CIAK La scuola al cinema 2014

Provincia di Como – Settore Cultura
rassegna cinematografica
per le scuole della
Provincia di Como
ANNO SCOLASTICO 2014/2015
“Ciak, la scuola al cinema!”
Una proposta di educazione al linguaggio cinematografico rivolta
alle scuole della Provincia di Como.
Una serie di film per ogni fascia di età, scelti per qualità visiva e
narrativa; pensati per un dibattito stimolante, ricco di spunti e
approfondimenti da svolgere con i ragazzi al termine della
proiezione. Un cinema rivolto alle scuole, con particolare
attenzione alle tematiche ambientali in occasione dell’Esposizione
Universale Expo 2015. La rassegna è organizzata dal Settore
Cultura della Provincia di Como in collaborazione con gli esperti
cinematografici Francesca Gamba e Alberto Cano.
• la rassegna si svolgerà nel periodo gennaio/maggio 2015 nelle seguenti sale
cinematografiche:
-Cinema Astra di Como
-Cinema Gloria di Como
- Cinelario di Menaggio
- Cineteatro Lux di Cantù
- Cinema Ambra di Erba
- Cineteatro San Francesco di Appiano Gentile
- Cineteatro di San Fedele Intelvi
• il costo del biglietto per i ragazzi anche per quest’anno scolastico resta di € 2,50;
• si ricorda che per ogni proiezione è previsto l’intervento di un esperto in sala per
la presentazione e l’approfondimento delle tematiche e l’analisi del linguaggio
cinematografico dei film proposti;
• allo scopo di poter predisporre un’adeguata programmazione, si prega di far
pervenire la scheda allegata di adesione via mail o al numero di fax sotto indicati,
preferibilmente entro il 28 novembre 2014;
PROVINCIA DI COMO
Settore Cultura – Ufficio Cinema
Via Borgovico, 148, Como
Referente: Marialina Brunelli
tel.031230321
e-mail: [email protected] .it
fax 031230211
i film proposti:
dai 4 anni
L’ape Maia – Il film
dai 5/6 anni
Khumba
dagli 8/9 anni
•Belle e Sébastien
dai 9/10 anni
La tela animata
dai 10 anni
•ParaNorman
•Vado a scuola
dai 12 anni
• Giraffada
• Eva
dai 13 anni
• C’era una volta in estate
• Home
dai 16 anni
• Class enemy
• Hanna Arendt
• La gabbia dorata
L’ape Maia – Il film
Titolo originale
Maia the Bee Movie
Regia
Alexs Stadermann
Origine
Australia, Germania, 2014
Durata
79 min.
La piccola ed esuberante Maia nasce in un alveare regolato da rigide regole di gruppo,
dove ciascuno è solo un numero, e nonostante i suoi sforzi per essere una brave ape,
fatica a obbedire alla maestra Cassandra. Troppo curiosa e anticonformista per vivere in
un ambiente chiuso, vola quotidianamente alla scoperta delle infinite sorprese del prato in
compagnia dell’amico Willy e della cavalletta vagabonda Flip. Viaggiando fuori
dall’alveare Maia scopre che Ronzelia, la consigliera della regina, sta organizzando un
grosso furto di pappa reale, indispensabile a mantenere in vita la Regina, per usurparne il
trono, accusare della sparizione i calabroni e dichiarare loro guerra. Maia chiama a
raccolta tutti gli insetti, anche i temuti calabroni, che diverranno ottimi alleati e sventa il
complotto ai danni della Regina diventando l’eroina dell’alveare.
Film coloratissimo e privo di scene troppo paurose, quindi adatto al pubblico dei più
piccoli, propone lo storico personaggio dell’Ape Maia, (che ha più di 100 anni di vita!) con
tutto il suo entusiasmo e la sua positività. Importante il messaggio formativo che pone
l’accento sia sul desiderio e la curiosità infantile del conoscere e trasgredire, che la
necessità di rispettare l’organizzazione sociale e le regole del gruppo, in questo caso
l’alveare. Da un punto di vista didattico contiene molte informazioni e curiosità sulla vita
degli insetti.
Khumba
Titolo originale
Khumba
Regia
Antonhy Silverston
Origine
Sudafrica, 2013
Durata
83 min.
