leggi la rassegna - CGIL Basilicata

RASSEGNASTAMPA
RASSEGNASTAMPA
20 gennaio 2014
RASSEGNASTAMPA
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Lunedì 20 gennaio 2014
www.ilquotidianodellabasilicata.it
ANNO 13 - N. 19e 1,20
Direzione e Redazioni: POTENZA, via Nazario Sauro 102, cap 85100, tel. 0971 69309, fax 0971 601064; MATERA, Piazza Mulino 15, cap 75100, tel. 0835 256440, fax 0835 256466
Il crollo a Matera: il blitz domenicale di pm, consulenti e carabinieri
Tre piani di troppo
Si indaga per abuso edilizio
La palazzina aveva solo un ammezzato. Agli atti un permesso
di sostituzione del solaio. I documenti d’indagine finiscono
su Fb. Chi è Anna Di Pede che conosce tutti i particolari?
ANTONIO CORRADO alle pagine 8 e 9
L’INTERVISTA
IL GOVERNATORE
Operazione
Rigenerazione
Il bilancio a tutto campo
del sindaco di Melfi, Valvano
Riunione con i regionali
E una chat con i lucani
L’agenda prossima di Pittella che segue
sempre di più il modello Renzi
Livio Valvano
EMILIO FIDANZIO a pagina 7
a pagina 5
SPORT
SECONDA DIV.
Melfi battuto
Continua
il tabù
delle partite
in casa
in alto il verbale dei VdF e la perizia
del Comune
SERIE D
Per Matera
e Francavilla
(che vince il derby)
sguardi sulla vetta
del campionato
ECCELLENZA
Il Potenza
non conosce
ostacoli
VOLLEY E BASKET
Coserplast
e Bawer ko
a testa alta
Ginestra
Tares, i cittadini
si sono riuniti
per discutere
degli aumenti I cittadini di Ginestra riuniti
in alcuni casi triplicati
ZOLFO a pagina 41
40120
9
771128
022069
RASSEGNASTAMPA
TESTATA INDIPENDENTE CHE
PERCEPISCE
I CONTRIBUTI
DALLA LEGGE N° 250/90
LANON
GAZZETTA
DI PUGLIA
- CORRIEREPUBBLICI
DELLE PPREVISTI
UGLIE
Lunedì 20 gennaio 2014
Quotidiano fondato nel 1887
lunedì
La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
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AL CENTRO DELL’INCHIESTA IL DISASTRO AMBIENTALE E I CONCORSI DELL’ARPAB
Potenza, il caso Fenice
verso il verdetto Gup
Pd Puglia, Emiliano
lancia un ultimatum
Nega l’ipotesi Procacci: «Ma ho un nome pronto»
Divisioni tra i renziani su Ferrante e Scalfarotto
Attesa per oggi la decisione del giudice
SERVIZIO IN GAZZETTA DI BASILICATA A PAGINA III >>
LA CORSA ALLA SEGRETERIA REGIONALE VERSO LE PRIMARIE DEL 16 FEBBRAIO
VERDETTO Attesa per oggi la decisione del Gup
SERVIZIO A PAGINA 7 >>
IL PATTO DEL NAZARENO PD DIVISO SULL’INTESA CON BERLUSCONI SULLE RIFORME. MA IL SEGRETARIO VA AVANTI: TUTTO ALLA LUCE DEL SOLE
LAVORO & SALUTE IN PRIMO GRADO ERA «MALATTIA GENETICA»
Fassina allo scoperto: «Mi sono vergognato». Critiche da Cùperlo
Alfano non chiude, ma vuole le preferenze. Grillo: riesumato Silvio
La Corte d’ Appello di Lecce ribalta il primo
verdetto: operaio brindisino sarà risarcito
tumore è causato
Renzi, il «nemico» è in casa «Quel
dalla diossina dell’Ilva»
«OK RIFORMA DEL TITOLO V»
LE PARTITE
PARALLELE
DEI DUE
«RIFORMATORI»
Violante: giusto
trattare con il Cav
Via il Senato? Senatori dubbiosi
di VITTORIO B. STAMERRA
C
erto se qualcuno ricorda quel “game
over” cinicamente
intimato nei confronti di Silvio Berlusconi
solo qualche settimana addietro, Matteo Renzi oggi non
ci fa una bella figura. Certo
nella vita, soprattutto in politica, che - per dirla come il
Principe, compaesano autorevole del sindaco di Firenze è l’arte del possibile per antonomasia, mai dire mai.
Sino a ieri Silvio Berlusconi, alla testa di un partito
allo sbando, privo di una linea e alla ricerca di una
direzione autorevole, era politicamente ai margini, se
non politicamente finito. Per
giunta con addosso il marchio ignominioso di pregiudicato con sentenza definitiva che lo hanno fatto decadere dallo scranno parlamentare.
SEGUE A PAGINA 15 >>
TRIANGOLAZIONE
PUGLIESE
A TUTELA
DELL’AMBIENTE
I «NEMICI» Cùperlo (a sinistra) e Fassina
SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3, 6 E 7 >>
l Polemiche accese il giorno dopo il quasi-accordo tra Renzi e Berlusconi. In un’intervista alla Gazzetta, Luciano Violante afferma che è giusto trattare con Berlusconi
che è il leader del secondo partito del Paese.
Ma esprime dubbi sull’assenza delle preferenze nella nuova legge elettorale. Le reazioni dei pugliesi e lucani sulla riforma del
Senato. Molti dubbi e incertezze.
CALPISTA E COZZI ALLE PAGINE 4 E 5 >>
TENNIS, IL SUCCESSO DI FLAVIA. BASKET, ENEL-STOP A MILANO
La Pennetta
fa sognare
sotto il cielo
d’Australia
di FULVIO COLUCCI
C
ILVA TARANTO L’Inail risarcirà
SERVIZIO A PAGINA 9 >>
SANITÀ IN PUGLIA
Critiche a Vendola
per i livelli di assistenza
SERVIZIO A PAGINA 10 >>
TRIPLICE OMICIDIO
’Ndrangheta scatenata
ucciso anche un bimbo
SERVIZI NELLO SPORT >>
SERVIZIO A PAGINA 11 >>
AUSTRALIAN OPEN La Pennetta per la prima volta approda ai quarti
BRINDISI DA PRIMA PAGINA
di GAETANO CAMPIONE
U
na città da podio. Perché Brindisi - sportivamente parlando
- cambia pelle. Lo fa nell'anno del riconoscimento di
capitale europea dello sport grazie al tennis e al basket. Da
Melbourne, in Australia, dove una indomabile Flavia Pennetta è
approdata, per la prima volta nella sua lunga carriera, ai quarti
degli Australian Open, a Milano, dove i terribili ragazzi dell'Enel
Brindisi sono stati strapazzati dall'Olimpia Milano.
SEGUE A PAGINA 21 >>
on la sentenza emessa
lo scorso otto gennaio
dalla Corte di Appello di
Lecce sembra chiudersi
un cerchio, uno dei tanti, nella
complicata vicenda dell’Ilva di
Taranto e dei problemi legati, dentro e fuori la fabbrica, al rapporto
tra salute, ambiente e lavoro.
I giudici di Lecce hanno riconosciuto a un operaio brindisino
dell’Ilva, ora in pessime condizioni di salute, il diritto di rivolgersi
all’Inail chiedendo l’indennizzo
per la malattia professionale contratta in fabbrica. Lì era esposto,
secondo il tribunale di secondo
grado, a micidiali agenti inquinanti tra i quali la diossina.
Ecco la parola-chiave: diossina.
Il legale dell’operaio, l’avvocato
della Fiom Cgil Massimiliano Del
Vecchio, conferma: la sostanza
non era mai comparsa con tanta
“enfasi”, nelle sentenze della magistratura sulle malattie professionali.
SEGUE A PAGINA 15 >>
RASSEGNASTAMPA
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887
Lunedì 20 gennaio 2014
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Potenza, San Giorgio Lucano, Villa D’Agri
POTENZA PREVISTA PER OGGI LA DECISIONE DEL GIUDICE DELL’UDIENZA PRELIMINARE
ARPAB Sotto
la lente dei
magistrati di
Potenza sono
finiti anche i
concorsi
all’Arpab. Al
centro
dell’inchiesta
però c’è il
disastro
ambientale
che avrebbe
provocato
l’inceneritore
Fenice [foto
Tony Vece]
Lo scandalo
Fenice-Arpab
verso il verdetto
E torna in tribunale
anche il caso
«Rimborsopoli»
Nuova udienza Gup
I GIOVANI
E I VOLTI OPPOSTI
DELLA POSSIBILE
PARTENZA
di MIMMO SAMMARTINO
l Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Potenza Rossella Larocca potrebbe
ritirarsi già oggi in camera di consiglio per
decidere sulle accuse mosse dalla Procura agli
indagati dell’inchiesta sul disastro ambientale
provocato dall’inceneritore Fenice di Melfi.
SERVZIO A PAGINA III >>
MATERA CONTINUANO LE INDAGINI PER CAPIRE LE RAGIONI CHE HANNO CAUSATO LA MORTE DI ANTONELLA FAVALE E IL FERIMENTO DI ENRICO ORESTE E SARA ELIA
Altre verifiche sul posto del crollo
Il perito nominato dalla Procura è tornato in Via Piave alla ricerca di elementi utili
V
iaggiare, conoscere il
mondo, arricchire il
proprio bagaglio di
esperienza e di conoscenza, così come afferma il neo
presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, è da considerare un fatto non solo positivo,
ma coerente con la vocazione del
nostro tempo. Con l’idea più autentica della cultura e della civiltà
(alla faccia di chi si industria a
costruire barriere e recinti e leggi
sul reato di emigrazione).
Ma a una condizione: che quel
partire, quel cercare il confronto
con gli altrove, si fondino su una
libera scelta. Condizione che presuppone l’eventualità di un andare e di un tornare. O di veder partire i propri figli e accogliere i figli
di altri mondi. Se invece andar via
dipende da una costrizione, da un
obbligo di sopravvivenza, da una
negazione di opportunità, da
un’assenza di lavoro, allora quel
viaggio è imposto. È doloroso sradicamento. È questo diritto di
scelta che va ripristinato per i giovani lucani. Su questo, politica e
istituzioni devono risposte.
Dopo la raccolta della
documentazione tecnica
e amministrativa, ora la
parola passa alle perizie
SOPRALLUOGO Tecnici della Procura sul posto del disastro [f. Genovese]
LAURIA PERICOLOSO INCIDENTE IN AUTOSTRADA
Tir si ribalta sulla «A3»
Il conducente è grave
A3 La Salerno-Reggio Calabria
.
l Incidente con ferito grave
sull’autostra, alltezza dello svincolo per Lauria, e traffico bloccato per alcune ore. È accaduto
nella mattinata di ieri. A essere
rimasto ferito gravemente è stato un camionista siciliano dopo
che l’autoarticolato si è ribaltato tra gli svincoli di Lauria
Nord e Lauria Sud dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria rovesciando il suo carico di frutta
e ortaggi sulla strada.
PERCIANTE A PAGINA III >>
l Veniva giù la pioggia. Era
insistente, ieri mattina. Ma bagnava, quasi accarezzandola, la
ferita aperta in vico Piave. Le
transenne, i divieti di plastica,
arancioni, bianchi e rossi vibravano nel vento sbarrando il
passo, ma non potevano certo
fermare lo sguardo. Muto, lì in
fondo, quello squarcio potrà
sempre parlare. E ha nuovamente raccontato tutto quello
che ha da dire. Lo fa con chiunque lo interroga e vuole ascoltare. Lo ha ripetuto mentre gli
istanti sotto quel cielo buio sembravano trascorrere lenti, per
sussurrare ancora una volta di
più la dura realtà, la malinconia
di un’assenza. Il dolore di una
città, che non si è spento.
RACCORDO POTENZA-SICIGNANO
Tre viadotti
da riattare
in quasi 3 anni
l Finalmente si interviene sull’ammodernamento del
raccordo autostradale Potenza-Sicignano, malmesso
per la scarsa manutenzione. Soprattutto su alcuni viadotti. La Gazzetta ufficiale ha confermato che i lavori,
per complessivi 27 milioni di euro, sono stati aggiudicati da una ditta. Previsti 990 giorni per la loro
ultimazione. Interessati dalle opere, in particolare, tre
viadotti: Pietra Stretta, Le Carre Secondo e Platano.
Previsti per loro interventi strutturali. I lucani attendono con ansia di poter recuperare qualche margine al mal di isolamento che li affligge in modo
endemico.
DORIA A PAGINA IV >>
CALCIO IN SERIE D IL FRANCAVILLA VINCE IL DERBY COL REAL METAPONTINO. OK IL MATERACON LA TURRIS
Melfi, una gran brutta batosta
I gialloverdi perdono in casa per 2-0 contro il Tuttocuoio
MELFI Cruz al tiro [foto Massari]
l Brutta e pesante sconfitta nel campionato di seconda divisione, per un Melfi inguardabile ed in confusione, contro il
Tuttocuoio. I toscani sono andati in vantaggio al 20’ st, con un perfetto calcio di
punizione dello specialista Salzano, ed
ha chiuso la partita al 45’ pt con un gol di
Ferrari.
In serie D, in un Fittipaldi al limite dela
praticabilità il Francavilla si aggiudica il
Derby con il Real metapontino che adesso è ultimo in classifica. Blitz esterno del
Matera, che vince a Torre del Greco.
SERVIZI NELLO SPORT E IN NAZIONALE >>
AVIGLIANO
Il Comune fa rete
servizio Internet
su tutto il territorio
GUGLIELMI A PAGINA II >>
SCANZANO JONICO
Detriti del Consorzio
a Terzo Madonna
mai stati rimossi
MELE A PAGINA V >>
RASSEGNASTAMPA
La piena occupazione,
non meno che la tutela dei
diritti dei cittadini, sono
compito del potere politico
e non di quello delle Banche
Centrali, neppure in
condizioni di «supplenza».
Guido Rossi
1,30 Anno 91 n. 18
Lunedì 20 Gennaio 2014
U:
Battaglia sulle liste bloccate
Serie A: crisi Inter
Scatto Fiorentina
La tecnologia
cambia
la scrittura
Barilli a pag. 17
●
●
Strauss
accende
Palermo
A pag. 22-23
Petazzi a pag. 18
Renzi: «Incontro col Cav alla luce del sole. Io eletto per cambiare» ● Ma nel Pd cresce la tensione
Intervista a Cuperlo: «Gli elettori devono poter scegliere» ● Proposto referendum tra gli iscritti
Matteo Renzi va avanti: oggi alla Direzione del Pd farà votare la bozza di legge elettorale su cui c’è l’accordo di Berlusconi. Ma si annuncia battaglia. In
un’intervista a l’Unità, Gianni Cuperlo
ribadisce il no alle liste bloccate. Renzi
ieri ha fatto visita a Bersani che gli ha
detto: «Un errore Berlusconi al Pd».
Staino
CARUGATI FUSANI FRULLETTI
LOMBARDO SABATO A PAG. 2-5
Un azzardo
con troppi rischi
MICHELE PROSPERO
●
QUALEÈL’OBIETTIVODISISTEMADELLA RIFORMA ELETTORALE CONCORDATA AL NAZARENO? Più che l’inversio-
INTERVISTA A ELENA CATTANEO
ne di rotta rispetto al Porcellum, un
fantasma che non c’è più, la fretta nel
siglare l’intesa sembra motivata dal bisogno di spezzare sul nascere le possibili suggestioni contenute nella nuova
formula elettorale disegnata dalla Consulta. L’«azzardo» del Nazareno nasce
dalla volontà di allontanare lo spettro
della proporzionale (con voto di preferenza e sbarramento al 4 per cento).
«Le Iene grancassa
della truffa Stamina»
SEGUE A PAG. 3
● La scienziata, senatrice
a vita: «Il programma ha
fatto da cassa
di risonanza alle bugie
L’informazione deve
avere una deontologia»
IL COMMENTO
STEFANO CECCANTI
Di fronte a tanto benaltrismo
elettorale che si esercita in critiche
alle ipotesi in campo è utile
richiamare alcuni elementi di
concretezza che un politico
accorto deve avere come vincoli
pena l’inconcludenza. Il primo
punto è che, in assenza di riforma,
si andrebbe a votare con la legge
uscita dalla sentenza della Corte.
SEGUE A PAG. 5
Oggi e la prima
Repubblica
IL COMMENTO
SILVANO ANDRIANI
Se si vogliono trovare i legami
tra la situazione politica
attuale e le vicende della
prima Repubblica
bisognerebbe, a mio avviso,
non trascurare la sostanziale
anomalia che ebbe il sistema
politico italiano.
SEGUE A PAG. 15
FOTO UMBERTO VERDAT
Il benaltrismo
elettorale
Ceto medio, la crisi
spinge alla povertà
L’osservatorio Tecnè: crolla il potere d’acquisto delle famiglie
Impiegati, professionisti, commercianti in apnea BUTTARONI A PAG. 7
EMERGENZA IN LIGURIA
Il maltempo piega il Nord
● Un disperso a Genova
● Esonda il Secchia:
Modena finisce sott’acqua
È di nuovo emergenza maltempo nel
Nord Italia. Un medico è disperso
nell’entroterra genovese, dopo essere
caduto nel rio Poggi. Frane e crolli in
Liguria. L’esondazione del Secchia ha
allagato Modena. Allarme anche per i
prossimi giorni.
A PAG. 11
«C’è stata una totale mancanza deontologica. Su Stamina le informazioni erano pubbliche al cento per cento. Bastava cercarle». La scienziata e senatrice
a vita Elena Cattaneo muove un duro
atto di accusa al programma «Le Iene»
e più in generale al ruolo svolto da certa informazione nella truffa di Stamina. E spiega in un’intervista a l’Unità:
«La malainformazione ha creato un
forte cortocircuito favorendo traffici,
infusioni illecite, fuori controllo presso
studi medici o cliniche private».
I farmaci
e la morale
L’ANALISI
CARLO FLAMIGNI
In materia di salute è un errore
comune quello di considerare gli
addetti ai lavori - non solo i medici,
ma anche chi sperimenta i farmaci,
chi li produce e chi li vende - come
persone coinvolte in una attività
nella quale prevale la dimensione
morale, e come se questo forte
coinvolgimento impedisse loro di
ragionare, agire e pianificare il
proprio lavoro secondo altre
possibili considerazioni.
SEGUE A PAG. 15
BUFALINI A PAG. 10
Rappresentanza COSENZA
no alla legge
Orrore
L’INTERVENTO
RAFFAELE BONANNI
In un Paese in cui la politica e il
sistema dei partiti hanno prodotto
in prevalenza divisioni e
immobilismo, non solo sui temi
economici e del lavoro, ma anche
su quelli degli assetti istituzionali,
all’accordo sulle relazioni sindacali
va riconosciuta la sua importanza.
SEGUE A PAG. 9
’ndrangheta:
bruciato
a tre anni
● Nell’esecuzione uccisi
il nonno e la sua compagna
A PAG. 11
RASSEGNASTAMPA
2 PRIMO PIANO
Lunedì 20 gennaio 2014
LA TRATTATIVA
La sinistra interna non ci sta e chiede
una consultazione della base. Il
rottamatore fa visita a Bersani
LEGGE ELETTORALE E NON SOLO
Renzi: «Basta chiacchiere
accordo alla luce del sole»
Il segretario oggi spiega la riforma. Fassina: come militante mi sono vergognato
l ROMA. L'ala bersaniana
del Pd si prepara a rendere
difficile la vita a Matteo Renzi, oggi alla Direzione del Pd,
dove il segretario presenterà
quella che sarà la proposta di
riforma elettorale del Pd. Le
critiche anticipate ieri da
Gianni Cuperlo, Stefano Fassina e gli altri «bersaniani»
riguarderanno non solo il
merito del sistema elettorale,
ma anche il piano politico,
con l’accusa di aver «riportato in vita» Berlusconi, con
tanto di insidia per bloccare
la riforma: pretendere un referendum tra gli iscritti del
Pd. Ma il segretario non intende farsi infilzare ed è
pronto a replicare spiegando
inanzitutto di aver fatto tutto
«alla luce del sole».
Ieri Stefano Fassina ha detto di «essersi vergognato»
dell’ingresso di Berlusconi
nella sede del Pd. In ogni caso
l'accordo col Cav, ha detto l’ex
viceministro dell’Economia,
«è stato fatto dal segretario e
non dal Partito».
E visto che tra gli iscritti
Renzi «non ha la maggioranza» (prese il 45%), «sarebbe possibile consultare la
base, gli iscritti» con un referendum anche telematico,
come pure prevede lo statuto
in un articolo mai utilizzato.
A rilanciare l’idea del re-
ferendum tra i soli iscritti è
l’altro bersaniano, Danilo Leva.
E' chiaro che un pur rapido
referendum tra gli iscritti
bloccherebbe l’iter parlamentare della riforma elettorale,
che questa settimana deve
essere licenziata dalla Commissione Affari costituzionali della Camera e lunedì 27
dovrebbe essere esaminata
dall’aula. Se il referendum
passasse in Direzione sarebbe la prima grossa sconfitta
di Renzi, ma appare difficile
che ciò avvenga. «Consultare
la base del Pd sulla legge
elettorale?» ha domandato la
renziana Simona Bonafè: «Lo
abbiamo già fatto con le primarie a cui ci siamo presentati con un preciso programma».
Ma ha colpito il fatto che
Fassina e Leva rilancino la
contrapposizione tra i militanti, che alle primarie hanno decretato il trionfo di Renzi, e gli iscritti: tra i quali
Renzi ha sì vinto senza però
ottenere la maggioranza assoluta.
Contrapposizione che ha
costretto Fassina a smentire
che egli o altri pensino a una
scissione «a sinistra». E forse
non a caso si è registrata la
visita di Renzi a Bersani ancora ricoverato all’ospedale
OPPOSITORE
Stefano
Fassina,
esponente
della
minoranza
interna del
Partito
Democratico
.
di Parma.
Gianni Cuperlo ha contestato sia il merito dell’accorso, rilanciando il doppio
turno, sia il «metodo», quello
cioè di partire da un accordo
non nella maggioranza bensì
con Berlusconi che, oltretutto, sarebbe ora «rilegittimato». «Cuperlo sbaglia - ha
replicato Dario Parrini – rilegittimiamo Berlusconi se
non facciamo le riforme, non
facendole».
Con un post su Facebook,
Renzi ha risposto punto per
punto, anticipando il ragionamento di domani: «Sono
stato eletto alle primarie per
cambiare le regole del gioco,
per rilanciare sul lavoro, per
dare un orizzonte al PD e
all’Italia. Dopo 20 anni di
chiacchiere, in un mese abbiamo il primo obiettivo a
portata di mano». Insomma
quello con il Cavaliere è un
«accordo, trasparente e alla
luce del sole». «Per una volta
– ha aggiunto - facciamo ciò
che abbiamo promesso», unica via per «ridare credibilità
alla politica».
Oggi, quindi, si preannuncia una giornata movimentata per il nuovo Partito democratico di Renzi. Chiamato, a esercitare la sua leadership.
Giovanni Innamorati
LA PROPOSTA PER ACCEDERE AI SEGGI IL 5% DEI VOTI. PER OTTENERE IL PREMIO, UNA SOGLIA CHE POTREBBE ESSERE TRA IL 35 E 40%
Liste corte e sbarramento
Circoscrizioni più piccole, premio di maggioranza alla coalizione vincente
Gli obiettivi condivisi
Incontro Renzi-Berlusconi
SCHEMA DI NUOVA LEGGE ELETTORALE
CAMERA
ELETTIVA
Distribuzione
seggi
a livello nazionale
con sistema proporzionale
Doppio
sbarramento
4% o 5%
partiti in coalizione
8%
partiti non coalizzati
Premio di
maggioranza
20%
a chi raggiunge il 35%
dei voti a livello nazionale
Liste
bloccate,
di pochi nomi
Preferenze
no
Circoscrizioni
su base provinciale
o subprovinciale
RIFORMA TITOLO V COSTITUZIONE
Autonomie
locali
riforma poteri e competenze di Comuni,
Città metropolitane, Province,
Regioni a statuto ordinario e speciale
NUOVO SENATO
Non più
elettivo
composto da rappresentanti
delle autonomie locali
ANSA
l ROMA. Circoscrizioni plurinominali piccole; listini bloccati di
4-5 nomi; ripartizione dei seggi su
base nazionale tra i partiti che superano il 5%; premio di maggioranza alla coalizione più votata, per
accedere alla quale occorre superare una soglia.
Sono queste le linee guida del
modello elettorale a cui sta lavorando il segretario del Pd, Matteo
Renzi: la proposta che porterà oggi
pomeriggio alla Direzione del Pd.
Una volta ottenuto il sì dal Partito,
sarà confrontata con quelle degli
altri Partiti in Commissione Affari
costituzionali della Camera, le cui
sedute sono previste già a partire
da lunedì pomeriggio. Insomma, il
modello «Spagnolo» perde decisamente i suoi connotati per diventare sempre più Italiano.
Per sopperire alla bocciatura da
parte della Corte costituzionale sia
delle lunghe liste bloccate, che del
premio di maggioranza senza una
soglia minima per accedervi, la
segreteria di Renzi ha pensato a
delle circoscrizioni molto più piccole (grosso modo su base provinciale), in ciascuna delle quali si
eleggono in media 5-6 parlamentari; quindi gli elettori si troverebbero dinanzi brevi listini bloccati, ammessi dalla Consulta. A
parte un certo numero di seggi che
verrebbero assegnati in ciascuna
circoscrizione sulla base dei quozienti raggiunti dai partiti maggiori (in una circoscrizioni con 5
seggi, occorre il 20% per ciascuno
di essi), i restanti voti verrebbero
recuperati e riportati a livello nazionale, per un riparto definitivo di
tutti gli scranni.
Ma per accedere al al riparto dei
seggi ciascun partito dovrà superare una soglia a livello nazionale:
la proposta che Renzi porterà in
Direzione la fissa al 5% per i partiti,
mentre ci sarà una ulteriore soglia
per le coalizioni (8%) e per i partiti
che corrono da soli il 10% ( per
disincentivare la corsa in solitaria).
Inoltre, c'è il premio di maggioranza: verrà prevista una soglia
minima che consentirà di ottenerlo, a cui si lavora in queste ore, e che
potrebbe essere tra il 35% e il 40%.
Tutti questi punti, naturalmente
dovranno confrontarsi in Parlamento con le proposte degli altri
partiti, a partire dall’introduzione
delle preferenze al posto dei listini
bloccati (dalle diverse soglie alle
dimensioni delle circoscrizioni, ritagliate sempre sui perimetri territoriali delle province o in base
alle dimensioni demografiche).
CAMERA Una veduta di Montecitorio
.
SEGGIO ELETTORALE Oggi Renzi spiega la sua proposta
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 3
Lunedì 20 gennaio 2014
«Cambiare la composizione
della Corte Costituzionale e
eleggere il Capo dello Stato»
LA DIRETTA
Segui gli aggiornamenti sul telefonino. Le istruzioni a pagina 15
Il muro di Berlusconi
per il bipolarismo
«Con il segretario Pd trattiamo sul premio di maggioranza»
VERTICE
Matteo Renzi, il
segretario del Partito
Democratico oggi dovrà
spiegare ai suoi nel
dettaglio la proposta di
legge elettorale.
A destra, Silvio
Berlusconi, leader di
Forza Italia.
A sinistra, la sede del Pd,
luogo dell’incontro tra i
due leader
.
IL LEADER NCD IL MINISTRO DELL’INTERNO IN TELEVISIONE SI DICE SODDISFATTO DEI CONTATTI CON RENZI E SI PREPARA AL CONFRONTO COL ROTTAMATORE
Alfano: «Bloccato il modello spagnolo
così ci avrebbero strangolato nella culla»
l ANCONA. È un Angelino Alfano in grande spolvero quello che
si presenta ai 1.300 ragazzi del
primo convegno nazionale dei giovami di Ncd, per rivendicare «il
primo successo politico», cioè
l’avere stoppato il sistema elettorale spagnolo che avrebbe messo
all’angolo i partiti minori, anzi
«avrebbe strangolato in culla» il
giovane Nuovo Centrodestra. Invece no: tentato infanticidio fallito».
A rendere così pimpante il vicepremier e ministro dell’Inter no,
l’accoglienza elettrizzante dei giovani del partito, riuniti per la
prima volta a Pesaro, ma soprattutto il contatto costante con Matteo Renzi, con scambio di «vari
sms di commento e analisi della
situazione» – racconta durante la
trasmissione «In mezz'ora» – in
vista dello «scambio di documenti
e carte» in un faccia a faccia che
potrebbe avvenire tra stanotte e
domani.
Alfano è talmente disteso che si
permette di scherzare con Lucia
Annunziata sul modello spagnolo
«modificato»: «chiamiamolo pure
Totò o Peppino». Però – ammonisce – «l'accordo non è ancora
raggiunto, queste sono ore decisive». E dato che evidentemente
il clima con gli alleati di governo
(e con Renzi) sembra buono, concentra i suoi strali sulla storica
visita di Berlusconi alla sede del
Pd, per dire agli ex compagni di
strada di Forza Italia che «hanno
scelto la Canossa sbagliata, sarebbero dovuti andare alla casa
dei moderati, del centrodestra».
Una mossa, quella del Cav, che «ci
dà ragione su tutta la linea» quando Ncd è rimasto in maggioranza
NUOVO CENTRODESTRA Angelino Alfano, leader del partito
sulla base di un patto per le riforme, mentre i forzisti sono usciti, «per andare un mese e mezzo
dopo, precipitosamente, dal Pd per
fare un altro accordo sulle riforme. Se fossero rimasti con noi,
si sarebbero risparmiati tante
umiliazioni. Berlusconii ha fatto
marcia indietro dopo un errore
clamoroso. Ben tornati tra i riformisti che lavorano per il bene
dell’Italia».
Il leader di Ncd paragona lo
scenario politico attuale al film
«Sliding doors»: «immaginate cosa sarebbe successo con l'apertura
di una crisi al buio, lo spread alle
stelle, le elezioni e poi magari
Renzi vincitore e un governo di
sinistra-sinistra». L’accordo non è
stato ancora raggiunto e come in
tutte le trattative bisognerà rinunciare a qualcosa. Ma Ncd ripropone i suoi quattro punti: l’indicazione chiara del leader della
coalizione prima delle elezioni,
l’esistenza delle stesse coalizioni
(«no al partito unico per legge»)
con un premio di maggioranza,
uno sbarramento «vero e serio»,
intorno al 4% e soprattutto lo stop
al «Parlamento dei nominati». Un
tema su cui insiste particolarmente, consapevole che alle liste
bloccate e scelte dall’alto è legata
la disaffezione della gente verso la
politica e «la reazione anti casta».
No anche alle liste corte, pur
sempre bloccate: per favore dateci
la possibilità di scegliere il nostro
deputato, così come si vota per il
consigliere comunale e regionale
o per l'eurodeputato. Quattro punti chiari, per ribadire: «non torniamo all’ovile perchè non siamo
pecorelle smarrite».
«Ncd – conclude Alfano tra i
giovani che lo festeggiano sull'onda delle note degli U2 – è "una
voce forte, abbiamo coraggio, idee,
passione. E in solo due mesi siamo
diventati la quarta forza politica
in Italia».
Per Maurizio Sacconi «Renzi
considera la legge elettorale solo
come una clava per rompere tutto».
Il presidente dei senatori del
Nuovo centrodestra, secondo il
quale nell’incontro di ieri tra il
segretario del Pd e Berlusconi «è
stata istituzionalizzata la resistenza ai processi di razionalizzazione: ognuno difenderà l’orticello».
Per l’ex ministro, come spiega
in un’intervista Renzi «approfitta
dell’attuale debolezza del centrodestra. È una soluzione funzionale
a lui e solo a lui. L’intesa con
Berlusconi lo esime dal presentare un sistema compiuto di valori
e di visione per l’Italia. Manca del
tutto un ambizioso salto istituzionale verso un’autorevole democrazia governante".
"Che fine hanno fatto – si chiede
– il sindaco d’Italia e il presidenzialismo? Renzi e Berlusconi si
sono messi d’accordo non su un
progetto arioso, ma sui piccoli
collegi a liste bloccate che contrastano con l’esigenza di concentrare le risorse».
Alessandra Massi
l SUSA (TORINO). E' il bipolarismo la
chiave per assicurare all’Italia la governabilità. Il giorno dopo l'incontro con Matteo Renzi, Silvio Berlusconi lavora nella sua
villa di Arcore al «miracolo» delle riforme.
«E' dal 1948 che non si sono potute fare,
perchè per riuscirci serve una sola forza
politica di maggioranza in grado di governare», dice l’ex premier in collegamento
telefonico con Susa, dove i «fedeli» Mino
Giachino e Osvaldo Napoli tengono a battesimo il club Forza Silvio Valle Susa.
«Il premio di maggioranza di cui stiamo
discutendo con Renzi – sottolinea Berlusconi – dovrebbe consentire di avere una
larga maggioranza e, quindi, di approvare
le leggi in Parlamento e di governare».
Il leader di Forza Italia parla per una
ventina di minuti, durante i quali il segretario del Pd viene citato una sola volta.
Ma tutto, nelle sue parole, sembra far riferimento alla trattativa con il sindaco di
Firenze che sta rimescolando le carte della
politica. E che ha riportato al centro della
scena un partito, Forza Italia, appena rinato dalle sue ceneri.
«Le Europee di maggio saranno per noi
un importante esperimento - dice il Cavaliere -. Puntiamo al 36% perchè, con il
15% come premio di governabilità, potremo arrivare al 51%. Poi si aggregheranno le
altre forze politiche», dice lasciando intendere i punti principali su cui si gioca la
trattativa per la nuova legge elettorale.
Una difficile partita a poker, la prima di
una serie di riforme auspicate da Berlusconi. «Dobbiamo convincere gli italiani a
darci la maggioranza – dice – per poter
governare e, come prima cosa, cambiare
l’assetto istituzionale del Paese, cambiando
la Costituzione».
A cominciare dal presidente del Consiglio, che «deve avere lo stesso potere dei
suoi colleghi occidentali, in modo che
quando il governo fa una legge e la manda a
una sola Camera, possibilmente con meno
componenti di ora, questa la approvi in 120
giorni al massimo». «Poi bisogna cambiare
la composizione della Corte Costituzionale.
E poi un’ultima cosa molto importante –
prosegue – dare ai cittadini il potere di
eleggere con il loro voto il Capo dello Stato».
Una «lungimirante follia», per stessa ammissione di Berlusconi, che torna a citare
Erasmo da Rotterdam per spiegare che «le
decisioni più giuste non sono quelle della
ragione».
Sull’ipotesi di accordo, Maria Stella Gelmini dice che «la “profonda sintonia” riscontrata ieri da Renzi e Berlusconi sulla
riforma elettorale è il miglior risultato della politica italiana nell’ultimo anno. Due
leader pienamente legittimati, sia pure a
vario titolo, si sono ritrovati a condividere
il progetto ambizioso al quale Silvio Berlusconi lavora, senza mai aver trovato sponde credibili e leali, da quasi vent'anni. Ora è
possibile. Berlusconi si è visto riconosciuto, e con lui i milioni di italiani che gli
tributano un vasto e duraturo consenso, il
ruolo di grande partito e dunque di interlocutore imprenscindibile per tentare riforme ambiziose. Berlusconi e Renzi devono combattere adesso contro le pigrizie e
i timori di chi vede nella riforme una minaccia a vecchie o recenti rendite di posizione. Berlusconi e Renzi hanno però dimostrato di saper gettare il cuore oltre l'ostacolo uniti dall’amore per l’Italia e non da
calcoli meschini sulle proprie convenienze.
Ora tocca alle altre forze politiche saper
dimostrare uguale disinteresse e passione
civile». E Daniela Santanchè dice: «Finalmente la guerra è finita». Sul governo dice
che «se avessimo avuto i numeri, il governo
Letta lo avremmo fatto cadere. Ma noi non
abbiamo i numeri».
Alessandro Gavalotti
RASSEGNASTAMPA
4 PRIMO PIANO
Lunedì 20 gennaio 2014
LA TRATTATIVA
LEGGE ELETTORALE E NON SOLO
«Rispetto Fassina ma è non sono
d’accordo. Il Cav è il capo del secondo
partito italiano ed è giusto sentirlo»
Violante: giusto trattare
anche con Berlusconi
«Bene su Titolo V e Senato. Ma ci vogliono le preferenze»
MICHELE COZZI
Luciano Violante, ex presidente della Camera: come giudica l’esito dell’incontro tra Renzi e Berlusconi?
«Bisognerà leggere bene il
testo della proposta sulla legge elettorale perché in questa
materia i dettagli sono decisivi».
Intanto nel Pd è esplosa
la questione dell’incontro con Berlusconi. Qual
è la sua posizione ?
«Non ritengo che sia sbagliato discutere anche, e ripeto anche, con Berlusconi».
Fassina ha detto che, come militante, si è vergognato. Che dice?
«Rispetto Fassina ma è un
giudizio che non condivido.
Berlusconi è il capo del secondo partito italiano ed è
giusto sentire anche lui».
Per la riforma sarebbe
necessario partire dal perimetro della maggioranza oppure muoversi a
tutto campo, come fa
Renzi?
«Credo che la questione sia
ormai superata dai fatti. Certo è preferibile partire dal
perimetro della maggioranza
perché credo sia importante
che che la proposta abbia il
consenso degli alleati. Qualora una componente della
maggioranza fosse contraria
è chiaro che bisognerebbe
fermare la discussione, e ripartire da nuove basi per
evitare ripercussioni sulla tenuta del governo».
Il governo è più forte oppure no?
«Prima vediamo come va a
finire il dibattito parlamentare sulla legge elettorale e
CHI DECIDE
«Anche se fossero liste
corte sarebbero sempre
di nominati»
quello sul Senato, e sulla riforma costituzionale. Su questo ribadisco che occorra prima fare la riforma costituzionale e poi la legge elettorale. Perché anche il migliore sistema di voto non
avrebbe senso se non cambia
il funzionamento delle due
Camere».
A proposito di nuovo Senato, che non sarebbe
più elettivo. Prima questione la sopravvivenza.
Le sembra possibile che i
senatori decidano la loro
morte politica?
«Non si tratta di decretare
la morte di alcuno, ma di
ristrutturare il Senato come
avviene anche in altri Paesi
europei. Bisogna partire da
questo».
Quindi fine del bipolarismo perfetto?
«Su questo non credo che
possano esserci dubbi. Oc-
PD Luciano Violante
corre finire con due Camere
che continuano a fare le stesse cose. Così come la fiducia
al governo deve essere concessa solo da una Camera,
lasciando al Senato il voto su
materie costituzionali».
E forse anche su materie
di carattere regionale?
«A mio parere il Senato
della autonomie dovrà avere
diritto di voto anche sugli
assetti istituzionali degli enti
locali».
La riforma del titolo V
della Costituzione ha generato un grande contenzioso tra centro e periferia. Riforma indispensabile?
«Su questo Renzi segue la
proposta della commissione
governativa. Vanno riscritte
le competenze tra Stato e
Regioni, lasciando allo Stato
le grandi reti e il turismo».
Sulla legge elettorale, il
quadro è ancora nebuloso. Dovremmo saperne
qualcosa di più oggi. Si
parla di soglie di sbarramento contro i piccoli
partiti. Questi non si ribelleranno?
«Se per piccoli partiti si
intende quelli sotto il 3% ha
ragione. Una forza attorno al
5% non è un piccolo partito,
ma un partito di media grandezza. Invece c’è un altro
aspetto che non mi convince
e che riguarda le preferenze,
per impedire che ci siano
sempre dei nominati».
Ma si parla di liste corte?
«Anche se corte, sarebbero
sempre liste di nominati».
La Consulta, nelle motivazione contro il Porcellum, non le esclude.
Che dice?
«Infatti non ho detto che
sono anticostituzionali. Ma
di fatto tolgono ai cittadini il
diritto di scegliere. Renzi in
passato aveva giustamente
sollevato la polemica contro i
nominati. A mio parere occorre ricostruire un rapporto
di fiducia tra cittadini e eletto»Stefano Ceccanti, da noi
intervistato alcuni giorni fa, dice che vanno
escluse perché aprono la
strada a grandi inquinamento politico. La sua
opinione?
«Capisco il tema. Ma ricordo che in Italia votiamo
per Comuni, Regioni, parlamento europeo con il sistema
delle preferenze. Allora o si
cancellano anche per le suddette votazioni, oppure le si
tengono per tutte. L’inquinamento del voto può avvenire con qualsiasi sistema
elettorale e si combatte con la
legalità e l'etica pubblica »
PARLAMENTO
In alto il palazzo di
Montecitorio: sale
l’attesa per l’avvio
del con confronto
sulla nuova legge
elettorale.
Accanto, il
presidente Enrico
Letta: il premier
guarda con
attenzione agli
sviluppi del
confronto dei partiti
.
LE REAZIONI C’È CHI FA BUON VISO A CATTIVO GIOCO, IN ATTESA DEGLI EVENTI. PARLANO I PARLAMENTARI PUGLIESI E I LUCANI: MA QUALCUNO È D’ACCORDO
Senatori con la valigia pronta
Malumori tra gli inquilini di Palazzo Madama: se passa la riforma in futuro cambia tutto
ROBERTO CALPISTA
l BARI. Riforme costituzionali? Finora a parlarne era quasi da denuncia,
per maltrattamenti. Poi
ne hanno parlato due pesi
massimi davanti a un
the, sotto le
foto del Che,
Fidel Castro e
JFK. Silvio
ha «violato» il
Nazareno,
Matteo l’ha
NCD Massimo Cassano
accolto. E ne
hanno parlato fino all’intesa - per
quanto finora se ne sa non solo sulla legge elettorale ma anche sull’abolizione, meglio la trasformazione
del Senato in
PD Salvatore Tomaselli
Camera delle
Regioni
o
delle autonomie.
