La Bibbia - Base Creativa

Introduzione alla lettura della Bibbia
Un libro ispirato da Dio?
La Bibbia cristiano-cattolica è il libro più conosciuto e più tradotto al mondo. Il nome
“Bibbia” deriva da una parola della lingua greca antica che significa “i libri”. Infatti, la Bibbia è un volume che contiene in sé 73 libri, per certi versi autonomi l’uno
dall’altro. Ciò nonostante, questi 73 libri sono entrati a far parte dell’unico volume
chiamato “Bibbia” perché, dal punto di vista del significato, sono strettamente collegati fra loro.
Qual è il grande significato che lega fra loro tutti i libri della Bibbia? Questo significato è il seguente: ogni libro della Bibbia racconta, a suo modo e con un suo stile, un
pezzettino della storia di relazione fra alcuni esseri umani e Dio. Nella Bibbia non si
trovano grandi ragionamenti filosofici o descrizioni scientifiche del mondo. La Bibbia racconta le storie di vita di alcuni uomini e donne che sono entrati in relazione
con Dio ed hanno modificato la loro vita in funzione di tale relazione. Si può quindi
affermare che la Bibbia è l’insieme dei libri che raccontano la storia di relazione fra
una certa umanità e Dio.
Per questa ragione, tutti coloro che nel tempo hanno riconosciuto per fede questo
vero significato della Bibbia, l’hanno anche chiamata “Sacra Scrittura”, cioè un insieme di scritti ispirati da Dio sulle vicende che Lo vedono coinvolto con l’umanità.
La catalogazione dei libri
La Bibbia cristiano-cattolica, come si diceva, è composta di 73 libri. A loro volta questi 73 libri sono divisi in due grandi sezioni: l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento.
Antico Testamento
L’Antico (o Vecchio o Primo) Testamento è composto dai primi 46 libri. La parola
“testamento” significa letteralmente “patto, alleanza”. È stata usata questa parola
per nominare la sezione poiché essa è descrittiva del modo in cui Dio e l’umanità
si relazionano fra loro nella Bibbia. Dio, infatti, non appare un essere che impone
la sua presenza all’umanità (come potrebbe fare un padrone con un suo schiavo).
Al contrario, Egli cerca una vera alleanza alla pari con l’umanità. Di conseguenza, i
primi 46 libri della Bibbia raccontano la storia della prima (o antica) alleanza fra Dio
e l’umanità: l’alleanza tra il popolo di Israele (il popolo ebraico) e Dio.
I 46 libri dell’Antico Testamento sono a loro volta divisi in quattro sezioni:
• Pentateuco: sono i primi cinque libri (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio). In questi testi si raccontano gli avvenimenti della creazione, del diluvio
universale, dell’incontro tra Dio ed i patriarchi del popolo ebraico (Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe), la storia di Mosè e le leggi e le usanze che il popolo ha
stabilito per tenere fede all’alleanza con Dio;
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• Libri storici: sono i libri in cui è raccontata la storia del popolo di Israele da Giosuè
fino ai fratelli Maccabei (es. 1-2 Samuele, 1-2 Re, Rut, Ester, 1-2 Cronache, Esdra,
ecc.);
• Libri sapienziali: sono i libri che racchiudono la saggezza e la sapienza maturata
nel tempo dal popolo ebraico (es. Giobbe, Salmi, Sapienza, Siracide, ecc.);
• Libri profetici: sono i libri che narrano delle vicende e delle parole dei profeti
mandati al popolo da Dio per ricordare di tener fede all’alleanza con Lui (es. Isaia,
Geremia, Ezechiele, Daniele, Abdia, Sofonia, ecc.).
Nuovo Testamento
Se l’Antico Testamento racconta la storia dell’antica alleanza fra Dio e il popolo
ebraico, il Nuovo Testamento (composto da 27 libri) racconta invece la storia della
“nuova” (o “seconda”) alleanza fra Dio e tutta l’umanità in Gesù di Nazareth, il Cristo crocifisso e risorto. In Gesù Cristo, secondo la fede cristiana, Dio ha stabilito un
nuovo patto con gli esseri umani: non più solo con un popolo in particolare (quello
ebraico), ma con l’umanità intera.
I 27 libri del Nuovo Testamento sono, a loro volta, divisi in queste quattro sezioni:
• Vangeli e Atti degli apostoli: sono i libri che raccontano le vicende di vita di Gesù
collegate alla fede in lui come “Cristo” (parola di origine greca che traduce l’ebraico “messiah” e significa “unto”), cioè Figlio di Dio, e quelle collegate alla nascita
della “Chiesa” (parola di origine greca
che letteralmente significa “assemblea convocata”);
• Lettere paoline: sono le lettere spedite da san Paolo alle diverse chiese da
lui fondate e visitate e ad alcuni amici;
• Lettere cattoliche: sono le lettere
scritte da alcuni apostoli non ad alcune chiese particolari, ma alla Chiesa
tutta intera, cattolica (parola di origine greca che significa “universale”);
• Apocalisse: è l’ultimo libro della Bibbia
che narra di una serie di “rivelazioni”
(la parola “apocalisse”, di origine greca, letteralmente significa “rivelazione”) avute dall’apostolo Giovanni in
tarda età sotto forma di “visioni” sul
significato della vita di Gesù e della
Chiesa.
