RASSEGNASTAMPA RASSEGNASTAMPA 20 gennaio 2014 RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianodellabasilicata.it ANNO 13 - N. 19e 1,20 Direzione e Redazioni: POTENZA, via Nazario Sauro 102, cap 85100, tel. 0971 69309, fax 0971 601064; MATERA, Piazza Mulino 15, cap 75100, tel. 0835 256440, fax 0835 256466 Il crollo a Matera: il blitz domenicale di pm, consulenti e carabinieri Tre piani di troppo Si indaga per abuso edilizio La palazzina aveva solo un ammezzato. Agli atti un permesso di sostituzione del solaio. I documenti d’indagine finiscono su Fb. Chi è Anna Di Pede che conosce tutti i particolari? ANTONIO CORRADO alle pagine 8 e 9 L’INTERVISTA IL GOVERNATORE Operazione Rigenerazione Il bilancio a tutto campo del sindaco di Melfi, Valvano Riunione con i regionali E una chat con i lucani L’agenda prossima di Pittella che segue sempre di più il modello Renzi Livio Valvano EMILIO FIDANZIO a pagina 7 a pagina 5 SPORT SECONDA DIV. Melfi battuto Continua il tabù delle partite in casa in alto il verbale dei VdF e la perizia del Comune SERIE D Per Matera e Francavilla (che vince il derby) sguardi sulla vetta del campionato ECCELLENZA Il Potenza non conosce ostacoli VOLLEY E BASKET Coserplast e Bawer ko a testa alta Ginestra Tares, i cittadini si sono riuniti per discutere degli aumenti I cittadini di Ginestra riuniti in alcuni casi triplicati ZOLFO a pagina 41 40120 9 771128 022069 RASSEGNASTAMPA TESTATA INDIPENDENTE CHE PERCEPISCE I CONTRIBUTI DALLA LEGGE N° 250/90 LANON GAZZETTA DI PUGLIA - CORRIEREPUBBLICI DELLE PPREVISTI UGLIE Lunedì 20 gennaio 2014 Quotidiano fondato nel 1887 lunedì La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20 www.lagazzettadelmezzogiorno.it B A S I L I C ATA Edisud S.p.A. - Redazione, Amministrazione, Tipografia e Stampa: Viale Scipione l’Africano 264 - 70124 Bari. 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Post. - 45% - Art. 2 C 20/B L. 662/96 - Filiale Bari - tassa pagata - *promozioni valide solo in Puglia e Basilicata - Anno 127° Numero 19 AL CENTRO DELL’INCHIESTA IL DISASTRO AMBIENTALE E I CONCORSI DELL’ARPAB Potenza, il caso Fenice verso il verdetto Gup Pd Puglia, Emiliano lancia un ultimatum Nega l’ipotesi Procacci: «Ma ho un nome pronto» Divisioni tra i renziani su Ferrante e Scalfarotto Attesa per oggi la decisione del giudice SERVIZIO IN GAZZETTA DI BASILICATA A PAGINA III >> LA CORSA ALLA SEGRETERIA REGIONALE VERSO LE PRIMARIE DEL 16 FEBBRAIO VERDETTO Attesa per oggi la decisione del Gup SERVIZIO A PAGINA 7 >> IL PATTO DEL NAZARENO PD DIVISO SULL’INTESA CON BERLUSCONI SULLE RIFORME. MA IL SEGRETARIO VA AVANTI: TUTTO ALLA LUCE DEL SOLE LAVORO & SALUTE IN PRIMO GRADO ERA «MALATTIA GENETICA» Fassina allo scoperto: «Mi sono vergognato». Critiche da Cùperlo Alfano non chiude, ma vuole le preferenze. Grillo: riesumato Silvio La Corte d’ Appello di Lecce ribalta il primo verdetto: operaio brindisino sarà risarcito tumore è causato Renzi, il «nemico» è in casa «Quel dalla diossina dell’Ilva» «OK RIFORMA DEL TITOLO V» LE PARTITE PARALLELE DEI DUE «RIFORMATORI» Violante: giusto trattare con il Cav Via il Senato? Senatori dubbiosi di VITTORIO B. STAMERRA C erto se qualcuno ricorda quel “game over” cinicamente intimato nei confronti di Silvio Berlusconi solo qualche settimana addietro, Matteo Renzi oggi non ci fa una bella figura. Certo nella vita, soprattutto in politica, che - per dirla come il Principe, compaesano autorevole del sindaco di Firenze è l’arte del possibile per antonomasia, mai dire mai. Sino a ieri Silvio Berlusconi, alla testa di un partito allo sbando, privo di una linea e alla ricerca di una direzione autorevole, era politicamente ai margini, se non politicamente finito. Per giunta con addosso il marchio ignominioso di pregiudicato con sentenza definitiva che lo hanno fatto decadere dallo scranno parlamentare. SEGUE A PAGINA 15 >> TRIANGOLAZIONE PUGLIESE A TUTELA DELL’AMBIENTE I «NEMICI» Cùperlo (a sinistra) e Fassina SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3, 6 E 7 >> l Polemiche accese il giorno dopo il quasi-accordo tra Renzi e Berlusconi. In un’intervista alla Gazzetta, Luciano Violante afferma che è giusto trattare con Berlusconi che è il leader del secondo partito del Paese. Ma esprime dubbi sull’assenza delle preferenze nella nuova legge elettorale. Le reazioni dei pugliesi e lucani sulla riforma del Senato. Molti dubbi e incertezze. CALPISTA E COZZI ALLE PAGINE 4 E 5 >> TENNIS, IL SUCCESSO DI FLAVIA. BASKET, ENEL-STOP A MILANO La Pennetta fa sognare sotto il cielo d’Australia di FULVIO COLUCCI C ILVA TARANTO L’Inail risarcirà SERVIZIO A PAGINA 9 >> SANITÀ IN PUGLIA Critiche a Vendola per i livelli di assistenza SERVIZIO A PAGINA 10 >> TRIPLICE OMICIDIO ’Ndrangheta scatenata ucciso anche un bimbo SERVIZI NELLO SPORT >> SERVIZIO A PAGINA 11 >> AUSTRALIAN OPEN La Pennetta per la prima volta approda ai quarti BRINDISI DA PRIMA PAGINA di GAETANO CAMPIONE U na città da podio. Perché Brindisi - sportivamente parlando - cambia pelle. Lo fa nell'anno del riconoscimento di capitale europea dello sport grazie al tennis e al basket. Da Melbourne, in Australia, dove una indomabile Flavia Pennetta è approdata, per la prima volta nella sua lunga carriera, ai quarti degli Australian Open, a Milano, dove i terribili ragazzi dell'Enel Brindisi sono stati strapazzati dall'Olimpia Milano. SEGUE A PAGINA 21 >> on la sentenza emessa lo scorso otto gennaio dalla Corte di Appello di Lecce sembra chiudersi un cerchio, uno dei tanti, nella complicata vicenda dell’Ilva di Taranto e dei problemi legati, dentro e fuori la fabbrica, al rapporto tra salute, ambiente e lavoro. I giudici di Lecce hanno riconosciuto a un operaio brindisino dell’Ilva, ora in pessime condizioni di salute, il diritto di rivolgersi all’Inail chiedendo l’indennizzo per la malattia professionale contratta in fabbrica. Lì era esposto, secondo il tribunale di secondo grado, a micidiali agenti inquinanti tra i quali la diossina. Ecco la parola-chiave: diossina. Il legale dell’operaio, l’avvocato della Fiom Cgil Massimiliano Del Vecchio, conferma: la sostanza non era mai comparsa con tanta “enfasi”, nelle sentenze della magistratura sulle malattie professionali. SEGUE A PAGINA 15 >> RASSEGNASTAMPA LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887 Lunedì 20 gennaio 2014 www.lagazzettadelmezzogiorno.it LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA Redazione Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418511 - Fax: 080/5502360 - Email: [email protected] Redazione Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/251311 - Fax: 080/5502350 - Email: [email protected] Pubblicità-Publikompass. Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418536 - Fax: 0971/274883; Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/331548 - Fax: 0835/251316 Necrologie: www.gazzettanecrologie.it - Gazzetta Affari: 800.659.659 - www.gazzettaffari.com LE ALTRE REDAZIONI Siamo presenti a: Anzi, Brienza, Calvello, Corleto Perticara, Francavilla in Sinni Bari: Barletta: 080/5470430 0883/341011 Foggia: Brindisi: 0881/779911 0831/223111 Lecce: Taranto: 0832/463911 099/4580211 ABBONAMENTI: tutti i giorni esclusi i festivi: ann. Euro 260,00; sem. Euro 140,00; trim. Euro 80,00. 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Al centro dell’inchiesta però c’è il disastro ambientale che avrebbe provocato l’inceneritore Fenice [foto Tony Vece] Lo scandalo Fenice-Arpab verso il verdetto E torna in tribunale anche il caso «Rimborsopoli» Nuova udienza Gup I GIOVANI E I VOLTI OPPOSTI DELLA POSSIBILE PARTENZA di MIMMO SAMMARTINO l Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Potenza Rossella Larocca potrebbe ritirarsi già oggi in camera di consiglio per decidere sulle accuse mosse dalla Procura agli indagati dell’inchiesta sul disastro ambientale provocato dall’inceneritore Fenice di Melfi. SERVZIO A PAGINA III >> MATERA CONTINUANO LE INDAGINI PER CAPIRE LE RAGIONI CHE HANNO CAUSATO LA MORTE DI ANTONELLA FAVALE E IL FERIMENTO DI ENRICO ORESTE E SARA ELIA Altre verifiche sul posto del crollo Il perito nominato dalla Procura è tornato in Via Piave alla ricerca di elementi utili V iaggiare, conoscere il mondo, arricchire il proprio bagaglio di esperienza e di conoscenza, così come afferma il neo presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, è da considerare un fatto non solo positivo, ma coerente con la vocazione del nostro tempo. Con l’idea più autentica della cultura e della civiltà (alla faccia di chi si industria a costruire barriere e recinti e leggi sul reato di emigrazione). Ma a una condizione: che quel partire, quel cercare il confronto con gli altrove, si fondino su una libera scelta. Condizione che presuppone l’eventualità di un andare e di un tornare. O di veder partire i propri figli e accogliere i figli di altri mondi. Se invece andar via dipende da una costrizione, da un obbligo di sopravvivenza, da una negazione di opportunità, da un’assenza di lavoro, allora quel viaggio è imposto. È doloroso sradicamento. È questo diritto di scelta che va ripristinato per i giovani lucani. Su questo, politica e istituzioni devono risposte. Dopo la raccolta della documentazione tecnica e amministrativa, ora la parola passa alle perizie SOPRALLUOGO Tecnici della Procura sul posto del disastro [f. Genovese] LAURIA PERICOLOSO INCIDENTE IN AUTOSTRADA Tir si ribalta sulla «A3» Il conducente è grave A3 La Salerno-Reggio Calabria . l Incidente con ferito grave sull’autostra, alltezza dello svincolo per Lauria, e traffico bloccato per alcune ore. È accaduto nella mattinata di ieri. A essere rimasto ferito gravemente è stato un camionista siciliano dopo che l’autoarticolato si è ribaltato tra gli svincoli di Lauria Nord e Lauria Sud dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria rovesciando il suo carico di frutta e ortaggi sulla strada. PERCIANTE A PAGINA III >> l Veniva giù la pioggia. Era insistente, ieri mattina. Ma bagnava, quasi accarezzandola, la ferita aperta in vico Piave. Le transenne, i divieti di plastica, arancioni, bianchi e rossi vibravano nel vento sbarrando il passo, ma non potevano certo fermare lo sguardo. Muto, lì in fondo, quello squarcio potrà sempre parlare. E ha nuovamente raccontato tutto quello che ha da dire. Lo fa con chiunque lo interroga e vuole ascoltare. Lo ha ripetuto mentre gli istanti sotto quel cielo buio sembravano trascorrere lenti, per sussurrare ancora una volta di più la dura realtà, la malinconia di un’assenza. Il dolore di una città, che non si è spento. RACCORDO POTENZA-SICIGNANO Tre viadotti da riattare in quasi 3 anni l Finalmente si interviene sull’ammodernamento del raccordo autostradale Potenza-Sicignano, malmesso per la scarsa manutenzione. Soprattutto su alcuni viadotti. La Gazzetta ufficiale ha confermato che i lavori, per complessivi 27 milioni di euro, sono stati aggiudicati da una ditta. Previsti 990 giorni per la loro ultimazione. Interessati dalle opere, in particolare, tre viadotti: Pietra Stretta, Le Carre Secondo e Platano. Previsti per loro interventi strutturali. I lucani attendono con ansia di poter recuperare qualche margine al mal di isolamento che li affligge in modo endemico. DORIA A PAGINA IV >> CALCIO IN SERIE D IL FRANCAVILLA VINCE IL DERBY COL REAL METAPONTINO. OK IL MATERACON LA TURRIS Melfi, una gran brutta batosta I gialloverdi perdono in casa per 2-0 contro il Tuttocuoio MELFI Cruz al tiro [foto Massari] l Brutta e pesante sconfitta nel campionato di seconda divisione, per un Melfi inguardabile ed in confusione, contro il Tuttocuoio. I toscani sono andati in vantaggio al 20’ st, con un perfetto calcio di punizione dello specialista Salzano, ed ha chiuso la partita al 45’ pt con un gol di Ferrari. In serie D, in un Fittipaldi al limite dela praticabilità il Francavilla si aggiudica il Derby con il Real metapontino che adesso è ultimo in classifica. Blitz esterno del Matera, che vince a Torre del Greco. SERVIZI NELLO SPORT E IN NAZIONALE >> AVIGLIANO Il Comune fa rete servizio Internet su tutto il territorio GUGLIELMI A PAGINA II >> SCANZANO JONICO Detriti del Consorzio a Terzo Madonna mai stati rimossi MELE A PAGINA V >> RASSEGNASTAMPA La piena occupazione, non meno che la tutela dei diritti dei cittadini, sono compito del potere politico e non di quello delle Banche Centrali, neppure in condizioni di «supplenza». Guido Rossi 1,30 Anno 91 n. 18 Lunedì 20 Gennaio 2014 U: Battaglia sulle liste bloccate Serie A: crisi Inter Scatto Fiorentina La tecnologia cambia la scrittura Barilli a pag. 17 ● ● Strauss accende Palermo A pag. 22-23 Petazzi a pag. 18 Renzi: «Incontro col Cav alla luce del sole. Io eletto per cambiare» ● Ma nel Pd cresce la tensione Intervista a Cuperlo: «Gli elettori devono poter scegliere» ● Proposto referendum tra gli iscritti Matteo Renzi va avanti: oggi alla Direzione del Pd farà votare la bozza di legge elettorale su cui c’è l’accordo di Berlusconi. Ma si annuncia battaglia. In un’intervista a l’Unità, Gianni Cuperlo ribadisce il no alle liste bloccate. Renzi ieri ha fatto visita a Bersani che gli ha detto: «Un errore Berlusconi al Pd». Staino CARUGATI FUSANI FRULLETTI LOMBARDO SABATO A PAG. 2-5 Un azzardo con troppi rischi MICHELE PROSPERO ● QUALEÈL’OBIETTIVODISISTEMADELLA RIFORMA ELETTORALE CONCORDATA AL NAZARENO? Più che l’inversio- INTERVISTA A ELENA CATTANEO ne di rotta rispetto al Porcellum, un fantasma che non c’è più, la fretta nel siglare l’intesa sembra motivata dal bisogno di spezzare sul nascere le possibili suggestioni contenute nella nuova formula elettorale disegnata dalla Consulta. L’«azzardo» del Nazareno nasce dalla volontà di allontanare lo spettro della proporzionale (con voto di preferenza e sbarramento al 4 per cento). «Le Iene grancassa della truffa Stamina» SEGUE A PAG. 3 ● La scienziata, senatrice a vita: «Il programma ha fatto da cassa di risonanza alle bugie L’informazione deve avere una deontologia» IL COMMENTO STEFANO CECCANTI Di fronte a tanto benaltrismo elettorale che si esercita in critiche alle ipotesi in campo è utile richiamare alcuni elementi di concretezza che un politico accorto deve avere come vincoli pena l’inconcludenza. Il primo punto è che, in assenza di riforma, si andrebbe a votare con la legge uscita dalla sentenza della Corte. SEGUE A PAG. 5 Oggi e la prima Repubblica IL COMMENTO SILVANO ANDRIANI Se si vogliono trovare i legami tra la situazione politica attuale e le vicende della prima Repubblica bisognerebbe, a mio avviso, non trascurare la sostanziale anomalia che ebbe il sistema politico italiano. SEGUE A PAG. 15 FOTO UMBERTO VERDAT Il benaltrismo elettorale Ceto medio, la crisi spinge alla povertà L’osservatorio Tecnè: crolla il potere d’acquisto delle famiglie Impiegati, professionisti, commercianti in apnea BUTTARONI A PAG. 7 EMERGENZA IN LIGURIA Il maltempo piega il Nord ● Un disperso a Genova ● Esonda il Secchia: Modena finisce sott’acqua È di nuovo emergenza maltempo nel Nord Italia. Un medico è disperso nell’entroterra genovese, dopo essere caduto nel rio Poggi. Frane e crolli in Liguria. L’esondazione del Secchia ha allagato Modena. Allarme anche per i prossimi giorni. A PAG. 11 «C’è stata una totale mancanza deontologica. Su Stamina le informazioni erano pubbliche al cento per cento. Bastava cercarle». La scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo muove un duro atto di accusa al programma «Le Iene» e più in generale al ruolo svolto da certa informazione nella truffa di Stamina. E spiega in un’intervista a l’Unità: «La malainformazione ha creato un forte cortocircuito favorendo traffici, infusioni illecite, fuori controllo presso studi medici o cliniche private». I farmaci e la morale L’ANALISI CARLO FLAMIGNI In materia di salute è un errore comune quello di considerare gli addetti ai lavori - non solo i medici, ma anche chi sperimenta i farmaci, chi li produce e chi li vende - come persone coinvolte in una attività nella quale prevale la dimensione morale, e come se questo forte coinvolgimento impedisse loro di ragionare, agire e pianificare il proprio lavoro secondo altre possibili considerazioni. SEGUE A PAG. 15 BUFALINI A PAG. 10 Rappresentanza COSENZA no alla legge Orrore L’INTERVENTO RAFFAELE BONANNI In un Paese in cui la politica e il sistema dei partiti hanno prodotto in prevalenza divisioni e immobilismo, non solo sui temi economici e del lavoro, ma anche su quelli degli assetti istituzionali, all’accordo sulle relazioni sindacali va riconosciuta la sua importanza. SEGUE A PAG. 9 ’ndrangheta: bruciato a tre anni ● Nell’esecuzione uccisi il nonno e la sua compagna A PAG. 11 RASSEGNASTAMPA 2 PRIMO PIANO Lunedì 20 gennaio 2014 LA TRATTATIVA La sinistra interna non ci sta e chiede una consultazione della base. Il rottamatore fa visita a Bersani LEGGE ELETTORALE E NON SOLO Renzi: «Basta chiacchiere accordo alla luce del sole» Il segretario oggi spiega la riforma. Fassina: come militante mi sono vergognato l ROMA. L'ala bersaniana del Pd si prepara a rendere difficile la vita a Matteo Renzi, oggi alla Direzione del Pd, dove il segretario presenterà quella che sarà la proposta di riforma elettorale del Pd. Le critiche anticipate ieri da Gianni Cuperlo, Stefano Fassina e gli altri «bersaniani» riguarderanno non solo il merito del sistema elettorale, ma anche il piano politico, con l’accusa di aver «riportato in vita» Berlusconi, con tanto di insidia per bloccare la riforma: pretendere un referendum tra gli iscritti del Pd. Ma il segretario non intende farsi infilzare ed è pronto a replicare spiegando inanzitutto di aver fatto tutto «alla luce del sole». Ieri Stefano Fassina ha detto di «essersi vergognato» dell’ingresso di Berlusconi nella sede del Pd. In ogni caso l'accordo col Cav, ha detto l’ex viceministro dell’Economia, «è stato fatto dal segretario e non dal Partito». E visto che tra gli iscritti Renzi «non ha la maggioranza» (prese il 45%), «sarebbe possibile consultare la base, gli iscritti» con un referendum anche telematico, come pure prevede lo statuto in un articolo mai utilizzato. A rilanciare l’idea del re- ferendum tra i soli iscritti è l’altro bersaniano, Danilo Leva. E' chiaro che un pur rapido referendum tra gli iscritti bloccherebbe l’iter parlamentare della riforma elettorale, che questa settimana deve essere licenziata dalla Commissione Affari costituzionali della Camera e lunedì 27 dovrebbe essere esaminata dall’aula. Se il referendum passasse in Direzione sarebbe la prima grossa sconfitta di Renzi, ma appare difficile che ciò avvenga. «Consultare la base del Pd sulla legge elettorale?» ha domandato la renziana Simona Bonafè: «Lo abbiamo già fatto con le primarie a cui ci siamo presentati con un preciso programma». Ma ha colpito il fatto che Fassina e Leva rilancino la contrapposizione tra i militanti, che alle primarie hanno decretato il trionfo di Renzi, e gli iscritti: tra i quali Renzi ha sì vinto senza però ottenere la maggioranza assoluta. Contrapposizione che ha costretto Fassina a smentire che egli o altri pensino a una scissione «a sinistra». E forse non a caso si è registrata la visita di Renzi a Bersani ancora ricoverato all’ospedale OPPOSITORE Stefano Fassina, esponente della minoranza interna del Partito Democratico . di Parma. Gianni Cuperlo ha contestato sia il merito dell’accorso, rilanciando il doppio turno, sia il «metodo», quello cioè di partire da un accordo non nella maggioranza bensì con Berlusconi che, oltretutto, sarebbe ora «rilegittimato». «Cuperlo sbaglia - ha replicato Dario Parrini – rilegittimiamo Berlusconi se non facciamo le riforme, non facendole». Con un post su Facebook, Renzi ha risposto punto per punto, anticipando il ragionamento di domani: «Sono stato eletto alle primarie per cambiare le regole del gioco, per rilanciare sul lavoro, per dare un orizzonte al PD e all’Italia. Dopo 20 anni di chiacchiere, in un mese abbiamo il primo obiettivo a portata di mano». Insomma quello con il Cavaliere è un «accordo, trasparente e alla luce del sole». «Per una volta – ha aggiunto - facciamo ciò che abbiamo promesso», unica via per «ridare credibilità alla politica». Oggi, quindi, si preannuncia una giornata movimentata per il nuovo Partito democratico di Renzi. Chiamato, a esercitare la sua leadership. Giovanni Innamorati LA PROPOSTA PER ACCEDERE AI SEGGI IL 5% DEI VOTI. PER OTTENERE IL PREMIO, UNA SOGLIA CHE POTREBBE ESSERE TRA IL 35 E 40% Liste corte e sbarramento Circoscrizioni più piccole, premio di maggioranza alla coalizione vincente Gli obiettivi condivisi Incontro Renzi-Berlusconi SCHEMA DI NUOVA LEGGE ELETTORALE CAMERA ELETTIVA Distribuzione seggi a livello nazionale con sistema proporzionale Doppio sbarramento 4% o 5% partiti in coalizione 8% partiti non coalizzati Premio di maggioranza 20% a chi raggiunge il 35% dei voti a livello nazionale Liste bloccate, di pochi nomi Preferenze no Circoscrizioni su base provinciale o subprovinciale RIFORMA TITOLO V COSTITUZIONE Autonomie locali riforma poteri e competenze di Comuni, Città metropolitane, Province, Regioni a statuto ordinario e speciale NUOVO SENATO Non più elettivo composto da rappresentanti delle autonomie locali ANSA l ROMA. Circoscrizioni plurinominali piccole; listini bloccati di 4-5 nomi; ripartizione dei seggi su base nazionale tra i partiti che superano il 5%; premio di maggioranza alla coalizione più votata, per accedere alla quale occorre superare una soglia. Sono queste le linee guida del modello elettorale a cui sta lavorando il segretario del Pd, Matteo Renzi: la proposta che porterà oggi pomeriggio alla Direzione del Pd. Una volta ottenuto il sì dal Partito, sarà confrontata con quelle degli altri Partiti in Commissione Affari costituzionali della Camera, le cui sedute sono previste già a partire da lunedì pomeriggio. Insomma, il modello «Spagnolo» perde decisamente i suoi connotati per diventare sempre più Italiano. Per sopperire alla bocciatura da parte della Corte costituzionale sia delle lunghe liste bloccate, che del premio di maggioranza senza una soglia minima per accedervi, la segreteria di Renzi ha pensato a delle circoscrizioni molto più piccole (grosso modo su base provinciale), in ciascuna delle quali si eleggono in media 5-6 parlamentari; quindi gli elettori si troverebbero dinanzi brevi listini bloccati, ammessi dalla Consulta. A parte un certo numero di seggi che verrebbero assegnati in ciascuna circoscrizione sulla base dei quozienti raggiunti dai partiti maggiori (in una circoscrizioni con 5 seggi, occorre il 20% per ciascuno di essi), i restanti voti verrebbero recuperati e riportati a livello nazionale, per un riparto definitivo di tutti gli scranni. Ma per accedere al al riparto dei seggi ciascun partito dovrà superare una soglia a livello nazionale: la proposta che Renzi porterà in Direzione la fissa al 5% per i partiti, mentre ci sarà una ulteriore soglia per le coalizioni (8%) e per i partiti che corrono da soli il 10% ( per disincentivare la corsa in solitaria). Inoltre, c'è il premio di maggioranza: verrà prevista una soglia minima che consentirà di ottenerlo, a cui si lavora in queste ore, e che potrebbe essere tra il 35% e il 40%. Tutti questi punti, naturalmente dovranno confrontarsi in Parlamento con le proposte degli altri partiti, a partire dall’introduzione delle preferenze al posto dei listini bloccati (dalle diverse soglie alle dimensioni delle circoscrizioni, ritagliate sempre sui perimetri territoriali delle province o in base alle dimensioni demografiche). CAMERA Una veduta di Montecitorio . SEGGIO ELETTORALE Oggi Renzi spiega la sua proposta RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 3 Lunedì 20 gennaio 2014 «Cambiare la composizione della Corte Costituzionale e eleggere il Capo dello Stato» LA DIRETTA Segui gli aggiornamenti sul telefonino. Le istruzioni a pagina 15 Il muro di Berlusconi per il bipolarismo «Con il segretario Pd trattiamo sul premio di maggioranza» VERTICE Matteo Renzi, il segretario del Partito Democratico oggi dovrà spiegare ai suoi nel dettaglio la proposta di legge elettorale. A destra, Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia. A sinistra, la sede del Pd, luogo dell’incontro tra i due leader . IL LEADER NCD IL MINISTRO DELL’INTERNO IN TELEVISIONE SI DICE SODDISFATTO DEI CONTATTI CON RENZI E SI PREPARA AL CONFRONTO COL ROTTAMATORE Alfano: «Bloccato il modello spagnolo così ci avrebbero strangolato nella culla» l ANCONA. È un Angelino Alfano in grande spolvero quello che si presenta ai 1.300 ragazzi del primo convegno nazionale dei giovami di Ncd, per rivendicare «il primo successo politico», cioè l’avere stoppato il sistema elettorale spagnolo che avrebbe messo all’angolo i partiti minori, anzi «avrebbe strangolato in culla» il giovane Nuovo Centrodestra. Invece no: tentato infanticidio fallito». A rendere così pimpante il vicepremier e ministro dell’Inter no, l’accoglienza elettrizzante dei giovani del partito, riuniti per la prima volta a Pesaro, ma soprattutto il contatto costante con Matteo Renzi, con scambio di «vari sms di commento e analisi della situazione» – racconta durante la trasmissione «In mezz'ora» – in vista dello «scambio di documenti e carte» in un faccia a faccia che potrebbe avvenire tra stanotte e domani. Alfano è talmente disteso che si permette di scherzare con Lucia Annunziata sul modello spagnolo «modificato»: «chiamiamolo pure Totò o Peppino». Però – ammonisce – «l'accordo non è ancora raggiunto, queste sono ore decisive». E dato che evidentemente il clima con gli alleati di governo (e con Renzi) sembra buono, concentra i suoi strali sulla storica visita di Berlusconi alla sede del Pd, per dire agli ex compagni di strada di Forza Italia che «hanno scelto la Canossa sbagliata, sarebbero dovuti andare alla casa dei moderati, del centrodestra». Una mossa, quella del Cav, che «ci dà ragione su tutta la linea» quando Ncd è rimasto in maggioranza NUOVO CENTRODESTRA Angelino Alfano, leader del partito sulla base di un patto per le riforme, mentre i forzisti sono usciti, «per andare un mese e mezzo dopo, precipitosamente, dal Pd per fare un altro accordo sulle riforme. Se fossero rimasti con noi, si sarebbero risparmiati tante umiliazioni. Berlusconii ha fatto marcia indietro dopo un errore clamoroso. Ben tornati tra i riformisti che lavorano per il bene dell’Italia». Il leader di Ncd paragona lo scenario politico attuale al film «Sliding doors»: «immaginate cosa sarebbe successo con l'apertura di una crisi al buio, lo spread alle stelle, le elezioni e poi magari Renzi vincitore e un governo di sinistra-sinistra». L’accordo non è stato ancora raggiunto e come in tutte le trattative bisognerà rinunciare a qualcosa. Ma Ncd ripropone i suoi quattro punti: l’indicazione chiara del leader della coalizione prima delle elezioni, l’esistenza delle stesse coalizioni («no al partito unico per legge») con un premio di maggioranza, uno sbarramento «vero e serio», intorno al 4% e soprattutto lo stop al «Parlamento dei nominati». Un tema su cui insiste particolarmente, consapevole che alle liste bloccate e scelte dall’alto è legata la disaffezione della gente verso la politica e «la reazione anti casta». No anche alle liste corte, pur sempre bloccate: per favore dateci la possibilità di scegliere il nostro deputato, così come si vota per il consigliere comunale e regionale o per l'eurodeputato. Quattro punti chiari, per ribadire: «non torniamo all’ovile perchè non siamo pecorelle smarrite». «Ncd – conclude Alfano tra i giovani che lo festeggiano sull'onda delle note degli U2 – è "una voce forte, abbiamo coraggio, idee, passione. E in solo due mesi siamo diventati la quarta forza politica in Italia». Per Maurizio Sacconi «Renzi considera la legge elettorale solo come una clava per rompere tutto». Il presidente dei senatori del Nuovo centrodestra, secondo il quale nell’incontro di ieri tra il segretario del Pd e Berlusconi «è stata istituzionalizzata la resistenza ai processi di razionalizzazione: ognuno difenderà l’orticello». Per l’ex ministro, come spiega in un’intervista Renzi «approfitta dell’attuale debolezza del centrodestra. È una soluzione funzionale a lui e solo a lui. L’intesa con Berlusconi lo esime dal presentare un sistema compiuto di valori e di visione per l’Italia. Manca del tutto un ambizioso salto istituzionale verso un’autorevole democrazia governante". "Che fine hanno fatto – si chiede – il sindaco d’Italia e il presidenzialismo? Renzi e Berlusconi si sono messi d’accordo non su un progetto arioso, ma sui piccoli collegi a liste bloccate che contrastano con l’esigenza di concentrare le risorse». Alessandra Massi l SUSA (TORINO). E' il bipolarismo la chiave per assicurare all’Italia la governabilità. Il giorno dopo l'incontro con Matteo Renzi, Silvio Berlusconi lavora nella sua villa di Arcore al «miracolo» delle riforme. «E' dal 1948 che non si sono potute fare, perchè per riuscirci serve una sola forza politica di maggioranza in grado di governare», dice l’ex premier in collegamento telefonico con Susa, dove i «fedeli» Mino Giachino e Osvaldo Napoli tengono a battesimo il club Forza Silvio Valle Susa. «Il premio di maggioranza di cui stiamo discutendo con Renzi – sottolinea Berlusconi – dovrebbe consentire di avere una larga maggioranza e, quindi, di approvare le leggi in Parlamento e di governare». Il leader di Forza Italia parla per una ventina di minuti, durante i quali il segretario del Pd viene citato una sola volta. Ma tutto, nelle sue parole, sembra far riferimento alla trattativa con il sindaco di Firenze che sta rimescolando le carte della politica. E che ha riportato al centro della scena un partito, Forza Italia, appena rinato dalle sue ceneri. «Le Europee di maggio saranno per noi un importante esperimento - dice il Cavaliere -. Puntiamo al 36% perchè, con il 15% come premio di governabilità, potremo arrivare al 51%. Poi si aggregheranno le altre forze politiche», dice lasciando intendere i punti principali su cui si gioca la trattativa per la nuova legge elettorale. Una difficile partita a poker, la prima di una serie di riforme auspicate da Berlusconi. «Dobbiamo convincere gli italiani a darci la maggioranza – dice – per poter governare e, come prima cosa, cambiare l’assetto istituzionale del Paese, cambiando la Costituzione». A cominciare dal presidente del Consiglio, che «deve avere lo stesso potere dei suoi colleghi occidentali, in modo che quando il governo fa una legge e la manda a una sola Camera, possibilmente con meno componenti di ora, questa la approvi in 120 giorni al massimo». «Poi bisogna cambiare la composizione della Corte Costituzionale. E poi un’ultima cosa molto importante – prosegue – dare ai cittadini il potere di eleggere con il loro voto il Capo dello Stato». Una «lungimirante follia», per stessa ammissione di Berlusconi, che torna a citare Erasmo da Rotterdam per spiegare che «le decisioni più giuste non sono quelle della ragione». Sull’ipotesi di accordo, Maria Stella Gelmini dice che «la “profonda sintonia” riscontrata ieri da Renzi e Berlusconi sulla riforma elettorale è il miglior risultato della politica italiana nell’ultimo anno. Due leader pienamente legittimati, sia pure a vario titolo, si sono ritrovati a condividere il progetto ambizioso al quale Silvio Berlusconi lavora, senza mai aver trovato sponde credibili e leali, da quasi vent'anni. Ora è possibile. Berlusconi si è visto riconosciuto, e con lui i milioni di italiani che gli tributano un vasto e duraturo consenso, il ruolo di grande partito e dunque di interlocutore imprenscindibile per tentare riforme ambiziose. Berlusconi e Renzi devono combattere adesso contro le pigrizie e i timori di chi vede nella riforme una minaccia a vecchie o recenti rendite di posizione. Berlusconi e Renzi hanno però dimostrato di saper gettare il cuore oltre l'ostacolo uniti dall’amore per l’Italia e non da calcoli meschini sulle proprie convenienze. Ora tocca alle altre forze politiche saper dimostrare uguale disinteresse e passione civile». E Daniela Santanchè dice: «Finalmente la guerra è finita». Sul governo dice che «se avessimo avuto i numeri, il governo Letta lo avremmo fatto cadere. Ma noi non abbiamo i numeri». Alessandro Gavalotti RASSEGNASTAMPA 4 PRIMO PIANO Lunedì 20 gennaio 2014 LA TRATTATIVA LEGGE ELETTORALE E NON SOLO «Rispetto Fassina ma è non sono d’accordo. Il Cav è il capo del secondo partito italiano ed è giusto sentirlo» Violante: giusto trattare anche con Berlusconi «Bene su Titolo V e Senato. Ma ci vogliono le preferenze» MICHELE COZZI Luciano Violante, ex presidente della Camera: come giudica l’esito dell’incontro tra Renzi e Berlusconi? «Bisognerà leggere bene il testo della proposta sulla legge elettorale perché in questa materia i dettagli sono decisivi». Intanto nel Pd è esplosa la questione dell’incontro con Berlusconi. Qual è la sua posizione ? «Non ritengo che sia sbagliato discutere anche, e ripeto anche, con Berlusconi». Fassina ha detto che, come militante, si è vergognato. Che dice? «Rispetto Fassina ma è un giudizio che non condivido. Berlusconi è il capo del secondo partito italiano ed è giusto sentire anche lui». Per la riforma sarebbe necessario partire dal perimetro della maggioranza oppure muoversi a tutto campo, come fa Renzi? «Credo che la questione sia ormai superata dai fatti. Certo è preferibile partire dal perimetro della maggioranza perché credo sia importante che che la proposta abbia il consenso degli alleati. Qualora una componente della maggioranza fosse contraria è chiaro che bisognerebbe fermare la discussione, e ripartire da nuove basi per evitare ripercussioni sulla tenuta del governo». Il governo è più forte oppure no? «Prima vediamo come va a finire il dibattito parlamentare sulla legge elettorale e CHI DECIDE «Anche se fossero liste corte sarebbero sempre di nominati» quello sul Senato, e sulla riforma costituzionale. Su questo ribadisco che occorra prima fare la riforma costituzionale e poi la legge elettorale. Perché anche il migliore sistema di voto non avrebbe senso se non cambia il funzionamento delle due Camere». A proposito di nuovo Senato, che non sarebbe più elettivo. Prima questione la sopravvivenza. Le sembra possibile che i senatori decidano la loro morte politica? «Non si tratta di decretare la morte di alcuno, ma di ristrutturare il Senato come avviene anche in altri Paesi europei. Bisogna partire da questo». Quindi fine del bipolarismo perfetto? «Su questo non credo che possano esserci dubbi. Oc- PD Luciano Violante corre finire con due Camere che continuano a fare le stesse cose. Così come la fiducia al governo deve essere concessa solo da una Camera, lasciando al Senato il voto su materie costituzionali». E forse anche su materie di carattere regionale? «A mio parere il Senato della autonomie dovrà avere diritto di voto anche sugli assetti istituzionali degli enti locali». La riforma del titolo V della Costituzione ha generato un grande contenzioso tra centro e periferia. Riforma indispensabile? «Su questo Renzi segue la proposta della commissione governativa. Vanno riscritte le competenze tra Stato e Regioni, lasciando allo Stato le grandi reti e il turismo». Sulla legge elettorale, il quadro è ancora nebuloso. Dovremmo saperne qualcosa di più oggi. Si parla di soglie di sbarramento contro i piccoli partiti. Questi non si ribelleranno? «Se per piccoli partiti si intende quelli sotto il 3% ha ragione. Una forza attorno al 5% non è un piccolo partito, ma un partito di media grandezza. Invece c’è un altro aspetto che non mi convince e che riguarda le preferenze, per impedire che ci siano sempre dei nominati». Ma si parla di liste corte? «Anche se corte, sarebbero sempre liste di nominati». La Consulta, nelle motivazione contro il Porcellum, non le esclude. Che dice? «Infatti non ho detto che sono anticostituzionali. Ma di fatto tolgono ai cittadini il diritto di scegliere. Renzi in passato aveva giustamente sollevato la polemica contro i nominati. A mio parere occorre ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e eletto»Stefano Ceccanti, da noi intervistato alcuni giorni fa, dice che vanno escluse perché aprono la strada a grandi inquinamento politico. La sua opinione? «Capisco il tema. Ma ricordo che in Italia votiamo per Comuni, Regioni, parlamento europeo con il sistema delle preferenze. Allora o si cancellano anche per le suddette votazioni, oppure le si tengono per tutte. L’inquinamento del voto può avvenire con qualsiasi sistema elettorale e si combatte con la legalità e l'etica pubblica » PARLAMENTO In alto il palazzo di Montecitorio: sale l’attesa per l’avvio del con confronto sulla nuova legge elettorale. Accanto, il presidente Enrico Letta: il premier guarda con attenzione agli sviluppi del confronto dei partiti . LE REAZIONI C’È CHI FA BUON VISO A CATTIVO GIOCO, IN ATTESA DEGLI EVENTI. PARLANO I PARLAMENTARI PUGLIESI E I LUCANI: MA QUALCUNO È D’ACCORDO Senatori con la valigia pronta Malumori tra gli inquilini di Palazzo Madama: se passa la riforma in futuro cambia tutto ROBERTO CALPISTA l BARI. Riforme costituzionali? Finora a parlarne era quasi da denuncia, per maltrattamenti. Poi ne hanno parlato due pesi massimi davanti a un the, sotto le foto del Che, Fidel Castro e JFK. Silvio ha «violato» il Nazareno, Matteo l’ha NCD Massimo Cassano accolto. E ne hanno parlato fino all’intesa - per quanto finora se ne sa non solo sulla legge elettorale ma anche sull’abolizione, meglio la trasformazione del Senato in PD Salvatore Tomaselli Camera delle Regioni o delle autonomie. Che accadrà? In attesa di lumi, il chiacchiericcio trentennale è stato violato. Anche se l'argomento non è fra i più eccitanti. Molto meglio, di solito, concentrarsi su occupazione, salari, rilancio, Europa, sanità. Però l’esasperazione di un popolo esasperato ora pre- che il tema delle riforme costituzionali tende pegno. E i senatori pugliesi e lucani? Ne è ben diverso da quello della legge eletabbiamo sentiti 6. Nettamente fuori dal torale. Aspettiamo e vediamo anche la coro esultante si pone giusto il barese proposta unitaria del Partito democratico - è la frecciata - sulla coordinatore regionabase della chiacchierata le del Nuovo Centrodecon Berlusconi». stra, Massimo CassaProposta unitaria che no: «Solita demagogia. non dovrebbe tardare, Se è questo il contrianche se poi andrà trabuto sulla strada delle dotta in un fatto concreriforme costituzionali, to. Salvatore Tomasella vedo nera. Vogliamo li (Pd) ricorda: «Non siadare un segnale conmo di fronte a nulla di creto agli italiani alle nuovo. Si tratta di un prese con continui sapercorso largamente crifici? Da tagliare, condiviso nel Partito realmente e immediademocratico, verso il tamente c’è tanto. Co- SEL Dario Stefàno superamento del bicaminciando da tutti i meralismo perfetto e privilegi dei politici e una Camera non elettida tutti i privilegi di chi va. Certo mancano i vive di Stato. Riduciadettagli per comprendemo stipendi, auto blu, re se ci sono le condiuffici, enti, affitti, conzioni politiche. Vedresulenze, scorte, autisti. mo». Lasciamo perdere batE se l'accordo potrebtaglie che appaiono cobe essere trasversale, è struite per guadagnare cosa nota - in Italia lo è tempo e non approdare ancora di più -: meglio a nulla di interessannessuna riforma che te». una cattiva riforma. D’altra parte nel co- FI Luigi D’Ambrosio Lettieri «Ma stiamo schermune sentire non è in dubbio la diffidenza verso due Camere zando - sbotta, ma pacato, il senatore gemelle, che si intralciano a vicenda