Che accadrà? In attesa di lumi, il
chiacchiericcio trentennale è stato violato. Anche se l'argomento non è fra i
più eccitanti. Molto meglio, di solito,
concentrarsi su occupazione, salari, rilancio, Europa, sanità. Però l’esasperazione di un popolo esasperato ora pre-
che il tema delle riforme costituzionali
tende pegno.
E i senatori pugliesi e lucani? Ne è ben diverso da quello della legge eletabbiamo sentiti 6. Nettamente fuori dal torale. Aspettiamo e vediamo anche la
coro esultante si pone giusto il barese proposta unitaria del Partito democratico - è la frecciata - sulla
coordinatore regionabase della chiacchierata
le del Nuovo Centrodecon Berlusconi».
stra, Massimo CassaProposta unitaria che
no: «Solita demagogia.
non dovrebbe tardare,
Se è questo il contrianche se poi andrà trabuto sulla strada delle
dotta in un fatto concreriforme costituzionali,
to. Salvatore Tomasella vedo nera. Vogliamo
li (Pd) ricorda: «Non siadare un segnale conmo di fronte a nulla di
creto agli italiani alle
nuovo. Si tratta di un
prese con continui sapercorso largamente
crifici? Da tagliare,
condiviso nel Partito
realmente e immediademocratico, verso il
tamente c’è tanto. Co- SEL Dario Stefàno
superamento del bicaminciando da tutti i
meralismo perfetto e
privilegi dei politici e
una Camera non elettida tutti i privilegi di chi
va. Certo mancano i
vive di Stato. Riduciadettagli per comprendemo stipendi, auto blu,
re se ci sono le condiuffici, enti, affitti, conzioni politiche. Vedresulenze, scorte, autisti.
mo».
Lasciamo perdere batE se l'accordo potrebtaglie che appaiono cobe essere trasversale, è
struite per guadagnare
cosa nota - in Italia lo è
tempo e non approdare
ancora di più -: meglio
a nulla di interessannessuna riforma che
te».
una cattiva riforma.
D’altra parte nel co- FI Luigi D’Ambrosio Lettieri
«Ma stiamo schermune sentire non è in
dubbio la diffidenza verso due Camere zando - sbotta, ma pacato, il senatore
gemelle, che si intralciano a vicenda e Luigi D’Ambrosio Lettieri, di Forza
ingessano di più un Paese politrauma- Italia -. Da parte nostra era già in protizzato. «Vediamo prima di approfon- gramma l’avvio di un sistema di rifordire - spiega il sen. Dario Stefàno, quo- me per rendere più agevole e concreta
ta Sel -. Bisogna leggere il senso dell’ac- l’attività legislativa e rafforzare i rapcordo Renzi-Berlusconi, mentre per ora porti con il territorio. Poi 315 senatori
stiamo giudicando annunci, sapendo (più quelli - inutili - a vita e quelli di
diritto, ndr) dovranno rinunciare a Palazzo Madama? È vero, si creerebbe una
questiona nuova, ma noi lavoriamo per
il bene di un Paese che è in emergenza e
non per difendere le nostre
poltrone».
Dalla vicina Basilicata.
«Le leggi la
vogliamo in
Parlamento,
quello
che
fanno nelle
segrete stanze non ci riguarda - precisa Vito Pe- M5S Vito Petrocelli
trocelli del
Movimento
cinque stelle Se Renzi ed il
Pd vogliono
di nuovo mettere in piazza
Berlusconi faranno i conti
con il loro
elettorato,
quando verranno in Parlamento ne SEL Giovanni Barozzino
parleremo». E
Giovanni Barozzino di Sel: «Penso che
bisogno restituire realmente la parola
alla democrazia in questa paese. Ovviamente se l’intesa su legge elettorale e
riforme va in quella direzione ben venga, altrimenti credo che ancora una volta si è sulla strada sbagliata».
[ha collaborato Antonella Inciso]
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 5
Lunedì 20 gennaio 2014
Il Parlamento scelto come campo di
confronto per bloccare una legge che
potrebbe rappresentare un’insidia
Il premier continua a lavorare al
programma per il patto del 2014,
incentrato anche sul tema delle riforme
Rivolta per il nome sulla scheda
Così i piccoli contestano l’intesa
Sc: Mattarellum corretto. Casini: no a nomi dall’alto. Lega: vogliono eliminarci. Sel: pericolo
«Così si limita il peso dei
gruppi minori». Tutti
sono riuniti sotto il
vessillo delle preferenze
l Tutti riuniti sotto il «vessillo
delle preferenze». La rivolta dei
«piccoli» alla riforma «Renzi-Cav»
della legge elettorale sembra destinata ad aprire un nuovo fronte. Nella maggioranza, accantonate le minacce di far cadere il governo, Nuovo Centrodestra «Per l’Italia» e Scelta Civica sembrano aver scelto il
Parlamento come campo di confronto per bloccare una legge che
mira a limitare il peso politico dei
piccoli e, in alcuni casi, li condannerebbe addirittura alla scomparsa. All’opposizione le critiche più
dure arrivano da M5S e Sel, mentre
la Lega non nasconde il timore che
la riforma proposta punti ad eliminare il Carroccio.
In ogni caso, le previsioni sulle
conseguenze dell’intesa Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale sono
state ribaltate: non c'è stato alcuno
scossone per la tenuta del governo
Letta, che anzi appare in qualche
ADDIO
AL SENATO?
Una foto di
Palazzo
Madama: dopo
il confronto fra
Renzi e
Berlusconi, la
seconda
Camera
potrebbe
essere
cancellata
alfine di
consentire uno
snellimento
delle
procedure di
legge
modo rassicurato dalle parole del
segretario del Pd e dalla promessa
collaborazione del leader di Forza
Italia al processo delle Riforme.
Il premier intanto lavora a «Impegno 2014» e attende gli esiti della
decisiva direzione Dem di domani
sulla legge elettorale. Il presidente
del Consiglio, che sabato, tramite
Palazzo Chigi, si era espresso con
una nota positiva («pare si vada nella direzione giusta») in merito
all’intesa tra Renzi e il Cavaliere sul
doppio binario Legge elettorale e
riforme auspica sempre che alla fine il nuovo modello venga definito
con la massima convergenza tra le
forze politiche coinvolgendo prima
di tutto la maggioranza. Restano negli ambienti parlamentari vicini a
Letta le preoccupazioni sul travaglio del Pd su questo delicato tema.
La partita riforme rappresenta il
cuore dell’azione di governo. Letta
aveva chiesto in Parlamento un arco di tempo di 18 mesi per portarle a
termine. E la Modifica del titolo V
della Carta rappresenta uno dei
passaggi cruciali. Già nel 2012, l'attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Patroni Griffi presentò una riforma in tal senso.
In subbuglio è, invece, il Pd. Le
fibrillazioni interne ai Dem sono
amplificate dalle perplessità sulla
«rilegittimazione di Berlusconi da
parte di Renzi», espresse dal presidente Gianni Cuperlo, e dall’attacco dell’ex viceministro Stefano
Fassina che dice di «essersi vergognato per l’arrivo del Cavaliere nella sede del partito».
I piccoli non gradiscono per nulla
la proposta Renzi-Cav e brandiscono la mancanza delle preferenze come arma d’attacco. Angelino Alfano accusa il segretario del Pd e Berlusconi di voler impedire «alla gente di scegliersi i parlamentari attraverso un sistema di liste bloccate», non usa mezzi termini ma è
comunque soddisfatto perchè –
spiega – «il modello spagnolo che
avrebbe ucciso il Ncd è saltato».
Contro le liste bloccate si esprime
anche Pier Ferdinando Casini, che
già nella scorsa legislatura fece della mancanza delle preferenze un cavallo di battaglia del suo partito: «In
Parlamento proporremo le preferenze perchè i parlamentari vengano scelti dai cittadini e non dai
partiti». Scelta Civica esclude modelli che limitano il peso dei piccoli
e invita ad adottare «un Mattarellum corretto» ma – spiega il Stefania Giannini – anche il cosiddetto
«sindaco d’Italia».
Per Nichi Vendola «L'eliminazione delle forze più piccole non è solo
una lesione del diritto alla rappresentanza – afferma – ma una scelta
pericolosa perchè spesso quelle minoranze drenano consenso che potrebbe altrimenti finire alle forze
populiste».
RASSEGNASTAMPA
Lunedì 20 gennaio 2014
13
ECONOMIA&FINANZA
Mini-Imu, un vero caos
il calcolo è complesso
Mercoledì niente quotidiani
Domani scioperano i poligrafici
E molti Comuni non hanno ancora inviato i bollettini della Tares
l ROMA. La scadenza del 24 gennaio si
avvicina e giorno dopo giorno aumenta
il caos agli sportelli per il versamento
della mini-Imu e della maggiorazione
Tares. Il calcolo della mini imposta sulla
casa, che i proprietari devono effettuare
autonomamente (con l’eventuale aiuto
di Caf o commercialisti) sembra infatti
essere in molti casi più complicato del
previsto, mentre per la tassa sui rifiuti
sono tanti i contribuenti che non hanno
ancora ricevuto dalle amministrazioni
comunali e dalle aziende municipalizzate alcun bollettino di pagamento.
Per tutti coloro che non faranno in
tempo a versare il dovuto entro venerdì,
rimane comunque la possibilità di far
ricorso al cosiddetto «ravvedimento operoso».
Pagando interessi e sanzioni, il contribuente moroso può infatti mettersi in
regola anche in caso di dimenticanza o di
ritardo. La sanzione è pari al 3%, se il
pagamento viene eseguito entro 30 giorni dalla scadenza prescritta, o al 3,75%,
se si paga con un ritardo superiore a 30
giorni. Per chi regolarizza gli omessi versamenti entro quattordici giorni successivi alla scadenza, è prevista inoltre la
possibilità di ridurre ulteriormente la
sanzione. La multa si riduce cioè allo
0,2% per ogni giorno di ritardo, se il
versamento dell’imposta è effettuato entro quattordici giorni dalla scadenza. In
PASTICCIO
Caos agli
sportelli per il
versamento
della mini-Imu
e della
maggiorazione
Tares. Il calcolo
dell’imposta
sulla casa, che
i proprietari
devono
effettuare
autonomamente,
sembra infatti
essere in molti
casi più
complicato
del previsto
ogni caso si potrà fare ricorso al ravvedimento solo nel caso in cui la violazione non sia già stata constatata e
notificata e non siano iniziate altre attività di accertamento.
In vista del 24, Confedilizia denuncia
intanto però «la situazione paradossale,
e più che paradossale incivile» a cui i
contribuenti sono sottoposti in questi
giorni. «Le code di gente alle associazioni di categoria, ai Caf e ai professionisti per il calcolo delle tasse dovute –
afferma il presidente Corrado Sforza Fo-
gliani – sono l’effetto visivo di una pasticciata senza paragoni nel quale questo
governo ci ha cacciato, sposando la concertazione municipale, cioè con i soli
tassatori senza contraddittorio delle parti sociali rappresentative di chi è chiamato a pagare». L’associazione calcola
inoltre che il fisco costa agli italiani un
terzo in più di quel che incassa, tra il 33%
e il 35%. Un dato «inquietante» che, secondo il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, «certifica il fallimento
del governo».
.
ROMA – Una prima giornata di sciopero nazionale dei lavoratori poligrafici e delle agenzie di
stampa per domani è stata indetta dalle segreterie
nazionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil. È quanto
rende noto un comunicato, in cui si evidenzia come il ministro Enrico Giovannini abbia ignorato
«del tutto i pareri delle commissioni di Camera e
Senato» riuscendo così a «creare una nuova pattuglia di esodati». Sabato, riferiscono i sindacati, è
stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che interviene sulla legge 416/81 in forma retroattiva (al 31 agosto 2013). Pertanto, mercoledì i
quotidiani non saranno in edicola.
Per i sindacati «è necessario avviare un tavolo di
confronto con il ministero del Lavoro per modificare il criterio della retroattività e per ristabilire il
diritto ad usufruire delle regole vigenti al momento della firma degli accordi di procedura sottoscritti».
L'obiettivo è «evitare che coloro che essendo stati
pensionati nei mesi scorsi rischino di vedersi richiedere dall’Inps le mensilità di pensione già percepite» ed «intervenire sulla regolamentazione del
decreto relativa alla sua gradualità, mantenendo il
riferimento della data a regime».
Energie rinnovabili
c’è l’intesa fra Svimez
e Fondazione Enel
I DATI EUROSTAT LE RILEVAZIONI RELATIVE AL TERZO TRIMESTRE DELLO SCORSO ANNO: IL 13,1% DELLA FORZA OCCUPAZIONALE
l ROMA. La Fondazione Centro Studi Enel e Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, hanno
siglato un protocollo per la realizzazione e la diffusione di
progetti che favoriscano lo sviluppo delle energie rinnovabili e
l’utilizzo di pratiche per l’efficienza energetica. L’accordo è stato
siglato dal Gianluca Comin, consigliere delegato della Fondazione Centro Studi Enel, e da Adriano Giannola, presidente di
Svimez, ha una durata di due anni e prevede, oltre ad un
finanziamento di 100mila euro reso disponibile in parti uguali, la
possibilità di reperire fondi da soggetti terzi. L’obiettivo del
protocollo è quello di sviluppare il progetto «Energie Rinnovabili
ed Efficienza Energetica nel futuro del Mezzogiorno» attraverso
la mappatura delle ricadute in termini economici, energetici e
ambientali derivanti da interventi di risparmio energetico e
dall’impiego di tecnologie di generazione da fonti verdi.
Con queste attività la Fondazione Enel e Svimez desiderano
fornire uno strumento utile ai policy maker, regionali, nazionali
e comunitari, per la realizzazione di programmi di intervento
per lo sviluppo del mezzogiorno. Attraverso la firma di questo
protocollo, i due istituti rimarcano come l’efficienza energetica e
le fonti rinnovabili siano tra i driver più importanti per il
rilancio dello sviluppo del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Due
sono le fasi, della durata di un anno ciascuna, in cui si articolerà
il progetto «Energie Rinnovabili ed Efficienza Energetica nel
futuro del Mezzogiorno». La prima parte con la mappatura del
potenziale delle fonti di energia primaria e i risparmi ipotizzabili
in base alle tecnologie disponibili, considerando quelle mature e
incentivabili, per proseguire con l’individuazione dei vincoli
geografici, regolatori, istituzionali/culturali e infrastrutturali
per lo sviluppo di interventi di efficientamento e dell’utilizzo
delle fonti rinnovabili. Seguirà l’analisi della struttura economica regionale e delle ricadute ambientali delle filiere coinvolte. La prima fase si concluderà con la realizzazione di una
matrice in cui le opportunità di intervento saranno classificate
in base al potenziale delle fonti e tecnologie energetiche nelle
diverse aree geografiche e per le diverse filiere produttive. La
seconda fase dell’analisi prevede l’approfondimento del potenziale, dal punto di vista economico e energetico, di alcune selezionate tecnologie di generazione da fonti rinnovabili e l’applicazione di strumenti per l’efficienza energetica su specifiche
filiere produttive.
l ROMA. L'allarme lavoro
non riguarda solo i disoccupati. I dati sulla disoccupazione ufficiale contano in
Italia circa 3 milioni di persone, ma statistiche più approfondite parlano anche di
altri 3,3 milioni di italiani che
sarebbero disponibili a lavorare ma non si iscrivono a
In Italia 3,3 milioni di «sfiduciati»
non cercano lavoro: il triplo dell’Ue
nessuna lista e di fatto non
cercano alcun posto di lavoro.
Si tratta, secondo le rilevazioni di Eurostat relative al
terzo trimestre dello scorso
anno, del 13,1% della forza
lavoro (quasi un punto in più
del terzo trimestre 2012),
un’enormità se si pensa che
l'equivalente media dell’Ue a
28 membri è del 4,1%, praticamente un terzo della nostra.
Nel terzo trimestre 2013 in
Italia i disoccupati in senso
stretto erano 2,84 milioni. Il
tasso di disoccupazione era
pari all’11,3%, in crescita di
1,5 punti percentuali rispetto
a un anno prima, mentre in
Europa nello
stesso periodo luglio-settembre il tasso dei senza
lavoro era al
10,5% in crescita di appena 0,2 punti.
L’Italia detiene appunto il
record assoluto di coloro
che sarebbero disponibili a lavorare
ma non cercano, con il
13,1% della forza lavoro contro una percentuale di appena
l’1,3% in Germania, il 2,5%
nel Regno Unito e il 5,1% in
Spagna (che comunque ha un
tasso di disoccupazione del
26%) e il 10,1% in Croazia.
In Italia c'è invece una percentuale inferiore alla media
di part time involontari, con il
2,2% a fronte del 4% medio
europeo (4,1% in Germania,
6% nel Regno Unito). Nel Pae-
se ci sono in pratica oltre 6,15
milioni di cosiddetti «sfiduciati» sulla possibilità di trovare un lavoro, tra chi risulta
disoccupato (2,84 milioni di
persone nel terzo trimestre
2013, anche se nei nei mesi
successivi di ottobre e novembre secondo i dati mensili
si sono sforati i 3,2 milioni) e
chi, pur essendo disponibile a lavorare, non entra nemmeno
nel mercato
(3,3 milioni
nel terzo trimestre). Quasi metà di coloro che si dichiarano disponibili al
lavoro senza
cercarlo
(1,518 milioni
su 3,3 milioni) si definisce «scoraggiato», motivando
la mancata ricerca con la convinzione di non avere grandi
chance nel trovare un posto di
alcun tipo. Si tratta di un
esercito in forte crescita sia
rispetto al secondo trimestre
2013 (+219.000), sia rispetto
allo stesso periodo del 2012
(+234.000). Oltre due «scoraggiati» su tre vivono al Sud con
1,068 milioni su poco più di 1,5
complessivi.
RASSEGNASTAMPA
LETTERE E COMMENTI 15
Lunedì 20 gennaio 2014
STAMERRA
CHE SUD FA
Matteo e Silvio, partite parallele Melfi, qui si respira
di RAFFAELE NIGRO
>> CONTINUA DALLA PRIMA
O
ggi viene risuscitato e gli viene riconsegnata una centralità politica
che neanche il voto di un anno addietro era riuscito a dargli dopo lo
sfratto da Palazzo Chigi del novembre 2011. Si
dirà che il riconoscimento non è andato a Silvio
Berlusconi ma ai milioni di voti che egli rappresenta, che si è trattato di un atto di “realpolitik” doveroso per sbloccare una situazione
da molti anni incartata, per avviare davvero il
superamento di quella crisi di sistema nella
quale sta annegando la Repubblica. Personalmente nutro molti dubbi.
C’era la possibilità di giungere allo stesso
risultato, quello di coinvolgere anche Forza Italia, nell’accordo per le riforme, ricercando in
Parlamento tutte le convergenze possibili, a cominciare da quelle degli alleati di governo che
oggi, insospettiti, da una eventuale intesa Renzi-Berlusconi, un pensierino ad aprire una crisi
dagli sbocchi molto imprevedibili, lo stanno certamente facendo. Non si dimentichi che Silvio
Berlusconi, agli avversari del centrosinistra,
non può mostrare scampoli di lealtà e affidabilità. Ne sanno qualcosa Massimo D’Alema,
che ancora ha sullo stomaco quella famosa crostata di casa Letta (Gianni) ai tempi della Bicamerale. Ed anche il povero Veltroni fu costretto ad una precipitosa campagna elettorale
nel 2008, di fronte ad un Cavaliere che a suon di
milioni (dicono i giudici di Napoli) gli assottigliava ogni giorno la già esile maggioranza al
Senato indispensabile a che il governo Prodi
andasse avanti. Ed anche a Bersani non è che sia
andata meglio. Perché questa volta invece dovrebbe funzionare?
Esistono diverse correnti di pensiero. La prima, e più importante, è che, rispetto alle precedenti esperienze, questa volta Silvio Berlusconi è più debole. Politicamente messo ai margini, privato di ogni ruolo pubblico, carico di
anni e di procedimenti penali dall’esito pericolosamente imprevedibile, il Cavaliere non ha
molti assi da calare. La sua partita volge comunque al termine e se riesce ad alzarsi tal
tavolo salvando oltre all’onore (politico), anche
tutto il resto (aziende e dintorni, la sua vera
preoccupazione), questo sarebbe il suo più grande bingo. Ecco questa sarebbe una delle poche
cose realizzate per le quali potrebbe passare alla
storia. Di converso, per Matteo Renzi, questo è
un triplo salto mortale. Se gli va bene, passerà ai
libri di storia. Non certo per il “rottamatore”, o
essere con le sue primarie l’inventore del “partito degli elettori”, ma come il vero traghettatore
verso la Terza Repubblica.
E’ evidente che se l’operazione non gli riesce
saranno dolori, e non solo per lui. Quello che è
accaduto nei mesi scorsi nel Pd per certi aspetti
riporta alla mente la situazione del Psi del pre
Midas nel 1976. Dopo i disastrosi risultati elettorali per i socialisti, a De Martino alla guida del
Psi, seguì Bettino Craxi e con lui i giovani Signorile, Martelli, Manca eccetera. Il salto di
qualità fu importante e notevole, tanto che un
socialista, Craxi, andò dopo qualche anno alla
guida del governo, ma commise l’errore di non
accompagnare al ringiovanimento della classe
politica anche la trasformazione del nostro sistema, a cominciare a quello elettorale, già
all’epoca superato ed inefficiente. Quale fu il
risultato? Che alla fine prevalse la comoda conservazione dell’esistente, convinti che la condizione di benessere che il paese si era conquistata fosse più che consolidata ormai perenne, che eravamo ai vertici mondiali del sistema (“la quinta potenza industriale del mondo”). Bastò la speculazione sulla lira dei primi
anni Novanta, e Tangentopoli poi a ridurre a
rovina, in qualche circostanza anche nauseabonda, quelle pur importanti pagine della nostra storia.
Ora tocca a Renzi misurarsi con una situazione che non è simile a quella di 40 anni fa, ma è
peggiore. All’instabilità del quadro politico, questo sì uguale a quello della metà degli anni
Settanta, si deve aggiungere una crisi economica di portata epocale, storica, dalla quale non
si esce con le normali terapie o con i “jobs act”,
questa sorta di giochi elettronici per calciatori
miliardari che devono vincere la noia del dopo
partita e non per disoccupati disperati. La riforma elettorale, insieme alle altre, è importante
ma la gente oggi si aspetta ben altro da chi
occupa gli scranni più importanti del potere e
dello Stato. Il resto è “deja vu” e dispute congressuali fuori tempo massimo. La casa brucia e
nel frattempo i pompieri litigano su quale telone
stendere per far saltare giù gli abitanti.
Vittorio Bruno Stamerra
STEFANO OCCHIOGROSSO*
Mini-Imu, Comuni all’attacco
È
scorretta sotto il profilo istituzionale la decisione di
applicare la “mini- imu” che contraddice l’impegno
assunto dal Governo di superare l’IMU sulla prima
casa. In un bilancio dello stato di 800 miliardi, la tesi
secondo cui si sostiene di non riuscire a dare copertura
finanziaria a 400 milioni di euro è assurda, falsa e offensiva. La
mini IMU si poteva evitare in almeno due modi. La prima
modalità poteva essere quella di chiedere una tassazione una
tantum sul gioco d’azzardo e la seconda ipotesi è quella di
utilizzare la riduzione degli interessi passivi dovuti alla riduzione dello spread come copertura. Il Governo la smetta di
giocare con gli Enti Locali che sono sul lastrico. I sindaci sono
preoccupati per il minor gettito che ai Comuni deriverà dal
passaggio dall’IMU alla TASI, che comporta un dimezzamento del
50% del gettito sulla prima casa. Al comparto dei Comuni nel 2014
verrà sottratto un altro miliardo e mezzo di euro: questo è
inaudito. Non si può continuare a spremere un comparto che ha
contribuito al risanamento dei conti pubblici più degli altri livelli
di governo. I sindaci evidenziano che la disponibilità per il 2014 di
risorse analoghe a quelle godute nel 2013 è indispensabile ai
Comuni per garantire l’erogazione di servizi fondamentali per i
cittadini, dagli asili nido all’assistenza domiciliare per le persone
non autosufficienti, dal trasporto pubblico locale alla tutela
ambientale, dalle politiche di sostegno al lavoro alle politiche
culturali. L’Ufficio di Presidenza Nazionale Anci ha chiesto al
Governo un incontro urgente, dirimente e risolutivo entro il 29
gennaio, data in cui è già stata organizzata l’Assemblea Nazionale
straordinaria dei Sindaci. Se entro il 29 gennaio il Governo non
darà nessuna risposta i Sindaci sono pronti ad azioni eclatanti e
la prossima riunione di gennaio si potrebbe trasformare in una
grande azione di protesta fatta da una parte delle Istituzioni
contro altre Istituzioni, determinando una rottura dei rapporti
istituzionali inimmaginabile.
* Sindaco di Bitetto, Componente Anci Nazionale
COLUCCI
Triangolazione pugliese
>> SEGUE DALLA PRIMA
L
a decisione della Corte d’Appello di Lecce ribalta il verdetto di primo grado dei
giudici del Tribunale di Brindisi,
aprendo una strada nuova ai risarci-
menti.
Non erano problemi “genetici”, come stabilirono a Brindisi, ad aver provocato il cancro allo
stomaco. L’operaio ha sviluppato il tumore in
fabbrica a contatto con la diossina, “in particolare
la diossina” scrivono i giudici leccesi nella sentenza, anche se, nella nuova, tragica, vicenda di
lavoro e veleni, la diossina non era sola nella sua
terribile opera, accompagnata – la magistratura
salentina lo conferma - da altre sostanze terribili
come ossido di ferro, silice cristallina, amianto,
Ipa (Idrocarburi policlici aromatici). Perché si
chiude un cerchio? Perché ora la diossina non
rappresenta più solo la “madre di tutte le battaglie” portate avanti dagli ecologisti tarantini
contro l’inquinamento dell’Ilva, ma un dato vivo,
reale e concreto, anche della sofferenza dei lavoratori in fabbrica. Lo era già, ma con la sentenza della Corte d’Appello di Lecce quella frase
spesso usata e abusata - gli operai sono le prime
vittime della mal’aria nella trincea di fabbrica
all’Ilva – dovrà essere usata a maggior ragione per
dire che la guerra all’industria che inquina,
all’industria che uccide, è senza frontiere: civili,
sociali e geografiche. Perché non s’inquini più.
Perché non s’uccida più. Taranto, Brindisi, Lecce
sono accomunate in questa triangolazione a difesa dell’ambiente. E non si può continuare a
distinguere tra la vita di un operaio e le vite di chi
sta fuori dai cancelli del siderurgico. Tutti devono
saperlo. L’operaio cui spetta “vigilare” sul suo
lavoro per salvaguardare la salute propria e altrui. Il cittadino che ha il diritto di conoscere
quale aria respira e ha il dovere di battersi perché
l’aria migliore sia la stessa per sé, per i propri figli
e per gli operai (e i loro figli).
Un cerchio si chiude. Tutto iniziò nel 2008,
quando Alessandro Marescotti, leader ecologista
di Peacelink, fece analizzare un campione di formaggio ovino ottenendo un risultato sconvolgente: il formaggio era contaminato dalla diossina.
Da lì partì una catena drammatica, il conflitto con
l’Ilva dei Riva poi esteso ad altri inquinanti: polveri, benzoapirene. Nel frattempo dal formaggio
si passò al latte (soprattutto quello delle mamme
di Taranto); dal latte agli animali: pecore e capre
poi abbattute, come in una biblica maledizione.
Dagli animali alle cozze. La magistratura tarantina avviò nuove inchieste fino all’epilogo delle
indagini per disastro ambientale. Un ultimo insegnamento è possibile trarre da questa vicenda.
L’operaio brindisino ha continuato a chiedere
giustizia e non si è arreso, malgrado il progredire
inesorabile del male. Lui ora parla attraverso le
carte del processo e sembra dirci, ancora una
volta, che la verità è coraggio.
Fulvio Colucci
aria buona e fina
S
ette itinerari cittadini, tre extraurbani e tre percorsi museali: castello, museo diocesano, pinacoteca Donadoni-Araneo, compongono il volume “Melfi. Guida della città” edito da Libria di Antonio Carbone. Guidati dall’architetto Mario De Luca ne firmano la curatela Anna Maria Castelli, Adele Fuschetti, Silvia Iazzzetti, Maria Rosaria Monaco e
Francesco Verderosa. E’ un libro bello, ricco di informazioni e di
apparati fotografici,soprattutto fatto con sentimento e con la voglia
di coprire un vuoto,quella di una guida per il turista. Melfi ha
conosciuto studi scientificamente solidi,dalla storia di Gennaro
Araneo agli scavi di Enzo Navazio, libri che hanno discusso di
Federico II, dei Caracciolo, dei Doria,di governatori famelici e di
intellettuali come Facciuta, Bruno, Nitti e che hanno tracciato i
meandri della storia materiale: il marroncino, le sagre, le feste
patronali, la flora del Vulture, la fauna, la Fiat, gli assetti urbani in
espansione; ma non c’era una summa che mettesse insieme tutte
queste discipline, diciamolo un Bignami allargato a tanti argomenti, che strappasse al turista, (da noi lo chiamiamo ancora il
forestiero), un’esclamazione di stupore. Questo è proprio un bel
paese, un luogo ricco di storia, di monumenti, di cibi e di uomini
piccoli e grandi. Un paese che puoi presentare con qualche orgoglio
a chiunque. Questa guida vuole prendere per mano il forestiero
(ma anche tanti compaesani ignari e digiuni) e portarlo all’arcata
aragonese di Porta Venosina, metterlo di fronte alle scalette sulle
quali abbiamo giocato molte volte a scendere come dannati con
piccole assi di legno provviste di cuscinetti, le “carrozze”, mostrargli quel corso Garibaldi che fino a cinquant’anni fa accoglieva
esclusivamente contadini e operai a passeggio tra Santa Maria ad
Nives e Vescovado e li separava dalla borghesia urbana che lo
struscio usava farlo in via Ronca Battista, meglio nota come Santa
Maria. Una divisione di classe che solo la scolarizzazione di massa,
l’emigrazione, il travaso della civiltà da contadina a borghese hanno provvisto a cancellare. Tutto questo è visibile in un luogo pietrificato come i Sassi di Matera, perché sono troppo eclatanti le
divisioni tra palazzi gentilizi e abituri fatiscenti di quel labirinto di
stalle e di grotte dove ha vissuto per millenni il proletariato lucano.
LUCI E OMBRE -Ma la divisione di classi c’era anche al mio
paese, in un mescolamento urbanistico che non fa cogliere con
immediatezza le luci e le ombre. Ci hanno pensato i terremoti a far
aggredire dal popolo gli edifici solenni. Ma sempre i terremoti
hanno anche pensato a deturpare il volto nobiliare e monumentale
di Melfi, le sue chiese, i suoi tanti conventi,(Agostiniani, Scolopi,
Francescani, Clarisse, Carmelitanià” i palazzi,le porte, l’imponenza delle mura aragonesi, le carte. Affianco ai terremoti si sono
spese molto anche le rivolte di massa e le amministrazioni comunali. Ce l’hanno messa tutta a devastare, a far crollare prospettive e costruzioni sontuose, così che di una città che doveva
essere un retablo di monumenti medievali e rinascimentali è rimasto quel tanto che la guida illustra e che in qualche modo rappresenta la carta d’identità, il patrimonio che da giovane io mi
ingegnavo a presentare a qualche amico che veniva a trovarmi da
fuori: i miei forestieri. In questi casi il paese lo senti improvvisamente tuo più della tua casa e un po’ di immondizia, una
cartaccia, un relitto di plastica abbandonato in una cunetta o
all’angolo di una via è la vergogna improvvisa che vorresti mascherare. La piazza è il mio soggiorno, i vicoli i corridoi di casa,le
fogne il mio water, i cittadini i miei parenti e via via con gli
ambienti. Come fossi un addetto alle vendite di immobili. Proprio
come se avessi colpa dell’eventuale disordine in cui versano le
vie,del disastro architettonico. O come fossi l’architetto che ha
pensato le linee di un edificio,del castello, di un fregio. Come fossi il
sovrintendente che non ha provvisto a creare una pinacoteca, un
museo, una biblioteca. Io colpevole di tutto oppure pronto a gloriarmi di ciò che gli antenati e il caso mi hanno consegnato. Fino
alla linea del panorama, quel bene immateriale che nessuno rispetta,quello skyline che vorresti avesse più alberi sulla cima degli
Appennini e meno cemento sulle Serre, meno marmi lucenti nel
cimitero in fondo alla vallata, meno anticorodal sulle prospettive di
pietra lavica che fanno severo e antico il centro storico del paese, il
castello normanno-svevo dove giace nel marmo la Dormiente di
Rapolla, dove sono radunati i vasellami della civiltà dauno-lucana
del melfese. E lo vorresti anche più vissuto, più vivo quel paese
antico, odoroso di conserve e di peperoni a seccare, meno abbandonato da una popolazione che ha subito scarsi incrementi demografici e che si è andata spalmando per nuovi quartieri e per
condomini lontani. Questa guida è un invito a spargere la voce, a
dire in giro che a Melfi si respira un’aria buona e fina,che il vento è
pieno di voci, che l’acqua è frizzante e così sgorga alla sorgente. Ed
è una tiratina di orecchie a quei viaggiatori stranieri che affrontando il Grand tour decidevano in passato di visitare l’Italia tirrenica e mai il grande mezzogiorno orientale, affidando solo all’ultimo Novecento, con ritardi immani, l’onere di scoprire e raccontare. E sottovoce ricorda che ogni filo d’erba qui nasconde secoli di vicende,di idee,di eventi, dalla povertà dei dauni al benessere misurato degli ultimi metalmeccanici e che questo cumulo
di pietre, calce, asfalti, poesia, flora e mura è ricco di verità antiche
e inesplorate come tutti i paesi dell’Appennino.
RASSEGNASTAMPA
2
lunedì 20 gennaio 2014
POLITICA
«Io eletto per cambiare»
Renzi chiude le trattative
Il segretario Pd difende l’accordo con Berlusconi
sulle riforme: «Trasparente e alla luce del sole»
● Dal confronto con Alfano restano aperte due
questioni: sbarramento e premio di maggioranza
●
VLADIMIRO FRULLETTI
FIRENZE
«Sono stato eletto alle primarie per
cambiare». Il segretario del Pd, letti i
giornali, risponde così agli attacchi anche pesanti per il suo incontro con Berlusconi. Un messaggio, che Renzi lascia
sulla sua pagina di Facebook, che vale
come pro-memoria sia per gli oppositori interni al suo partito che per quelli
esterni. Il concetto è semplice: ho ricevuto un largo consenso dagli elettori democratici sulla base di un mandato chiaro e quindi lo voglio portare a casa, o
almeno voglio provarci fino in fondo.
«Via i senatori, un miliardo di tagli a politica, a dieta le Regioni, legge elettorale anti larghe intese. Se si chiude, Italia
cambiaverso» twitta di buon mattino.
Altro che vergogna per l’intesa col Cavaliere con cui s’è trovato un’accordo
«trasparente e alla luce del sole». Altro
che referendum fra gli iscritti. Il referendum c’è già stato poco più di un mese fa, con le primarie dell’8 dicembre.
È sulla base di quel voto che Renzi
sta lavorando in questo ore di vigilia della direzione nazionale del Pd. Due i
fronti aperti. Quello interno al Pd con
la minoranza che si dice pronta a dare
battaglia non tanto dentro il partito ma
in Parlamento. E quello esterno con gli
alleati e soprattutto con il Nuovo centrodestra di Alfano. E ieri mattina per
aggiustare un po’ la proposta rendendola meno indigesta al Ncd ha avuto un
nuovo incontro con il plenipotenziario
di Berlusconi Denis Verdini.
Nel pomeriggio poi, per evitare dolorose spaccature nel Pd (in questo ore è
parecchio gettonata la parola scissione) ieri il segretario è andato a trovare
il suo predecessore. Una visita che, al di
là del gesto di umana solidarietà, ha un
significato politico. Sabato sera, di ritorno da Roma, appena sceso dal treno a
Firenze, Renzi spiegava che dalla disponibilità di Bersani all’eventuale incontro si sarebbe potuto capire se vi fossero o no gli spazi per discutere senza
troppe mura alzate. «Suggerisco a chi
critica la legge di aspettare almeno di
sapere come è fatta» dice dando appuntamento per oggi alla direzione Pd per
scoprire concretamente quel testo che
dovrà stabilire che «chi vince governa
stabilmente senza il diritto di ricatto
dei partitini».
Stesse sensazioni Renzi in lunghe telefonate e sms le ha ricevute dal fronte
degli alleati di governo. In particolare
da Alfano. Il vicepremier non ha respinto al mittente la proposta di legge elettorale che Renzi ha concordato al Nazareno con Berlusconi. Certo ci sono aspetti
a cui Alfano tiene parecchio e che nella
bozza Renzi non ci sono. Ad esempio le
.. .
Se il leader Ncd dovesse
tirare troppo la corda si
tornerebbe alla proposta
del modello spagnolo
.. .
Il sindaco vede Verdini
«Dopo anni di chiacchiere
il primo obiettivo in un
mese è a portata di mano»
preferenze. In Ncd sono entrati molti
amministratori locali (soprattutto al
sud) già del Pdl che ovviamente in una
competition interna al centrodestra sul
voto personale sarebbero molto più attrezzati di parecchi dirigenti di Forza
Italia. Questo lo sa Alfano, ma anche
Berlusconi. Quindi quella delle preferenza per Ncd è una bandiera da sventolare sapendo già di doverla riporre. Infatti i punti veri sono altri. Il primo, il
calcolo dei seggi su base nazionale e
non territoriale che salva i partiti minori, Alfano l’ha già incassato. «Il tentativo del nostro infanticidio è fallito» gioisce spiegando che il temuto sistema spagnolo non è più sul tavolo. Rimangono
aperte altre due questioni, premio di
maggioranza e soglia di sbarramento,
che Renzi dovrà chiudere (è previsto
un faccia a faccia con Alfano) entro oggi pomeriggio alle quattro quando inizierà la direzione Pd. Ora, nella bozza
in circolazione, il premio (15%) va alla
coalizione, e non al partito, che raggiunga almeno il 35%. Punto che sta bene ai
partiti minori che così non avrebbero
un semplice diritto di tribuna nel futuro Parlamento. La soglia di ingresso
(5%) però resta alta. Forse un po’ Renzi
è disposto a limarla, ma non di molto.
Ecco, se Alfano dice sì, Renzi (ma anche Berlusconi garantisce il segretario
Pd) sono disposti a chiudere. Il clima
percepito sia dalle parti renziane che alfaniane è che l’intesa sia davvero vicina. «Dopo 20 anni di chiacchiere, in un
mese abbiamo il primo obiettivo a portata di mano» ragiona Renzi. Quindi andrebbero catalogate come espedienti
tattici le bellicose frasi che ribalzano
via twitter e agenzie. Tanto più che se
parte la riforma costituzionale il limite
del governo Letta si sposta più in là nel
tempo e le elezioni non solo sarebbero
scongiurate per il 25 maggio ma forse
anche per un paio d’anni.
Il segretario Pd insomma è disposto
a fare qualche sacrificio rinunciando
(per il momento) alla corsa a Palazzo
Chigi e a un sistema che spinga verso il
bi-partitismo (come sarebbe stato lo
spagnolo) pur di incassare la grande riforma. «Nasce - spiega via Facebook - il
Senato delle Autonomie: via i senatori
eletti, via i loro stipendi con riduzione
del numero dei parlamentari e dei costi
della politica. Si cambia il titolo V, superando non solo le province ma semplifi-
cando anche il ruolo delle Regioni
(energia, turismo, grandi reti): in più i
consiglieri regionali riducono indennità a quelle dei sindaci e si cancellano i
rimborsi-scandalo ai gruppi. Tutto questo produce un miliardo di euro di risparmio, come promesso».
Ma Renzi sa che per fare tutto questo, per cambiare la Costituzione (su Senato e Regioni), un accordo con la sola
Forza Italia sarebbe politicamente complesso da sostenere nel Pd, e comunque
numericamente non sufficiente a togliere ogni pericolo durante le votazioni
parlamentari. Un’intesa che comprende anche l’attuale maggioranza di governo invece lo metterà al riparo da tutto questo. E per Renzi sarà oggettivamente un indiscutibile successo politico. Certo, è ovvio che se Alfano tirerà
troppo la corda fino a farla spezzare allora il segretario Pd è d’accordo col Cavaliere di tornare all’originaria proposta spagnola. A quel punto tutto tornerà in ballo, anche il governo Letta.
La conferenza stampa di
Matteo Renzi dopo l’incontro
con Silvio Berlusconi
al Nazareno FOTO LAPRESSE
SEL
Vendola: «Renzi dica
al Caimano basta
conflitto d’interessi»
Nichi Vendola, presidente di Sinistra
Ecologia Libertà, è intervenuto via
Twitter commentando l’accordo tra
Matteo Renzi e il Cavaliere: «Ma
davvero la colpa della crisi italiana è
dei piccoli partiti? Ma davvero
Berlusconi è il difensore del bene
comune? Ma davvero si vuole
chiudere la legge elettorale con un
accordo esclusivo con il Caimano?»,
scrive il leader di Sel.
«Spero - aggiunge il governatore della
Puglia - che Renzi abbia informato
Berlusconi che la prossima legge
elettorale dovrà contenere norme
rigorose contro conflitto di interessi».
Problema rimasto irrisolto da tempo.
«Non credo che Renzi e Berlusconi
abbiano sottoscritto patti d’acciaio.
Ma se così fosse, sarebbe un patto con
il diavolo e a Renzi consiglierei di
proteggersi il collo da un Berlusconi
che ogni volta che ha abbracciato il
suo avversario, lo ha poi morso sul
collo», ha dichiarato sempre Vendola
al Quotidiano Nazionale.
Nel merito il leader di Sul aspetta,
«vedremo la proposta concreta. Di
certo una cosa è chiara: se bisogna
impedire una sorta di diritto di veto da
parte delle minoranze, bisogna anche
impedire che venga esercitato un veto
sul diritto di esistenza delle
minoranze».