Khumba è un cucciolo di zebra, ma è particolare: infatti ha le strisce solo nella parte
anteriore del corpo. I suoi simili sono convinti che lui, con la stranezza del suo colore, sia la
causa della siccità che ha colpito il territorio e quindi restano confinati in una zona del
deserto per preservare l’unica pozza d’acqua nel raggio di chilometri. Ma, una volta
diventato più grande, Khumba decide di varcare il confine dell’area protetta per
avventurasi alla ricerca di una fonte magica: sua mamma, infatti, prima di morire, gli ha
raccontato una leggenda secondo la quale quella fonte donerebbe le strisce alle zebre che
vi si immergono. Inizia così il viaggio di Khumba: lo accompagnano Bradley, uno struzzo
artista e strampalato, e Mama V, uno gnu accudente e protettivo. Questo strano gruppo a
cui si aggiungerà un branco di antilopi, si inoltra nella foresta sudafricana, affronta
situazioni complicate e pericolose. La tenacia e il coraggio di Khumba e dei suoi amici
saranno di esempio per gli altri animali e per gli spettatori che capiranno come la vera
“fonte magica” sia dentro di noi: ed è proprio questa diversità che ci rende tutti unici e
straordinari.
Varcare i confini, soprattutto quelli imposti da altri, significa crescere: è quello che fa
Khumba, insegnandolo anche agli spettatori più piccoli, ai quali questo lavoro di
animazione della Triggerfish, casa di produzione Sudafricana conosciuta per il film
Zambesia, è dedicato. SI torna a viaggiare nella foresta, luogo simbolo delle avventure
fiabesche, dove gli eroi sono costretti a mettersi ala prova, a superare ostacoli, pericoli e
paure e dove, alla fine del percorso, ci si scopre più maturi, consapevoli e solidali.
Belle e Sébastien
Titolo originale
Belle & Sébastien
Regia
Nicolas Vanier
Origine
Francia, 2013
Durata
98 min.
St. Martin, piccolo paese francese dell’Alta Savoia, al confine con la Svizzera, giugno 1943.
Sébastien, ragazzo orfano di madre, vive presso il nonno César e non va a scuola, ma si
reca ogni giorno all’alpeggio, di cui conosce i sentieri e gli animali. Nella zona circola “una
bestia” che sgozza le pecore del villaggi e che gli abitanti sono decisi a catturare e
uccidere. Ma il ragazzo la incontra e, senza nessuna paura, fa amicizia con lei, femmina di
un magnifico esemplare di Pastore dei Pirenei, di nome Belle. In realtà non è Belle a
uccidere le pecore, ma un branco d lupi che lei stessa allontana. La relazione fra Sébastien
e Belle cresce nel reciproco rispetto e affetto. Nel frattempo in paese i nazisti sequestrano
i viveri, a cominciare dal pane e danno la caccia agli ebrei che cercano di varcare il confine
con la Svizzera. Sarà proprio nel corso di una spedizione per portarli oltre il confine che
Sébastien, aiutato dalla fedeltà di Belle, raggiungerà la maturità e l’autonomia.
Un film da vedere e rivedere che si apre a molteplici letture. Accanto alla bellezza di una
natura selvaggia e mozzafiato, c'è la storia di una profonda amicizia e il gusto classico
dell'avventura. La paura per il diverso - capro espiatorio ed elemento di pericolo che
compromette la stabilità del villaggio - viene affrontata e smentita dal coraggio del
bambino Sebastien, piccolo eroe della storia il quale a sua volta per crescere dovrà
imparare ad accettare la realtà e maturare un distacco. Il plot è arricchito dalla
dimensione storica: la persecuzione nazista degli ebrei raccontata all'interno dello
schema classico della fiaba, con tocco delicato e senza toni melodrammatici.
La tela animata
Titolo originale
Le tableau
Regia
Jean François Laguionie
Origine
Francia, Belgio, 2011
Durata
77 min.
Un castello, un bosco, dei giardini: queste le cose lasciate incompiute da un pittore in un
quadro dove vivono tre tipi di personaggi: i “compiuti” che sono stati completati dal
pittore e quindi si ritengono superiori e perfetti; gli “incompiuti” a cui mancano dettagli di
colore e sono esonerati dal palazzo perchè incompleti; e gli “schizzi” che sono solo bozze
non colorate e vivono maltrattati ed esiliati nel bosco. Questi ultimi vanno alla ricerca del
pittore perché spieghi il senso della loro esistenza dentro al quadro. Saranno le domande
degli scarabocchi a far decollare l’azione, fino all’abbandono della tela, alla scoperta di
nuovo mondi. “Da dove vengo?” Esiste il mio creatore?” ”Se esiste mi può aiutare?” si
chiedono gli scarabocchi, invitando anche i disegni “compiuti” a dar voce alle loro
inquietudini.
Quando un film diventa un’opera d’arte: con una storia realizzata magnificamente, uno
stile visivo unico e un modo poetico per avvicinare i bambini al mondo della storia
dell’arte e della pittura. L'amicizia, l'amore, le scelte, la discriminazione, la bellezza, l'arte
sono concentrati in questa bellissima pellicola. Film vincitore nel 2011 del Premio César e
di un Grand Prix a Cannes per il miglior cortometraggio d'animazione.