e Luigi D’Ambrosio Lettieri, di Forza ingessano di più un Paese politrauma- Italia -. Da parte nostra era già in protizzato. «Vediamo prima di approfon- gramma l’avvio di un sistema di rifordire - spiega il sen. Dario Stefàno, quo- me per rendere più agevole e concreta ta Sel -. Bisogna leggere il senso dell’ac- l’attività legislativa e rafforzare i rapcordo Renzi-Berlusconi, mentre per ora porti con il territorio. Poi 315 senatori stiamo giudicando annunci, sapendo (più quelli - inutili - a vita e quelli di diritto, ndr) dovranno rinunciare a Palazzo Madama? È vero, si creerebbe una questiona nuova, ma noi lavoriamo per il bene di un Paese che è in emergenza e non per difendere le nostre poltrone». Dalla vicina Basilicata. «Le leggi la vogliamo in Parlamento, quello che fanno nelle segrete stanze non ci riguarda - precisa Vito Pe- M5S Vito Petrocelli trocelli del Movimento cinque stelle Se Renzi ed il Pd vogliono di nuovo mettere in piazza Berlusconi faranno i conti con il loro elettorato, quando verranno in Parlamento ne SEL Giovanni Barozzino parleremo». E Giovanni Barozzino di Sel: «Penso che bisogno restituire realmente la parola alla democrazia in questa paese. Ovviamente se l’intesa su legge elettorale e riforme va in quella direzione ben venga, altrimenti credo che ancora una volta si è sulla strada sbagliata». [ha collaborato Antonella Inciso] RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 5 Lunedì 20 gennaio 2014 Il Parlamento scelto come campo di confronto per bloccare una legge che potrebbe rappresentare un’insidia Il premier continua a lavorare al programma per il patto del 2014, incentrato anche sul tema delle riforme Rivolta per il nome sulla scheda Così i piccoli contestano l’intesa Sc: Mattarellum corretto. Casini: no a nomi dall’alto. Lega: vogliono eliminarci. Sel: pericolo «Così si limita il peso dei gruppi minori». Tutti sono riuniti sotto il vessillo delle preferenze l Tutti riuniti sotto il «vessillo delle preferenze». La rivolta dei «piccoli» alla riforma «Renzi-Cav» della legge elettorale sembra destinata ad aprire un nuovo fronte. Nella maggioranza, accantonate le minacce di far cadere il governo, Nuovo Centrodestra «Per l’Italia» e Scelta Civica sembrano aver scelto il Parlamento come campo di confronto per bloccare una legge che mira a limitare il peso politico dei piccoli e, in alcuni casi, li condannerebbe addirittura alla scomparsa. All’opposizione le critiche più dure arrivano da M5S e Sel, mentre la Lega non nasconde il timore che la riforma proposta punti ad eliminare il Carroccio. In ogni caso, le previsioni sulle conseguenze dell’intesa Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale sono state ribaltate: non c'è stato alcuno scossone per la tenuta del governo Letta, che anzi appare in qualche ADDIO AL SENATO? Una foto di Palazzo Madama: dopo il confronto fra Renzi e Berlusconi, la seconda Camera potrebbe essere cancellata alfine di consentire uno snellimento delle procedure di legge modo rassicurato dalle parole del segretario del Pd e dalla promessa collaborazione del leader di Forza Italia al processo delle Riforme. Il premier intanto lavora a «Impegno 2014» e attende gli esiti della decisiva direzione Dem di domani sulla legge elettorale. Il presidente del Consiglio, che sabato, tramite Palazzo Chigi, si era espresso con una nota positiva («pare si vada nella direzione giusta») in merito all’intesa tra Renzi e il Cavaliere sul doppio binario Legge elettorale e riforme auspica sempre che alla fine il nuovo modello venga definito con la massima convergenza tra le forze politiche coinvolgendo prima di tutto la maggioranza. Restano negli ambienti parlamentari vicini a Letta le preoccupazioni sul travaglio del Pd su questo delicato tema. La partita riforme rappresenta il cuore dell’azione di governo. Letta aveva chiesto in Parlamento un arco di tempo di 18 mesi per portarle a termine. E la Modifica del titolo V della Carta rappresenta uno dei passaggi cruciali. Già nel 2012, l'attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Patroni Griffi presentò una riforma in tal senso. In subbuglio è, invece, il Pd. Le fibrillazioni interne ai Dem sono amplificate dalle perplessità sulla «rilegittimazione di Berlusconi da parte di Renzi», espresse dal presidente Gianni Cuperlo, e dall’attacco dell’ex viceministro Stefano Fassina che dice di «essersi vergognato per l’arrivo del Cavaliere nella sede del partito». I piccoli non gradiscono per nulla la proposta Renzi-Cav e brandiscono la mancanza delle preferenze come arma d’attacco. Angelino Alfano accusa il segretario del Pd e Berlusconi di voler impedire «alla gente di scegliersi i parlamentari attraverso un sistema di liste bloccate», non usa mezzi termini ma è comunque soddisfatto perchè – spiega – «il modello spagnolo che avrebbe ucciso il Ncd è saltato». Contro le liste bloccate si esprime anche Pier Ferdinando Casini, che già nella scorsa legislatura fece della mancanza delle preferenze un cavallo di battaglia del suo partito: «In Parlamento proporremo le preferenze perchè i parlamentari vengano scelti dai cittadini e non dai partiti». Scelta Civica esclude modelli che limitano il peso dei piccoli e invita ad adottare «un Mattarellum corretto» ma – spiega il Stefania Giannini – anche il cosiddetto «sindaco d’Italia». Per Nichi Vendola «L'eliminazione delle forze più piccole non è solo una lesione del diritto alla rappresentanza – afferma – ma una scelta pericolosa perchè spesso quelle minoranze drenano consenso che potrebbe altrimenti finire alle forze populiste». RASSEGNASTAMPA Lunedì 20 gennaio 2014 13 ECONOMIA&FINANZA Mini-Imu, un vero caos il calcolo è complesso Mercoledì niente quotidiani Domani scioperano i poligrafici E molti Comuni non hanno ancora inviato i bollettini della Tares l ROMA. La scadenza del 24 gennaio si avvicina e giorno dopo giorno aumenta il caos agli sportelli per il versamento della mini-Imu e della maggiorazione Tares. Il calcolo della mini imposta sulla casa, che i proprietari devono effettuare autonomamente (con l’eventuale aiuto di Caf o commercialisti) sembra infatti essere in molti casi più complicato del previsto, mentre per la tassa sui rifiuti sono tanti i contribuenti che non hanno ancora ricevuto dalle amministrazioni comunali e dalle aziende municipalizzate alcun bollettino di pagamento. Per tutti coloro che non faranno in tempo a versare il dovuto entro venerdì, rimane comunque la possibilità di far ricorso al cosiddetto «ravvedimento operoso». Pagando interessi e sanzioni, il contribuente moroso può infatti mettersi in regola anche in caso di dimenticanza o di ritardo. La sanzione è pari al 3%, se il pagamento viene eseguito entro 30 giorni dalla scadenza prescritta, o al 3,75%, se si paga con un ritardo superiore a 30 giorni. Per chi regolarizza gli omessi versamenti entro quattordici giorni successivi alla scadenza, è prevista inoltre la possibilità di ridurre ulteriormente la sanzione. La multa si riduce cioè allo 0,2% per ogni giorno di ritardo, se il versamento dell’imposta è effettuato entro quattordici giorni dalla scadenza. In PASTICCIO Caos agli sportelli per il versamento della mini-Imu e della maggiorazione Tares. Il calcolo dell’imposta sulla casa, che i proprietari devono effettuare autonomamente, sembra infatti essere in molti casi più complicato del previsto ogni caso si potrà fare ricorso al ravvedimento solo nel caso in cui la violazione non sia già stata constatata e notificata e non siano iniziate altre attività di accertamento. In vista del 24, Confedilizia denuncia intanto però «la situazione paradossale, e più che paradossale incivile» a cui i contribuenti sono sottoposti in questi giorni. «Le code di gente alle associazioni di categoria, ai Caf e ai professionisti per il calcolo delle tasse dovute – afferma il presidente Corrado Sforza Fo- gliani – sono l’effetto visivo di una pasticciata senza paragoni nel quale questo governo ci ha cacciato, sposando la concertazione municipale, cioè con i soli tassatori senza contraddittorio delle parti sociali rappresentative di chi è chiamato a pagare». L’associazione calcola inoltre che il fisco costa agli italiani un terzo in più di quel che incassa, tra il 33% e il 35%. Un dato «inquietante» che, secondo il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, «certifica il fallimento del governo». . ROMA – Una prima giornata di sciopero nazionale dei lavoratori poligrafici e delle agenzie di stampa per domani è stata indetta dalle segreterie nazionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil. È quanto rende noto un comunicato, in cui si evidenzia come il ministro Enrico Giovannini abbia ignorato «del tutto i pareri delle commissioni di Camera e Senato» riuscendo così a «creare una nuova pattuglia di esodati». Sabato, riferiscono i sindacati, è stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che interviene sulla legge 416/81 in forma retroattiva (al 31 agosto 2013). Pertanto, mercoledì i quotidiani non saranno in edicola. Per i sindacati «è necessario avviare un tavolo di confronto con il ministero del Lavoro per modificare il criterio della retroattività e per ristabilire il diritto ad usufruire delle regole vigenti al momento della firma degli accordi di procedura sottoscritti». L'obiettivo è «evitare che coloro che essendo stati pensionati nei mesi scorsi rischino di vedersi richiedere dall’Inps le mensilità di pensione già percepite» ed «intervenire sulla regolamentazione del decreto relativa alla sua gradualità, mantenendo il riferimento della data a regime». Energie rinnovabili c’è l’intesa fra Svimez e Fondazione Enel I DATI EUROSTAT LE RILEVAZIONI RELATIVE AL TERZO TRIMESTRE DELLO SCORSO ANNO: IL 13,1% DELLA FORZA OCCUPAZIONALE l ROMA. La Fondazione Centro Studi Enel e Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, hanno siglato un protocollo per la realizzazione e la diffusione di progetti che favoriscano lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’utilizzo di pratiche per l’efficienza energetica. L’accordo è stato siglato dal Gianluca Comin, consigliere delegato della Fondazione Centro Studi Enel, e da Adriano Giannola, presidente di Svimez, ha una durata di due anni e prevede, oltre ad un finanziamento di 100mila euro reso disponibile in parti uguali, la possibilità di reperire fondi da soggetti terzi. L’obiettivo del protocollo è quello di sviluppare il progetto «Energie Rinnovabili ed Efficienza Energetica nel futuro del Mezzogiorno» attraverso la mappatura delle ricadute in termini economici, energetici e ambientali derivanti da interventi di risparmio energetico e dall’impiego di tecnologie di generazione da fonti verdi. Con queste attività la Fondazione Enel e Svimez desiderano fornire uno strumento utile ai policy maker, regionali, nazionali e comunitari, per la realizzazione di programmi di intervento per lo sviluppo del mezzogiorno. Attraverso la firma di questo protocollo, i due istituti rimarcano come l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili siano tra i driver più importanti per il rilancio dello sviluppo del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Due sono le fasi, della durata di un anno ciascuna, in cui si articolerà il progetto «Energie Rinnovabili ed Efficienza Energetica nel futuro del Mezzogiorno». La prima parte con la mappatura del potenziale delle fonti di energia primaria e i risparmi ipotizzabili in base alle tecnologie disponibili, considerando quelle mature e incentivabili, per proseguire con l’individuazione dei vincoli geografici, regolatori, istituzionali/culturali e infrastrutturali per lo sviluppo di interventi di efficientamento e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili. Seguirà l’analisi della struttura economica regionale e delle ricadute ambientali delle filiere coinvolte. La prima fase si concluderà con la realizzazione di una matrice in cui le opportunità di intervento saranno classificate in base al potenziale delle fonti e tecnologie energetiche nelle diverse aree geografiche e per le diverse filiere produttive. La seconda fase dell’analisi prevede l’approfondimento del potenziale, dal punto di vista economico e energetico, di alcune selezionate tecnologie di generazione da fonti rinnovabili e l’applicazione di strumenti per l’efficienza energetica su specifiche filiere produttive. l ROMA. L'allarme lavoro non riguarda solo i disoccupati. I dati sulla disoccupazione ufficiale contano in Italia circa 3 milioni di persone, ma statistiche più approfondite parlano anche di altri 3,3 milioni di italiani che sarebbero disponibili a lavorare ma non si iscrivono a In Italia 3,3 milioni di «sfiduciati» non cercano lavoro: il triplo dell’Ue nessuna lista e di fatto non cercano alcun posto di lavoro. Si tratta, secondo le rilevazioni di Eurostat relative al terzo trimestre dello scorso anno, del 13,1% della forza lavoro (quasi un punto in più del terzo trimestre 2012), un’enormità se si pensa che l'equivalente media dell’Ue a 28 membri è del 4,1%, praticamente un terzo della nostra. Nel terzo trimestre 2013 in Italia i disoccupati in senso stretto erano 2,84 milioni. Il tasso di disoccupazione era pari all’11,3%, in crescita di 1,5 punti percentuali rispetto a un anno prima, mentre in Europa nello stesso periodo luglio-settembre il tasso dei senza lavoro era al 10,5% in crescita di appena 0,2 punti. L’Italia detiene appunto il record assoluto di coloro che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano, con il 13,1% della forza lavoro contro una percentuale di appena l’1,3% in Germania, il 2,5% nel Regno Unito e il 5,1% in Spagna (che comunque ha un tasso di disoccupazione del 26%) e il 10,1% in Croazia. In Italia c'è invece una percentuale inferiore alla media di part time involontari, con il 2,2% a fronte del 4% medio europeo (4,1% in Germania, 6% nel Regno Unito). Nel Pae- se ci sono in pratica oltre 6,15 milioni di cosiddetti «sfiduciati» sulla possibilità di trovare un lavoro, tra chi risulta disoccupato (2,84 milioni di persone nel terzo trimestre 2013, anche se nei nei mesi successivi di ottobre e novembre secondo i dati mensili si sono sforati i 3,2 milioni) e chi, pur essendo disponibile a lavorare, non entra nemmeno nel mercato (3,3 milioni nel terzo trimestre). Quasi metà di coloro che si dichiarano disponibili al lavoro senza cercarlo (1,518 milioni su 3,3 milioni) si definisce «scoraggiato», motivando la mancata ricerca con la convinzione di non avere grandi chance nel trovare un posto di alcun tipo. Si tratta di un esercito in forte crescita sia rispetto al secondo trimestre 2013 (+219.000), sia rispetto allo stesso periodo del 2012 (+234.000). Oltre due «scoraggiati» su tre vivono al Sud con 1,068 milioni su poco più di 1,5 complessivi. RASSEGNASTAMPA LETTERE E COMMENTI 15 Lunedì 20 gennaio 2014 STAMERRA CHE SUD FA Matteo e Silvio, partite parallele Melfi, qui si respira di RAFFAELE NIGRO >> CONTINUA DALLA PRIMA O ggi viene risuscitato e gli viene riconsegnata una centralità politica che neanche il voto di un anno addietro era riuscito a dargli dopo lo sfratto da Palazzo Chigi del novembre 2011. Si dirà che il riconoscimento non è andato a Silvio Berlusconi ma ai milioni di voti che egli rappresenta, che si è trattato di un atto di “realpolitik” doveroso per sbloccare una situazione da molti anni incartata, per avviare davvero il superamento di quella crisi di sistema nella quale sta annegando la Repubblica. Personalmente nutro molti dubbi. C’era la possibilità di giungere allo stesso risultato, quello di coinvolgere anche Forza Italia, nell’accordo per le riforme, ricercando in Parlamento tutte le convergenze possibili, a cominciare da quelle degli alleati di governo che oggi, insospettiti, da una eventuale intesa Renzi-Berlusconi, un pensierino ad aprire una crisi dagli sbocchi molto imprevedibili, lo stanno certamente facendo. Non si dimentichi che Silvio Berlusconi, agli avversari del centrosinistra, non può mostrare scampoli di lealtà e affidabilità. Ne sanno qualcosa Massimo D’Alema, che ancora ha sullo stomaco quella famosa crostata di casa Letta (Gianni) ai tempi della Bicamerale. Ed anche il povero Veltroni fu costretto ad una precipitosa campagna elettorale nel 2008, di fronte ad un Cavaliere che a suon di milioni (dicono i giudici di Napoli) gli assottigliava ogni giorno la già esile maggioranza al Senato indispensabile a che il governo Prodi andasse avanti. Ed anche a Bersani non è che sia andata meglio. Perché questa volta invece dovrebbe funzionare? Esistono diverse correnti di pensiero. La prima, e più importante, è che, rispetto alle precedenti esperienze, questa volta Silvio Berlusconi è più debole. Politicamente messo ai margini, privato di ogni ruolo pubblico, carico di anni e di procedimenti penali dall’esito pericolosamente imprevedibile, il Cavaliere non ha molti assi da calare. La sua partita volge comunque al termine e se riesce ad alzarsi tal tavolo salvando oltre all’onore (politico), anche tutto il resto (aziende e dintorni, la sua vera preoccupazione), questo sarebbe il suo più grande bingo. Ecco questa sarebbe una delle poche cose realizzate per le quali potrebbe passare alla storia. Di converso, per Matteo Renzi, questo è un triplo salto mortale. Se gli va bene, passerà ai libri di storia. Non certo per il “rottamatore”, o essere con le sue primarie l’inventore del “partito degli elettori”, ma come il vero traghettatore verso la Terza Repubblica. E’ evidente che se l’operazione non gli riesce saranno dolori, e non solo per lui. Quello che è accaduto nei mesi scorsi nel Pd per certi aspetti riporta alla mente la situazione del Psi del pre Midas nel 1976. Dopo i disastrosi risultati elettorali per i socialisti, a De Martino alla guida del Psi, seguì Bettino Craxi e con lui i giovani Signorile, Martelli, Manca eccetera. Il salto di qualità fu importante e notevole, tanto che un socialista, Craxi, andò dopo qualche anno alla guida del governo, ma commise l’errore di non accompagnare al ringiovanimento della classe politica anche la trasformazione del nostro sistema, a cominciare a quello elettorale, già all’epoca superato ed inefficiente. Quale fu il risultato? Che alla fine prevalse la comoda conservazione dell’esistente, convinti che la condizione di benessere che il paese si era conquistata fosse più che consolidata ormai perenne, che eravamo ai vertici mondiali del sistema (“la quinta potenza industriale del mondo”). Bastò la speculazione sulla lira dei primi anni Novanta, e Tangentopoli poi a ridurre a rovina, in qualche circostanza anche nauseabonda, quelle pur importanti pagine della nostra storia. Ora tocca a Renzi misurarsi con una situazione che non è simile a quella di 40 anni fa, ma è peggiore. All’instabilità del quadro politico, questo sì uguale a quello della metà degli anni Settanta, si deve aggiungere una crisi economica di portata epocale, storica, dalla quale non si esce con le normali terapie o con i “jobs act”, questa sorta di giochi elettronici per calciatori miliardari che devono vincere la noia del dopo partita e non per disoccupati disperati. La riforma elettorale, insieme alle altre, è importante ma la gente oggi si aspetta ben altro da chi occupa gli scranni più importanti del potere e dello Stato. Il resto è “deja vu” e dispute congressuali fuori tempo massimo. La casa brucia e nel frattempo i pompieri litigano su quale telone stendere per far saltare giù gli abitanti. Vittorio Bruno Stamerra STEFANO OCCHIOGROSSO* Mini-Imu, Comuni all’attacco È scorretta sotto il profilo istituzionale la decisione di applicare la “mini- imu” che contraddice l’impegno assunto dal Governo di superare l’IMU sulla prima casa. In un bilancio dello stato di 800 miliardi, la tesi secondo cui si sostiene di non riuscire a dare copertura finanziaria a 400 milioni di euro è assurda, falsa e offensiva. La mini IMU si poteva evitare in almeno due modi. La prima modalità poteva essere quella di chiedere una tassazione una tantum sul gioco d’azzardo e la seconda ipotesi è quella di utilizzare la riduzione degli interessi passivi dovuti alla riduzione dello spread come copertura. Il Governo la smetta di giocare con gli Enti Locali che sono sul lastrico. I sindaci sono preoccupati per il minor gettito che ai Comuni deriverà dal passaggio dall’IMU alla TASI, che comporta un dimezzamento del 50% del gettito sulla prima casa. Al comparto dei Comuni nel 2014 verrà sottratto un altro miliardo e mezzo di euro: questo è inaudito. Non si può continuare a spremere un comparto che ha contribuito al risanamento dei conti pubblici più degli altri livelli di governo. I sindaci evidenziano che la disponibilità per il 2014 di risorse analoghe a quelle godute nel 2013 è indispensabile ai Comuni per garantire l’erogazione di servizi fondamentali per i cittadini, dagli asili nido all’assistenza domiciliare per le persone non autosufficienti, dal trasporto pubblico locale alla tutela ambientale, dalle politiche di sostegno al lavoro alle politiche culturali. L’Ufficio di Presidenza Nazionale Anci ha chiesto al Governo un incontro urgente, dirimente e risolutivo entro il 29 gennaio, data in cui è già stata organizzata l’Assemblea Nazionale straordinaria dei Sindaci. Se entro il 29 gennaio il Governo non darà nessuna risposta i Sindaci sono pronti ad azioni eclatanti e la prossima riunione di gennaio si potrebbe trasformare in una grande azione di protesta fatta da una parte delle Istituzioni contro altre Istituzioni, determinando una rottura dei rapporti istituzionali inimmaginabile. * Sindaco di Bitetto, Componente Anci Nazionale COLUCCI Triangolazione pugliese >> SEGUE DALLA PRIMA L a decisione della Corte d’Appello di Lecce ribalta il verdetto di primo grado dei giudici del Tribunale di Brindisi, aprendo una strada nuova ai risarci- menti. Non erano problemi “genetici”, come stabilirono a Brindisi, ad aver provocato il cancro allo stomaco. L’operaio ha sviluppato il tumore in fabbrica a contatto con la diossina, “in particolare la diossina” scrivono i giudici leccesi nella sentenza, anche se, nella nuova, tragica, vicenda di lavoro e veleni, la diossina non era sola nella sua terribile opera, accompagnata – la magistratura salentina lo conferma - da altre sostanze terribili come ossido di ferro, silice cristallina, amianto, Ipa (Idrocarburi policlici aromatici). Perché si chiude un cerchio? Perché ora la diossina non rappresenta più solo la “madre di tutte le battaglie” portate avanti dagli ecologisti tarantini contro l’inquinamento dell’Ilva, ma un dato vivo, reale e concreto, anche della sofferenza dei lavoratori in fabbrica. Lo era già, ma con la sentenza della Corte d’Appello di Lecce quella frase spesso usata e abusata - gli operai sono le prime vittime della mal’aria nella trincea di fabbrica all’Ilva – dovrà essere usata a maggior ragione per dire che la guerra all’industria che inquina, all’industria che uccide, è senza frontiere: civili, sociali e geografiche. Perché non s’inquini più. Perché non s’uccida più. Taranto, Brindisi, Lecce sono accomunate in questa triangolazione a difesa dell’ambiente. E non si può continuare a distinguere tra la vita di un operaio e le vite di chi sta fuori dai cancelli del siderurgico. Tutti devono saperlo. L’operaio cui spetta “vigilare” sul suo lavoro per salvaguardare la salute propria e altrui. Il cittadino che ha il diritto di conoscere quale aria respira e ha il dovere di battersi perché l’aria migliore sia la stessa per sé, per i propri figli e per gli operai (e i loro figli). Un cerchio si chiude. Tutto iniziò nel 2008, quando Alessandro Marescotti, leader ecologista di Peacelink, fece analizzare un campione di formaggio ovino ottenendo un risultato sconvolgente: il formaggio era contaminato dalla diossina. Da lì partì una catena drammatica, il conflitto con l’Ilva dei Riva poi esteso ad altri inquinanti: polveri, benzoapirene. Nel frattempo dal formaggio si passò al latte (soprattutto quello delle mamme di Taranto); dal latte agli animali: pecore e capre poi abbattute, come in una biblica maledizione. Dagli animali alle cozze. La magistratura tarantina avviò nuove inchieste fino all’epilogo delle indagini per disastro ambientale. Un ultimo insegnamento è possibile trarre da questa vicenda. L’operaio brindisino ha continuato a chiedere giustizia e non si è arreso, malgrado il progredire inesorabile del male. Lui ora parla attraverso le carte del processo e sembra dirci, ancora una volta, che la verità è coraggio. Fulvio Colucci aria buona e fina S ette itinerari cittadini, tre extraurbani e tre percorsi museali: castello, museo diocesano, pinacoteca Donadoni-Araneo, compongono il volume “Melfi. Guida della città” edito da Libria di Antonio Carbone. Guidati dall’architetto Mario De Luca ne firmano la curatela Anna Maria Castelli, Adele Fuschetti, Silvia Iazzzetti, Maria Rosaria Monaco e Francesco Verderosa. E’ un libro bello, ricco di informazioni e di apparati fotografici,soprattutto fatto con sentimento e con la voglia di coprire un vuoto,quella di una guida per il turista. Melfi ha conosciuto studi scientificamente solidi,dalla storia di Gennaro Araneo agli scavi di Enzo Navazio, libri che hanno discusso di Federico II, dei Caracciolo, dei Doria,di governatori famelici e di intellettuali come Facciuta, Bruno, Nitti e che hanno tracciato i meandri della storia materiale: il marroncino, le sagre, le feste patronali, la flora del Vulture, la fauna, la Fiat, gli assetti urbani in espansione; ma non c’era una summa che mettesse insieme tutte queste discipline, diciamolo un Bignami allargato a tanti argomenti, che strappasse al turista, (da noi lo chiamiamo ancora il forestiero), un’esclamazione di stupore. Questo è proprio un bel paese, un luogo ricco di storia, di monumenti, di cibi e di uomini piccoli e grandi. Un paese che puoi presentare con qualche orgoglio a chiunque. Questa guida vuole prendere per mano il forestiero (ma anche tanti compaesani ignari e digiuni) e portarlo all’arcata aragonese di Porta Venosina, metterlo di fronte alle scalette sulle quali abbiamo giocato molte volte a scendere come dannati con piccole assi di legno provviste di cuscinetti, le “carrozze”, mostrargli quel corso Garibaldi che fino a cinquant’anni fa accoglieva esclusivamente contadini e operai a passeggio tra Santa Maria ad Nives e Vescovado e li separava dalla borghesia urbana che lo struscio usava farlo in via Ronca Battista, meglio nota come Santa Maria. Una divisione di classe che solo la scolarizzazione di massa, l’emigrazione, il travaso della civiltà da contadina a borghese hanno provvisto a cancellare. Tutto questo è visibile in un luogo pietrificato come i Sassi di Matera, perché sono troppo eclatanti le divisioni tra palazzi gentilizi e abituri fatiscenti di quel labirinto di stalle e di grotte dove ha vissuto per millenni il proletariato lucano. LUCI E OMBRE -Ma la divisione di classi c’era anche al mio paese, in un mescolamento urbanistico che non fa cogliere con immediatezza le luci e le ombre. Ci hanno pensato i terremoti a far aggredire dal popolo gli edifici solenni. Ma sempre i terremoti hanno anche pensato a deturpare il volto nobiliare e monumentale di Melfi, le sue chiese, i suoi tanti conventi,(Agostiniani, Scolopi, Francescani, Clarisse, Carmelitanià” i palazzi,le porte, l’imponenza delle mura aragonesi, le carte. Affianco ai terremoti si sono spese molto anche le rivolte di massa e le amministrazioni comunali. Ce l’hanno messa tutta a devastare, a far crollare prospettive e costruzioni sontuose, così che di una città che doveva essere un retablo di monumenti medievali e rinascimentali è rimasto quel tanto che la guida illustra e che in qualche modo rappresenta la carta d’identità, il patrimonio che da giovane io mi ingegnavo a presentare a qualche amico che veniva a trovarmi da fuori: i miei forestieri. In questi casi il paese lo senti improvvisamente tuo più della tua casa e un po’ di immondizia, una cartaccia, un relitto di plastica abbandonato in una cunetta o all’angolo di una via è la vergogna improvvisa che vorresti mascherare. La piazza è il mio soggiorno, i vicoli i corridoi di casa,le fogne il mio water, i cittadini i miei parenti e via via con gli ambienti. Come fossi un addetto alle vendite di immobili. Proprio come se avessi colpa dell’eventuale disordine in cui versano le vie,del disastro architettonico. O come fossi l’architetto che ha pensato le linee di un edificio,del castello, di un fregio. Come fossi il sovrintendente che non ha provvisto a creare una pinacoteca, un museo, una biblioteca. Io colpevole di tutto oppure pronto a gloriarmi di ciò che gli antenati e il caso mi hanno consegnato. Fino alla linea del panorama, quel bene immateriale che nessuno rispetta,quello skyline che vorresti avesse più alberi sulla cima degli Appennini e meno cemento sulle Serre, meno marmi lucenti nel cimitero in fondo alla vallata, meno anticorodal sulle prospettive di pietra lavica che fanno severo e antico il centro storico del paese, il castello normanno-svevo dove giace nel marmo la Dormiente di Rapolla, dove sono radunati i vasellami della civiltà dauno-lucana del melfese. E lo vorresti anche più vissuto, più vivo quel paese antico, odoroso di conserve e di peperoni a seccare, meno abbandonato da una popolazione che ha subito scarsi incrementi demografici e che si è andata spalmando per nuovi quartieri e per condomini lontani. Questa guida è un invito a spargere la voce, a dire in giro che a Melfi si respira un’aria buona e fina,che il vento è pieno di voci, che l’acqua è frizzante e così sgorga alla sorgente. Ed è una tiratina di orecchie a quei viaggiatori stranieri che affrontando il Grand tour decidevano in passato di visitare l’Italia tirrenica e mai il grande mezzogiorno orientale, affidando solo all’ultimo Novecento, con ritardi immani, l’onere di scoprire e raccontare. E sottovoce ricorda che ogni filo d’erba qui nasconde secoli di vicende,di idee,di eventi, dalla povertà dei dauni al benessere misurato degli ultimi metalmeccanici e che questo cumulo di pietre, calce, asfalti, poesia, flora e mura è ricco di verità antiche e inesplorate come tutti i paesi dell’Appennino. RASSEGNASTAMPA 2 lunedì 20 gennaio 2014 POLITICA «Io eletto per cambiare» Renzi chiude le trattative Il segretario Pd difende l’accordo con Berlusconi sulle riforme: «Trasparente e alla luce del sole» ● Dal confronto con Alfano restano aperte due questioni: sbarramento e premio di maggioranza ● VLADIMIRO FRULLETTI FIRENZE «Sono stato eletto alle primarie per cambiare». Il segretario del Pd, letti i giornali, risponde così agli attacchi anche pesanti per il suo incontro con Berlusconi. Un messaggio, che Renzi lascia sulla sua pagina di Facebook, che vale come pro-memoria sia per gli oppositori interni al suo partito che per quelli esterni. Il concetto è semplice: ho ricevuto un largo consenso dagli elettori democratici sulla base di un mandato chiaro e quindi lo voglio portare a casa, o almeno voglio provarci fino in fondo. «Via i senatori, un miliardo di tagli a politica, a dieta le Regioni, legge elettorale anti larghe intese. Se si chiude, Italia cambiaverso» twitta di buon mattino. Altro che vergogna per l’intesa col Cavaliere con cui s’è trovato un’accordo «trasparente e alla luce del sole». Altro che referendum fra gli iscritti. Il referendum c’è già stato poco più di un mese fa, con le primarie dell’8 dicembre. È sulla base di quel voto che Renzi sta lavorando in questo ore di vigilia della direzione nazionale del Pd. Due i fronti aperti. Quello interno al Pd con la minoranza che si dice pronta a dare battaglia non tanto dentro il partito ma in Parlamento. E quello esterno con gli alleati e soprattutto con il Nuovo centrodestra di Alfano. E ieri mattina per aggiustare un po’ la proposta rendendola meno indigesta al Ncd ha avuto un nuovo incontro con il plenipotenziario di Berlusconi Denis Verdini. Nel pomeriggio poi, per evitare dolorose spaccature nel Pd (in questo ore è parecchio gettonata la parola scissione) ieri il segretario è andato a trovare il suo predecessore. Una visita che, al di là del gesto di umana solidarietà, ha un significato politico. Sabato sera, di ritorno da Roma, appena sceso dal treno a Firenze, Renzi spiegava che dalla disponibilità di Bersani all’eventuale incontro si sarebbe potuto capire se vi fossero o no gli spazi per discutere senza troppe mura alzate. «Suggerisco a chi critica la legge di aspettare almeno di sapere come è fatta» dice dando appuntamento per oggi alla direzione Pd per scoprire concretamente quel testo che dovrà stabilire che «chi vince governa stabilmente senza il diritto di ricatto dei partitini». Stesse sensazioni Renzi in lunghe telefonate e sms le ha ricevute dal fronte degli alleati di governo. In particolare da Alfano. Il vicepremier non ha respinto al mittente la proposta di legge elettorale che Renzi ha concordato al Nazareno con Berlusconi. Certo ci sono aspetti a cui Alfano tiene parecchio e che nella bozza Renzi non ci sono. Ad esempio le .. . Se il leader Ncd dovesse tirare troppo la corda si tornerebbe alla proposta del modello spagnolo .. . Il sindaco vede Verdini «Dopo anni di chiacchiere il primo obiettivo in un mese è a portata di mano» preferenze. In Ncd sono entrati molti amministratori locali (soprattutto al sud) già del Pdl che ovviamente in una competition interna al centrodestra sul voto personale sarebbero molto più attrezzati di parecchi dirigenti di Forza Italia. Questo lo sa Alfano, ma anche Berlusconi. Quindi quella delle preferenza per Ncd è una bandiera da sventolare sapendo già di doverla riporre. Infatti i punti veri sono altri. Il primo, il calcolo dei seggi su base nazionale e non territoriale che salva i partiti minori, Alfano l’ha già incassato. «Il tentativo del nostro infanticidio è fallito» gioisce spiegando che il temuto sistema spagnolo non è più sul tavolo. Rimangono aperte altre due questioni, premio di maggioranza e soglia di sbarramento, che Renzi dovrà chiudere (è previsto un faccia a faccia con Alfano) entro oggi pomeriggio alle quattro quando inizierà la direzione Pd. Ora, nella bozza in circolazione, il premio (15%) va alla coalizione, e non al partito, che raggiunga almeno il 35%. Punto che sta bene ai partiti minori che così non avrebbero un semplice diritto di tribuna nel futuro Parlamento. La soglia di ingresso (5%) però resta alta. Forse un po’ Renzi è disposto a limarla, ma non di molto. Ecco, se Alfano dice sì, Renzi (ma anche Berlusconi garantisce il segretario Pd) sono disposti a chiudere. Il clima percepito sia dalle parti renziane che alfaniane è che l’intesa sia davvero vicina. «Dopo 20 anni di chiacchiere, in un mese abbiamo il primo obiettivo a portata di mano» ragiona Renzi. Quindi andrebbero catalogate come espedienti tattici le bellicose frasi che ribalzano via twitter e agenzie. Tanto più che se parte la riforma costituzionale il limite del governo Letta si sposta più in là nel tempo e le elezioni non solo sarebbero scongiurate per il 25 maggio ma forse anche per un paio d’anni. Il segretario Pd insomma è disposto a fare qualche sacrificio rinunciando (per il momento) alla corsa a Palazzo Chigi e a un sistema che spinga verso il bi-partitismo (come sarebbe stato lo spagnolo) pur di incassare la grande riforma. «Nasce - spiega via Facebook - il Senato delle Autonomie: via i senatori eletti, via i loro stipendi con riduzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica. Si cambia il titolo V, superando non solo le province ma semplifi- cando anche il ruolo delle Regioni (energia, turismo, grandi reti): in più i consiglieri regionali riducono indennità a quelle dei sindaci e si cancellano i rimborsi-scandalo ai gruppi. Tutto questo produce un miliardo di euro di risparmio, come promesso». Ma Renzi sa che per fare tutto questo, per cambiare la Costituzione (su Senato e Regioni), un accordo con la sola Forza Italia sarebbe politicamente complesso da sostenere nel Pd, e comunque numericamente non sufficiente a togliere ogni pericolo durante le votazioni parlamentari. Un’intesa che comprende anche l’attuale maggioranza di governo invece lo metterà al riparo da tutto questo. E per Renzi sarà oggettivamente un indiscutibile successo politico. Certo, è ovvio che se Alfano tirerà troppo la corda fino a farla spezzare allora il segretario Pd è d’accordo col Cavaliere di tornare all’originaria proposta spagnola. A quel punto tutto tornerà in ballo, anche il governo Letta. La conferenza stampa di Matteo Renzi dopo l’incontro con Silvio Berlusconi al Nazareno FOTO LAPRESSE SEL Vendola: «Renzi dica al Caimano basta conflitto d’interessi» Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, è intervenuto via Twitter commentando l’accordo tra Matteo Renzi e il Cavaliere: «Ma davvero la colpa della crisi italiana è dei piccoli partiti? Ma davvero Berlusconi è il difensore del bene comune? Ma davvero si vuole chiudere la legge elettorale con un accordo esclusivo con il Caimano?», scrive il leader di Sel. «Spero - aggiunge il governatore della Puglia - che Renzi abbia informato Berlusconi che la prossima legge elettorale dovrà contenere norme rigorose contro conflitto di interessi». Problema rimasto irrisolto da tempo. «Non credo che Renzi e Berlusconi abbiano sottoscritto patti d’acciaio. Ma se così fosse, sarebbe un patto con il diavolo e a Renzi consiglierei di proteggersi il collo da un Berlusconi che ogni volta che ha abbracciato il suo avversario, lo ha poi morso sul collo», ha dichiarato sempre Vendola al Quotidiano Nazionale. Nel merito il leader di Sul aspetta, «vedremo la proposta concreta. Di certo una cosa è chiara: se bisogna impedire una sorta di diritto di veto da parte delle minoranze, bisogna anche impedire che venga esercitato un veto sul diritto di esistenza delle minoranze». Se la proposta di legge elettorale dovesse rimanere quella uscita fuori finora, con una soglia di sbarramento al 5 per cento e le liste bloccate, comunque, non troverebbe d’accordo neppure l’area centrista. «In Parlamento proporremo le preferenze perché i parlamentari vengano scelti dai cittadini e non dai partiti», ha scritto ieri sul suo profilo Facebook Pier Ferdinando Casini, leader Udc che adesso è presidente della commissione Affari esteri del Senato. Tra l’altro la mancanza delle preferenze o comunque le liste bloccate è stato uno dei punti del Porcellum contestati dalla Consulta. Letta teme per la tenuta del Pd. Ma non sarà in direzione I mpaziente» ma anche... «tranquillo». E sotto sotto con il forte «timore» delle crescenti fibrillazioni nel Pd, o peggio ancora preoccupato da una possibile esplosione tra segreteria e gruppi parlamentari. Tanto per cominciare neanche oggi Enrico Letta andrà alla riunione della direzione al Nazareno. Dicono sia tranquillo perché, al di là delle polemiche nelle quali non vuole entrare, mantiente «l’auspicio» che l’intesa raggiunta da Renzi con Berlusconi «vada nella giusta direzione», nel senso che possa essere inclusiva nei confronti di Alfano e dei partiti minori e quindi non vada «contro le forze della maggioranza», spiegano i parlamentari vicini al premier, e che si apra finalmente la stagione delle riforme. Ma che ci sia «l’accordo di tutti è la condizione indispensabile» perché si vada avanti sulla legge elettorale. Il presidente del Consiglio però è anche impaziente di «riprendere il corso dell’azione di governo e, soprattutto, di poterla rilanciare con la firma del patto di coalizione», l’Impegno 