Se la proposta di legge elettorale
dovesse rimanere quella uscita fuori
finora, con una soglia di sbarramento
al 5 per cento e le liste bloccate,
comunque, non troverebbe d’accordo
neppure l’area centrista.
«In Parlamento proporremo le
preferenze perché i parlamentari
vengano scelti dai cittadini e non dai
partiti», ha scritto ieri sul suo profilo
Facebook Pier Ferdinando Casini,
leader Udc che adesso è presidente
della commissione Affari esteri del
Senato. Tra l’altro la mancanza delle
preferenze o comunque le liste
bloccate è stato uno dei punti del
Porcellum contestati dalla Consulta.
Letta teme per la tenuta del Pd. Ma non sarà in direzione
I
mpaziente» ma anche... «tranquillo». E sotto sotto con il forte «timore» delle crescenti fibrillazioni nel
Pd, o peggio ancora preoccupato da una
possibile esplosione tra segreteria e
gruppi parlamentari. Tanto per cominciare neanche oggi Enrico Letta andrà
alla riunione della direzione al Nazareno.
Dicono sia tranquillo perché, al di là
delle polemiche nelle quali non vuole entrare, mantiente «l’auspicio» che l’intesa raggiunta da Renzi con Berlusconi
«vada nella giusta direzione», nel senso
che possa essere inclusiva nei confronti
di Alfano e dei partiti minori e quindi
non vada «contro le forze della maggioranza», spiegano i parlamentari vicini
al premier, e che si apra finalmente la
stagione delle riforme. Ma che ci sia
«l’accordo di tutti è la condizione indispensabile» perché si vada avanti sulla
legge elettorale.
Il presidente del Consiglio però è anche impaziente di «riprendere il corso
dell’azione di governo e, soprattutto, di
poterla rilanciare con la firma del patto
di coalizione», l’Impegno 2014 che deve
passare per la cruna dell’ago dell’accordo sulla legge elettorale.
IL CASO
NATALIA LOMBARDO
@NataliaLombard2
Il premier preoccupato
da possibili divisioni: con le
liste bloccate i democratici
in Parlamento potrebbero
bocciare la proposta
di legge della segreteria
Ma ciò che preoccupa maggiormente Letta, nella domenica di trattative incerte sulla bozza del sistema di voto, è la
tenuta del Pd, la possibilità che si spacchi in Parlamento proprio sulla legge
elettorale. Anche oggi non andrà alla
riunione della direzione al Nazareno,
già disertata la settimana scorsa sapendo che il governo sarebbe stato nel mirino di Matteo Renzi, con conseguente disappunto di quest’ultimo. D’altra parte
Letta ritiene che il famoso «cerino» della legge elettorale sia in mano al segretario dem e non intende entrare nel merito della riforma stessa, anche se sente
puzza di bruciato sullo schema uscito
dal faccia a faccia tra il leader Pd e il
Cavaliere; il premier infatti considera
importante «evitare che sia un Porcellum rivisitato», o che possa «bipolarizzare» fortemente il quadro politico favorendo i partiti maggiori, con il déjà vu di
«far nascere un terzo polo». Del resto
Letta ha già avvertito Renzi del rischio
di favorire Grillo.
Il principale timore del presidente
del Consiglio, al momento, riguarda proprio ciò che potrebbe accadere nel Pd,
che nella segreteria non ci sia il giusto
«spirito unificante», ma anzi che «possa
alimentare le fibrillazioni e aumentare
gli scontri interni al partito», ha confidato ai parlamentari. L’accelerazione impressa da Renzi, il suo procedere come
un panzer ricevendo Silvio Berlusconi
al Nazareno (e Letta resta convinto che
così facendo abbia «riabilitato» il Cavaliere sulla scena politica) potrebbero
sempre far esplodere il Pd, non tanto
per la «vergogna» comunicata da Fassina e dalla sinistra, ma come eco del
drammatico ribaltone vissuto con la fumata nera per l’elezione di Franco Marini al Quirinale il 18 aprile dell’anno scorso, quando tra la notte e la mattina saltarono in aula gli accordi votati sulla proposta di Bersani.
L’aspettativa di Letta è che dalla direzione di oggi esca una proposta di legge
elettorale con l’accordo della maggioranza e non solo dell’opposizione berlusconiana (visto che il M5S si è tirato fuori). Per i lettiani lo «standar minimo della legge deve recepire le indicazioni date dalla Consulta bocciando il Porcellum», spiega un deputato, ma la bozza
uscita fuori finora lascia intravedere gli
stessi difetti un po’ ritoccati. Uno per
tutti, quello che più preme alle minoranze dem, le liste bloccate che impedisco-
no di nuovo al cittadino di scegliere chi
votare. La proposta di legge dovrà però
essere fatta in Parlamento, e mercoledì
22 sarà in commissione Affari Costuzionali per andare in aula alla Camera il
27.
E qui «sulle liste bloccate il Pd si spacca e salta tutto» si sentiva dire nei giorni
scorsi a Montecitorio. Ma se in direzione Renzi ha una schiacciante maggioranza, i gruppi parlamentari restano a
maggioranza bersanian-lettiana. Lo scenario horror immaginato nell’area del
premier è che «i gruppi parlamentari votino contro la scelta della direzione».
L’effetto Marini bis.
La situazione quindi resta molto difficile. Se sarà superato il passaggio cruciale della legge elettorale Letta potrà lavorare al suo patto e, solo una volta definiti gli equilibri fra partiti, pensare al rimpasto. Nella versione light (rimpiazzare
i posti vacanti), o strong, con l’uscita dei
ministri discussi (Zanonato, De Girolamo, Cancellieri, soprattutto), rendendo
la bilancia più pesante sul piatto di Renzi e meno su quello di Alfano (e Bersani), con Monti che strappa l’ambo a Casini (i ministri Mauro e D’Alia). A meno
che non ci sia un Letta bis, ma con chi?
RASSEGNASTAMPA
3
lunedì 20 gennaio 2014
È un azzardo
Il bipolarismo
non si impone
L’ANALISI
MICHELE PROSPERO
SEGUE DALLA PRIMA
Berlusconi rilancia il presidenzialismo
Molte trappole sulla via delle riforme
G
rande è la confusione
sotto il cielo: la situazione è eccellente» scriveva Mao. Lo possiamo ripetere oggi nonostante
la «profonda intesa» rivendicata sabato da Renzi e Berlusconi
dopo le due ore di faccia a faccia nelle
stanze del partito che fu dei comunisti.
La situazione, possiamo aggiungere citando vari protagonisti della partita delle riforme, è sicuramente ancora «molto fluida». E fino all’ultimo momento,
basta sfilare una carta o aggiungerne
un’altra, può sempre cambiare. In un
senso o nell’altro.
Come nelle partite di poker, alla fine
qualcuno deve dire «vedo» e calare le
carte. Il fatto è che fino a ieri sera alle
20 di carte in giro ancora non se ne vedevano. Per lo meno, non sul tavolo di
chi, come il Nuovo centrodestra, per
quanto piccolo, è invece decisivo. A meno di non cambiare nuovamente le maggioranze parlamentari. La sera è lunga
e la notte anche. Fino ad oggi alle 16
(orario in cui la direzione del Pd potrà
leggere la bozza della proposta) ogni
minuto è utile per correggere o ritoccare.
Giornata sicuramente convulsa, ieri.
Che la si può rapidamente così tratteggiare: cabina di regia tecnica a Firenze
presso casa del professor Roberto D’Alimonte, via di mezzo tra il maieuta e la
levatrice della terza repubblica; incontro in mattinata, sempre a Firenze, tra
Renzi e Verdini; Alfano e Renzi in continuo contatto telefonico e via sms (sono
entrambe creature digitali) hanno dovuto rinviare a oggi l’incontro per rispettivi e precedenti impegni; il ministro Quagliariello, il D’Alimonte del
Ncd, ancora a sera in attesa di «leggere
la proposta scritta nel dettaglio. Finchè
non leggiamo, non è fatta manco per un
corno. Possiamo solo dire che non c’è
l’infanticidio (dove l’infante sarebbe
Ncd, ndr) e che non è un patto esclusivo
a due». Ancora più diffidente Fabrizio
Cicchitto che, avendone viste tante, avverte gli ottimisti già festanti: «Senza il
nostro ok non c’è nessun accordo perchè salta tutto per aria».
LO SPROLOQUIO DEL CAV
A completare il quadro convulso della
giornata non poteva mancare Silvio
Berlusconi, dopo 5 mesi di purgatorio,
tornato in paradiso titolare del posto di
leader della destra al gran tavolo delle
IL RETROSCENA
CLAUDIA FUSANI
@claudiafusani
Il Cavaliere: «Prendiamo
tutto con il 36%». Ancora
una giornata di incontri
«Da negoziare soglia
di sbarramento e premi»
Alfano resta diffidente
riforme. Il Cavaliere, infatti, totalmente incurante della delicatezza del passaggio politico-istituzionale e del fatto
che i dettagli in una faccenda come questa sono la sostanza, ieri mattina ha pensato bene di mettersi al telefono per benedire il Club Forza Silvio della Val di
Susa e di rivendicare paternità e contenuto dell’accordo. Raccontandolo a modo suo. E cioé molto semplificato: «Il
paese si governa solo con il bipolarismo»; i partiti piccoli «non ragionano
per il bene del Paese ma per quello dei
loro protagonisti che sono ambiziosi e
curano solo gli interessi personali» e lui
lo sa bene perché «è capitato anche nella mia maggioranza». Fatta questa rapida analisi, la ricetta è quella che lui, ovviamente, ha sempre indicato: «Elezione diretta del capo dello Stato; una sola
camera con meno componenti che impieghi al massimo 120 giorni per approvare una legge; modificare l’assetto istituzionale e la Costituzione; cambiare la
composizione della Corte Costituzionale che è un organismo politico della sinistra, prevedere un sistema di voto per
cui per abrogare una legge ci vogliono
almeno i due terzi dei componenti».
Chiariti gli obiettivi, ecco che il Cavaliere chiama il suo popolo al voto: «Se
prendiamo il 36 per cento, abbiamo un
premio del 15 per cento e possiamo avere il 51 per cento. È questa la proposta
che sto discutendo con Renzi».
Così ha parlato il Cavaliere intorno
all’ora di pranzo. Gettando un po’ di
scompiglio tra chi, a sinistra, vede con
molta diffidenza il patto tra Matteo e
Silvio ricordando come nel suo ventennio il Cavaliere si sia sempre servito degli accordi con gli avversari politici. Il
fatto è che Berlusconi dà per acquisiti
dettagli che invece, dice in serata a
L’Unità una fonte tecnica, «sono ancora oggetto di negoziazione». La soglia
di sbarramento è stata fissata al 5%,
«potrebbe scendere al 4% ma assolutamente non più bassa». Come invece preferirebbe Alfano. Ancora «da negoziare», entità e soglia del premio di maggioranza (che invece il Cav ha già fissato al 15 % se partito o coalizione prendono il 35). Punti fermi e non più in discussione sono invece «le liste bloccate con
al massimo 4/5 nomi» e «la ripartizione
a livello nazionale» dei voti di quei partiti che non hanno eletti nei collegi.
La battaglia di Alfano e Ncd contro
le liste bloccate («entrerà in Parlamento ancora una volta solo chi è stato deciso dalle segreterie dei partiti»denunciano ) potrebbe essere in realtà la motivazione più presentabile per cercare di
avere una soglia più bassa di sbarramento. Più acqua per nuotare. Quella
che Berlusconi vuole togliere.
L’INSIDIA DEL SENATO
Non ci dovrebbero essere problemi sul
timing dell’accordo tra Silvio e Matteo:
legge elettorale approvata entro la fine
di aprile, in modo da escludere per sempre il voto anticipato a maggio; entr metà febbraio il Parlamento presenta due
disegni di legge di riforma costituzionale (Titolo V e riforma del Senato). Su
questo punto, Renzi potrebbe lasciar fare il governo, facendo così una cortesia
al ministro Quagliariello e anche al Quirinale. Su come sarà riformato il Senato però Ncd è destinato ad essere sconfessato. Renzi è stato chiaro, Silvio ha
approvato e non ci vogliono più tornare
sopra: non ci devono essere più senatori eletti, solo una camera di compensazione tra Stato e regioni abitata da sindaci e consiglieri regionali, senza indennità e senza voto di fiducia. La legge
elettorale che nasce ora, prima della
modifica costituzionale, avrà una clausola che farà vivere la legge anche una
volta cambiato il Senato.
Quello della Terza repubblica è un
percorso lungo e pieno di insidie. E non
è neppure cominciato.
.. .
«Bisogna
dare ai
cittadini la
opportunità
di eleggere
in modo
diretto
il Capo
dello Stato»
Ma anche di scongiurare l’incubo di un
pluripartitismo moderato, con 6 soggetti rilevanti
rappresentati in aula. Il fine strategico
dell’accelerazione è dunque il ripristino immediato
delle condizioni di un bipolarismo sperimentato nella
seconda Repubblica e ritenuto un prezioso bene
minacciato. Le leggi elettorali incidono sulla
configurazione del sistema e danno una loro
impronta alla competizione. Ma è rischioso affidare
alla semplice forza manipolativa della tecnica
elettorale il compito di plasmare la struttura di
sistema più gradita. L’assetto bipolare, se non è il
prodotto di fratture storiche reali o l’esito della
fisiologica polarizzazione delle grandi culture
politiche, non può comparire come il prodotto
artificiale di una imposizione costrittiva: il premio di
maggioranza (riesumato in sfregio al rasoio della
Consulta).
Una restaurazione del bipolarismo meccanico, che
però è stato infranto dagli elettori con l’eccezionale
risultato di Grillo a febbraio, palesa delle torsioni che
poco si giustificano entro una democrazia matura. I
due partiti che disegnano il nuovo congegno di
trasformazione dei voti in seggi, insieme raggiungono
solo il 45 per cento (appena una manciata di voti in
più di quelli che in Germania raccoglie da solo il
partito della Merker) e nessuna legittima vocazione
maggioritaria può autorizzare l’adozione di calcoli
egoistici e logiche punitive. Una riforma concepita
non solo senza l’apporto del M5S ma addirittura
contro il primo non-partito nella circoscrizione
italiana, quello di Grillo appunto, lancia un segnale di
arroccamento contro la «calata dei barbari» che
potrebbe aggravare l’emergenza del sistema politico
(anche alla luce della ottusa persistenza delle liste
bloccate e quindi del rifiuto di riconoscere agli
elettori un potere reale nella scelta dei deputati).
Ma oltre a cosa si fa, importante è appurare anche
con chi si concordano le riforme. E il bersaglio
principale delle manovre del Nazareno ha un volto
inconfondibile, il nuovo centro destra. Come un Don
Chisciotte che con la sua lancia lottava contro le armi
da fuoco, così Alfano combatte con le sue truppe
umiliate contro un gagliardo cavaliere ritrovato. E la
prospettiva di ottenere con la sua armata ben altri
risultati rispetto al cacciatore di mulini a vento si
infrange contro la inopinata resurrezione di
Berlusconi. Mentre la confluenza del Ncd e dei vari
gruppi centristi a favore della classica proposta del
Pd del doppio turno di coalizione è stata rigettata
come una cosa irrilevante, l’avallo del Cavaliere è
stato incassato come il solo regalo gradito. Solo
l’assenso del Cavaliere legittima la riforma. Questa
centralità simbolica e sistemica gli consente però di
incassare un gratuito plusvalore politico.
Il dato politico più inquietante della piena sintonia
annunciata con il «papi costituente» risiede proprio
nella brusca interruzione di ogni velleità degli
alfaniani di concludere vittoriosamente la loro
ribellione al partito proprietario. L’investimento in
un soggetto di centro destra tenuto in vita dai collanti
di un cultura politica alternativa a quella del sinistra,
e non dalla cieca dipendenza all’arbitrio di un capo
che fa valere le logiche di impresa, di fatto è stato
cancellato.
Non ha più munizioni per offendere Alfano, e l’unica
soluzione che ora gli rimane è di contrattare le
condizioni della resa onorevole con qualche ritocco al
cosiddetto modello spagnolo (sopravvivere con una
ripartizione nazionale dei seggi). La sua umiliante
riconduzione all’ordine del capo, segna la sconfitta
definitiva per ogni velleità di allestire una destra
politica e un successo clamoroso per il Cavaliere e per
la sua egemonia proprietaria. La soglia del 4 per
cento è anch’essa un dono insperato: mentre infatti il
Pd non ha alleati con la realistica possibilità di
varcarla, Berlusconi ne ha almeno due. Sono troppi i
rischi dell’azzardo.
A Berlusconi i voti dei cespugli servono per
avvicinarsi al 35 per cento e incassare il premio. Lo
sbarramento è quindi un ritrovato per lui favorevole:
può richiamare in suo servizio la Lega, che non può
sognare l’autonomia, e sottomettere Alfano (neppure
Casini può superare l’8 per cento per correre da solo
e non può allearsi con la nuova vocazione
maggioritaria rivendicata dal Pd). L’appuntamento
elettorale prenotato per il 2015 sembra una
allucinante replica delle consultazioni del 2008. Alla
tragedia rischia così di seguire la farsa.
RASSEGNASTAMPA
4
lunedì 20 gennaio 2014
POLITICA
Oggi voto in direzione
La sinistra attacca
La bozza di legge
elettorale oggi all’esame
del parlamentino Pd
● Fassina: «L’incontro
con Berlusconi errore
che non andava fatto
Da dirigente del partito
mi sono vergognato»
● Bonafè: «Dividerci tra
noi non serve a nulla»
●
OSVALDO SABATO
[email protected]
Si gioca il tutto per tutto, l’obiettivo è
fare presto. Il leader del Pd Matteo Renzi dopo aver incassato l’ok di Silvio Berlusconi a questo punto si è proposto dei
tempi molto rapidi: oggi la direzione del
partito discuterà e voterà il modello spagnolo corretto all’italiana, e gli altri punti dell’accordo con il Cavaliere a partire
dalla riforma del Senato e del titolo V
della Costituzione. Modifiche che a dire
di Renzi produrranno risparmi per un
miliardo di euro. «Sulle riforme il Pd si
gioca la faccia» era stato l’avvertimento
del segretario nell’ultima direzione del
partito.
Ma è in quella di oggi che Renzi conta
di portare a casa il via libera del Pd potendo contare su un’ampia maggioranza. Anche se non mancano i malumori
interni e anche con gli alleati di governo
non mancano i problemi, la questione è
molto delicata. Questo Renzi lo sa molto bene, perché il tema è spinoso e chi
dentro il Pd si oppone al segretario non
ha nessuna intenzione di arrendersi. Ieri Renzi è stato a Parma a discutere del
modello con Pier Luigi Bersani. In ogni
caso la road map del leader democratico prevede l’approdo in Parlamento,
già entro metà febbraio, dei due disegni
di legge di riforma costituzionale: modifica del Senato in camera delle autonomie e del titolo V della Carta che snelli-
rà le competenze delle regioni, poi entro aprile l’approvazione definitiva delle nuova legge elettorale. «Finalmente
siamo vicini a quelle riforme attese da
vent’anni» commenta Stefano Bonaccini. Riforme, che per il segretario del Pd
emiliano e componente della segreteria
di Renzi, servirebbero a «togliere l’acqua dell’antipolitica a Grillo».
Nel frattempo la rivista “Italiani europei”, diretta da Massimo D’Alema, in un
editoriale non firmato si mette di traverso rispetto alla tentazione di elezioni anticipate ritenendola una soluzione «avventuristica» e che tra l’altro rimetterebbe in gioco Silvio Berlusconi «il che non
corrisponde agli interessi del paese e rischia di farci perdere quella credibilità
internazionale che abbiamo riconquistato». «La responsabilità del nuovo segretario del Pd sarà anche scegliere i tempi
giusti affinché - si legge - la prova elettorale consenta un passo avanti all’intero
paese». «È possibile oggi definire un programma di lavoro di un anno per realizzare alcune essenziali riforme elettorali, costituzionali e regolamentari. E al
contempo è necessario definire un’agenda che comprenda interventi di consolidamento della ripresa e di sostegno
all’occupazione», scrive la rivista dalemiana.
Se su Senato e regioni è più facile trovare un’ampia convergenza nel Pd, non
è lo stesso quando si parla delle nuove
regole sul voto, perché in questo caso la
minoranza è pronta a dare battaglia. Anche se con toni diversi. Per esempio Matteo Orfini, leader dei giovani Turchi, in
dissenso con i bersaniani aveva aperto
al dialogo con Berlusconi, a differenza
del presidente del Pd Gianni Cuperlo
che ha ritenuto un errore l’aver rilegittimato il capo di Forza Italia. Ma è Stefano Fassina che ci va giù duro: «Da dirigente del Pd mi sono vergognato. Questo colloquio non andava fatto, è un er-
.. .
«Avventuristica». Così
Italianieuropei definisce
la tentazione delle urne
anticipate
rore politico. Andava coinvolta Forza
Italia con i capigruppo nelle riforme», è
la tesi dell’ex ministro che aggiunge «il
Senato ha votato dopo una sentenza passata in giudicato per l'interdizione politica. Difficile spiegare perché lo abbiamo
votato poi lo ribattezziamo per la terza
volta a padre costituente». Quanto al sistema elettorale, i bersaniani rilanciano
il doppio turno e il ritorno delle preferenze, e sempre con Fassina lanciano la
proposta di un sondaggio on line: «Lo
statuto lo prevede, chiediamo ai nostri
iscritti di pronunciarsi sulla legge elettorale attraverso canali telematici, in dieci giorni». Proposta bocciata dalla renziana Simona Bonafè. «Ma si sono già
espressi» dice la parlamentare Pd al telegiornale di Sky ricordando le primarie
dello scorso 8 dicembre, «noi ci siamo
presentati con un programma chiaro,
penso che dividerci ancora, come stiamo facendo nel partito, fra berlusconiani e anti berlusconiani non serve assolutamente a nulla».
Il tutto mentre su twitter un altro renziano, il senatore Andrea Marcucci, ironizza su Fassina paragonandolo a Hiroo
Onoda l'ultimo giapponese ad essere rimasto nella foresta. È in questo clima
che Cesare Damiano annuncia battaglia
da quella parte del Pd che vuole le preferenze nella nuova legge elettorale. «Se
la direzione del Pd voterà una proposta
sulla legge elettorale, sarà un impianto
ancora a maglie larghe. Almeno lo spero» dice l’onorevole democratico e presidente della Commissione Lavoro «noi
continueremo comunque la nostra battaglia per riconsegnare ai cittadini la
preferenza nella scelta degli eletti al Parlamento». L’idea di una consultazione
tra gli iscritti trova d’accordo il deputato Pd, Danilo Leva «riformare la legge
elettorale non può significare tornare alle liste bloccate». Il Pd sicuramente oggi
pomeriggio dirà al segretario di andare
avanti. Ma la minoranza interna prepara una fronda. Il timore è che si ricada in
un nuovo Porcellum, come ha detto ieri
Alfredo D'Attorre. Senza dimenticare
che la battaglia potrebbe diventare durissima nei gruppi parlamentari, dove
la sinistra del partito ha ancora un certo
peso.
Un riunione nella sede
nazionale del Pd
a largo del Nazareno
Bersani al segretario: «Attento a riaprire il ventennio»
G
li ha augurato un «sincero in
bocca al lupo», ma lo ha anche
messo in guardia dai pericoli
che ha di fronte. Anzitutto da quello
di non dimenticare che il Pd è una «comunità» vasta e che quindi va trattata
con cura tenendo conto anche delle
varie sensibilità che ci sono. Anche
quelle che, ad esempio, non hanno affatto gradito l’incontro, proprio nella
sede del Pd, con Berlusconi. Lo stesso
Bersani, come raccontano fonti vicine all’ex segretario, non ha gradito.
Renzi, ieri, come annunciato, è andato a trovare il suo predecessore
all’ospedale. E ha trovato un Bersani
già decisamente in forma tanto da passare quasi un’ora in un fitto colloquio.
Non formale. Del resto era la prima
volta che i due si vedevano da quando
Renzi ha vinto le primarie. E lo stesso
segretario-sindaco alla vigilia della
sua partenza per Parma aveva tolto
ogni involucro di formalità a un incontro che per lui doveva avere un significato politico. E l’ha avuto.
Infatti Bersani non gli ha nascosto
le proprie perplessità su quell’accordo sulle riforme che Renzi sta cercando di portare a casa. Lo stesso faccia a
faccia con Berlusconi, per l’ex leader
del Pd infatti sembra riaprire, dopo
l’ultimo 20ennio, una parentesi che
pareva chiusa dopo la condanna del
L’INCONTRO
VLADIMIRO FRULLETTI
FIRENZE
Matteo Renzi è andato a
trovare il suo predecessore
all’ospedale di Parma
In visita anche Prodi:
«Abbiamo parlato di tutto,
dell’impero romano...»
Cavaliere e soprattutto l’indebolimento politico causato dalla scissione del
Nuovo Centrodestra di Alfano.
Quanto alla legge elettorale a cui
sta lavorando Renzi, Bersani non ha
chiuso la porta. S’è riservato un giudizio completo nel momento in cui il testo sarà reso noto alla direzione del
Pd di oggi pomeriggio, spiegando a
Renzi che molto dipenderà da quanta
distanza ci sarà fra il modello proposto e la storica posizione del Pd a favore del maggioritario a doppio turno.
Bersani ha spiegato al suo successore
che comunque se fosse in lui starebbe
bene attento a non riproporre ricette
già bocciate dalla Corte costituzionale. Avvertimento in cui è esplicito il
riferimento alle liste bloccate e a un
eccessivo premio di maggioranza.
Dunque Renzi da Bersani ha avuto
delle indicazioni chiare, ma senza alcuna chiusura o posizione pregiudiziale. Che poi è l’atteggiamento con
cui si presenteranno oggi gli uomini
più vicini a lui in direzione.
Comunque anche questa domenica
molto politica (prima di Renzi aveva
avuto un lungo colloquio con Prodi)
dimostra che Bersani, a due settimane dal ricovero in ospedale per
un’emorragia cerebrale, è in netta ripresa. Tanto che fra una settimana
già potrebbe tornarsene a casa e lasciare l’ospedale. Del resto l’ex segretario Pd ha già ripreso a leggere e ad
usare il suo iPad e addirittura dicono
che ogni tanto riesca anche a farsi portare una pizza violando le regole
dell’ospedale. In forma l’ha trovato
anche l’ex premier dell’Ulivo. «Con
Bersani abbiamo parlato dell’impero
romano, ha memoria più di me, è perfettamente in forma» spiega Prodi
che alla domanda di Sky Tg24se avessero anche commentato l’incontro
fra Renzi e Berlusconi non ha negato:
«Abbiamo parlato di tutto».
CONVERSIONI
Travaglio folgorato sulla via di Firenze
Si dirà: ma se Renzi incontra B. nella
sede Pd lo rilegittima e lo resuscita.
Dipende: è vero se fa un accordo
per riportarlo al governo; è falso se
fa un accordo per una legge
elettorale che ponga fine alle larghe
intese. Si dirà: ma l’accordo per la
legge elettorale va fatto con gli
alleati di governo. Falso: una legge
elettorale imposta dalla
maggioranza alle opposizioni
sarebbe una mascalzonata identica
a quella del centrodestra che nel
2005 varò il Porcellum per fregare il
centrosinistra alle elezioni 2006. Se
Renzi facesse altrettanto,
imponendo il sistema di voto a
colpi di maggioranza (fra l’altro
puramente virtuale, frutto del
mostruoso “premio” del Porcellum
appena dichiarato incostituzionale e
antidemocratico dalla Consulta),
regalerebbe a B. una formidabile
arma polemica da spendere in
campagna elettorale.
Si dirà: con B. non doveva parlare
perché è un delinquente. Vero, ma
con chi altri di FI doveva parlare?
Era meglio Verdini, che ha più
processi che capelli in testa? Con
Fitto o con la Santanchè, condannati
in primo grado? Dialogare con B. è il
colmo dell’immoralità. Ma
purtroppo nessuno, nel Pd, può
credibilmente fare lo schizzinoso
dinanzi all’incontro Renzi-B.
(Marco Travaglio, editoriale
sul Fatto quotidiano del 19 gennaio)
RASSEGNASTAMPA
5
lunedì 20 gennaio 2014
«Contro le liste bloccate sarà battaglia dura»
ANDREA CARUGATI
ROMA
Gianni Cuperlo annuncia battaglia oggi in direzione «e poi nei gruppi parlamentari». Contro le liste bloccate che
sembrano destinare a restare un caposaldo della bozza discussa da Berlusconi e Renzi. E contro quello che sembra
più «un restyling del Porcellum piuttosto che la nuova legge che abbiamo sempre voluto». E apre al referendum tra
gli iscritti proposto da Stefano Fassina
proprio sulla legge elettorale. «Sarebbe
giusto farlo, anche se i tempi sono molto stretti». «Sono convinto che le riforme di cui si sta parlando siano una necessità», è la premessa. «Superare il bicameralismo paritario e riformare il Titolo V della Costituzione, insieme alla
riforma elettorale sono una scelta essenziale per restituire speranza all’Italia. E trovo positiva l’accelerazione impressa dal Pd su questi temi: ora sono
gli altri a doversi misurare con la nostra
agenda». Ma nel merito restano tutti i
dubbi. «Rimango dell’opinione che il
doppio turno sia il sistema più adatto
per il nostro Paese, perché garantisce
governabilità e rappresentanza».
L’INTERVISTA
Gianni Cuperlo
Il presidente del Pd: «No a
un restyling del Porcellum
I cittadini devono scegliere
gli eletti, è un punto
irrinunciabile. Lo dirò
in direzione e nei gruppi»
sono un modo per attenuare lo strapotere delle segreterie, ma restituire agli
elettori la scelta diretta dei parlamentari richiede che ci siano i collegi o le preferenze».
Teme che gli elettori Pd vi accusino di
aver cambiato poco?
«Ho molto dubbi che il modello di cui si
parla possa risolvere i problemi che abbiamo denunciato per anni. Non possiamo accontentarci di un correttivo a una
legge pessima, o di una legge solo un
po’ meno pessima. Non è la riforma di
cui c’è bisogno».
L’obiezione è facile: Renzi è appena arrivato e fa qualcosa, chi c’era prima...
«E infatti io non ho alcuna intenzione di
polemizzare con Renzi su questo. Anzi,
come ho detto, ho apprezzato l’accelerazione che ha impresso. Un minuto dopo le primarie ho detto che il compito
della minoranza non è quello di lavorare “contro”, ma di ragionare nel merito
dei problemi».
Lei in Parlamento voterebbe un sistema
con le liste bloccate?
«Prima di tutto voglio fare una battaglia politica in direzione e nei gruppi
parlamentari sulla questione delle liste
bloccate. È una della cause dei guasti
della nostra democrazia negli ultimi anni, e intendo contrastare negli organismi dirigenti questo modello in ogni
modo».
In direzione però i numeri sono a favore
di Renzi...
«Insisteremo a discutere nei gruppi parlamentari».
Cosaaccadrebbeseigruppiparlamentari esprimessero un’opinione diversa dalla direzione?
«Intanto andiamo in direzione e discutiamo. Poi si vedrà».
E il referendum tra gli iscritti che propone Fassina la convince?
«Sono consapevole che i tempi sono
molto stretti, visto che la legge elettorale va in discussione in Aula alla Camera
il 27 gennaio. E tuttavia ritengo che sentire l’opinione dei nostri iscritti e dei
gruppi dirigenti a tutti i livelli sia un atto giusto e lo sosterrò».
Pensa che l’opinione del popolo democratico sia ostile a questo accordo?
«Credo che ci siano opinioni diverse,
sto ricevendo moltissime mail. Vorrei
che ci fosse una discussione seria, serena e responsabile. Le riforme le vogliamo tutti, a partire da quella delle legge
elettorale. Ma dire che serve una riforma non significa che qualunque riforma va bene».
E tuttavia il doppio turno sembra ormai
fuori dai radar...
«Se si vuole ragionare di vera modifica
del Porcellum, è irrinunciabile che i cittadini tornino a scegliere i loro rappresentanti. E questo si ottiene solo con i
collegi uninominali o con le preferenze.
Non è un dettaglio tecnico, ma un punto politico fondamentale: è la condizione per ricostruire un legame di fiducia
tra gli elettori e il sistema politico. Bisogna sottrarre alle segreterie dei partiti
il potere di nominare i parlamentari.
Su questo non si può arretrare».
Condivide l’opinione di chi prova vergogna per l’incontro tra Berlusconi e il segretario del Pd?
«Leggerò il testo in direzione. Se ci sono le liste bloccate e un premio di maggioranza, anche se più contenuto, è evidente che si tratterebbe solo di un restyling della vecchia legge. Il Pd ha fatto in passato le primarie e potrebbe farlo ancora per selezionare le candidature, ma non è la stessa cosa. Le primarie
«Non condivido il metodo utilizzato da
Renzi. Da mesi Berlusconi non occupava le prime pagine dei giornali, fatta eccezione per le vicende della sua decadenza dal Senato. Il fatto che abbia recuperato visibilità per un ruolo politico
attivo dovrebbe far riflettere tutti, minoranza e maggioranza del Pd. Ma soprattutto i nostri elettori. Non ho mai
detto che non bisognava discutere delle
regole con Forza Italia, compreso Berlusconi. Ho sostenuto invece che occorresse partire dalla maggioranza e poi
ricercare un accordo più largo. Dubito
che aver restituito al capo storico della
.. .
«Sulla legge elettorale
è opportuno consultare
i nostri iscritti anche
se i tempi sono stretti»
...
«Sbagliato restituire
visibilità a Berlusconi
Non ha mai voluto davvero
riformare le istituzioni»
Il modello di cui si sta parlando assomiglia troppo al vecchio Porcellum?
Il presidente del Pd, Gianni Cuperlo FOTO LAPRESSE
Benaltrismo elettorale e concretezza di Renzi
IL COMMENTO
STEFANO CECCANTI
SEGUE DALLA PRIMA
E questo avrebbe due conseguenze
alquanto scontate: una necessaria
intesa di governo con Forza Italia
(a causa della formula
proporzionale con sbarramenti
medio-alti) e uno spappolamento
interno dei partiti per le
preferenze usate nella
mega-circoscrizioni del Porcellum
(addirittura Regioni intere al
Senato con l'esigenza di
organizzazioni personali forti
legate a lobbies e con la forte
probabilità di ricadere nel reato di
traffico di influenze previsto dalla
legge Severino).
Qualcuno preferisce questo
scenario? Se ne assuma la
responsabilità di sostenerlo,
compresa la necessità di un
incontro con Berlusconi per dar
vita al governo. Che questa strada
sia sostenuta dal Movimento 5
Stelle dovrebbe già dire tutto. Il
secondo punto riguarda la
necessità di disporre di un’ampia
maggioranza non solo in
Parlamento ma anche nel Paese, in
vista del successivo referendum
popolare, su un’ipotesi incisiva di
riforma della Seconda Parte della
Costituzione senza la quale la sola
riforma elettorale non potrebbe
avere effetti taumaturgici. Senza il
superamento del bicameralismo
ripetitivo, senza una corsia
preferenziale vera per il governo
in Parlamento, senza forti
disincentivi contro le crisi (a
partire da una diversa regolazione
di sfiducia e scioglimento), la
vittoria elettorale sarebbe
effimera. Da questo punto di vista,
gerarchicamente superiore
all'intervento in materia elettorale,
il ritorno di Forza Italia nella
maggioranza per la riforma è
un'ottima notizia.
Sul terreno specifico della riforma
elettorale il primo criterio da
adottare è quello di allontanare il
più possibile il ripetersi di
coalizioni necessitate tra
centrosinistra e centrodestra.
Dopo la sentenza della Corte
sarebbe certo possibile un premio
ampio alzando la soglia di
legittimazione con un secondo
turno nazionale, ma esso ha
bisogno della riforma
costituzionale per evitare due
ballottaggi disomogenei e Forza
Italia non è disponibile. Ci può
essere qualcosa di diverso da un
premio del 20 per cento con una
soglia del 35 in un turno unico? A
me sembrano entrambe rispettose
della sentenza della Corte, che non
può peraltro essere stiracchiata,
oltre quanto non dica, verso il
proporzionale puro. Si potrebbe
certo volere una competizione di
tipo più spagnolo, sui partiti e non
sulle coalizioni, ma Berlusconi e
Alfano, che hanno appena fatto
una scissione e vogliono
coalizzarsi, sono entrambi
contrari. Il secondo criterio è la
possibilità di conoscere i candidati
per poterli scegliere. Qui la
soluzione migliore sarebbero i
collegi, che però non vogliono né
Alfano né Berlusconi.
A questo punto la seconda opzione
non possono essere le preferenze,
ma le liste bloccate corte,
anch'esse peraltro, come i collegi,
compatibili con forme di selezione
democratica interna in periodi
distinti dalle elezioni. Nel
panorama delle grandi democrazie
l’anomalia sarebbero le preferenze
e niente affatto le liste corte,
praticate in Spagna e in Germania.
È fuorviante anche il paragone con
gli altri livelli di governo. Nelle
comunali, di norma, la dimensione
di scala è così piccola che non
comporta campagne
particolarmente onerose e
fratricide. Nelle regionali siamo
davvero certi che i recenti scandali
non abbiano nulla a che fare con la
raccolta delle preferenze, anche
considerando che la Toscana,
unica regione dove si vota con liste
bloccate corte, non è stata
neanche lambita dalle inchieste?
Quanto alle europee, che nelle
maxi-circoscrizioni attuali le
preferenze significhino un reale
potere di scelta degli elettori è
quanto mai dubbio, come
dimostrato dal fatto che risultano
eletti quasi solo candidati dotati di
previa forza politica interna ai
partiti o di presenza mediatica.
Insomma: complimenti a Renzi
che non ha realizzato un accordo
ottimo, ma che ha ottenuto il bene
possibile. Di più i benaltristi non
avrebbero comunque ottenuto.
destra una piena agibilità politica, quasi una primazia, possa rappresentare
un passo avanti verso una fisiologica alternanza tra un centrodestra e un centrosinistra di tipo europeo».
L’obiezione la conosce: voi ci avete fatto
il governo con il leader di Forza Italia...
«Il governo fatto anche con le forze di
centrodestra è stato necessario per la
situazione creatasi dopo il voto di febbraio. È stata una questione di responsabilità. Questo non mi impedisce oggi
di esprimere e confermare le mie critiche sul metodo utilizzato in questa discussione sulle riforme».
CredechequestavoltaBerlusconisiapiù
affidabile rispetto al passato?
«Spero che il traguardo delle riforme
venga superato, perché prima degli interessi di un partito ci sono gli interessi
della democrazia italiana e del patto repubblicano. In vent’anni di vita politica, Berlusconi e il suo partito non hanno mai dimostrato di voler condurre fino in fondo un’opera di riforma delle
istituzioni. Dunque qualche dubbio sulla sua effettiva volontà è lecito conservarlo...».
Ritiene che il governo supererà indenne
questo passaggio?
«Mi sembra presto per dirlo. Le riforme vanno fatte nell’interesse del Paese,
non per garantire gli equilibri politici.
Ma sul governo ribadisco che la situazione non può andare avanti così, perché i problemi del Paese sono drammatici: c’è un rischio di deflazione, milioni
di persone che faticano a fare la spesa.
Non si vuole usare la parola rimpasto?
Cancelliamola. Ma una ripartenza è decisiva: si prenda atto della nuova situazione politica e si dia vita a un Letta bis.
Che abbia come priorità una grande
operazione di redistribuzione di risorse
a favore della fasce sociali più deboli.
Questo per me deve essere il cuore del
patto per il 2014».
Per farlo serve una nuova squadra di governo?
«A un nuovo programma deve corrispondere un nuovo governo che riesca
a recuperare un rapporto di fiducia con
il Paese. La condizione è che il Pd lo
senta come il “suo governo”».
Dovrebbero entrare ministri renziani?
«Questo lo valuteranno il segretario del
partito e il presidente del Consiglio, in
accordo con il Capo dello Stato. Per me
sarebbe importante che entrassero figure di grande prestigio esterne ai partiti, che si sono battute sulla frontiera
della legalità e del civismo».
Rodotà: dov’è
l’etica pubblica?
Stefano Rodotà, ospite ieri sera di Fabio
Fazio a Chetempochefa, è stato molto critico sull’incontro Renzi-Berlusconi, accusando una «deriva etica»: «Per chi è
cittadino del Paese e ritiene che ci sia da
ricostruire un’etica pubblica e civile, abbiamo perduto tutta la memoria se non
ricordiamo che Silvio Berlusconi è stato
condannato a agosto e che solo da poche
settimane è stata dichiarato decaduto
da senatore». Rodotà fa notare che solo
«uno solo tra i commentatori ha detto
che Berlusconi a breve sarà o ai domiciliari o ai servizi sociali e allora c’è un’anomalia se abbiamo bisogno di rilegittimare chi si trova in questa condizione». Anche perché a quel punto l’ex premier dirà, «guardate oggi che sono un padre della patria che modifica la Costituzione,
come mi tratta questa giustizia».
Dubbioso anche sulla legge elettorale: il sistema spagnolo «favorisce i grandi partiti» e le liste bloccate sono state
bocciate dalla Consulta e hanno fatto «allontanare i cittadini dalla politica». Rodotà, inoltre, non è sicuro che con una
legge elettorale proporzionale (se non si
approvasse una nuova legge) si avrebbe
lo stesso risultato alle urne. Dubbi anche sul Senato delle autonomie: «Se resta alla Camera il voto di fiducia, su leggi
importanti anche la seconda Camera deve poter dire la sua».
RASSEGNASTAMPA
6
lunedì 20 gennaio 2014
POLITICA
Grillo fuori dai giochi, gli basta insultare
Il leader Cinque stelle inonda i social network
di messaggi contro Renzi: «È un’allucinazione»
● Ma anche tra i suoi c’è chi giudica un errore
non aver partecipato alle trattative sulle riforme
●
ANDREA CARUGATI
ROMA
Il summit Renzi-Berlusconi entusiasma
il leader Cinquestelle. Per Grillo, in effetti, si tratta di una ghiotta occasione
per ribadire una sua antica teoria, e cioè
la complicità (se non l’identità) tra Pd e
Forza Italia.
