una cassetta di arance e pompelmi, sul predellino uno spremiagrumi con comando a leva, bicchieri e quanto altro. Nel tempo dei pochi passi che facciamo ha già trovato il tempo di fermarsi, allestire il “juice bar on the road” e ci elargisce ottime spremute a 2 lire turche cadauna. Proseguiamo ed entriamo in Goreme, tutti i paesi e villaggi della Cappadocia sono molto gradevoli e relativamente ben conservati, parecchi oggetto di ristrutturazioni, tuttavia Goreme merita una citazione a sè. E’ un piccolo villaggio immerso in un paesaggio di coniche formazioni di tufo e maestosi dirupi a nido d’ape, circondato da splendide valli. Nonostante la bellezza del villaggio, la vera chicca di Goreme è il suo “museo aperto” dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità, meta assolutamente imperdibile, consiste in una serie di chiese, cappelle, monasteri bizantini scavati nella roccia Turchia 03 130 - Avventure nel mondo 1 | 2014 27 maggio -Fallo, fallo ... nella valle dell’amore! Sulla strada Urgup – Nevsehir, in località Babaccik inizia il percorso della valle di Zemi. Il percorso si fa subito spettacolare, nella prima parte è un sentiero che attraversa una serie di archi e tunnel di roccia, che lo rendono suggestivo. Poi la valle si apre in uno slargo, una specie di anfiteatro dal quale la vista si apre sulle zone circostanti, viste notevoli. Tutto intorno una miriade di formazioni falliformi, di dimensioni enormi, per rendere l’idea direi che ci sentiamo come formiche a spasso in una asparagiaia. Nell’anfiteatro le chiese di Karabulut e Sarnic scavate nelle pareti di roccia verticali. In un punto particolarmente suggestivo, una piccolissima costruzione monolocale costituisce un punto ristoro ove prendere un te, vi è una ragazza che, nell’attesa dei trekkers, ricama e tesse con una specie di uncinetto. Da qui il percorso sale abbastanza irto e un po’ sdrucciolevole, tuttavia, man mano che si sale cambia il colpo d’occhio, la moltitudine falliforme offre prospettive diverse se vista dal basso piuttosto che dall’alto. La valle di Zemi termina proprio sulla strada Ortahisar – Goreme, un ultimo sguardo dall’alto sulla valle, magico spettacolo. Raggiungiamo Goreme, è mezzogiorno, una strepitosa pide turca nelle versioni al formaggio, alle verdure, alla carne costituisce un ottimo pranzo. Ripartiamo da Goreme e infiliamo la valle di Guvercinlik (o valle dei piccioni) che percorriamo in parte, sino alle porte di Uchisar, ove sostiamo a visitare una fabbrica di lavorazione dell’onice e pietre dure. Infiliamo la valle Baglidere, detta anche la valle dell’amore o del sesso, anche qui il motivo non è ............................................................................ ..... TREKKING | Turchia 03 04 in uno scenario eccezionale, posto su una area soprastante Goreme a ca 1 km dal centro. Goreme è molto turistica, probabilmente la più visitata della Cappadocia, qui i bus di giapponesi, americani, europei non si contano, tuttavia l’aspetto turistico coesiste con la bellezza del paese, che riesce a mantenere un aspetto ed una atmosfera poetica e magica. 03 30 maggio - Nel canyon della valle Ilhara Anticamente chiamata Peristrema era preferita dai monaci bizantini come luogo di ritiro. In effetti la valle di Ilhara è un canyon che si apre improvvisamente nei pressi del villaggio di Ilhara e si snoda per 15 km sino a Selime, ove termina. Questa è già un’area un po’ marginale rispetto ai luoghi più frequentati della Cappadocia, percorrere a piedi l’intero canyon, in una giornata, vuol dire essere fuori dal mondo. L’accesso avviene tramite un ripido sentiero a gradini che permette di superare i circa 100 mt di dislivello tra il bordo e il fondo del canyon. Camminiamo sul lato orografico sinistro, l’ambiente è davvero bello e rilassante, il fiume Melendiz Cayi è molto ricco di acque fresche, azzurre e spumeggianti, ciò è dovuto alle precipitazioni primaverili ed alla molta neve ancora presente sui monti Melendiz, che si vedono all’orizzonte. Il fiume è costeggiato da filari di enormi alberi di salice secolari, che creano una striscia di ombra fresca sotto la quale è davvero piacevole camminare. Tutto intorno una vegetazione verdissima e fioriture, ai lati le alte, verticali, rosse pareti del canyon, un notevole scenario con grande effetto cromatico. Un luogo davvero diverso da tutti gli altri visti qui in Cappadocia, però un aspetto in comune con gli altri siti visitati c’è: anche qui, scavate nelle pareti verticali del canyon, una serie di chiese altrettanto affascinanti. Belisirma è l’unico villaggio all’interno del canyon, accessibile in auto su una carrareccia, che scende sino al fiume, questo ne fa un luogo frequentato anche da turisti che non fanno il trekking; segno evidente di ciò la lunga serie di bar ristoranti lungo la riva del fiume, anzi qualcuno ha creato isolotti Gruppo Fossat nellla valle di Ortahisar Cisterna Basilica a Istanbul artificiali, su cui sono collocati i tavoli. E’ comunque un luogo fresco, gradevole, un ottimo punto sosta ristoro dopo circa 3 ore di cammino. Dopo Belisirma il percorso dura ancora poco più di due ore, man mano le pareti si distanziano e si riducono d’altezza, tanto che a Selime il canyon si esaurisce. L’uscita dal canyon è meno spettacolare dell’ingresso, tuttavia a Selime c’è la Cattedrale, che costituisce una vera ciliegina sulla torta, dopo aver percorso il canyon. E’ un complesso notevole, sviluppato all’interno di una grande parete di roccia, articolato su più piani, con ambienti di grandi dimensioni e imponenza, tra cui la chiesa, la grande cucina, abitazioni, luoghi di ricovero degli animali. 