ParaNorman
Titolo originale
ParaNorman
Regia
Sam Fell, Chris Butler
Origine
USA, 2012
Durata
93 min.
New England. Norman vede i fantasmi e può comunicare con loro; tutti lo ritengono un
tipo “strano”. La famiglia pensa che il suo potere sia legato alla passione per i film
dell’orrore e non ci dà peso. A scuola invece il bullo Alvin lo prende sempre di mira. L’unico
che gli offre un’amicizia sincera è il vicino di casa Neil. Si avvicina il 300° anniversario
dell’uccisione della strega di Blythe Hollow. Alvin è avvicinato da Prenderghast, che da
sempre ha tenuto a bada lo spirito della megera, ma ora vuol passare a lui il testimone:
Norman dovrà leggere un libro di fiabe sulla tomba della Strega per impedirne il ritorno.
Il ragazzo non riesce a compiere il rituale e si trova in balia dei morti viventi evocati dalla
Strega. Cerca di fermarli con l’aiuto di sua sorella, di Alvin e di Neil con suo fratello.
L’avventura farà conoscere i retroscena sulla morte della Strega, condannata sebbene
innocente e accecata dal rancore.
Il film è un ibrido fra commedia nera e racconto fantastico, un horror adolescenziale con
una morale di fondo e un intento pedagogico racchiusi nel microcosmo dello stesso
Norman: il ragazzo appare infatti connotato come il classico preadolescente inquieto
rispetto a un mondo superficiale dove chi non si allinea ai gusti della maggioranza è
estromesso. La vicenda diventa universale quando il dramma interiore di Norman,
vittima del bullismo, si rispecchia in quello della Strega, anch’essa vittima del medesimo
meccanismo di esclusione, portato agli eccessi da una mentalità puritana che l’aveva
condannata al rogo. Norman è l’unico personaggio capace di entrare in sintonia con il
dolore che attanaglia la Strega. Nel “salvare” la ragazza condannata dagli errori della
Storia e dell’umanità si fa carico del destino della comunità e compie un’impresa
straordinaria. ParaNorman ci insegna che la paura va affrontata non con l’obiettivo di
conviverci, ma per superarla.
Vado a scuola
Titolo originale
Sur le chemin de l’école
Regia
Pascal Plisson
Origine
Francia, Cina, Sudafrica, Brasile,
Colombia, 2013
Durata
75 min.
Già insignito del logo Unesco il film narra la toccante storia di quattro bambini,
provenienti da angoli del pianeta differenti, ma uniti dalla stessa sete di conoscenza. Dalle
savane pericolose del Kenya, ai sentieri tortuosi delle montagne dell’Atlante in Marocco,
dal caldo soffocante del sud dell’India, ai vertiginosi altopiani della Patagonia, questi
bambini sono uniti dalla stessa ricerca, dallo stesso sogno. Quasi istintivamente sanno che
il loro benessere, anzi la loro sopravvivenza, dipenderà dalla conoscenza e dall’istruzione
scolastica. Jackson, Zahira, Samuel e Carlito sono gli eroi di Vado a scuola, un film che
intreccia la storia di quattro alunni costretti ad affrontare innumerevoli ostacoli, spesso
pericolosi – distanze enormi da attraversare, serpenti, elefanti, ma anche banditi – per
raggiungere la scuola. Se l’accesso all’istruzione è solo una formalità nel mondo
occidentale, altrove può trasformarsi in vero e proprio viaggio che richiede sforzi e
sacrifici.
I protagonisti di questo film, girato da Pascal Plisson dopo una lunga permanenza nelle
quattro zone, hanno la determinazione giusta, dettata dalla loro povertà, per cambiare la
loro esistenza attraverso un’adeguata istruzione. Gli spazi che debbono attraversare
possono anche apparire affascinanti a chi vive comodamente e trova che dover andare a
scuola senza un mezzo motorizzato sia un’inutile fatica. Plisson marca i percorsi con cifre
precise e anche quando si ha l'impressione che le scene siano appositamente 'costruite',
è bene pensare che proprio la conoscenza approfondita delle vite di questi bambini e
bambine ha permesso di riprendere, anche con qualche accorgimento visivo, quella che
per loro è e resta una quotidiana, dura realtà. oriente e occidente. Che ha però davanti a
sé una meta da raggiungere per l'immediato presente ma, anche e soprattutto, per il loro
possibile futuro.
Giraffada
Titolo originale
Giraffada
Regia
Rani Massalha
Origine
Palestina, Germania, Italia,
Francia
Durata
85 min.