In fondo lui lavora per questo da mesi: prima ha spinto per le larghe intese,
ora si è chiamato totalmente fuori dalla
discussione sulla legge elettorale. Il dialogo tra Pd e ex Pdl, insomma, è una
sorta di profezia che si autoavvera, grazie anche all’Aventino del M5S. Ieri il
blog si è riempito di indignazione. «La
Profonda Sintonia con un pregiudicato
al quale vengono affidate le sorti del
Paese attraverso una nuova legge elettorale è un’allucinazione», scrive Grillo.
«Non può succedere che chi è stato scaraventato fuori dalla finestra del Senato
per frode fiscale dal M5S con i voti del
Pd sia chiamato a fare le leggi dal Pd.
Chiunque sano di mente non ci può credere. È un’allucinazione». Il leader Cinquestelle mira ai democratici perplessi
e delusi dal ritorno in scena del Cavaliere. «Non può essere che il pregiudicato
entri un sabato pomeriggio nella sede
del Pd di Roma come se fosse Augusto
portato in trionfo. Non è vero, non è vero! Le leggi si fanno in Parlamento non
in una stanza con due extraparlamentari, uno in attesa del gabbio». «Profonda
Sintonia, Profondo Rosso, Sprofonda
Italia», è la conclusione.
Grillo dunque finge di non credere a
quanto ha visto. Si indigna come uno
spettatore, e dimentica che con quel
25% del febbraio 2013 lui è anche un attore in questo spettacolo. Un attore immobile, che tifa perché nessuna riforma
si faccia, al di là del merito.
Un attore che sa di avere come primo
avversario Matteo Renzi, in grado di recuperare tanti voti Pd delusi se riuscisse
a cambiare verso all’immobilismo di
questi ultimi anni. Per questo lo attacca
in modo così duro. E in un secondo post,
dal titolo «CoeRenzie» ricorda le numerose occasioni in cui il sindaco di Firenze si era speso per il pensionamento del
Cavaliere. «Berlusconi sa che se vinciamo noi, lui è il primo rottamato. Normale dunque che faccia il tifo per Bersani o
Vendola», diceva il sindaco nel settembre 2012. E Grillo lo punta: «Elettori Pd,
per la vostra dignità, fatevi restituire i
due euro dallo smacchiato, rottamato,
pensionato, cacciato dal Senato e ieri
riesumato pregiudicato Berlusconi».
La partita è fin troppo scoperta. Ma
dopo quasi un anno di legislatura in tanti tra gli elettori, e anche tra gli eletti del
M5S, si chiedono cosa abbia fatto realmente il movimento per provare a cambiare le cose. Come il senatore Lorenzo
Battista. «La legge elttorale è un’altra
occasione mancata per essere partecipi
del cambiamento», scrive su Facebook.
«Il neo segretario del Pd ha avanzato tre
modelli di sistema elettorale sui quali
iniziare un ragionamento, gli è stato risposto sul blog con una pernacchia,
quando è venuto Casaleggio sono stati
ripetuti tre no e non se ne è fatto nulla.
Il leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo FOFO LAPRESSE
.. .
L’ex comico: «Le leggi
non possono farle due
extraparlamentari
uno in attesa del gabbio»
.. .
Il senatore M5S Battista:
«Siamo rimasti alla
finestra a guardare cosa
deciderà il partito unico»
Risultato? Il M5S sta alla finestra a guardare cosa deciderà il partito unico». «Mi
domando- aggiunge- che senso abbia
continuare a rifiutare un confronto
quando si decide su questioni di fondamentale importanza come la riforma
elettorale? Lasciare che gli altri decidano su questioni che coinvolgono l’interesse di tutta la collettività non è il cambiamento che avevo in testa». Battista
fa un esempio: «Si poteva rilanciare
chiedendo a Renzi di iniziare l’esame
del nostro disegno di legge sul
“Parlamento pulito”. Invece non c’è stata nessuna decisione assembleare né
tanto meno una consultazione agli
iscritti». Quella aperta sul blog sulla
nuova legge, dice Battista, rischia di arrivare fuori tempo massimo, a fine febbraio.
La tesi di Battista però è decisamente
in minoranza. L’incontro tra Renzi e
Berlusconi fa storcere il naso anche ad
alcuni dissidenti. «La storia recente è
piena di trombati eccellenti, che avevano pensato di sfruttare Berlusconi a proprio vantaggio», commenta Francesco
Campanella. «Io con un condannato
non prenderei neppure un caffè», taglia
corto Luigi Di Maio.
«Faraone mi attacca? Sarà perché ho chiesto coerenza»
SALVO FALLICA
PALERMO
«Mi sembra incredibile, paradossale,
che in questo contesto esponenti del
Pd possano mettere in dubbio il mio
governo. Qual è la mia responsabilità? Quella di aver posto la questione
morale? Quella di non essere indagato? Vede, io non ho condannato nessuno, nessun atto di sciacallaggio, sulla
vicenda dell’inchiesta sui rimborsi
all’Ars ho semplicemente detto lasciamo che si esprima la magistratura».
Così Rosario Crocetta risponde su
l’Unità al duro attacco avanzato da un
esponente di primo piano della segreteria nazionale, il renziano Davide Faraone. Faraone, deputato nazionale,
è indagato nell’inchiesta “spese pazze” a Palermo. L’indagine si riferisce
alla scorsa legislatura all’Assemblea
regionale siciliana. Faraone con un
documento in dieci punti polemizza
con Crocetta senza citarlo. Sostiene:
«Fino ad oggi niente rivoluzione, solo
tanta continuità con un passato che
non ci piace». Ed ancora: «La cattiveria degli sciacalli è pari a quella dei
mafiosi». Crocetta spiega: «Non comprendo la durezza degli attacchi di Faraone, vi è un’acrimonia personale
che mi lascia stupito. Pensi che a me
sta pure simpatico, nonostante sin
dall’inizio dell’esperienza del primo
governo regionale di centrosinistra
non mi ha risparmiato critiche ingenerose ed ingiuste. Invece di complimentarsi con il mio governo che ha
tagliato in due anni 2 miliardi e 400
milioni di euro di spesa senza fare alcuna macelleria sociale, mi lancia
contro parole fuori luogo. Pensavo
mi elogiasse per aver fatto per primo
in Italia una legge a favore delle famiglie, equiparando le coppie di fatto a
quelle tradizionali. Oppure per aver
tagliato 23 partecipate su 33, per
aver inserito il reddito minimo a livel-
Cancellieri che non è nemmeno indagata, e poi minimizzare se si è indagati. Sono convito che molti deputati
dell’Ars, che ritengo persone oneste,
dimostreranno la loro innocenza, ma
il garantismo deve valere per tutti,
non solo per quelli del nostro partito.
Una indagine non legittima la richiesta di dimissioni, ma va rispettata, dura lex sed lex».
L’INTERVISTA
Rosario Crocetta
Il governatore della Sicilia:
«Incredibile che esponenti
del Pd mettano in dubbio
la mia giunta. La mia
responsabilità? Aver posto
la questione morale»
lo sperimentale, per l’aiuto alle classi
più deboli, per l’aiuto alle piccole imprese con strumenti innovativi sul
piano del credito, per porre le condizioni per il rilancio economico
dell’isola…».
Governatore, cosa accade in Sicilia?
«Accade che nella battaglia per il
cambiamento, che è reale, vi è una
parte del Pd che a volte mi attacca
come un nemico. È un triste paradosso, ma ormai mi sono abituato a subire attacchi da alcuni compagni ed alleati. Come si dice, colpito da fuoco
amico. Comunque, siccome non voglio alimentare polemiche, ma ancora una volta lavorare per l’unità, mi
impegno per chiarire ogni equivoco.
Durante una conferenza stampa sulla finanziaria è passato il messaggio
che Crocetta abbia chiesto le dimissioni di Faraone perché indagato.
Questo è semplicemente falso. Un avviso di garanzia non è una condanna,
non ho chiesto le dimissioni né di Fa-
.. .
«Non si possono chiedere
le dimissioni del ministro
Cancellieri e minimizzare
se si è indagati»
Accennavaprimaallaquestionemorale. Può spiegare meglio?
raone né di altri deputati del Pd. La
logica giustizialista non mi appartiene».
Ma ha comunque posto un problema
di metodo politico…
«Mi lasci spiegare meglio questo passaggio. Ho detto che il Pd siciliano deve stare più attento alla questione morale ed ho invitato alla coerenza alcuni esponenti politici. Non è coerente
chiedere le dimissioni del ministro
«Ho posto e pongo una questione delicata al mio partito a livello nazionale:
vogliono che inserisca persone indagate nella mia giunta, che allo stato
attuale non ha alcun indagato? Siccome il Pd è un partito serio e rigoroso,
son sicuro che affronterà la questione ai massimi livelli. Chiedo al segretario del mio partito, Renzi, di non lasciarmi solo. La Sicilia ha un ruolo
strategico a livello nazionale, anche
alle prossime elezioni nazionali, a
prescindere da quando si svolgeranno. Vi è qualcuno che si vuole assumere la responsabilità di indebolire od
RINASCE IL PARTITO COMUNISTA
Rizzo: «Fuori dall’Ue e nazionalizzare le banche»
«Proponiamo di uscire dall’Unione
europea senza pagare il debito, di
nazionalizzare le banche e anche le
grandi imprese come la Fiat ». Marco
Rizzo, ex deputato dei Comunisti
italiani e poi leader dei Comunisti
Sinistra Popolare (Csp), rilancia così il
Partito comunista, la cui rinascita è
stata ufficializzata ieri mattina a Roma.
Obiettivo della nuova forza politica è
«cambiare il sistema». Dice Rizzo al
termine della tre giorni di congresso
che adesso i riformisti «non hanno più
margini» e che anche il ceto medio,
che «si sta proletarizzando» per via
della crisi, «può vedere una via
d’uscita in una nuova sinistra
comunista». Al centro del mirino le
banche e le grandi imprese come la
Fiat, «pagata per decenni dai
contribuenti» e che va ora «gestita dai
lavoratori». Devono essere
nazionalizzate anche le banche, per il
leader del Partito comunista, se si
vuole rispondere alla crisi
internazionale in corso. La nuova forza
politica, dice Rizzo, non farà alcuna
intesa con il Pd.
addirittura cancellare il centrosinistra in Sicilia?»
Su alcuni siti internet, sui social
network, vi sono attacchi durissimi
controdilei.Cosaprovaaleggeremessaggi di puro odio una persona che viveblindataperché“condannataamorte” dalla mafia?
«Anche a questo mi sono abituato.
Ma qui la cosa è più problematica. Vi
è una campagna di delegittimazione
nei miei confronti che va oltre la mia
persona. Vi sono alcuni poteri che
non hanno accettato la mia vittoria e
puntano a delegittimare l’intera battaglia antimafia. Alcuni commenti
sui blog si ripetono in maniera sempre uguale, credo vi sia una regia che
li strumentalizza. Rispetto alle ventate d’odio di alcuni siti e blog, mi conforta che ovunque vada la gente mi
mostri la sua stima autentica. Non è
un caso che in quasi tutte le sfide delle scorse elezioni amministrative abbiamo vinto, ed ho sostenuto molti
sindaci renziani. A Catania in alleanza con Bianco abbiamo trionfato al
primo turno, il Pd cresce ovunque.
Ho tanti alleati, ma soprattutto tanti
cittadini al mio fianco».
Che ne pensa del dialogo Renzi
–Berlusconi sulla legge elettorale?
«Renzi da leader del Pd deve incontrare tutti. Ma sarebbe sbagliato se l’accordo sulla legge elettorale lo facesse
solo con Berlusconi. Credo che non
sia questa la sua idea, e che riuscirà a
trovare una soluzione armonica con
le diverse forze politiche, in primis
con quelle della maggioranza che sostengono il governo Letta».
.. .
«Le riforme si discutono
con tutti, ma sbaglierebbe
Renzi a fare l’accordo
solo con Berlusconi»
RASSEGNASTAMPA
7
lunedì 20 gennaio 2014
L’OSSERVATORIO
I
numeri sono un bollettino di guerra, gli
effetti quelli di una bomba al neutrone,
quel micidiale ordigno che lascia intatti
gli edifici e colpisce gli esseri viventi.
Non ci sono macerie, né ponti distrutti,
ma mutazioni profonde, definitive: 10 CARLO BUTTARONI
milioni di poveri e un terzo della popolazione PRESIDENTE TECNÈ
a rischio povertà ed esclusione sociale, più di
3 milioni di disoccupati e un giovane su due
senza lavoro. La rete d’imprese del manifatturiero, che rappresentano la spina dorsale
dell’Italia, ha perso il 20% del suo potenziale
negli ultimi dieci anni. Gli edifici e i capannoni delle fabbriche ci sono ancora, a testimoniare la trascorsa vocazione industriale, ma sono
chiusi, deserti, abbandonati. L’esercito dei
contribuenti, rispetto al periodo precedente
la crisi, ha perso 400 mila unità. Il 48,7% di
chi dichiara un reddito è un lavoratore dipendente e guadagna circa 20 mila euro lordi l’anno (ma ben il 37,6% si colloca nella fascia sotto i 15 mila euro).
I pensionati rappresentano il 34,1% dei contribuenti e più della metà (il 51,1%) percepisce
un reddito inferiore a 15 mila euro. Solo
nell’ultimo anno le persone in difficoltà economica sono aumentate del 5%, passando dal
27% al 32% e quelle che faticano ad arrivare
alla fine del mese sono salite al 39% rispetto al
35% di 12 mesi fa.
E un’Italia che precipita, in caduta libera,
lungo la scala sociale e si ritrova alle soglie
della povertà. L’Italia che aggiunge, ai milioni
di disoccupati e cassintegrati, altri milioni che
non riescono ugualmente a pagare le bollette, vertice notevolmente più stretto. Il divario si
che hanno prosciugato il conto in banca, che è accresciuto, anche perché la redistribuziotirano giù per l’ultima volta la saracinesca del ne attraverso i servizi pubblici è diminuita.
negozio o si rassegnano a far fallire l’impresa. L’accresciuta disparità delle retribuzioni ha
fatto sì che un maggior numero di persone
AUMENTA LA DISEGUAGLIANZA
ha dovuto attingere ai sistemi di protezione
Le bollette della luce, del gas, le rate del con- sociale. Il volume netto della redistribuzione
dominio, la tassa della spazzatura sono diven- mediante le politiche di sostegno del reddito
tate un incubo: oltre un quarto delle famiglie è, infatti, aumentato ma tali politiche non soitaliane ha difficoltà a pagarle.
no state in grado di ridurre la disuguaglianza
Un Paese dove la diseguaglianza (dati Oc- tra i redditi come in passato. La linea di dese) è aumentata negli ultimi 30 anni molto marcazione tra i poveri e i non poveri è sempiù che in altre economie occidentali.
pre più sottile e sempre meno visibile. Basta
Enormi quantità di ricchezza sono rapida- la perdita momentanea del lavoro, la cassa
mente passati da un’ampia fascia di popola- integrazione o il sopraggiungere di una mazione a medio e basso reddito a una cerchia lattia per compromettere seriamente questo
più ristretta ad altissimo reddito. Con la cri- già fragile equilibrio. Ma anche avere un lavosi, chi stava molto bene adesso sta ancora me- ro non protegge più dai rischi dell’impoveriglio mentre tutti gli altri stanno decisamente mento. Circa il 10% degli occupati è sotto la
peggio. La forbice socioeconomica si è am- soglia della povertà. Sono quelli che le statipliata e la piramide della ricchezza, oggi, ha stiche definiscono i «poveri che lavorano». E
una basa più ampia rispetto al passato e un le riforme messe in campo, dirette ad accre-
DA NORD A SUD CROLLA IL POTERE DI ACQUISTO
DELLE FAMIGLIE. CRESCONO I NUOVI POVERI
La vita in apnea
della classe media
scippata del futuro
dia, meno di dieci. Impiegati, insegnanti,
commercianti, professionisti, piccoli imprenditori, sono stati travolti dall’onda anomala
della crisi, trascinati ai margini della società,
costretti a vivere in apnea, sospesi tra il sogno della ripartenza e l’incubo della povertà.
E in quel corpo sociale che, per anni, ha
rappresentato il motore economico dell’Italia e il grande incubatore della fiducia nel futuro, oggi prevale un sentimento di pessimismo e di disillusione. Anche per questo, in
piazza, più che i già poveri, ci vanno i borderline, coloro cioè che sentono la povertà sempre più vicina. Spinti più dalla rabbia che dalla speranza di ottenere risposte a domande
che quasi non riescono a formulare.
IL MOTORE DELL’ITALIA
Ed è comprensibile, perché il ceto medio ha
pagato, più di tutti, le debolezze del nostro
Paese: nelle infrastrutture, nell’istruzione,
nella ricerca, nei servizi. E i nostri antichi
punti di forza (la capacità di adattamento,
l’imprenditorialità, le strategie d’impresa, la
rete di welfare familiare, la qualità della vita
dei territori) non riescono a sopperire ai deficit che abbiamo accumulato in questi anni.
Per mezzo secolo la crescita dell’Italia
è stata il prodotto di processi di sviluppo che hanno visto protagonisti l’iniziativa imprenditoriale, la vitalità delle realtà
territoriali, la coesione soCHI PAGA
ciale, la forza economica
delle famiglie, la diffusa
scere la flessibilità, non
...
patrimonializzazione, il
solo non hanno contriImpiegati, insegnanti,
radicamento sul territobuito a creare un magrio del sistema bancario,
gior numero di posti di
commercianti
la copertura pubblica e
lavoro, ma hanno aggrae piccoli imprenditori
privata dei bisogni sociali.
vato il divario tra i redditravolti dall’onda
La crisi e le politiche d’auti, dal momento che gran
della crisi
sterità hanno colpito al cuoparte dei posti di lavoro
re tutto questo e i nostri anticreati sono state occupaziochi punti di forza non riescono
ni part-time o scarsamente repiù a funzionare. Il dramma è che
munerate (Ocse).
la classe politica non sembra essere realIl crollo del ceto medio è il segnale di
allarme rosso che suona da Nord a Sud. Fra il mente consapevole del baratro in cui il Paese
2008 e il 2011, il potere d’acquisto delle fami- è sprofondato. Come l’orchestra sul Titanic,
glie si è ridotto del 5 per cento. Il vero colpo, continua a ripetere concetti e termini che nulperò, è arrivato fra il 2011 e il 2012, con il la hanno a che fare con le preoccupazioni delpotere d’acquisto sceso di un altro 5 per cen- la vita collettiva. Come se nulla, in questi anni, fosse accaduto. Ma tutto è già successo. E
to in un solo anno.
Se negli anni 90, il Paese poteva permetter- il Paese ha urgente bisogno di un piano di
si di mettere da parte quasi un quarto del suo ricostruzione nazionale senza il quale è imreddito, oggi, su 100 euro di reddito, nel sal- pensabile uscire dalle acque basse in cui è
vadanaio (ricchi compresi) ne vanno, in me- incagliato e ritrovare fiducia nel futuro.
RASSEGNASTAMPA
8
lunedì 20 gennaio 2014
ECONOMIA
Fisco impazzito: caos Imu e Irpef pesante
●
Famiglie alle prese
con i conguagli 2013
● Intanto si studia
il taglio delle detrazioni
su sanità, assicurazioni
libri scolastici e mutui
perché sospesa e poi cancellata dall’introduzione della Tari nel 2014. Oggi è
arrivato il momento del conguaglio definitivo (dopo una lunga serie di rinvii
nel 2013), e i Comuni stanno chiedendo una parte del tributo da pagare con
l’F24 (relativo ai servizi come luce e
manutenzione stradale) e un’altra parte con il tradizionale bollettino postale.
Fare i calcoli è molto complicato.
BIANCA DI GIOVANNI
ROMA
LA CODA AVVELENATA
Al caos Imu si aggiunge l’incognita Irpef. Non sarà un gennaio facile per i
contribuenti italiani, con scadenze multiple su casa e rifiuti e la prospettiva di
vedersi ridurre gli sconti fiscali su spese mediche, assicurazioni e spese per
istruzione e anche sui mutui casa: ancora un colpo sugli immobili. Questo per
via del taglio alle detrazioni dal 19 al
18% (gettito atteso 488 milioni) inserito nella legge di Stabilità e che dovrà
essere definito entro il 31 gennaio. Allo
studio c’è la possibilità di evitare un taglio lineare di un punto per tutti, inserendo una modulazione che salvaguardi i redditi più bassi (fino a 30mila euro
l’anno) e raddoppi il taglio per quelli
oltre i 60mila euro, portando lo sconto
al 17% già da quest’anno. La partita riguarda quasi 16 milioni di famiglie per
la sola voce sanità. Ad oggi una sola cosa è certa: lo sconto medio di 282 euro
a famiglia sarà ridotto. Un segnale poco rassicurante per le famiglie, colpite
in un momento di crisi su voci del bilancio familiare molto sensibili (medicine,
cure sanitarie, libri scolastici), e per di
più oggi chiamate a districare «matasse» fiscali sempre più complicate, con
il forte rischio di doversi sobbarcare anche le spese del commercialista.
Ma andiamo con ordine. In queste
ore si fanno sempre più numerose le
L’ingresso della sede dell’Agenzia delle Entrate FOTO LAPRESSE
code ai Caf, dove i contribuenti sono
chiamati a versare diversi tipi di balzelli, spesso diversi da Comune a Comune, tutti comunque relativi all’anno
d’imposta 2013. A quest’anno invece si
riferisce la battaglia dei Comuni per ottenere dal governo il miliardo e mezzo
che non sarebbe coperto dalla nuova
.. .
Calcoli complicati
sulle imposte locali
e i Comuni continuano
la protesta sulle risorse
Tasi. L’esecutivo dovrebbe incontrare
l’Anci domani o dopodomani. Ma fonti
dell’Economia fanno sapere che non ci
sarà alcuna possibilità di riaprire i cordoni della borsa. «Il capitolo casa per il
governo è chiuso», ripetono al Tesoro.
L’ultima puntata è stata quella della
possibilità di alzare l’aliquota dello 0,8
per mille per destinare risorse alle detrazioni per le famiglie meno abbienti.
Una leva che non piace molto ai sindaci, ma che il governo non intende modificare. Quanto al resto (che poi equivale alla bella somma di un miliardo e
mezzo) spetterà ai Comuni provvedere. C’è da scommettere che il barome-
tro segnerà tempesta per l’intera settimana.
Tornando al pasticcio di questi giorni, per milioni di contribuenti non è facile fare chiarezza. Le famiglie hanno
ricevuto due moduli per la vecchia Tares, la tassa sui rifiuti accorpata a quella sui servizi nel 2013, ma mai richiesta
.. .
Confedilizia: situazione
incivile, l’erario costa
agli italiani
più di quanto incassa
Per i Caf è un’impresa improba, tanto
più se si deve sommare anche a quella
del calcolo della mini-Imu, altro balzello da versare entro il 24 gennaio. Si tratta di una coda avvelenata della partita
Imu prima casa imposta dai berlusconiani a tutto il governo. Cancellata sì,
ma solo per il valore base fissato al 4
per mille dal governo. Tutti i Comuni
che hanno alzato l’aliquota fino al 6 per
mille (sono oltre duemila) dovranno recuperare una parte del mancato gettito. Solo una parte, perché il 60% è stato concesso dal governo, dopo un lungo braccio di ferro. Così il calcolo per
definire la mini Imu diventa sempre
più complicato: il 40% dell’uno per mille, o dell’1,5 o al massimo del 2 per mille. E non è finita qui. Molte città hanno
anche avviato la revisione dei valori catastali e li hanno comunicati a fine
2013 ai contribuenti. Per questo per
calcolare il valore della mini-Imu serve
quasi un algoritmo: per tot mesi un tipo di valore base, per altri mesi un valore maggiorato. C’è da perdersi nel labirinto di numeri. Altro che fisco amico.
«La situazione è paradossale e incivile», ha dichiarato ieri Corrado Sforza
Fogliani, presidente di Confedilizia. Secondo l’associazione il fisco costa agli
italiani tra il 33 e il 35% in più di quanto incassa. Il dato è stato elaborato sulla base delle 200 sedi impegnate in questi giorni nel calcolo Tares e mini Imu.
Canale di Panama:
scende in campo la Ue
MASSIMO FRANCHI
ROMA
Ora che si muove perfino la Commissione europea, la vicenda dell’allargamento
del canale di Panama diventa un vero intrigo geopolitico. Che mette in difficoltà
prima di tutte le aziende italiane (Impregilo e Salini) le quali, già alle prese con la
crisi italiana, speravano di riprendersi facendo parte del consorzio che lavora a
una delle opere di ingegneria più importanti e rilevanti al mondo.
Piccolo riassunto delle puntate precedenti. Nel luglio 2009 un consorzio internazionale, di cui Impregilo-Salini rappresenta il 38 per cento, assieme alla compagnia spagnola Sacyr (che ha la maggioranza relativa) e la belga Jan de Nul, si è
aggiudicato il contratto per la costruzione del Terzo Set di chiuse. Il progetto che
prevede la realizzazione di un nuovo Canale che consentirà il transito di navi di
tonnellaggio quasi triplicato è promosso
e finanziato integralmente dall’Autorità
del Canale (Acp).
IMPREGILO-SALINI PROTESTANO
Ma i lavori si sono rivelati più difficili del
previsto e l’importo dell’opera, stimato
inizialmente in 5 miliardi di dollari è salito di altri 1,6 miliardi. La ragione, secondo il consorzio, è il non aver potuto utilizzare i materiali recuperati dagli scavi per
allestire gli argini. La Repubblica di Panama ha versato 750 milioni di questi extracosti, mentre altri 300 sono stati sostenuti dal consorzio. Il problema riguarda gli
ultimi 500 milioni su cui non esiste ancora un accordo. Giovedì notte l’amministratore del Canale, Jorge Quijano ha indicato come «probabile» la sospensione
dei lavori dalla prossima settimana.
Già venerdì il governo italiano si era
mosso al massimo livello. A Palazzo Chigi
sono saliti Pietro Salini e Luisa Todini
che hanno spiegato la situazione direttamente ad Enrico Letta. La presidenza del
Consiglio in una nota ha spiegato che «seguiràcon la massima attenzione il contenzioso, auspicando che vengano ripristinate le condizioni per completare in tempi
rapidi il progetto».
Nella stessa giornata si era fatto sentire anche il presidente di Confindustria
Giorgio Squinzi: «È una situazione stranissima, a lavori eseguiti al 70% prendere
oggi un orientamento diverso diventa di
difficile comprensione - ha attaccato - Dal
punto di vista tecnico gli italiani stanno
lavorando molto bene, non riesco a capire se c’è qualcosa che ci sfugge a livello di
politica locale».
Ieri infine è entrato in gioco il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani. Che si è impegnato a mediare
fin da subito tra il consorzio di società europee impegnate nei lavori di ampliamento del Canale di Panama e le autorità panamensi per risolvere il contenzioso apertosi tra le due parti. «L’Europa è il principale investitore a Panama e quindi un interlocutore importante, una rottura su
un’opera in stato così avanzato non interessa a nessuno», ha spiegato Tajani.
DA DOMANI LAVORI A RISCHIO
È dunque partita la corsa contro il tempo.
Senza un accordo entro stasera, da martedì scatterebbe la sospensione dei lavori.
L’Autorità del Canale potrebbe riappropriarsi del progetto a febbraio, non senza
peròconseguenze legali. La vicenda infatti approderebbe ad un arbitrato internazionale, allungando i tempi di realizzazione. L’Acp sostiene di avere mezzi propri
per coprire le spese. Ma, a conferma della
spy story, molti sospettano che dietro alla
diatriba ci siano gli americani di Bechtel,
che subentrerebbero nei lavori.
RASSEGNASTAMPA
9
lunedì 20 gennaio 2014
Turismo, intesa
sul contratto
Ma non per tutti
Il testo firmato solo dalla metà delle sigle
datoriali di Confcommercio ● Unite Cgil, Cisl
e Uil. Aumento in busta paga di 88 euro
e nuova flessibilità per i lavoratori stagionali
●
LAURA MATTEUCCI
MILANO
Un rinnovo importante, quello del settore turismo arrivato l’altra notte dopo
una tre giorni quasi no-stop, che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori.
Con un grosso neo: a fronte di un’unità
sindacale delle organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil mantenuta intatta dall’inizio della trattativa fino alla firma finale, la controparte datoriale si è
progressivamente sfilacciata, tanto che
il contratto è stato sottoscritto solo da
alcune delle sigle aderenti a Confcommercio - Federalberghi e Faita. Non
hanno sottoscritto la Fiavet, che riunisce le agenzie di viaggio, e la Fipe, la
Federazione dei pubblici esercizi, che
già mesi fa ha annunciato il recesso dal
contratto precedente e i cui lavoratori
(quelli delle grandi catene di ristorazio-
ne, Autogrill, McDonald’s, per intenderci) dal prossimo maggio non si sa se
e quale contratto di lavoro avranno.
Perché ad oggi manca un chiaro orientamento per il futuro contrattuale della
ristorazione. Anche la Fipe, peraltro,
aderisce a Confcommercio, tramite
Confturismo, e lo sfilamento dalla trattativa ha creato non pochi problemi
all’interno dell’associazione.
Il rinnovo dell’altra notte, dunque,
assume anche il chiaro significato politico di valorizzazione del contratto nazionale e delle relazioni sindacali. Ma non
solo: «Firmare è stato un segnale importante - dice Cristian Sesena, segretario
nazionale della Filcams Cgil, che ha seguito la trattativa - La parte economica
migliora e quella normativa presenta
una forte tenuta, anche con qualche miglioramento: abbiamo ribadito che la
crisi non la devono pagare i lavoratori».
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Pochi rinnovi: si salva solo il settore chimico
Firenze, turisti fanno shopping a Ponte Vecchio FOTO LAPRESSE
La firma del contratto del turismo arriva
in un momento molto delicato nei
rapporti imprese-sindacati. Sono
pochissimi i contratti rinnovati,
moltissimi quelli in attesa. A settembre
(ultimo dato) erano 6,5 milioni i
lavoratori che attendevano di mettersi
in tasca gli aumenti che gli spettano.
L’esempio più dirompente è quello del
trasporto locale, scaduto da più di 6
anni. Negli ultimi mesi solo il settore
tessile-chimico, da sempre
all’avanguardia in materia, ne ha
rinnovati. Nel giro di una settimana in
quel settore sono stati rinnovati prima il
contratto gomma-plastica (140mila
dipendenti) con un aumento medio di
124 euro nel triennio, e poi quello
gas-acqua (50mila dipendenti) con 143
euro più una tantum di 300 euro per
coprire la vacanza contrattuale di un
anno. L’accordo sulla rappresentanza
appena firmato, che punta proprio
all’esigibilità dei contratti nazionali, si
spera che migliori le cose. Ma in pochi
sono pronti a scommetterci.
M. FR.
Ancora Sesena: «L’intesa lancia un segnale opposto a quelle parti datoriali
che hanno scelto scorciatoie inaccettabili quali l’abbandono pretestuoso del
tavolo o la disdetta della contrattazione
nazionale vigente».
È stato stabilito un aumento salariale di 88 euro al quarto livello, suddiviso
in 5 rate. L’accordo raggiunto è condiviso su alcuni elementi, quali la contrattazione di secondo livello, la bilateralità,
l’assistenza sanitaria integrativa, il mercato del lavoro e la flessibilità dell’orario. «L’intesa dà avvio ad un percorso
fondamentale per la contrattazione, anche in vista di Expo 2015», dice Franco
Martini, segretario della Filcams Cgil.
Tra l’altro, a margine, le parti hanno
sottoscritto un protocollo specifico su
Expo, con il quale s’impegnano a collaborare, a promuovere l’immagine
dell’Italia ed a favorire il normale svolgimento delle relazioni sindacali. Ora
l’ipotesi di accordo sarà sottoposta alla
consultazione dei lavoratori.
OBIETTIVO MINI ASPI
Il turismo è un settore complesso e variegato, caratterizzato da una forte stagionalità (almeno 300mila i lavoratori
coinvolti), alta presenza femminile e
tanti contratti a termine. Ed è proprio
pensando soprattutto agli stagionali
che il contratto inserisce la sperimentazione di un orario medio, che può venire prolungato o ridotto a seconda della
domanda, garantendo comunque la retribuzione e il monte ore minimo per
l’accesso agli ammortizzatori sociali,
quali la mini Aspi. Altri punti qualificanti sono, informa sempre Sesena, «l’aver
respinto gli assalti agli scatti di anzianità e ai permessi, soprattutto per i nuovi
assunti», «il potenziamento della trattazione territoriale», che permetterà l’inserimento di premi variabili di produzione, e «l’aver stabilito le categorie di
lavoratori svantaggiati: gli over 45, per
esempio, potranno accedere con più facilità al prolungamento del contratto».
Di certo si tratta di un settore molto
penalizzato dalla crisi: forte indebolimento della domanda interna, sia per
effetto della crescente disoccupazione
che della compressione dei redditi autonomi e di impresa; la spesa turistica delle famiglie si è ridotta sensibilmente sia
in valore totale annuo, che per singolo
atto di acquisto (meno persone in vacanza, meno vacanze e «più leggere» più brevi, più vicine, meno costose). Il
mercato ha registrato un calo, nel
2013, del 13% rispetto al 2012, l’apertura di una serie di tavoli di trattativa
aziendali per la riduzione di personale
dipendente e una sempre maggiore richiesta di flessibilità.
Rapppresentanza, c’è l’accordo: non serve una legge
L’INTERVENTO
RAFFAELE BONANNI
SEGUE DALLA PRIMA
All’intesa firmata da Cgil, Cisl e Uil
con Confindustria va, infatti,
riconosciuto un valore che travalica
l’importante sistema di regole che le
parti firmatarie si sono volute dare nel
proprio sistema di relazioni. Un
accordo che, soprattutto se letto in
linea di continuità e coerenza con
quelli firmati a partire dall’intesa del
giugno 2011, conferma e valorizza la
migliore tradizione dei modelli di
relazioni sindacali. Basti considerare a
questo proposito, accanto agli accordi
sulle regole del 2011 e del 2013, le
proposte e le misure contenute negli
accordi e intese interconfederali del
novembre 2012 per la produttività e la
competitività e dell’aprile 2013 sugli
accordi di secondo livello per ottenere
agevolazioni fiscali.
Sottolineare l’elemento di continuità e
coerenza non serve a nascondere le
difficoltà, a volte aspre, che le parti
hanno vissuto, anche all’interno della
stessa componente sindacale. Ma a
maggior ragione, e a differenza di
quanto abbia prodotto la politica negli
stessi anni, va riconosciuta ad esse la
capacità di non aver mai abbandonato
la via della responsabilità e del
confronto. Già solo per questo, il
percorso che si è concluso con
l’accordo del 10 gennaio è un esempio
di quel principio di uguaglianza
effettiva attraverso la partecipazione
del lavoro all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese sancito
dall’art. 3 della nostra Costituzione.
Del resto, tutte le indagini comparate
dimostrano come i modelli di relazioni
sindacali che maggiormente abbiano
saputo affrontare le sfide poste dalla
crisi siano quelli nei quali il confronto
e la cooperazione abbiano avuto la
meglio sulla conflittualità o
sull’affidamento al solo sistema
politico della ricerca di soluzioni.
Anche l’aver privilegiato questa via, va
ricondotto all’attuazione di principi
costituzionali: principi di pluralismo
sociale e sussidiarietà che sono alla
base del nostro sistema democratico.
Si tratta di principi che sono stati
rispettati non in modo formale o
abbandonando le esigenze di
responsabilità e legittimazione
democratiche. Il sistema di
misurazione della rappresentatività a
livello nazionale non solo garantisce
reciprocamente le parti sul
responsabile esercizio del potere
negoziale. È un forte segnale
indirizzato ai diversi livelli di
competenza legislativa o di governo,
attuali e futuri, perché prendano atto
che si è costituito un sistema di
relazioni industriali che
nell’integrazione dei due livelli non
solo è in grado di interloquire con
l’ordinamento statale, con la
legittimazione e la dignità di regole
democratiche autonomamente
definite, ma è anche in grado di
contribuire alle politiche di
produttività e crescita con norme
negoziali integrative o adattive
rispetto a quanto previsto da leggi.
Un principio di sussidiarietà
valorizzato anche dalle innovazioni
apportate alla struttura della
contrattazione e dal ruolo riconosciuto
al secondo livello di definire materie
attraverso soggetti legittimati dal voto
dei lavoratori e in quanto tali in grado
di stipulare accordi a efficacia
generalizzata. In più situazioni e
occasioni si corre il rischio di ritenere
che le misure anticrisi siano più
efficaci se assunte unilateralmente,
quasi che l’abbandono del confronto
democratico sia un “effetto
collaterale” di quelle misure e che la
democrazia con la sua indubbia
maggiore difficoltà decisionale sia un
lusso da potersi permettere solo in
tempi di vacche grasse. La riforma del
modello di relazioni industriali - un
vero ordinamento autonomo e
completo nel quale alle regole del
confronto, si affiancano soggetti
legittimati democraticamente e un
sistema di prevenzione e
raffreddamento dei contrasti e regole
sanzionatorie in caso di
inadempimento che riguardano sia la
componente sindacale che quella
datoriale - sta a dimostrare l’esatto
contrario e come, anche e soprattutto
nei momenti difficili, vadano difesi e
valorizzati quei principi di libertà
sindacale che sono capisaldi di ogni
sistema democratico.
Questo nuovo modello che si affianca
a quello analogo in vigore da anni nel
settore del lavoro pubblico, e che ci
auguriamo possa essere esteso anche
alle altre componenti datoriali, può
contribuire a dare nuove certezze alla
disciplina sull’esercizio del diritto di
sciopero nei servizi pubblici. In primo
luogo, l’efficacia generalizzata dei
contratti nazionali e aziendali
attraverso la misurazione della
rappresentatività può risolvere molte
vertenze che si pongono a monte del
conflitto; in secondo luogo, la
possibilità di distinguere chiaramente
tra organizzazioni sindacali
rappresentative e organizzazioni che
tali non sono, può essere un
importante indicazione interpretativa
e applicativa offerta alla Commissione
di garanzia in caso di concomitanza di
scioperi proclamati da soggetti
sindacali rappresentativi e quelli che
tali non siano. L’intesa raggiunta tra le
parti sociali rispetta e attua, insomma,
molti principi costituzionali. Articola,
peraltro, il principio di libertà
sindacale nella duplice modalità
partecipativa della rilevanza
associativa ed elettorale, alla
definizione della rappresentatività
anche ai fini dell’efficacia dei contratti.
In questo senso, si colloca nella scia
delle soluzioni adottate in molti
modelli europei e rispetta il nucleo
fondamentale dei principi posti alla
base della seconda parte dell’art. 39
della Costituzione.
Speriamo che la politica riconosca alle
parti sociali di essere state in grado,
ancora una volta e autonomamente, di
aggiornare le norme sulle relazioni e
sulla contrattazione, senza bisogno e
necessità di una legge (peraltro non
richiesta), ma già pronte a svolgere il
loro ruolo nella soluzione dei problemi
del Paese.
RASSEGNASTAMPA
15
lunedì 20 gennaio 2014
COMUNITÀ
Il commento
L’intervento
Dalla prima Repubblica a oggi
Il Paese che fa finta di niente
E la chiamano Italia...
Silvano
Andriani
SEGUE DALLA PRIMA
E vero che tale anomalia affondava le sue radici nella storia del paese e nel modo come la
sua unità era stata conseguita, nella particolare scissione tra popolo e Stato che esso aveva
generato ed è anche vero che i partiti che
maggiormente rappresentarono tale anomalia, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, dettero il principale contributo a creare le condizioni del suo superamento e di conseguenza anche del proprio dissolvimento,
ma il modo come la prima Repubblica è crollata condiziona ancora la situazione di oggi.
Cominciamo dalla Dc, un partito centrista, vale a dire un partito che comprendeva
entrambe le componenti che nel normale
confronto politico democratico rappresentavano gli opposti: la componente conservatrice e quella riformista. Un insieme tanto eterogeneo veniva tenuto insieme da un’ideologia
che faceva leva sull’elemento religioso: l’unita politica dei cattolici, e questa era un’altra
grande anomalia.
Poi c’era il Partito Comunista, dominante
nella sinistra, con legami profondi con la realtà del Paese, che teorizzava una via nazionale
al socialismo, ma era legato alla Internazionale comunista e perciò inagibile per un’alternanza al governo ed era sostanzialmente
estraneo all’evoluzione della cultura riformista, quella generata dalla scuola inglese, liberaldemocratica, di Keynes, e dalla «Scuola di
Stoccolma» socialdemocratica. Non dimentichiamo che quelle idee riformiste, nella variante del cattolicesimo sociale, furono introdotte a livello politico in Italia, dal gruppo dei
«professorini», Dossetti, La Pira, Fanfani e
da alcuni intellettuali socialisti, mentre il Partito Comunista liquidava l’esperienza del
Welfare State come un intervento destinato
a incidere solo sulla distribuzione e non
sull’accumulazione. Il sottodimensionamento della componente socialista rispetto agli
standard europei era un’altra anomalia e la
scarsa cultura riformista della sinistra spiegava la coesistenza nella Dc della componente
riformista a fianco di quella conservatrice.
A quelle anomalie se ne aggiungeva un’altra: nella principale tendenza di pensiero,
quella che da Togliatti arrivava sino a Berlinguer ed era influenzata dalle elaborazione di
Franco Rodano e del gruppo dei cattolici comunisti, l’idea del partito cattolico veniva accettata e valutata positivamente, giacché, essendo il movimento cattolico considerato potenzialmente progressista, a certe condizioni
e attraverso le lotte, si poteva giungere a formare un’alleanza suscettibile di portare la so-
cietà italiana a traguardi non raggiunti dalle
socialdemocrazie. Questa valutazione positiva della specificità del sistema politico italiano accomunava la Dc e il partito Comunista
ed è quella che ha impedito ad essi di percepire per tempo che il sistema politico italiano
era anomalo, che essi stessi erano parte di
quella anomalia e ha loro impedito di gestirne adeguatamente il superamento. Berlinguer è rimasto comunista, nonostante avesse
rotto nettamente con la Terza Internazionale e Martinazzoli ha tentato di rilanciare la
Dc quando le condizioni che avevano generato il centrismo stavano scomparendo.