2014 che deve passare per la cruna dell’ago dell’accordo sulla legge elettorale. IL CASO NATALIA LOMBARDO @NataliaLombard2 Il premier preoccupato da possibili divisioni: con le liste bloccate i democratici in Parlamento potrebbero bocciare la proposta di legge della segreteria Ma ciò che preoccupa maggiormente Letta, nella domenica di trattative incerte sulla bozza del sistema di voto, è la tenuta del Pd, la possibilità che si spacchi in Parlamento proprio sulla legge elettorale. Anche oggi non andrà alla riunione della direzione al Nazareno, già disertata la settimana scorsa sapendo che il governo sarebbe stato nel mirino di Matteo Renzi, con conseguente disappunto di quest’ultimo. D’altra parte Letta ritiene che il famoso «cerino» della legge elettorale sia in mano al segretario dem e non intende entrare nel merito della riforma stessa, anche se sente puzza di bruciato sullo schema uscito dal faccia a faccia tra il leader Pd e il Cavaliere; il premier infatti considera importante «evitare che sia un Porcellum rivisitato», o che possa «bipolarizzare» fortemente il quadro politico favorendo i partiti maggiori, con il déjà vu di «far nascere un terzo polo». Del resto Letta ha già avvertito Renzi del rischio di favorire Grillo. Il principale timore del presidente del Consiglio, al momento, riguarda proprio ciò che potrebbe accadere nel Pd, che nella segreteria non ci sia il giusto «spirito unificante», ma anzi che «possa alimentare le fibrillazioni e aumentare gli scontri interni al partito», ha confidato ai parlamentari. L’accelerazione impressa da Renzi, il suo procedere come un panzer ricevendo Silvio Berlusconi al Nazareno (e Letta resta convinto che così facendo abbia «riabilitato» il Cavaliere sulla scena politica) potrebbero sempre far esplodere il Pd, non tanto per la «vergogna» comunicata da Fassina e dalla sinistra, ma come eco del drammatico ribaltone vissuto con la fumata nera per l’elezione di Franco Marini al Quirinale il 18 aprile dell’anno scorso, quando tra la notte e la mattina saltarono in aula gli accordi votati sulla proposta di Bersani. L’aspettativa di Letta è che dalla direzione di oggi esca una proposta di legge elettorale con l’accordo della maggioranza e non solo dell’opposizione berlusconiana (visto che il M5S si è tirato fuori). Per i lettiani lo «standar minimo della legge deve recepire le indicazioni date dalla Consulta bocciando il Porcellum», spiega un deputato, ma la bozza uscita fuori finora lascia intravedere gli stessi difetti un po’ ritoccati. Uno per tutti, quello che più preme alle minoranze dem, le liste bloccate che impedisco- no di nuovo al cittadino di scegliere chi votare. La proposta di legge dovrà però essere fatta in Parlamento, e mercoledì 22 sarà in commissione Affari Costuzionali per andare in aula alla Camera il 27. E qui «sulle liste bloccate il Pd si spacca e salta tutto» si sentiva dire nei giorni scorsi a Montecitorio. Ma se in direzione Renzi ha una schiacciante maggioranza, i gruppi parlamentari restano a maggioranza bersanian-lettiana. Lo scenario horror immaginato nell’area del premier è che «i gruppi parlamentari votino contro la scelta della direzione». L’effetto Marini bis. La situazione quindi resta molto difficile. Se sarà superato il passaggio cruciale della legge elettorale Letta potrà lavorare al suo patto e, solo una volta definiti gli equilibri fra partiti, pensare al rimpasto. Nella versione light (rimpiazzare i posti vacanti), o strong, con l’uscita dei ministri discussi (Zanonato, De Girolamo, Cancellieri, soprattutto), rendendo la bilancia più pesante sul piatto di Renzi e meno su quello di Alfano (e Bersani), con Monti che strappa l’ambo a Casini (i ministri Mauro e D’Alia). A meno che non ci sia un Letta bis, ma con chi? RASSEGNASTAMPA 3 lunedì 20 gennaio 2014 È un azzardo Il bipolarismo non si impone L’ANALISI MICHELE PROSPERO SEGUE DALLA PRIMA Berlusconi rilancia il presidenzialismo Molte trappole sulla via delle riforme G rande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente» scriveva Mao. Lo possiamo ripetere oggi nonostante la «profonda intesa» rivendicata sabato da Renzi e Berlusconi dopo le due ore di faccia a faccia nelle stanze del partito che fu dei comunisti. La situazione, possiamo aggiungere citando vari protagonisti della partita delle riforme, è sicuramente ancora «molto fluida». E fino all’ultimo momento, basta sfilare una carta o aggiungerne un’altra, può sempre cambiare. In un senso o nell’altro. Come nelle partite di poker, alla fine qualcuno deve dire «vedo» e calare le carte. Il fatto è che fino a ieri sera alle 20 di carte in giro ancora non se ne vedevano. Per lo meno, non sul tavolo di chi, come il Nuovo centrodestra, per quanto piccolo, è invece decisivo. A meno di non cambiare nuovamente le maggioranze parlamentari. La sera è lunga e la notte anche. Fino ad oggi alle 16 (orario in cui la direzione del Pd potrà leggere la bozza della proposta) ogni minuto è utile per correggere o ritoccare. Giornata sicuramente convulsa, ieri. Che la si può rapidamente così tratteggiare: cabina di regia tecnica a Firenze presso casa del professor Roberto D’Alimonte, via di mezzo tra il maieuta e la levatrice della terza repubblica; incontro in mattinata, sempre a Firenze, tra Renzi e Verdini; Alfano e Renzi in continuo contatto telefonico e via sms (sono entrambe creature digitali) hanno dovuto rinviare a oggi l’incontro per rispettivi e precedenti impegni; il ministro Quagliariello, il D’Alimonte del Ncd, ancora a sera in attesa di «leggere la proposta scritta nel dettaglio. Finchè non leggiamo, non è fatta manco per un corno. Possiamo solo dire che non c’è l’infanticidio (dove l’infante sarebbe Ncd, ndr) e che non è un patto esclusivo a due». Ancora più diffidente Fabrizio Cicchitto che, avendone viste tante, avverte gli ottimisti già festanti: «Senza il nostro ok non c’è nessun accordo perchè salta tutto per aria». LO SPROLOQUIO DEL CAV A completare il quadro convulso della giornata non poteva mancare Silvio Berlusconi, dopo 5 mesi di purgatorio, tornato in paradiso titolare del posto di leader della destra al gran tavolo delle IL RETROSCENA CLAUDIA FUSANI @claudiafusani Il Cavaliere: «Prendiamo tutto con il 36%». Ancora una giornata di incontri «Da negoziare soglia di sbarramento e premi» Alfano resta diffidente riforme. Il Cavaliere, infatti, totalmente incurante della delicatezza del passaggio politico-istituzionale e del fatto che i dettagli in una faccenda come questa sono la sostanza, ieri mattina ha pensato bene di mettersi al telefono per benedire il Club Forza Silvio della Val di Susa e di rivendicare paternità e contenuto dell’accordo. Raccontandolo a modo suo. E cioé molto semplificato: «Il paese si governa solo con il bipolarismo»; i partiti piccoli «non ragionano per il bene del Paese ma per quello dei loro protagonisti che sono ambiziosi e curano solo gli interessi personali» e lui lo sa bene perché «è capitato anche nella mia maggioranza». Fatta questa rapida analisi, la ricetta è quella che lui, ovviamente, ha sempre indicato: «Elezione diretta del capo dello Stato; una sola camera con meno componenti che impieghi al massimo 120 giorni per approvare una legge; modificare l’assetto istituzionale e la Costituzione; cambiare la composizione della Corte Costituzionale che è un organismo politico della sinistra, prevedere un sistema di voto per cui per abrogare una legge ci vogliono almeno i due terzi dei componenti». Chiariti gli obiettivi, ecco che il Cavaliere chiama il suo popolo al voto: «Se prendiamo il 36 per cento, abbiamo un premio del 15 per cento e possiamo avere il 51 per cento. È questa la proposta che sto discutendo con Renzi». Così ha parlato il Cavaliere intorno all’ora di pranzo. Gettando un po’ di scompiglio tra chi, a sinistra, vede con molta diffidenza il patto tra Matteo e Silvio ricordando come nel suo ventennio il Cavaliere si sia sempre servito degli accordi con gli avversari politici. Il fatto è che Berlusconi dà per acquisiti dettagli che invece, dice in serata a L’Unità una fonte tecnica, «sono ancora oggetto di negoziazione». La soglia di sbarramento è stata fissata al 5%, «potrebbe scendere al 4% ma assolutamente non più bassa». Come invece preferirebbe Alfano. Ancora «da negoziare», entità e soglia del premio di maggioranza (che invece il Cav ha già fissato al 15 % se partito o coalizione prendono il 35). Punti fermi e non più in discussione sono invece «le liste bloccate con al massimo 4/5 nomi» e «la ripartizione a livello nazionale» dei voti di quei partiti che non hanno eletti nei collegi. La battaglia di Alfano e Ncd contro le liste bloccate («entrerà in Parlamento ancora una volta solo chi è stato deciso dalle segreterie dei partiti»denunciano ) potrebbe essere in realtà la motivazione più presentabile per cercare di avere una soglia più bassa di sbarramento. Più acqua per nuotare. Quella che Berlusconi vuole togliere. L’INSIDIA DEL SENATO Non ci dovrebbero essere problemi sul timing dell’accordo tra Silvio e Matteo: legge elettorale approvata entro la fine di aprile, in modo da escludere per sempre il voto anticipato a maggio; entr metà febbraio il Parlamento presenta due disegni di legge di riforma costituzionale (Titolo V e riforma del Senato). Su questo punto, Renzi potrebbe lasciar fare il governo, facendo così una cortesia al ministro Quagliariello e anche al Quirinale. Su come sarà riformato il Senato però Ncd è destinato ad essere sconfessato. Renzi è stato chiaro, Silvio ha approvato e non ci vogliono più tornare sopra: non ci devono essere più senatori eletti, solo una camera di compensazione tra Stato e regioni abitata da sindaci e consiglieri regionali, senza indennità e senza voto di fiducia. La legge elettorale che nasce ora, prima della modifica costituzionale, avrà una clausola che farà vivere la legge anche una volta cambiato il Senato. Quello della Terza repubblica è un percorso lungo e pieno di insidie. E non è neppure cominciato. .. . «Bisogna dare ai cittadini la opportunità di eleggere in modo diretto il Capo dello Stato» Ma anche di scongiurare l’incubo di un pluripartitismo moderato, con 6 soggetti rilevanti rappresentati in aula. Il fine strategico dell’accelerazione è dunque il ripristino immediato delle condizioni di un bipolarismo sperimentato nella seconda Repubblica e ritenuto un prezioso bene minacciato. Le leggi elettorali incidono sulla configurazione del sistema e danno una loro impronta alla competizione. Ma è rischioso affidare alla semplice forza manipolativa della tecnica elettorale il compito di plasmare la struttura di sistema più gradita. L’assetto bipolare, se non è il prodotto di fratture storiche reali o l’esito della fisiologica polarizzazione delle grandi culture politiche, non può comparire come il prodotto artificiale di una imposizione costrittiva: il premio di maggioranza (riesumato in sfregio al rasoio della Consulta). Una restaurazione del bipolarismo meccanico, che però è stato infranto dagli elettori con l’eccezionale risultato di Grillo a febbraio, palesa delle torsioni che poco si giustificano entro una democrazia matura. I due partiti che disegnano il nuovo congegno di trasformazione dei voti in seggi, insieme raggiungono solo il 45 per cento (appena una manciata di voti in più di quelli che in Germania raccoglie da solo il partito della Merker) e nessuna legittima vocazione maggioritaria può autorizzare l’adozione di calcoli egoistici e logiche punitive. Una riforma concepita non solo senza l’apporto del M5S ma addirittura contro il primo non-partito nella circoscrizione italiana, quello di Grillo appunto, lancia un segnale di arroccamento contro la «calata dei barbari» che potrebbe aggravare l’emergenza del sistema politico (anche alla luce della ottusa persistenza delle liste bloccate e quindi del rifiuto di riconoscere agli elettori un potere reale nella scelta dei deputati). Ma oltre a cosa si fa, importante è appurare anche con chi si concordano le riforme. E il bersaglio principale delle manovre del Nazareno ha un volto inconfondibile, il nuovo centro destra. Come un Don Chisciotte che con la sua lancia lottava contro le armi da fuoco, così Alfano combatte con le sue truppe umiliate contro un gagliardo cavaliere ritrovato. E la prospettiva di ottenere con la sua armata ben altri risultati rispetto al cacciatore di mulini a vento si infrange contro la inopinata resurrezione di Berlusconi. Mentre la confluenza del Ncd e dei vari gruppi centristi a favore della classica proposta del Pd del doppio turno di coalizione è stata rigettata come una cosa irrilevante, l’avallo del Cavaliere è stato incassato come il solo regalo gradito. Solo l’assenso del Cavaliere legittima la riforma. Questa centralità simbolica e sistemica gli consente però di incassare un gratuito plusvalore politico. Il dato politico più inquietante della piena sintonia annunciata con il «papi costituente» risiede proprio nella brusca interruzione di ogni velleità degli alfaniani di concludere vittoriosamente la loro ribellione al partito proprietario. L’investimento in un soggetto di centro destra tenuto in vita dai collanti di un cultura politica alternativa a quella del sinistra, e non dalla cieca dipendenza all’arbitrio di un capo che fa valere le logiche di impresa, di fatto è stato cancellato. Non ha più munizioni per offendere Alfano, e l’unica soluzione che ora gli rimane è di contrattare le condizioni della resa onorevole con qualche ritocco al cosiddetto modello spagnolo (sopravvivere con una ripartizione nazionale dei seggi). La sua umiliante riconduzione all’ordine del capo, segna la sconfitta definitiva per ogni velleità di allestire una destra politica e un successo clamoroso per il Cavaliere e per la sua egemonia proprietaria. La soglia del 4 per cento è anch’essa un dono insperato: mentre infatti il Pd non ha alleati con la realistica possibilità di varcarla, Berlusconi ne ha almeno due. Sono troppi i rischi dell’azzardo. A Berlusconi i voti dei cespugli servono per avvicinarsi al 35 per cento e incassare il premio. Lo sbarramento è quindi un ritrovato per lui favorevole: può richiamare in suo servizio la Lega, che non può sognare l’autonomia, e sottomettere Alfano (neppure Casini può superare l’8 per cento per correre da solo e non può allearsi con la nuova vocazione maggioritaria rivendicata dal Pd). L’appuntamento elettorale prenotato per il 2015 sembra una allucinante replica delle consultazioni del 2008. Alla tragedia rischia così di seguire la farsa. RASSEGNASTAMPA 4 lunedì 20 gennaio 2014 POLITICA Oggi voto in direzione La sinistra attacca La bozza di legge elettorale oggi all’esame del parlamentino Pd ● Fassina: «L’incontro con Berlusconi errore che non andava fatto Da dirigente del partito mi sono vergognato» ● Bonafè: «Dividerci tra noi non serve a nulla» ● OSVALDO SABATO [email protected] Si gioca il tutto per tutto, l’obiettivo è fare presto. Il leader del Pd Matteo Renzi dopo aver incassato l’ok di Silvio Berlusconi a questo punto si è proposto dei tempi molto rapidi: oggi la direzione del partito discuterà e voterà il modello spagnolo corretto all’italiana, e gli altri punti dell’accordo con il Cavaliere a partire dalla riforma del Senato e del titolo V della Costituzione. Modifiche che a dire di Renzi produrranno risparmi per un miliardo di euro. «Sulle riforme il Pd si gioca la faccia» era stato l’avvertimento del segretario nell’ultima direzione del partito. Ma è in quella di oggi che Renzi conta di portare a casa il via libera del Pd potendo contare su un’ampia maggioranza. Anche se non mancano i malumori interni e anche con gli alleati di governo non mancano i problemi, la questione è molto delicata. Questo Renzi lo sa molto bene, perché il tema è spinoso e chi dentro il Pd si oppone al segretario non ha nessuna intenzione di arrendersi. Ieri Renzi è stato a Parma a discutere del modello con Pier Luigi Bersani. In ogni caso la road map del leader democratico prevede l’approdo in Parlamento, già entro metà febbraio, dei due disegni di legge di riforma costituzionale: modifica del Senato in camera delle autonomie e del titolo V della Carta che snelli- rà le competenze delle regioni, poi entro aprile l’approvazione definitiva delle nuova legge elettorale. «Finalmente siamo vicini a quelle riforme attese da vent’anni» commenta Stefano Bonaccini. Riforme, che per il segretario del Pd emiliano e componente della segreteria di Renzi, servirebbero a «togliere l’acqua dell’antipolitica a Grillo». Nel frattempo la rivista “Italiani europei”, diretta da Massimo D’Alema, in un editoriale non firmato si mette di traverso rispetto alla tentazione di elezioni anticipate ritenendola una soluzione «avventuristica» e che tra l’altro rimetterebbe in gioco Silvio Berlusconi «il che non corrisponde agli interessi del paese e rischia di farci perdere quella credibilità internazionale che abbiamo riconquistato». «La responsabilità del nuovo segretario del Pd sarà anche scegliere i tempi giusti affinché - si legge - la prova elettorale consenta un passo avanti all’intero paese». «È possibile oggi definire un programma di lavoro di un anno per realizzare alcune essenziali riforme elettorali, costituzionali e regolamentari. E al contempo è necessario definire un’agenda che comprenda interventi di consolidamento della ripresa e di sostegno all’occupazione», scrive la rivista dalemiana. Se su Senato e regioni è più facile trovare un’ampia convergenza nel Pd, non è lo stesso quando si parla delle nuove regole sul voto, perché in questo caso la minoranza è pronta a dare battaglia. Anche se con toni diversi. Per esempio Matteo Orfini, leader dei giovani Turchi, in dissenso con i bersaniani aveva aperto al dialogo con Berlusconi, a differenza del presidente del Pd Gianni Cuperlo che ha ritenuto un errore l’aver rilegittimato il capo di Forza Italia. Ma è Stefano Fassina che ci va giù duro: «Da dirigente del Pd mi sono vergognato. Questo colloquio non andava fatto, è un er- .. . «Avventuristica». Così Italianieuropei definisce la tentazione delle urne anticipate rore politico. Andava coinvolta Forza Italia con i capigruppo nelle riforme», è la tesi dell’ex ministro che aggiunge «il Senato ha votato dopo una sentenza passata in giudicato per l'interdizione politica. Difficile spiegare perché lo abbiamo votato poi lo ribattezziamo per la terza volta a padre costituente». Quanto al sistema elettorale, i bersaniani rilanciano il doppio turno e il ritorno delle preferenze, e sempre con Fassina lanciano la proposta di un sondaggio on line: «Lo statuto lo prevede, chiediamo ai nostri iscritti di pronunciarsi sulla legge elettorale attraverso canali telematici, in dieci giorni». Proposta bocciata dalla renziana Simona Bonafè. «Ma si sono già espressi» dice la parlamentare Pd al telegiornale di Sky ricordando le primarie dello scorso 8 dicembre, «noi ci siamo presentati con un programma chiaro, penso che dividerci ancora, come stiamo facendo nel partito, fra berlusconiani e anti berlusconiani non serve assolutamente a nulla». Il tutto mentre su twitter un altro renziano, il senatore Andrea Marcucci, ironizza su Fassina paragonandolo a Hiroo Onoda l'ultimo giapponese ad essere rimasto nella foresta. È in questo clima che Cesare Damiano annuncia battaglia da quella parte del Pd che vuole le preferenze nella nuova legge elettorale. «Se la direzione del Pd voterà una proposta sulla legge elettorale, sarà un impianto ancora a maglie larghe. Almeno lo spero» dice l’onorevole democratico e presidente della Commissione Lavoro «noi continueremo comunque la nostra battaglia per riconsegnare ai cittadini la preferenza nella scelta degli eletti al Parlamento». L’idea di una consultazione tra gli iscritti trova d’accordo il deputato Pd, Danilo Leva «riformare la legge elettorale non può significare tornare alle liste bloccate». Il Pd sicuramente oggi pomeriggio dirà al segretario di andare avanti. Ma la minoranza interna prepara una fronda. Il timore è che si ricada in un nuovo Porcellum, come ha detto ieri Alfredo D'Attorre. Senza dimenticare che la battaglia potrebbe diventare durissima nei gruppi parlamentari, dove la sinistra del partito ha ancora un certo peso. Un riunione nella sede nazionale del Pd a largo del Nazareno Bersani al segretario: «Attento a riaprire il ventennio» G li ha augurato un «sincero in bocca al lupo», ma lo ha anche messo in guardia dai pericoli che ha di fronte. Anzitutto da quello di non dimenticare che il Pd è una «comunità» vasta e che quindi va trattata con cura tenendo conto anche delle varie sensibilità che ci sono. Anche quelle che, ad esempio, non hanno affatto gradito l’incontro, proprio nella sede del Pd, con Berlusconi. Lo stesso Bersani, come raccontano fonti vicine all’ex segretario, non ha gradito. Renzi, ieri, come annunciato, è andato a trovare il suo predecessore all’ospedale. E ha trovato un Bersani già decisamente in forma tanto da passare quasi un’ora in un fitto colloquio. Non formale. Del resto era la prima volta che i due si vedevano da quando Renzi ha vinto le primarie. E lo stesso segretario-sindaco alla vigilia della sua partenza per Parma aveva tolto ogni involucro di formalità a un incontro che per lui doveva avere un significato politico. E l’ha avuto. Infatti Bersani non gli ha nascosto le proprie perplessità su quell’accordo sulle riforme che Renzi sta cercando di portare a casa. Lo stesso faccia a faccia con Berlusconi, per l’ex leader del Pd infatti sembra riaprire, dopo l’ultimo 20ennio, una parentesi che pareva chiusa dopo la condanna del L’INCONTRO VLADIMIRO FRULLETTI FIRENZE Matteo Renzi è andato a trovare il suo predecessore all’ospedale di Parma In visita anche Prodi: «Abbiamo parlato di tutto, dell’impero romano...» Cavaliere e soprattutto l’indebolimento politico causato dalla scissione del Nuovo Centrodestra di Alfano. Quanto alla legge elettorale a cui sta lavorando Renzi, Bersani non ha chiuso la porta. S’è riservato un giudizio completo nel momento in cui il testo sarà reso noto alla direzione del Pd di oggi pomeriggio, spiegando a Renzi che molto dipenderà da quanta distanza ci sarà fra il modello proposto e la storica posizione del Pd a favore del maggioritario a doppio turno. Bersani ha spiegato al suo successore che comunque se fosse in lui starebbe bene attento a non riproporre ricette già bocciate dalla Corte costituzionale. Avvertimento in cui è esplicito il riferimento alle liste bloccate e a un eccessivo premio di maggioranza. Dunque Renzi da Bersani ha avuto delle indicazioni chiare, ma senza alcuna chiusura o posizione pregiudiziale. Che poi è l’atteggiamento con cui si presenteranno oggi gli uomini più vicini a lui in direzione. Comunque anche questa domenica molto politica (prima di Renzi aveva avuto un lungo colloquio con Prodi) dimostra che Bersani, a due settimane dal ricovero in ospedale per un’emorragia cerebrale, è in netta ripresa. Tanto che fra una settimana già potrebbe tornarsene a casa e lasciare l’ospedale. Del resto l’ex segretario Pd ha già ripreso a leggere e ad usare il suo iPad e addirittura dicono che ogni tanto riesca anche a farsi portare una pizza violando le regole dell’ospedale. In forma l’ha trovato anche l’ex premier dell’Ulivo. «Con Bersani abbiamo parlato dell’impero romano, ha memoria più di me, è perfettamente in forma» spiega Prodi che alla domanda di Sky Tg24se avessero anche commentato l’incontro fra Renzi e Berlusconi non ha negato: «Abbiamo parlato di tutto». CONVERSIONI Travaglio folgorato sulla via di Firenze Si dirà: ma se Renzi incontra B. nella sede Pd lo rilegittima e lo resuscita. Dipende: è vero se fa un accordo per riportarlo al governo; è falso se fa un accordo per una legge elettorale che ponga fine alle larghe intese. Si dirà: ma l’accordo per la legge elettorale va fatto con gli alleati di governo. Falso: una legge elettorale imposta dalla maggioranza alle opposizioni sarebbe una mascalzonata identica a quella del centrodestra che nel 2005 varò il Porcellum per fregare il centrosinistra alle elezioni 2006. Se Renzi facesse altrettanto, imponendo il sistema di voto a colpi di maggioranza (fra l’altro puramente virtuale, frutto del mostruoso “premio” del Porcellum appena dichiarato incostituzionale e antidemocratico dalla Consulta), regalerebbe a B. una formidabile arma polemica da spendere in campagna elettorale. Si dirà: con B. non doveva parlare perché è un delinquente. Vero, ma con chi altri di FI doveva parlare? Era meglio Verdini, che ha più processi che capelli in testa? Con Fitto o con la Santanchè, condannati in primo grado? Dialogare con B. è il colmo dell’immoralità. Ma purtroppo nessuno, nel Pd, può credibilmente fare lo schizzinoso dinanzi all’incontro Renzi-B. (Marco Travaglio, editoriale sul Fatto quotidiano del 19 gennaio) RASSEGNASTAMPA 5 lunedì 20 gennaio 2014 «Contro le liste bloccate sarà battaglia dura» ANDREA CARUGATI ROMA Gianni Cuperlo annuncia battaglia oggi in direzione «e poi nei gruppi parlamentari». Contro le liste bloccate che sembrano destinare a restare un caposaldo della bozza discussa da Berlusconi e Renzi. E contro quello che sembra più «un restyling del Porcellum piuttosto che la nuova legge che abbiamo sempre voluto». E apre al referendum tra gli iscritti proposto da Stefano Fassina proprio sulla legge elettorale. «Sarebbe giusto farlo, anche se i tempi sono molto stretti». «Sono convinto che le riforme di cui si sta parlando siano una necessità», è la premessa. «Superare il bicameralismo paritario e riformare il Titolo V della Costituzione, insieme alla riforma elettorale sono una scelta essenziale per restituire speranza all’Italia. E trovo positiva l’accelerazione impressa dal Pd su questi temi: ora sono gli altri a doversi misurare con la nostra agenda». Ma nel merito restano tutti i dubbi. «Rimango dell’opinione che il doppio turno sia il sistema più adatto per il nostro Paese, perché garantisce governabilità e rappresentanza». L’INTERVISTA Gianni Cuperlo Il presidente del Pd: «No a un restyling del Porcellum I cittadini devono scegliere gli eletti, è un punto irrinunciabile. Lo dirò in direzione e nei gruppi» sono un modo per attenuare lo strapotere delle segreterie, ma restituire agli elettori la scelta diretta dei parlamentari richiede che ci siano i collegi o le preferenze». Teme che gli elettori Pd vi accusino di aver cambiato poco? «Ho molto dubbi che il modello di cui si parla possa risolvere i problemi che abbiamo denunciato per anni. Non possiamo accontentarci di un correttivo a una legge pessima, o di una legge solo un po’ meno pessima. Non è la riforma di cui c’è bisogno». L’obiezione è facile: Renzi è appena arrivato e fa qualcosa, chi c’era prima... «E infatti io non ho alcuna intenzione di polemizzare con Renzi su questo. Anzi, come ho detto, ho apprezzato l’accelerazione che ha impresso. Un minuto dopo le primarie ho detto che il compito della minoranza non è quello di lavorare “contro”, ma di ragionare nel merito dei problemi». Lei in Parlamento voterebbe un sistema con le liste bloccate? «Prima di tutto voglio fare una battaglia politica in direzione e nei gruppi parlamentari sulla questione delle liste bloccate. È una della cause dei guasti della nostra democrazia negli ultimi anni, e intendo contrastare negli organismi dirigenti questo modello in ogni modo». In direzione però i numeri sono a favore di Renzi... «Insisteremo a discutere nei gruppi parlamentari». Cosaaccadrebbeseigruppiparlamentari esprimessero un’opinione diversa dalla direzione? «Intanto andiamo in direzione e discutiamo. Poi si vedrà». E il referendum tra gli iscritti che propone Fassina la convince? «Sono consapevole che i tempi sono molto stretti, visto che la legge elettorale va in discussione in Aula alla Camera il 27 gennaio. E tuttavia ritengo che sentire l’opinione dei nostri iscritti e dei gruppi dirigenti a tutti i livelli sia un atto giusto e lo sosterrò». Pensa che l’opinione del popolo democratico sia ostile a questo accordo? «Credo che ci siano opinioni diverse, sto ricevendo moltissime mail. Vorrei che ci fosse una discussione seria, serena e responsabile. Le riforme le vogliamo tutti, a partire da quella delle legge elettorale. Ma dire che serve una riforma non significa che qualunque riforma va bene». E tuttavia il doppio turno sembra ormai fuori dai radar... «Se si vuole ragionare di vera modifica del Porcellum, è irrinunciabile che i cittadini tornino a scegliere i loro rappresentanti. E questo si ottiene solo con i collegi uninominali o con le preferenze. Non è un dettaglio tecnico, ma un punto politico fondamentale: è la condizione per ricostruire un legame di fiducia tra gli elettori e il sistema politico. Bisogna sottrarre alle segreterie dei partiti il potere di nominare i parlamentari. Su questo non si può arretrare». Condivide l’opinione di chi prova vergogna per l’incontro tra Berlusconi e il segretario del Pd? «Leggerò il testo in direzione. Se ci sono le liste bloccate e un premio di maggioranza, anche se più contenuto, è evidente che si tratterebbe solo di un restyling della vecchia legge. Il Pd ha fatto in passato le primarie e potrebbe farlo ancora per selezionare le candidature, ma non è la stessa cosa. Le primarie «Non condivido il metodo utilizzato da Renzi. Da mesi Berlusconi non occupava le prime pagine dei giornali, fatta eccezione per le vicende della sua decadenza dal Senato. Il fatto che abbia recuperato visibilità per un ruolo politico attivo dovrebbe far riflettere tutti, minoranza e maggioranza del Pd. Ma soprattutto i nostri elettori. Non ho mai detto che non bisognava discutere delle regole con Forza Italia, compreso Berlusconi. Ho sostenuto invece che occorresse partire dalla maggioranza e poi ricercare un accordo più largo. Dubito che aver restituito al capo storico della .. . «Sulla legge elettorale è opportuno consultare i nostri iscritti anche se i tempi sono stretti» ... «Sbagliato restituire visibilità a Berlusconi Non ha mai voluto davvero riformare le istituzioni» Il modello di cui si sta parlando assomiglia troppo al vecchio Porcellum? Il presidente del Pd, Gianni Cuperlo FOTO LAPRESSE Benaltrismo elettorale e concretezza di Renzi IL COMMENTO STEFANO CECCANTI SEGUE DALLA PRIMA E questo avrebbe due conseguenze alquanto scontate: una necessaria intesa di governo con Forza Italia (a causa della formula proporzionale con sbarramenti medio-alti) e uno spappolamento interno dei partiti per le preferenze usate nella mega-circoscrizioni del Porcellum (addirittura Regioni intere al Senato con l'esigenza di organizzazioni personali forti legate a lobbies e con la forte probabilità di ricadere nel reato di traffico di influenze previsto dalla legge Severino). Qualcuno preferisce questo scenario? Se ne assuma la responsabilità di sostenerlo, compresa la necessità di un incontro con Berlusconi per dar vita al governo. Che questa strada sia sostenuta dal Movimento 5 Stelle dovrebbe già dire tutto. Il secondo punto riguarda la necessità di disporre di un’ampia maggioranza non solo in Parlamento ma anche nel Paese, in vista del successivo referendum popolare, su un’ipotesi incisiva di riforma della Seconda Parte della Costituzione senza la quale la sola riforma elettorale non potrebbe avere effetti taumaturgici. Senza il superamento del bicameralismo ripetitivo, senza una corsia preferenziale vera per il governo in Parlamento, senza forti disincentivi contro le crisi (a partire da una diversa regolazione di sfiducia e scioglimento), la vittoria elettorale sarebbe effimera. Da questo punto di vista, gerarchicamente superiore all'intervento in materia elettorale, il ritorno di Forza Italia nella maggioranza per la riforma è un'ottima notizia. Sul terreno specifico della riforma elettorale il primo criterio da adottare è quello di allontanare il più possibile il ripetersi di coalizioni necessitate tra centrosinistra e centrodestra. Dopo la sentenza della Corte sarebbe certo possibile un premio ampio alzando la soglia di legittimazione con un secondo turno nazionale, ma esso ha bisogno della riforma costituzionale per evitare due ballottaggi disomogenei e Forza Italia non è disponibile. Ci può essere qualcosa di diverso da un premio del 20 per cento con una soglia del 35 in un turno unico? A me sembrano entrambe rispettose della sentenza della Corte, che non può peraltro essere stiracchiata, oltre quanto non dica, verso il proporzionale puro. Si potrebbe certo volere una competizione di tipo più spagnolo, sui partiti e non sulle coalizioni, ma Berlusconi e Alfano, che hanno appena fatto una scissione e vogliono coalizzarsi, sono entrambi contrari. Il secondo criterio è la possibilità di conoscere i candidati per poterli scegliere. Qui la soluzione migliore sarebbero i collegi, che però non vogliono né Alfano né Berlusconi. A questo punto la seconda opzione non possono essere le preferenze, ma le liste bloccate corte, anch'esse peraltro, come i collegi, compatibili con forme di selezione democratica interna in periodi distinti dalle elezioni. Nel panorama delle grandi democrazie l’anomalia sarebbero le preferenze e niente affatto le liste corte, praticate in Spagna e in Germania. È fuorviante anche il paragone con gli altri livelli di governo. Nelle comunali, di norma, la dimensione di scala è così piccola che non comporta campagne particolarmente onerose e fratricide. Nelle regionali siamo davvero certi che i recenti scandali non abbiano nulla a che fare con la raccolta delle preferenze, anche considerando che la Toscana, unica regione dove si vota con liste bloccate corte, non è stata neanche lambita dalle inchieste? Quanto alle europee, che nelle maxi-circoscrizioni attuali le preferenze significhino un reale potere di scelta degli elettori è quanto mai dubbio, come dimostrato dal fatto che risultano eletti quasi solo candidati dotati di previa forza politica interna ai partiti o di presenza mediatica. Insomma: complimenti a Renzi che non ha realizzato un accordo ottimo, ma che ha ottenuto il bene possibile. Di più i benaltristi non avrebbero comunque ottenuto. destra una piena agibilità politica, quasi una primazia, possa rappresentare un passo avanti verso una fisiologica alternanza tra un centrodestra e un centrosinistra di tipo europeo». L’obiezione la conosce: voi ci avete fatto il governo con il leader di Forza Italia... «Il governo fatto anche con le forze di centrodestra è stato necessario per la situazione creatasi dopo il voto di febbraio. È stata una questione di responsabilità. Questo non mi impedisce oggi di esprimere e confermare le mie critiche sul metodo utilizzato in questa discussione sulle riforme». CredechequestavoltaBerlusconisiapiù affidabile rispetto al passato? «Spero che il traguardo delle riforme venga superato, perché prima degli interessi di un partito ci sono gli interessi della democrazia italiana e del patto repubblicano. In vent’anni di vita politica, Berlusconi e il suo partito non hanno mai dimostrato di voler condurre fino in fondo un’opera di riforma delle istituzioni. Dunque qualche dubbio sulla sua effettiva volontà è lecito conservarlo...». Ritiene che il governo supererà indenne questo passaggio? «Mi sembra presto per dirlo. Le riforme vanno fatte nell’interesse del Paese, non per garantire gli equilibri politici. Ma sul governo ribadisco che la situazione non può andare avanti così, perché i problemi del Paese sono drammatici: c’è un rischio di deflazione, milioni di persone che faticano a fare la spesa. Non si vuole usare la parola rimpasto? Cancelliamola. Ma una ripartenza è decisiva: si prenda atto della nuova situazione politica e si dia vita a un Letta bis. Che abbia come priorità una grande operazione di redistribuzione di risorse a favore della fasce sociali più deboli. Questo per me deve essere il cuore del patto per il 2014». Per farlo serve una nuova squadra di governo? «A un nuovo programma deve corrispondere un nuovo governo che riesca a recuperare un rapporto di fiducia con il Paese. La condizione è che il Pd lo senta come il “suo governo”». Dovrebbero entrare ministri renziani? «Questo lo valuteranno il segretario del partito e il presidente del Consiglio, in accordo con il Capo dello Stato. Per me sarebbe importante che entrassero figure di grande prestigio esterne ai partiti, che si sono battute sulla frontiera della legalità e del civismo». Rodotà: dov’è l’etica pubblica? Stefano Rodotà, ospite ieri sera di Fabio Fazio a Chetempochefa, è stato molto critico sull’incontro Renzi-Berlusconi, accusando una «deriva etica»: «Per chi è cittadino del Paese e ritiene che ci sia da ricostruire un’etica pubblica e civile, abbiamo perduto tutta la memoria se non ricordiamo che Silvio Berlusconi è stato condannato a agosto e che solo da poche settimane è stata dichiarato decaduto da senatore». Rodotà fa notare che solo «uno solo tra i commentatori ha detto che Berlusconi a breve sarà o ai domiciliari o ai servizi sociali e allora c’è un’anomalia se abbiamo bisogno di rilegittimare chi si trova in questa condizione». Anche perché a quel punto l’ex premier dirà, «guardate oggi che sono un padre della patria che modifica la Costituzione, come mi tratta questa giustizia». Dubbioso anche sulla legge elettorale: il sistema spagnolo «favorisce i grandi partiti» e le liste bloccate sono state bocciate dalla Consulta e hanno fatto «allontanare i cittadini dalla politica». Rodotà, inoltre, non è sicuro che con una legge elettorale proporzionale (se non si approvasse una nuova legge) si avrebbe lo stesso risultato alle urne. Dubbi anche sul Senato delle autonomie: «Se resta alla Camera il voto di fiducia, su leggi importanti anche la seconda Camera deve poter dire la sua». RASSEGNASTAMPA 6 lunedì 20 gennaio 2014 POLITICA Grillo fuori dai giochi, gli basta insultare Il leader Cinque stelle inonda i social network di messaggi contro Renzi: «È un’allucinazione» ● Ma anche tra i suoi c’è chi giudica un errore non aver partecipato alle trattative sulle riforme ● ANDREA CARUGATI ROMA Il summit Renzi-Berlusconi entusiasma il leader Cinquestelle. Per Grillo, in effetti, si tratta di una ghiotta occasione per ribadire una sua antica teoria, e cioè la complicità (se non l’identità) tra Pd e Forza Italia. In fondo lui lavora per questo da mesi: prima ha spinto per le larghe intese, ora si è chiamato totalmente fuori dalla discussione sulla legge elettorale. Il dialogo tra Pd e ex Pdl, insomma, è una sorta di profezia che si autoavvera, grazie anche all’Aventino del M5S. Ieri il blog si è riempito di indignazione. «La Profonda Sintonia con un pregiudicato al quale vengono affidate le sorti del Paese attraverso una nuova legge elettorale è un’allucinazione», scrive Grillo. «Non può succedere che chi è stato scaraventato fuori dalla finestra del Senato per frode fiscale dal M5S con i voti del Pd sia chiamato a fare le leggi dal Pd. Chiunque sano di mente non ci può credere. È un’allucinazione». Il leader Cinquestelle mira ai democratici perplessi e delusi dal ritorno in scena del Cavaliere. «Non può essere che il pregiudicato entri un sabato pomeriggio nella sede del Pd di Roma come se fosse Augusto portato in trionfo. Non è vero, non è vero! Le leggi si fanno in Parlamento non in una stanza con due extraparlamentari, uno in attesa del gabbio». «Profonda Sintonia, Profondo Rosso, Sprofonda Italia», è la conclusione. Grillo dunque finge di non credere a quanto ha visto. Si indigna come uno spettatore, e dimentica che con quel 25% del febbraio 2013 lui