A fianco è proposta una immagine che
cataloga i libri della Bibbia come se fossero disposti in una biblioteca.
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Libri che hanno una storia
La catalogazione dei libri della Bibbia non risponde ad un criterio di ordine storico.
In altre parole, i libri non sono catalogati dal più antico (in ordine temporale) al più
recente. La catalogazione risponde ad un criterio concettuale: sono stati raggruppati i testi per “generi letterali”, ovvero i testi che sia per i loro contenuti sia per la
forma con cui sono scritti sono simili fra loro.
Se dovessimo, invece, guardare alla storia dei libri della Bibbia, la catalogazione
cambierebbe. Per esempio, nell’Antico Testamento il libro dell’Esodo dovrebbe essere messo per primo e non per secondo, visto che è il libro biblico più antico; allo
stesso modo le lettere di San Paolo andrebbero anteposte ai Vangeli nel Nuovo Testamento. Rispetto alla storia dei testi, è sufficiente ricordare che la Bibbia è un’insieme di libri scritti nell’arco di circa 1000 anni: dal IX sec. a.C. alla fine del I sec. d.C.
Le lingue bibliche e il canone
Le lingue in cui la Bibbia è stata scritta nel tempo sono le seguenti: ebraico, greco
e latino per l’Antico Testamento; aramaico, greco e latino per il Nuovo Testamento.
Per quale ragione solo 73 testi sono entrati a far parte della Bibbia? Questa domanda richiama la complessa questione della redazione del canone biblico. La parola
“canone” nella lingua greca antica significa letteralmente “metro, asta di misura”. I
73 libri biblici sono, per i cristiani cattolici, il “metro” con cui il credente può valutare
e misurare la sua fede in Dio. Di conseguenza, quando si legge la Bibbia è importante ricordare che non raccoglie tutti i testi che parlano del Dio di Israele o di Gesù,
ma solo alcuni, scelti fra tutti quelli disponibili dalla comunità cristiana del II sec.
d.C. Con quali criteri sono stati scelti i 73 testi? Il criterio fondamentale è stato quello
dell’ispirazione divina: sono entrati a far parte della catalogazione biblica solo i
libri considerati – come si diceva – ispirati da Dio a chi scriveva.
Per quanto riguarda l’Antico Testamento, sono stati tenuti tutti i testi che fanno parte
della Bibbia ebraica (chiamata “Tanak”), più una serie di altri testi o parti di testi che
non furono considerati canonici dagli ebrei perché non scritti in lingua ebraica ma
direttamente in greco. Questi testi sono anche chiamati “deuterocanonici” (cioè
“canonici in un secondo momento”) e non sono contenuti nelle edizioni anglicane
e protestanti della Bibbia.
Per il Nuovo Testamento, sono stati considerati canonici tutti i testi su Gesù e la
Chiesa delle origini che godevano di queste tre caratteristiche: 1. erano testi riferibili
a testimoni oculari degli eventi (gli apostoli o amici degli apostoli); 2. erano i testi
più antichi storicamente, quindi i più vicini ai fatti; 3. erano i testi letti nella liturgia
e nelle preghiere dalle comunità cristiane originarie. Tutti i testi che, pur avendo per
contenuto Gesù e la Chiesa, non sono entrati a far parte del canone biblico sono
chiamati “apocrifi”. “Apocrifo” è una parola di origine greca che significa letteralmente “nascosto”. I testi apocrifi, infatti, a differenza di quelli entrati a far parte del
canone, non avevano una valenza pubblica, cioè non potevano essere letti da tutti
i cristiani, ma solo da quelli di determinati circoli o comunità filosofiche, come nel
caso dei vangeli gnostici.
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Come leggere la Bibbia
I libri della Bibbia sono stati scritti non sulla carta ma su fogli di papiro (una pianta che sorge sulle rive del Nilo) o su rotoli di pergamena (fatti con pezzi di pelle di
pecora trattata). Gli antichi scrittori, inoltre, non conoscevano la punteggiatura e
non separavano le parole fra di loro. Furono i copisti medievali che cominciarono a
dividere le parole l’una dall’altra copiando i testi. Facendo opera di copiatura, suddivisero anche la Bibbia in libri, capitoli e versetti. In questo modo, trovare una
citazione all’interno del testo biblico diventa molto più facile.
Per fare un esempio, se leggendo un qualsiasi scritto si trova “Mc 11, 2-5”, un simile riferimento riguarda il libro biblico del Vangelo di Marco, capitolo 11, versetti
dal 2 al 5.
La Bibbia è un testo che può subire diversi tipi di interpretazioni. Secondo ciò che
insegna la dottrina cattolica, i principali modi per interpretare la Bibbia sono:
• l’interpretazione secondo il senso letterale, cioè secondo il senso con cui l’autore
umano ha scritto il testo;
• l’interpretazione secondo il senso spirituale, cioè secondo ciò che il testo insegna
per la crescita spirituale della persona. Tale interpretazione si può, a sua volta,
distinguere in:
- interpretazione del senso allegorico, cioè del senso che il testo assume alla
luce dell’evento di Gesù Cristo;
- interpretazione del senso morale, cioè del senso che il testo assume quando
diventa ispiratore della condotta morale di chi lo legge;
- interpretazione del senso analogico, cioè del senso che il testo assume rispetto allo scopo dell’umanità, ovvero la salvezza e la vita eterna.
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