L’iniziativa di Occhetto ha consentito lo
scioglimento del Pci, e ciò ha creato lo spazio
per la creazione di un nuovo partito di sinistra, ma non è stato realizzato allora il raggruppamento di tutte le forze riformiste da
una parte e dall’altra il raggruppamento di
quelle di destra intorno al nucleo di destra
della Dc e questo ha lasciato grande spazio
alla discesa in campo di Berlusconi.
L’evolvere della situazione ha risolto l’anomalia del sistema politico italiano: Dc e Pci
sono scomparsi e con essi il Partito Socialista
che con Craxi ha perso l’occasione storica di
proporsi come motore di un processo di unificazione della sinistra in funzione di una alternanza. Ma esisteva anche nel Pci un’altra lettura della situazione che portava anche alla
necessità di un’alleanza destra/sinistra, ma
non più motivata dalle particolari positive caratteristiche della Dc e del Pci, ma dalla valutazione dell’arretratezza del capitalismo italiano e della inadeguata maturità democratica della società che la avrebbe resa vulnerabi-
Maramotti
L’analisi
Farmaci e morale, a volte
viaggiano su binari diversi
Carlo
Flamigni
SEGUE DALLA PRIMA
le da rigurgiti autoritari.
I grandi cambiamenti necessari si riteneva non potessero essere realizzati con maggioranze del 51%, ma richiedevano il concorso del più ampio schieramento. Questo approccio è presente ancora oggi e anche nel
Pd vi è chi preferisce un’alleanza destra/sinistra a un governo che veda unite tutte le forze di centrosinistra. Il problema in questo approccio è la conformazione della destra, l’egemonia berlusconiana, perciò non sono mancati tentativi per emancipare la destra da
quella tutela: dall’esperienza Monti alla formazione della nuova destra.
Il dibattito sulla legge elettorale rischia talvolta di mascherare il vero nodo: quali alleanze? Talvolta le obiezioni tecniche mosse a le
leggi maggioritarie fanno emergere una voglia di ritorno al proporzionale che giunge
fino a sostenere esplicitamente che si potrebbe votare con la legge che ci ha consegnato la
Corte Costituzionale, quando è chiaro che il
risultato sarebbe un nuovo governo di larghe
intese. Sarebbe più onesto intellettualmente
discutere di questo apertamente.
Prevedere l’evoluzione della destra è impossibile, pensare che il Pd debba farsi carico, magari con la legge elettorale, della nuova conformazione della destra è inappropriato e illusorio, visto che il Pd ha già tanto da
fare a ridefinire se stesso e il ruolo della sinistra. L’unico vero pilastro del sistema politico è il Pd, preservarne l’unità è un imperativo. E dare ad esso finalmente la possibilità di
governare con le proprie idee e i propri programmi perché i processi di innovazione non
possono realizzarsi con il concorso di tutti.
L’ultima considerazione, in ogni caso, sarebbe sempre quella del profitto, una vera e propria eresia. Eppure leggo sul CorrieredellaSeradi venerdì scorso che
in Italia ci sono 150 farmaci, alcuni dei quali appartenenti alla categoria dei cosiddetti «salvavita» che
non sono facilmente reperibili in farmacia, perché il
farmacista - o il grossista che dovrebbe provvedere
alla loro distribuzione - trova economicamente vantaggioso dirottarli sui mercati di alcuni Paesi stranieri, nei quali costano persino tre volte di più. Federfarma ha commentato questa notizia sottolineando
che non c’è niente di illegale, mi piacerebbe avere
un suo giudizio sulla moralità di queste scelte.
Ma i farmacisti e i grossisti non sono certamente
gli unici a fare scelte moralmente eccepibili nel campo della farmacologia. Scelgo a caso qualche esempio tra i più significativi.
Il mifepristone, il farmaco che si usa in tutto il mondo (un po’ meno in Italia) per interrompere le gravidanze, è stato sintetizzato dai ricercatori francesi
della Roussel Uclaf nel 1980 nel corso di studi sugli
antagonisti dei recettori per i glucocorticoidi. Ottenuta la licenza, ma prima che il farmaco fosse messo
in vendita, la Roussel Uclaf ne annunciò il ritiro, motivandolo con le forti pressioni subite da parte dei
movimenti pro-vita che minacciavano di boicottare
tutti i farmaci prodotti dall’industria. Due giorni dopo il governo francese, comproprietario della Roussel Uclaf, intervenne in favore della ripresa della produzione e della distribuzione del farmaco. Il ministro della salute (Claude Evin, un socialista) in quella occasione, dichiarò: «Non posso permettere che il
dibattito sull’aborto privi le donne di un prodotto
che rappresenta un progresso della medicina. Dal
momento in cui il governo francese ne ha approvato
l’impiego, l’Ru486 è diventato di proprietà morale
delle donne».
Ancora un esempio. Negli Stati Uniti (ma la stessa cosa poteva accadere in molti Paesi europei) lo
scorso secolo è stato segnato da una grande numero
di scandali relativi alla sperimentazione di nuovi farmaci su persone inconsapevoli. Vittime di questi indegni soprusi sono stati soprattutto i bambini, e in
particolare i bambini che vivevano negli orfanotrofi
o erano ricoverati in ospedali per bambini senza famiglia, e ciò perché questi soggetti erano considerati ideali per sperimentare i nuovi vaccini. Ho letto la
dichiarazione di uno dei medici chiamati in causa
che si giustificava dicendo che quei bambini avevano ricevuto molto dalla società e che era giusto che
questa generosità fosse ripagata in qualche modo.
Peppe
Lanzetta
Attore
e scrittore
●
ELACHIAMANOITALIAQUESTATERRABACIATADALSOLE E DAI VENTI, DOVE UN MINISTRO VIENE DERISO SOLO
PERCHÈDICOLORE, dove consiglieri regionali distratti paga-
no con soldi non loro slip, vini francesi, mutande colorate,
computer, trucco e quant’altro. Dove nell’ormai famosa
Terra dei fuochi arriva l’esercito. Naturale una domanda:
non sarebbe stato giusto farlo intervenire (l’esercito) quando ne parlava il pentito Schiavone?
Dove si grida al meno peggio pensando ai casini di Hollande al punto che il bontempone Bruno Vespa gli dedica
una puntata di PortaaPorta come a dire: perché dobbiamo
parlare sempre dei nostri mali quando anche i nostri cugini d’Oltralpe vanno in giro col casco e corrono dall’amante? Che tristezza quest’Italia, solo se paragonata a quella di
operai, seicento Fiat, famiglie in gita fuori porta, fidanzati
poveri ma belli, figli e fratelli di un dopoguerra che ci aveva visti uniti solidali speranzosi, vogliosi di ricostruire e
non piangersi addosso.
Che tristezza quest’Italia che fa la cresta su tutto, dal
terremoto dell’Aquila a quello dell’Irpinia, dal bradisismo
ai dissesti idrogeologici, da Messina a Sarno. Che tristezza
quest’Italia impunità, assassina, collusa, complice, malavitosa, di colletti bianchi con le mani rosse di sangue e nasi
rifatti di cocaina, di filibustieri da quattro soldi e conti milionari in banca, di furbetti del quartierino e avidi coordinatori nazionali di partiti che somigliano a vecchie maîtresse, puttanoni con Rolex d’ordinanza e stomaci debordanti
che offendono chi in questo Paese ha creduto e per esso ha
combattuto e vi è morto.
Quest’Italia dei poteri forti, che uccide i trans, discrimina gli omosessuali, che si conta negli ordini massonici, che
decide, fa regali, mette pale eoliche la dove non c’è vento e
crea porti lì dove non ci sono acque. L’Italia della Maddalena del G8, ignara delle condizioni dei minatori del Sulcis e
della Sardegna operosa e combattiva, l’Italia dei faccendieri e dei loro sodali che si incontravano negli autogrill come
compagni di scuola al ritorno da una gita. Che tristezza
quest’Italia che ha una compagnia di bandiera ma non ha
più la bandiera, ha capitani poco coraggiosi che si buttano
in acqua e la lasciano affondare, incuranti dei giovani che
stanno a guardare e chiedono: perché?
Quest’Italia che fa finta di niente, dove le grandi alleanze fanno rima con grande mattanza, dove i giudici vengono ricordati trent’anni dopo in scadenti fiction televisive,
dopo aver dato la vita per una causa, dove spariscono le
agende rosse ma anche quelle verdi e forse pure quelle
blu, dove un ministro dell’Interno nega di aver ricevuto il
1° luglio del 1993 un certo Paolo Borsellino, dove ti incriminano se non paghi le cartelle pazze di Equitalia ma non se
commetti reati contro l’ambiente, se uccidi, se rubi, se stupri, se offendi un ministro di colore, se inneggi al nazismo,
all’antisemitismo, dove tutto sembra essere il contrario di
tutto e la domenica che ti vorresti distrarre un po’ ti drogano pure il calcio, te lo offendono, coi procuratori corrotti,
giocatori corrotti, dirigenti corrotti.
E la chiamano Italia ma come diceva un cantautore:
eppure il vento soffia ancora spruzza l’acqua alle navi sulla
prora...
Gli scandali hanno frenato, ma non hanno del tutto impedito che la ricerca continuasse nelle società
industrializzate, e contemporaneamente ne hanno
spostato una buona parte nei Paesi più poveri, in
Africa e in Asia. Scrive a questo proposito Carl Elliott ( Better than Well. American Medicine Meets AmericanDream, Beacon Press, Boston 2008) che la ricerca sperimentale sull’uomo sta cambiando, anche
perché inseguita dalle critiche e dalle proteste: abbandonate in buona parte le ricerche eseguite nelle
università, si svolge nei Paesi del terzo mondo, in
Istituzioni private, controllate da Comitati etici «for
profit», sovvenzionati dall’industria del farmaco. In
questi luoghi si arruolano pazienti attirandoli con
somme di denaro importanti e offrendo loro ulteriori bonus se sono in grado di convincere qualche amico a farsi arruolare nella ricerca.
Il fatto che la sperimentazione farmacologica si
sia spostata - almeno prevalentemente - nei Paesi in
via di sviluppo, è stato oggetto di analisi anche da
parte del Comitato Nazionale per la bioetica (LasperimentazionefarmacologicaneiPaesiinviadisviluppo, approvato il 27 maggio 2011). Scrive il documento:
«Purtroppo è emersa, con sempre maggiore frequenza a livello internazionale, la preoccupazione
che la globalizzazione degli studi clinici nasconda
soltanto una delocalizzazione o esternalizzazione della
sperimentazione, per ridurre i costi e semplificare le
formalità burocratiche, per reperire con maggior facilità e rapidità “corpi” da utilizzare, per penetrare
in nuovi mercati».
Appelli, documenti, richiami all’ordine, proteste
su questo problema ne sono giunte da tutte le parti
ma, a quanto ci consta, hanno ottenuto risultati mol-
to modesti. Del resto anche le richieste, alcune delle
quali presentate dallo stesso Comitato di bioetica italiano, relative alla rinunzia al segreto nelle procedure riguardanti il sistema regolatorio dei farmaci, segreto che continua a essere un privilegio dell’industria farmaceutica europea sono rimaste senza risposta; e lo stesso si può dire per la richiesta di rinunciare ai protocolli di ricerca basati anche sulla somministrazione di placebo o svalutazione dell’attività dei
farmaci basata anche sul principio di «non inferiorità», tutte metodologie altrettanto astute quanto
scorrette. Nel documento che ho già citato il Cnb ha
scritto testualmente: «Da tutto ciò nasce il timore, di
cui si fa interprete il Cnb, che gli interessi commerciali possano nascondersi dietro gli interessi scientifici e possano prevalere sul rispetto dei diritti umani
fondamentali, traducendosi in forme di colonialismo e imperialismo bioetico, di indebito sfruttamento e strumentalizzazione a causa della differenza nelle conoscenze scientifico-tecnologiche e delle diseguaglianze economico-sociali oltre che culturali».
Il problema è che nella maggior parte dei casi chi
si occupa dei farmaci - della produzione e del commercio - agisce all’interno della legalità, anche se
abbiamo tutti l’impressione che alcune delle norme
che li contengono gli vadano un po’ strette e che
altre siano state approvate con il loro diretto contributo. Comportamenti legalmente amorali. Solo che
non è vero che noi dobbiamo subire supinamente
questi soprusi: se il mondo, brutto com’è, ci viene
venduto senza apparenti alternative, proviamo a dire di no. C’è un po’ di dignità nazionale da difendere;
c’è l’esempio di Claude Evin; e avete mai sentito parlare del boicottaggio?
RASSEGNASTAMPA
16
lunedì 20 gennaio 2014
COMUNITÀ
Dialoghi
Le unioni civili
e la necessità di
tornare al buonsenso
In un’Italia in cui vi sono sempre meno
matrimoni e sempre più unioni di fatto, la
polemica destrorsa contro le unioni civili
è francamente banale. Le unioni civili
possono essere sia tra persone di sesso
diverso sia tra persone di egual sesso, ma
non necessariamente gay, persone
anziane, ad esempio, che convengono di
convivere perché da sole non ce la fanno.
VINCENZO CASSIBBA
Luigi
Cancrini
psichiatra
e psicoterapeuta
Non resteremo un giorno di più in un
governo che decidesse di approvare i
matrimoni gay, tuona Alfano, fra gli
applausi scroscianti dei suoi fedelissimi e
il messaggio a me sembra importante
perché nessuno nel Pd pensa davvero a
una posizione così forte in questo
momento e perché Renzi ha parlato
finora, a nome di tutto il Pd, di unioni
civili fra conviventi, omo o etero sessuali.
Come se l’accordo su questo punto fosse
CaraUnità
Il razzismo è contro la Costituzione
È veramente intollerabile la brutale offensiva
della Lega nord contro Cécile Kyenge,
ministro nel governo Letta, offensiva che
molto probabilmente configura anche il reato
di incitamento al razzismo. Eppure non
sembrano né forti né convinte le difese dello
stesso ministro da parte del governo e della
stampa civile. Kyenge dimostra invece
compostezza e indifferenza, dando l’esempio
di civiltà agli scomposti e volgari critici, nelle
parole dei quali non c’è alcuno spirito di
confronto politico, ma solo aggressività. Tra i
meriti della Costituzione italiana c’è anche
quello di aver cancellato, con l’art. 3, il
razzismo, che il regime fascista aveva imposto
agli italiani con la menzogna, la superiorità
della razza, e con conseguenze tragiche. Oggi
la «pari dignità delle persone» pare ignorata
da tanti di questi nuovi piccoli politici che
pretendono di spaccare l’Italia per introdurre
nuovamente il razzismo. La lotta politica non
deve mai scadere nella denigrazione della
persona e nella derisione dell’aspetto fisico,
anche perché l’uso dello specchio per i
denigratori potrebbe riservare brutte
sorprese.
Mauro Bortolani
ASSOCIAZIONE REGGIANA PER LA COSTITUZIONE
Come incrementare l’adesione
alla vaccinazione anti-Hpv
Sappiamo bene come, seppure distribuito
nelle Asl o in farmacia, l’adesione nella fascia
adolescenziale al vaccino anti-Hpv non è
ancora decollata a livelli che possano far sì
che questa infezione sia completamente
debellata nella prossima generazione.
Sappiamo anche come vi sia, ampiamente
dimostrato scientificamente, uno strettissimo
legame tra infezione da Hpv e cancro del
collo dell’utero. Ci sono però ostacoli
all’adesione alla vaccinazione e sono ostacoli
importanti. Partiamo dal Ministero della
Dio è morto
Quell’incontro con
il gigante Arnoldo Foà
Andrea
Satta
Musicista
e scrittore
●
ARNOLDO,ADDIO.SEINELLAMIAMENTEUN
INCONTRO FULMINANTE. A VERONA, DIECI
ANNI FA, IN UNA SERATA DEDICATA ALLA POESIA,
IDEATA DA ENRICO DE ANGELIS, DIRETTORE DEL
PREMIOTENCO. Noi a suonare i versi dei poeti
francesi fatti canzone e tu a interpretarne,
da par tuo, la versione italiana. Rimbaud,
Questo giornale è stato
chiuso in tipografia alle
ore 21.30
in realtà possibile e vicino, insomma, a
distanza di sette anni da quando Prodi e
Bindi ne parlarono e il governo
dell’Unione e dell’Ulivo cedette agli
sproloqui del Family Day e alla
compravendita dei senatori e come se
quello che si riattiva, in questa fase, fosse
il filo di un discorso di buon senso. Su
questa e su tante altre questioni, perché
la violenza berlusconiana arrivò, alla fine
del 2007, a stravolgere la vita politica
italiana rimettendola prepotentemente
sulla strada della volgarità e della
sregolatezza sotto la guida di un uomo
malato e di un gruppo di persone incapaci
di capire quello che stavano davvero
facendo. Altro non possiamo fare oggi,
evidentemente, che leccarci le ferite e
ricominciare. Sul tema delle unioni civili e
su tanti altri temi. Con l’umiltà di chi sa
quant’è difficile partire in politica dal
buon senso.
Via Ostiense, 131/L 00154 Roma
[email protected]
Sanità che forse dovrebbe diffondere
un’informazione tanto più semplice quanto
più incisiva. La ricaduta sarebbe sulle
famiglie che, incerte se vaccinare le loro
adolescenti, potrebbero, con un’informazione
più incisiva, sentire maggiormente
l’importanza del problema. Un ruolo
importantissimo potrebbe poi averlo la scuola
che dovrebbe divulgare a delle ragazze già
adolescenti questa fondamentale opportunità
di vaccinarsi per non contrarre un’infezione
senz’altro pericolosa.
Alessandro Bovicelli
GINECOLOGO OSPEDALE S. ORSOLA - BOLOGNA
Articolo su Scientology
e l’antifilosofia
Ho letto l’articolo «Scientology e
l’antifilosofia. I venditori di dogmi e la
confusione endemica sull’idea di conoscenza»
scritto dalla filosofa e saggista Nicla Vassallo e
pubblicato da l’Unità il 7 gennaio. Devo dire
che mi sembra privo di contenuti, forse
perché dà per scontato che tutti siano
comunque concordi nel pensare che la
conoscenza sta solo da una parte, quella
dell’autrice, mentre dall’altra c’è solo
ignoranza. Poi non è chiaro se l’uso del
termine dogma, nel sottotitolo, si riferisca a
una generalità o a Scientology, poiché non c’è
nulla di dogmatico nella dottrina di
Scientology: basterebbe leggere il Credo. Per
quanto riguarda il testo dell articolo, basato
più sulla scelta degli aggettivi che
sull’argomentazione, non so che cosa dire
perché su Scientology in esso non c’è nulla.
Sulla ricchezza, la forma e l’esposizione degli
opuscoli/brochure/magazine che la
professoressa Vassallo ha ricevuto, così come
li hanno ricevuti i colleghi di altre università,
si deve sapere che essi sono la traduzione
delle versioni americane e, come tali, sono il
prodotto di una sensibilità religiosa diversa da
quella italiana o europea. Nei contenuti,
Verlaine, Apollinaire, Baudelaire arrampicati sui muri e nell’aria, sospesi dalla tua voce, ma anche Ferrè e Brassens già a cavallo
della loro stessa musica. C’eri proprio tu
con noi in scena a Verona quella sera e prima, a Roma ad amare i dettagli, a scegliere i
testi e a cucire tutto. Anna, la tua piccola e
grandissima compagna, a dilatare il tempo
e ad addolcire ogni angolo dell’improvvisazione. Bellissimo. Poi a cena avevi l’appetito
di un ragazzo, ci bevemmo più di un Amarone e a tutta la band i tuoi racconti su Totò e
Rascel fino a notte che il cameriere voleva
andarsene a dormire.
La mattina, alla colazione che c’eravamo
promessi, ti sei presentato sbarbato, il quotidiano in mano, fresco e pronto, molto più di
me, per una nuova giornata a quasi novant’anni.
Qualche volta siamo venuti a trovarti con
Geo, col mio Geo che ormai ha dodici anni.
Una volta piazzò il suo inseparabile trenino
azzurro sul tuo tappeto facendogli percorre-
invece, quegli opuscoli mostrano una serie di
avvenimenti e fatti documentati.
Incidentalmente, esistono anche altre riviste
italiane, più consone, come stile, alla
sensibilità europea. Vorrei infine cercare di
fugare il sospetto che l’autrice esprime in
merito a L. Ron Hubbard. La prima cosa da
sapere è che la sentenza di cui riferisce
nell’articolo non venne emessa da una Corte
Suprema californiana ma da un tribunale di
primo grado. Probabilmente il
fraintendimento nasce dal fatto che un
tribunale di primo grado in California si
chiama Superior Court, da non confondere
con Supreme Court, corrispondente della
nostra Corte Suprema di Cassazione. La
seconda cosa da sapere è che quel caso
riguardava il furto di documenti personali di
L. Ron Hubbard compiuto da un certo Gerald
Armstrong. Il giudice di primo grado preferì
giustificare quel furto e ascoltare le
menzogne che Armstrong riferì sul sig.
Hubbard, ma se si va a vedere che cosa
Armstrong ha prodotto nella sua vita, si
capisce facilmente che tipo di persona sia.
Comunque sia, mentre quel giudice e
Armstrong sono finiti nell’oblio, di L. Ron
Hubbard rimangono le sue opere, vale a dire
oltre 5000 singoli scritti, 20 libri e più di
3000 conferenze, che hanno fatto nascere
una religione che ora è presente in 187
nazioni con più di 11.000 chiese, missioni e
gruppi che si occupano della crescita
spirituale di milioni di persone di ogni età,
ceto sociale e professione.
Luigi Brambani
UFFICIO AFFARI PUBBLICI
Non sono solita replicare. Ai lettori, sempre,
l’ardua e giusta sentenza. però, poiché mi
premono logica, conoscenza e significato dei
termini, mi chiedo, tra l’altro, cosa s’intende qui
sopra con «fatti» e con «documentati».
N. V.
re tutte le linee scure del disegno, entrando
e uscendo del compasso delle tue caviglie.
Gli sarai sembrato un gigante. Una quercia
sul percorso. Avrà forse un vago ricordo che
capirà nel tempo. Era un po’ che batteva il
suo trenino sulla tua scarpa che interrompeva il suo binario di lana e il viaggio del suo
treno: «Questa scarpa non la sposterò mai!»
gli facesti fermo e divertito, «mai» tuonante,
con la tua voce di Arnoldo. Ci restano i tuoi
cento infiniti anni, la tua lunga memoria, la
radice che ci rassicura che siamo esistiti per
davvero. E poi il tenero racconto di come
avevi iniziato a fare l’attore con il tuo debutto contrastato dalle leggi razziali, nel ’38,
proprio a Verona, dove eravamo in scena
noi, insieme quella sera. Mi resta una traccia, dal vivo, una Jolie Fleur di Georges Brassens, con la tua voce che la racconta come
meglio non si potrà più fare e la nostra canzone che ti accompagna.
Dividere la scena e dividere la cena è stato il tuo regalo più grande per me.
La tiratura del 19 gennaio 2014
è stata di 74.210 copie
Atipici a chi
Tra chimici flessibili
e metalmeccanici rigidi
Bruno
Ugolini
●
LADISPUTADIQUESTEORENELLACGILSULLENUOVENORME PER LA RAPPRESENTANZA NON HA IL SAPORE DELLA
NOVITÀ. È uscito proprio in queste ore un volume Ediesse:
La contrattazione collettiva in azienda. Una storia sospesa. Qui
si racconta una specie di duello a distanza tra il sindacato
dei lavoratori chimici, descritto dall’autore Franco Farina come innovativo e duttile, e il sindacato dei metalmeccanici visto come rigido e conservatore. Quel termine «sospesa» è riferito alla «contrattazione collettiva aziendale» che ha avuto, negli anni, un percorso accidentato, sfavorito da accordi di centralizzazione. Eppure oggi potrebbe aprirsi, secondo l’autore, par di capire, una fase nuova, malgrado la crisi. E magari, aggiungo io, per dar spazio a quella contrattazione capace di includere anche i
precari, gli atipici.
L’autore parte da un accordo interconfederale Buozzi-Mazzini del 1943. La discussione è subito accesa. L’articolazione contrattuale è considerata «divisiva, fonte di
corporativizzazione». Così il primo Congresso della Cgil
unitaria (1947), punta sul piano per la ricostruzione
dell’Italia e configura una struttura contrattuale «esclusiva e accentrata». Con le categorie obbligate a sottoporre
le rivendicazioni all’approvazione della Confederazione.
E nel Congresso di Genova, nel 1949, Luciano Lama
dichiara che «in questo momento noi non siamo favorevoli all’istituzione dei sindacati in azienda». La svolta è negli anni 50 con la sconfitta alla Fiat e l’autocritica di Di
Vittorio e il cosiddetto «ritorno in fabbrica».
Con un punto di approdo al quinto Congresso della
Cgil (1960) a Milano. Al sesto Congresso a Bologna nel
1965 si discute di accordo qua.. .
dro, di politica dei redditi. Arriviamo così al 1968, alle grandi
In un libro
vertenze contrattuali, all’audi Farina
tunno caldo. Con i metalmeccanici (a dire il vero) all’avansul sindacato
guardia nella conquista d’inteil duello
se aziendali e di prime nuove
aziendali unia distanza tra rappresentanze
tarie. Il settimo congresso del«innovativi» e la Cgil (Livorno 1969) discute
cambiamenti. Mentre al
«conservatori» dei
Congresso Cgil di Bari nel
1973 si propone «la saldatura
tra le politiche contrattuali, aziendali e le riforme». Perché «rinchiudere i lavoratori all’interno delle fabbriche
impiegando il potenziale combattivo delle masse su una
linea puramente rivendicazionista a livello aziendale o
portare le masse a lotte frontali, per obiettivi generici che
escludono scelte di priorità e anche gradualità nei tempi,
significa illudere le masse lavoratrici e preparare la sconfitta dell’azione di classe». Una linea perseguita con difficoltà finchè al congresso di Rimini del 1977 Luciano Lama dichiara che «poiché la scelta degli investimenti e
dell’occupazione è quella prioritaria ogni altra rivendicazione, pur legittima, deve essere, a questa scelta, nettamente subordinata».
È la premessa alla svolta dell’Eur del 1978, preceduta
da un’intervista dello stesso Lama a la Repubblica. È la
linea dei sacrifici in cambio di occupazione che fallisce a
causa del «mancato supporto politico». Ed è a questo punto che appare evidente, secondo Farina, la diversità di
approccio tra chimici e metalmeccanici. Ovvero tra flessibilità contrapposta a rigidità. La polemica passa attraverso la sconfitta alla Fiat nel 1980: «una vertenza sbagliata,
con forme di lotta errate».
C’è anche, da parte dei chimici, guidati allora da Sergio Cofferati, la richiesta di una riforma della struttura
contrattuale non appoggiata da Bruno Trentin che incita
a partire «dai pilastri», con un’allusione alle strutture sindacali aziendali, senza «tentare di partire dal tetto». E
però Farina accusa poi lo stesso Trentin di aver dato spazio, con l’accordo del 1993, a «una riforma contrattuale
centralizzata ignorando i pilastri su cui far perno per snellire la struttura negoziale e favorire la contrattazione
aziendale». Una critica che Trentin ha sempre respinto
sostenendo che quell’accordo prevedeva la diffusione del
ruolo delle Rsu e salvava la contrattazione aziendale.
Ora siamo, comunque, in una fase nuova e il libro su
questa «storia sospesa», può essere di stimolo al prossimo confronto congressuale Cgil. Se è vero, come sostiene
Farina, che la riforma della struttura contrattuale è più
che mai essenziale perché l’attuale rappresenta una «gabbia d’acciaio».
http://ugolini.blogspot.com/
RASSEGNASTAMPA
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Primo piano
Lunedì 20 gennaio 2014
www.ilquotidianoweb.it
POLITICA
Oggi prevista
la direzione
nazionale
Il malessere
dei bersaniani
di GIOVANNI INNAMORATI
ROMA - L’ala bersaniana del Pd si prepara a rendere difficile la vita a Matteo Renzi, oggi alla Direzione del Pd, dove il segretario presenterà quella che sarà la
proposta di riforma elettorale del Pd.
Le critiche anticipate ieri da Gianni Cuperlo, Stefano Fassina e gli altri “bersaniani” riguarderanno non solo il merito
del sistema elettorale, ma anche il piano
politico, con l’accusa di aver «riportato in
vita» Berlusconi, con tanto di insidia per
bloccare la riforma: pretendere un referendum tra gli iscritti del Pd. Ma il segretario non intende farsi infilzare ed è
pronto a replicare spiegando innanzitutto di aver fatto tutto «alla luce del sole».
Ieri Stefano Fassina ha detto di «essersi vergognato» dell’ingresso di Berlusconi nella sede del Pd. In ogni caso l’accordo col Cav, ha detto l’ex
viceministro dell’Economia, «è stato fatto dal segretario e non dal Partito».
E visto che tra gli iscritti
Renzi «non ha la maggioranza» (prese il 45%), «sarebbe possibile consultare
la base, gli iscritti» con un
referendum anche telematico, come pure prevede lo
statuto in un articolo mai
utilizzato. A rilanciare l’idea del referendum tra i soli iscritti è l’altro bersaniano,
Danilo Leva.
E’ chiaro che un pur rapido referendum tra gli iscritti bloccherebbe l’iter
parlamentare della riforma elettorale,
che questa settimana deve essere licenziata dalla Commissione Affari costituzionali della Camera e lunedì 27 dovrebbe essere esaminata dall’aula.
Se il referendum passasse in Direzione
sarebbe la prima grossa sconfitta di Renzi, ma appare difficile che ciò avvenga.
«Consultare la base del Pd sulla legge
elettorale»? ha domandato la renziana
Simona Bonafè: «Lo abbiamo già fatto
con le primarie a cui ci siamo presentati
con un preciso programma».
Ma ha colpito il fatto che Fassina e Leva
rilancino la contrapposizione tra i militanti, che alle primarie hanno decretato
il trionfo di Renzi, e gli iscritti: tra i quali
Renzi ha sì vinto senza però ottenere la
maggioranza assoluta.
Il segretario
ieri ha visto
Bersani
all’ospedale
di Parma
Il Pd si divide
sull’accordo
Renzi si difende: «Tutto alla luce del sole», ma Fassina
attacca: «Che vergona Berlusconi nella nostra sede»
Contrapposizione che ha costretto Fassina a smentire che egli o altri pensino a
una scissione “a sinistra”. E forse non a
caso ieri si è registrata la visita di Renzi a
Bersani ancora ricoverato all’ospedale di
Parma. Secondo quanto si è appreso,
all’incontro erano presenti anche il presidente della Regione Emilia-Romagna,
Vasco Errani, l’assessore regionale ai
trasporti, Alfredo Peri e il presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli. E Bersani avrebbe detto che valuterà
la proposta di Renzi senza pregiudizi.
Gianni Cuperlo ha contestato sia il merito dell’accorso, rilanciando il doppio
turno, sia il “metodo”, quello cioè di partire da un accordo non nella maggioranza bensì con Berlusconi che, oltretutto,
sarebbe ora “rilegittimato”.
«Cuperlo sbaglia - ha replicato Dario
Parrini - rilegittimiamo Berlusconi se
non facciamo le riforme, non facendole».
Con un post su Facebook, Renzi ha ri-
sposto punto per punto, anticipando il
ragionamento di oggi: «Sono stato eletto
alle primarie per cambiare le regole del
gioco, per rilanciare sul lavoro, per dare
un orizzonte al PD e all’Italia. Dopo 20 anni di chiacchiere, in un mese abbiamo il
primo obiettivo a portata di mano».
Insomma quello con il Cavaliere è un
«accordo, trasparente e alla luce del sole». «Per una volta - ha aggiunto - facciamo ciò che abbiamo promesso», unica via
per «ridare credibilità alla politica».
PREFERENZE A sorpresa la contrapposizione coinvolge anche la minoranza del Pd
I piccoli partiti aprono il fronte del “no”
Grillo ironizza: «Due extraparlamentari in sintonia. A fine febbraio proposta del M5S
di TEODORO FULGIONE
L’attacco
ironico di
Beppe
Grillo
all’intesa tra
Berlusconi
e Renzi
ROMA - No alle liste bloccate. I piccoli partiti, nella
maggioranza
come
all’opposizione, si riuniscono sotto il “vessillo delle preferenze” e
annunciano battaglia sulla riforma della
legge elettorale. Nasce così il “fronte del
no” che va da Ncd e arriva fino a M5S; ma,
a sorpresa, coinvolge anche la minoranza
del Pd che contesta apertamente il metodo e l’intesa raggiunta al Nazareno.
Nella maggioranza, accantonate le minacce di far cadere il governo, Nuovo Centrodestra “Per l’Italia”e Scelta Civica sembrano aver scelto il Parlamento come
campo di confronto per bloccare una legge che mira a limitare il peso politico dei
piccoli e, in alcuni casi, li condannerebbe
addirittura alla scomparsa. All’opposizione le critiche più dure arrivano da M5S
e Sel, mentre la Lega non nasconde il ti-
more che la riforma proposta punti ad eliminare il Carroccio da Camera e Senato.
In ogni caso, le previsioni sulle conseguenze dell’intesa Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale sono state ribaltate:
non c’è stato alcuno scossone
per la tenuta del governo Letta, che anzi appare in qualche
modo rassicurato dalle parole
del segretario del Pd e dalla
promessa collaborazione del
leader di Forza Italia al processo delle Riforme.
Il premier intanto lavora a
“Impegno 2014” e attende gli
esiti della decisiva direzione
Dem di oggi sulla legge elettorale.
In subbuglio è, invece, il Pd. Le fibrillazioni interne ai Dem sono amplificate dalle perplessità sulla «rilegittimazione di
Berlusconi da parte di Renzi», espresse
dal presidente Gianni Cuperlo, e dall’attacco dell’ex viceministro Stefano Fassi-
na che dice di «essersi vergognato per
l’arrivo del Cavaliere nella sede del partito».
I piccoli non gradiscono per nulla la
proposta Renzi-Cav e brandiscono la
mancanza delle preferenze
come arma d’attacco. Anzi, ne
fanno il proprio vessillo. Angelino Alfano accusa il segretario del Pd e Berlusconi di voler impedire «alla gente di scegliersi i parlamentari attraverso un sistema di liste bloccate». Il leader di Ncd non usa
mezzi termini ma è comunque soddisfatto perchè - spiega - «il modello spagnolo che avrebbe ucciso nella culla il Ncd è saltato». D’altro
canto, il vicepremier conferma di aver
aperto un canale di comunicazione proprio con Renzi che dovrebbe scongiurare
improvvise rotture: «Abbiamo avuto vari
sms di commento e analisi della situazio-
Alfano li accusa
di impedire
alla gente
di scegliere
ne - ammette Alfano - Ci scambieremo documenti e carte» sulla legge elettorale.
All’opposizione M5S e Sel attaccano a
testa bassa. Beppe Grillo, come al solito,
usa l’ironia per colpire Renzi e Berlusconi, “due extra-parlamentari”: «La Profonda Sintonia con un pregiudicato al
quale vengono affidate le sorti del Paese
attraverso una nuova legge elettorale è
un’allucinazione», scrive sul suo blog sottolineando che l’ex premier «è stato scaraventato fuori dalla finestra del Senato per
frode fiscale dal M5S» ed ora «è chiamato
a fare le leggi dal Pd». Il M5S presenterà
una sua proposta a fine febbraio.
Nichi Vendola si rivolge direttamente
al segretario del Pd: «L’eliminazione delle
forze più piccole non è solo una lesione del
diritto alla rappresentanza - afferma - ma
una scelta pericolosa perchè spesso quelle minoranze drenano consenso che potrebbe altrimenti finire alle forze populiste».
RASSEGNASTAMPA
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Primo piano
Lunedì 20 gennaio 2014
www.ilquotidianoweb.it
5
IN BASILICATA Pittella pensa a un’adunata con i dipendenti di via Verrastro
L’incontro coi regionali, la chat
e il sostegno al modello Renzi
Marcello Pittella
IL SISTEMA
Listini bloccati
e circoscrizioni
provinciali
CIRCOSCRIZIONI plurinominali piccole; listini bloccati
di 4-5 nomi; ripartizione dei
seggi su base nazionale tra i
partiti che superano il 5%;
premio di maggioranza alla
coalizione più votata, per accedere alla quale occorre superare una soglia. Sono queste le linee guida del modello
elettorale a cui sta lavorando
il segretario del Pd, Matteo
Renzi: la proposta che porterà oggi alla direzione del Pd.
Insomma, il modello "Spagnolo" perde decisamente i
suoi connotati per diventare
sempre più Italiano.
La segreteria di Renzi ha
pensato a delle circoscrizioni
molto più piccole (grosso
modo su base provinciale), in
ciascuna delle quali si eleggono in media 5-6 parlamentari; quindi gli elettori si troverebbero dinanzi brevi listini
bloccati. A parte un certo numero di seggi che verrebbero
assegnati in ciascuna circoscrizione sulla base dei quozienti raggiunti dai partiti
maggiori (in una circoscrizioni con 5 seggi, occorre il 20%
per ciascuno di essi), i restanti voti verrebbero recuperati e riportati a livello nazionale, per un riparto definitivo di tutti gli scranni.
Ma per accedere al riparto
dei seggi ciascun partito dovrà superare una soglia a livello nazionale: la proposta
che Renzi porterà in Direzione la fissa al 5% per i partiti,
mentre ci sarà una ulteriore
soglia per le coalizioni (8%) e
per i partiti che corrono da soli il 10% (per disincentivare la
corsa in solitaria).
Inoltre, c'è il premio di
maggioranza: verrà prevista
una soglia minima che consentirà di ottenerlo, a cui si lavora in queste ore, e che potrebbe essere tra il 35% e il
40%. Tutti questi punti, naturalmente dovranno confrontarsi in Parlamento con le
proposte degli altri partiti, a
partire dall’introduzione delle
preferenze al posto dei listini
bloccati.
|
FRATELLI D’ITALIA
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Un anno vissuto
«per restituire
ai lucani la libertà»
Gianni Rosa a un incontro dei Fratelli d’Italia
«IL 19 gennaio del 2013 po dei Fratelli lucani si è
, 23 lucani decidono di ulteriormente allargato
fondare anche in Basili- dando spazio ad amici e
cata Fratelli d'Italia, il amiche provenienti da
neonato partito guidato diverse esperienze e culda Giorgia Meloni e Gui- ture, ma uniti dalla cado Crosetto a livello na- parbietà di costruire
zionale. In Basilicata, quel centrodestra che i
una parte del centrode- lucani si aspettano. Un
stra comprende che bi- centrodestra che spazzi
sogna andare oltre l'im- via il potere che in oltre
mobilismo dell'allora vent'anni ha fagocitato
Pdl e far sapere ai lucani diritti e doveri, un cenche insieme si può co- trodestra che riporti il
struire una Basilicata cittadino al centro delsenza più padroni e pa- l'azione di governo e che
restituisca alla Basilicadrini».
Ricordano così quel ta il suo diritto alla libergiorno, nel suo primo tà. Un grazie dunque a
anniversario, Gianni chi ha osato credere in
Rosa, portavoce regio- un sogno e ha contribuinale Basilicata Dino Bel- to a trasformarlo in
lettieri, portavoce pro- realtà; a chi ha ritrovato
vinciale Potenza Franco nella politica un'emoDi Pierro, portavoce zione da condividere
provinciale Matera e con tanti altri avviando
Marina Buoncristiano, il percorso di Officina
Officina
Basilicata. Basilicata; un grazie ai
«Dodici mesi intensi, co- cittadini che con loro vominciati con le elezioni to hanno dimostrato di
politiche e conclusisi credere in noi. Il 2014,
con quelle regionali. appena iniziato, sarà
L'impegno costante e di- l'anno in cui completesinteressato di tanti uo- remo il processo orgamini e donne ci ha con- nizzativo e politico per
segnato due risultati contrapporre la nostra
elettorali lusinghieri. idea di libertà e coraggio
Oggi, dopo un anno, da al sistema messo in piequei 23 pionieri il grup- di dalle sinistre».
POTENZA - Da una parte la macchina amministrativa, dall'altra la comunità lucana.
Si muove tra queste due coordinate l'agenda prossima del governatore Marcello Pittella. Reduce da una tre giorni romana, rinfrancato dal sostegno di Renzi, il presidente continua la sua marcia a tappe forzate,
mentre attorno a lui si tesse ancora lo schema di correnti e appartenenze. De Filippo
lancia i suoi uomini in campo, i cuperliani
di lotta e di governo sono tra color che son
sospesi, la stessa macroarea dei renziani è
suddivisa in tre, quattro rivoletti che si giocano la partita della segreteria regionale.
Ma il governatore ha fretta, e non ha alternative. Rimettere in moto le cose e comunicare con la gente, le sue ossessioni. Il suo
personalissimo programma viaggia in autonomia rispetto allo schema classico dell'interlocuzione politica, del confronto con
gli alleati, e della comunicazione istituzionale. E da dove partire se non dal Palazzo? A
parte la questione dirigenti ci sono tutti gli
altri, il gran numero di dipendenti pubblici, molti sfiduciati, demotivati, eppure
anello fondamentale della buna riuscita o
dell'affossamento di un progetto. Nell'acquario regione non è mai stato semplice
riuscire a stabilire regole. Impiegati e amministrativi confusi con il via vai di sindaci,
imprenditori, rappresentanti di categorie
sociali. Come interloquire, come parlare,
come praticare le priorità?