è anche un attore in questo spettacolo. Un attore immobile, che tifa perché nessuna riforma si faccia, al di là del merito. Un attore che sa di avere come primo avversario Matteo Renzi, in grado di recuperare tanti voti Pd delusi se riuscisse a cambiare verso all’immobilismo di questi ultimi anni. Per questo lo attacca in modo così duro. E in un secondo post, dal titolo «CoeRenzie» ricorda le numerose occasioni in cui il sindaco di Firenze si era speso per il pensionamento del Cavaliere. «Berlusconi sa che se vinciamo noi, lui è il primo rottamato. Normale dunque che faccia il tifo per Bersani o Vendola», diceva il sindaco nel settembre 2012. E Grillo lo punta: «Elettori Pd, per la vostra dignità, fatevi restituire i due euro dallo smacchiato, rottamato, pensionato, cacciato dal Senato e ieri riesumato pregiudicato Berlusconi». La partita è fin troppo scoperta. Ma dopo quasi un anno di legislatura in tanti tra gli elettori, e anche tra gli eletti del M5S, si chiedono cosa abbia fatto realmente il movimento per provare a cambiare le cose. Come il senatore Lorenzo Battista. «La legge elttorale è un’altra occasione mancata per essere partecipi del cambiamento», scrive su Facebook. «Il neo segretario del Pd ha avanzato tre modelli di sistema elettorale sui quali iniziare un ragionamento, gli è stato risposto sul blog con una pernacchia, quando è venuto Casaleggio sono stati ripetuti tre no e non se ne è fatto nulla. Il leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo FOFO LAPRESSE .. . L’ex comico: «Le leggi non possono farle due extraparlamentari uno in attesa del gabbio» .. . Il senatore M5S Battista: «Siamo rimasti alla finestra a guardare cosa deciderà il partito unico» Risultato? Il M5S sta alla finestra a guardare cosa deciderà il partito unico». «Mi domando- aggiunge- che senso abbia continuare a rifiutare un confronto quando si decide su questioni di fondamentale importanza come la riforma elettorale? Lasciare che gli altri decidano su questioni che coinvolgono l’interesse di tutta la collettività non è il cambiamento che avevo in testa». Battista fa un esempio: «Si poteva rilanciare chiedendo a Renzi di iniziare l’esame del nostro disegno di legge sul “Parlamento pulito”. Invece non c’è stata nessuna decisione assembleare né tanto meno una consultazione agli iscritti». Quella aperta sul blog sulla nuova legge, dice Battista, rischia di arrivare fuori tempo massimo, a fine febbraio. La tesi di Battista però è decisamente in minoranza. L’incontro tra Renzi e Berlusconi fa storcere il naso anche ad alcuni dissidenti. «La storia recente è piena di trombati eccellenti, che avevano pensato di sfruttare Berlusconi a proprio vantaggio», commenta Francesco Campanella. «Io con un condannato non prenderei neppure un caffè», taglia corto Luigi Di Maio. «Faraone mi attacca? Sarà perché ho chiesto coerenza» SALVO FALLICA PALERMO «Mi sembra incredibile, paradossale, che in questo contesto esponenti del Pd possano mettere in dubbio il mio governo. Qual è la mia responsabilità? Quella di aver posto la questione morale? Quella di non essere indagato? Vede, io non ho condannato nessuno, nessun atto di sciacallaggio, sulla vicenda dell’inchiesta sui rimborsi all’Ars ho semplicemente detto lasciamo che si esprima la magistratura». Così Rosario Crocetta risponde su l’Unità al duro attacco avanzato da un esponente di primo piano della segreteria nazionale, il renziano Davide Faraone. Faraone, deputato nazionale, è indagato nell’inchiesta “spese pazze” a Palermo. L’indagine si riferisce alla scorsa legislatura all’Assemblea regionale siciliana. Faraone con un documento in dieci punti polemizza con Crocetta senza citarlo. Sostiene: «Fino ad oggi niente rivoluzione, solo tanta continuità con un passato che non ci piace». Ed ancora: «La cattiveria degli sciacalli è pari a quella dei mafiosi». Crocetta spiega: «Non comprendo la durezza degli attacchi di Faraone, vi è un’acrimonia personale che mi lascia stupito. Pensi che a me sta pure simpatico, nonostante sin dall’inizio dell’esperienza del primo governo regionale di centrosinistra non mi ha risparmiato critiche ingenerose ed ingiuste. Invece di complimentarsi con il mio governo che ha tagliato in due anni 2 miliardi e 400 milioni di euro di spesa senza fare alcuna macelleria sociale, mi lancia contro parole fuori luogo. Pensavo mi elogiasse per aver fatto per primo in Italia una legge a favore delle famiglie, equiparando le coppie di fatto a quelle tradizionali. Oppure per aver tagliato 23 partecipate su 33, per aver inserito il reddito minimo a livel- Cancellieri che non è nemmeno indagata, e poi minimizzare se si è indagati. Sono convito che molti deputati dell’Ars, che ritengo persone oneste, dimostreranno la loro innocenza, ma il garantismo deve valere per tutti, non solo per quelli del nostro partito. Una indagine non legittima la richiesta di dimissioni, ma va rispettata, dura lex sed lex». L’INTERVISTA Rosario Crocetta Il governatore della Sicilia: «Incredibile che esponenti del Pd mettano in dubbio la mia giunta. La mia responsabilità? Aver posto la questione morale» lo sperimentale, per l’aiuto alle classi più deboli, per l’aiuto alle piccole imprese con strumenti innovativi sul piano del credito, per porre le condizioni per il rilancio economico dell’isola…». Governatore, cosa accade in Sicilia? «Accade che nella battaglia per il cambiamento, che è reale, vi è una parte del Pd che a volte mi attacca come un nemico. È un triste paradosso, ma ormai mi sono abituato a subire attacchi da alcuni compagni ed alleati. Come si dice, colpito da fuoco amico. Comunque, siccome non voglio alimentare polemiche, ma ancora una volta lavorare per l’unità, mi impegno per chiarire ogni equivoco. Durante una conferenza stampa sulla finanziaria è passato il messaggio che Crocetta abbia chiesto le dimissioni di Faraone perché indagato. Questo è semplicemente falso. Un avviso di garanzia non è una condanna, non ho chiesto le dimissioni né di Fa- .. . «Non si possono chiedere le dimissioni del ministro Cancellieri e minimizzare se si è indagati» Accennavaprimaallaquestionemorale. Può spiegare meglio? raone né di altri deputati del Pd. La logica giustizialista non mi appartiene». Ma ha comunque posto un problema di metodo politico… «Mi lasci spiegare meglio questo passaggio. Ho detto che il Pd siciliano deve stare più attento alla questione morale ed ho invitato alla coerenza alcuni esponenti politici. Non è coerente chiedere le dimissioni del ministro «Ho posto e pongo una questione delicata al mio partito a livello nazionale: vogliono che inserisca persone indagate nella mia giunta, che allo stato attuale non ha alcun indagato? Siccome il Pd è un partito serio e rigoroso, son sicuro che affronterà la questione ai massimi livelli. Chiedo al segretario del mio partito, Renzi, di non lasciarmi solo. La Sicilia ha un ruolo strategico a livello nazionale, anche alle prossime elezioni nazionali, a prescindere da quando si svolgeranno. Vi è qualcuno che si vuole assumere la responsabilità di indebolire od RINASCE IL PARTITO COMUNISTA Rizzo: «Fuori dall’Ue e nazionalizzare le banche» «Proponiamo di uscire dall’Unione europea senza pagare il debito, di nazionalizzare le banche e anche le grandi imprese come la Fiat ». Marco Rizzo, ex deputato dei Comunisti italiani e poi leader dei Comunisti Sinistra Popolare (Csp), rilancia così il Partito comunista, la cui rinascita è stata ufficializzata ieri mattina a Roma. Obiettivo della nuova forza politica è «cambiare il sistema». Dice Rizzo al termine della tre giorni di congresso che adesso i riformisti «non hanno più margini» e che anche il ceto medio, che «si sta proletarizzando» per via della crisi, «può vedere una via d’uscita in una nuova sinistra comunista». Al centro del mirino le banche e le grandi imprese come la Fiat, «pagata per decenni dai contribuenti» e che va ora «gestita dai lavoratori». Devono essere nazionalizzate anche le banche, per il leader del Partito comunista, se si vuole rispondere alla crisi internazionale in corso. La nuova forza politica, dice Rizzo, non farà alcuna intesa con il Pd. addirittura cancellare il centrosinistra in Sicilia?» Su alcuni siti internet, sui social network, vi sono attacchi durissimi controdilei.Cosaprovaaleggeremessaggi di puro odio una persona che viveblindataperché“condannataamorte” dalla mafia? «Anche a questo mi sono abituato. Ma qui la cosa è più problematica. Vi è una campagna di delegittimazione nei miei confronti che va oltre la mia persona. Vi sono alcuni poteri che non hanno accettato la mia vittoria e puntano a delegittimare l’intera battaglia antimafia. Alcuni commenti sui blog si ripetono in maniera sempre uguale, credo vi sia una regia che li strumentalizza. Rispetto alle ventate d’odio di alcuni siti e blog, mi conforta che ovunque vada la gente mi mostri la sua stima autentica. Non è un caso che in quasi tutte le sfide delle scorse elezioni amministrative abbiamo vinto, ed ho sostenuto molti sindaci renziani. A Catania in alleanza con Bianco abbiamo trionfato al primo turno, il Pd cresce ovunque. Ho tanti alleati, ma soprattutto tanti cittadini al mio fianco». Che ne pensa del dialogo Renzi –Berlusconi sulla legge elettorale? «Renzi da leader del Pd deve incontrare tutti. Ma sarebbe sbagliato se l’accordo sulla legge elettorale lo facesse solo con Berlusconi. Credo che non sia questa la sua idea, e che riuscirà a trovare una soluzione armonica con le diverse forze politiche, in primis con quelle della maggioranza che sostengono il governo Letta». .. . «Le riforme si discutono con tutti, ma sbaglierebbe Renzi a fare l’accordo solo con Berlusconi» RASSEGNASTAMPA 7 lunedì 20 gennaio 2014 L’OSSERVATORIO I numeri sono un bollettino di guerra, gli effetti quelli di una bomba al neutrone, quel micidiale ordigno che lascia intatti gli edifici e colpisce gli esseri viventi. Non ci sono macerie, né ponti distrutti, ma mutazioni profonde, definitive: 10 CARLO BUTTARONI milioni di poveri e un terzo della popolazione PRESIDENTE TECNÈ a rischio povertà ed esclusione sociale, più di 3 milioni di disoccupati e un giovane su due senza lavoro. La rete d’imprese del manifatturiero, che rappresentano la spina dorsale dell’Italia, ha perso il 20% del suo potenziale negli ultimi dieci anni. Gli edifici e i capannoni delle fabbriche ci sono ancora, a testimoniare la trascorsa vocazione industriale, ma sono chiusi, deserti, abbandonati. L’esercito dei contribuenti, rispetto al periodo precedente la crisi, ha perso 400 mila unità. Il 48,7% di chi dichiara un reddito è un lavoratore dipendente e guadagna circa 20 mila euro lordi l’anno (ma ben il 37,6% si colloca nella fascia sotto i 15 mila euro). I pensionati rappresentano il 34,1% dei contribuenti e più della metà (il 51,1%) percepisce un reddito inferiore a 15 mila euro. Solo nell’ultimo anno le persone in difficoltà economica sono aumentate del 5%, passando dal 27% al 32% e quelle che faticano ad arrivare alla fine del mese sono salite al 39% rispetto al 35% di 12 mesi fa. E un’Italia che precipita, in caduta libera, lungo la scala sociale e si ritrova alle soglie della povertà. L’Italia che aggiunge, ai milioni di disoccupati e cassintegrati, altri milioni che non riescono ugualmente a pagare le bollette, vertice notevolmente più stretto. Il divario si che hanno prosciugato il conto in banca, che è accresciuto, anche perché la redistribuziotirano giù per l’ultima volta la saracinesca del ne attraverso i servizi pubblici è diminuita. negozio o si rassegnano a far fallire l’impresa. L’accresciuta disparità delle retribuzioni ha fatto sì che un maggior numero di persone AUMENTA LA DISEGUAGLIANZA ha dovuto attingere ai sistemi di protezione Le bollette della luce, del gas, le rate del con- sociale. Il volume netto della redistribuzione dominio, la tassa della spazzatura sono diven- mediante le politiche di sostegno del reddito tate un incubo: oltre un quarto delle famiglie è, infatti, aumentato ma tali politiche non soitaliane ha difficoltà a pagarle. no state in grado di ridurre la disuguaglianza Un Paese dove la diseguaglianza (dati Oc- tra i redditi come in passato. La linea di dese) è aumentata negli ultimi 30 anni molto marcazione tra i poveri e i non poveri è sempiù che in altre economie occidentali. pre più sottile e sempre meno visibile. Basta Enormi quantità di ricchezza sono rapida- la perdita momentanea del lavoro, la cassa mente passati da un’ampia fascia di popola- integrazione o il sopraggiungere di una mazione a medio e basso reddito a una cerchia lattia per compromettere seriamente questo più ristretta ad altissimo reddito. Con la cri- già fragile equilibrio. Ma anche avere un lavosi, chi stava molto bene adesso sta ancora me- ro non protegge più dai rischi dell’impoveriglio mentre tutti gli altri stanno decisamente mento. Circa il 10% degli occupati è sotto la peggio. La forbice socioeconomica si è am- soglia della povertà. Sono quelli che le statipliata e la piramide della ricchezza, oggi, ha stiche definiscono i «poveri che lavorano». E una basa più ampia rispetto al passato e un le riforme messe in campo, dirette ad accre- DA NORD A SUD CROLLA IL POTERE DI ACQUISTO DELLE FAMIGLIE. CRESCONO I NUOVI POVERI La vita in apnea della classe media scippata del futuro dia, meno di dieci. Impiegati, insegnanti, commercianti, professionisti, piccoli imprenditori, sono stati travolti dall’onda anomala della crisi, trascinati ai margini della società, costretti a vivere in apnea, sospesi tra il sogno della ripartenza e l’incubo della povertà. E in quel corpo sociale che, per anni, ha rappresentato il motore economico dell’Italia e il grande incubatore della fiducia nel futuro, oggi prevale un sentimento di pessimismo e di disillusione. Anche per questo, in piazza, più che i già poveri, ci vanno i borderline, coloro cioè che sentono la povertà sempre più vicina. Spinti più dalla rabbia che dalla speranza di ottenere risposte a domande che quasi non riescono a formulare. IL MOTORE DELL’ITALIA Ed è comprensibile, perché il ceto medio ha pagato, più di tutti, le debolezze del nostro Paese: nelle infrastrutture, nell’istruzione, nella ricerca, nei servizi. E i nostri antichi punti di forza (la capacità di adattamento, l’imprenditorialità, le strategie d’impresa, la rete di welfare familiare, la qualità della vita dei territori) non riescono a sopperire ai deficit che abbiamo accumulato in questi anni. Per mezzo secolo la crescita dell’Italia è stata il prodotto di processi di sviluppo che hanno visto protagonisti l’iniziativa imprenditoriale, la vitalità delle realtà territoriali, la coesione soCHI PAGA ciale, la forza economica delle famiglie, la diffusa scere la flessibilità, non ... patrimonializzazione, il solo non hanno contriImpiegati, insegnanti, radicamento sul territobuito a creare un magrio del sistema bancario, gior numero di posti di commercianti la copertura pubblica e lavoro, ma hanno aggrae piccoli imprenditori privata dei bisogni sociali. vato il divario tra i redditravolti dall’onda La crisi e le politiche d’auti, dal momento che gran della crisi sterità hanno colpito al cuoparte dei posti di lavoro re tutto questo e i nostri anticreati sono state occupaziochi punti di forza non riescono ni part-time o scarsamente repiù a funzionare. Il dramma è che munerate (Ocse). la classe politica non sembra essere realIl crollo del ceto medio è il segnale di allarme rosso che suona da Nord a Sud. Fra il mente consapevole del baratro in cui il Paese 2008 e il 2011, il potere d’acquisto delle fami- è sprofondato. Come l’orchestra sul Titanic, glie si è ridotto del 5 per cento. Il vero colpo, continua a ripetere concetti e termini che nulperò, è arrivato fra il 2011 e il 2012, con il la hanno a che fare con le preoccupazioni delpotere d’acquisto sceso di un altro 5 per cen- la vita collettiva. Come se nulla, in questi anni, fosse accaduto. Ma tutto è già successo. E to in un solo anno. Se negli anni 90, il Paese poteva permetter- il Paese ha urgente bisogno di un piano di si di mettere da parte quasi un quarto del suo ricostruzione nazionale senza il quale è imreddito, oggi, su 100 euro di reddito, nel sal- pensabile uscire dalle acque basse in cui è vadanaio (ricchi compresi) ne vanno, in me- incagliato e ritrovare fiducia nel futuro. RASSEGNASTAMPA 8 lunedì 20 gennaio 2014 ECONOMIA Fisco impazzito: caos Imu e Irpef pesante ● Famiglie alle prese con i conguagli 2013 ● Intanto si studia il taglio delle detrazioni su sanità, assicurazioni libri scolastici e mutui perché sospesa e poi cancellata dall’introduzione della Tari nel 2014. Oggi è arrivato il momento del conguaglio definitivo (dopo una lunga serie di rinvii nel 2013), e i Comuni stanno chiedendo una parte del tributo da pagare con l’F24 (relativo ai servizi come luce e manutenzione stradale) e un’altra parte con il tradizionale bollettino postale. Fare i calcoli è molto complicato. BIANCA DI GIOVANNI ROMA LA CODA AVVELENATA Al caos Imu si aggiunge l’incognita Irpef. Non sarà un gennaio facile per i contribuenti italiani, con scadenze multiple su casa e rifiuti e la prospettiva di vedersi ridurre gli sconti fiscali su spese mediche, assicurazioni e spese per istruzione e anche sui mutui casa: ancora un colpo sugli immobili. Questo per via del taglio alle detrazioni dal 19 al 18% (gettito atteso 488 milioni) inserito nella legge di Stabilità e che dovrà essere definito entro il 31 gennaio. Allo studio c’è la possibilità di evitare un taglio lineare di un punto per tutti, inserendo una modulazione che salvaguardi i redditi più bassi (fino a 30mila euro l’anno) e raddoppi il taglio per quelli oltre i 60mila euro, portando lo sconto al 17% già da quest’anno. La partita riguarda quasi 16 milioni di famiglie per la sola voce sanità. Ad oggi una sola cosa è certa: lo sconto medio di 282 euro a famiglia sarà ridotto. Un segnale poco rassicurante per le famiglie, colpite in un momento di crisi su voci del bilancio familiare molto sensibili (medicine, cure sanitarie, libri scolastici), e per di più oggi chiamate a districare «matasse» fiscali sempre più complicate, con il forte rischio di doversi sobbarcare anche le spese del commercialista. Ma andiamo con ordine. In queste ore si fanno sempre più numerose le L’ingresso della sede dell’Agenzia delle Entrate FOTO LAPRESSE code ai Caf, dove i contribuenti sono chiamati a versare diversi tipi di balzelli, spesso diversi da Comune a Comune, tutti comunque relativi all’anno d’imposta 2013. A quest’anno invece si riferisce la battaglia dei Comuni per ottenere dal governo il miliardo e mezzo che non sarebbe coperto dalla nuova .. . Calcoli complicati sulle imposte locali e i Comuni continuano la protesta sulle risorse Tasi. L’esecutivo dovrebbe incontrare l’Anci domani o dopodomani. Ma fonti dell’Economia fanno sapere che non ci sarà alcuna possibilità di riaprire i cordoni della borsa. «Il capitolo casa per il governo è chiuso», ripetono al Tesoro. L’ultima puntata è stata quella della possibilità di alzare l’aliquota dello 0,8 per mille per destinare risorse alle detrazioni per le famiglie meno abbienti. Una leva che non piace molto ai sindaci, ma che il governo non intende modificare. Quanto al resto (che poi equivale alla bella somma di un miliardo e mezzo) spetterà ai Comuni provvedere. C’è da scommettere che il barome- tro segnerà tempesta per l’intera settimana. Tornando al pasticcio di questi giorni, per milioni di contribuenti non è facile fare chiarezza. Le famiglie hanno ricevuto due moduli per la vecchia Tares, la tassa sui rifiuti accorpata a quella sui servizi nel 2013, ma mai richiesta .. . Confedilizia: situazione incivile, l’erario costa agli italiani più di quanto incassa Per i Caf è un’impresa improba, tanto più se si deve sommare anche a quella del calcolo della mini-Imu, altro balzello da versare entro il 24 gennaio. Si tratta di una coda avvelenata della partita Imu prima casa imposta dai berlusconiani a tutto il governo. Cancellata sì, ma solo per il valore base fissato al 4 per mille dal governo. Tutti i Comuni che hanno alzato l’aliquota fino al 6 per mille (sono oltre duemila) dovranno recuperare una parte del mancato gettito. Solo una parte, perché il 60% è stato concesso dal governo, dopo un lungo braccio di ferro. Così il calcolo per definire la mini Imu diventa sempre più complicato: il 40% dell’uno per mille, o dell’1,5 o al massimo del 2 per mille. E non è finita qui. Molte città hanno anche avviato la revisione dei valori catastali e li hanno comunicati a fine 2013 ai contribuenti. Per questo per calcolare il valore della mini-Imu serve quasi un algoritmo: per tot mesi un tipo di valore base, per altri mesi un valore maggiorato. C’è da perdersi nel labirinto di numeri. Altro che fisco amico. «La situazione è paradossale e incivile», ha dichiarato ieri Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia. Secondo l’associazione il fisco costa agli italiani tra il 33 e il 35% in più di quanto incassa. Il dato è stato elaborato sulla base delle 200 sedi impegnate in questi giorni nel calcolo Tares e mini Imu. Canale di Panama: scende in campo la Ue MASSIMO FRANCHI ROMA Ora che si muove perfino la Commissione europea, la vicenda dell’allargamento del canale di Panama diventa un vero intrigo geopolitico. Che mette in difficoltà prima di tutte le aziende italiane (Impregilo e Salini) le quali, già alle prese con la crisi italiana, speravano di riprendersi facendo parte del consorzio che lavora a una delle opere di ingegneria più importanti e rilevanti al mondo. Piccolo riassunto delle puntate precedenti. Nel luglio 2009 un consorzio internazionale, di cui Impregilo-Salini rappresenta il 38 per cento, assieme alla compagnia spagnola Sacyr (che ha la maggioranza relativa) e la belga Jan de Nul, si è aggiudicato il contratto per la costruzione del Terzo Set di chiuse. Il progetto che prevede la realizzazione di un nuovo Canale che consentirà il transito di navi di tonnellaggio quasi triplicato è promosso e finanziato integralmente dall’Autorità del Canale (Acp). IMPREGILO-SALINI PROTESTANO Ma i lavori si sono rivelati più difficili del previsto e l’importo dell’opera, stimato inizialmente in 5 miliardi di dollari è salito di altri 1,6 miliardi. La ragione, secondo il consorzio, è il non aver potuto utilizzare i materiali recuperati dagli scavi per allestire gli argini. La Repubblica di Panama ha versato 750 milioni di questi extracosti, mentre altri 300 sono stati sostenuti dal consorzio. Il problema riguarda gli ultimi 500 milioni su cui non esiste ancora un accordo. Giovedì notte l’amministratore del Canale, Jorge Quijano ha indicato come «probabile» la sospensione dei lavori dalla prossima settimana. Già venerdì il governo italiano si era mosso al massimo livello. A Palazzo Chigi sono saliti Pietro Salini e Luisa Todini che hanno spiegato la situazione direttamente ad Enrico Letta. La presidenza del Consiglio in una nota ha spiegato che «seguiràcon la massima attenzione il contenzioso, auspicando che vengano ripristinate le condizioni per completare in tempi rapidi il progetto». Nella stessa giornata si era fatto sentire anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: «È una situazione stranissima, a lavori eseguiti al 70% prendere oggi un orientamento diverso diventa di difficile comprensione - ha attaccato - Dal punto di vista tecnico gli italiani stanno lavorando molto bene, non riesco a capire se c’è qualcosa che ci sfugge a livello di politica locale». Ieri infine è entrato in gioco il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani. Che si è impegnato a mediare fin da subito tra il consorzio di società europee impegnate nei lavori di ampliamento del Canale di Panama e le autorità panamensi per risolvere il contenzioso apertosi tra le due parti. «L’Europa è il principale investitore a Panama e quindi un interlocutore importante, una rottura su un’opera in stato così avanzato non interessa a nessuno», ha spiegato Tajani. DA DOMANI LAVORI A RISCHIO È dunque partita la corsa contro il tempo. Senza un accordo entro stasera, da martedì scatterebbe la sospensione dei lavori. L’Autorità del Canale potrebbe riappropriarsi del progetto a febbraio, non senza peròconseguenze legali. La vicenda infatti approderebbe ad un arbitrato internazionale, allungando i tempi di realizzazione. L’Acp sostiene di avere mezzi propri per coprire le spese. Ma, a conferma della spy story, molti sospettano che dietro alla diatriba ci siano gli americani di Bechtel, che subentrerebbero nei lavori. RASSEGNASTAMPA 9 lunedì 20 gennaio 2014 Turismo, intesa sul contratto Ma non per tutti Il testo firmato solo dalla metà delle sigle datoriali di Confcommercio ● Unite Cgil, Cisl e Uil. Aumento in busta paga di 88 euro e nuova flessibilità per i lavoratori stagionali ● LAURA MATTEUCCI MILANO Un rinnovo importante, quello del settore turismo arrivato l’altra notte dopo una tre giorni quasi no-stop, che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori. Con un grosso neo: a fronte di un’unità sindacale delle organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil mantenuta intatta dall’inizio della trattativa fino alla firma finale, la controparte datoriale si è progressivamente sfilacciata, tanto che il contratto è stato sottoscritto solo da alcune delle sigle aderenti a Confcommercio - Federalberghi e Faita. Non hanno sottoscritto la Fiavet, che riunisce le agenzie di viaggio, e la Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, che già mesi fa ha annunciato il recesso dal contratto precedente e i cui lavoratori (quelli delle grandi catene di ristorazio- ne, Autogrill, McDonald’s, per intenderci) dal prossimo maggio non si sa se e quale contratto di lavoro avranno. Perché ad oggi manca un chiaro orientamento per il futuro contrattuale della ristorazione. Anche la Fipe, peraltro, aderisce a Confcommercio, tramite Confturismo, e lo sfilamento dalla trattativa ha creato non pochi problemi all’interno dell’associazione. Il rinnovo dell’altra notte, dunque, assume anche il chiaro significato politico di valorizzazione del contratto nazionale e delle relazioni sindacali. Ma non solo: «Firmare è stato un segnale importante - dice Cristian Sesena, segretario nazionale della Filcams Cgil, che ha seguito la trattativa - La parte economica migliora e quella normativa presenta una forte tenuta, anche con qualche miglioramento: abbiamo ribadito che la crisi non la devono pagare i lavoratori». LE ALTRE CATEGORIE Pochi rinnovi: si salva solo il settore chimico Firenze, turisti fanno shopping a Ponte Vecchio FOTO LAPRESSE La firma del contratto del turismo arriva in un momento molto delicato nei rapporti imprese-sindacati. Sono pochissimi i contratti rinnovati, moltissimi quelli in attesa. A settembre (ultimo dato) erano 6,5 milioni i lavoratori che attendevano di mettersi in tasca gli aumenti che gli spettano. L’esempio più dirompente è quello del trasporto locale, scaduto da più di 6 anni. Negli ultimi mesi solo il settore tessile-chimico, da sempre all’avanguardia in materia, ne ha rinnovati. Nel giro di una settimana in quel settore sono stati rinnovati prima il contratto gomma-plastica (140mila dipendenti) con un aumento medio di 124 euro nel triennio, e poi quello gas-acqua (50mila dipendenti) con 143 euro più una tantum di 300 euro per coprire la vacanza contrattuale di un anno. L’accordo sulla rappresentanza appena firmato, che punta proprio all’esigibilità dei contratti nazionali, si spera che migliori le cose. Ma in pochi sono pronti a scommetterci. M. FR. Ancora Sesena: «L’intesa lancia un segnale opposto a quelle parti datoriali che hanno scelto scorciatoie inaccettabili quali l’abbandono pretestuoso del tavolo o la disdetta della contrattazione nazionale vigente». È stato stabilito un aumento salariale di 88 euro al quarto livello, suddiviso in 5 rate. L’accordo raggiunto è condiviso su alcuni elementi, quali la contrattazione di secondo livello, la bilateralità, l’assistenza sanitaria integrativa, il mercato del lavoro e la flessibilità dell’orario. «L’intesa dà avvio ad un percorso fondamentale per la contrattazione, anche in vista di Expo 2015», dice Franco Martini, segretario della Filcams Cgil. Tra l’altro, a margine, le parti hanno sottoscritto un protocollo specifico su Expo, con il quale s’impegnano a collaborare, a promuovere l’immagine dell’Italia ed a favorire il normale svolgimento delle relazioni sindacali. Ora l’ipotesi di accordo sarà sottoposta alla consultazione dei lavoratori. OBIETTIVO MINI ASPI Il turismo è un settore complesso e variegato, caratterizzato da una forte stagionalità (almeno 300mila i lavoratori coinvolti), alta presenza femminile e tanti contratti a termine. Ed è proprio pensando soprattutto agli stagionali che il contratto inserisce la sperimentazione di un orario medio, che può venire prolungato o ridotto a seconda della domanda, garantendo comunque la retribuzione e il monte ore minimo per l’accesso agli ammortizzatori sociali, quali la mini Aspi. Altri punti qualificanti sono, informa sempre Sesena, «l’aver respinto gli assalti agli scatti di anzianità e ai permessi, soprattutto per i nuovi assunti», «il potenziamento della trattazione territoriale», che permetterà l’inserimento di premi variabili di produzione, e «l’aver stabilito le categorie di lavoratori svantaggiati: gli over 45, per esempio, potranno accedere con più facilità al prolungamento del contratto». Di certo si tratta di un settore molto penalizzato dalla crisi: forte indebolimento della domanda interna, sia per effetto della crescente disoccupazione che della compressione dei redditi autonomi e di impresa; la spesa turistica delle famiglie si è ridotta sensibilmente sia in valore totale annuo, che per singolo atto di acquisto (meno persone in vacanza, meno vacanze e «più leggere» più brevi, più vicine, meno costose). Il mercato ha registrato un calo, nel 2013, del 13% rispetto al 2012, l’apertura di una serie di tavoli di trattativa aziendali per la riduzione di personale dipendente e una sempre maggiore richiesta di flessibilità. Rapppresentanza, c’è l’accordo: non serve una legge L’INTERVENTO RAFFAELE BONANNI SEGUE DALLA PRIMA All’intesa firmata da Cgil, Cisl e Uil con Confindustria va, infatti, riconosciuto un valore che travalica l’importante sistema di regole che le parti firmatarie si sono volute dare nel proprio sistema di relazioni. Un accordo che, soprattutto se letto in linea di continuità e coerenza con quelli firmati a partire dall’intesa del giugno 2011, conferma e valorizza la migliore tradizione dei modelli di relazioni sindacali. Basti considerare a questo proposito, accanto agli accordi sulle regole del 2011 e del 2013, le proposte e le misure contenute negli accordi e intese interconfederali del novembre 2012 per la produttività e la competitività e dell’aprile 2013 sugli accordi di secondo livello per ottenere agevolazioni fiscali. Sottolineare l’elemento di continuità e coerenza non serve a nascondere le difficoltà, a volte aspre, che le parti hanno vissuto, anche all’interno della stessa componente sindacale. Ma a maggior ragione, e a differenza di quanto abbia prodotto la politica negli stessi anni, va riconosciuta ad esse la capacità di non aver mai abbandonato la via della responsabilità e del confronto. Già solo per questo, il percorso che si è concluso con l’accordo del 10 gennaio è un esempio di quel principio di uguaglianza effettiva attraverso la partecipazione del lavoro all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione. Del resto, tutte le indagini comparate dimostrano come i modelli di relazioni sindacali che maggiormente abbiano saputo affrontare le sfide poste dalla crisi siano quelli nei quali il confronto e la cooperazione abbiano avuto la meglio sulla conflittualità o sull’affidamento al solo sistema politico della ricerca di soluzioni. Anche l’aver privilegiato questa via, va ricondotto all’attuazione di principi costituzionali: principi di pluralismo sociale e sussidiarietà che sono alla base del nostro sistema democratico. Si tratta di principi che sono stati rispettati non in modo formale o abbandonando le esigenze di responsabilità e legittimazione democratiche. Il sistema di misurazione della rappresentatività a livello nazionale non solo garantisce reciprocamente le parti sul responsabile esercizio del potere negoziale. È un forte segnale indirizzato ai diversi livelli di competenza legislativa o di governo, attuali e futuri, perché prendano atto che si è costituito un sistema di relazioni industriali che nell’integrazione dei due livelli non solo è in grado di interloquire con l’ordinamento statale, con la legittimazione e la dignità di regole democratiche autonomamente definite, ma è anche in grado di contribuire alle politiche di produttività e crescita con norme negoziali integrative o adattive rispetto a quanto previsto da leggi. Un principio di sussidiarietà valorizzato anche dalle innovazioni apportate alla struttura della contrattazione e dal ruolo riconosciuto al secondo livello di definire materie attraverso soggetti legittimati dal voto dei lavoratori e in quanto tali in grado di stipulare accordi a efficacia generalizzata. In più situazioni e occasioni si corre il rischio di ritenere che le misure anticrisi siano più efficaci se assunte unilateralmente, quasi che l’abbandono del confronto democratico sia un “effetto collaterale” di quelle misure e che la democrazia con la sua indubbia maggiore difficoltà decisionale sia un lusso da potersi permettere solo in tempi di vacche grasse. La riforma del modello di relazioni industriali - un vero ordinamento autonomo e completo nel quale alle regole del confronto, si affiancano soggetti legittimati democraticamente e un sistema di prevenzione e raffreddamento dei contrasti e regole sanzionatorie in caso di inadempimento che riguardano sia la componente sindacale che quella datoriale - sta a dimostrare l’esatto contrario e come, anche e soprattutto nei momenti difficili, vadano difesi e valorizzati quei principi di libertà sindacale che sono capisaldi di ogni sistema democratico. Questo nuovo modello che si affianca a quello analogo in vigore da anni nel settore del lavoro pubblico, e che ci auguriamo possa essere esteso anche alle altre componenti datoriali, può contribuire a dare nuove certezze alla disciplina sull’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici. In primo luogo, l’efficacia generalizzata dei contratti nazionali e aziendali attraverso la misurazione della rappresentatività può risolvere molte vertenze che si pongono a monte del conflitto; in secondo luogo, la possibilità di distinguere chiaramente tra organizzazioni sindacali rappresentative e organizzazioni che tali non sono, può essere un importante indicazione interpretativa e applicativa offerta alla Commissione di garanzia in caso di concomitanza di scioperi proclamati da soggetti sindacali rappresentativi e quelli che tali non siano. L’intesa raggiunta tra le parti sociali rispetta e attua, insomma, molti principi costituzionali. Articola, peraltro, il principio di libertà sindacale nella duplice modalità partecipativa della rilevanza associativa ed elettorale, alla definizione della rappresentatività anche ai fini dell’efficacia dei contratti. In questo senso, si colloca nella scia delle soluzioni adottate in molti modelli europei e rispetta il nucleo fondamentale dei principi posti alla base della seconda parte dell’art. 39 della Costituzione. Speriamo che la politica riconosca alle parti sociali di essere state in grado, ancora una volta e autonomamente, di aggiornare le norme sulle relazioni e sulla contrattazione, senza bisogno e necessità di una legge (peraltro non richiesta), ma già pronte a svolgere il loro ruolo nella soluzione dei problemi del Paese. RASSEGNASTAMPA 15 lunedì 20 gennaio 2014 COMUNITÀ Il commento L’intervento Dalla prima Repubblica a oggi Il Paese che fa finta di niente E la chiamano Italia... Silvano Andriani SEGUE DALLA PRIMA E vero che tale anomalia affondava le sue radici nella storia del paese e nel modo come la sua unità era stata conseguita, nella particolare scissione tra popolo e Stato che esso aveva generato ed è anche vero che i partiti che maggiormente rappresentarono tale anomalia, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, dettero il principale contributo a creare le condizioni del suo superamento e di conseguenza anche del proprio dissolvimento, ma il modo come la prima Repubblica è crollata condiziona ancora la situazione di oggi. Cominciamo dalla Dc, un partito centrista, vale a dire un partito che comprendeva entrambe le componenti che nel normale confronto politico democratico rappresentavano gli opposti: la componente conservatrice e quella riformista. Un insieme tanto eterogeneo veniva tenuto insieme da un’ideologia che faceva leva sull’elemento religioso: l’unita politica dei cattolici, e questa era un’altra grande anomalia. Poi c’era il Partito Comunista, dominante nella sinistra, con legami profondi con la realtà del Paese, che teorizzava una via nazionale al socialismo, ma era legato alla Internazionale comunista e perciò inagibile per un’alternanza al governo ed era sostanzialmente estraneo all’evoluzione della cultura riformista, quella generata dalla scuola inglese, liberaldemocratica, di Keynes, e dalla «Scuola di Stoccolma» socialdemocratica. Non dimentichiamo che quelle idee riformiste, nella variante del cattolicesimo sociale, furono introdotte a livello politico in Italia, dal gruppo dei «professorini», Dossetti, La Pira, Fanfani e da alcuni intellettuali socialisti, mentre il Partito Comunista liquidava l’esperienza del Welfare State come un intervento destinato a incidere solo sulla distribuzione e non sull’accumulazione. Il sottodimensionamento della componente socialista rispetto agli standard europei era un’altra anomalia e la scarsa cultura riformista della sinistra spiegava la coesistenza nella Dc della componente riformista a fianco di quella conservatrice. A quelle anomalie se ne aggiungeva un’altra: nella principale tendenza di pensiero, quella che da Togliatti arrivava sino a Berlinguer ed era influenzata dalle elaborazione di Franco Rodano e del gruppo dei cattolici comunisti, l’idea del partito cattolico veniva accettata e valutata positivamente, giacché, essendo il movimento cattolico considerato potenzialmente progressista, a certe condizioni e attraverso le lotte, si poteva giungere a formare un’alleanza suscettibile di portare la so- cietà italiana a traguardi non raggiunti dalle socialdemocrazie. Questa valutazione positiva della specificità del sistema politico italiano accomunava la Dc e il partito Comunista ed è quella che ha impedito ad essi di percepire per tempo che il sistema politico italiano era anomalo, che essi stessi erano parte di quella anomalia e ha loro impedito di gestirne adeguatamente il superamento. Berlinguer è rimasto comunista, nonostante avesse rotto nettamente con la Terza Internazionale e Martinazzoli ha tentato di rilanciare la Dc quando le condizioni che avevano generato il centrismo stavano scomparendo. L’iniziativa di Occhetto ha consentito lo scioglimento del Pci, e ciò ha creato lo spazio per la creazione di un nuovo partito di sinistra, ma non è stato realizzato allora il raggruppamento di tutte le forze riformiste da una parte e dall’altra il raggruppamento di quelle di destra intorno al nucleo di destra della Dc e questo ha