31 maggio - Carovane ... sulla via della seta. A 5 km dalla città di Avanos, costruito nel 1249 nel periodo Selgiuchide, era uno dei caravanserragli della storica “Via della Seta”, deve il suo nome al colore delle rocce con cui è costruito. Sopra al bellissimo portale una piccolissima moschea per pregare. All’interno una grande corte con la fontana, sui lati un susseguirsi di locali, alcuni ad uso invernale altri ad uso estivo, organizzati per accogliere viandanti, mercanti ed i rispettivi animali (cavalli e cammelli). C’è una grande sala col palco per intrattenimenti, attualmente qui, ogni sera, si esibiscono nella caratteristica danza i Dervisci rotanti. Dall’alto delle mura merlate una grande vista sulle zone circostanti, piccole colline e, più all’orizzonte, le alture coi rispettivi castelli (Uchisar, Ortahisar). Pur essendo questo caravanserraglio decisamente bello e ben conservato (oggetto di ristrutturazione negli anni 90) non è la sua imponenza ne la sua architettura a renderlo così particolare; ciò che mi ha colpito non ha dimensione fisica, bensì la capacità e forza evocativa. Appoggiato ai merli delle mura, scrutando l’orizzonte, mi sono sentito trasportare nel tempo... la strada asfaltata è diventata pista dei carovanieri, gli automezzi cammelli carichi di seta e spezie... un misto di scene dal “Marco Polo TV” e immagini della Azalai, la grande carovana del sale che da Agadez raggiunge il cuore del Sahara, che ho avuto la fortuna di vedere nel 2001, si fondono e si confondono. Per secoli le corti europee si sono contese le preziose mercanzie che passavano da qui, la repubblica di Venezia traeva grandi proventi dalla gestione di questo traffico di merci, così che l’esistenza, l’efficacia ed il ruolo di questi caravanserragli era assolutamente fondamentale per garantire gli scambi e dare quel minimo di protezione e sicurezza alle carovane, prese di mira dai tanti predoni. La voce di Marcello, amico e partecipante al viaggio, che mi ricorda come il gruppo sia quasi di partenza, mi strappa dal mio errare con le antiche carovane sulla via della seta e mi riporta ai tempi nostri, mi accingo a raggiungere il gruppo... ma ...... ........................................................................... 04 nell’oltrepassare lo splendido portale mi volto indietro e mi dico... però questo caravanserraglio che suggestione, che poesia, che magiche atmosfere è in grado di infonderti!! 1 giugno - Tra minareti e Bosforo... Istanbul, porta d’oriente. Istanbul è affascinante per una serie di motivi: la sua storia millenaria e grandiosa, l’enorme quantità di vestigia archeologiche e architettoniche, la ricchezza e unicità dei suoi palazzi e musei, questo suo essere un crocevia, la porta d’oriente, il punto d’unione di due continenti e culture. Il Bosforo un braccio di mare teatro di momenti fondamentali della storia dell’umanità. Il Gran Bazar dove c’è di tutto di più, un mercato coperto che appaga la vista mentre il mercato egiziano, o mercato delle erbe e spezie, appaga anche l’olfatto coi suoi intensi profumi, che evocano sapori e atmosfere d’oriente. Premesso tutto questo, sono circa le 19,30 del 1 giugno, siamo a bordo di un battello che effettua la crociera turistica sul Bosforo. Navighiamo in quel braccio di mare in cui è passata la storia, vista dal Bosforo a pelo d’acqua, la città è ancora più attraente; da qui non si percepisce il caos ma i suoi profili suggestivi. Siamo al tramonto, una luce bellissima e nubi color salmone all’orizzonte, si riflettono sull’acqua. Davanti a noi i profili della Istanbul europea, da ovest verso sud, l’imponente torre di Galata, il ponte Galata, gli svettanti minareti e giochi di cupole della moschea di Yeni e quelle retrostanti di Suleymanye, Aya Sofia, Sultan Hamet (moschea Blu) e il palazzo Topkapi. Tutte queste sagome si elevano dal profilo della massa edilizia urbana e si stagliano contro il cielo aranciato, voli e grida di gabbiani e... come in una scenografia ben studiata, dai tanti minareti, improvvisi si diffondono ad alto volume, i richiami alla preghiera dei Muezzin. Da una moschea all’altra in uno strano eco armonico e mistico... ecco ora la scena è completa... la vogliamo chiamare magia? Poesia? Suggestione? Comunque un’intensa emozione! Avventure nel mondo 1 | 2014 - 131 06
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