Convocare tutti gli impiegati e i funzionari e i dirigenti della Regione è uno dei
propositi in agenda del governatore: un'adunata di lavoro per spiegare “che o si fa così o si muore”, il suo refrain. Chiamarli, insomma, a una responsabilità di funzione,
come del resto aveva anticipato in campagna elettorale. E poi la gente, parlare con la
gente. Bypassando la mediazione della comunicazione istituzionale. Ed é, probabilmente per venerdì, che Pittella ha programmato di incontrare in chat i lucani, modello
Renzi. Un dialogo diretto che, sin dalle primarie, sembra essere il tratto caratteristico
del suo mandato amministrativo e politico.
Tessere dunque rapporti diretti, spingendo sulle deleghe affidate agli assessori. All'assessore Berlinguer, ad esempio, l'ingrato compito di studiare una rimodulazione
del sistema delle royalty. Se questo è lo
schema la politica lucana si avvia ad avere
due distinte strade, come finora non era
mai successo: l'autonomia delle prerogative, da una parte quelle del Consiglio, guidato da Lacorazza, da una parte quelle del presidente che, pur invocando l'armistizio all'ultima riunione regionale, non si preoccupa più di tanto di fare engagement. Vedremo nelle prossime ore anche gli effetti
lucani della scelta di Renzi di rilegittimare
Berlusconi.
DEFILIPPIANI Il giorno dopo la nascita della corrente
Guerrieri spartani o leali alleati?
Vito-Leonida tiene ancora banco
«CHIAMARE alle armi il proprio esercito contro novelli persiani in contemporanea con l’incontro Renzi-Berlusconi
che, di fatto, ha sparigliato le carte in
entrambi i “campi militari” (centrosinistra e centrodestra) è decisamente antistorico. E’ inoltre, politicamente, un segnale di non accettare il processo di rivoluzione in atto dopo il voto popolare
di metà novembre».
E’ racchiusa in queste parole di Antonio Annale, dirigente regionale
dell’Associazione socialisti riformisti
lucani, e candidato della lista Pittella
Presidente, la risposta al battesimo della corrente dei fedelissimi dell’ex governatore Vito De Filippo che si è tenuto sabato sera al Cecilia di Tito.
Annale punta il dito contro i «troppi
individualismi e personalismi», che rischiano di «travalicare il confronto pure aspro, se necessario, per trasformarsi in guerre tra eserciti. Oppure in una
gara a chi è il migliore comandante che
possa fregiarsi del basco da rivoluzionario».
Da qui l’invito a riconoscere nei fatti
«il successo di consenso elettorale di
Marcello Pittella e della sua innovativa
proposta di governo regionale lasciando lavorare in pace i nuovi assessori
senza far ricorso a polemiche strumentali e persino guerre di religione». Altrimenti ad «uscire in campo aperto»
abbandonando la guerriglia cara ai 300 spartani di
Leonida citati da De Filippo.
Risponde con le parole di
Dan Millman Domenico
Martino, giovane vice sindaco di Pomarico e candidato con il Centro democratico, per cui “diventi un guerriero nel momento in cui ti
assumi la piena responsabilità della tua vita”.
Quanto al dibattito interno al Pd Martino si dice interessato alla voce dei giovani molto più che a quella di leggendari condottieri dell’antica Grecia, o nuovi
Messia - e qui il riferimento è a Pittella bravi ad annunciare rivoluzioni ma an-
Annale:
«Riconoscano
il nuovo
o escano
allo scoperto»
Vito De Filippo
cora lontani dai fatti.
Di tutt’altro tenore, invece, il commento di Giovanni Alfredo Chieppa,
militante del Pd di Rionero. Secondo
l’ex assessore quello di sabato al Cecilia
è stato: «un incontro politico davvero
stimolante dal punto di vista culturale
che ha visto in campo gli amici di Vito
De Filippo e di Carmine Castelgrande
impegnati in una discussione che ha
avuto ad oggetto il futuro del partito democratico, la necessità e le ragioni di tenere compatta la nostra area, il bisogno
di costruire una rete su tutto il territorio regionale finalizzata ad attivare virtuosi percorsi di coinvolgimento politico e di stimolarne,infine, una sana e
convinta militanza degli iscritti».
«Il fare politica deve connotarsi per la
qualità delle questioni che si riescono a
mettere sul tavolo della discussione
istituzionale». Aggiunge Chieppa.
Quindi da “amico” dell’ex governatore
si dice pronto a «studiare di più e confrontarsi in ogni sede per favorire l’attuazione di soluzioni migliorative a
vantaggio della nostra terra, specialmente adesso che la regione è retta da
un nuovo Governo e da assessori tecnici
la cui missione certo non sarà facile da
attuare per la complessità delle questioni da affrontare».
RASSEGNASTAMPA
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Lunedì 20 gennaio 2014
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L’INTERVISTA
Il sindaco di Melfi e segretario
regionele Psi, Livio Valvano
Un Livio Valvano
a tutto campo
spiega la sua idea
di città
non lesinando critiche
ESATTAMENTE dopo due anni e mezzo dal suo insediamento, il sindaco
Valvano ed il centrosinistra di Melfi,
decidono di “rigenerare”, coniando lo
slogan utilizzato per questo rimpasto.
Si riparte. Il perché di questa scelta e,
soprattutto il futuro della città federiciana, le ha spiegate rispondendo punto su punto a una serie di domande,
non risparmiando “frecciatine” a chi
lo critica aspramente
di EMILIO FIDANZIO
Prima di tutto cosa intende per “Rigenerazione”.
«Non è uno slogan. La guida della città
richiede uno sforzo di analisi, di visione,
di interpretazione del futuro. Dall’anno
2004 Melfi non cresce più;
dal 1991, prima dell’insediamento Fiat, al 2004 la
crescita della popolazione
è stata modesta, 8% circa.
Dal 2004 ad oggi solo 600
abitanti in più, corrispondenti ai 580 stranieri. La
superficie urbana, invece,
è cresciuta del 40% circa.
La città si è estesa a dismisura in area bicocca
con una crescita del 40%
circa non assistita dalle necessarie attenzioni; viabilità, infrastrutture e opere di urbanizzazione quasi inesistenti.
Il notevole incremento della superficie
impermeabile ha fatto aumentare le criticità in caso si piogge. Sono aumentati i
costi per i servizi, non ancora adeguati
alla nuova dimensione urbana, mentre
lo Stato fa una vera e propria guerra ai
comuni togliendo ogni anno i trasferimenti (circa 2 milioni), ci espropria l’Ici
sui capannoni industriali e vieta l’utilizzo delle risorse per fare nuove opere pubbliche. Rigenerare la città significa abbandonare l’idea insensata dell’espansione urbana; significa concentrare l’attenzione degli interventi pubblici e privati sulla rigenerazione del centro storico. Significa fare ogni sforzo per completare le infrastrutture mai fatte da decenni, riparare le ferite come quella dei
123 alloggi Ater, recuperare le 1.000
unità abitative abbandonate nel centro
storico, risolvere il disagio dei prefabbricati di c/da s.abbruzzese, affrontare il
problema dei quartieri degradati. Insomma è necessario riparare i disagi cronici e ripristinare la vitalità del cuore
cittadino. Rigenerare significa soprattutto fare
un grande sforzo collettivo, di sintonia sull’obiettivo di far crescere la qualità
del tessuto urbano già costruito, delle relazioni sociali, dei servizi, della cultura nel senso più ampio
del termine.
Si è deciso di riconfermare in pratica
lo schema politico che ha vinto l’elezione nel 2011, con l’unica eccezione
dell’Idv che ha deciso di uscire.
«Italia dei Valori non è uscita dalla
maggioranza; stare in maggioranza
non significa avere un posto in giunta.
Partecipare all’amministrazione della
città significa condividere un progetto.
Mi sembra che Idv condivida questa
impostazione».
Restano fuori dalla giunta Centro
Democratico e Realtà Italia. Fanno
ancora parte della maggioranza?
«Centro Democratico a Melfi emerge
solo dopo le elezioni regionali. Ho stima
personale nei confronti del consigliere
Montanarella e so che saprà anteporre
gli interessi della città rispetto alle ambizioni personali; se rispetteremo gli impegni programmatici nei confronti della città sono certo che ci sosterrà. Le re-
«Dobbiamo
sforzarci
di far crescere
il tessuto
urbano»
«Melfi
ha una storica
incapacità
di attirare
residenti»
Operazione
Rigenerazione
A due anni e mezzo dall’insediamento
il bilancio in chiaroscuro del sindaco
lazioni con Realtà Italia mi sembrano
buone; è una nuova forza politica nata
nel centrosinistra durante le elezioni regionali. Hanno dato la loro disponibilità
ad assumersi le responsabilità politiche
e di governo».
Come giudica questa prima parte di
mandato.
«Difficile, molto difficile. E’ stato fatto
un grande lavoro per fronteggiare l’aggressione contro i Comuni esplosa nel
2011. Tra i debiti che ci hanno lasciato, le
opere incompiute, le ferite urbane, gli
innumerevoli problemi non affrontati e
gli sprechi su alcuni servizi, la Giunta di
centrosinistra ha fatto un lavoro durissimo, logorante. Un lavoro che non si
può comprendere appieno ma che si percepirà meglio nel tempo. Tra gli aspetti
sicuramente più positivi, il discorso tasse, Melfi ha una pressione fiscale decisamente bassa e la battaglia ambientale
che ha visto Lei e la sua giunta in prima
fila, Fenice e discariche. Melfi è stato il
primo comune nel 2012 a sterilizzare
l’Imu sulla prima casa, un caso nazionale. Dal 2012 siamo il Comune che fa pagare la tassa rifiuti più bassa della Basilicata. Abbiamo portato la percentuale
della differenziata dal 9% all’odierno
53%. Finalmente stiamo “affamando” il
forno dell’inceneritore Fenice e stiamo
affrontando la questione ambientale come punto nevralgico dell’amministrazione. Abbiamo acquisito risorse per valutare l’impatto ambientale dell’inceneritore e se insisteremo su questa strada
saremo in grado di prendere anche decisioni difficili. Stiamo investendo per tenere l’ambiente in un contesto di compatibilità con l’industria. E’ un equilibrio
difficile che non reggerebbe all’insediamento di discariche di rifiuti speciali che
non possiamo consentire. Abbiamo seminato per favorire investimenti pubblici e privati nel settore dell’energia e nella
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.»
Dove invece oggettivamente si poteva fare di più.
«In questi due anni ho dovuto prendere atto della storica incapacità della città
di attirare residenti; oltre il 90 per cento
di coloro che lavorano nell’area industriale non risiedono a Melfi, a differenza di quanto accade altrove, a Termoli
per esempio, dove più dell’80% dei lavoratori dell’industria è residente nella città. Sono numeri, è vero, ma esprimono la
capacità attrattiva del sistema città che
non può essere semplicemente affidata
alla “grandezza di una storia millenaria”. Da 20 anni i lavoratori dell’industria preferiscono Lavello, Rapolla o gli
altri Comuni più lontani. Salvo che non
si pensi a Melfi come luogo riservato ad
una elite, per pochi, è evidente che bisogna convincersi della necessità di uno
sforzo collettivo, pubblico e privato, rivolto a riqualificare, appunto rigenerare le condizioni per cui la città diventi attrattiva nel rapporto qualità dei servizi e
costo della vita. E’ necessario vincere la
battaglia istituzionale determinata
dall’emergenza finanziaria nazionale;
dobbiamo trovare finanziamenti esterni
per fare le infrastrutture che mancano
da decenni. E’ più difficile e ci vuole più
tempo, non si può fare come si è fatto nei
precedenti 10 anni indebitando senza
freni il Comune fino a 11 milioni di euro.
Dobbiamo far crescere l’organizzazione
dei servizi che devono essere più orientati ai cittadini, introdurne di nuovi come
abbiamo fatto con la piscina e dobbiamo
assolutamente trovare le risorse per rea-
lizzare una infrastruttura culturale
prevista nel nostro programma per dar
spazio alla creatività, all’arte, alla cultura in generale».
La cultura è un tema delicato. Lo dimostrano le critiche degli ultimi tempi. Perché ha deciso di tenere per se la
delega alla cultura?
«Per comunicare a tutti che la cultura
è la dimensione prioritaria del programma di governo. E’ l’unica delega che ho
trattenuto e voglio assumermi la massima responsabilità. Sull’argomento stimolerò un lavoro massimamente collegiale con il coinvolgimento delle associazioni che avranno voglia di lavorare
facendo parte di una grande squadra».
Cosa si dovranno aspettare i melfitani nell’immediato futuro. Quali i
primi interventi previsti?
«Stiamo lavorando per migliorare l’efficienza dei servizi, per realizzare nuove
infrastrutture turistiche di grande rilievo, per stimolare investimenti
nell’edilizia privata nel centro storico,
per colmare le tante lacune infrastrutturali nelle aree periferiche. Abbiamo recuperato l’assoluta inattività amministrativa sui progetti per la realizzazione
di impianti eolici, contrattualizzando oltre 20 milioni di euro di compensazioni
ambientali che saranno riversati in investimenti di rigenerazione energetica ed
urbana del centro cittadino. Sarà una
grande occasione per
la città».
Lei è anche il Segretario regionale
dei socialisti. Cosa
si prova a guidare
un partito che proprio in Basilicata dimostra la sua forza ed a Melfi in particolare?
«Un grande onore. Una storia lunga e
importante. Conoscere e condividere,
anche solo in parte, la cultura politica
del socialismo liberale aiuta a tenere la
barra a dritta, a tenere le distanze da
ogni forma di egoismo, a tendere verso
l’affermazione del bene comune. Rappresentare una cultura politica di questo spessore ti pone quotidianamente di
fronte all’interrogativo di esserne o meno all’altezza. Il balzo in avanti alle ultime regionali (8,4% in provincia di Potenza, non accadeva da decenni) ci carica
di molte responsabilità».
L’opposizione l’ha invitata a dimettersi. Cosa risponde?
«In quel manifesto ho trovato la conferma che siamo sulla strada giusta. Ci
accusano di seguire una politica di discontinuità, antitetica con le loro sorpassate visioni urbane. Alla diversa visione, però, si aggiungono le bugie; con
le bugie non si fa il bene della collettività.
La bugia dei 300 alloggi abbaglia ma alla
lunga sarà un boomerang; negli anni scorsi il centrodestra si è
dissolto proprio su
quell’argomento, visto che dal 2007 al
2010 non è stata firmata la convenzione
con le cooperative
emiliane e laziali che
avrebbero dovuto realizzare alloggi di edilizia privata. Ci hanno messo 3 anni a pensare se firmare o
non firmare; alla fine non hanno firmato perché non si sono messi d’accordo su
qualcosa e meno male che sono franati
altrimenti oggi staremmo a dover andare dietro ad altri chilometri di strade e
opere pubbliche su suoli agricoli, facendo crescere il tessuto urbano a dismisura per realizzare altri 500 alloggi verso
la chiesa dell’Incoronata. Lorenzo Pagliuca all’epoca Presidente dell’Azienda
167 ed Ernesto Navazio in quel momento sindaco di Melfi dovrebbero spiegare
alla città perché non hanno trovato
quell’intesa; perché non hanno dato il
via libera alla cooperativa Emiliana che
ha trovato successivamente convenienza a dirigersi verso altri mercati ? L’accusa sull’incremento delle tasse è patetica; abbiamo il livello fiscale più basso
della Basilicata. In sintesi non ho risposte per loro».
«La cultura
sarà
prioritaria
nell’azione
del governo»
«La minoranza
dice bugie
che non fanno
bene
alla comunità»
RASSEGNASTAMPA
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CROLLO VICO PIAVE
Ieri nuovo sopralluogo tecnico sul disastro
In attesa dei documenti dalla Regione
Si indaga anche
su abusi edilizi
Sotto la lente della Procura i tre piani costruiti
sopra il corpo originario della palazzina
di ANTONIO CORRADO
MATERA – Si indaga anche
sull’ipotesi di abusi edilizi, probabilmente regolarizzati solo sulla
carta, per fare luce sulle cause del
crollo in vico Piave.
La palazzina collassata improvvisamente, avrebbe patito un peso
sproporzionato rispetto a quanto
poteva sopportare, quando fu realizzata agli inizi del Novecento.
L’ipotesi investigativa starebbe
prendendo corpo attraverso la documentazione che la Procura ha
richiesto alla Regione e che gli uffici di via Anzio forniranno nei
prossimi giorni. In pratica il civico 22 di vico Piave, ma probabilmente anche le palazzine limitrofe, avrebbero dovuto
avere solo il piano terra e un ammezzato; dagli anni Settanta, non
si sa se abusivamente o
in possesso di qualche
sanatoria, pare che
con la dicitura “sostituzione di solaio”siano
stati realizzati gli altri
tre piani, più una mansarda al civico 20, che si reggevano praticamente su di un basamento argilloso, concepito originariamente per reggere solo i muri portanti e l’ammezzato. Un carico probabilmente intollerabile per
quei muri larghi solo 50 centimetri, come attesta anche il verbale
redatto il 23 dicembre 2013
dall’ingegnere comunale Lamacchia Acito.
Quindi, la Procura starebbe
spulciando tutto il fascicolo storico dell’edificio, per capire quando
e con quali autorizzazioni siano
stati realizzati quei piani aggiuntivi circa 40 anni fa.
Dietro vico Piave, insomma, po-
trebbe nascondersi una delle tante storie all’italiana di concessioni
in sanatoria, condoni e ordinari
abusi sanati al buio.
Tutte ipotesi per il momento,
perché l’ufficio della dottoressa
Annunziata Cazzetta, che coordina le indagini interforze, sta lavorando alacremente per verificarle. Un’opera che in questa fase calda non conosce pause, procedendo a ritmi serrati anche di domenica e sotto una pioggia battente.
Ieri mattina, infatti, il procuratore capo di Matera, Celestina Gravina, ha effettuato insieme al pm
Cazzetta un sopralluogo alla presenza di un pool di Consulenti tecnici d’ufficio, capeggiato dal dottor Albino Colella. La delegazione, accompagnata
dai carabinieri, è arrivata in vico Piave alle
10.40
sotto una
pioggia
torrenziale.
Dopo
circa cinque minuti di briefing
nella zona libera dal sequestro alla presenza anche di Pino Montemurro, dirigente dell’ufficio Ambiente del Comune, sono entrati
nell’area del cratere del crollo con
l’ausilio dei Vigili del fuoco, coordinati dal comandante Eugenio
Barisano.
Dopo una prima occhiata al cumulo di macerie, dove si sono fermati a discutere per qualche minuto, il pool è entrato nel civico 20,
quello da cui si accedeva ai cantieri per la realizzazione del ristorante con galleria d’arte di Nico
Andrisani. Non si sa su cosa si sia
soffermata l’attenzione degli in-
In origine
l’edificio
aveva solo
un ammezzato
quirenti, ma è certo che da quel lato si può ancora vedere il muro
portante su cui lavorava la ditta
esecutrice dei lavori, che è rimasto in piedi.
A pochissimi metri, sotto le macerie, è stato trovato il corpo senza
vita di Antonella Dina Favale. Un
sopralluogo durato ventidue minuti, alle 11.02 i magistrati si sono allontanati dall’area ed il procuratore capo, avvicinato dal
Quotidiano, non ha lasciato trapelare nulla, trincerandosi dietro
la frase protocollare: «La legge
non consente di dare notizie sulle
indagini».
Risulta, comunque, al Quotidiano che l’attenzione della Procura sia concentrata anche su
quei tre piani realizzati negli anni Settanta.
Lì potrebbe celarsi la
causa storica della debolezza strutturale di
quell’edificio, che potrebbe essere stata ulteriormente sollecitata da interventi successivi. Resta il dato,
testimoniato da tutti i
residenti, che su quella facciata
recentemente ristrutturata si
erano aperte delle crepe vistose e
visibili anche a distanza.
Non un pericolo immediato, almeno a leggere il verbale dei Vigili del fuoco, ma certamente da non
far stare tranquilli. Ci si augura
che le indagini facciano presto
chiarezza, ma il sopralluogo di ieri mattina, domenica e sotto una
pioggia battente, lascia presagire
che la Procura vuole capire subito
chi e perché deve rispondere di
questo disastro, ampiamente annunciato e prevedibile.
[email protected]
Ci sarebbe
un permesso
di sostituzione
del solaio
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L’immagine triste degli sfollati con le borse piene di indumenti ed effetti personali
Sotto la pioggia a recuperare pezzi di vita
I residenti delle palazzine di fronte sperano di rientrare
a casa dopo la messa in sicurezza dell’area sequestrata
I residenti in
attesa di
entrare nelle
loro
abitazioni
E’ UN’immagine molto triste, quella
dei residenti di vico Piave, intenti a
chiedere un’autorizzazione agli
agenti del Corpo forestale dello Stato, per entrare nelle loro case recuperare quelle poche masserizie ancora
prelevabili al fine di poter restituire
una parvenza di normalità alla propria vita estirpata
altrove.
Loro, quelli delle palazzine prospicienti il civico 22,
sperano che presto venga messo in sicurezza il varco di
accesso alle loro abitazioni.
«Noi non c’entriamo niente con il crollo», dice una signora, che preferisce aspettare il marito prima di entrare, con il terrore ancora negli occhi dopo otto giorni.
Quella mattina del 11 gennaio alle 7.40 era in casa con i
suoi due figli piccoli, «all’improvviso abbiamo sentito
un boato ed un rumore molto simile a quello di un grosso camion che scarica, poi la nuvola di polvere e la constatazione del disastro».
Ora si sono trasferiti altrove, ma in vico Piave ieri
mattina sono tornati a recuperare un po’ di vestiario,
qualche alimento deperibile, come un bustone di mandarini.
Stessa scena si ripete con un anziano accompagnato
dal figlio 40enne, che ha recuperato una cassetta di
arance e qualche altro bene. Loro abitano da quasi mezzo secolo in vico Piave e mai avrebbero immaginato che
un evento così drammatico, li avrebbe sradicati violentemente dalla loro quotidianità. Oggi tutti i dirimpettai alla palazzina crollata, sperano di poter tornare presto a casa, anche se per entrare dovranno attraversare
un tunnel di sicurezza. Intanto inizia a manifestarsi
un altra preoccupazione: quale sarà l’effetto della prevedibili piogge torrenziali tra la coda dell’inverno e
l’inizio della primavera su quel tufo ormai esposto?
Una domanda legittima, a cui occorrerebbe fornire
una risposta in tempi rapidi, perchè se prima le infiltrazioni d’acqua erano subdole, probabilmente affioranti dalle fondamenta, ora il corpo di fabbrica delle
due palazzine limitrofe a quella crollata è completamente esposto alle intemperie. La riflessione veniva
spontanea già ieri mattina, guardando la pioggia battente che si insinuava tra gli effetti personali di quelle
vite sgomberate o spezzate, come nel caso della 31enne
Antonella Favale. Un’acqua che rischia di trasformare
in poltiglia anche quelle macerie da cui verosimilmente gli inquirenti si augurano di trovare delle risposte.
Che dire poi dei civici 18 e 20, ormai abbandonati senza
intravedere un futuro immediato?
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LE CARTE PUBBLICATE
Il verbale dei Vigili del fuoco
La lunga perizia del Comune
Tra i documenti più interessanti postati da Anna Di Pede c’è quel verbale redatto
dai Vigili del fuoco il 15 dicembre, a firma dell’ingegner Lisanti, da cui si evince la
sostanziale debolezza strutturale di quella palazzina e la prescrizione a procedere con urgenza per la messa in sicurezza
Poi c’è quella lunga perizia redatta dall’ingnegnere comunale Lamacchia Acito il
23 dicembre, in cui sostanzialmente si ribadisce quanto certificato dai Vigili del
fuoco aggiungendo il dato della debolezza dei muri portanti. Elementi che, secondo Anna Di Pede, dovevano indurre l’ente a sgomberare immediatamente.
Uno spazio virtuale “creativo”
Le referenze di Anna Di Pede
Ecco la home del profilo Facebook di Anna Di Pede, tutta ispirata alla Nestle, dove
dice di lavorare, ed alla solidarietà per i residenti di vico Piave, riportando come
immagine del profilo quella della locandina recante l’iban per inviare eventuali
contributi in denaro.
Una scheda di profilo con informazioni molto scarne, che appaiono piuttosto
creative, quella di Anna Di Pede, che dice di aver studiato all’Istituto tecnico di
Matera, poi all’università Bicocca di Milano, dove oggi dice di lavorare presso la
multinazionale Nestle
Irrompe nella piazza virtuale il nuovo profilo di Anna Di Pede che mostra tutto. Ma chi è?
I documenti d’indagine finiscono su Facebook
di ANTONIO CORRADO
Il sopralluogo
della Procura
ieri mattina in
vico Piave,
con il Ctu
Colella, il pm
Cazzetta ed
il procuratore
capo
Celestina
Gravina (foto
Cosimo
Martemucci)
Un altro momento del sopralluogo
CHI è Anna Di Pede, come fa a conoscere tante notizie sul caso di
vico Piave e, soprattutto, come fa
a postare sul suo recentissimo
profilo Facebook documenti riservati, perchè rientranti nel fascicolo delle indagini?
La domanda nasce spontanea,
imbattendosi su questo nuovo
profilo aperto tra mercoledì e
giovedì scorsi, sembra per buttare da subito benzina sul fuoco del
drammatico crollo in vico Piave.
In particolare, colpisce il fatto
che Anna Di Pede non mostri alcuna foto di sè; anzi usi come immagine del profilo la locandina
simbolo della raccolta fondi della Caritas, parlando solo del caso
di vico Piave, senza mostrare altri interessi, come normalmente
accade su di un profilo social.
Tutti dati oggettivi, che fanno riflettere sull’identità di Anna Di
Pede.
I dubbi, però, aumentano e si
fanno insinuanti quando sabato
sera, Anna posta tre documenti
importantissimi, che sono già
nel fascicolo della Procura, oltre
che nei competenti uffici che li
hanno rilasciati: il verbale redatto dai Vigili del fuoco dopo il sopralluogo del 15 dicembre 2013
in vico Piave, un documento autorizzativo ai lavori per il ristorante al piano terra della palazzina crollata e il lungo verbale redatto dall’ingegnere Lamacchia
Acito del Comune, dopo il sopralluogo del 23 dicembre 2013.
Allora, ci chiediamo: come fa
Anna Di Pede a possedere questi
documenti riservatissimi e deli-
cati, da cui si evince, tra l’altro,
anche qualche primo profilo di
responsabilità?
La nostra curiosità si fa morbosa, insieme con i dubbi più che
legittimi sulla reale identità della signora Di Pede, ufficialmente laureata all’università “Bicocca” di Milano, dopo gli studi ed il
diploma all’Istituto tecnico commerciale di Matera.
Oggi Anna Di Pede dichiara di
vivere a Milano e lavorare alla
Nestle, tanto che sulla sua immagine di copertina campeggia
una vecchia locandina pubblicitaria di farina lattea, apparte-
nente al noto marchio milanese
di leccornie. Anna Di Pede attacca il Comune di Matera, evidenziandone presunte responsabilità nel mancato sgombero, come ripete fino all’esasperazione.
Intanto, tra le amicizie di questa simpatica materana che vive
a Milano, ma sa tutto sul crollo di
vico Piave, crescono ogni giorno
di più, tra giornalisti, assessori
comunali, consiglieri regionali
ed altri personaggi noti di Matera, che evidentemente hanno accettato la sua amicizia per seguire quanto avesse da comunicare.
Come le decine di materani che
commentano le sue dichiarazioni in bacheca. In effetti, le notizie
sul profilo di Anna Di Pede ci sono, seppure a senso unico, confermando che Facebook nel caso
di vico Piave rappresenta un luogo virtuale dove si sta già svolgendo una sorta di processo. Come quello a Nico Andrisani,
committente dei lavori per il ristorante, che proprio mercoledì
scorso, dopo aver postato la sua
posizione su Facebook, si è improvvisamente cancellato dal
social.
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RIVELAZIONI SUL SOCIAL
Ecco i post che scottano
ECCO alcuni post di Anna Di
Pede, che ne fanno capire
l’orientamento: “Al comune di
matera sapevano tutto! Il sopralluogo effettuato dall'ingegnere del comune (sottoposto
dello stesso ingegnere che abitava al civico 18 ) controfirmato dal dirigente del comune. Il
sindaco non solo sapeva tutto,
ma poteva far e...vacuare il palazzo. Ha preferito spostare
l'opinione pubblica sui lavori,
che erano fermi da un mese.
Inoltre nel palazzo del civico
18 vi erano stati lavori di ristrutturazione nei mesi di giugno, luglio e agosto! Perchè
non viene riferito tutto que-
sto? Visualizza altro”. Poi ancora: “Sono riuscita ad avere i
documenti che dal comune
della terza città più antica del
mondo non fanno trapelare! Il
sindaco il 23 dicembre era stato informato dal suo tecnico e
dal suo dirigente che il muro
che divideva i 2 palazzi era a rischio!! Ovviamente non potevano disturbare l'ingegnere
del terzo piano e mezzo! Come
mai sindaco questo non lo dici
in tv e ai giornali?”.
Poi la documentazione tra i
Vigili del fuoco ed il Comune,
accompagnata dal post: “Il sopralluogo ha interessato il palazzo del civico 18 e 20, per in-
tenderci quello dell'ingegnere
del terzo piano e mezzo. il sindaco sapeva tutto. perchè questi documenti ufficiali e pubblici non vengono mostrati dal comune di matera?”. Dulcis in
fundo il post che accompagna
altri documenti importantissimi: “La ricevuta del calcolo statico per i lavori del muro portante. L'unico che non è crollato...la Scia era stata regolarmente presentata in data 2 agosto 2013 e successivamente integrata con i calcoli statici e
l'autorizzazione condominiale.
La sospensione è illeggittima
in quanto si riferisce al Patto di
riservato dominio”.
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IL CASO
CONSIGLI PER FRONTEGGIARE
MONTEPASCHI L’EMERGENZA LAVORO
di FRANCESCO BOCHICCHIO
L’ASSEMBLEA di Monte Paschi ha deciso di non deliberare adesso l’aumento di capitale necessario per il piano
di ristrutturazione deciso dal Cda e di rinviare la delibera di qualche mese: ciò perché la Fondazione non vuole
sottoscrivere l’aumento e spera di trovare soggetti esteri. E’ evidente che la Fondazione, socio principale, si sta
disimpegnando dal Monte ed infatti sembra anche che
stia vendendo qualcosa della sua partecipazione. La
mancata delibera dell’aumento di capitale strumentale
alla mancata volontà di sottoscriverlo, con il tentativo di
trovare altri sottoscrittori, risponde all’autonomia del
socio ed alle sue scelte sovrane. Ma la scarsa trasparenza, nell’impedire l’attuazione del piano di ristrutturazione necessario per fare uscire il Monte dalla crisi immane –per cui la nazionalizzazione diventa inevitabilein cui l’aveva trascinato la precedente gestione, è innegabile: e se non si trovano gli interventi esteri, cosa succede? Ma in via più generale il piano di ristrutturazione
dell’attuale Consiglio è condiviso o no? E’ un segno di
sfiducia nei confronti dell’attuale Consiglio di Amministrazione e soprattutto nei confronti di Profumo e di
Viola, rispettivamente Presidente del Consiglio e Amministratore Delegato? Ciò viene negato e, dopo aver
brigato per diversi giorni per farli restare, si è data loro
fiducia, confermandoli nel loro incarico. Ma che sia un
atto non trasparente nei confronti del Consiglio è evidente. E non è un caso che si imputi il comportamento
della Fondazione all’influsso della nuova segreteria del
Pd visto che Profumo era stato nominato quale destinatario della fiducia della precedente segreteria del Pd e di
D’Alema.
Le valutazioni di merito si faranno quando il tutto sarà definito: per il momento, è sufficiente evidenziare che
la vicenda qui analizzata è l’emblema del fallimento del
capitalismo italiano con la proprietà che avvia il risanamento, lo lascia a metà e spera in un cambiamento di
proprietà, il tutto in una situazione di incertezza e addirittura di destabilizzazione, il che o farà fallire l’operazione o nella migliore delle ipotesi favorirà gli acquirenti nell’offrire prezzi stracciati. Da qui a parlare di responsabilità della Fondazione, come prospettato da
Profumo con il conforto di pareri giuridici autorevoli,
ne corre in quanto la Fondazione come socio è sovrana
nella scelte inerenti al capitale in cui impegna i propri
mezzi, mentre è soggetta ad obblighi di correttezza
nell’emanazione delle direttive al Consiglio solo nella
gestione. Ma l’abusività del comportamento rimane
gravissima e quindi il problema di un intervento autoritativo pubblico sulle grandi imprese non in un‘ottica
di nazionalizzazione e di espropriazione , come agogna
la sinistra radicale ormai divaricata dalla realtà, ma
sanzionatorio in modo pesante ed incisivo, con rimozione dei vertici e cambiamenti coatti dei soci e requisizione
di utili e mezzi finanziari illeciti, non può essere rimosso. L’epoca del liberismo è finita: in un Paese come l’Italia porta a operazioni capitalistiche paradossali ed addirittura subliminali. Per concludere una digressione: su
Profumo è uscita adesso un’indiscrezione sul passato:
all’atto della decisione di UniCredit di sciogliere il rapporto con lo stesso Profumo, fino ad allora Ad, assunta
in maniera non trasparente per ragioni non chiare in
ordine all’acquisto di azioni da parte di soggetti libici, si
raggiunse un faticoso accordo con una buonuscita
astronomica a favore di Profumo, e sembra ora che Banca d’Italia si fosse espressa per un importo molto minore.
Parlare di tale delicata questione qualche anno dopo è
improprio: senza l’accordo si sarebbe andati in causa e
non vi era una giusta causa di scioglimento dl rapporto.
Profumo è stato il protagonista di uno sviluppo impetuosissimo di UniCredit, la posizione della quale non
sembra ora preoccupante. Certo, aspetti discutibili nel
passato non sono da escludere e presumibilmente non
sono neppure improbabili, anche se quello principale,
di aver diffuso in Itali strumenti derivati rovinosissimi
per le imprese medio-piccole e per gli enti locali, non viene citato in quanto gli effetti per il conto economico della
banca sono stati positivi. Ma è una figura che non si può
giudicare in modo estemporaneo. Compensi stratosferici per una persona del genere non sono fuori luogo:
quando l’operato di tali persone produce vantaggi effettivi straordinari e non solo a breve, i compensi devono
essere adeguati, con correttivi nel caso di comportamenti scorretti a danno degli utenti come nel caso dei derivati e degli altri terzi (“stakeholder”), e ciò a conferma
che senza una configurazione sociale dell’impresa la
sua efficienza diventa illusoria. L’oscillazione, irresistibile in Italia, tra liberismo sfrenato, da un lato, e, dall’altro, moralismo astratto è da Paesi sudamericani.
di NICOLA SAVINO
DI certo gli eletti al Consiglio regionale, ben pensosi della disoccupazione giovanile in Basilicata e della sua
gravità, seguendo il confronto tecnico-politico sulla materia, avranno rilevato dai dati del Centro Studi
Unioncamere che un giovane su
quattro decide per l’autoimpiego.
“Lo stock d’imprese con un titolare
sotto i 35 anni ammonta a 675 mila
unità e rappresenta l’11% delle aziende italiane, più del 50% parte con un
capitale inferiore ai 5 mila euro e solo
il 13% inizia con una dotazione di risorse maggiori di 50 mila euro. Si avverte la necessità di strumenti di microcredito”.
Ritorna dunque d’attualità l’impostazione della Legge regionale 29
agosto 1985, n. 32, finalizzata appunto «all’occupazione giovanile con
particolare riferimento alla promozione di una nuova imprenditorialità
(e contemporaneamente) allo sviluppo del terziario avanzato ed alla elevazione della qualità della vita».
Ai nuovi consiglieri sarebbe dunque opportuno rivisitare quell’iniziativa dato che l’obiettivo si ripropone
ma in circostanze ovviamente diverse. Partendo magari dall’esame dei risultati. A questo scopo giova ricorda-
re che questi furono ampiamente positivi (tanto che l’Isfol ne ricavò esempio per la legge 44 De Vito, Ministero
del Mezzogiorno) finché il Nucleo
speciale di valutazione non consentì
deviazioni clientelari e le strutture
del Dipartimento competente non incontrarono tali difficoltà nei controlli
da condurre allo stop.
La norma, alquanto complessa anche per il coinvolgimento di vari Dipartimenti e la particolare competenza economico-sociale richiesta al Nucleo valutazioni (dal quale, al fine, dipendeva la correttezza delle scelte e il
successo dell’operazione!), consentiva - sulla base del limite annuale fissato dalla Giunta regionale - un contributo in conto capitale fino al 75% e
due mutui a tasso agevolato: per il resto delle spese d’impianto e per la “gestione fino ad massimo di 5 anni e al
70% di quelle ammesse, con un concorso regionale gradualmente decrescente”.
A sostegno di “Progetti d’interesse
sociale e particolare contenuto innovativo” nel settore agricolo (in collaborazione con l’Esab e le allora CM anche per il recupero di terre incolte),
nell’artigianato, per la cooperazione
culturale, per la ulteriore specializza-
zione dei laureati, per l’avvio di “attività di lavoro autonomo”; infine delle
iniziative analoghe degli Enti locali.
Annualmente la Giunta regionale
avrebbe dovuto convocare una Conferenza per verificare risultati e adeguare interventi. A distanza di quasi
tre decenni la questione si è purtroppo aggravata e forse non è peregrino
valutare gli esperimenti già fatti in
casa.
Ovviamente c’è il problema dei finanziamenti. Si tratta di verificare se
- già allora - almeno una parte dei medesimi non provenisse dal Fse: forse
possibile (trattabile?) l’assegnazione
all’autoformazione sul campo da parte delle stesse cooperative o società
dei fondi che-di regola-sono invece
destinati agli Enti o Società convenzionati. Per di più si preannunciano
piani europei e nazionali che necessariamente dovranno appoggiarsi sulle Regioni. E dunque, anche riflettendo su norme già attivate nel passato
(magari quando alcuni di loro non
erano ancora nati), i nostri consiglieri regionali potrebbero tempestivamente predisporsi a fronteggiare
un’emergenza sempre più acuta. Anche per questo un forte augurio di
buon lavoro!
IL G8 DI GENOVA E LA VIOLENZA
IO DALLA PARTE DELLA POLIZIA
di ANTONIO GALIZIA
GLI orrori di verità inventate, passate per realtà vissute e sofferte.
Mi inorridisce quel: "Diaz, Italia discreditata" sulla seconda pagina
de Il Quotidiano della Basilicata e
il "discredito" mi pare una grossa
bufala sottoscritta dalla Cassazione che esordisce: "polizia cinica e
sadica, No global inerti".
Ma come non si può ritenere assurda, l'accusa contro chi mise a
rischio la propria vita, la polizia,
per resistere al disordine dolosamente inventato. Che doveva fare
la polizia, farsi stritolare o magari
sottostare agli ordini del no global
dirigente, quell'Agnoletto che forse la Cassazione non ha considerato un reo, ma un angioletto della
santa benedizione? Restai stupito
guardando le immagini televisive
che trasmettevano le disonorevoli
e orripilanti scene degli assalti,
colpendo e mandando in fiamme
anche macchine blindate della polizia. Almeno in uno di questi mo-
menti terribili, i giudici poco espliciti della Cassazione, non li avranno visti coi loro occhi e non è da credere che abbiano fatto finta di
niente. E come si può sperare che
la civiltà di un popolo nel caos e nel
caso, il nostro popolo, possa distinguersi se chi col suo apporto
protettivo anziché proteggerlo oltre che aiutarlo a crescere, lo disonora e lo affonda nella vergogna.
L'indignazione di chi la storia del
G8 di Genova la conosce per averla
vista nelle orride scene anche se televisive ma reali, rimane un fine
imperioso per dire che l'Italia diventata debole e maltrattata dalle
vessazioni inventate dal sopruso
della sinistra.
Ricordo l'assalto alla camionetta della polizia, il colpo di pistola
che fu mortale per no global, salvando la vita dei due giovanissimi
poliziotti smarriti. Il questurino
del momento difficile, come tutti
sanno, venne arrestato e dimesso
dalla polizia dando adito ai declamatori della vergogna di osannare il defunto protagonista. Così capita quando il vero senso dell'onore viene smarrito nella bramosia
del disonore. La Cassazione può
assolvere o condannare ma quando prevarica la giusta formula
giudiziaria, specie se di mezzo c'è
un motivo di politicizzazione, compie il vero grande discredito che
colpisce l'etica dell'Italia nel mondo.
Se ne sono dette tante con risposte eque e anche spavalde e forse
non si è mai pensato che le battaglie politiche sono sostenute da coloro che portano addosso le caratteristiche della conformità umana
che non dovrebbe disgregarsi in
guerre impietose, fuorvianti e distruttive seguendo gli insegnamenti del Nuovo Testamento, unica risorsa per dire basta agli istinti
dell'assoluto per una forchettata
di minestra scondita.
RASSEGNASTAMPA
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Lunedì 20 gennaio 2014
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La centrale termodinamica di Banzi: «Non possiamo condividere progetti così invasivi»
Coldiretti, appello alla nuova giunta
La nota dopo la presa di posizione possibilista del cartello di Pensiamo Basilicata
POTENZA - «Non possiamo condividere progetti così invasivi localizzati in
zone agricole caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità e/o di
particolare pregio rispetto al contesto
paesaggistico-culturale; riteniamo
che è necessario evitare che ulteriori
“megaimpianti” possano compromettere o interferire negativamente con la
valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, con la tutela della biodiversità, del patrimonio culturale e
del paesaggio rurale».
E’quanto afferma Coldiretti Potenza
tornando sul progetto della Teknosolar che intende realizzare a Banzi una
centrale termodinamica da 50 megawatt estesa per
circa 230 ettari di
terreno.
A ottobre l’associazione degli
agricoltori era
stata tra i primi a
schierarsi contro
il progetto. Poi è
arrivato il parere
negativo
della
Sovrintendenza
ai beni paesaggistici.