lasciato grande spazio alla discesa in campo di Berlusconi. L’evolvere della situazione ha risolto l’anomalia del sistema politico italiano: Dc e Pci sono scomparsi e con essi il Partito Socialista che con Craxi ha perso l’occasione storica di proporsi come motore di un processo di unificazione della sinistra in funzione di una alternanza. Ma esisteva anche nel Pci un’altra lettura della situazione che portava anche alla necessità di un’alleanza destra/sinistra, ma non più motivata dalle particolari positive caratteristiche della Dc e del Pci, ma dalla valutazione dell’arretratezza del capitalismo italiano e della inadeguata maturità democratica della società che la avrebbe resa vulnerabi- Maramotti L’analisi Farmaci e morale, a volte viaggiano su binari diversi Carlo Flamigni SEGUE DALLA PRIMA le da rigurgiti autoritari. I grandi cambiamenti necessari si riteneva non potessero essere realizzati con maggioranze del 51%, ma richiedevano il concorso del più ampio schieramento. Questo approccio è presente ancora oggi e anche nel Pd vi è chi preferisce un’alleanza destra/sinistra a un governo che veda unite tutte le forze di centrosinistra. Il problema in questo approccio è la conformazione della destra, l’egemonia berlusconiana, perciò non sono mancati tentativi per emancipare la destra da quella tutela: dall’esperienza Monti alla formazione della nuova destra. Il dibattito sulla legge elettorale rischia talvolta di mascherare il vero nodo: quali alleanze? Talvolta le obiezioni tecniche mosse a le leggi maggioritarie fanno emergere una voglia di ritorno al proporzionale che giunge fino a sostenere esplicitamente che si potrebbe votare con la legge che ci ha consegnato la Corte Costituzionale, quando è chiaro che il risultato sarebbe un nuovo governo di larghe intese. Sarebbe più onesto intellettualmente discutere di questo apertamente. Prevedere l’evoluzione della destra è impossibile, pensare che il Pd debba farsi carico, magari con la legge elettorale, della nuova conformazione della destra è inappropriato e illusorio, visto che il Pd ha già tanto da fare a ridefinire se stesso e il ruolo della sinistra. L’unico vero pilastro del sistema politico è il Pd, preservarne l’unità è un imperativo. E dare ad esso finalmente la possibilità di governare con le proprie idee e i propri programmi perché i processi di innovazione non possono realizzarsi con il concorso di tutti. L’ultima considerazione, in ogni caso, sarebbe sempre quella del profitto, una vera e propria eresia. Eppure leggo sul CorrieredellaSeradi venerdì scorso che in Italia ci sono 150 farmaci, alcuni dei quali appartenenti alla categoria dei cosiddetti «salvavita» che non sono facilmente reperibili in farmacia, perché il farmacista - o il grossista che dovrebbe provvedere alla loro distribuzione - trova economicamente vantaggioso dirottarli sui mercati di alcuni Paesi stranieri, nei quali costano persino tre volte di più. Federfarma ha commentato questa notizia sottolineando che non c’è niente di illegale, mi piacerebbe avere un suo giudizio sulla moralità di queste scelte. Ma i farmacisti e i grossisti non sono certamente gli unici a fare scelte moralmente eccepibili nel campo della farmacologia. Scelgo a caso qualche esempio tra i più significativi. Il mifepristone, il farmaco che si usa in tutto il mondo (un po’ meno in Italia) per interrompere le gravidanze, è stato sintetizzato dai ricercatori francesi della Roussel Uclaf nel 1980 nel corso di studi sugli antagonisti dei recettori per i glucocorticoidi. Ottenuta la licenza, ma prima che il farmaco fosse messo in vendita, la Roussel Uclaf ne annunciò il ritiro, motivandolo con le forti pressioni subite da parte dei movimenti pro-vita che minacciavano di boicottare tutti i farmaci prodotti dall’industria. Due giorni dopo il governo francese, comproprietario della Roussel Uclaf, intervenne in favore della ripresa della produzione e della distribuzione del farmaco. Il ministro della salute (Claude Evin, un socialista) in quella occasione, dichiarò: «Non posso permettere che il dibattito sull’aborto privi le donne di un prodotto che rappresenta un progresso della medicina. Dal momento in cui il governo francese ne ha approvato l’impiego, l’Ru486 è diventato di proprietà morale delle donne». Ancora un esempio. Negli Stati Uniti (ma la stessa cosa poteva accadere in molti Paesi europei) lo scorso secolo è stato segnato da una grande numero di scandali relativi alla sperimentazione di nuovi farmaci su persone inconsapevoli. Vittime di questi indegni soprusi sono stati soprattutto i bambini, e in particolare i bambini che vivevano negli orfanotrofi o erano ricoverati in ospedali per bambini senza famiglia, e ciò perché questi soggetti erano considerati ideali per sperimentare i nuovi vaccini. Ho letto la dichiarazione di uno dei medici chiamati in causa che si giustificava dicendo che quei bambini avevano ricevuto molto dalla società e che era giusto che questa generosità fosse ripagata in qualche modo. Peppe Lanzetta Attore e scrittore ● ELACHIAMANOITALIAQUESTATERRABACIATADALSOLE E DAI VENTI, DOVE UN MINISTRO VIENE DERISO SOLO PERCHÈDICOLORE, dove consiglieri regionali distratti paga- no con soldi non loro slip, vini francesi, mutande colorate, computer, trucco e quant’altro. Dove nell’ormai famosa Terra dei fuochi arriva l’esercito. Naturale una domanda: non sarebbe stato giusto farlo intervenire (l’esercito) quando ne parlava il pentito Schiavone? Dove si grida al meno peggio pensando ai casini di Hollande al punto che il bontempone Bruno Vespa gli dedica una puntata di PortaaPorta come a dire: perché dobbiamo parlare sempre dei nostri mali quando anche i nostri cugini d’Oltralpe vanno in giro col casco e corrono dall’amante? Che tristezza quest’Italia, solo se paragonata a quella di operai, seicento Fiat, famiglie in gita fuori porta, fidanzati poveri ma belli, figli e fratelli di un dopoguerra che ci aveva visti uniti solidali speranzosi, vogliosi di ricostruire e non piangersi addosso. Che tristezza quest’Italia che fa la cresta su tutto, dal terremoto dell’Aquila a quello dell’Irpinia, dal bradisismo ai dissesti idrogeologici, da Messina a Sarno. Che tristezza quest’Italia impunità, assassina, collusa, complice, malavitosa, di colletti bianchi con le mani rosse di sangue e nasi rifatti di cocaina, di filibustieri da quattro soldi e conti milionari in banca, di furbetti del quartierino e avidi coordinatori nazionali di partiti che somigliano a vecchie maîtresse, puttanoni con Rolex d’ordinanza e stomaci debordanti che offendono chi in questo Paese ha creduto e per esso ha combattuto e vi è morto. Quest’Italia dei poteri forti, che uccide i trans, discrimina gli omosessuali, che si conta negli ordini massonici, che decide, fa regali, mette pale eoliche la dove non c’è vento e crea porti lì dove non ci sono acque. L’Italia della Maddalena del G8, ignara delle condizioni dei minatori del Sulcis e della Sardegna operosa e combattiva, l’Italia dei faccendieri e dei loro sodali che si incontravano negli autogrill come compagni di scuola al ritorno da una gita. Che tristezza quest’Italia che ha una compagnia di bandiera ma non ha più la bandiera, ha capitani poco coraggiosi che si buttano in acqua e la lasciano affondare, incuranti dei giovani che stanno a guardare e chiedono: perché? Quest’Italia che fa finta di niente, dove le grandi alleanze fanno rima con grande mattanza, dove i giudici vengono ricordati trent’anni dopo in scadenti fiction televisive, dopo aver dato la vita per una causa, dove spariscono le agende rosse ma anche quelle verdi e forse pure quelle blu, dove un ministro dell’Interno nega di aver ricevuto il 1° luglio del 1993 un certo Paolo Borsellino, dove ti incriminano se non paghi le cartelle pazze di Equitalia ma non se commetti reati contro l’ambiente, se uccidi, se rubi, se stupri, se offendi un ministro di colore, se inneggi al nazismo, all’antisemitismo, dove tutto sembra essere il contrario di tutto e la domenica che ti vorresti distrarre un po’ ti drogano pure il calcio, te lo offendono, coi procuratori corrotti, giocatori corrotti, dirigenti corrotti. E la chiamano Italia ma come diceva un cantautore: eppure il vento soffia ancora spruzza l’acqua alle navi sulla prora... Gli scandali hanno frenato, ma non hanno del tutto impedito che la ricerca continuasse nelle società industrializzate, e contemporaneamente ne hanno spostato una buona parte nei Paesi più poveri, in Africa e in Asia. Scrive a questo proposito Carl Elliott ( Better than Well. American Medicine Meets AmericanDream, Beacon Press, Boston 2008) che la ricerca sperimentale sull’uomo sta cambiando, anche perché inseguita dalle critiche e dalle proteste: abbandonate in buona parte le ricerche eseguite nelle università, si svolge nei Paesi del terzo mondo, in Istituzioni private, controllate da Comitati etici «for profit», sovvenzionati dall’industria del farmaco. In questi luoghi si arruolano pazienti attirandoli con somme di denaro importanti e offrendo loro ulteriori bonus se sono in grado di convincere qualche amico a farsi arruolare nella ricerca. Il fatto che la sperimentazione farmacologica si sia spostata - almeno prevalentemente - nei Paesi in via di sviluppo, è stato oggetto di analisi anche da parte del Comitato Nazionale per la bioetica (LasperimentazionefarmacologicaneiPaesiinviadisviluppo, approvato il 27 maggio 2011). Scrive il documento: «Purtroppo è emersa, con sempre maggiore frequenza a livello internazionale, la preoccupazione che la globalizzazione degli studi clinici nasconda soltanto una delocalizzazione o esternalizzazione della sperimentazione, per ridurre i costi e semplificare le formalità burocratiche, per reperire con maggior facilità e rapidità “corpi” da utilizzare, per penetrare in nuovi mercati». Appelli, documenti, richiami all’ordine, proteste su questo problema ne sono giunte da tutte le parti ma, a quanto ci consta, hanno ottenuto risultati mol- to modesti. Del resto anche le richieste, alcune delle quali presentate dallo stesso Comitato di bioetica italiano, relative alla rinunzia al segreto nelle procedure riguardanti il sistema regolatorio dei farmaci, segreto che continua a essere un privilegio dell’industria farmaceutica europea sono rimaste senza risposta; e lo stesso si può dire per la richiesta di rinunciare ai protocolli di ricerca basati anche sulla somministrazione di placebo o svalutazione dell’attività dei farmaci basata anche sul principio di «non inferiorità», tutte metodologie altrettanto astute quanto scorrette. Nel documento che ho già citato il Cnb ha scritto testualmente: «Da tutto ciò nasce il timore, di cui si fa interprete il Cnb, che gli interessi commerciali possano nascondersi dietro gli interessi scientifici e possano prevalere sul rispetto dei diritti umani fondamentali, traducendosi in forme di colonialismo e imperialismo bioetico, di indebito sfruttamento e strumentalizzazione a causa della differenza nelle conoscenze scientifico-tecnologiche e delle diseguaglianze economico-sociali oltre che culturali». Il problema è che nella maggior parte dei casi chi si occupa dei farmaci - della produzione e del commercio - agisce all’interno della legalità, anche se abbiamo tutti l’impressione che alcune delle norme che li contengono gli vadano un po’ strette e che altre siano state approvate con il loro diretto contributo. Comportamenti legalmente amorali. Solo che non è vero che noi dobbiamo subire supinamente questi soprusi: se il mondo, brutto com’è, ci viene venduto senza apparenti alternative, proviamo a dire di no. C’è un po’ di dignità nazionale da difendere; c’è l’esempio di Claude Evin; e avete mai sentito parlare del boicottaggio? RASSEGNASTAMPA 16 lunedì 20 gennaio 2014 COMUNITÀ Dialoghi Le unioni civili e la necessità di tornare al buonsenso In un’Italia in cui vi sono sempre meno matrimoni e sempre più unioni di fatto, la polemica destrorsa contro le unioni civili è francamente banale. Le unioni civili possono essere sia tra persone di sesso diverso sia tra persone di egual sesso, ma non necessariamente gay, persone anziane, ad esempio, che convengono di convivere perché da sole non ce la fanno. VINCENZO CASSIBBA Luigi Cancrini psichiatra e psicoterapeuta Non resteremo un giorno di più in un governo che decidesse di approvare i matrimoni gay, tuona Alfano, fra gli applausi scroscianti dei suoi fedelissimi e il messaggio a me sembra importante perché nessuno nel Pd pensa davvero a una posizione così forte in questo momento e perché Renzi ha parlato finora, a nome di tutto il Pd, di unioni civili fra conviventi, omo o etero sessuali. Come se l’accordo su questo punto fosse CaraUnità Il razzismo è contro la Costituzione È veramente intollerabile la brutale offensiva della Lega nord contro Cécile Kyenge, ministro nel governo Letta, offensiva che molto probabilmente configura anche il reato di incitamento al razzismo. Eppure non sembrano né forti né convinte le difese dello stesso ministro da parte del governo e della stampa civile. Kyenge dimostra invece compostezza e indifferenza, dando l’esempio di civiltà agli scomposti e volgari critici, nelle parole dei quali non c’è alcuno spirito di confronto politico, ma solo aggressività. Tra i meriti della Costituzione italiana c’è anche quello di aver cancellato, con l’art. 3, il razzismo, che il regime fascista aveva imposto agli italiani con la menzogna, la superiorità della razza, e con conseguenze tragiche. Oggi la «pari dignità delle persone» pare ignorata da tanti di questi nuovi piccoli politici che pretendono di spaccare l’Italia per introdurre nuovamente il razzismo. La lotta politica non deve mai scadere nella denigrazione della persona e nella derisione dell’aspetto fisico, anche perché l’uso dello specchio per i denigratori potrebbe riservare brutte sorprese. Mauro Bortolani ASSOCIAZIONE REGGIANA PER LA COSTITUZIONE Come incrementare l’adesione alla vaccinazione anti-Hpv Sappiamo bene come, seppure distribuito nelle Asl o in farmacia, l’adesione nella fascia adolescenziale al vaccino anti-Hpv non è ancora decollata a livelli che possano far sì che questa infezione sia completamente debellata nella prossima generazione. Sappiamo anche come vi sia, ampiamente dimostrato scientificamente, uno strettissimo legame tra infezione da Hpv e cancro del collo dell’utero. Ci sono però ostacoli all’adesione alla vaccinazione e sono ostacoli importanti. Partiamo dal Ministero della Dio è morto Quell’incontro con il gigante Arnoldo Foà Andrea Satta Musicista e scrittore ● ARNOLDO,ADDIO.SEINELLAMIAMENTEUN INCONTRO FULMINANTE. A VERONA, DIECI ANNI FA, IN UNA SERATA DEDICATA ALLA POESIA, IDEATA DA ENRICO DE ANGELIS, DIRETTORE DEL PREMIOTENCO. Noi a suonare i versi dei poeti francesi fatti canzone e tu a interpretarne, da par tuo, la versione italiana. Rimbaud, Questo giornale è stato chiuso in tipografia alle ore 21.30 in realtà possibile e vicino, insomma, a distanza di sette anni da quando Prodi e Bindi ne parlarono e il governo dell’Unione e dell’Ulivo cedette agli sproloqui del Family Day e alla compravendita dei senatori e come se quello che si riattiva, in questa fase, fosse il filo di un discorso di buon senso. Su questa e su tante altre questioni, perché la violenza berlusconiana arrivò, alla fine del 2007, a stravolgere la vita politica italiana rimettendola prepotentemente sulla strada della volgarità e della sregolatezza sotto la guida di un uomo malato e di un gruppo di persone incapaci di capire quello che stavano davvero facendo. Altro non possiamo fare oggi, evidentemente, che leccarci le ferite e ricominciare. Sul tema delle unioni civili e su tanti altri temi. Con l’umiltà di chi sa quant’è difficile partire in politica dal buon senso. Via Ostiense, 131/L 00154 Roma [email protected] Sanità che forse dovrebbe diffondere un’informazione tanto più semplice quanto più incisiva. La ricaduta sarebbe sulle famiglie che, incerte se vaccinare le loro adolescenti, potrebbero, con un’informazione più incisiva, sentire maggiormente l’importanza del problema. Un ruolo importantissimo potrebbe poi averlo la scuola che dovrebbe divulgare a delle ragazze già adolescenti questa fondamentale opportunità di vaccinarsi per non contrarre un’infezione senz’altro pericolosa. Alessandro Bovicelli GINECOLOGO OSPEDALE S. ORSOLA - BOLOGNA Articolo su Scientology e l’antifilosofia Ho letto l’articolo «Scientology e l’antifilosofia. I venditori di dogmi e la confusione endemica sull’idea di conoscenza» scritto dalla filosofa e saggista Nicla Vassallo e pubblicato da l’Unità il 7 gennaio. Devo dire che mi sembra privo di contenuti, forse perché dà per scontato che tutti siano comunque concordi nel pensare che la conoscenza sta solo da una parte, quella dell’autrice, mentre dall’altra c’è solo ignoranza. Poi non è chiaro se l’uso del termine dogma, nel sottotitolo, si riferisca a una generalità o a Scientology, poiché non c’è nulla di dogmatico nella dottrina di Scientology: basterebbe leggere il Credo. Per quanto riguarda il testo dell articolo, basato più sulla scelta degli aggettivi che sull’argomentazione, non so che cosa dire perché su Scientology in esso non c’è nulla. Sulla ricchezza, la forma e l’esposizione degli opuscoli/brochure/magazine che la professoressa Vassallo ha ricevuto, così come li hanno ricevuti i colleghi di altre università, si deve sapere che essi sono la traduzione delle versioni americane e, come tali, sono il prodotto di una sensibilità religiosa diversa da quella italiana o europea. Nei contenuti, Verlaine, Apollinaire, Baudelaire arrampicati sui muri e nell’aria, sospesi dalla tua voce, ma anche Ferrè e Brassens già a cavallo della loro stessa musica. C’eri proprio tu con noi in scena a Verona quella sera e prima, a Roma ad amare i dettagli, a scegliere i testi e a cucire tutto. Anna, la tua piccola e grandissima compagna, a dilatare il tempo e ad addolcire ogni angolo dell’improvvisazione. Bellissimo. Poi a cena avevi l’appetito di un ragazzo, ci bevemmo più di un Amarone e a tutta la band i tuoi racconti su Totò e Rascel fino a notte che il cameriere voleva andarsene a dormire. La mattina, alla colazione che c’eravamo promessi, ti sei presentato sbarbato, il quotidiano in mano, fresco e pronto, molto più di me, per una nuova giornata a quasi novant’anni. Qualche volta siamo venuti a trovarti con Geo, col mio Geo che ormai ha dodici anni. Una volta piazzò il suo inseparabile trenino azzurro sul tuo tappeto facendogli percorre- invece, quegli opuscoli mostrano una serie di avvenimenti e fatti documentati. Incidentalmente, esistono anche altre riviste italiane, più consone, come stile, alla sensibilità europea. Vorrei infine cercare di fugare il sospetto che l’autrice esprime in merito a L. Ron Hubbard. La prima cosa da sapere è che la sentenza di cui riferisce nell’articolo non venne emessa da una Corte Suprema californiana ma da un tribunale di primo grado. Probabilmente il fraintendimento nasce dal fatto che un tribunale di primo grado in California si chiama Superior Court, da non confondere con Supreme Court, corrispondente della nostra Corte Suprema di Cassazione. La seconda cosa da sapere è che quel caso riguardava il furto di documenti personali di L. Ron Hubbard compiuto da un certo Gerald Armstrong. Il giudice di primo grado preferì giustificare quel furto e ascoltare le menzogne che Armstrong riferì sul sig. Hubbard, ma se si va a vedere che cosa Armstrong ha prodotto nella sua vita, si capisce facilmente che tipo di persona sia. Comunque sia, mentre quel giudice e Armstrong sono finiti nell’oblio, di L. Ron Hubbard rimangono le sue opere, vale a dire oltre 5000 singoli scritti, 20 libri e più di 3000 conferenze, che hanno fatto nascere una religione che ora è presente in 187 nazioni con più di 11.000 chiese, missioni e gruppi che si occupano della crescita spirituale di milioni di persone di ogni età, ceto sociale e professione. Luigi Brambani UFFICIO AFFARI PUBBLICI Non sono solita replicare. Ai lettori, sempre, l’ardua e giusta sentenza. però, poiché mi premono logica, conoscenza e significato dei termini, mi chiedo, tra l’altro, cosa s’intende qui sopra con «fatti» e con «documentati». N. V. re tutte le linee scure del disegno, entrando e uscendo del compasso delle tue caviglie. Gli sarai sembrato un gigante. Una quercia sul percorso. Avrà forse un vago ricordo che capirà nel tempo. Era un po’ che batteva il suo trenino sulla tua scarpa che interrompeva il suo binario di lana e il viaggio del suo treno: «Questa scarpa non la sposterò mai!» gli facesti fermo e divertito, «mai» tuonante, con la tua voce di Arnoldo. Ci restano i tuoi cento infiniti anni, la tua lunga memoria, la radice che ci rassicura che siamo esistiti per davvero. E poi il tenero racconto di come avevi iniziato a fare l’attore con il tuo debutto contrastato dalle leggi razziali, nel ’38, proprio a Verona, dove eravamo in scena noi, insieme quella sera. Mi resta una traccia, dal vivo, una Jolie Fleur di Georges Brassens, con la tua voce che la racconta come meglio non si potrà più fare e la nostra canzone che ti accompagna. Dividere la scena e dividere la cena è stato il tuo regalo più grande per me. La tiratura del 19 gennaio 2014 è stata di 74.210 copie Atipici a chi Tra chimici flessibili e metalmeccanici rigidi Bruno Ugolini ● LADISPUTADIQUESTEORENELLACGILSULLENUOVENORME PER LA RAPPRESENTANZA NON HA IL SAPORE DELLA NOVITÀ. È uscito proprio in queste ore un volume Ediesse: La contrattazione collettiva in azienda. Una storia sospesa. Qui si racconta una specie di duello a distanza tra il sindacato dei lavoratori chimici, descritto dall’autore Franco Farina come innovativo e duttile, e il sindacato dei metalmeccanici visto come rigido e conservatore. Quel termine «sospesa» è riferito alla «contrattazione collettiva aziendale» che ha avuto, negli anni, un percorso accidentato, sfavorito da accordi di centralizzazione. Eppure oggi potrebbe aprirsi, secondo l’autore, par di capire, una fase nuova, malgrado la crisi. E magari, aggiungo io, per dar spazio a quella contrattazione capace di includere anche i precari, gli atipici. L’autore parte da un accordo interconfederale Buozzi-Mazzini del 1943. La discussione è subito accesa. L’articolazione contrattuale è considerata «divisiva, fonte di corporativizzazione». Così il primo Congresso della Cgil unitaria (1947), punta sul piano per la ricostruzione dell’Italia e configura una struttura contrattuale «esclusiva e accentrata». Con le categorie obbligate a sottoporre le rivendicazioni all’approvazione della Confederazione. E nel Congresso di Genova, nel 1949, Luciano Lama dichiara che «in questo momento noi non siamo favorevoli all’istituzione dei sindacati in azienda». La svolta è negli anni 50 con la sconfitta alla Fiat e l’autocritica di Di Vittorio e il cosiddetto «ritorno in fabbrica». Con un punto di approdo al quinto Congresso della Cgil (1960) a Milano. Al sesto Congresso a Bologna nel 1965 si discute di accordo qua.. . dro, di politica dei redditi. Arriviamo così al 1968, alle grandi In un libro vertenze contrattuali, all’audi Farina tunno caldo. Con i metalmeccanici (a dire il vero) all’avansul sindacato guardia nella conquista d’inteil duello se aziendali e di prime nuove aziendali unia distanza tra rappresentanze tarie. Il settimo congresso del«innovativi» e la Cgil (Livorno 1969) discute cambiamenti. Mentre al «conservatori» dei Congresso Cgil di Bari nel 1973 si propone «la saldatura tra le politiche contrattuali, aziendali e le riforme». Perché «rinchiudere i lavoratori all’interno delle fabbriche impiegando il potenziale combattivo delle masse su una linea puramente rivendicazionista a livello aziendale o portare le masse a lotte frontali, per obiettivi generici che escludono scelte di priorità e anche gradualità nei tempi, significa illudere le masse lavoratrici e preparare la sconfitta dell’azione di classe». Una linea perseguita con difficoltà finchè al congresso di Rimini del 1977 Luciano Lama dichiara che «poiché la scelta degli investimenti e dell’occupazione è quella prioritaria ogni altra rivendicazione, pur legittima, deve essere, a questa scelta, nettamente subordinata». È la premessa alla svolta dell’Eur del 1978, preceduta da un’intervista dello stesso Lama a la Repubblica. È la linea dei sacrifici in cambio di occupazione che fallisce a causa del «mancato supporto politico». Ed è a questo punto che appare evidente, secondo Farina, la diversità di approccio tra chimici e metalmeccanici. Ovvero tra flessibilità contrapposta a rigidità. La polemica passa attraverso la sconfitta alla Fiat nel 1980: «una vertenza sbagliata, con forme di lotta errate». C’è anche, da parte dei chimici, guidati allora da Sergio Cofferati, la richiesta di una riforma della struttura contrattuale non appoggiata da Bruno Trentin che incita a partire «dai pilastri», con un’allusione alle strutture sindacali aziendali, senza «tentare di partire dal tetto». E però Farina accusa poi lo stesso Trentin di aver dato spazio, con l’accordo del 1993, a «una riforma contrattuale centralizzata ignorando i pilastri su cui far perno per snellire la struttura negoziale e favorire la contrattazione aziendale». Una critica che Trentin ha sempre respinto sostenendo che quell’accordo prevedeva la diffusione del ruolo delle Rsu e salvava la contrattazione aziendale. Ora siamo, comunque, in una fase nuova e il libro su questa «storia sospesa», può essere di stimolo al prossimo confronto congressuale Cgil. Se è vero, come sostiene Farina, che la riforma della struttura contrattuale è più che mai essenziale perché l’attuale rappresenta una «gabbia d’acciaio». http://ugolini.blogspot.com/ RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 4 Primo piano Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it POLITICA Oggi prevista la direzione nazionale Il malessere dei bersaniani di GIOVANNI INNAMORATI ROMA - L’ala bersaniana del Pd si prepara a rendere difficile la vita a Matteo Renzi, oggi alla Direzione del Pd, dove il segretario presenterà quella che sarà la proposta di riforma elettorale del Pd. Le critiche anticipate ieri da Gianni Cuperlo, Stefano Fassina e gli altri “bersaniani” riguarderanno non solo il merito del sistema elettorale, ma anche il piano politico, con l’accusa di aver «riportato in vita» Berlusconi, con tanto di insidia per bloccare la riforma: pretendere un referendum tra gli iscritti del Pd. Ma il segretario non intende farsi infilzare ed è pronto a replicare spiegando innanzitutto di aver fatto tutto «alla luce del sole». Ieri Stefano Fassina ha detto di «essersi vergognato» dell’ingresso di Berlusconi nella sede del Pd. In ogni caso l’accordo col Cav, ha detto l’ex viceministro dell’Economia, «è stato fatto dal segretario e non dal Partito». E visto che tra gli iscritti Renzi «non ha la maggioranza» (prese il 45%), «sarebbe possibile consultare la base, gli iscritti» con un referendum anche telematico, come pure prevede lo statuto in un articolo mai utilizzato. A rilanciare l’idea del referendum tra i soli iscritti è l’altro bersaniano, Danilo Leva. E’ chiaro che un pur rapido referendum tra gli iscritti bloccherebbe l’iter parlamentare della riforma elettorale, che questa settimana deve essere licenziata dalla Commissione Affari costituzionali della Camera e lunedì 27 dovrebbe essere esaminata dall’aula. Se il referendum passasse in Direzione sarebbe la prima grossa sconfitta di Renzi, ma appare difficile che ciò avvenga. «Consultare la base del Pd sulla legge elettorale»? ha domandato la renziana Simona Bonafè: «Lo abbiamo già fatto con le primarie a cui ci siamo presentati con un preciso programma». Ma ha colpito il fatto che Fassina e Leva rilancino la contrapposizione tra i militanti, che alle primarie hanno decretato il trionfo di Renzi, e gli iscritti: tra i quali Renzi ha sì vinto senza però ottenere la maggioranza assoluta. Il segretario ieri ha visto Bersani all’ospedale di Parma Il Pd si divide sull’accordo Renzi si difende: «Tutto alla luce del sole», ma Fassina attacca: «Che vergona Berlusconi nella nostra sede» Contrapposizione che ha costretto Fassina a smentire che egli o altri pensino a una scissione “a sinistra”. E forse non a caso ieri si è registrata la visita di Renzi a Bersani ancora ricoverato all’ospedale di Parma. Secondo quanto si è appreso, all’incontro erano presenti anche il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, l’assessore regionale ai trasporti, Alfredo Peri e il presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli. E Bersani avrebbe detto che valuterà la proposta di Renzi senza pregiudizi. Gianni Cuperlo ha contestato sia il merito dell’accorso, rilanciando il doppio turno, sia il “metodo”, quello cioè di partire da un accordo non nella maggioranza bensì con Berlusconi che, oltretutto, sarebbe ora “rilegittimato”. «Cuperlo sbaglia - ha replicato Dario Parrini - rilegittimiamo Berlusconi se non facciamo le riforme, non facendole». Con un post su Facebook, Renzi ha ri- sposto punto per punto, anticipando il ragionamento di oggi: «Sono stato eletto alle primarie per cambiare le regole del gioco, per rilanciare sul lavoro, per dare un orizzonte al PD e all’Italia. Dopo 20 anni di chiacchiere, in un mese abbiamo il primo obiettivo a portata di mano». Insomma quello con il Cavaliere è un «accordo, trasparente e alla luce del sole». «Per una volta - ha aggiunto - facciamo ciò che abbiamo promesso», unica via per «ridare credibilità alla politica». PREFERENZE A sorpresa la contrapposizione coinvolge anche la minoranza del Pd I piccoli partiti aprono il fronte del “no” Grillo ironizza: «Due extraparlamentari in sintonia. A fine febbraio proposta del M5S di TEODORO FULGIONE L’attacco ironico di Beppe Grillo all’intesa tra Berlusconi e Renzi ROMA - No alle liste bloccate. I piccoli partiti, nella maggioranza come all’opposizione, si riuniscono sotto il “vessillo delle preferenze” e annunciano battaglia sulla riforma della legge elettorale. Nasce così il “fronte del no” che va da Ncd e arriva fino a M5S; ma, a sorpresa, coinvolge anche la minoranza del Pd che contesta apertamente il metodo e l’intesa raggiunta al Nazareno. Nella maggioranza, accantonate le minacce di far cadere il governo, Nuovo Centrodestra “Per l’Italia”e Scelta Civica sembrano aver scelto il Parlamento come campo di confronto per bloccare una legge che mira a limitare il peso politico dei piccoli e, in alcuni casi, li condannerebbe addirittura alla scomparsa. All’opposizione le critiche più dure arrivano da M5S e Sel, mentre la Lega non nasconde il ti- more che la riforma proposta punti ad eliminare il Carroccio da Camera e Senato. In ogni caso, le previsioni sulle conseguenze dell’intesa Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale sono state ribaltate: non c’è stato alcuno scossone per la tenuta del governo Letta, che anzi appare in qualche modo rassicurato dalle parole del segretario del Pd e dalla promessa collaborazione del leader di Forza Italia al processo delle Riforme. Il premier intanto lavora a “Impegno 2014” e attende gli esiti della decisiva direzione Dem di oggi sulla legge elettorale. In subbuglio è, invece, il Pd. Le fibrillazioni interne ai Dem sono amplificate dalle perplessità sulla «rilegittimazione di Berlusconi da parte di Renzi», espresse dal presidente Gianni Cuperlo, e dall’attacco dell’ex viceministro Stefano Fassi- na che dice di «essersi vergognato per l’arrivo del Cavaliere nella sede del partito». I piccoli non gradiscono per nulla la proposta Renzi-Cav e brandiscono la mancanza delle preferenze come arma d’attacco. Anzi, ne fanno il proprio vessillo. Angelino Alfano accusa il segretario del Pd e Berlusconi di voler impedire «alla gente di scegliersi i parlamentari attraverso un sistema di liste bloccate». Il leader di Ncd non usa mezzi termini ma è comunque soddisfatto perchè - spiega - «il modello spagnolo che avrebbe ucciso nella culla il Ncd è saltato». D’altro canto, il vicepremier conferma di aver aperto un canale di comunicazione proprio con Renzi che dovrebbe scongiurare improvvise rotture: «Abbiamo avuto vari sms di commento e analisi della situazio- Alfano li accusa di impedire alla gente di scegliere ne - ammette Alfano - Ci scambieremo documenti e carte» sulla legge elettorale. All’opposizione M5S e Sel attaccano a testa bassa. Beppe Grillo, come al solito, usa l’ironia per colpire Renzi e Berlusconi, “due extra-parlamentari”: «La Profonda Sintonia con un pregiudicato al quale vengono affidate le sorti del Paese attraverso una nuova legge elettorale è un’allucinazione», scrive sul suo blog sottolineando che l’ex premier «è stato scaraventato fuori dalla finestra del Senato per frode fiscale dal M5S» ed ora «è chiamato a fare le leggi dal Pd». Il M5S presenterà una sua proposta a fine febbraio. Nichi Vendola si rivolge direttamente al segretario del Pd: «L’eliminazione delle forze più piccole non è solo una lesione del diritto alla rappresentanza - afferma - ma una scelta pericolosa perchè spesso quelle minoranze drenano consenso che potrebbe altrimenti finire alle forze populiste». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it 5 IN BASILICATA Pittella pensa a un’adunata con i dipendenti di via Verrastro L’incontro coi regionali, la chat e il sostegno al modello Renzi Marcello Pittella IL SISTEMA Listini bloccati e circoscrizioni provinciali CIRCOSCRIZIONI plurinominali piccole; listini bloccati di 4-5 nomi; ripartizione dei seggi su base nazionale tra i partiti che superano il 5%; premio di maggioranza alla coalizione più votata, per accedere alla quale occorre superare una soglia. Sono queste le linee guida del modello elettorale a cui sta lavorando il segretario del Pd, Matteo Renzi: la proposta che porterà oggi alla direzione del Pd. Insomma, il modello "Spagnolo" perde decisamente i suoi connotati per diventare sempre più Italiano. La segreteria di Renzi ha pensato a delle circoscrizioni molto più piccole (grosso modo su base provinciale), in ciascuna delle quali si eleggono in media 5-6 parlamentari; quindi gli elettori si troverebbero dinanzi brevi listini bloccati. A parte un certo numero di seggi che verrebbero assegnati in ciascuna circoscrizione sulla base dei quozienti raggiunti dai partiti maggiori (in una circoscrizioni con 5 seggi, occorre il 20% per ciascuno di essi), i restanti voti verrebbero recuperati e riportati a livello nazionale, per un riparto definitivo di tutti gli scranni. Ma per accedere al riparto dei seggi ciascun partito dovrà superare una soglia a livello nazionale: la proposta che Renzi porterà in Direzione la fissa al 5% per i partiti, mentre ci sarà una ulteriore soglia per le coalizioni (8%) e per i partiti che corrono da soli il 10% (per disincentivare la corsa in solitaria). Inoltre, c'è il premio di maggioranza: verrà prevista una soglia minima che consentirà di ottenerlo, a cui si lavora in queste ore, e che potrebbe essere tra il 35% e il 40%. Tutti questi punti, naturalmente dovranno confrontarsi in Parlamento con le proposte degli altri partiti, a partire dall’introduzione delle preferenze al posto dei listini bloccati. | FRATELLI D’ITALIA | Un anno vissuto «per restituire ai lucani la libertà» Gianni Rosa a un incontro dei Fratelli d’Italia «IL 19 gennaio del 2013 po dei Fratelli lucani si è , 23 lucani decidono di ulteriormente allargato fondare anche in Basili- dando spazio ad amici e cata Fratelli d'Italia, il amiche provenienti da neonato partito guidato diverse esperienze e culda Giorgia Meloni e Gui- ture, ma uniti dalla cado Crosetto a livello na- parbietà di costruire zionale. In Basilicata, quel centrodestra che i una parte del centrode- lucani si aspettano. Un stra comprende che bi- centrodestra che spazzi sogna andare oltre l'im- via il potere che in oltre mobilismo dell'allora vent'anni ha fagocitato Pdl e far sapere ai lucani diritti e doveri, un cenche insieme si può co- trodestra che riporti il struire una Basilicata cittadino al centro delsenza più padroni e pa- l'azione di governo e che restituisca alla Basilicadrini». Ricordano così quel ta il suo diritto alla libergiorno, nel suo primo tà. Un grazie dunque a anniversario, Gianni chi ha osato credere in Rosa, portavoce regio- un sogno e ha contribuinale Basilicata Dino Bel- to a trasformarlo in lettieri, portavoce pro- realtà; a chi ha ritrovato vinciale Potenza Franco nella politica un'emoDi Pierro, portavoce zione da condividere provinciale Matera e con tanti altri avviando Marina Buoncristiano, il percorso di Officina Officina Basilicata. Basilicata; un grazie ai «Dodici mesi intensi, co- cittadini che con loro vominciati con le elezioni to hanno dimostrato di politiche e conclusisi credere in noi. Il 2014, con quelle regionali. appena iniziato, sarà L'impegno costante e di- l'anno in cui completesinteressato di tanti uo- remo il processo orgamini e donne ci ha con- nizzativo e politico per segnato due risultati contrapporre la nostra elettorali lusinghieri. idea di libertà e coraggio Oggi, dopo un anno, da al sistema messo in piequei 23 pionieri il grup- di dalle sinistre». POTENZA - Da una parte la macchina amministrativa, dall'altra la comunità lucana. Si muove tra queste due coordinate l'agenda prossima del governatore Marcello Pittella. Reduce da una tre giorni romana, rinfrancato dal sostegno di Renzi, il presidente continua la sua marcia a tappe forzate, mentre attorno a lui si tesse ancora lo schema di correnti e appartenenze. De Filippo lancia i suoi uomini in campo, i cuperliani di lotta e di governo sono tra color che son sospesi, la stessa macroarea dei renziani è suddivisa in tre, quattro rivoletti che si giocano la partita della segreteria regionale. Ma il governatore ha fretta, e non ha alternative. Rimettere in moto le cose e comunicare con la gente, le sue ossessioni. Il suo personalissimo programma viaggia in autonomia rispetto allo schema classico dell'interlocuzione politica, del confronto con gli alleati, e della comunicazione istituzionale. E da dove partire se non dal Palazzo? A parte la questione dirigenti ci sono tutti gli altri, il gran numero di dipendenti pubblici, molti sfiduciati, demotivati, eppure anello fondamentale della buna riuscita o dell'affossamento di un progetto. Nell'acquario regione non è mai stato semplice riuscire a stabilire regole. Impiegati e amministrativi confusi con il via vai di sindaci, imprenditori, rappresentanti di categorie sociali. Come interloquire, come parlare, come praticare le priorità? Convocare tutti gli impiegati e i funzionari e i dirigenti della Regione è uno dei propositi in agenda del governatore: un'adunata di lavoro per spiegare “che o si fa così o si muore”, il suo refrain. Chiamarli, insomma, a una responsabilità di funzione, come del resto aveva anticipato in campagna elettorale. E poi la gente, parlare con la gente. Bypassando la mediazione della comunicazione istituzionale. Ed é, probabilmente per venerdì, che Pittella ha programmato di incontrare in chat i lucani, modello Renzi. Un dialogo diretto che, sin dalle primarie, sembra essere il tratto caratteristico del suo mandato amministrativo e politico. Tessere dunque rapporti diretti, spingendo sulle deleghe affidate agli assessori. All'assessore Berlinguer, ad esempio, l'ingrato compito di studiare una rimodulazione del sistema delle royalty. Se questo è lo schema la politica lucana si avvia ad avere due distinte strade, come finora non era mai successo: l'autonomia delle prerogative, da una parte quelle del Consiglio, guidato da Lacorazza, da una parte quelle del presidente che, pur invocando l'armistizio all'ultima riunione regionale, non si preoccupa più di tanto di fare engagement. Vedremo nelle prossime ore anche gli effetti lucani della scelta di Renzi di rilegittimare Berlusconi. DEFILIPPIANI Il giorno dopo la nascita della corrente Guerrieri spartani o leali alleati? Vito-Leonida tiene ancora banco «CHIAMARE alle armi il proprio esercito contro novelli persiani in contemporanea con l’incontro Renzi-Berlusconi che, di fatto, ha sparigliato le carte in entrambi i “campi militari” (centrosinistra e centrodestra) è decisamente antistorico. E’ inoltre, politicamente, un segnale di non accettare il processo di rivoluzione in atto dopo il voto popolare di metà novembre». E’ racchiusa in queste parole di Antonio Annale, dirigente regionale dell’Associazione socialisti riformisti lucani, e candidato della lista Pittella Presidente, la risposta al battesimo della corrente dei fedelissimi dell’ex governatore Vito De Filippo che si è tenuto sabato sera al Cecilia di Tito. Annale punta il dito contro i «troppi individualismi e personalismi», che rischiano di «travalicare il confronto pure aspro, se necessario, per trasformarsi in guerre tra eserciti. Oppure in una gara a chi è il migliore comandante che possa fregiarsi del basco da rivoluzionario». Da qui l’invito a riconoscere nei fatti «il successo di consenso elettorale di Marcello Pittella e della sua innovativa proposta di governo regionale lasciando lavorare in pace i nuovi assessori senza far ricorso a polemiche strumentali e persino guerre di religione». Altrimenti ad «uscire in campo aperto» abbandonando la guerriglia cara ai 300 spartani di Leonida citati da De Filippo. Risponde con le parole di Dan Millman Domenico Martino, giovane vice sindaco di Pomarico e candidato con il Centro democratico, per cui “diventi un guerriero nel momento in cui ti assumi la piena responsabilità della tua vita”. Quanto al dibattito interno al Pd Martino si dice interessato alla voce dei giovani molto più che a quella di leggendari condottieri dell’antica Grecia, o nuovi Messia - e qui il riferimento è a Pittella bravi ad annunciare rivoluzioni ma an- Annale: «Riconoscano il nuovo o escano allo scoperto» Vito De Filippo cora lontani dai fatti. Di tutt’altro tenore, invece, il commento di Giovanni Alfredo Chieppa, militante del Pd di Rionero. Secondo l’ex assessore quello di sabato al Cecilia è stato: «un incontro politico davvero stimolante dal punto di vista culturale che ha visto in campo gli amici di Vito De Filippo e di Carmine Castelgrande impegnati in una discussione che ha avuto ad oggetto il futuro del partito democratico, la necessità e le ragioni di tenere compatta la nostra area, il bisogno di costruire una rete su tutto il territorio regionale finalizzata ad attivare virtuosi percorsi di coinvolgimento politico e di stimolarne,infine, una sana e convinta militanza degli iscritti». «Il fare politica deve connotarsi per la qualità delle questioni che si riescono a mettere sul tavolo della discussione istituzionale». Aggiunge Chieppa. Quindi da “amico” dell’ex governatore si dice pronto a «studiare di più e confrontarsi in ogni sede per favorire l’attuazione di soluzioni migliorative a vantaggio della nostra terra, specialmente adesso che la regione è retta da un nuovo Governo e da assessori tecnici la cui missione certo non sarà facile da attuare per la complessità delle questioni da affrontare». