Solo il bene è radicale Il 28 gennaio a Milano più di 800 persone alle 4 proiezioni a cura del CMC e Sentieri del Cinema. Classi, giovani, giovanissimi, adulti. Esprimiamo con questo commento quello che credo abbia colpito tutti i partecipanti. E’ arrivato in Italia il film Hannah Arendt per la geniale regia di Margarethe Von Trotta, e' arrivato con i sottotitoli ma la notizia e' che e' arrivato. E' un capolavoro questo film che racconta come Hannah Arendt abbia affrontato quello che il mondo ebraico ha considerato il processo del secolo, il processo al criminale nazista Adolf Eichmann. Un processo semplice e dallo svolgimento lineare, un criminale di cui si erano date le prove piu' schiaccianti, una ineccepibile sentenza di morte, ma questo ad Hannah Arendt non bastava, tutto questo era apparenza, in lei la forza della ragione urgeva un perche', una spiegazione vera e non la pura registazione dei fatti. Questa e' stata la genialita' di Hannah Arendt, aver sempre voluto usare la ragione, e questo il film della Von Trotta racconta in modo affascinante e coinvolgente. E' una Hannah Arendt quanto mai autentica e carnale, immersa nei suoi affetti, cosciente di quanto costi il coraggio della verita', questo ci dipinge la regista Von Trotta e ci fa vedere che non solo Eichman fu un uomo banale, ordinario e mediocre, ma tutti coloro che si adeguano all'apparenza ritenendo il compromesso piu' ragionevole del vero. Hannah Arendt testimonia una solitudine lacerante, ma nello stesso tempo una compagnia profonda all'uomo, perche' sta di fronte alla realta' cercando di scoprirne il senso e non accontentandosi dei luoghi comuni. Che Eichmann fosse un criminale non poteva bastare, era un dato che urgeva un perche', questo, semplicemente questo ha fatto Hannah Arendt, snidare che il male si insinua dentro l'esistenza perche' lo veicola la rinuncia a pensare. Ieri come oggi l'uomo e' posto di fronte alla decisione di sempre, se usare la ragione o rinunciarvi! Qui sta il filo rosso di una vita eccezionale e di un film che la documenta in modo magistrale e con un tocco notevole di sensibilita' dell'umano. Fino al passaggio estremo, quello in cui la ragione raggiunge il vertice della sua tensione, arrivando a riconoscere che "il male non e' mai radicale, ma soltanto estremo ...... e che solo il bene e' profondo e puo' essere radicale". Il film termina con questa apertura al bene che la ragione esige e che apre la vita di ogni persona ad un cammino positivo quale la realta' intera urge. Questo e' oggi Hannah Arendt, questo e' oggi fare memoria, non fermarsi alla contrapposizione tra bene e male come fossero due campi ben delimitati da misure ben definite, ma scoprire che vi e' una questione ancor piu' seria, che cio' che accade in ogni momento chiede una decisione se essere o non essere uomini, e per esserlo la strada e' una sola, quella di usare la ragione. In caso contrario ci si accodera' come Eichmann alla banalita' del male. Gianni Mereghetti, Insegnante
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