Per Coldiretti
«la “nascita” della nuova Giunta
Regionale ci riconsegna l’interlocutore istituzionale più importante per dirimere la
questione nell’interesse del territorio e
delle comunità interessate». Senza
escludere a priori la possibilità di «riaprire il dibattito» sulla stessa.
Questa la posizione emersa dal Consiglio Provinciale della Coldiretti di
Potenza dello scorso 15 gennaio. Al
netto di «esternazioni di parte» e «valutazioni tecniche del progetto». Pensando solo agli «interessi di una comunità che ha messo al centro dei propri
obiettivi di sviluppo il territorio in tutte le sue declinazioni; un Territorio che
ha voglia di scommettere sul ruolo
fondamentale
dell’agricoltura
e
dell’agroalimentare per lo sviluppo
della Basilicata nel prossimo periodo
di programmazione 2014/2020».
«La produzione di energia dal sole
come dalle altre fonti rinnovabili - conclude Coldiretti - è sicuramente una
grande opportunità, ma deve avvenire
nel rispetto di alcuni principi generali
fondamentali: un ridotto consumo di
suolo, il riutilizzo di aree già degrada-
te da attività antropiche, come i siti industriali o contaminati ed una progettazione legata alle specificità dell’area
e rispettosa delle vocazioni del Territorio».
La nota di Coldiretti arriva all’indomani di quella del cartello “Pensiamo
Basilicata” che ha convocato per martedì un tavolo tecnico con Confindu-
stria, Società Energetica Lucana, Basilicata Innovazione, Università di Basilicata, Cnr, Enea, Alsia/Agrobios per
affrontare i temi della sicurezza, della
salvaguardia ambientale e della tutela
della salute, collegati al nuovo impianto, «con il coinvolgimento dei territori
interessati, al fine di evitare strumentalizzazioni».
Secondo la sigla, che riunisce l’Alleanza delle Cooperative Italiane, l’Api
Potenza, la Casartigiani, Cia, Confapi
Matera, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti,
Cna e Copagri, il progetto della Teknosolar andrebbe guardato «con attenzione sia per le ricadute occupazionali
e di qualificazione delle imprese locali
che per la possibilità di far leva su questo investimento per delineare un progetto di sviluppo dell’area dell’Alto
Bradano su diverse direttrici, inclusa
quella del rilancio delle imprese agricole».
Ironico il commento di Pio Abiusi
dell’associazione Ambiente e legalità
di Matera, che dice «bravi» a Coldiretti
e polemizza col cartello delle associazioni.
«Nel “Pensiamo Basilicata” si è fatta
(...) una sorta di comunione tra capitale -assistito con sostanziosi contributi
pubblici- ed associazioni in qualche
modo datoriali di provenienza dalla sinistra storica». Abbastanza per denunciare un «novello compromesso
storico all’insegna del malloppo da
spartire».
«Che almeno le associazioni dei contadini tutelino la categoria come ha
fatto Coldiretti». Conclude Abiusi.
«Non desideriamo comperare i pomodori dall’Eni o dall’Enel o dal baraccone Sel ma dal contadino. Per favore
pensate alla Basilicata, possibilmente
altrove!»
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AGRICOLTURA
Csail-Indignati lucani: «Per cambiare
prima di tutto mettere le mani nell’Arbea»
«SE l’Assessore all’Agricoltura Ottati vuole
realmente imprimere una svolta alla spesa
dei fondi del Psr come ha annunciato per il
nuovo Piano e rispondere alle indicazioni
espresse dal presidente Pittella nella lettera
a lui inviata per “rinnovare, innovare e modernizzare” l’agricoltura non può non iniziare dal mettere mano all’azienda che dovrebbe erogare agli agricoltori i fondi comunitari, l’Arbea, sia pure declassata da tempo
a sportello dell’Agea».
E’ quanto sostiene Filippo Massaro che ha
tenuto un incontro del Csail-Indignati con
agricoltori ed allevatori della Val d’Agri e del
Sauro, da anni impegnati in azioni di protesta contro le lungaggini burocratiche
e i comportamenti persecutori del management Arbea che si è succeduto
dal 2008 ad oggi. Un comportamento
–è stato sostenuto nell’incontro –non
più tollerabile ed inconciliabile con la
rivoluzione che intende attuare Pittella.
«Sono certo - dice Filippo Massaro che il neo Assessore non ha ancora una
conoscenza completa dell’Arbea - ( carrozzone politico mangia-soldi ) - e delle spese del
Michele Ottati
personale sostenute».
Melfi: anniversario di San Sebastiano
III festa regionale della polizia locale
Da Tricarico a San Mauro Forte e Satriano
«Rilanciare il pacchetto “carnevale lucano”»
Lacorazza scrive ai lucani nel mondo
«Serve un lavoro per tutti in Basilicata»
IN occasione della ricorrenza di San Sebastiano,
si terrà oggi a Melfi la Terza Festa Regionale della
Polizia Locale. Alle 10:30 sarà celebrata una messa nella cattedrale, alla quale
parteciperanno gli ufficiali e
gli agenti dei Corpi di tutta la
Basilicata, a cui seguirà una
cerimonia istituzionale nel
Palazzo Vescovile. Interverranno il sindaco Livio Valvano, Emilio Libutti dirigente
dell’Ufficio Autonomie Locali della Regione, i prefetti di
Potenza e Matera Rosaria Cicala e Luigi Pizzi, i presidenti delle province di Potenza e Matera Piero Lacorazza e Franco Stella, il
presidente della Regione Marcello Pittella e il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico.
RILANCIARE il “pacchetto vacanza Carnevale
lucano”. E’ quanto sostiene Giuliano Scavetta,
consulente del Centro Studi Turistici Thalia.
«Per chi, tra i più piacevoli
ricordi dell’infanzia a San
Mauro Forte, ha ben impresse le immagini della sagra
dei Campanacci, pensare a
pacchetti turistici per i più
noti eventi del Carnevale lucano come pure quelli Tricarico e di Satriano di Lucania
(...) più che un impegno professionale». Spiega Scavetta,
per cui bisogna «fare rete innanzitutto per costruire intorno agli eventi occasioni di visita a
paesi-presepe, beni culturali e storici, per gustare i piatti della cucina contadina-povera».
«LE istituzioni pubbliche si impegnino senza
retorica a determinare le condizioni perché le
ragazze e i ragazzi lucani possano trovare qui
in Basilicata un lavoro e un
futuro». Lo ha scritto il presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza alle
associazioni presenti in tutto il pianeta. «La principale
istituzione della Basilicata spiega Lacorazza - deve essere in grado di mantenere
e di rafforzare il legame fra
le tante piccole e grandi Basilicate presenti in ogni angolo del mondo (...)
E’ anche così che si rafforza l’identità di un popolo che quando è stato unito ha scritto pagine
importanti della sua storia».
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POTENZA
Lunedì 20 gennaio 2014
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L’appello di Molinari al nuovo consiglio regionale: «Boccata d’ossigeno per l’economia»
La Tangenziale si deve fare
Doveva collegare Potenza ovest a Poggio Tre Galli: poi i fondi spostati per l’Oraziana
ERA stata prevista per decongestionare il traffico cittadino. Poi, però, di
fronte a un’altra emergenza, i fondi
erano stati spostati da una parte all’altra. E così della tangenziale che doveva collegare l’entrata di Potenza ovest
con rione Poggio Tre Galli, si era
smesso di parlare.
Ma ora le condizioni sono cambiate:
in consiglio regionale siedono infatti
l’attuale sindaco e il presidente della
Provincia di Potenza. Così il consigliere comunale Giuseppe Molinari ricorda ai nuovi eletti quella che è una questione dimenticata, ma che merita
particolare attenzione. «Il finanziamento - spiega Molinari - è stato spostato in favore del completamento della strada “Oraziana”. Vista l’urgenza
con la quale servivano le risorse da destinare alla strada provinciale in costruzione da anni, il Comune di Potenza accettò a patto che in futuro gli venissero restituiti i fondi per attuare il
collegamento che potrebbe alleggerire di non poco il traffico in città evitando agli autoveicoli l’attraversamento
di altre strade necessarie per arrivare
agli uffici della Regione o alle numerose scuole presenti nella zona di Poggio tre Galli».
La speranza è che ora «ci sia da parte
di Lacorazza e Santarsiero un impegno per individuare nuove risorse da
destinare alla tangenziale la cui costruzione potrebbe non solo migliorare la viabilità e gli spostamenti di chi
entra o esce dalla città di Potenza ma
darebbe anche una boccata di ossigeno al settore delle costruzioni quasi al
collasso nel capoluogo di regione come in altri comuni lucani. Era il 2007
quando si concordò di sottrarre le risorse destinate alla tangenziale per il
completamento del quarto lotto del
tratto Rionero-Venosa. Lo scorso mese di giugno la Provincia ha stanziato
una somma considerevole per migliorare la viabilità nel potentino dimenti-
u LAVORI E INCIDENTI t
L’uscita Potenza ovest. Tutte le foto sono di Andrea Mattiacci
SULLA MINI IMU
Pace come il “Mago Scordino”
LEGGO il comunicato dell’assessore alle Finanze, Federico Pace, il Mago Merlino
del Bilancio al Comune di Potenza, che annuncia ai cittadini di Potenza che, si dovranno pagare la mini Imu entro il prossimo 24 gennaio, ma che in ogni caso la somma pagata verrà rimborsata quale maggiore detrazione complessiva sulla Tasi
2014. Eppure lo stesso assessore e la stessa giunta avevano dato garanzie, in Commissione e in Consiglio, che l’aumento dell’aliquota dell’Imu, da loro proposta, non
avrebbe mai comportato un aumento della tassazione a scapito dei cittadini, ma doveva solo servire ad aumentare i trasferimenti statali.
Evidentemente al nostro assessore è venuta meno la memoria e l’impegno preso,
ed ecco che il nostro Mago, come per incanto, decide detrazioni e sconti per il futuro,
tanto cambia sindaco, cambia giunta e cambia finanche consiglio comunale. Vuoi
vedere che cambia anche il Mago? Da Mago Merlino a Mago Scordino!
Salvatore Lacerra consigliere Mpa
cando di sfruttare la disponibilità di finanziamenti anche per onorare l’impegno preso con il Comune di Potenza».
Certo ora «bisognerà rivalutare il
costo complessivo dell’opera e ricalcolare le risorse economiche necessarie
alla sua realizzazione ma nel frattempo si dovrebbe ricominciare a parlarne
cercando le possibili fonti ed occasioni
di finanziamento. Più volte sono state
fatte promesse anche da parte della
Regione Basilicata. Promesse, però,
ancora non concretizzate».
TANTA pioggia è caduta ieri
in tutta la provincia di Potenza. Ed è probabilmente a causa del maltempo che ieri mattina sulla A3, all’altezza di
Lagonegro, un camion che
trasportava frutta e verdura
è uscito fuori strada. Ferito
Incontro al seminario minore. Presentato il libro di Casadei, “Il sangue dell’agnello”
Nei luoghi dove i cristiani vengono massacrati
TURCHIA, Iraq, Egitto, Libano e
Siria, cosa si cova dietro le persecuzioni ai cristiani? E’ stato questo il tema dell’incontro-dibattito
svoltosi presso la sala Conferenze
del Seminario minore di Potenza e
organizzato
dall’associazione
Carlo Alianello.
Il dibattito ha visto la presenza
di Michele Prestera, presidente
dell’associazione, di Rodrigo Ottavio, componente della medesima
associazione e del giornalista Roberto Casadei, nato a Forlì ma trasferitosi ben presto a Milano. L’incontro ha costituito l’occasione
per presentare l’ultima fatica letteraria di Casadei dal titolo: “Il
sangue dell’agnello”, un vero e
proprio reportage fra i cristiani
perseguitati in Medio Oriente.
Storie di cristiani uccisi, perseguitati e massacrati dalla violenza degli islamici. Storie vere come quella vissuta in Turchia tre settimane
dopo la storica visita di Papa Benedetto XVI. Ebbene Casadei ha fatto
il punto della situazione dopo i
massacri, gli eccidi dei cristiani in
Libano, Egitto, Siria, Iraq e Yemen, paesi alle prese con regimi
totalitari e militari.
«La primavera araba ha nel complesso fallito. Solo in Tunisia vi è
una discussione sul rapporto tra
Cristiani e Islamici. In Egitto esiste ancora il post-mubarakismo,
in Yemen, Siria e Libano i cristiani
vengono torturati con spietata
crudeltà». Ebbene proprio i cattolici costituiscono uno spartiacque
tra i sunniti e gli sciiti che da tempo combattono una guerra di reli-
gione nel medio oriente. L’opera di
Casadei viene ampliata dall’ultima intervista all’arcivescovo di
Mosul, prima del rapimento che
gli costò la vita, dalle testimonianze dei cristiani iracheni che fuggono rapimenti, stupri e uccisioni. Il
volume presentato costituisce
una sorta di rivisitazione storica
in termini nefasti delle persecuzioni verso i cristiani. Da un lato
l’Islam, dall’altro il cattolicesimo,
così compromesso, così duramente colpito. Rodolfo Casadei è inviato speciale del settimanale Tempi.
Ha svolto reportage in Africa, Medio Oriente, Balani. Nel 2005 gli è
stato assegnato il premio giornalistico dell’Ucsi nella sezione il “Genio della donna”. Fondamentale
per lo svolgimento della tavola rotonda il contributo offerto da Don
Mimmo Florio e don Vito Telesca.
Francesco Menonna
NODO COMPLESSO DEL GALLITELLO
Becce: «Ma i lavori quando finiranno davvero?»
Cantiere aperto
«ANZICHE’ incensare e raccontare
la storia dell’opera può dire con esattezza quando termineranno i lavori?
Così il consigliere del centrodestra,
Nicola Becce, rivolgendosi al capogruppo del Pd, Giampaolo Carretta
che, nei giorni scorsi aveva elogiato
il lavoro dell’amministrazione comunale proprio sul Nodo complesso. «Invece di ribadire concetti vecchi e ormai caduti nel dimenticatoio -
dice Becce - il consigliere Carretta dica ai suoi concittadini quando potranno finalmente evitare code assurde nei pressi del passaggio a livello. Sarebbe questa una vera notizia e non la solita litania dei tempi
tecnici e burocratici, dello stucchevole “prima possibile” e del ricorso
alle strumentalizzazioni con annesso interesse del bene comune cittadino».
l’autista del mezzo, che è stato prima portato all’ospedale
di Lagonegro, poi ricoverato
al San Carlo di Potenza. Non
sarebbe in gravi condizioni.
Intanto all’altezza di Potenza
centro effettuati lavori di pulizia del verde.
Differenziamoci
per ridurre
anche le tasse
STAMATTINA alle 10, presso la
sede di Confcommercio in contrada Riofreddo a Potenza, avrà luogo
un incontro pubblico in cui saranno illustrati i dettagli della convenzione e le modalità di attuazione al
protocollo di adesione al progetto:
“Comuni virtuosi” e “Noi ci differenziamo”, firmata da Anci Basilicata, Confcommercio Potenza e la
Società Green Service Società Cooperativa. L’obiettivo dell’iniziativa
è quello di incentivare, promuovere e sostenere la raccolta differenziata, per ridurre i costi di gestione
dei rifiuti solidi urbani e il tributo
della Tares alle imprese e alle famiglie. Interverranno all’incontro
odierno i sindaci della regione, i
presidenti delle Province di Potenza e Matera, gli assessori provinciali all’Ambiente, il presidente
della Regione Basilicata, Marcello
Pittella, l’assessore all’Ambiente
della Regione Basilicata Aldo Berlinguer, i presidenti delle camere
di Commercio di Potenza e Matera,
Pasquale Lamorte e Angelo Tortorelli e i presidenti delle associazioni datoriali e dei consumatori.
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Potenza e provincia
Lunedì 20 gennaio 2014
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GINESTRA Incontro per discutere degli aumenti. In alcuni casi cifre anche triplicate
Tares, la rabbia dei cittadini
Il Comitato annuncia denunce anche alla Corte dei conti: spese incomprensibili
GINESTRA - Lo scorso 18 gennaio nel piccolo centro arbereshe c’è stato un incontro sulla
Tares, la tassa dei rifiuti urbani,
del Comitato cittadino.
L’incontro è scaturito in seguito a un aumento, ritenuto
spropositato, di questa tassa.
Infatti, le famiglie hanno ricevuto il bollettino del pagamento
(dilazionato in tre rate a dicembre 2013, gennaio e febbraio
2014), pochi giorni prima di Natale, per un importo raddoppiato e in molti casi triplicato, rispetto agli anni precedenti.
Nell’incontro chiarificatore tra
amministratori e cittadini dello
scorso 7 gennaio, sono stati
spiegati i motivi di questo aumento dalla segretaria comunale Musacchio: «non abbiamo fatto altro che applicare il decreto
su questa nuova tassa. Siamo
andati anche sotto il minimo
previsto dalla legge. L’ultimo
decreto sui rifiuti urbani ci ha
imposto di portarlo al 100%. La
Tares comprende delle voci nuove, come il criterio di evasione e
lo 0,30 da versare allo Stato. Se
abbiamo fatto degli errori, siamo disposti a correggere, l’ufficio ragioneria è a disposizione».
Questa risposta non ha convinto il Comitato cittadino che
ha deciso di incontrarsi nell’ex
sede comunale.
Dopo l’illustrazione del consigliere comunale di minoranza,
Massimo Summa del Pd (da ricordare che l’amministrazione
comunale è retta da un sindaco,
anche lui, del Pd) sui dati della
Tares, la decisione finale è stata
questa: «chiedere un consiglio
comunale pubblico per avere
I cittadini di Ginestra in un incontro precedente
MINI IMU
Per i proprietari di casa è il caos
POTENZA - E’ il caos: così il
presidente della Confedilizia
Basilicata, Francesco Genzano relativamente alla situazione creata dalla cosiddetta Mini
Imu.
«La concertazione municipale, che questo governo ha
scoperto in sostituzione della
concertazione sindacale, ha
portato al caos dei calcoli sulle
imposte da pagare e sulle relative scadenze: un caos che i
proprietari di casa non sono
più disposti a sopportare.
L’esperienza delle nostre sedi
locali, ove migliaia di persone
hanno cominciato a chiedere i
conteggi della mini Imu, desta
viva preoccupazione. Registriamo che i proprietari, specie i piccoli proprietari, hanno
un impatto devastante coi conteggi sul piano economico e sul
piano psicologico dato che si
tratta di un’imposta che non si
aspettavano e che anzi era stato promesso che non avrebbero
pagato. Il fatto poi che questa
imposta imprevista si assommerà alla Tasi e cioè ad un’Imubis nonché ad un ulteriore aggravio “promesso” dal governo per le prossime settimane a
proposito della Tasi crea sconcerto così come il fatto che la
mini-Imu si paghi in alcuni Comuni e non in altri, a capriccio
dei singoli sindaci e di una manovra furbesca che è fallita ma
che finiscono per pagare come
al solito i contribuenti, che non
ne hanno peraltro alcuna responsabilità. La richiesta generale è quella di una rivisitazione completa di una tassazione così pasticciata e così ripetutamente pesante».
spiegazioni e documentazione
relative alle spese inserite nella
voce di bilancio Tares, poi di fare
denuncia a nome del comitato
alla Corte dei Conti perché sembra che ci siano voci, nella tassa
da pagare, di spese presunte come il lavaggio strade comunali
ed acquisto attrezzature per una
spesa di tremiladuento euro;
una spesa di tremila euro per invio bollettini ed eventuali reclami; leasing per la installazione
di un’isola ecologica e di acquisto macchinari (non ancora entrata in funzione!) con tre rate
già pagate (l’ultima inserita nella voce Tares); il 30% delle agevolazioni previste per chi ha la
compostiera o chi vive da solo,
sono entrate nella voce Tares:
spesa per tutti».
Contestato, in questo incontro anche il mancato invio del
bollettino Tares all’azienda che
ha rilevato l’ex Arquat, sembra
per una somma di 40 mila euro!
Tutte le spese della voce Tares
ammontano a 111 mila euro, invece le cartelle inviate ai contribuenti riportano una spesa di oltre 125 mila euro.
Un cittadino, Pompa ha detto:
«fare direttamente la denuncia ,
perchè da quando facciamo la
differenziata, non ci sono vantaggi per i cittadini».
Nicola Grieco, uno dei promotori di questa protesta, è stato
chiaro: «siamo rimasti in pochi,
ma andremo avanti fino alla fine».
Staremo a vedere se il sindaco
convocherà questo consiglio comunale per chiarire i dubbi di
questo comitato cittadino.
l. z.
LAGONEGRO Sponsorizzazione di Vito Santarsiero
Turismo, si punta al titolo
di “Borgo più bello d’Italia”
LAGONEGRO - Si è tenuto
sabato scorso, presso la sala
consiliare del Comune di
Lagonegro, un incontro
promosso dall’assessore al
Turismo Mimmo Camardo
cui ha partecipato il presidente dell’associazione regionale dell’Anci, Vito Santarsiero, che è anche sindaco di Potenza e consigliere
regionale, per promuovere
la candidatura di Lagonegro al concorso nazionale
per l’elezione del “Borgo più
bello d’Italia”.
«Insieme all’amministrazione comunale tutta - afferma Camardo - stiamo sostenendo questa iniziativa
avvalendoci della sponsorizzazione dell’amico Vito
Santarsiero; approveremo
a breve una specifica delibera di consiglio e siamo già
stati a Roma per la certificazione di tutti i requisiti necessari: i centri storici ad
esempio non devono superare un tetto massimo di
2000 abitanti e a Lagonegro ne abbiamo 392, da Casal Parisi al Castello».
Per il primo cittadino di
Potenza si tratta di «un progetto tutto teso a valorizzare il borgo antico che rappresenta un elemento forte
di identità e di memoria storica, ma anche una opportunità turistica e promozionale per un territorio di
estrema bellezza. Io credo continua Santarsiero - che
questo sia un settore strategico su cui investire per valorizzare la nostra Lucania
che vive dei suoi 131 comuni, per valorizzare la nostra
storia e creare opportunità
di sviluppo locale. Bisogna
sostenere percorsi di crescita che esaltino tutte le risorse a disposizione, quelle
storiche, artistiche, ambientali e culturali ed innestare a tal fine dei processi
virtuosi di collaborazione
politica, istituzionale, associativa, sindacale e finanziaria».
Fabio Falabella
VENOSA- Presentato nella Sala del
Trono del Castello Pirro del Balzo di
Venosa il volume di Pasquale Locuratolo “La Speranza oltre il reticolato” (Albatros Editore).
Con questa iniziativa il Comune e
l’Iiss “Quinto Orazio Flacco” di Venosa hanno presentato alle giovani
generazioni un testimone, che ha
vissuto sulla propria pelle le atrocità della guerra. Obiettivo della manifestazione: comprendere il valore
della pace. Il libro, infatti, racconta,
nella forma del diario, le durissime
condizioni di vita dei prigionieri nei
campi di lavoro. Pasquale Locuratolo, infatti, all’età di 20 anni si era arruolato come volontario di guerra, e
da soldato semplice per mettersi al
servizio della Patria.
«Abbiamo voluto rendere omaggio a Pasquale Locuratolo che, prima di noi, ha svolto le funzioni di
Commissario straordinario in que-
Lagonegro
Pasquale Locuratolo,
un esempio per i giovani
sta città, assicurando la presenza
dello Stato sul territorio in periodi
difficili della vita democratica» - ha
detto in apertura di lavori Rosa Correale, commissario straordinario
Comune Venosa.
«Locuratolo è un uomo dello Stato, che ha sopportato ingiustizie e
sacrifici come prigioniero militare ha aggiunto Rosaria Cicala, prefetto Potenza - Speriamo nel contributo dei giovani per la difesa della dignità della persona e per contrastare ogni forma di emarginazione».
«C’è il rischio che si perda la fiducia
nell’uomo - ha sottolineato Mimma
Carlomagno, dirigente Scolastico
Iiss “Q.Orazio Flacco” - ricordare le
atrocità della guerra significa favorire la crescita della “umanitas” nei
giovani». La domanda è stata fatta
direttamente e con chiarezza ai relatori dai giovani: perché dovremmo
sperare? Dove troviamo la speranza? «Dobbiamo ricercarla prima di
tutto in noi stessi, con atti di responsabilità che creano un nuovo clima
di fiducia; bisogna favorire la maturazione della comunità: occorre che
le Istituzioni sappiano emendarsi
degli errori commessi», ha risposto
Filippo Bubbico, vice ministro Interni. «Dobbiamo saper ricostruire ha continuato - salvaguardando
BREVI
PIETRAGALLA
Opere pubbliche
non cominciate
DUE interrogazioni sono state
presentate dal gruppo consiliare Vivere Pietragalla in merito
alle opere pubbliche iniziate e
non ancora portate a termine
dell’amministrazione comunale. La prima interrogazione riguarda i lavori di recupero e valorizzazione del Parco Urbano
dei Palmenti. I lavori, per un
importo
contrattuale
di
507.417,38 euro dovevano essere conclusi entro il 10 maggio 2012. «Purtroppo - scrive
Valentino Pepe - sono ormai
più di tre anni che il caratteristico insediamento produttivo
rurale storico non è fruibile ai
turisti e ai cittadini di Pietragalla e in preda al più completo
degrado». La seconda interrogazione riguarda invece lo stato dei lavori dei nuovi spogliatoi per il campo sportivo comunale, finanziati con il Programma Operativo Fers Basilicata
2007/2013 per un importo pari
a 245.000 euro: i lavori dovevano essere terminati entro il 14
dicembre del 2012.
POTENZA
Danneggiata
la panchina di Fanì
HA avuto vita breve la panchina restituita alla città lo scorso
18 ottobre dal poeta Fanì e Michele Calabrese. Nei giorni
scorsi, infatti, ignoti l’hanno
danneggiata, spezzando una
parte della seduta in legno. «Ne
siamo davvero amareggiati hanno detto Fanì e Calabrese non sappiamo se le attività
commerciali dei dintorni si siano accorti di questo atto vandalico o se abbiano visto o sentito
qualcosa. Sappiamo soltanto
che a Potenza, spesso è inutile
fare tutti gli sforzi necessari
per rendere la città più accogliente». Nei giorni scorsi, inoltre, Fanì ha sistemato a proprie
spese (27 euro) la segnaletica di
rallentamento e il limite di velocità in via Vaccaro: «un dono
per la Befana al sindaco che - ha
detto - speriamo possa fare molto meglio per il prossimo incarico istituzionale».
quanto di positivo abbiamo».
Una figura come quella di Pasquale Locuratolo può svolgere sicuramente la funzione di modello
per le giovani generazioni: «Ideali,
fede, elevatissimo senso civico e di
responsabilità, altruismo, sono stati i valori fondanti dell’anima della
generazione di mio padre, dei nostri
padri, dei vostri nonni - ha sintetizzato commosso Francesco Locuratolo, figlio di Pasquale - La vita di un
uomo che si è speso con abnegazione
per gli altri, per il sociale, che ha vissuto tutto il suo tempo nell’intrepretare e nell’attuare una dimensione
altruistica: come poter rendere un
servizio al prossimo». Sono intervenuti nel dibattito anche Antonio
D’Andria, Università Basilicata;
mons. Rocco Talucci, vescovo emerito Brindisi-Ostuni, Maria Luisa
Locuratolo, figlia dell’Autore.
Giuseppe Orlando
RASSEGNASTAMPA
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Lunedì 20 gennaio 2014
www.ilquotidianoweb.it
42
REDAZIONE: piazza Mulino,15
75100 Matera
Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466
MATERA
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«In tutte le città d’Italia basta pagare il doppio ticket, solo qui si usa questo metodo»
«Parcheggi blu, multe ingiuste»
Il consigliere Paterino riprende la questione delle sanzioni per ritardi nel pagamento
NON si placa la polemica in città per
le continue multe agli automobilisti,
che posteggiano tra le strisce blu. A
volte, come accaduto nei gironi scorsi, basta una sosta senza tagliando
di pochi minuti per vedersi la contestazione su parabrezza. Segno che
c’è un’assurda tolleranza zero.
La questione è stata sollevata anche sull’eventuale ritardo nel recupero dell’auto, che viene spesso immediatamente sanzionato. Il consigliere comunale Michele Paterino,
evidenzia in una nota che «la contravvenzione al CdS (Codice della
strada) per i cittadini che, avendo pagato il ticket del parcheggio a pagamento a Matera non facciano in tempo ad estenderne la durata, è ormai
diventata insostenibile e richiede
un’immediata iniziativa perché è un
atto di palese illegalità oltre che di
accanimento nei confronti degli automobilisti».
Paterino, in rappresentanza di
Italia dei Valori, rilancia la battaglia
contro l’Amministrazione comunale, già ingaggiata da tempo in Consiglio.
«E’ sin troppo evidente –aggiunge– che si tratta di uno strumento
fortemente vessatorio nei confronti
degli automobilisti, finalizzato solo
a fare cassa, tenuto conto che troppo
spesso accade che la presunta sanzione al CdS non viene notificata direttamente al cittadino ma con ulteriori spese di notifica aggiuntive
pur in presenza di altre possibilità di
notifica decisamente meno onerose
per il cittadino. Noi continuiamo a
sostenere, sulla base di esperienze
consolidate in tantissime città tra le
quali la città di Potenza, che in caso
di ticket scaduto è possibile semplicemente chiedere l’integrazione al
pagamento del parcheggio nella misura del doppio o, come si faceva in
precedenza, per l’intera durata
dell’orario di parcheggio a pagamento. Purtroppo, nel Paese delle
differenti e divergenti interpretazioni di norme e cavilli da parte
AMBIENTE
Iniziative
del Comitato
per il No
inceneritore
Parcheggi a pagamento in centro e Michele Paterino
dell’Amministrazione comunale di la funzione giuridica di erogare conMatera si sostiene che è possibile a travvenzioni al CdS e pertanto comchi dovrebbe pagare 70 centesimi mette un’illegalità sostituendosi ad
elevare multe per decine di migliaia agenti di Polizia municipale, Polidi euro, proprio come in caso di di- zia, carabinieri. E’ un problema che
vieto di sosta indicato da segnale e non riguarda solo i materani, ma ancome tale, da sempre, sanzionato dal che i turisti che in troppi casi invece
CdS. A nulla è valso sinodella bella cartolina rira –continua Paterino–
cordo della visita alla citrichiamarsi a numerose
tà dei Sassi si vedono resentenze dei giudici di
capitare la contravvenpace in tutta Italia che
zione salata che scoragcontrastano con questa
gia ogni eventuale desiinterpretazione e tanto
derio di ritornare. Sono
meno l’emendamento suconvinto che non si potrà
gli indirizzi che abbiamo
non tener conto delle invotato in numerosi in consiglio co- dicazioni che sono state date dal
munale. Dunque, per risolvere una Consiglio comunale oltre che delle
volta per tutte il problema, non resta proteste continue. Altrimenti l’Amche modificare il regolamento co- ministrazione si prepari a frontegmunale e di conseguenza la conven- giare una valanga di ricorsi che pozione del contratto che affida a con- trebbero comportare poi non pochi
cessionari la gestione delle aree di problemi con relative spese».
[email protected]
parcheggio, il cui personale non ha
«Ci si prepari
a una valanga
di ricorsi»
TRICARICO Rimando al Quotidiano
A MONTESCAGLIOSO
La Pro loco riempie la città
sfidando il dramma della frana
LA giornata di domenica 12
gennaio ha visto la chiusura delle attività della Pro loco Montescaglioso organizzate nel periodo natalizio: dal laboratorio di
dolci tipici, all’addobbo di piazza
San Giovanni con lavori di alcune classi dell’Istituto comprensivo, curate da Valentina Fortunato e Marima De Pace, al concorso “Natale in vetrina” alla
“storica pettolata” giunta ormai
alla XXIX edizione tenutasi domenica 22 dicembre 2013, che
ha riscosso un grande successo
di presenze.
Nella mattinata, presso la Sala
giunta del municipio, si è tenuta
la premiazione del concorso
“L’arte del presepe” II edizione.
Tra i presepi in gara è risultato
vincitore quello di Emauele David, secondo classificato Miche-
La Pro loco di Montescaglioso
le Direnzo e il terzo Antonietta
Ditaranto. «Un ringraziamento va fatto a tutti i partecipanti al
concorso -fanno sapere gli organizzatori- nonostante il periodo
che la comunità sta vivendo per
l’alluvione e la frana». Alla premiazione era presente l’assessore Pietro Avena che ha espresso
parole di incoraggiamento a
continuare, a fare meglio e a
mantenere vive per il prossimo
anno le tradizioni. La cerimonia
si è conclusa con il battesimo di
Gesù Bambino alla grotta realizzata in Piazza San Giovanni Battista dalla Pro loco.
Il presidente dell’associazione, Nicola Franco, ha ringraziato vivamente la giuria composta
da Padre Andrea del locale Convento dei Cappuccini, i professori Antonella Stigliano ed Enzo
Sansone, il consigliere Angelo
Carruozzolo, la segretaria Annamaria Ditaranto e tutti coloro
che hanno collaborato alla realizzazione delle manifestazioni.
La Pro loco intende valorizzare il
territorio e promuovere i talenti
e l’immagine di Montescaglioso.
Il caso delle firme
alle scorse Comunali
postato su Libero.it
IL servizio pubblicato ieri sulle pagine di Primo piano del Quotidiano della Basilicata è stato postato dal popolare portale nazionale Libero.it, contribuendo ad accendere anche i riflettori del Paese sul caso del futuro amministrativo della cittadina di Tricarico. Domani,
infatti, il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla presunta illegittimità nella convalida delle
firme per due liste alle passate comunali. Un
caso che potrebbe invalidare il voto.
IL Comitato “No-inceneritore - Mento sul
cemento”, costituitosi
nei mesi scorsi e che
continua a raccogliere sempre più adesioni di associazioni e comuni cittadini, aveva
già inoltrato il 15 luglio scorso al competente ufficio regionale le proprie osservazioni ostative al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), rimaste
però senza risposta.
«Così come nessun
esito -spiegano- ha
avuto la richiesta inviata il mese scorso al
sindaco di Matera,
Salvatore Adduce, per
la
convocazione
dell’apposita conferenza di servizi, obbligatoriamente prevista dalla legge nel caso
di
rilascio
dell’Aia».
Così il comitato ora
passa all’azione. Come già preannunciato, il prossimo 22 gennaio alle ore 18 nellla
sala consiliare della
Provincia si terrà, infatti, il convegno
“Bruciare rifiuti fa
male…da
morire?”
con l’intervento del
dottor Agostino Di
Ciaula, dirigente medico dell’Asl Bat e presidente della sezione
pugliese dell'Associazione Internazionale
Medici per l'ambiente,
autore di numerose
pubblicazioni nazionali e internazionali
sul tema: «Sarò a Matera per spiegare perché i rifiuti non devono essere bruciati nei
cementifici né altrove
- dice - e quanta ipocrisia ci sia intorno a
questo nuovo business».
Intanto, nei prossimi giorni, partirà la
petizione
popolare
promossa dallo stesso
comitato No-Inceneritore, secondo quanto
previsto dallo statuto
comunale, con la raccolta firme a un banchetto in piazza Vittorio Veneto in tutti i fine settimana, contestualmente alla petizione on line sul sito
www.change.org.
[email protected]
RASSEGNASTAMPA
II I POTENZA CITTÀ
POTENZA CITTÀ
Lunedì 20 gennaio 2014
TERRITORI CONNESSI
SERVIZI E INNOVAZIONE
CONNESSIONE
Connessione a internet in banda larga
basata su tecnologia wireless con
connessioni aperte e a costi vantaggiosi
Avigliano ha fatto «rete»
internet per case e scuole
Tutti on line, servizi gratis nei luoghi pubblici, video-sorveglianza
LUCANI E
TERRITORI
A sinistra: una
veduta di
Avigliano,
comune che
sarà servito
con la
diffusione della
rete negli spazi
privati e
pubblici.
Sopra: il neo
presidente del
Consiglio
regionale, Piero
Lacorazza, che
ha scritto ai
lucani nel
mondo.
Soprattutto a
ragazze e
ragazzi
SANDRA GUGLIELMI
l AVIGLIANO. La connessione ad internet
in banda larga basata su tecnologia wireless
con connessioni aperte in una serie di luoghi
di aggregazione e socializzazione con l’opportunità di usufruirne, a prezzi estremamente vantaggiosi, per tutti i cittadini, i professionisti e le imprese residenti nel territorio, nonché l’attivazione di un sistema di
videosorveglianza collegato alla stessa rete. È
in fase di attivazione nella cittadina il nuovo
servizio che permetterà a tutti gli aviglianesi
residenti nell’intero e vasto territorio comunale, incluse le zone non ancora raggiunte
dalla connettività adsl, di avere a disposizione
una connessione ad internet affidabile, veloce, sicura e a prezzi davvero competitivi.
Ciò è stato reso possibile grazie alla convenzione stipulata tra il comune e la ditta Metis.
«Attraverso tale progetto – spiegano il sindaco Vito Summa e l’assessore alle innovazioni tecnologiche Vito Lucia - l’Amministrazione, che ha messo a disposizione i siti per i
ponti e le attrezzature di trasmissione radio,
intende favorire il superamento del divario
digitale sul territorio comunale ed offrire
l’opportunità a famiglie ed imprese di accedere alla rete attraverso un servizio innovativo e conveniente». «Metis – continuano
- si è impegnata ad offrire a cittadini, professionisti ed imprese condizioni economiche
vantaggiose rispetto ai principali operatori
presenti sul mercato, garantendo ulteriori
benefici gratuiti per l’intera comunità aviglianese: sono state collegate a banda larga
tutte le scuole del comune e gli Internet Social
Point; verranno installati hot-spot (connessioni aperte al pubblico) nei principali luoghi
di aggregazione e socializzazione (Viale Verrastro, Piazza Gianturco, Monastero S. Maria
degli Angeli, Stazione Fal, Piazza Federico II,
Piazza Troisi, Sant’Angelo); sono state collegate le sedi comunali distaccate con la sede
centrale; è in fase di installazione un sistema
di video-sorveglianza che utilizzerà la rete
wireless per il relativo collegamento».
Le tariffe, espressamente riservate ai residenti e a coloro che operano nel Comune di
Avigliano, riguardano l’attivazione (contri-
INTESA
Il progetto è stato reso possibile
dall’intesa stipulata fra il Comune
aviglianese e la ditta Metis
buto una-tantum) dell’importo di 150 euro e la
connessione internet con un canone annuo di
100 euro. Fino al 31 gennaio, tuttavia, sarà
possibile richiedere l’attivazione con uno
sconto del 50% sul costo di attivazione per i
clienti Home Small (2Mbit/s) e quindi un
costo di attivazione di 75,00 ed attivare il
profilo Home Medium (4 Mbit/s) ad un costo
di attivazione di 125 euro, col canone annuo
sempre di 100 euro. «La nostra adsl – spiega la
Metis - sfrutta la tecnologia wireless che consente la propagazione via radio delle frequenze adatte alla connettività a banda larga ed
offre notevoli vantaggi sia economici che di
performance».
«Il servizio offerto – continuano - viene
realizzato attraverso un sistema di ponti radio che, via etere, trasporta la banda larga dai
comuni già serviti a quelli da coprire. L’utente che aderirà al servizio dovrà far eseguire da
nostri tecnici, presso la sua abitazione o ufficio, l’installazione e la configurazione
dell’antenna Metis, un Router da esterno, di
piccole dimensioni, che va installato in visibilità ottica con l’antenna principale di erogazione ed è alimentato dallo stesso cavo di
rete (Power Over Ethernet). Il tutto in modo
semplice e veloce».
LEGAMBIENTE UNA LEGGE REGIONALE PROPOSTA DA LEGAMBIENTE E ALTRI VOLONTARI
I custodi del territorio
per salvare anche i suoli
l «Costituire un tavolo di confronto
permanente per elaborare una proposta di legge regionale atta a contrastare il consumo di suolo in Basilicata e pensare a strumenti di partecipazione attiva che consentano al
cittadino in prima persona di farsi
custode del suolo bene comune».
È quanto è emerso dall’incontro tra
le organizzazioni di volontariato «Il
ruolo dei cittadini per
la custodia del territorio» nell’ambito del
progetto
«Volontari
naturalmente in rete»,
promosso dalla rete di
volontariato composta
da Servizio vigilanza
ambientale
Legambiente Potenza, Circolo Legambiente Val d’Agri, Circolo
Legambiente di Montalbano Jonico,
Basilicata ambiente cultura opportunità, Legambiente Basilicata Onlus e
Comune di Sasso di Castalda e sostenuto da Fondazione con il Sud.
Si tratta di immaginare un salto
culturale che parte dalla responsabilizzazione dei cittadini che decidono
di intendere il «bene pubblico» come
qualcosa da tutelare perché «è anche
mio». E non da ignorare «perché non
appartiene a nessuno».
Le proposte sono il frutto del confronto partito dai risultati di una ricerca sul consumo di suolo in Basilicata, illustrati da Anna Abate e
Antonio Bellotti, del Dipartimento
Ambiente e Territorio della Regione
Basilicata.
La Basilicata, insieme a Molise e Valle
d’Aosta, presenta valori al di sotto del 2 per
cento per quanto riguarda la superficie
artificiale contro una
media italiana del 7,10
per cento. Ciò non significa che sia esente dal fenomeno del
consumo di suolo. Anzi.
Le conseguenze? Perdita di suolo
fertile, frammentazione del territorio,
riduzione della biodiversità, alterazioni del ciclo idrologico e modificazioni microclimatiche. Una situazione che necessita un intervento urgente di più definite politiche agricole,
REALTÀ A RISCHIO
Ricerca della situazione
lucana illustrata da Anna
Abate e Antonio Bellotti
TERRITORIO
L’associazione
Legambiente
protagonista,
con altri,
dell’iniziativa
della
custodia del
territorio da
salvaguardare
forestali, urbanistiche e paesaggistiche.
In questo contesto si inserisce l’iniziativa nazionale della Legambiente
«Custodia del Territorio»: un vero e
proprio contratto con Legambiente per
essere protagonisti di un’azione concreta di cura e manutenzione del territorio.