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 6 Primo piano Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it L’INTERVISTA Il sindaco di Melfi e segretario regionele Psi, Livio Valvano Un Livio Valvano a tutto campo spiega la sua idea di città non lesinando critiche ESATTAMENTE dopo due anni e mezzo dal suo insediamento, il sindaco Valvano ed il centrosinistra di Melfi, decidono di “rigenerare”, coniando lo slogan utilizzato per questo rimpasto. Si riparte. Il perché di questa scelta e, soprattutto il futuro della città federiciana, le ha spiegate rispondendo punto su punto a una serie di domande, non risparmiando “frecciatine” a chi lo critica aspramente di EMILIO FIDANZIO Prima di tutto cosa intende per “Rigenerazione”. «Non è uno slogan. La guida della città richiede uno sforzo di analisi, di visione, di interpretazione del futuro. Dall’anno 2004 Melfi non cresce più; dal 1991, prima dell’insediamento Fiat, al 2004 la crescita della popolazione è stata modesta, 8% circa. Dal 2004 ad oggi solo 600 abitanti in più, corrispondenti ai 580 stranieri. La superficie urbana, invece, è cresciuta del 40% circa. La città si è estesa a dismisura in area bicocca con una crescita del 40% circa non assistita dalle necessarie attenzioni; viabilità, infrastrutture e opere di urbanizzazione quasi inesistenti. Il notevole incremento della superficie impermeabile ha fatto aumentare le criticità in caso si piogge. Sono aumentati i costi per i servizi, non ancora adeguati alla nuova dimensione urbana, mentre lo Stato fa una vera e propria guerra ai comuni togliendo ogni anno i trasferimenti (circa 2 milioni), ci espropria l’Ici sui capannoni industriali e vieta l’utilizzo delle risorse per fare nuove opere pubbliche. Rigenerare la città significa abbandonare l’idea insensata dell’espansione urbana; significa concentrare l’attenzione degli interventi pubblici e privati sulla rigenerazione del centro storico. Significa fare ogni sforzo per completare le infrastrutture mai fatte da decenni, riparare le ferite come quella dei 123 alloggi Ater, recuperare le 1.000 unità abitative abbandonate nel centro storico, risolvere il disagio dei prefabbricati di c/da s.abbruzzese, affrontare il problema dei quartieri degradati. Insomma è necessario riparare i disagi cronici e ripristinare la vitalità del cuore cittadino. Rigenerare significa soprattutto fare un grande sforzo collettivo, di sintonia sull’obiettivo di far crescere la qualità del tessuto urbano già costruito, delle relazioni sociali, dei servizi, della cultura nel senso più ampio del termine. Si è deciso di riconfermare in pratica lo schema politico che ha vinto l’elezione nel 2011, con l’unica eccezione dell’Idv che ha deciso di uscire. «Italia dei Valori non è uscita dalla maggioranza; stare in maggioranza non significa avere un posto in giunta. Partecipare all’amministrazione della città significa condividere un progetto. Mi sembra che Idv condivida questa impostazione». Restano fuori dalla giunta Centro Democratico e Realtà Italia. Fanno ancora parte della maggioranza? «Centro Democratico a Melfi emerge solo dopo le elezioni regionali. Ho stima personale nei confronti del consigliere Montanarella e so che saprà anteporre gli interessi della città rispetto alle ambizioni personali; se rispetteremo gli impegni programmatici nei confronti della città sono certo che ci sosterrà. Le re- «Dobbiamo sforzarci di far crescere il tessuto urbano» «Melfi ha una storica incapacità di attirare residenti» Operazione Rigenerazione A due anni e mezzo dall’insediamento il bilancio in chiaroscuro del sindaco lazioni con Realtà Italia mi sembrano buone; è una nuova forza politica nata nel centrosinistra durante le elezioni regionali. Hanno dato la loro disponibilità ad assumersi le responsabilità politiche e di governo». Come giudica questa prima parte di mandato. «Difficile, molto difficile. E’ stato fatto un grande lavoro per fronteggiare l’aggressione contro i Comuni esplosa nel 2011. Tra i debiti che ci hanno lasciato, le opere incompiute, le ferite urbane, gli innumerevoli problemi non affrontati e gli sprechi su alcuni servizi, la Giunta di centrosinistra ha fatto un lavoro durissimo, logorante. Un lavoro che non si può comprendere appieno ma che si percepirà meglio nel tempo. Tra gli aspetti sicuramente più positivi, il discorso tasse, Melfi ha una pressione fiscale decisamente bassa e la battaglia ambientale che ha visto Lei e la sua giunta in prima fila, Fenice e discariche. Melfi è stato il primo comune nel 2012 a sterilizzare l’Imu sulla prima casa, un caso nazionale. Dal 2012 siamo il Comune che fa pagare la tassa rifiuti più bassa della Basilicata. Abbiamo portato la percentuale della differenziata dal 9% all’odierno 53%. Finalmente stiamo “affamando” il forno dell’inceneritore Fenice e stiamo affrontando la questione ambientale come punto nevralgico dell’amministrazione. Abbiamo acquisito risorse per valutare l’impatto ambientale dell’inceneritore e se insisteremo su questa strada saremo in grado di prendere anche decisioni difficili. Stiamo investendo per tenere l’ambiente in un contesto di compatibilità con l’industria. E’ un equilibrio difficile che non reggerebbe all’insediamento di discariche di rifiuti speciali che non possiamo consentire. Abbiamo seminato per favorire investimenti pubblici e privati nel settore dell’energia e nella riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.» Dove invece oggettivamente si poteva fare di più. «In questi due anni ho dovuto prendere atto della storica incapacità della città di attirare residenti; oltre il 90 per cento di coloro che lavorano nell’area industriale non risiedono a Melfi, a differenza di quanto accade altrove, a Termoli per esempio, dove più dell’80% dei lavoratori dell’industria è residente nella città. Sono numeri, è vero, ma esprimono la capacità attrattiva del sistema città che non può essere semplicemente affidata alla “grandezza di una storia millenaria”. Da 20 anni i lavoratori dell’industria preferiscono Lavello, Rapolla o gli altri Comuni più lontani. Salvo che non si pensi a Melfi come luogo riservato ad una elite, per pochi, è evidente che bisogna convincersi della necessità di uno sforzo collettivo, pubblico e privato, rivolto a riqualificare, appunto rigenerare le condizioni per cui la città diventi attrattiva nel rapporto qualità dei servizi e costo della vita. E’ necessario vincere la battaglia istituzionale determinata dall’emergenza finanziaria nazionale; dobbiamo trovare finanziamenti esterni per fare le infrastrutture che mancano da decenni. E’ più difficile e ci vuole più tempo, non si può fare come si è fatto nei precedenti 10 anni indebitando senza freni il Comune fino a 11 milioni di euro. Dobbiamo far crescere l’organizzazione dei servizi che devono essere più orientati ai cittadini, introdurne di nuovi come abbiamo fatto con la piscina e dobbiamo assolutamente trovare le risorse per rea- lizzare una infrastruttura culturale prevista nel nostro programma per dar spazio alla creatività, all’arte, alla cultura in generale». La cultura è un tema delicato. Lo dimostrano le critiche degli ultimi tempi. Perché ha deciso di tenere per se la delega alla cultura? «Per comunicare a tutti che la cultura è la dimensione prioritaria del programma di governo. E’ l’unica delega che ho trattenuto e voglio assumermi la massima responsabilità. Sull’argomento stimolerò un lavoro massimamente collegiale con il coinvolgimento delle associazioni che avranno voglia di lavorare facendo parte di una grande squadra». Cosa si dovranno aspettare i melfitani nell’immediato futuro. Quali i primi interventi previsti? «Stiamo lavorando per migliorare l’efficienza dei servizi, per realizzare nuove infrastrutture turistiche di grande rilievo, per stimolare investimenti nell’edilizia privata nel centro storico, per colmare le tante lacune infrastrutturali nelle aree periferiche. Abbiamo recuperato l’assoluta inattività amministrativa sui progetti per la realizzazione di impianti eolici, contrattualizzando oltre 20 milioni di euro di compensazioni ambientali che saranno riversati in investimenti di rigenerazione energetica ed urbana del centro cittadino. Sarà una grande occasione per la città». Lei è anche il Segretario regionale dei socialisti. Cosa si prova a guidare un partito che proprio in Basilicata dimostra la sua forza ed a Melfi in particolare? «Un grande onore. Una storia lunga e importante. Conoscere e condividere, anche solo in parte, la cultura politica del socialismo liberale aiuta a tenere la barra a dritta, a tenere le distanze da ogni forma di egoismo, a tendere verso l’affermazione del bene comune. Rappresentare una cultura politica di questo spessore ti pone quotidianamente di fronte all’interrogativo di esserne o meno all’altezza. Il balzo in avanti alle ultime regionali (8,4% in provincia di Potenza, non accadeva da decenni) ci carica di molte responsabilità». L’opposizione l’ha invitata a dimettersi. Cosa risponde? «In quel manifesto ho trovato la conferma che siamo sulla strada giusta. Ci accusano di seguire una politica di discontinuità, antitetica con le loro sorpassate visioni urbane. Alla diversa visione, però, si aggiungono le bugie; con le bugie non si fa il bene della collettività. La bugia dei 300 alloggi abbaglia ma alla lunga sarà un boomerang; negli anni scorsi il centrodestra si è dissolto proprio su quell’argomento, visto che dal 2007 al 2010 non è stata firmata la convenzione con le cooperative emiliane e laziali che avrebbero dovuto realizzare alloggi di edilizia privata. Ci hanno messo 3 anni a pensare se firmare o non firmare; alla fine non hanno firmato perché non si sono messi d’accordo su qualcosa e meno male che sono franati altrimenti oggi staremmo a dover andare dietro ad altri chilometri di strade e opere pubbliche su suoli agricoli, facendo crescere il tessuto urbano a dismisura per realizzare altri 500 alloggi verso la chiesa dell’Incoronata. Lorenzo Pagliuca all’epoca Presidente dell’Azienda 167 ed Ernesto Navazio in quel momento sindaco di Melfi dovrebbero spiegare alla città perché non hanno trovato quell’intesa; perché non hanno dato il via libera alla cooperativa Emiliana che ha trovato successivamente convenienza a dirigersi verso altri mercati ? L’accusa sull’incremento delle tasse è patetica; abbiamo il livello fiscale più basso della Basilicata. In sintesi non ho risposte per loro». «La cultura sarà prioritaria nell’azione del governo» «La minoranza dice bugie che non fanno bene alla comunità» RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 8 Primo piano Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it CROLLO VICO PIAVE Ieri nuovo sopralluogo tecnico sul disastro In attesa dei documenti dalla Regione Si indaga anche su abusi edilizi Sotto la lente della Procura i tre piani costruiti sopra il corpo originario della palazzina di ANTONIO CORRADO MATERA – Si indaga anche sull’ipotesi di abusi edilizi, probabilmente regolarizzati solo sulla carta, per fare luce sulle cause del crollo in vico Piave. La palazzina collassata improvvisamente, avrebbe patito un peso sproporzionato rispetto a quanto poteva sopportare, quando fu realizzata agli inizi del Novecento. L’ipotesi investigativa starebbe prendendo corpo attraverso la documentazione che la Procura ha richiesto alla Regione e che gli uffici di via Anzio forniranno nei prossimi giorni. In pratica il civico 22 di vico Piave, ma probabilmente anche le palazzine limitrofe, avrebbero dovuto avere solo il piano terra e un ammezzato; dagli anni Settanta, non si sa se abusivamente o in possesso di qualche sanatoria, pare che con la dicitura “sostituzione di solaio”siano stati realizzati gli altri tre piani, più una mansarda al civico 20, che si reggevano praticamente su di un basamento argilloso, concepito originariamente per reggere solo i muri portanti e l’ammezzato. Un carico probabilmente intollerabile per quei muri larghi solo 50 centimetri, come attesta anche il verbale redatto il 23 dicembre 2013 dall’ingegnere comunale Lamacchia Acito. Quindi, la Procura starebbe spulciando tutto il fascicolo storico dell’edificio, per capire quando e con quali autorizzazioni siano stati realizzati quei piani aggiuntivi circa 40 anni fa. Dietro vico Piave, insomma, po- trebbe nascondersi una delle tante storie all’italiana di concessioni in sanatoria, condoni e ordinari abusi sanati al buio. Tutte ipotesi per il momento, perché l’ufficio della dottoressa Annunziata Cazzetta, che coordina le indagini interforze, sta lavorando alacremente per verificarle. Un’opera che in questa fase calda non conosce pause, procedendo a ritmi serrati anche di domenica e sotto una pioggia battente. Ieri mattina, infatti, il procuratore capo di Matera, Celestina Gravina, ha effettuato insieme al pm Cazzetta un sopralluogo alla presenza di un pool di Consulenti tecnici d’ufficio, capeggiato dal dottor Albino Colella. La delegazione, accompagnata dai carabinieri, è arrivata in vico Piave alle 10.40 sotto una pioggia torrenziale. Dopo circa cinque minuti di briefing nella zona libera dal sequestro alla presenza anche di Pino Montemurro, dirigente dell’ufficio Ambiente del Comune, sono entrati nell’area del cratere del crollo con l’ausilio dei Vigili del fuoco, coordinati dal comandante Eugenio Barisano. Dopo una prima occhiata al cumulo di macerie, dove si sono fermati a discutere per qualche minuto, il pool è entrato nel civico 20, quello da cui si accedeva ai cantieri per la realizzazione del ristorante con galleria d’arte di Nico Andrisani. Non si sa su cosa si sia soffermata l’attenzione degli in- In origine l’edificio aveva solo un ammezzato quirenti, ma è certo che da quel lato si può ancora vedere il muro portante su cui lavorava la ditta esecutrice dei lavori, che è rimasto in piedi. A pochissimi metri, sotto le macerie, è stato trovato il corpo senza vita di Antonella Dina Favale. Un sopralluogo durato ventidue minuti, alle 11.02 i magistrati si sono allontanati dall’area ed il procuratore capo, avvicinato dal Quotidiano, non ha lasciato trapelare nulla, trincerandosi dietro la frase protocollare: «La legge non consente di dare notizie sulle indagini». Risulta, comunque, al Quotidiano che l’attenzione della Procura sia concentrata anche su quei tre piani realizzati negli anni Settanta. Lì potrebbe celarsi la causa storica della debolezza strutturale di quell’edificio, che potrebbe essere stata ulteriormente sollecitata da interventi successivi. Resta il dato, testimoniato da tutti i residenti, che su quella facciata recentemente ristrutturata si erano aperte delle crepe vistose e visibili anche a distanza. Non un pericolo immediato, almeno a leggere il verbale dei Vigili del fuoco, ma certamente da non far stare tranquilli. Ci si augura che le indagini facciano presto chiarezza, ma il sopralluogo di ieri mattina, domenica e sotto una pioggia battente, lascia presagire che la Procura vuole capire subito chi e perché deve rispondere di questo disastro, ampiamente annunciato e prevedibile. [email protected] Ci sarebbe un permesso di sostituzione del solaio © RIPRODUZIONE RISERVATA L’immagine triste degli sfollati con le borse piene di indumenti ed effetti personali Sotto la pioggia a recuperare pezzi di vita I residenti delle palazzine di fronte sperano di rientrare a casa dopo la messa in sicurezza dell’area sequestrata I residenti in attesa di entrare nelle loro abitazioni E’ UN’immagine molto triste, quella dei residenti di vico Piave, intenti a chiedere un’autorizzazione agli agenti del Corpo forestale dello Stato, per entrare nelle loro case recuperare quelle poche masserizie ancora prelevabili al fine di poter restituire una parvenza di normalità alla propria vita estirpata altrove. Loro, quelli delle palazzine prospicienti il civico 22, sperano che presto venga messo in sicurezza il varco di accesso alle loro abitazioni. «Noi non c’entriamo niente con il crollo», dice una signora, che preferisce aspettare il marito prima di entrare, con il terrore ancora negli occhi dopo otto giorni. Quella mattina del 11 gennaio alle 7.40 era in casa con i suoi due figli piccoli, «all’improvviso abbiamo sentito un boato ed un rumore molto simile a quello di un grosso camion che scarica, poi la nuvola di polvere e la constatazione del disastro». Ora si sono trasferiti altrove, ma in vico Piave ieri mattina sono tornati a recuperare un po’ di vestiario, qualche alimento deperibile, come un bustone di mandarini. Stessa scena si ripete con un anziano accompagnato dal figlio 40enne, che ha recuperato una cassetta di arance e qualche altro bene. Loro abitano da quasi mezzo secolo in vico Piave e mai avrebbero immaginato che un evento così drammatico, li avrebbe sradicati violentemente dalla loro quotidianità. Oggi tutti i dirimpettai alla palazzina crollata, sperano di poter tornare presto a casa, anche se per entrare dovranno attraversare un tunnel di sicurezza. Intanto inizia a manifestarsi un altra preoccupazione: quale sarà l’effetto della prevedibili piogge torrenziali tra la coda dell’inverno e l’inizio della primavera su quel tufo ormai esposto? Una domanda legittima, a cui occorrerebbe fornire una risposta in tempi rapidi, perchè se prima le infiltrazioni d’acqua erano subdole, probabilmente affioranti dalle fondamenta, ora il corpo di fabbrica delle due palazzine limitrofe a quella crollata è completamente esposto alle intemperie. La riflessione veniva spontanea già ieri mattina, guardando la pioggia battente che si insinuava tra gli effetti personali di quelle vite sgomberate o spezzate, come nel caso della 31enne Antonella Favale. Un’acqua che rischia di trasformare in poltiglia anche quelle macerie da cui verosimilmente gli inquirenti si augurano di trovare delle risposte. Che dire poi dei civici 18 e 20, ormai abbandonati senza intravedere un futuro immediato? [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it 9 LE CARTE PUBBLICATE Il verbale dei Vigili del fuoco La lunga perizia del Comune Tra i documenti più interessanti postati da Anna Di Pede c’è quel verbale redatto dai Vigili del fuoco il 15 dicembre, a firma dell’ingegner Lisanti, da cui si evince la sostanziale debolezza strutturale di quella palazzina e la prescrizione a procedere con urgenza per la messa in sicurezza Poi c’è quella lunga perizia redatta dall’ingnegnere comunale Lamacchia Acito il 23 dicembre, in cui sostanzialmente si ribadisce quanto certificato dai Vigili del fuoco aggiungendo il dato della debolezza dei muri portanti. Elementi che, secondo Anna Di Pede, dovevano indurre l’ente a sgomberare immediatamente. Uno spazio virtuale “creativo” Le referenze di Anna Di Pede Ecco la home del profilo Facebook di Anna Di Pede, tutta ispirata alla Nestle, dove dice di lavorare, ed alla solidarietà per i residenti di vico Piave, riportando come immagine del profilo quella della locandina recante l’iban per inviare eventuali contributi in denaro. Una scheda di profilo con informazioni molto scarne, che appaiono piuttosto creative, quella di Anna Di Pede, che dice di aver studiato all’Istituto tecnico di Matera, poi all’università Bicocca di Milano, dove oggi dice di lavorare presso la multinazionale Nestle Irrompe nella piazza virtuale il nuovo profilo di Anna Di Pede che mostra tutto. Ma chi è? I documenti d’indagine finiscono su Facebook di ANTONIO CORRADO Il sopralluogo della Procura ieri mattina in vico Piave, con il Ctu Colella, il pm Cazzetta ed il procuratore capo Celestina Gravina (foto Cosimo Martemucci) Un altro momento del sopralluogo CHI è Anna Di Pede, come fa a conoscere tante notizie sul caso di vico Piave e, soprattutto, come fa a postare sul suo recentissimo profilo Facebook documenti riservati, perchè rientranti nel fascicolo delle indagini? La domanda nasce spontanea, imbattendosi su questo nuovo profilo aperto tra mercoledì e giovedì scorsi, sembra per buttare da subito benzina sul fuoco del drammatico crollo in vico Piave. In particolare, colpisce il fatto che Anna Di Pede non mostri alcuna foto di sè; anzi usi come immagine del profilo la locandina simbolo della raccolta fondi della Caritas, parlando solo del caso di vico Piave, senza mostrare altri interessi, come normalmente accade su di un profilo social. Tutti dati oggettivi, che fanno riflettere sull’identità di Anna Di Pede. I dubbi, però, aumentano e si fanno insinuanti quando sabato sera, Anna posta tre documenti importantissimi, che sono già nel fascicolo della Procura, oltre che nei competenti uffici che li hanno rilasciati: il verbale redatto dai Vigili del fuoco dopo il sopralluogo del 15 dicembre 2013 in vico Piave, un documento autorizzativo ai lavori per il ristorante al piano terra della palazzina crollata e il lungo verbale redatto dall’ingegnere Lamacchia Acito del Comune, dopo il sopralluogo del 23 dicembre 2013. Allora, ci chiediamo: come fa Anna Di Pede a possedere questi documenti riservatissimi e deli- cati, da cui si evince, tra l’altro, anche qualche primo profilo di responsabilità? La nostra curiosità si fa morbosa, insieme con i dubbi più che legittimi sulla reale identità della signora Di Pede, ufficialmente laureata all’università “Bicocca” di Milano, dopo gli studi ed il diploma all’Istituto tecnico commerciale di Matera. Oggi Anna Di Pede dichiara di vivere a Milano e lavorare alla Nestle, tanto che sulla sua immagine di copertina campeggia una vecchia locandina pubblicitaria di farina lattea, apparte- nente al noto marchio milanese di leccornie. Anna Di Pede attacca il Comune di Matera, evidenziandone presunte responsabilità nel mancato sgombero, come ripete fino all’esasperazione. Intanto, tra le amicizie di questa simpatica materana che vive a Milano, ma sa tutto sul crollo di vico Piave, crescono ogni giorno di più, tra giornalisti, assessori comunali, consiglieri regionali ed altri personaggi noti di Matera, che evidentemente hanno accettato la sua amicizia per seguire quanto avesse da comunicare. Come le decine di materani che commentano le sue dichiarazioni in bacheca. In effetti, le notizie sul profilo di Anna Di Pede ci sono, seppure a senso unico, confermando che Facebook nel caso di vico Piave rappresenta un luogo virtuale dove si sta già svolgendo una sorta di processo. Come quello a Nico Andrisani, committente dei lavori per il ristorante, che proprio mercoledì scorso, dopo aver postato la sua posizione su Facebook, si è improvvisamente cancellato dal social. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA RIVELAZIONI SUL SOCIAL Ecco i post che scottano ECCO alcuni post di Anna Di Pede, che ne fanno capire l’orientamento: “Al comune di matera sapevano tutto! Il sopralluogo effettuato dall'ingegnere del comune (sottoposto dello stesso ingegnere che abitava al civico 18 ) controfirmato dal dirigente del comune. Il sindaco non solo sapeva tutto, ma poteva far e...vacuare il palazzo. Ha preferito spostare l'opinione pubblica sui lavori, che erano fermi da un mese. Inoltre nel palazzo del civico 18 vi erano stati lavori di ristrutturazione nei mesi di giugno, luglio e agosto! Perchè non viene riferito tutto que- sto? Visualizza altro”. Poi ancora: “Sono riuscita ad avere i documenti che dal comune della terza città più antica del mondo non fanno trapelare! Il sindaco il 23 dicembre era stato informato dal suo tecnico e dal suo dirigente che il muro che divideva i 2 palazzi era a rischio!! Ovviamente non potevano disturbare l'ingegnere del terzo piano e mezzo! Come mai sindaco questo non lo dici in tv e ai giornali?”. Poi la documentazione tra i Vigili del fuoco ed il Comune, accompagnata dal post: “Il sopralluogo ha interessato il palazzo del civico 18 e 20, per in- tenderci quello dell'ingegnere del terzo piano e mezzo. il sindaco sapeva tutto. perchè questi documenti ufficiali e pubblici non vengono mostrati dal comune di matera?”. Dulcis in fundo il post che accompagna altri documenti importantissimi: “La ricevuta del calcolo statico per i lavori del muro portante. L'unico che non è crollato...la Scia era stata regolarmente presentata in data 2 agosto 2013 e successivamente integrata con i calcoli statici e l'autorizzazione condominiale. La sospensione è illeggittima in quanto si riferisce al Patto di riservato dominio”. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 10 Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it IL CASO CONSIGLI PER FRONTEGGIARE MONTEPASCHI L’EMERGENZA LAVORO di FRANCESCO BOCHICCHIO L’ASSEMBLEA di Monte Paschi ha deciso di non deliberare adesso l’aumento di capitale necessario per il piano di ristrutturazione deciso dal Cda e di rinviare la delibera di qualche mese: ciò perché la Fondazione non vuole sottoscrivere l’aumento e spera di trovare soggetti esteri. E’ evidente che la Fondazione, socio principale, si sta disimpegnando dal Monte ed infatti sembra anche che stia vendendo qualcosa della sua partecipazione. La mancata delibera dell’aumento di capitale strumentale alla mancata volontà di sottoscriverlo, con il tentativo di trovare altri sottoscrittori, risponde all’autonomia del socio ed alle sue scelte sovrane. Ma la scarsa trasparenza, nell’impedire l’attuazione del piano di ristrutturazione necessario per fare uscire il Monte dalla crisi immane –per cui la nazionalizzazione diventa inevitabilein cui l’aveva trascinato la precedente gestione, è innegabile: e se non si trovano gli interventi esteri, cosa succede? Ma in via più generale il piano di ristrutturazione dell’attuale Consiglio è condiviso o no? E’ un segno di sfiducia nei confronti dell’attuale Consiglio di Amministrazione e soprattutto nei confronti di Profumo e di Viola, rispettivamente Presidente del Consiglio e Amministratore Delegato? Ciò viene negato e, dopo aver brigato per diversi giorni per farli restare, si è data loro fiducia, confermandoli nel loro incarico. Ma che sia un atto non trasparente nei confronti del Consiglio è evidente. E non è un caso che si imputi il comportamento della Fondazione all’influsso della nuova segreteria del Pd visto che Profumo era stato nominato quale destinatario della fiducia della precedente segreteria del Pd e di D’Alema. Le valutazioni di merito si faranno quando il tutto sarà definito: per il momento, è sufficiente evidenziare che la vicenda qui analizzata è l’emblema del fallimento del capitalismo italiano con la proprietà che avvia il risanamento, lo lascia a metà e spera in un cambiamento di proprietà, il tutto in una situazione di incertezza e addirittura di destabilizzazione, il che o farà fallire l’operazione o nella migliore delle ipotesi favorirà gli acquirenti nell’offrire prezzi stracciati. Da qui a parlare di responsabilità della Fondazione, come prospettato da Profumo con il conforto di pareri giuridici autorevoli, ne corre in quanto la Fondazione come socio è sovrana nella scelte inerenti al capitale in cui impegna i propri mezzi, mentre è soggetta ad obblighi di correttezza nell’emanazione delle direttive al Consiglio solo nella gestione. Ma l’abusività del comportamento rimane gravissima e quindi il problema di un intervento autoritativo pubblico sulle grandi imprese non in un‘ottica di nazionalizzazione e di espropriazione , come agogna la sinistra radicale ormai divaricata dalla realtà, ma sanzionatorio in modo pesante ed incisivo, con rimozione dei vertici e cambiamenti coatti dei soci e requisizione di utili e mezzi finanziari illeciti, non può essere rimosso. L’epoca del liberismo è finita: in un Paese come l’Italia porta a operazioni capitalistiche paradossali ed addirittura subliminali. Per concludere una digressione: su Profumo è uscita adesso un’indiscrezione sul passato: all’atto della decisione di UniCredit di sciogliere il rapporto con lo stesso Profumo, fino ad allora Ad, assunta in maniera non trasparente per ragioni non chiare in ordine all’acquisto di azioni da parte di soggetti libici, si raggiunse un faticoso accordo con una buonuscita astronomica a favore di Profumo, e sembra ora che Banca d’Italia si fosse espressa per un importo molto minore. Parlare di tale delicata questione qualche anno dopo è improprio: senza l’accordo si sarebbe andati in causa e non vi era una giusta causa di scioglimento dl rapporto. Profumo è stato il protagonista di uno sviluppo impetuosissimo di UniCredit, la posizione della quale non sembra ora preoccupante. Certo, aspetti discutibili nel passato non sono da escludere e presumibilmente non sono neppure improbabili, anche se quello principale, di aver diffuso in Itali strumenti derivati rovinosissimi per le imprese medio-piccole e per gli enti locali, non viene citato in quanto gli effetti per il conto economico della banca sono stati positivi. Ma è una figura che non si può giudicare in modo estemporaneo. Compensi stratosferici per una persona del genere non sono fuori luogo: quando l’operato di tali persone produce vantaggi effettivi straordinari e non solo a breve, i compensi devono essere adeguati, con correttivi nel caso di comportamenti scorretti a danno degli utenti come nel caso dei derivati e degli altri terzi (“stakeholder”), e ciò a conferma che senza una configurazione sociale dell’impresa la sua efficienza diventa illusoria. L’oscillazione, irresistibile in Italia, tra liberismo sfrenato, da un lato, e, dall’altro, moralismo astratto è da Paesi sudamericani. di NICOLA SAVINO DI certo gli eletti al Consiglio regionale, ben pensosi della disoccupazione giovanile in Basilicata e della sua gravità, seguendo il confronto tecnico-politico sulla materia, avranno rilevato dai dati del Centro Studi Unioncamere che un giovane su quattro decide per l’autoimpiego. “Lo stock d’imprese con un titolare sotto i 35 anni ammonta a 675 mila unità e rappresenta l’11% delle aziende italiane, più del 50% parte con un capitale inferiore ai 5 mila euro e solo il 13% inizia con una dotazione di risorse maggiori di 50 mila euro. Si avverte la necessità di strumenti di microcredito”. Ritorna dunque d’attualità l’impostazione della Legge regionale 29 agosto 1985, n. 32, finalizzata appunto «all’occupazione giovanile con particolare riferimento alla promozione di una nuova imprenditorialità (e contemporaneamente) allo sviluppo del terziario avanzato ed alla elevazione della qualità della vita». Ai nuovi consiglieri sarebbe dunque opportuno rivisitare quell’iniziativa dato che l’obiettivo si ripropone ma in circostanze ovviamente diverse. Partendo magari dall’esame dei risultati. A questo scopo giova ricorda- re che questi furono ampiamente positivi (tanto che l’Isfol ne ricavò esempio per la legge 44 De Vito, Ministero del Mezzogiorno) finché il Nucleo speciale di valutazione non consentì deviazioni clientelari e le strutture del Dipartimento competente non incontrarono tali difficoltà nei controlli da condurre allo stop. La norma, alquanto complessa anche per il coinvolgimento di vari Dipartimenti e la particolare competenza economico-sociale richiesta al Nucleo valutazioni (dal quale, al fine, dipendeva la correttezza delle scelte e il successo dell’operazione!), consentiva - sulla base del limite annuale fissato dalla Giunta regionale - un contributo in conto capitale fino al 75% e due mutui a tasso agevolato: per il resto delle spese d’impianto e per la “gestione fino ad massimo di 5 anni e al 70% di quelle ammesse, con un concorso regionale gradualmente decrescente”. A sostegno di “Progetti d’interesse sociale e particolare contenuto innovativo” nel settore agricolo (in collaborazione con l’Esab e le allora CM anche per il recupero di terre incolte), nell’artigianato, per la cooperazione culturale, per la ulteriore specializza- zione dei laureati, per l’avvio di “attività di lavoro autonomo”; infine delle iniziative analoghe degli Enti locali. Annualmente la Giunta regionale avrebbe dovuto convocare una Conferenza per verificare risultati e adeguare interventi. A distanza di quasi tre decenni la questione si è purtroppo aggravata e forse non è peregrino valutare gli esperimenti già fatti in casa. Ovviamente c’è il problema dei finanziamenti. Si tratta di verificare se - già allora - almeno una parte dei medesimi non provenisse dal Fse: forse possibile (trattabile?) l’assegnazione all’autoformazione sul campo da parte delle stesse cooperative o società dei fondi che-di regola-sono invece destinati agli Enti o Società convenzionati. Per di più si preannunciano piani europei e nazionali che necessariamente dovranno appoggiarsi sulle Regioni. E dunque, anche riflettendo su norme già attivate nel passato (magari quando alcuni di loro non erano ancora nati), i nostri consiglieri regionali potrebbero tempestivamente predisporsi a fronteggiare un’emergenza sempre più acuta. Anche per questo un forte augurio di buon lavoro! IL G8 DI GENOVA E LA VIOLENZA IO DALLA PARTE DELLA POLIZIA di ANTONIO GALIZIA GLI orrori di verità inventate, passate per realtà vissute e sofferte. Mi inorridisce quel: "Diaz, Italia discreditata" sulla seconda pagina de Il Quotidiano della Basilicata e il "discredito" mi pare una grossa bufala sottoscritta dalla Cassazione che esordisce: "polizia cinica e sadica, No global inerti". Ma come non si può ritenere assurda, l'accusa contro chi mise a rischio la propria vita, la polizia, per resistere al disordine dolosamente inventato. Che doveva fare la polizia, farsi stritolare o magari sottostare agli ordini del no global dirigente, quell'Agnoletto che forse la Cassazione non ha considerato un reo, ma un angioletto della santa benedizione? Restai stupito guardando le immagini televisive che trasmettevano le disonorevoli e orripilanti scene degli assalti, colpendo e mandando in fiamme anche macchine blindate della polizia. Almeno in uno di questi mo- menti terribili, i giudici poco espliciti della Cassazione, non li avranno visti coi loro occhi e non è da credere che abbiano fatto finta di niente. E come si può sperare che la civiltà di un popolo nel caos e nel caso, il nostro popolo, possa distinguersi se chi col suo apporto protettivo anziché proteggerlo oltre che aiutarlo a crescere, lo disonora e lo affonda nella vergogna. L'indignazione di chi la storia del G8 di Genova la conosce per averla vista nelle orride scene anche se televisive ma reali, rimane un fine imperioso per dire che l'Italia diventata debole e maltrattata dalle vessazioni inventate dal sopruso della sinistra. Ricordo l'assalto alla camionetta della polizia, il colpo di pistola che fu mortale per no global, salvando la vita dei due giovanissimi poliziotti smarriti. Il questurino del momento difficile, come tutti sanno, venne arrestato e dimesso dalla polizia dando adito ai declamatori della vergogna di osannare il defunto protagonista. Così capita quando il vero senso dell'onore viene smarrito nella bramosia del disonore. La Cassazione può assolvere o condannare ma quando prevarica la giusta formula giudiziaria, specie se di mezzo c'è un motivo di politicizzazione, compie il vero grande discredito che colpisce l'etica dell'Italia nel mondo. Se ne sono dette tante con risposte eque e anche spavalde e forse non si è mai pensato che le battaglie politiche sono sostenute da coloro che portano addosso le caratteristiche della conformità umana che non dovrebbe disgregarsi in guerre impietose, fuorvianti e distruttive seguendo gli insegnamenti del Nuovo Testamento, unica risorsa per dire basta agli istinti dell'assoluto per una forchettata di minestra scondita. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 39 Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it La centrale termodinamica di Banzi: «Non possiamo condividere progetti così invasivi» Coldiretti, appello alla nuova giunta La nota dopo la presa di posizione possibilista del cartello di Pensiamo Basilicata POTENZA - «Non possiamo condividere progetti così invasivi localizzati in zone agricole caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale; riteniamo che è necessario evitare che ulteriori “megaimpianti” possano compromettere o interferire negativamente con la valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, con la tutela della biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio rurale». E’quanto afferma Coldiretti Potenza tornando sul progetto della Teknosolar che intende realizzare a Banzi una centrale termodinamica da 50 megawatt estesa per circa 230 ettari di terreno. A ottobre l’associazione degli agricoltori era stata tra i primi a schierarsi contro il progetto. Poi è arrivato il parere negativo della Sovrintendenza ai beni paesaggistici. Per Coldiretti «la “nascita” della nuova Giunta Regionale ci riconsegna l’interlocutore istituzionale più importante per dirimere la questione nell’interesse del territorio e delle comunità interessate». Senza escludere a priori la possibilità di «riaprire il dibattito» sulla stessa. Questa la posizione emersa dal Consiglio Provinciale della Coldiretti di Potenza dello scorso 15 gennaio. Al netto di «esternazioni di parte» e «valutazioni tecniche del progetto». Pensando solo agli «interessi di una comunità che ha messo al centro dei propri obiettivi di sviluppo il territorio in tutte le sue declinazioni; un Territorio che ha voglia di scommettere sul ruolo fondamentale dell’agricoltura e dell’agroalimentare per lo sviluppo della Basilicata nel prossimo periodo di programmazione 2014/2020». «La produzione di energia dal sole come dalle altre fonti rinnovabili - conclude Coldiretti - è sicuramente una grande opportunità, ma deve avvenire nel rispetto di alcuni principi generali fondamentali: un ridotto consumo di suolo, il riutilizzo di aree già degrada- te da attività antropiche, come i siti industriali o contaminati ed una progettazione legata alle specificità dell’area e rispettosa delle vocazioni del Territorio». La nota di Coldiretti arriva all’indomani di quella del cartello “Pensiamo Basilicata” che ha convocato per martedì un tavolo tecnico con Confindu- stria, Società Energetica Lucana, Basilicata Innovazione, Università di Basilicata, Cnr, Enea, Alsia/Agrobios per affrontare i temi della sicurezza, della salvaguardia ambientale e della tutela della salute, collegati al nuovo impianto, «con il coinvolgimento dei territori interessati, al fine di evitare strumentalizzazioni». Secondo la sigla, che riunisce l’Alleanza delle Cooperative Italiane, l’Api Potenza, la Casartigiani, Cia, Confapi Matera, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Cna e Copagri, il progetto della Teknosolar andrebbe guardato «con attenzione sia per le ricadute occupazionali e di qualificazione delle imprese locali che per la possibilità di far leva su questo investimento per delineare un progetto di sviluppo dell’area dell’Alto Bradano su diverse direttrici, inclusa quella del rilancio delle imprese agricole». Ironico il commento di Pio Abiusi dell’associazione Ambiente e legalità di Matera, che dice «bravi» a Coldiretti e polemizza col cartello delle associazioni. «Nel “Pensiamo Basilicata” si è fatta (...) una sorta di comunione tra capitale -assistito con sostanziosi contributi pubblici- ed associazioni in qualche modo datoriali di provenienza dalla sinistra storica». Abbastanza per denunciare un «novello compromesso storico all’insegna del malloppo da spartire». «Che almeno le associazioni dei contadini tutelino la categoria come ha fatto Coldiretti». Conclude Abiusi. «Non desideriamo comperare i pomodori dall’Eni o dall’Enel o dal baraccone Sel ma dal contadino. Per favore pensate alla Basilicata, possibilmente altrove!» [email protected] AGRICOLTURA Csail-Indignati lucani: «Per cambiare prima di tutto mettere le mani nell’Arbea» «SE l’Assessore all’Agricoltura Ottati vuole realmente imprimere una svolta alla spesa dei fondi del Psr come ha annunciato per il nuovo Piano e rispondere alle indicazioni espresse dal presidente Pittella nella lettera a lui inviata per “rinnovare, innovare e modernizzare” l’agricoltura non può non iniziare dal mettere mano all’azienda che dovrebbe erogare agli agricoltori i fondi comunitari, l’Arbea, sia pure declassata da tempo a sportello dell’Agea». E’ quanto sostiene Filippo Massaro che ha tenuto un incontro del Csail-Indignati con agricoltori ed allevatori della Val d’Agri e del Sauro, da anni impegnati in azioni di protesta contro le lungaggini burocratiche e i comportamenti persecutori del management Arbea che si è succeduto dal 2008 ad oggi. Un comportamento –è stato sostenuto nell’incontro –non più tollerabile ed inconciliabile con la rivoluzione che intende attuare Pittella. «Sono certo - dice Filippo Massaro che il neo Assessore non ha ancora una conoscenza completa dell’Arbea - ( carrozzone politico mangia-soldi ) - e delle spese del Michele Ottati personale sostenute». Melfi: anniversario di San Sebastiano III festa regionale della polizia locale Da Tricarico a San Mauro Forte e Satriano «Rilanciare il pacchetto “carnevale lucano”» Lacorazza scrive ai lucani nel mondo «Serve un lavoro per tutti in Basilicata» IN occasione della ricorrenza di San Sebastiano, si terrà oggi a Melfi la Terza Festa Regionale della Polizia Locale. Alle 10:30 sarà celebrata una messa nella cattedrale, alla quale parteciperanno gli ufficiali e gli agenti dei Corpi di tutta la Basilicata, a cui seguirà una cerimonia istituzionale nel Palazzo Vescovile. Interverranno il sindaco Livio Valvano, Emilio Libutti dirigente dell’Ufficio Autonomie Locali della Regione, i prefetti di Potenza e Matera Rosaria Cicala e Luigi Pizzi, i presidenti delle province di Potenza e Matera Piero Lacorazza e Franco Stella, il presidente della Regione Marcello Pittella e il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico. RILANCIARE il “pacchetto vacanza Carnevale lucano”. E’ quanto sostiene Giuliano Scavetta, consulente del Centro Studi Turistici Thalia. «Per chi, tra i più piacevoli ricordi dell’infanzia a San Mauro Forte, ha ben impresse le immagini della sagra dei Campanacci, pensare a pacchetti turistici per i più noti eventi del Carnevale lucano come pure quelli Tricarico e di Satriano di Lucania (...) più che un impegno professionale». Spiega Scavetta, per cui bisogna «fare rete innanzitutto per costruire intorno agli eventi occasioni di visita a paesi-presepe, beni culturali e storici, per gustare i piatti della cucina contadina-povera». «LE istituzioni pubbliche si impegnino senza retorica a determinare le condizioni perché le ragazze e i ragazzi lucani possano trovare qui in Basilicata un lavoro e un futuro». Lo ha scritto il presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza alle associazioni presenti in tutto il pianeta. «La principale istituzione della Basilicata spiega Lacorazza - deve essere in grado di mantenere e di rafforzare il legame fra le tante piccole e grandi Basilicate presenti in ogni angolo del mondo (...) E’ anche così che si rafforza l’identità di un popolo che quando è stato unito ha scritto pagine importanti della sua storia». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. POTENZA Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it 40 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 [email protected] L’appello di Molinari al nuovo consiglio regionale: «Boccata d’ossigeno per l’economia» La Tangenziale si deve fare Doveva collegare Potenza ovest a Poggio Tre Galli: poi i fondi spostati per l’Oraziana ERA stata prevista per decongestionare il traffico cittadino. Poi, però, di fronte a un’altra emergenza, i fondi erano stati spostati da una parte all’altra. E così della tangenziale che doveva collegare l’entrata di Potenza ovest con rione Poggio Tre Galli, si era smesso di parlare. Ma ora le condizioni sono cambiate: in consiglio regionale siedono infatti l’attuale sindaco e il presidente della Provincia di Potenza. Così il consigliere comunale Giuseppe Molinari ricorda ai nuovi eletti quella che è una questione dimenticata, ma che merita particolare attenzione. «Il finanziamento - spiega Molinari - è stato spostato in favore del completamento della strada “Oraziana”. Vista l’urgenza con la quale servivano le risorse da destinare alla strada provinciale in costruzione da anni, il Comune di Potenza accettò a patto che in futuro gli venissero restituiti i fondi per attuare il collegamento che potrebbe alleggerire di non poco il traffico in città evitando agli autoveicoli l’attraversamento di altre strade necessarie per arrivare agli uffici della Regione o alle numerose scuole presenti nella zona di Poggio tre Galli». La speranza è che ora «ci sia da parte di Lacorazza e Santarsiero un impegno per individuare nuove risorse da destinare alla tangenziale la cui costruzione potrebbe non solo migliorare la viabilità e gli spostamenti di chi entra o esce dalla città di Potenza ma darebbe anche una boccata di ossigeno al settore delle costruzioni quasi al collasso nel capoluogo di regione come in altri comuni lucani. Era il 2007 quando si concordò di sottrarre le risorse destinate alla tangenziale per il completamento del quarto lotto del tratto Rionero-Venosa. Lo scorso mese di giugno la Provincia ha stanziato una somma considerevole per migliorare la viabilità nel potentino dimenti- u LAVORI E INCIDENTI t L’uscita Potenza ovest. Tutte le foto sono di Andrea Mattiacci SULLA MINI IMU Pace come il “Mago Scordino” LEGGO il comunicato dell’assessore alle Finanze, Federico Pace, il Mago Merlino del Bilancio al Comune di Potenza, che annuncia ai cittadini di Potenza che, si dovranno pagare la mini Imu entro il prossimo 24 gennaio, ma che in ogni caso la somma pagata verrà rimborsata quale maggiore detrazione complessiva sulla Tasi 2014. Eppure lo stesso assessore e la stessa giunta avevano dato garanzie, in Commissione e in Consiglio, che l’aumento dell’aliquota dell’Imu, da loro proposta, non avrebbe mai comportato un aumento della tassazione a scapito dei cittadini, ma doveva solo servire ad aumentare i trasferimenti statali. Evidentemente al nostro assessore è venuta meno la memoria e l’impegno preso, ed ecco che il nostro Mago, come per incanto, decide detrazioni e sconti per il futuro, tanto cambia sindaco, cambia giunta e cambia finanche consiglio comunale. Vuoi vedere che cambia anche il Mago? Da Mago Merlino a Mago Scordino! Salvatore Lacerra consigliere Mpa cando di sfruttare la disponibilità di finanziamenti anche per onorare l’impegno preso con il Comune di Potenza». Certo ora «bisognerà rivalutare il costo complessivo dell’opera e ricalcolare le risorse economiche necessarie alla sua realizzazione ma nel frattempo si dovrebbe ricominciare a parlarne cercando le possibili fonti ed occasioni di finanziamento. Più volte sono state fatte promesse anche da parte della Regione Basilicata. Promesse, però, ancora non concretizzate». TANTA pioggia è caduta ieri in tutta la provincia di Potenza. Ed è probabilmente a causa del maltempo che ieri mattina sulla A3, all’altezza di Lagonegro, un camion che trasportava frutta e verdura è uscito fuori strada. Ferito Incontro al seminario minore. Presentato il libro di Casadei, “Il sangue dell’agnello” Nei luoghi dove i cristiani vengono massacrati TURCHIA, Iraq, Egitto, Libano e Siria, cosa si cova dietro le persecuzioni ai cristiani? E’ stato questo il tema dell’incontro-dibattito svoltosi presso la sala Conferenze del Seminario minore di Potenza e organizzato dall’associazione Carlo Alianello. Il dibattito ha visto la presenza di Michele Prestera, presidente dell’associazione, di Rodrigo Ottavio, componente della medesima associazione e del giornalista Roberto Casadei, nato a Forlì ma trasferitosi ben presto a Milano. L’incontro ha costituito l’occasione per presentare l’ultima fatica letteraria di Casadei dal titolo: “Il sangue dell’agnello”, un vero e proprio reportage fra i cristiani perseguitati in Medio Oriente. Storie di cristiani uccisi, perseguitati e massacrati dalla violenza degli islamici. Storie vere come quella vissuta in Turchia tre settimane dopo la storica visita di Papa Benedetto XVI. Ebbene Casadei ha fatto il punto della situazione dopo i massacri, gli eccidi dei cristiani in Libano, Egitto, Siria, Iraq e Yemen, paesi alle prese con regimi totalitari e militari. «La primavera araba ha nel complesso fallito. Solo in Tunisia vi è una discussione sul rapporto tra Cristiani e Islamici. In Egitto esiste ancora il post-mubarakismo, in Yemen, Siria e Libano i cristiani vengono torturati con spietata crudeltà». Ebbene proprio i cattolici costituiscono uno spartiacque tra i sunniti e gli sciiti che da tempo combattono una guerra di reli- gione nel medio oriente. L’opera di Casadei viene ampliata dall’ultima intervista all’arcivescovo di Mosul, prima del rapimento che gli costò la vita, dalle testimonianze dei cristiani iracheni che fuggono rapimenti, stupri e uccisioni. Il volume presentato costituisce una sorta di rivisitazione storica in termini nefasti delle persecuzioni verso i cristiani. Da un lato l’Islam, dall’altro il cattolicesimo, così compromesso, così duramente colpito. Rodolfo Casadei è inviato speciale del settimanale Tempi. Ha svolto reportage in Africa, Medio Oriente, Balani. Nel 2005 gli è stato assegnato il premio giornalistico dell’Ucsi nella sezione il “Genio della donna”. Fondamentale per lo svolgimento della tavola rotonda il contributo offerto da Don Mimmo Florio e don Vito Telesca. Francesco Menonna NODO COMPLESSO DEL GALLITELLO Becce: «Ma i lavori quando finiranno davvero?» Cantiere aperto «ANZICHE’ incensare e raccontare la storia dell’opera può dire con esattezza quando termineranno i lavori? Così il consigliere del centrodestra, Nicola Becce, rivolgendosi al capogruppo del Pd, Giampaolo Carretta che, nei giorni scorsi aveva elogiato il lavoro dell’amministrazione comunale proprio sul Nodo complesso. «Invece di ribadire concetti vecchi e ormai caduti nel dimenticatoio - dice Becce - il consigliere Carretta dica ai suoi concittadini quando potranno finalmente evitare code assurde nei pressi del passaggio a livello. Sarebbe questa una vera notizia e non la solita litania dei tempi tecnici e burocratici, dello stucchevole “prima possibile” e del ricorso alle strumentalizzazioni con annesso interesse del bene comune cittadino». l’autista del mezzo, che è stato prima portato all’ospedale di Lagonegro, poi ricoverato al San Carlo di Potenza. Non sarebbe in gravi condizioni. Intanto all’altezza di Potenza centro effettuati lavori di pulizia del verde. Differenziamoci per ridurre anche le tasse STAMATTINA alle 10, presso la sede di Confcommercio in contrada Riofreddo a Potenza, avrà luogo un incontro pubblico in cui saranno illustrati i dettagli della convenzione e le modalità di attuazione al protocollo di adesione al progetto: “Comuni virtuosi” e “Noi ci differenziamo”, firmata da Anci Basilicata, Confcommercio Potenza e la Società Green Service Società Cooperativa. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di incentivare, promuovere e sostenere la raccolta differenziata, per ridurre i costi di gestione dei rifiuti solidi urbani e il tributo della Tares alle imprese e alle famiglie. Interverranno all’incontro odierno i sindaci della regione, i presidenti delle Province di Potenza e Matera, gli assessori provinciali all’Ambiente, il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, l’assessore all’Ambiente della Regione Basilicata Aldo Berlinguer, i presidenti delle camere di Commercio di Potenza e Matera, Pasquale Lamorte e Angelo Tortorelli e i presidenti delle associazioni datoriali e dei consumatori. [email protected] RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Potenza e provincia Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it 41 GINESTRA Incontro per discutere degli aumenti. In alcuni casi cifre anche triplicate Tares, la rabbia dei cittadini Il Comitato annuncia denunce anche alla Corte dei conti: spese incomprensibili GINESTRA - Lo scorso 18 gennaio nel piccolo centro arbereshe c’è stato un incontro sulla Tares, la tassa dei rifiuti urbani, del Comitato cittadino. L’incontro è scaturito in seguito a un aumento, ritenuto spropositato, di questa tassa. Infatti, le famiglie hanno ricevuto il bollettino del pagamento (dilazionato in tre rate a dicembre 2013, gennaio e febbraio 2014), pochi giorni prima di Natale, per un importo raddoppiato e in molti casi triplicato, rispetto agli anni precedenti. Nell’incontro chiarificatore tra amministratori e cittadini dello scorso 7 gennaio, sono stati spiegati i motivi di questo aumento dalla segretaria comunale Musacchio: «non abbiamo fatto altro che applicare il decreto su questa nuova tassa. Siamo andati anche sotto il minimo previsto dalla legge. L’ultimo decreto sui rifiuti urbani ci ha imposto di portarlo al 100%. La Tares comprende delle voci nuove, come il criterio di evasione e lo 0,30 da versare allo Stato. Se abbiamo fatto degli errori, siamo disposti a correggere, l’ufficio ragioneria è a disposizione». Questa risposta non ha convinto il Comitato cittadino che ha deciso di incontrarsi nell’ex sede comunale. Dopo l’illustrazione del consigliere comunale di minoranza, Massimo Summa del Pd (da ricordare che l’amministrazione comunale è retta da un sindaco, anche lui, del Pd) sui dati della Tares, la decisione finale è stata questa: «chiedere un consiglio comunale pubblico per avere I cittadini di Ginestra in un incontro precedente MINI IMU Per i proprietari di casa è il caos POTENZA - E’ il caos: così il presidente della Confedilizia Basilicata, Francesco Genzano relativamente alla situazione creata dalla cosiddetta Mini Imu. «La concertazione municipale, che questo governo ha scoperto in sostituzione della concertazione sindacale, ha portato al caos dei calcoli sulle imposte da pagare e sulle relative scadenze: un caos che i proprietari di casa non sono più disposti a sopportare. L’esperienza delle nostre sedi locali, ove migliaia di persone hanno cominciato a chiedere i conteggi della mini Imu, desta viva preoccupazione. Registriamo che i proprietari, specie i piccoli proprietari, hanno un impatto devastante coi conteggi sul piano economico e sul piano psicologico dato che si tratta di un’imposta che non si aspettavano e che anzi era stato promesso che non avrebbero pagato. Il fatto poi che questa imposta imprevista si assommerà alla Tasi e cioè ad un’Imubis nonché ad un ulteriore aggravio “promesso” dal governo per le prossime settimane a proposito della Tasi crea sconcerto così come il fatto che la mini-Imu si paghi in alcuni Comuni e non in altri, a capriccio dei singoli sindaci e di una manovra furbesca che è fallita ma che finiscono per pagare come al solito i contribuenti, che non ne hanno peraltro alcuna responsabilità. La richiesta generale è quella di una rivisitazione completa di una tassazione così pasticciata e così ripetutamente pesante». spiegazioni e documentazione relative alle spese inserite nella voce di bilancio Tares, poi di fare denuncia a nome del comitato alla Corte dei Conti perché sembra che ci siano voci, nella tassa da pagare, di spese presunte come il lavaggio strade comunali ed acquisto attrezzature per una spesa di tremiladuento euro; una spesa di tremila euro per invio bollettini ed eventuali reclami; leasing per la installazione di un’isola ecologica e di acquisto macchinari (non ancora entrata in funzione!) con tre rate già pagate (l’ultima inserita nella voce Tares); il 30% delle agevolazioni previste per chi ha la compostiera o chi vive da solo, sono entrate nella voce Tares: spesa per tutti». Contestato, in questo incontro anche il mancato invio del bollettino Tares all’azienda che ha rilevato l’ex Arquat, sembra per una somma di 40 mila euro! Tutte le spese della voce Tares ammontano a 111 mila euro, invece le cartelle inviate ai contribuenti riportano una spesa di oltre 125 mila euro. Un cittadino, Pompa ha detto: «fare direttamente la denuncia , perchè da quando facciamo la differenziata, non ci sono vantaggi per i cittadini». Nicola Grieco, uno dei promotori di questa protesta, è stato chiaro: «siamo rimasti in pochi, ma andremo avanti fino alla fine». Staremo a vedere se il sindaco convocherà questo consiglio comunale per chiarire i dubbi di questo comitato cittadino. l. z. LAGONEGRO Sponsorizzazione di Vito Santarsiero Turismo, si punta al titolo di “Borgo più bello d’Italia” LAGONEGRO - Si è tenuto sabato scorso, presso la sala consiliare del Comune di Lagonegro, un incontro promosso dall’assessore al Turismo Mimmo Camardo cui ha partecipato il presidente dell’associazione regionale dell’Anci, Vito Santarsiero, che è anche sindaco di Potenza e consigliere regionale, per promuovere la candidatura di Lagonegro al concorso nazionale per l’elezione del “Borgo più bello d’Italia”. «Insieme all’amministrazione comunale tutta - afferma Camardo - stiamo sostenendo questa iniziativa avvalendoci della sponsorizzazione dell’amico Vito Santarsiero; approveremo a breve una specifica delibera di consiglio e siamo già stati a Roma per la certificazione di tutti i requisiti necessari: i centri storici ad esempio non devono superare un tetto massimo di 2000 abitanti e a Lagonegro ne abbiamo 392, da Casal Parisi al Castello». Per il primo cittadino di Potenza si tratta di «un progetto tutto teso a valorizzare il borgo antico che rappresenta un elemento forte di identità e di memoria storica, ma anche una opportunità turistica e promozionale per un territorio di estrema bellezza. Io credo continua Santarsiero - che questo sia un settore strategico su cui investire per valorizzare la nostra Lucania che vive dei suoi 131 comuni, per valorizzare la nostra storia e creare opportunità di sviluppo locale. Bisogna sostenere percorsi di crescita che esaltino tutte le risorse a disposizione, quelle storiche, artistiche, ambientali e culturali ed innestare a tal fine dei processi virtuosi di collaborazione politica, istituzionale, associativa, sindacale e finanziaria». Fabio Falabella VENOSA- Presentato nella Sala del Trono del Castello Pirro del Balzo di Venosa il volume di Pasquale Locuratolo “La Speranza oltre il reticolato” (Albatros Editore). Con questa iniziativa il Comune e l’Iiss “Quinto Orazio Flacco” di Venosa hanno presentato alle giovani generazioni un testimone, che ha vissuto sulla propria pelle le atrocità della guerra. Obiettivo della manifestazione: comprendere il valore della pace. Il libro, infatti, racconta, nella forma del diario, le durissime condizioni di vita dei prigionieri nei campi di lavoro. Pasquale Locuratolo, infatti, all’età di 20 anni si era arruolato come volontario di guerra, e da soldato semplice per mettersi al servizio della Patria. «Abbiamo voluto rendere omaggio a Pasquale Locuratolo che, prima di noi, ha svolto le funzioni di Commissario straordinario in que- Lagonegro Pasquale Locuratolo, un esempio per i giovani sta città, assicurando la presenza dello Stato sul territorio in periodi difficili della vita democratica» - ha detto in apertura di lavori Rosa Correale, commissario straordinario Comune Venosa. «Locuratolo è un uomo dello Stato, che ha sopportato ingiustizie e sacrifici come prigioniero militare ha aggiunto Rosaria Cicala, prefetto Potenza - Speriamo nel contributo dei giovani per la difesa della dignità della persona e per contrastare ogni forma di emarginazione». «C’è il rischio che si perda la fiducia nell’uomo - ha sottolineato Mimma Carlomagno, dirigente Scolastico Iiss “Q.Orazio Flacco” - ricordare le atrocità della guerra significa favorire la crescita della “umanitas” nei giovani». La domanda è stata fatta direttamente e con chiarezza ai relatori dai giovani: perché dovremmo sperare? Dove troviamo la speranza? «Dobbiamo ricercarla prima di tutto in noi stessi, con atti di responsabilità che creano un nuovo clima di fiducia; bisogna favorire la maturazione della comunità: occorre che le Istituzioni sappiano emendarsi degli errori commessi», ha risposto Filippo Bubbico, vice ministro Interni. «Dobbiamo saper ricostruire ha continuato - salvaguardando BREVI PIETRAGALLA Opere pubbliche non cominciate DUE interrogazioni sono state presentate dal gruppo consiliare Vivere Pietragalla in merito alle opere pubbliche iniziate e non ancora portate a termine dell’amministrazione comunale. La prima interrogazione riguarda i lavori di recupero e valorizzazione del Parco Urbano dei Palmenti. I lavori, per un importo contrattuale di 507.417,38 euro dovevano essere conclusi entro il 10 maggio 2012. «Purtroppo - scrive Valentino Pepe - sono ormai più di tre anni che il caratteristico insediamento produttivo rurale storico non è fruibile ai turisti e ai cittadini di Pietragalla e in preda al più completo degrado». La seconda interrogazione riguarda invece lo stato dei lavori dei nuovi spogliatoi per il campo sportivo comunale, finanziati con il Programma Operativo Fers Basilicata 2007/2013 per un importo pari a 245.000 euro: i lavori dovevano essere terminati entro il 14 dicembre del 2012. POTENZA Danneggiata la panchina di Fanì HA avuto vita breve la panchina restituita alla città lo scorso 18 ottobre dal poeta Fanì e Michele Calabrese. Nei giorni scorsi, infatti, ignoti l’hanno danneggiata, spezzando una parte della seduta in legno. «Ne siamo davvero amareggiati hanno detto Fanì e Calabrese non sappiamo se le attività commerciali dei dintorni si siano accorti di questo atto vandalico o se abbiano visto o sentito qualcosa. Sappiamo soltanto che a Potenza, spesso è inutile fare tutti gli sforzi necessari per rendere la città più accogliente». Nei giorni scorsi, inoltre, Fanì ha sistemato a proprie spese (27 euro) la segnaletica di rallentamento e il limite di velocità in via Vaccaro: «un dono per la Befana al sindaco che - ha detto - speriamo possa fare molto meglio per il prossimo incarico istituzionale». quanto di positivo abbiamo». Una figura come quella di Pasquale Locuratolo può svolgere sicuramente la funzione di modello per le giovani generazioni: «Ideali, fede, elevatissimo senso civico e di responsabilità, altruismo, sono stati i valori fondanti dell’anima della generazione di mio padre, dei nostri padri, dei vostri nonni - ha sintetizzato commosso Francesco Locuratolo, figlio di Pasquale - La vita di un uomo che si è speso con abnegazione per gli altri, per il sociale, che ha vissuto tutto il suo tempo nell’intrepretare e nell’attuare una dimensione altruistica: come poter rendere un servizio al prossimo». Sono intervenuti nel dibattito anche Antonio D’Andria, Università Basilicata; mons. Rocco Talucci, vescovo emerito Brindisi-Ostuni, Maria Luisa Locuratolo, figlia dell’Autore. Giuseppe Orlando RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Lunedì 20 gennaio 2014 www.ilquotidianoweb.it 42 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 MATERA [email protected] «In tutte le città d’Italia basta pagare il doppio ticket, solo qui si usa questo metodo» «Parcheggi blu, multe ingiuste» Il consigliere Paterino riprende la questione delle sanzioni per ritardi nel pagamento NON si placa la polemica in città per le continue multe agli automobilisti, che posteggiano tra le strisce blu. A volte, come accaduto nei gironi scorsi, basta una sosta senza tagliando di pochi minuti per vedersi la contestazione su parabrezza. Segno che c’è un’assurda tolleranza zero. La questione è stata sollevata anche sull’eventuale ritardo nel recupero dell’auto, che viene spesso immediatamente sanzionato. Il consigliere comunale Michele Paterino, evidenzia in una nota che «la contravvenzione al CdS (Codice della strada) per i cittadini che, avendo pagato il ticket del parcheggio a pagamento a Matera non facciano in tempo ad estenderne la durata, è ormai diventata insostenibile e richiede un’immediata iniziativa perché è un atto di palese illegalità oltre che di accanimento nei confronti degli automobilisti». Paterino, in rappresentanza di Italia dei Valori, rilancia la battaglia contro l’Amministrazione comunale, già ingaggiata da tempo in Consiglio. «E’ sin troppo evidente –aggiunge– che si tratta di uno strumento fortemente vessatorio nei confronti degli automobilisti, finalizzato solo a fare cassa, tenuto conto che troppo spesso accade che la presunta sanzione al CdS non viene notificata direttamente al cittadino ma con ulteriori spese di notifica aggiuntive pur in presenza di altre possibilità di notifica decisamente meno onerose per il cittadino. Noi continuiamo a sostenere, sulla base di esperienze consolidate in tantissime città tra le quali la città di Potenza, che in caso di ticket scaduto è possibile semplicemente chiedere l’integrazione al pagamento del parcheggio nella misura del doppio o, come si faceva in precedenza, per l’intera durata dell’orario di parcheggio a pagamento. Purtroppo, nel Paese delle differenti e divergenti interpretazioni di norme e cavilli da parte AMBIENTE Iniziative del Comitato per il No inceneritore Parcheggi a pagamento in centro e Michele Paterino dell’Amministrazione comunale di la funzione giuridica di erogare conMatera si sostiene che è possibile a travvenzioni al CdS e pertanto comchi dovrebbe pagare 70 centesimi mette un’illegalità sostituendosi ad elevare multe per decine di migliaia agenti di Polizia municipale, Polidi euro, proprio come in caso di di- zia, carabinieri. E’ un problema che vieto di sosta indicato da segnale e non riguarda solo i materani, ma ancome tale, da sempre, sanzionato dal che i turisti che in troppi casi invece CdS. A nulla è valso sinodella bella cartolina rira –continua Paterino– cordo della visita alla citrichiamarsi a numerose tà dei Sassi si vedono resentenze dei giudici di capitare la contravvenpace in tutta Italia che zione salata che scoragcontrastano con questa gia ogni eventuale desiinterpretazione e tanto derio di ritornare. Sono meno l’emendamento suconvinto che non si potrà gli indirizzi che abbiamo non tener conto delle invotato in numerosi in consiglio co- dicazioni che sono state date dal munale. Dunque, per risolvere una Consiglio comunale oltre che delle volta per tutte il problema, non resta proteste continue. Altrimenti l’Amche modificare il regolamento co- ministrazione si prepari a frontegmunale e di conseguenza la conven- giare una valanga di ricorsi che pozione del contratto che affida a con- trebbero comportare poi non pochi cessionari la gestione delle aree di problemi con relative spese». [email protected] parcheggio, il cui personale non ha «Ci si prepari a una valanga di ricorsi» TRICARICO Rimando al Quotidiano A MONTESCAGLIOSO La Pro loco riempie la città sfidando il dramma della frana LA giornata di domenica 12 gennaio ha visto la chiusura delle attività della Pro loco Montescaglioso organizzate nel periodo natalizio: dal laboratorio di dolci tipici, all’addobbo di piazza San Giovanni con lavori di alcune classi dell’Istituto comprensivo, curate da Valentina Fortunato e Marima De Pace, al concorso “Natale in vetrina” alla “storica pettolata” giunta ormai alla XXIX edizione tenutasi domenica 22 dicembre 2013, che ha riscosso un grande successo di presenze. Nella mattinata, presso la Sala giunta del municipio, si è tenuta la premiazione del concorso “L’arte del presepe” II edizione. Tra i presepi in gara è risultato vincitore quello di Emauele David, secondo classificato Miche- La Pro loco di Montescaglioso le Direnzo e il terzo Antonietta Ditaranto. «Un ringraziamento va fatto a tutti i partecipanti al concorso -fanno sapere gli organizzatori- nonostante il periodo che la comunità sta vivendo per l’alluvione e la frana». Alla premiazione era presente l’assessore Pietro Avena che ha espresso parole di incoraggiamento a continuare, a fare meglio e a mantenere vive per il prossimo anno le tradizioni. La cerimonia si è conclusa con il battesimo di Gesù Bambino alla grotta realizzata in Piazza San Giovanni Battista dalla Pro loco. Il presidente dell’associazione, Nicola Franco, ha ringraziato vivamente la giuria composta da Padre Andrea del locale Convento dei Cappuccini, i professori Antonella Stigliano ed Enzo Sansone, il consigliere Angelo Carruozzolo, la segretaria Annamaria Ditaranto e tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione delle manifestazioni. La Pro loco intende valorizzare il territorio e promuovere i talenti e l’immagine di Montescaglioso. Il caso delle firme alle scorse Comunali postato su Libero.it IL servizio pubblicato ieri sulle pagine di Primo piano del Quotidiano della Basilicata è stato postato dal popolare portale nazionale Libero.it, contribuendo ad accendere anche i riflettori del Paese sul caso del futuro amministrativo della cittadina di Tricarico. Domani, infatti, il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla presunta illegittimità nella convalida delle firme per due liste alle passate comunali. Un caso che potrebbe invalidare il voto. IL Comitato “No-inceneritore - Mento sul cemento”, costituitosi nei mesi scorsi e che continua a raccogliere sempre più adesioni di associazioni e comuni cittadini, aveva già inoltrato il 15 luglio scorso al competente ufficio regionale le proprie osservazioni ostative al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), rimaste però senza risposta. «Così come nessun esito -spiegano- ha avuto la richiesta inviata il mese scorso al sindaco di Matera, Salvatore Adduce, per la convocazione dell’apposita conferenza di servizi, obbligatoriamente prevista dalla legge nel caso di rilascio dell’Aia». Così il comitato ora passa all’azione. Come già preannunciato, il prossimo 22 gennaio alle ore 18 nellla sala consiliare della Provincia si terrà, infatti, il convegno “Bruciare rifiuti fa male…da morire?” con l’intervento del dottor Agostino Di Ciaula, dirigente medico dell’Asl Bat e presidente della sezione pugliese dell'Associazione Internazionale Medici per l'ambiente, autore di numerose pubblicazioni nazionali e internazionali sul tema: «Sarò a Matera per spiegare perché i rifiuti non devono essere bruciati nei cementifici né altrove - dice - e quanta ipocrisia ci sia intorno a questo nuovo business». Intanto, nei prossimi giorni, partirà la petizione popolare promossa dallo stesso comitato No-Inceneritore, secondo quanto previsto dallo statuto comunale, con la raccolta firme a un banchetto in piazza Vittorio Veneto in tutti i fine settimana, contestualmente alla petizione on line sul sito www.change.org. [email protected] RASSEGNASTAMPA II I POTENZA CITTÀ POTENZA CITTÀ Lunedì 20 gennaio 2014 TERRITORI CONNESSI SERVIZI E INNOVAZIONE CONNESSIONE Connessione a internet in banda larga basata su tecnologia wireless con connessioni aperte e a costi vantaggiosi Avigliano ha fatto «rete» internet per case e scuole Tutti on line, servizi gratis nei luoghi pubblici, video-sorveglianza LUCANI E TERRITORI A sinistra: una veduta di Avigliano, comune che sarà servito con la diffusione della rete negli spazi privati e pubblici. Sopra: il neo presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, che ha scritto ai lucani nel mondo. Soprattutto a ragazze e ragazzi SANDRA GUGLIELMI l AVIGLIANO. La connessione ad internet in banda larga basata su tecnologia wireless con connessioni aperte in una serie di luoghi di aggregazione e socializzazione con l’opportunità di usufruirne, a prezzi estremamente vantaggiosi, per tutti i cittadini, i professionisti e le imprese residenti nel territorio, nonché l’attivazione di un sistema di videosorveglianza collegato alla stessa rete. È in fase di attivazione nella cittadina il nuovo servizio che permetterà a tutti gli aviglianesi residenti nell’intero e vasto territorio comunale, incluse le zone non ancora raggiunte dalla connettività adsl, di avere a disposizione una connessione ad internet affidabile, veloce, sicura e a prezzi davvero competitivi. Ciò è stato reso possibile grazie alla convenzione stipulata tra il comune e la ditta Metis. «Attraverso tale progetto – spiegano il sindaco Vito Summa e l’assessore alle innovazioni tecnologiche Vito Lucia - l’Amministrazione, che ha messo a disposizione i siti per i ponti e le attrezzature di trasmissione radio, intende favorire il superamento del divario digitale sul territorio comunale ed offrire l’opportunità a famiglie ed imprese di accedere alla rete attraverso un servizio innovativo e conveniente». «Metis – continuano - si è impegnata ad offrire a cittadini, professionisti ed imprese condizioni economiche vantaggiose rispetto ai principali operatori presenti sul mercato, garantendo ulteriori benefici gratuiti per l’intera comunità aviglianese: sono state collegate a banda larga tutte le scuole del comune e gli Internet Social Point; verranno installati hot-spot (connessioni aperte al pubblico) nei principali luoghi di aggregazione e socializzazione (Viale Verrastro, Piazza Gianturco, Monastero S. Maria degli Angeli, Stazione Fal, Piazza Federico II, Piazza Troisi, Sant’Angelo); sono state collegate le sedi comunali distaccate con la sede centrale; è in fase di installazione un sistema di video-sorveglianza che utilizzerà la rete wireless per il relativo collegamento». Le tariffe, espressamente riservate ai residenti e a coloro che operano nel Comune di Avigliano, riguardano l’attivazione (contri- INTESA Il progetto è stato reso possibile dall’intesa stipulata fra il Comune aviglianese e la ditta Metis buto una-tantum) dell’importo di 150 euro e la connessione internet con un canone annuo di 100 euro. Fino al 31 gennaio, tuttavia, sarà possibile richiedere l’attivazione con uno sconto del 50% sul costo di attivazione per i clienti Home Small (2Mbit/s) e quindi un costo di attivazione di 75,00 ed attivare il profilo Home Medium (4 Mbit/s) ad un costo di attivazione di 125 euro, col canone annuo sempre di 100 euro. «La nostra adsl – spiega la Metis - sfrutta la tecnologia wireless che consente la propagazione via radio delle frequenze adatte alla connettività a banda larga ed offre notevoli vantaggi sia economici che di performance». «Il servizio offerto – continuano - viene realizzato attraverso un sistema di ponti radio che, via etere, trasporta la banda larga dai comuni già serviti a quelli da coprire. L’utente che aderirà al servizio dovrà far eseguire da nostri tecnici, presso la sua abitazione o ufficio, l’installazione e la configurazione dell’antenna Metis, un Router da esterno, di piccole dimensioni, che va installato in visibilità ottica con l’antenna principale di erogazione ed è alimentato dallo stesso cavo di rete (Power Over Ethernet). Il tutto in modo semplice e veloce». LEGAMBIENTE UNA LEGGE REGIONALE PROPOSTA DA LEGAMBIENTE E ALTRI VOLONTARI I custodi del territorio per salvare anche i suoli l «Costituire un tavolo di confronto permanente per elaborare una proposta di legge regionale atta a contrastare il consumo di suolo in Basilicata e pensare a strumenti di partecipazione attiva che consentano al cittadino in prima persona di farsi custode del suolo bene comune». È quanto è emerso dall’incontro tra le organizzazioni di volontariato «Il ruolo dei cittadini per la custodia del territorio» nell’ambito del progetto «Volontari naturalmente in rete», promosso dalla rete di volontariato composta da Servizio vigilanza ambientale Legambiente Potenza, Circolo Legambiente Val d’Agri, Circolo Legambiente di Montalbano Jonico, Basilicata ambiente cultura opportunità, Legambiente Basilicata Onlus e Comune di Sasso di Castalda e sostenuto da Fondazione con il Sud. Si tratta di immaginare un salto culturale che parte dalla responsabilizzazione dei cittadini che decidono di intendere il «bene pubblico» come qualcosa da tutelare perché «è anche mio». E non da ignorare «perché non appartiene a nessuno». Le proposte sono il frutto del confronto partito dai risultati di una ricerca sul consumo di suolo in Basilicata, illustrati da Anna Abate e Antonio Bellotti, del Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata. La Basilicata, insieme a Molise e Valle d’Aosta, presenta valori al di sotto del 2 per cento per quanto riguarda la superficie artificiale contro una media italiana del 7,10 per cento. Ciò non significa che sia esente dal fenomeno del consumo di suolo. Anzi. Le conseguenze? Perdita di suolo fertile, frammentazione del territorio, riduzione della biodiversità, alterazioni del ciclo idrologico e modificazioni microclimatiche. Una situazione che necessita un intervento urgente di più definite politiche agricole, REALTÀ A RISCHIO Ricerca della situazione lucana illustrata da Anna Abate e Antonio Bellotti TERRITORIO L’associazione Legambiente protagonista, con altri, dell’iniziativa della custodia del territorio da salvaguardare forestali, urbanistiche e paesaggistiche. In questo contesto si inserisce l’iniziativa nazionale della Legambiente «Custodia del Territorio»: un vero e proprio contratto con Legambiente per essere protagonisti di un’azione concreta di cura e manutenzione del territorio. Possono diventare custodi: privati cittadini, aziende, associazioni, Comuni ed enti pubblici. Per essere custodi bisogna necessariamente essere proprietari di un terreno, compilare una «Scheda di custodia» e sottoscrivere una lettera di adesione a «Custodia del territorio». REGIONE OGGI GRUPPI E COMMISSIONI Lacorazza ai giovani lucani dispersi per il mondo: «Creare lavoro e futuro anche qui» l In attesa che oggi il Consiglio regionale insedi gruppi e commissioni, il presidente dell’assemblea, Piero Lacorazza, scrive alle associazioni dei lucani nel mondo con i quali, dice, «va rafforzato il legame». E poi: «Le istituzioni pubbliche si impegnino senza retorica a determinare le condizioni perché le ragazze e i ragazzi lucani possano trovare qui in Basilicata un lavoro e un futuro». Un affettuoso saluto «a tutte le lucane e a tutti i lucani che vivono stabilmente in altre regioni italiane e in altri Paesi del mondo, e anche ai tanti giovani che per motivi di studio e di lavoro si trovano temporaneamente lontano dalla Basilicata». La Regione, «oltre ad approvare buone leggi e seri programmi per il futuro di questa terra, deve essere in grado di mantenere e di rafforzare il legame fra le tante piccole e grandi Basilicate presenti in ogni angolo del mondo». E Lacorazza ricorda «la riconoscenza di intere comunità per le rimesse che i protagonisti della prima e della seconda grande ondata migratoria hanno sempre assicurato ai loro Comuni di provenienza, e che in momenti difficili hanno consentito a molte famiglie di sopravvivere». Una riconoscenza «ancora molto presente – aggiunge il presidente del Consiglio regionale - anche nella società globale di oggi, in cui tanti giovani partono nuovamente per trovare un lavoro e un futuro altrove, o anche solo per conoscere il mondo e acquisire nuove conoscenze». «Mi auguro che questi giovani continuino a viaggiare e riescano ad ampliare il proprio bagaglio di esperienze – conclude Lacorazza - ma allo stesso tempo spero che le istituzioni pubbliche si impegnino senza retorica a determinare le condizioni perché le ragazze e i ragazzi lucani possano trovare qui in Basilicata un lavoro e un futuro. E mi impegno a fare la mia parte. È anche così che si rafforza l’identità di un popolo». SINDACATO DOPO IL CASO SIDER E LA FIAMMATA DEL CENTRO OLII «L’ambiente impone controlli e trasparenza» Summa (Cgil) alla Regione: urge uno scatto l Ambiente sotto scacco: la Cgil di Potenza chiede alla Regione un salto sul fronte controlli e garanzie. In merito alle vicende della Sider Potenza e della fiammata dei giorni scorsi presso il Centro Olio di Viggiano, la Camera del Lavoro Cgil di Potenza ribadisce (dopo la richiesta avanzata nei giorni scorsi alla Regione Basilicata) la necessità di un incontro affinché gli organi preposti al controllo chiariscano l’impatto di questi eventi sull’ambiente. «Riteniamo necessario e urgente - ha sottolineato Angelo Summa, segretario generale Cgil di Potenza e componente dell’Osservatorio ambientale della Val D’Agri - convocare quanto prima un incontro in cui i componenti dell’Osservatorio facciano il punto della situazione attraverso l’analisi dei dati di monitoraggio ed il loro confronto con i livelli massimi ammessi dalla normativa vigente». «Come sindacato - ha aggiunto Summa - faremo la nostra parte e terremo alta l’attenzione, verificando la chiarezza e la trasparenza delle informazioni fornite, per garantire l’effettiva sicurezza ambientale delle comunità interessate da tali preoccupanti eventi. Qualora ritenessimo non esaustive le informazioni, o pericolosi i risultati del monitoraggio ambientale, saremo pronti alla mobilitazione per chiedere tutele per i lavoratori e l’intera comunità». «Non sono più tollerabili i ritardi dell’Asp - ha concluso Summa - che non ha ancora dato attuazione alla delibera di Giunta dell’aprile 2013 con cui è stata ufficialmente istituita la postazione del 118 nel Centro Olio di Viggiano. Salute, ambiente e sicurezza non possono aspettare, sono priorità assolute e irrinunciabili per una regione che vuole distinguersi per efficienza e buon governo». RASSEGNASTAMPA POTENZA CITTÀ I III Lunedì 20 gennaio 2014 SOS AMBIENTE IL CASO ARPAB-FENICE INQUINAMENTO E CONCORSI Sono due i filoni dell’inchiesta: uno sull’inquinamento prodotto da Fenice e l’altro sui concorsi all’Arpab Il «disastro» di Fenice verso il verdetto Gup Già oggi il giudice potrebbe andare in camera di consiglio l «L’Arpab era un carrozzone politico finalizzato all’assunzione di persone controllate dalle filiere dei partiti, ha nascosto i dati dell’inquinamento dell’inceneritore Fenice di Melfi, permettendo il disastro ambientale che ha colpito la falda acquifera». Parole dure quelle usate in aula dal pubblico ministero della Procura di Potenza Salvatore Colella (che ora è in forza alla Procura di Matera) quando chiese il rinvio a giudizio per Vincenzo Sigillito, ex direttore dell’Arpab, del suo braccio destro Bruno Bove e di altre 32 persone (uno di loro, l’ex assessore regionale, poi consigliere del Pd, Erminio Restaino, ha chie- sto di essere giudicato con il rito abbreviato). Oggi il gup del Tribunale di Potenza Rossella Larocca potrebbe ritirarsi in camera di consiglio e decidere sulle posizioni degli accusati. Secondo la Procura gli indagati hanno nascosto l’inquinamento del termodistruttore e quello della discarica di Pallareta a Potenza grazie alle «coperture» di amici politici. In cambio c’erano le assunzioni e le convenzioni all’Arpab. «Vincenzo Sigillito, ex direttore dell’Arpab, i funzionari Bruno Bove, Claudio Dresda e Ferruccio Frittella, e il responsabile della società Tempor di Potenza Luigi Montano, sono accusati di aver dato . INCHIESTA Il caso Arpab-Fenice verso il verdetto del Gup [foto Tony Vece] vita a un sodalizio criminoso, rafforzato dal concorso esterno del consigliere regionale Erminio Restaino e dai responsabili dell’inceneritore Fenice di Melfi». «In particolare, l’associazione a delinquere, al fine di supportare l’azione amministrativa della propria corrente politica di riferimento in seno al consiglio regionale - riferibile al consigliere Restaino - e creare consenso elettorale, nonché avvantaggiare economicamente amici e conoscenti poneva in atto un’azione di occultamento delle emergenze ambientali in essere in regione con lo sviamento e mortificazione dei compiti istituzio- nali di garanzia a controllo dell’Arpab e avviava una politica di reclutamento e assunzione del personale a scopi meramente clientelari, in spregio ai principi costituzionali di trasparenza e imparzialità». Al centro c’è anche l’aspetto che riguarda i concorsi. E nel corso dell’udienza preliminare sono emerse non poche contraddizioni (una di questa ha riguardato l’avvocato Dino Donnoli, per il quale lo stesso pm ha chiesto l’archiviazione ritenendo di aver commesso sulla posizione dell’avvocato un «mero errore materiale»). Claudio Dresda, ritenuto dalla Procura come uno dei funzionari più vicini a Sigillito e a Restaino, era arrivato all’Arpab un anno prima della nomina di Sigillito. Agli atti dell’inchiesta non ci sono sue telefonate con gli altri indagati: né con Ferruccio Frittella, né con Bove. E nell’unica telefonata con Luigi Montano della Tempor (la società di lavoro interinale tramite la quale - secondo l’accusa erano passate le assunzioni) Dresda dice che nessuna proroga è stata fatti agli interinali. E i concorsi? L’inchiesta non ha esaminato le posizioni dei membri delle commissioni. I tempi dell’udienza preliminare - sono passati due anni dagli arresti - ormai sono stretti. Si va verso la decisione. [f. a.] POTENZA OGGI UDIENZA PRELIMINARE PER I 38 INDAGATI NELL’INCHIESTA SUI RIMBORSI «SCROCCATI» DAI CONSIGLIERI ALLA REGIONE BASILICATA LAURIA L’UOMO È GRAVE I 38 indagati sono accusati di «peculato». La Regione si è costituita parte civile Tir si ribalta sulla «A3» un ferito «Rimborsopoli» entra nel vivo l «Rimborsopoli» entra nel vivo. Oggi è prevista una nuova udienza preliminare sulla vicenda che vede indagate 38 persone tra consiglieri regionali, imprenditori e professionisti, accusati di aver «scroccato» rimborsi alla Regione Basilicata. Ma ora la Regione è costituita parte civile (per il tramite degli avvocati Pasquale Golia e Maurizio Roberto Brancati). E ha creato una situazione inedita: l’ente contro se stesso. Chi ha firmato la richiesta è la giunta uscente, ovvero presidente e assessori che risultano tra gli imputati. I politici imputati: Vito De Filippo (governatore dimissionario), Vincenzo Santochirico (Pd, presidente del Consiglio regionale), Antonio Autilio (Idv), Nicola Benedetto (Democratici di centro), Luca Braia (Pd), Paolo Castelluccio (Pdl), Giuseppe D’Alessandro (Pd), Pasquale Di Lorenzo (Fli), Antonio Di Sanza (Pd), Roberto Falotico (Udc), Antonio Flovilla (Udc), In- RIMBORSI 38 persone sono accusate di aver «scroccato» i rimborsi alla Regione Basilicata [foto Tony Vece] . nocenzo Loguercio (Psi), Agatino Mancusi (Udc), Attilio Martorano (esterno), Rosa Mastrosimone (Idv), Franco Mattia (Pdl), Vilma Mazzocco (Democratici di centro), Francesco Mollica (Udc), Michele Napoli (Pdl), Giacomo Nardiello (Sel), Nicola Pagliuca (Pdl), Mariano Pici (Pdl), Marcello Pittella (Pd), Antonio Potenza (Po- polari uniti), Pasquale Robortella (Pd), Vincenzo Ruggiero (La Destra), Donato Paolo Salvatore (Psi), Luigi Scaglione (Popolari uniti), Alessandro Singetta (ex Api), Antonio Tisci (Pdl), Mario Venezia (Fratelli d’Italia), Rocco Vita (Psi), Vincenzo Viti (Pd). Imprenditori e professionisti: Donata Santoro, Antonio Sanrocco, Rosa Amoroso, Serena Marino e Francesco Marino. Gli investigatori - l’inchiesta è stata condotta da carabinieri, Guardia di finanza e polizia di Stato - hanno accertato che quasi tutte le ricevute fiscali erano state emesse dagli stessi ristoranti. Gli indagati si sono fatti rimborsare spese di ristorazione non direttamente proprie, viaggi non fatti, consulenze non vere e lavori nelle loro case. Ci sono casi di doppia presentazione delle ricevute a distanza di tempo. Anche l’associazione «Codici» aveva presentato richiesta di costituzione di parte civile proprio per queste accuse. Ma il gup l’ha esclusa. Ora il procedimento entra nel vivo, con le eccezioni preliminari. SATRIANO DI LUCANIA RINVIATO AL 15 FEBBRAIO, PER MALTEMPO, L’INCONTRO A BOSCO RALLE PER LA SFILATA DEL 1° MARZO Carnevale è una foresta che cammina «Rumiti», «Orsi» e «Quaresime»: antichi riti arborei e tutela dell’ambiente l «Rumit», uomini-albero vestiti d’edera; «Orsi», maschere ricoperte di pelli; «Quaresime», donne in nero con culla sulla testa. Ritorna il Carnevale di Satriano, ripescando nelle antiche tradizioni e nei riti arborei, nei miti, negli archetipi, nella simbologia. In tutto ciò che appartiene alla cultura popolare. Doveva tenersi ieri, presso i laghetti di Bosco Ralle nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, il primo incontro di avvicinamento al Carnevale di Satriano organizzato dalla rivista Al Parco. Il maltempo ha costretto a un rinvio. Ma il nuovo appuntamento è stato fissato per il 15 febbraio prossimo. L'iniziativa è organizzata con l'obiettivo di spiegare la trazione del carnevale ai partecipanti alla «foresta che cammina», iniziativa programmata per il primo marzo prossimo, quando 131 Rumit «invaderanno» le strade del paese fino a «conquistare» una piazza colorandola di verde e lanciando un messaggio ecologista. Ora si tratta di organizzare la raccolta dell'edera per la vestizione del «Rumit» oltre a momenti utili a illustrare la tradizione e come sta evolvendo grazie all'influenza della cineinstallazione «Alberi» di Michelangelo Frammartino. Una rappresentazione popolare, quella del «Rumit» di Satraino, contaminata con idee, linguaggi e tecnologie del nostro tempo. Uno spazio è anche dedicato, a cura de «L'albero di Eliana (Dream and breakfast di Matera)», a una scoperta favolistica: come diventare folletto per un giorno e animare il bosco vagante di Satriano. CARNEVALE Tornano i «rumiti» a Satriano PINO PERCIANTE l LAURIA. Incidente con ferito grave sull’autostra, alltezza dello svincolo per Lauria, e traffico bloccato per alcune ore. È accaduto nella mattinata di ieri. A essere rimasto fFerito gravemente è stato un camionista siciliano dopo che l’autoarticolato si è ribaltato tra gli svincoli di Lauria Nord e Lauria Sud dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria rovesciando il suo carico di frutta e ortaggi sulla strada. L’incidente è avvenuto intorno alle 6. 30 all’altezza del km 143, in direzione nord. Le condizioni del camionista sono apparse subito gravi. Soccorso dal personale del «118» è stato trasportato prima al pronto soccorso dell’ospedale di Lagonegro e successivamente trasferito al «San Carlo» di Potenza dove i medici lo hanno intubato. La prognosi è riservata. L’uomo rischia di perdere l’uso di una gamba. L’incidente ha provocato disagi alla circolazione. La corsia dell’autostrada è rimasta infatti chiusa per alcune ore, per consentire la rimozione del mezzo pesante e le operazioni di pulizia del piano viabile. Per chi viaggiava in direzione nord il traffico a Lauria Sud è stato dirottato sulla statale 19 con possibilità di rientro in autostrada allo svincolo di Lauria Nord. Sul posto sono intervenuti la Polizia stradale, per i rilievi del caso, i Vigili del fuoco e l’Anas. Gli agenti della stradale stanno effettuando indagini per accertare le cause dell’incidente. Nella zona, al momento dell’incidente, stava cadendo la pioggia. Ma tra le ipotesi prese in considerazione ci sono anche quelle di un malore o di un colpo di sonno del conducente del mezzo pesante. RASSEGNASTAMPA IV I MATERA CITTÀ Lunedì 20 gennaio 2014 DENTRO LA TRAGEDIA A CHE PUNTO È L’INCHIESTA Ultima la raccolta della documentazione provenienza tecnica e amministrativa LA CITTÀ SEGUE DA VICINO LA VICENDA di ora, la parola dovrà passare alle perizie Neanche la pioggia ferma le indagini in Vico Piave Ieri un nuovo sopralluogo del perito nominato dalla Procura VICO PIAVE L’interdizione alla zona rossa [foto Genovese] PASQUALE DORIA l Veniva giù la pioggia. Era insistente, ieri mattina. Ma bagnava, quasi accarezzandola, la ferita aperta in vico Piave. Le transenne, i divieti di plastica, arancioni, bianchi e rossi vibravano nel vento sbarrando il passo, ma non potevano certo fermare lo sguardo. Muto, lì in fondo, quello squarcio potrà sempre parlare. E ha nuovamente raccontato tutto quello che ha da dire. Lo fa con chiunque lo interroga e vuole ascoltare. Lo ha ripetuto mentre gli istanti sotto quel cielo buio sembravano trascorrere lenti, per sussurrare ancora una volta di più la dura realtà, la malinconia di un’assenza. Il dolore di una città, che non si è spento. È trascorso un tempo lunghissimo, apparentemente. Eppure, il sopralluogo è durato solamente una ventina di minuti. Poco dopo le 11, così come era arrivato, senza clamori, il piccolo corteo di auto ha risucchiato oltre le portiere delle auto con i vetri scuri magistrati e forze dell’ordine al seguito e, lentamente, è scivolato lontano. Questa volta non c’era la solita appiccicosa pletora di curiosi tutto intorno. L’aria ferma era interrotta solo dai secchi click di rare macchine fotografiche, al massimo dal respiro di qualche temerario cronista bagnato dalla testa ai piedi. «Sì, le indagini vanno avanti. Ma niente dichiarazioni». Difficile potersi aspettare altro. Facile capire, comprendere il momento. Non è la prima e probabilmente non sarà neppure questa l’ultima verifica. Il sopralluogo è stato preceduto da un breve incontro preliminare e da un successivo tavolo di lavoro in via Moro. Era presente, tra gli altri, l'ingegnere strutturista, Michele Colella, perito incaricato dalla Procura della Repubblica di Matera. Lo attorniavano Vigili del fuoco, militari dell’Arma, tecnici comunali. Più avanti c’erano il Procuratore capo Celestina Gravina e il pubblico ministero Annunziata Cazzetta. La città le sta guardando. Non è un compito facile. Hanno aperto e stanno coordinano una complessa indagine contro ignoti per omicidio e disastro colposo. Due donne, in una Procura dove prevalgono le donne. Vederle sotto la pioggia, ieri mattina, serene, ma determinate, ha contribuito a rendere meno grigio quel pezzo di asfalto ancora imbiancato dai calcinacci. È in quel dannato vicolo Piave che la città, in una giornata nerissima, nonostante la tragedia, la morte di una innocente, ha riscoperto uno dei suoi volti migliori. Ha potuto rivedersi chiunque in quei minuti frammenti di specchio rotto. È una sensazione collettiva, spontanea. È possibile sottrarci da una considerazione che forse è perfino banale rievocare? Come si fa a non ammettere che il perimetro dell’afflizione di questa ORA IL PERITO VALUTERÀ Alcune fasi del nuovo sopralluogo. A destra, i coniugi Papapietro [foto Genovese] vicenda non è ristretto solo a chi aveva conosciuto la bellezza e la dolcezza della vittima? Questa storia, quella di una materana, Antonella Favale, di 31 anni, ci riguarda. Era materana come lo sono i magistrati che, giorno dopo giorno - è questa la sensazione che vogliamo vivere tutti ancora più intensamente - non potranno che conquistare la crescente fiducia della comunità. Faranno luce sul fattaccio brutto di vico Piave 18. Lo crediamo e lo speriamo insieme. Con la stessa intensità con la quale alla speranza era dedicata la famosa frase di una bellissima canzone di qualche anno fa del cantautore, poeta, scrit- tore e compositore canadese Leonard Choen, che forse i meno giovani ricordano ancora: «C'è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce». Sì, l’imperfezione è un tratto peculiare della condizione umana, ma è sempre da questa consapevolezza che bisognerebbe ripartire. Ogni volta, tutte le volte. LA STORIA NELLA STORIA HANNO PAURA, A FARGLI COMPAGNAIA C’È RIMASTO SOLO IL LORO CAGNETTO BILLY CONSORZIO PANE DI MATERA Come si fa in casa la pasta di semola Una polacca e un marocchino gli ultimi abitanti del vicolo l Una mattina di pioggia e di passi incrociati. Da una parte quelli dei magistrati, dei tecnici, delle forze dell’ordine, dall’altra, dei rari residenti avvistati sul posto. «Dobbiamo continuare a vivere». Una frase secca, scoccata in mezzo all’aria umida da un uomo di 75 anni non si può fare finta di non averla sentita. Giovanni Papapietro, affaticato, ma con grande dignità, trasportava verso la sua utilitaria cassette piene di bottiglie contenenti conserva di pomodori. Testimonianza autentica dell’identità locale che si palesa anche con povere cose. Lo aiutavano l’anziana moglie e il genero Pasquale, di 40 anni. Una scena che in altri tempi non avrebbe attirato nessuna attenzione. Ma questa volta non è stato possibile. Bisogna dirlo perchè, solitamente, sono i genitori, dalle nostre parti a ospitare i figli giovani, specialmente quelli che non trovano lavoro. Papapietro, contro ogni previsione, ma non certo per sua scelta, ha dovuto fare il tragitto al contrario. Nelle pieghe antiche del suo viso difficile non cogliere sentimenti di amarezza che, in fondo, è anche quella di tutta la città. Ancora passi e sguardi incrociati. Intenso, di un’umanità traboccante quello di Edyta Sylwia Rzepa. È una nostra concittadina polacca di 37 anni. Vive in un bilocale a piano terra con il suo compagno Dohkkal Abdessamad, di origini marocchine. Lavorano insieme in un ristorante. Sono gli unici due ad essere rimasti in vico Piave dopo il giorno del maledetto crollo che ha cancellato il civico 18. Anzi no, con loro c’è anche un cagnetto di razza incerta, ma dagli occhi vivaci e bellissimi. Billy completa il quadretto straordinario di una ricchezza inattesa, di quelle che non ti aspetti davvero e che pure fanno parte di GLI ULTIMI DEL VICOLO Una coppia preoccupata lei originaria della Polonia e lui della Polonia. Con loro è rimasto solamente il cane Billy [foto Genovese] . n Il Consorzio del Pane di Matera continua a festeggiare il “Grano duro, Oro giallo” quale risorsa economica e culturale del sud Italia. Grazie al sostegno ed al contributo della gestione commissariale Ex Agensud e sotto l’egida del ministero per le Politiche agricole, il Consorzio organizza stamane, dalle ore 10 alle 12,30, nella Mediateca provinciale, «Facciamo la pasta di semola di grano duro», laboratorio per imparare a fare la pasta fatta in casa. È un altro degli eventi per accendere i riflettori su questa importante materia prima, il grano duro. AFORISMA BUSINESS SCHOOL Orientamento dopo la laurea quel tessuto civile della nostra comunità, mai abbastanza conosciuta. Non ostenta nessuna ricchezza materiale, in realtà, quella povera abitazione. Ma esprime una ricchezza d’animo che si trasmette alla stregua di una straordinaria scarica elettrica. Impossibile non avvertire quella corrente positiva quando il cronista viene spontaneamente invitato a sorseggiare una tazzina di caffè. Impossibile sottrarsi a un’accoglienza che rievoca, di colpo, la civiltà del nostro antico vicinato. Ma Sylwia è triste e ha paura. Anche il suo compagno esprime lo stesso stato d’animo. «Non si ferma. Vento e pioggia da stanotte infu- riano - fa notare lei con un italiano inappuntabile - ed è da allora che Billy guaisce senza posa. Non l’aveva mai fatto prima d’ora, con e senza la pioggia battente. Perchè è così inquieto? È vero che i cani avvertono anche quei pericoli che a noi sfuggono? Questo alloggio non è nostro, paghiamo l’affitto. Che tristezza, ora. Non ci possiamo abituare, vederci così soli, in una strada che fino a qualche giorno fa era animata, piena di vita, moltiplica i nostri timori. Proprio come il vento e la pioggia di questa notte, che non ci ha fatto chiudere occhio. Ma qui siamo al sicuro? Chi ce lo [p.d.] potrà dire?». n Si tiene stamane, dalle ore 10 alle 16, nel Palazzo Gattini, una giornata di orientamento post laurea. Durante l’incontro verrà presentata la sedicesima edizione del master in Business management - accreditato Asfor, di Aforisma business school di Lecce, finanziabile attraverso le borse di studio della Regione Basilicata concesse a favore dei giovani laureati che vogliano continuare i propri studi attraverso un master post laurea di qualità. Il percorso didattico è strutturato per aree di competenza e di management, con focus di approfondimento specialistico sulle aree strategiche aziendali. RASSEGNASTAMPA MATERA CITTÀ I V Lunedì 20 gennaio 2014 SCANZANO JONICO DA DICEMBRE MELMA, CANNETI E RIFIUTI SUL BORDO DELLA STRADA CHE PORTA AL LIDO DI TERZO MADONNA Quei detriti del Consorzio non sono stati più rimossi Protestano i residenti di Via Monviso: «Ora li spostiamo noi» FILIPPO MELE LA PROTESTA I cittadini sui luoghi zeppi di porcherie Rassicurazioni dell’ente di bonifica Il presidente Carriero garantisce la pulizia avverrà entro pochi giorni SCANZANO JONICO – Abbiamo chiamato il presidente del Consorzio di bonifica, Angelo Carriero, riferendo che con noi c’erano persone che protestano per la melma depositata lungo via Monviso. Minacciano di portarvi questa roba davanti alla vostra sede, se entro 7 giorni non provvederete alla pulizia. «So della protesta dei cittadini di via Monviso – ha risposto Carriero - . Dobbiamo togliere quella melma dalla strada. Era stato già programmato ma i terreni sono bagnati. Vedremo in questa settimana ma chiedo un po' di collaborazione. La pulizia sarò fatta al più presto. Dobbiamo trovare dove depositare melma, canneti, rifiuti. Spero di dar corso alla ripulitura entro 7 giorni». (fi. me.) l SCANZANO JONICO. «Questa che vedete al lato della strada non è melma, ma merda. Se entro 7 giorni il Consorzio di bonifica di Bradano e Metaponto non la verrà a togliere da qui la caricheremo sui camion e la depositeremo davanti alla sede dell’ente». Lo hanno urlato i residenti di via Monviso, una delle strade più lunghe del centro del Metapontino, quella che porta al lido di Terzo Madonna e su cui vivono oltre cento famiglie, ieri in sciopero sotto la pioggia. Almeno trenta persone ed una decina di auto, scortati da quella dei vigili urbani, hanno percorso l’arteria. «Perchè scioperiamo? Basta che vi guardate intorno – ha detto Giuseppe Carbone - . La “roba” che vedete, sul lato della strada, melma, canneti, rifiuti, è qui da dopo l’alluvione del 1 dicembre scorso. Ed è un pericolo perchè invade la carreggiata. Quando si incrociano due auto c'è il rischio che si scontrino». E Piero Clemente ha aggiunto: «Il traffico va normalizzato. La segnaletica orizzontale non esiste più. Poi, perchè il Consorzio di bonifica, dopo che ha pulito, sempre e solo in emergenza, non si porta via quello che ha tolto dalla bonifica? E’ strano. Non ci sono soldi per la manu- tenzione ordinaria. Ci sono, invece, e tanti, e senza controllo, dopo che ci siamo allagati». Ma perchè scioperare in via Monviso quando il problema è generale a Scanzano Jonico? «Perchè – ha risposto Michele Greco – qui ne va anche dell’immagine della nostra città. Se la situazione rimarrà così i turisti che si recheranno alla spiaggia di Terzo Madonna cosa penseranno di noi?». Ed il giovane Francesco Sabato, 21 anni, ha spiegato la sua presenza al corteo così: «Sono presente perchè voglio un ambiente pulito. Il sindaco di Scanzano Jonico ha fatto bene ad emettere una ordinanza che vieta a tutti di depositare rifiuti, plastiche varie, scarti di potatura, nelle cunette e nel fossi». Sindaco Salvatore Iacobellis (Pd) di cui è stata notata l’assenza. Ma cosa hanno chiesto i manifestanti? Donato Sabato: «Che entro sette giorni il Consorzio ritiri questi rifiuti. In caso contrario ci sarà una rivolta di popolo dagli esiti imprevedibili». E Carmine Merlo ha minacciato: «Se il problema non verrà risolto caricheremo questa roba su un camion e la depositeremo davanti alla sede del Consorzio». Insomma, sembra aver fatto scuola il letame depositato per protesta nei giorni scorsi davanti al Parlamento francese. PISTICCI OCCUPAZIONE PER ATTIVITÀ PRODUTTIVE Ridotte le tariffe per il suolo pubblico l PisticciIl Comune ha ridotto le tariffe per l’occupazione di suolo pubblico per le attività economiche. Lo ha reso noto il vice sindaco, con delega alle Attività produttive, Domenico Albano che ha citato la delibera numero 203. «Sensibile alle difficoltà che il settore del commercio sta attraversando – ha spiegato Albano l’esecutivo ha ridotto l’entità delle tariffe per quelle particolari occupazioni che, a causa del più lungo periodo di occupazione, raggiungevano cifre ragguardevoli, come quelle per la concessione dei box al mercato coperto di Marconia, l’occupazione dei posteggi nei mercati giornalieri di Pisticci e Marconia e l’occupazione di area pubbliche per l’installazione di dehors (tavoli, sedie, gazebo quali pertinenze di bar e pizzerie, ndr)». Albano ha fatto alcuni esempi: «Box piccoli al mercato coperto di Marconia: si passa da mille a 657 euro all’anno, mentre per i box grandi, da circa 4mila a 2.682,75 euro all’anno». Stessa sorte per il posteggio nel mercato giornaliero di Marconia, che passa «da 1.170 a 900 euro e per quello nel mercato giornaliero di Pisticci, che scende da 700 a 480 euro annuali». La riduzione più consistente riguarda «le occupazioni mediante dehors: per un impianto di 30 metri quadri con la vecchia tariffa si sarebbe pagato 4.425 euro mentre, con la nuova, mille. Come annunciato nel programma amministrativo, stiamo attuando la riqualificazione ed il rilancio dell’economia locale, anche attraverso una politica delle tariffe più equa e più sensibile alle difficoltà dell’attuale momento di recessione economica». Albano ha infine sottolineato come, in un quadro così fosco, «è notevole che l’Amministrazione abbia trovato le risorse per ridurre le tariffe per l’occupazione di area pubblica, soprattutto a favore dei piccoli imprenditori locali. L’entità della riduzione è tale da renderla un’operazione importante per lo svi[p.miol.] luppo locale e non un mero restyling di facciata». RASSEGNASTAMPA VI I POTENZA CITTÀ Venerdì 17 gennaio 2014 VIABILITÀ URBANA CENTRO STORICO E DINTORNI GIOVANNA LAGUARDIA l Via Leoncavallo tornerà agli antichi fasti entro breve. Dopo i ritardi e le polemiche iniziali, i lavori stanno procedendo velocemente e la storica salita, in dialetto potentino detta di «Pisciamort’», promette di diventare un vero e proprio gioiellino. «L’obiettivo, che abbiamo centrato in pieno - spiega l’assessore comunale alla viabilità Antonio Pesarini - era quello di restituire alla storica strada potentina un aspetto del tutto simile a come era in origine. La pavimentazione sarà realizzata in materiale di grandissimo pregio, che abbiamo acquistato all’estero e che non è solo bello, ma anche capace di resistere ai rigori dell’inverno potentino e al carico dovuto al passaggio delle auto e perfino dei mezzi pesanti». Insomma, grazie a questi materiali del tutto particolari, l’amministrazione comunale è sicura di poter evitare ciò che è accaduto e accade ogni giorno in via Vescovado, dove i sanpietrini sono saltati in molti punti lasciando delle vere e proprie voragini. A Lavori terminati, invece, la rinnovata via Leoncavallo dovrebbe avere un aspetto simile a quello delle discese di San Gerardo e di San Giovanni dove, del re- FONDI L’intervento in corso di realizzazione ha un costo di duecentomila euro, provenienti da fondi comunali VIA MANZONI L’intervento di riqualificazione riguarderà anche via Manzoni, che sarà oggetto di manutenzione straordinaria L’antica via Leoncavallo torna agli antichi fasti Proseguono i lavori di ristrutturazione della storica salita sto, la pavimentazione si sta difendendo benissimo dagli attacchi del gelo e dal peso delle vetture in transito. «Una parte del piccolo ritardo con cui ci accingiamo a completare l’opera - dice Pesarini - è stata dovuta proprio all’esigenza di reperire questo tipo di materiale che, una volta instal- lato, avrà bisogno di un breve periodo di assestamento, prima di aprire la strada al traffico. Sono comunque estremamente soddisfatto della riuscita di quest’opera di ristrutturazione di una strada storica della nostra città, che reputo una delle più belle realizzate sulla viabilità cittadina nei tre MATERIALI anni del mio mandato e per la quale vorrei ringraziare pubblicamente il responsabile dei lavori, il geometra Giovanni Pontolillo, che sta realizzando una splendida opera, così come ha già fatto per le discese di San Gerardo e di San Giovanni». In particolare, il fondo della strada sarà realizzato in sanpietrini con il trottatoio (ciascuna delle strisce di pavimentazione parallele utilizzate come guide per facilitare il transito dei veicoli) in granito rigato diagonalmente e le zanelle in granito bianco kindia bucciardato. La ristrutturazione, realizzata con un costo di 200mila euro di fondi comunali, riguarderà anche via Manzoni, con un intervento di manutenzione straordinaria che riguarderà asfalto, marciapiedi e ringhiere, fino al mercato coperto. Il tutto dovrebbe essere completato nel giro di un paio di mesi . «Per quanto riguarda via manzoni - conclude Pesarini - stiamo valutando per vedere se è possibile, compatibilmente con i fondi a disposizione, effettuare qualche intervento migliorativo, oltre alla semplice manutenzione straordinaria, come i cittadini hanno richiesto negli incontri che sono stati effettuati». TEMPISTICA La pavimentazione sarà realizzata in materiali di pregio La strada dovrebbe essere riaperta entro marzo CANTIERE Fervono i lavori per la ristrutturazione di via Leoncavallo [foto Tony Vece] LAVORI La riqualificazione riguarderà anche parte di via Manzoni [foto Tony Vece] POTENZA I CITTADINI SI CHIEDONO COME MAI NON SI SIA PROVVEDUTO ALLA RIMOZIONE POTENZA CARTELLO RIPRISTINATO DA FANÌ L’Epifania spazza le feste ma non le decorazioni L’albero e le lucette ancora in via Pretoria Segnaletica «fai da te» in via Vaccaro quasi non li hanno notati in questi giorni. Ma non tutti gli habituè di via Pretoria sono così distratti e così la presenza dell’albero e delle lucette sta diventando il tormentone di questo insolito e tiepido gennaio: molti cittadini, infatti, non hanno mancato di chiedersi come mai la ditta che ha provveduto ad installarle prima di Natale non abbia ancora provveduto a portarle via, dal momento che le festività sono ormai passate da una decina di giorni. Le ipotesi che si fanno introno alla mancata rimozione degli addobbi sono le più svariate. Che si voglia coservarle così, spente ma ancora montate, per trovarsi bene per le festività natalizie della prossima stagione? Visti i tempi di ristrettezze economiche, magari in questo modo si risparmierebbero i costi del montaggio del trasporto e dello smontaggio! Oppure, visto che Carnevale è prossimo ad entrare nel clou, magari l’albero potrebbe servire per appenderci delle belle pentolacce? l Segnaletica stradale... fai da te. E laddove le amministrazioni non intervengono i cittadini ci mettono una pezza. È successo a Potenza in via Vaccaro, dove il segnale di limite di velocità (30 chilometri orari) con la dicitura «rallentare» era stato divelto tanti anni fa e non era mai stato ripristinato. Ci ha pensato Fanì, che si è fatto promotore ed ha sistemato a proprie spese (27 euro) la segnaletica di rallentamento e il limite di velocità (30). «Tempo fa - ha spiegato Fanì - era stato chiesto al sig. sindaco e alle autorità competenti SEGNALETICA Cartello di ricollocare il segnale per tutti gli autoveicoli che percorrono tale arteria, ma la richiesta fino a questo momento non aveva avuto seguito. Così ecco un dono per la Befana al sindaco – consigliere regionale della Lucania». l L’Epifania, lo dice il proverbio, tutte le feste si porta via. Ma non sempre porta via anche le luminarie e le decorazioni. Almeno a Potenza. Oggi, con «Sant’Antuon’ maschere e suon’» (tanto per rimanere in tema di proverbi, è cominciato il Carnevale, ma le decorazioni natalizie del centro storico sono ancora al loro posto. Non ci sono più, invece, i banchetti del mercatino di Natale. Nell’angolo di Piazza Prefettura il maestoso albero, ormai spoglio di tutte le lucette, guarda il passeggio in via Pretoria come un gigantesco cono di ombra verde scuro, e anche la cascata di lampadine che abbelliva via Pretoria per tutta la sua lunghezza non è stata ancora rimossa. La presenza delle decorazioni, senza lo sfavillante luccichio dato dall’elettricità, è passata quasi inosservata. Con le lampadine spente albero e festoni hanno un aspetto molto meno festaiolo e i passanti frettolosi che si recano al lavoro o che girano per le vetrine dei saldi a caccia dell’affare ADDOBBI Gli addobbi natalizi nel centro storico di Potenza [foto Tony Vece] . RASSEGNASTAMPA Corriere.it Tasse, la corsa a ostacoli per casa e rifiuti Contribuenti in coda per gli adempimenti. E a giugno per le abitazioni si cambia di nuovo 24 gennaio ROMA - Tasse e mini-tasse. Mai come quest’anno la confusione su ciò che i contribuenti debbano pagare regna sovrana: file in banca, alle Poste, ai centri di assistenza fiscale e molta rabbia tra i cittadini. Tutta colpa della duplicazione delle imposte, per cui sulla casa è esistita un’Imu e una mini-Imu (ma già a giugno parleremo di Tasi) e sui rifiuti una Tares e una maggiorazione della stessa (ma parleremo di Tari). Proviamo a fare ordine partendo dalla casa. Il caos nasce dalla cancellazione nel 2013 dell’Imu sulla prima casa, l’imposta che invece nel 2012 il governo Monti fece pagare anche sulle abitazioni principali. La prima rata dell’odiosa Imu sulla prima casa nel 2013 non l’ha pagata nessuno, tranne i proprietari degli immobili di lusso. Che si scampasse anche al saldo, sembrava ormai scontato. Il governo Letta l’aveva lasciato intendere, ma la decisione fu presa dopo l’estate e i soldi trovati per coprire il mancato incasso dei Comuni risultarono sufficienti a rimborsare per intero soltanto quelli che avevano fissato l’aliquota standard (4 per mille). E tutti gli altri? La decisione è stata quella di far tornare a pagare una parte dell’Imu ai residenti nei 2.401 Comuni che avevano fissato aliquote Imu superiori al 4 per mille. Chi e come debba pagare quella che è stata battezzata mini-Imu è visibile in questo grafico (GUARDA). Quanto alla data di pagamento, anche qui c’è stata confusione: la scadenza di dicembre infatti è stata modificata dalla legge di Stabilità e portata a venerdì 24 gennaio. Una data che non coincide con nessuna altra di quelle classiche di metà o fine mese. Questa è la prima fonte di disorientamento, la seconda e principale, è il metodo di calcolo che abbiamo riepilogato. La terza è la modalità del pagamento. La quarta è quello che sta per avvenire, cioè l’ennesimo cambiamento della tassazione sulla casa che ci attende a giugno, quando dovremo vedercela con la Iuc, che comprenderà per la prima abitazione la tassa sui servizi indivisibili (Tasi), sulle cui aliquote ancora si discute, e la nuova tassa rifiuti: la Tari. Le seconde case pagheranno anche l’Imu. E veniamo ai rifiuti. Dopo Tarsu e Tia il decreto salva Italia dal 2012 introdusse la Tares sia sui rifiuti che sui servizi indivisibili comunali (illuminazione, manutenzione stradale, ecc). La confusione nasce nell’aprile dello scorso anno, quando un decreto stabilisce che per il 2013, in attesa del riordino della materia e in deroga al salva Italia, i Comuni potessero prevedere il rinvio di una o più scadenze Tares, imponendo però il versamento a dicembre della maggiorazione, pari a 0,30 euro per metro quadrato, dovuto per i servizi indivisibili e destinato allo Stato. Quel riordino della tassazione è slittato a dicembre finendo nella legge di Stabilità, nel frattempo molti Comuni avevano fissato il saldo Tares al 16 dicembre insieme al pagamento della maggiorazione. Ma la legge di Stabilità ha fatto slittare il termine per quest’ultima al 24 gennaio, creando ulteriore confusione. A Roma si è scelto di far slittare alla stessa data anche il saldo Tares. I prestampati (bollettino e F24) sono stati inviati a casa ma ne mancano ancora molti. Senza contare che sul modello F24 inviato compare ancora la scadenza di dicembre... Al caos si è cercato di rimediare eliminando le sanzioni nel caso il pagamento non arrivi in tempo per il mancato invio dei prestampati. 19 gennaio 2014
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