Possono diventare custodi: privati
cittadini, aziende, associazioni, Comuni ed enti pubblici. Per essere custodi
bisogna necessariamente essere proprietari di un terreno, compilare una
«Scheda di custodia» e sottoscrivere
una lettera di adesione a «Custodia del
territorio».
REGIONE OGGI GRUPPI E COMMISSIONI
Lacorazza ai giovani lucani
dispersi per il mondo: «Creare
lavoro e futuro anche qui»
l In attesa che oggi il Consiglio regionale insedi
gruppi e commissioni, il presidente dell’assemblea,
Piero Lacorazza, scrive alle associazioni dei lucani
nel mondo con i quali, dice, «va rafforzato il legame».
E poi: «Le istituzioni pubbliche si impegnino senza
retorica a determinare le condizioni perché le ragazze e i ragazzi lucani possano trovare qui in Basilicata un lavoro e un futuro».
Un affettuoso saluto «a tutte le lucane e a tutti i
lucani che vivono stabilmente in altre regioni italiane e in altri Paesi del mondo, e anche ai tanti
giovani che per motivi di studio e di lavoro si trovano
temporaneamente lontano dalla Basilicata». La Regione, «oltre ad approvare buone leggi e seri programmi per il futuro di questa terra, deve essere in
grado di mantenere e di rafforzare il legame fra le
tante piccole e grandi Basilicate presenti in ogni
angolo del mondo». E Lacorazza ricorda «la riconoscenza di intere comunità per le rimesse che i
protagonisti della prima e della seconda grande ondata migratoria hanno sempre assicurato ai loro
Comuni di provenienza, e che in momenti difficili
hanno consentito a molte famiglie di sopravvivere».
Una riconoscenza «ancora molto presente – aggiunge il presidente del Consiglio regionale - anche
nella società globale di oggi, in cui tanti giovani
partono nuovamente per trovare un lavoro e un
futuro altrove, o anche solo per conoscere il mondo e
acquisire nuove conoscenze». «Mi auguro che questi
giovani continuino a viaggiare e riescano ad ampliare il proprio bagaglio di esperienze – conclude
Lacorazza - ma allo stesso tempo spero che le istituzioni pubbliche si impegnino senza retorica a determinare le condizioni perché le ragazze e i ragazzi
lucani possano trovare qui in Basilicata un lavoro e
un futuro. E mi impegno a fare la mia parte. È anche
così che si rafforza l’identità di un popolo».
SINDACATO DOPO IL CASO SIDER E LA FIAMMATA DEL CENTRO OLII
«L’ambiente impone
controlli e trasparenza»
Summa (Cgil) alla Regione: urge uno scatto
l Ambiente sotto scacco: la
Cgil di Potenza chiede alla Regione un salto sul fronte controlli e garanzie. In merito alle
vicende della Sider Potenza e
della fiammata dei giorni scorsi presso il Centro Olio di Viggiano, la Camera del Lavoro
Cgil di Potenza ribadisce (dopo
la richiesta avanzata nei giorni
scorsi alla Regione Basilicata)
la necessità di un incontro affinché gli organi preposti al
controllo chiariscano l’impatto
di questi eventi sull’ambiente.
«Riteniamo necessario e urgente - ha sottolineato Angelo
Summa, segretario generale
Cgil di Potenza e componente
dell’Osservatorio ambientale
della Val D’Agri - convocare
quanto prima un incontro in
cui i componenti dell’Osservatorio facciano il punto della situazione attraverso l’analisi dei
dati di monitoraggio ed il loro
confronto con i livelli massimi
ammessi dalla normativa vigente».
«Come sindacato - ha aggiunto Summa - faremo la nostra
parte e terremo alta l’attenzione, verificando la chiarezza e la
trasparenza delle informazioni
fornite, per garantire l’effettiva
sicurezza ambientale delle comunità interessate da tali
preoccupanti eventi. Qualora
ritenessimo non esaustive le informazioni, o pericolosi i risultati del monitoraggio ambientale, saremo pronti alla mobilitazione per chiedere tutele per
i lavoratori e l’intera comunità».
«Non sono più tollerabili i ritardi dell’Asp - ha concluso
Summa - che non ha ancora dato attuazione alla delibera di
Giunta dell’aprile 2013 con cui è
stata ufficialmente istituita la
postazione del 118 nel Centro
Olio di Viggiano. Salute, ambiente e sicurezza non possono
aspettare, sono priorità assolute e irrinunciabili per una regione che vuole distinguersi
per efficienza e buon governo».
RASSEGNASTAMPA
POTENZA CITTÀ I III
Lunedì 20 gennaio 2014
SOS AMBIENTE
IL CASO ARPAB-FENICE
INQUINAMENTO E CONCORSI
Sono due i filoni dell’inchiesta: uno
sull’inquinamento prodotto da
Fenice e l’altro sui concorsi all’Arpab
Il «disastro» di Fenice
verso il verdetto Gup
Già oggi il giudice potrebbe andare in camera di consiglio
l «L’Arpab era un carrozzone politico finalizzato all’assunzione di persone controllate dalle filiere dei partiti, ha nascosto i dati dell’inquinamento dell’inceneritore Fenice di Melfi, permettendo il disastro ambientale
che ha colpito la falda acquifera».
Parole dure quelle usate in aula dal
pubblico ministero della Procura di
Potenza Salvatore Colella (che ora è in
forza alla Procura di Matera) quando
chiese il rinvio a giudizio per Vincenzo Sigillito, ex direttore dell’Arpab, del suo braccio destro Bruno
Bove e di altre 32 persone (uno di loro,
l’ex assessore regionale, poi consigliere del Pd, Erminio Restaino, ha chie-
sto di essere giudicato con il rito abbreviato). Oggi il gup del Tribunale di
Potenza Rossella Larocca potrebbe ritirarsi in camera di consiglio e decidere sulle posizioni degli accusati.
Secondo la Procura gli indagati
hanno nascosto l’inquinamento del
termodistruttore e quello della discarica di Pallareta a Potenza grazie alle
«coperture» di amici politici. In cambio c’erano le assunzioni e le convenzioni all’Arpab. «Vincenzo Sigillito, ex direttore dell’Arpab, i funzionari Bruno Bove, Claudio Dresda e
Ferruccio Frittella, e il responsabile
della società Tempor di Potenza Luigi
Montano, sono accusati di aver dato
.
INCHIESTA Il caso Arpab-Fenice verso il verdetto del Gup [foto Tony Vece]
vita a un sodalizio criminoso, rafforzato dal concorso esterno del consigliere regionale Erminio Restaino e
dai responsabili dell’inceneritore Fenice di Melfi».
«In particolare, l’associazione a delinquere, al fine di supportare l’azione
amministrativa della propria corrente politica di riferimento in seno al
consiglio regionale - riferibile al consigliere Restaino - e creare consenso
elettorale, nonché avvantaggiare economicamente amici e conoscenti poneva in atto un’azione di occultamento delle emergenze ambientali in essere in regione con lo sviamento e
mortificazione dei compiti istituzio-
nali di garanzia a controllo dell’Arpab
e avviava una politica di reclutamento
e assunzione del personale a scopi
meramente clientelari, in spregio ai
principi costituzionali di trasparenza
e imparzialità».
Al centro c’è anche l’aspetto che
riguarda i concorsi. E nel corso
dell’udienza preliminare sono emerse
non poche contraddizioni (una di questa ha riguardato l’avvocato Dino Donnoli, per il quale lo stesso pm ha
chiesto l’archiviazione ritenendo di
aver commesso sulla posizione dell’avvocato un «mero errore materiale»).
Claudio Dresda, ritenuto dalla Procura come uno dei funzionari più
vicini a Sigillito e a Restaino, era
arrivato all’Arpab un anno prima della nomina di Sigillito. Agli atti dell’inchiesta non ci sono sue telefonate con
gli altri indagati: né con Ferruccio
Frittella, né con Bove. E nell’unica
telefonata con Luigi Montano della
Tempor (la società di lavoro interinale
tramite la quale - secondo l’accusa erano passate le assunzioni) Dresda
dice che nessuna proroga è stata fatti
agli interinali. E i concorsi? L’inchiesta non ha esaminato le posizioni dei
membri delle commissioni. I tempi
dell’udienza preliminare - sono passati due anni dagli arresti - ormai sono
stretti. Si va verso la decisione. [f. a.]
POTENZA OGGI UDIENZA PRELIMINARE PER I 38 INDAGATI NELL’INCHIESTA SUI RIMBORSI «SCROCCATI» DAI CONSIGLIERI ALLA REGIONE BASILICATA
LAURIA L’UOMO È GRAVE
I 38 indagati sono accusati di «peculato». La Regione si è costituita parte civile
Tir si ribalta
sulla «A3»
un ferito
«Rimborsopoli» entra nel vivo
l «Rimborsopoli» entra nel
vivo. Oggi è prevista una nuova udienza preliminare sulla
vicenda che vede indagate 38
persone tra consiglieri regionali, imprenditori e professionisti, accusati di aver
«scroccato» rimborsi alla Regione Basilicata.
Ma ora la Regione è costituita parte civile (per il
tramite degli avvocati Pasquale Golia e Maurizio Roberto Brancati). E ha creato
una situazione inedita: l’ente
contro se stesso. Chi ha firmato la richiesta è la giunta
uscente, ovvero presidente e
assessori che risultano tra gli
imputati.
I politici imputati: Vito De
Filippo (governatore dimissionario), Vincenzo Santochirico (Pd, presidente del Consiglio regionale), Antonio Autilio (Idv), Nicola Benedetto
(Democratici di centro), Luca
Braia (Pd), Paolo Castelluccio (Pdl), Giuseppe D’Alessandro (Pd), Pasquale Di Lorenzo (Fli), Antonio Di Sanza
(Pd), Roberto Falotico (Udc),
Antonio Flovilla (Udc), In-
RIMBORSI 38
persone sono
accusate di
aver
«scroccato» i
rimborsi alla
Regione
Basilicata
[foto Tony Vece]
.
nocenzo Loguercio (Psi),
Agatino Mancusi (Udc), Attilio Martorano (esterno), Rosa Mastrosimone (Idv), Franco Mattia (Pdl), Vilma Mazzocco (Democratici di centro),
Francesco
Mollica
(Udc), Michele Napoli (Pdl),
Giacomo Nardiello (Sel), Nicola Pagliuca (Pdl), Mariano
Pici (Pdl), Marcello Pittella
(Pd), Antonio Potenza (Po-
polari uniti), Pasquale Robortella (Pd), Vincenzo Ruggiero (La Destra), Donato
Paolo Salvatore (Psi), Luigi
Scaglione (Popolari uniti),
Alessandro Singetta (ex Api),
Antonio Tisci (Pdl), Mario
Venezia (Fratelli d’Italia),
Rocco Vita (Psi), Vincenzo
Viti (Pd). Imprenditori e professionisti: Donata Santoro,
Antonio
Sanrocco,
Rosa
Amoroso, Serena Marino e
Francesco Marino. Gli investigatori - l’inchiesta è stata
condotta da carabinieri,
Guardia di finanza e polizia
di Stato - hanno accertato che
quasi tutte le ricevute fiscali
erano state emesse dagli stessi ristoranti. Gli indagati si
sono fatti rimborsare spese
di ristorazione non direttamente proprie, viaggi non
fatti, consulenze non vere e
lavori nelle loro case. Ci sono
casi di doppia presentazione
delle ricevute a distanza di
tempo. Anche l’associazione
«Codici» aveva presentato richiesta di costituzione di parte civile proprio per queste
accuse. Ma il gup l’ha esclusa. Ora il procedimento entra
nel vivo, con le eccezioni preliminari.
SATRIANO DI LUCANIA RINVIATO AL 15 FEBBRAIO, PER MALTEMPO, L’INCONTRO A BOSCO RALLE PER LA SFILATA DEL 1° MARZO
Carnevale è una foresta che cammina
«Rumiti», «Orsi» e «Quaresime»: antichi riti arborei e tutela dell’ambiente
l «Rumit», uomini-albero vestiti
d’edera; «Orsi», maschere ricoperte
di pelli; «Quaresime», donne in nero
con culla sulla testa. Ritorna il Carnevale di Satriano, ripescando nelle
antiche tradizioni e nei riti arborei,
nei miti, negli archetipi, nella simbologia. In tutto ciò che appartiene
alla cultura popolare. Doveva tenersi
ieri, presso i laghetti di Bosco Ralle
nel Parco Nazionale dell’Appennino
Lucano, il primo incontro di avvicinamento al Carnevale di Satriano organizzato dalla rivista Al Parco. Il
maltempo ha costretto a un rinvio.
Ma il nuovo appuntamento è stato
fissato per il 15 febbraio prossimo.
L'iniziativa è organizzata con l'obiettivo di spiegare la trazione del carnevale ai partecipanti alla «foresta
che cammina», iniziativa programmata per il primo marzo prossimo,
quando 131 Rumit «invaderanno» le
strade del paese fino a «conquistare»
una piazza colorandola di verde e
lanciando un messaggio ecologista.
Ora si tratta di organizzare la raccolta dell'edera per la vestizione del
«Rumit» oltre a momenti utili a illustrare la tradizione e come sta evolvendo grazie all'influenza della cineinstallazione «Alberi» di Michelangelo Frammartino.
Una rappresentazione popolare,
quella del «Rumit» di Satraino, contaminata con idee, linguaggi e tecnologie del nostro tempo. Uno spazio è
anche dedicato, a cura de «L'albero di
Eliana (Dream and breakfast di Matera)», a una scoperta favolistica: come diventare folletto per un giorno e
animare il bosco vagante di Satriano.
CARNEVALE Tornano i «rumiti» a Satriano
PINO PERCIANTE
l LAURIA. Incidente con
ferito grave sull’autostra, alltezza dello svincolo per Lauria, e traffico bloccato per alcune ore. È accaduto nella
mattinata di ieri. A essere
rimasto fFerito gravemente è
stato un camionista siciliano
dopo che l’autoarticolato si è
ribaltato tra gli svincoli di
Lauria Nord e Lauria Sud
dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria rovesciando il
suo carico di frutta e ortaggi
sulla strada.
L’incidente è avvenuto intorno alle 6. 30 all’altezza del
km 143, in direzione nord. Le
condizioni del camionista sono apparse subito gravi. Soccorso dal personale del «118» è
stato trasportato prima al
pronto soccorso dell’ospedale
di Lagonegro e successivamente trasferito al «San Carlo» di Potenza dove i medici lo
hanno intubato. La prognosi è
riservata. L’uomo rischia di
perdere l’uso di una gamba.
L’incidente ha provocato disagi alla circolazione. La corsia dell’autostrada è rimasta
infatti chiusa per alcune ore,
per consentire la rimozione
del mezzo pesante e le operazioni di pulizia del piano
viabile. Per chi viaggiava in
direzione nord il traffico a
Lauria Sud è stato dirottato
sulla statale 19 con possibilità
di rientro in autostrada allo
svincolo di Lauria Nord.
Sul posto sono intervenuti
la Polizia stradale, per i rilievi
del caso, i Vigili del fuoco e
l’Anas. Gli agenti della stradale stanno effettuando indagini per accertare le cause
dell’incidente. Nella zona, al
momento dell’incidente, stava
cadendo la pioggia. Ma tra le
ipotesi prese in considerazione ci sono anche quelle di un
malore o di un colpo di sonno
del conducente del mezzo pesante.
RASSEGNASTAMPA
IV I MATERA CITTÀ
Lunedì 20 gennaio 2014
DENTRO LA TRAGEDIA
A CHE PUNTO È L’INCHIESTA
Ultima la raccolta della documentazione
provenienza tecnica e amministrativa
LA CITTÀ SEGUE DA VICINO LA VICENDA di
ora, la parola dovrà passare alle perizie
Neanche la pioggia ferma
le indagini in Vico Piave
Ieri un nuovo sopralluogo del perito nominato dalla Procura
VICO PIAVE L’interdizione alla zona rossa [foto Genovese]
PASQUALE DORIA
l Veniva giù la pioggia. Era
insistente, ieri mattina. Ma bagnava, quasi accarezzandola, la
ferita aperta in vico Piave. Le
transenne, i divieti di plastica,
arancioni, bianchi e rossi vibravano nel vento sbarrando il
passo, ma non potevano certo
fermare lo sguardo. Muto, lì in
fondo, quello squarcio potrà
sempre parlare. E ha nuovamente raccontato tutto quello
che ha da dire. Lo fa con chiunque lo interroga e vuole ascoltare. Lo ha ripetuto mentre gli
istanti sotto quel cielo buio sembravano trascorrere lenti, per
sussurrare ancora una volta di
più la dura realtà, la malinconia
di un’assenza. Il dolore di una
città, che non si è spento.
È trascorso un tempo lunghissimo, apparentemente. Eppure, il sopralluogo è durato solamente una ventina di minuti.
Poco dopo le 11, così come era
arrivato, senza clamori, il piccolo corteo di auto ha risucchiato oltre le portiere delle auto con
i vetri scuri magistrati e forze
dell’ordine al seguito e, lentamente, è scivolato lontano. Questa volta non c’era la solita appiccicosa pletora di curiosi tutto intorno. L’aria ferma era interrotta solo dai secchi click di
rare macchine fotografiche, al
massimo dal respiro di qualche
temerario cronista bagnato dalla testa ai piedi.
«Sì, le indagini vanno avanti.
Ma niente dichiarazioni». Difficile potersi aspettare altro. Facile capire, comprendere il momento. Non è la prima e probabilmente non sarà neppure
questa l’ultima verifica. Il sopralluogo è stato preceduto da
un breve incontro preliminare
e da un successivo tavolo di lavoro in via Moro. Era presente,
tra gli altri, l'ingegnere strutturista, Michele Colella, perito incaricato dalla Procura della Repubblica di Matera. Lo attorniavano Vigili del fuoco, militari dell’Arma, tecnici comunali. Più avanti c’erano il Procuratore capo Celestina Gravina e il pubblico ministero
Annunziata Cazzetta. La città
le sta guardando. Non è un compito facile. Hanno aperto e stanno coordinano una complessa
indagine contro ignoti per omicidio e disastro colposo.
Due donne, in una Procura
dove prevalgono le donne. Vederle sotto la pioggia, ieri mattina, serene, ma determinate,
ha contribuito a rendere meno
grigio quel pezzo di asfalto ancora imbiancato dai calcinacci.
È in quel dannato vicolo Piave
che la città, in una giornata nerissima, nonostante la tragedia,
la morte di una innocente, ha
riscoperto uno dei suoi volti migliori. Ha potuto rivedersi
chiunque in quei minuti frammenti di specchio rotto. È una
sensazione collettiva, spontanea. È possibile sottrarci da una
considerazione che forse è perfino banale rievocare? Come si
fa a non ammettere che il perimetro dell’afflizione di questa
ORA IL PERITO
VALUTERÀ Alcune fasi
del nuovo sopralluogo.
A destra, i coniugi Papapietro [foto Genovese]
vicenda non è ristretto solo a
chi aveva conosciuto la bellezza
e la dolcezza della vittima? Questa storia, quella di una materana, Antonella Favale, di 31
anni, ci riguarda. Era materana
come lo sono i magistrati che,
giorno dopo giorno - è questa la
sensazione che vogliamo vivere
tutti ancora più intensamente -
non potranno che conquistare
la crescente fiducia della comunità. Faranno luce sul fattaccio
brutto di vico Piave 18. Lo crediamo e lo speriamo insieme.
Con la stessa intensità con la
quale alla speranza era dedicata
la famosa frase di una bellissima canzone di qualche anno
fa del cantautore, poeta, scrit-
tore e compositore canadese
Leonard Choen, che forse i meno giovani ricordano ancora:
«C'è una crepa in ogni cosa. Ed è
da lì che entra la luce». Sì, l’imperfezione è un tratto peculiare
della condizione umana, ma è
sempre da questa consapevolezza che bisognerebbe ripartire.
Ogni volta, tutte le volte.
LA STORIA NELLA STORIA HANNO PAURA, A FARGLI COMPAGNAIA C’È RIMASTO SOLO IL LORO CAGNETTO BILLY
CONSORZIO PANE DI MATERA
Come si fa in casa
la pasta di semola
Una polacca e un marocchino
gli ultimi abitanti del vicolo
l Una mattina di pioggia e di passi incrociati. Da una parte quelli dei magistrati,
dei tecnici, delle forze dell’ordine, dall’altra, dei rari residenti avvistati sul posto.
«Dobbiamo continuare a vivere». Una frase
secca, scoccata in mezzo all’aria umida da
un uomo di 75 anni non si può fare finta di
non averla sentita. Giovanni Papapietro,
affaticato, ma con grande dignità, trasportava verso la sua utilitaria cassette piene di
bottiglie contenenti conserva di pomodori.
Testimonianza autentica dell’identità locale che si palesa anche con povere cose. Lo
aiutavano l’anziana moglie e il genero Pasquale, di 40 anni. Una scena che in altri
tempi non avrebbe attirato nessuna attenzione. Ma questa volta non è stato possibile.
Bisogna dirlo perchè, solitamente, sono i
genitori, dalle nostre parti a ospitare i figli
giovani, specialmente quelli che non trovano lavoro. Papapietro, contro ogni previsione, ma non certo per sua scelta, ha
dovuto fare il tragitto al contrario. Nelle
pieghe antiche del suo viso difficile non
cogliere sentimenti di amarezza che, in
fondo, è anche quella di tutta la città.
Ancora passi e sguardi incrociati. Intenso, di un’umanità traboccante quello di
Edyta Sylwia Rzepa. È una nostra concittadina polacca di 37 anni. Vive in un
bilocale a piano terra con il suo compagno
Dohkkal Abdessamad, di origini marocchine. Lavorano insieme in un ristorante.
Sono gli unici due ad essere rimasti in vico
Piave dopo il giorno del maledetto crollo
che ha cancellato il civico 18. Anzi no, con
loro c’è anche un cagnetto di razza incerta,
ma dagli occhi vivaci e bellissimi. Billy
completa il quadretto straordinario di una
ricchezza inattesa, di quelle che non ti
aspetti davvero e che pure fanno parte di
GLI ULTIMI
DEL VICOLO
Una coppia
preoccupata
lei originaria
della Polonia
e lui della
Polonia. Con
loro è rimasto
solamente
il cane Billy
[foto Genovese]
.
n Il Consorzio del Pane di Matera continua a festeggiare
il “Grano duro, Oro giallo”
quale risorsa economica e
culturale del sud Italia. Grazie al sostegno ed al contributo della gestione commissariale Ex Agensud e sotto
l’egida del ministero per le
Politiche agricole, il Consorzio organizza stamane, dalle
ore 10 alle 12,30, nella Mediateca provinciale, «Facciamo
la pasta di semola di grano
duro», laboratorio per imparare a fare la pasta fatta in
casa. È un altro degli eventi
per accendere i riflettori su
questa importante materia
prima, il grano duro.
AFORISMA BUSINESS SCHOOL
Orientamento
dopo la laurea
quel tessuto civile della nostra comunità,
mai abbastanza conosciuta. Non ostenta
nessuna ricchezza materiale, in realtà,
quella povera abitazione. Ma esprime una
ricchezza d’animo che si trasmette alla
stregua di una straordinaria scarica elettrica. Impossibile non avvertire quella corrente positiva quando il cronista viene
spontaneamente invitato a sorseggiare
una tazzina di caffè. Impossibile sottrarsi a
un’accoglienza che rievoca, di colpo, la civiltà del nostro antico vicinato. Ma Sylwia
è triste e ha paura. Anche il suo compagno
esprime lo stesso stato d’animo. «Non si
ferma. Vento e pioggia da stanotte infu-
riano - fa notare lei con un italiano inappuntabile - ed è da allora che Billy guaisce
senza posa. Non l’aveva mai fatto prima
d’ora, con e senza la pioggia battente. Perchè è così inquieto? È vero che i cani avvertono anche quei pericoli che a noi sfuggono? Questo alloggio non è nostro, paghiamo l’affitto. Che tristezza, ora. Non ci
possiamo abituare, vederci così soli, in una
strada che fino a qualche giorno fa era
animata, piena di vita, moltiplica i nostri
timori. Proprio come il vento e la pioggia di
questa notte, che non ci ha fatto chiudere
occhio. Ma qui siamo al sicuro? Chi ce lo
[p.d.]
potrà dire?».
n Si tiene stamane, dalle ore
10 alle 16, nel Palazzo Gattini, una giornata di orientamento post laurea. Durante l’incontro verrà presentata la sedicesima edizione del
master in Business management - accreditato Asfor, di
Aforisma business school di
Lecce, finanziabile attraverso le borse di studio della Regione Basilicata concesse a
favore dei giovani laureati
che vogliano continuare i
propri studi attraverso un
master post laurea di qualità. Il percorso didattico è
strutturato per aree di competenza e di management,
con focus di approfondimento specialistico sulle aree
strategiche aziendali.
RASSEGNASTAMPA
MATERA CITTÀ I V
Lunedì 20 gennaio 2014
SCANZANO JONICO DA DICEMBRE MELMA, CANNETI E RIFIUTI SUL BORDO DELLA STRADA CHE PORTA AL LIDO DI TERZO MADONNA
Quei detriti del Consorzio
non sono stati più rimossi
Protestano i residenti di Via Monviso: «Ora li spostiamo noi»
FILIPPO MELE
LA PROTESTA I cittadini sui luoghi zeppi di porcherie
Rassicurazioni dell’ente di bonifica
Il presidente Carriero garantisce
la pulizia avverrà entro pochi giorni
SCANZANO JONICO – Abbiamo chiamato il presidente del Consorzio di bonifica, Angelo Carriero, riferendo che con noi c’erano persone che protestano per la
melma depositata lungo via Monviso. Minacciano di portarvi questa roba davanti alla vostra sede, se entro 7 giorni non provvederete alla pulizia. «So della protesta dei
cittadini di via Monviso – ha risposto Carriero - . Dobbiamo togliere quella melma dalla strada. Era stato già programmato ma i terreni sono bagnati. Vedremo in questa
settimana ma chiedo un po' di collaborazione. La pulizia
sarò fatta al più presto. Dobbiamo trovare dove depositare melma, canneti, rifiuti. Spero di dar corso alla ripulitura entro 7 giorni».
(fi. me.)
l SCANZANO JONICO.
«Questa che vedete al lato della strada non è melma, ma
merda. Se entro 7 giorni il
Consorzio di bonifica di Bradano e Metaponto non la verrà
a togliere da qui la caricheremo sui camion e la depositeremo davanti alla sede
dell’ente». Lo hanno urlato i
residenti di via Monviso, una
delle strade più lunghe del
centro del Metapontino, quella
che porta al lido di Terzo
Madonna e su cui vivono oltre
cento famiglie, ieri in sciopero
sotto la pioggia. Almeno trenta persone ed una decina di
auto, scortati da quella dei
vigili urbani, hanno percorso
l’arteria. «Perchè scioperiamo? Basta che vi guardate
intorno – ha detto Giuseppe
Carbone - . La “roba” che
vedete, sul lato della strada,
melma, canneti, rifiuti, è qui
da dopo l’alluvione del 1 dicembre scorso. Ed è un pericolo perchè invade la carreggiata. Quando si incrociano due auto c'è il rischio che si
scontrino». E Piero Clemente
ha aggiunto: «Il traffico va
normalizzato. La segnaletica
orizzontale non esiste più. Poi,
perchè il Consorzio di bonifica, dopo che ha pulito, sempre e solo in emergenza, non si
porta via quello che ha tolto
dalla bonifica? E’ strano. Non
ci sono soldi per la manu-
tenzione ordinaria. Ci sono,
invece, e tanti, e senza controllo, dopo che ci siamo allagati». Ma perchè scioperare
in via Monviso quando il problema è generale a Scanzano
Jonico? «Perchè – ha risposto
Michele Greco – qui ne va
anche dell’immagine della nostra città. Se la situazione rimarrà così i turisti che si
recheranno alla spiaggia di
Terzo Madonna cosa penseranno di noi?». Ed il giovane
Francesco Sabato, 21 anni,
ha spiegato la sua presenza al
corteo così: «Sono presente
perchè voglio un ambiente pulito. Il sindaco di Scanzano
Jonico ha fatto bene ad emettere una ordinanza che vieta a
tutti di depositare rifiuti, plastiche varie, scarti di potatura,
nelle cunette e nel fossi». Sindaco Salvatore Iacobellis (Pd)
di cui è stata notata l’assenza.
Ma cosa hanno chiesto i manifestanti? Donato Sabato:
«Che entro sette giorni il Consorzio ritiri questi rifiuti. In
caso contrario ci sarà una
rivolta di popolo dagli esiti
imprevedibili». E Carmine
Merlo ha minacciato: «Se il
problema non verrà risolto
caricheremo questa roba su
un camion e la depositeremo
davanti alla sede del Consorzio». Insomma, sembra aver
fatto scuola il letame depositato per protesta nei giorni
scorsi davanti al Parlamento
francese.
PISTICCI OCCUPAZIONE PER ATTIVITÀ PRODUTTIVE
Ridotte le tariffe
per il suolo pubblico
l PisticciIl Comune ha ridotto le tariffe per l’occupazione di
suolo pubblico per le attività economiche. Lo ha reso noto il vice
sindaco, con delega alle Attività produttive, Domenico Albano
che ha citato la delibera numero 203. «Sensibile alle difficoltà che il
settore del commercio sta attraversando – ha spiegato Albano l’esecutivo ha ridotto l’entità delle tariffe per quelle particolari
occupazioni che, a causa del più lungo periodo di occupazione,
raggiungevano cifre ragguardevoli, come quelle per la concessione dei box al mercato coperto di Marconia, l’occupazione dei
posteggi nei mercati giornalieri di Pisticci e Marconia e l’occupazione di area pubbliche per l’installazione di dehors (tavoli,
sedie, gazebo quali pertinenze di bar e pizzerie, ndr)». Albano ha
fatto alcuni esempi: «Box piccoli al mercato coperto di Marconia:
si passa da mille a 657 euro all’anno, mentre per i box grandi, da
circa 4mila a 2.682,75 euro all’anno». Stessa sorte per il posteggio
nel mercato giornaliero di Marconia, che passa «da 1.170 a 900 euro
e per quello nel mercato giornaliero di Pisticci, che scende da 700 a
480 euro annuali». La riduzione più consistente riguarda «le
occupazioni mediante dehors: per un impianto di 30 metri quadri
con la vecchia tariffa si sarebbe pagato 4.425 euro mentre, con la
nuova, mille. Come annunciato nel programma amministrativo,
stiamo attuando la riqualificazione ed il rilancio dell’economia
locale, anche attraverso una politica delle tariffe più equa e più
sensibile alle difficoltà dell’attuale momento di recessione economica». Albano ha infine sottolineato come, in un quadro così
fosco, «è notevole che l’Amministrazione abbia trovato le risorse
per ridurre le tariffe per l’occupazione di area pubblica, soprattutto a favore dei piccoli imprenditori locali. L’entità della riduzione è tale da renderla un’operazione importante per lo svi[p.miol.]
luppo locale e non un mero restyling di facciata».
RASSEGNASTAMPA
VI I POTENZA CITTÀ
Venerdì 17 gennaio 2014
VIABILITÀ URBANA
CENTRO STORICO E DINTORNI
GIOVANNA LAGUARDIA
l Via Leoncavallo tornerà
agli antichi fasti entro breve.
Dopo i ritardi e le polemiche
iniziali, i lavori stanno procedendo velocemente e la storica salita, in dialetto potentino detta di «Pisciamort’»,
promette di diventare un vero
e proprio gioiellino.
«L’obiettivo, che abbiamo
centrato in pieno - spiega l’assessore comunale alla viabilità
Antonio Pesarini - era quello
di restituire alla storica strada
potentina un aspetto del tutto
simile a come era in origine.
La pavimentazione sarà realizzata in materiale di grandissimo pregio, che abbiamo acquistato all’estero e che non è
solo bello, ma
anche capace
di resistere ai
rigori dell’inverno potentino e al carico dovuto al
passaggio delle auto e perfino dei mezzi
pesanti». Insomma, grazie a questi
materiali del
tutto particolari,
l’amministrazione
comunale è sicura
di poter evitare ciò
che è accaduto e
accade ogni giorno
in via Vescovado,
dove i sanpietrini
sono saltati in molti punti lasciando delle vere e
proprie voragini. A Lavori terminati, invece, la rinnovata
via Leoncavallo dovrebbe avere un aspetto simile a quello
delle discese di San Gerardo e
di San Giovanni dove, del re-
FONDI
L’intervento in corso di realizzazione
ha un costo di duecentomila euro,
provenienti da fondi comunali
VIA MANZONI
L’intervento di riqualificazione riguarderà
anche via Manzoni, che sarà oggetto di
manutenzione straordinaria
L’antica via Leoncavallo
torna agli antichi fasti
Proseguono i lavori di ristrutturazione della storica salita
sto, la pavimentazione si sta
difendendo benissimo dagli attacchi del gelo e dal peso delle
vetture in transito. «Una parte
del piccolo ritardo con cui ci
accingiamo a completare l’opera - dice Pesarini - è stata
dovuta proprio all’esigenza di
reperire questo tipo di materiale che, una volta instal-
lato, avrà bisogno di un breve
periodo di assestamento, prima di aprire la strada al traffico. Sono comunque estremamente soddisfatto della riuscita di quest’opera di ristrutturazione di una strada storica
della nostra città, che reputo
una delle più belle realizzate
sulla viabilità cittadina nei tre
MATERIALI
anni del mio mandato e per la
quale vorrei ringraziare pubblicamente il responsabile dei
lavori, il geometra Giovanni
Pontolillo, che sta realizzando
una splendida opera, così come
ha già fatto per le discese di
San Gerardo e di San Giovanni».
In particolare, il fondo della
strada sarà realizzato in sanpietrini con il trottatoio (ciascuna delle strisce di pavimentazione parallele utilizzate come guide per facilitare il transito dei veicoli) in granito rigato diagonalmente e le zanelle
in granito bianco kindia bucciardato.
La ristrutturazione, realizzata con un
costo
di
200mila euro
di fondi comunali,
riguarderà anche via Manzoni, con un
intervento di
manutenzione straordinaria che riguarderà
asfalto, marciapiedi e ringhiere, fino al
mercato coperto. Il tutto
dovrebbe essere completato nel
giro di un paio di
mesi . «Per quanto
riguarda via manzoni - conclude Pesarini - stiamo valutando per vedere
se è possibile, compatibilmente con i
fondi a disposizione, effettuare
qualche intervento migliorativo, oltre alla semplice manutenzione straordinaria, come i cittadini hanno richiesto
negli incontri che sono stati
effettuati».
TEMPISTICA
La pavimentazione
sarà realizzata in
materiali di pregio
La strada dovrebbe
essere riaperta
entro marzo
CANTIERE
Fervono i
lavori per la
ristrutturazione
di via
Leoncavallo
[foto Tony Vece]
LAVORI
La
riqualificazione
riguarderà
anche parte di
via Manzoni
[foto Tony Vece]
POTENZA I CITTADINI SI CHIEDONO COME MAI NON SI SIA PROVVEDUTO ALLA RIMOZIONE
POTENZA CARTELLO RIPRISTINATO DA FANÌ
L’Epifania spazza le feste
ma non le decorazioni
L’albero e le lucette ancora in via Pretoria
Segnaletica
«fai da te»
in via Vaccaro
quasi non li hanno notati in questi
giorni. Ma non tutti gli habituè di via
Pretoria sono così distratti e così la
presenza dell’albero e delle lucette sta
diventando il tormentone di questo insolito e tiepido gennaio: molti cittadini,
infatti, non hanno mancato di chiedersi
come mai la ditta che ha provveduto ad
installarle prima di Natale non abbia
ancora provveduto a portarle via, dal
momento che le festività sono ormai
passate da una decina di giorni. Le
ipotesi che si fanno introno alla mancata
rimozione degli addobbi sono le più
svariate. Che si voglia coservarle così,
spente ma ancora montate, per trovarsi
bene per le festività natalizie della prossima stagione? Visti i tempi di ristrettezze economiche, magari in questo modo si risparmierebbero i costi del montaggio del trasporto e dello smontaggio!
Oppure, visto che Carnevale è prossimo
ad entrare nel clou, magari l’albero
potrebbe servire per appenderci delle
belle pentolacce?
l Segnaletica stradale... fai da te. E laddove le
amministrazioni non intervengono i cittadini ci
mettono una pezza. È successo a Potenza in via
Vaccaro, dove il segnale di limite di velocità (30
chilometri orari) con la dicitura «rallentare» era
stato divelto tanti anni fa e non era mai stato
ripristinato. Ci ha
pensato Fanì, che si
è fatto promotore
ed ha sistemato a
proprie spese (27
euro) la segnaletica
di rallentamento e
il limite di velocità
(30). «Tempo fa - ha
spiegato Fanì - era
stato chiesto al sig.
sindaco e alle autorità competenti SEGNALETICA Cartello
di ricollocare il segnale per tutti gli autoveicoli che percorrono tale
arteria, ma la richiesta fino a questo momento
non aveva avuto seguito. Così ecco un dono per la
Befana al sindaco – consigliere regionale della
Lucania».
l L’Epifania, lo dice il proverbio, tutte
le feste si porta via. Ma non sempre porta
via anche le luminarie e le decorazioni.
Almeno a Potenza. Oggi, con «Sant’Antuon’ maschere e suon’» (tanto per rimanere in tema di proverbi, è cominciato il Carnevale, ma le decorazioni
natalizie del centro storico sono ancora
al loro posto. Non ci sono più, invece, i
banchetti del mercatino di Natale.
Nell’angolo di Piazza Prefettura il maestoso albero, ormai spoglio di tutte le
lucette, guarda il passeggio in via Pretoria come un gigantesco cono di ombra
verde scuro, e anche la cascata di lampadine che abbelliva via Pretoria per
tutta la sua lunghezza non è stata ancora
rimossa. La presenza delle decorazioni,
senza lo sfavillante luccichio dato
dall’elettricità, è passata quasi inosservata. Con le lampadine spente albero e
festoni hanno un aspetto molto meno
festaiolo e i passanti frettolosi che si
recano al lavoro o che girano per le
vetrine dei saldi a caccia dell’affare
ADDOBBI
Gli addobbi
natalizi nel
centro storico
di Potenza
[foto Tony Vece]
.
RASSEGNASTAMPA
Corriere.it
Tasse, la corsa a ostacoli per casa e rifiuti
Contribuenti in coda per gli adempimenti. E a giugno per le abitazioni si cambia di nuovo 24 gennaio
ROMA - Tasse e mini-tasse. Mai come quest’anno la confusione su ciò che i contribuenti debbano pagare regna sovrana:
file in banca, alle Poste, ai centri di assistenza fiscale e molta rabbia tra i cittadini. Tutta colpa della duplicazione delle
imposte, per cui sulla casa è esistita un’Imu e una mini-Imu (ma già a giugno parleremo di Tasi) e sui rifiuti una Tares e
una maggiorazione della stessa (ma parleremo di Tari). Proviamo a fare ordine partendo dalla casa. Il caos nasce dalla
cancellazione nel 2013 dell’Imu sulla prima casa, l’imposta che invece nel 2012 il governo Monti fece pagare anche sulle
abitazioni principali.
La prima rata dell’odiosa Imu sulla prima casa nel 2013 non l’ha pagata nessuno, tranne i proprietari degli immobili di
lusso. Che si scampasse anche al saldo, sembrava ormai scontato. Il governo Letta l’aveva lasciato intendere, ma la decisione fu presa dopo l’estate e i soldi trovati per coprire il mancato incasso dei Comuni risultarono sufficienti a rimborsare
per intero soltanto quelli che avevano fissato l’aliquota standard (4 per mille). E tutti gli altri? La decisione è stata quella di
far tornare a pagare una parte dell’Imu ai residenti nei 2.401 Comuni che avevano fissato aliquote Imu superiori al 4 per
mille. Chi e come debba pagare quella che è stata battezzata mini-Imu è visibile in questo grafico (GUARDA). Quanto alla
data di pagamento, anche qui c’è stata confusione: la scadenza di dicembre infatti è stata modificata dalla legge di Stabilità
e portata a venerdì 24 gennaio. Una data che non coincide con nessuna altra di quelle classiche di metà o fine mese. Questa
è la prima fonte di disorientamento, la seconda e principale, è il metodo di calcolo che abbiamo riepilogato. La terza è la
modalità del pagamento. La quarta è quello che sta per avvenire, cioè l’ennesimo cambiamento della tassazione sulla casa
che ci attende a giugno, quando dovremo vedercela con la Iuc, che comprenderà per la prima abitazione la tassa sui servizi
indivisibili (Tasi), sulle cui aliquote ancora si discute, e la nuova tassa rifiuti: la Tari. Le seconde case pagheranno anche
l’Imu.
E veniamo ai rifiuti. Dopo Tarsu e Tia il decreto salva Italia dal 2012 introdusse la Tares sia sui rifiuti che sui servizi indivisibili comunali (illuminazione, manutenzione stradale, ecc). La confusione nasce nell’aprile dello scorso anno, quando
un decreto stabilisce che per il 2013, in attesa del riordino della materia e in deroga al salva Italia, i Comuni potessero
prevedere il rinvio di una o più scadenze Tares, imponendo però il versamento a dicembre della maggiorazione, pari a 0,30
euro per metro quadrato, dovuto per i servizi indivisibili e destinato allo Stato. Quel riordino della tassazione è slittato a
dicembre finendo nella legge di Stabilità, nel frattempo molti Comuni avevano fissato il saldo Tares al 16 dicembre insieme
al pagamento della maggiorazione. Ma la legge di Stabilità ha fatto slittare il termine per quest’ultima al 24 gennaio, creando ulteriore confusione. A Roma si è scelto di far slittare alla stessa data anche il saldo Tares. I prestampati (bollettino e
F24) sono stati inviati a casa ma ne mancano ancora molti. Senza contare che sul modello F24 inviato compare ancora la
scadenza di dicembre... Al caos si è cercato di rimediare eliminando le sanzioni nel caso il pagamento non arrivi in tempo
per il mancato invio dei prestampati.
19 gennaio 2014