Ziad è un ragazzino di 10 ani figlio di Yacine, veterinario dello zoo di Qalqilya, un
villaggio che sorge accanto al muro che separa i territori palestinesi dallo Stato di
Israele. Orfano di madre, solitario e taciturno, Ziad nutre una grande passione per le
due giraffe ospiti dello zoo che accudisce personalmente: Rita, femmina incinta, e
Brownie, il suo compagno. Una notte, durante un attacco aereo israeliano, Brwonie si
mette a correre disperatamente, batte la testa e muore. Per salvare Rita, che ha
smesso di mangiare per il dispiacere, c’è bisogno di un’altra giraffa maschio: Ziad e suo
padre, con l’aiuto di una giornalista francese, decidono di trafugarla in uno zoo safari
in Israele. L’impresa si rivelerà rocambolesca.
Sotto l’apparenza di una favola contemporanea, popolata da presenze inconsuete e
magiche, come quella delle giraffe, in primo piano ci sono il rapporto tra un padre e
un figlio, e il contrasto tra due popoli, quello arabo e quello palestinese.
Eva
Titolo originale
Eva
Regia
Kike Maillo
Origine
Spagna, 2011
Durata
94 min.
Anno 2041. Il giovane ingegnere cibernetico Alex viene richiamato dalla sua vecchia facoltà di
robotica per portare a termine il progetto di creare un bambino robot dotato di maggiore
spontaneità rispetto agli androidi esistenti, già dotati di un notevole livello di emotività
simulata ed empatia nel rapportarsi con gli umani. Appena arrivato in città Alex conosce Eva,
figlia della sua ex-fidanzata. Eva è una bambina curiosa e ciarliera, anticonformista e diversa
dai suoi coetanei, ed Álex, nonostante la contrarietà della madre, vorrebbe usarla come
modello per la psiche del modello robotico che sta progettando, affinché sia in grado di
"sentire“ e di emozionarsi. Tra i due nascerà una grande amicizia ma tra esperimenti falliti e
scivoloni sulla pista di pattinaggio, Alex comprenderà presto che niente è come sembra…
Riprendendo il mito di Pinocchio il film mette in relazione l'uomo e le macchine attraverso
una storia di sentimenti potenti, al cui centro c'è uno scienziato che desidera simulare la vita.
Ma anche questa volta, come fu per il celebre Frankenstein, l'irriducibile ricercatore patirà la
colpa di essersi sostituito a Dio nella creazione della vita. Il film apre ad una riflessione sui
limiti della tecnologia rispetto all’unicità e alla complessità dell’essere umano, sulla possibilità
di “programmare” i sentimenti e sul prezzo da pagare per le sconfinate applicazioni
scientifiche che l’uomo riesce e riuscirà a porre in essere. Riproponiamo anche quest’anno
questo sorprendente film spagnolo curato nei dettagli e negli effetti speciali come un
blockbuster americano ma con un'anima profonda e toccante decisamente mediterranea,
con una messa in scena favoleggiante e intelligentemente fiabesca.
C’era una volta in estate
Titolo originale
The way, way back
Regia
Nat Faxon, Jim Rash
Origine
USA, 2013
Durata
103 min.
Duncan ha quattordici anni e si trova per la prima volta a trascorrere le vacanze estive
con la mamma separata, in compagnia del nuovo patrigno e della sua figlia poco più
grande di Duncan. In viaggio verso la piccola località di mare, Duncan capisce che non
avrà vita facile; il patrigno ha dei metodi educativi piuttosto rudi e valuta il valore delle
persone attraverso la scala numerica. In quell'universo popolato da adulti un po’
immaturi, fragili e poco attenti alle dinamiche dei loro figli, Duncan fatica a trovare un
posto nel mondo. Lo troverà nel parco acquatico Water Wizz, emblema del
divertimento balnerare kitsch, ma anche luogo di crescita nel quale lo strambo
direttore e tutto lo staff lo faranno sentire a suo agio aiutandolo a crescere.
Storia di formazione e crescita di un adolescente timido e un po’ outsider il quale nel
corso della storia rivelerà più maturità e sensibilità dell'universo degli adulti incapaci
di crescere e relazionarsi con profondità. Con un linguaggio scanzonato da teen
movie, anche nella scelta dei luoghi come il parco acquatico - il film è un ritratto
profondo alla Truffaut nel quale un ragazzino fuori dalle normative censorie e
anaffettive genitoriali, troverà la sua “tribù” e la libertà di esprimersi emotivamente
condividendo disagi e personali trionfi. Senza didascalismo e retorica, un film
accattivante ma profondo che parla ai giovani con il loro linguaggio, e affronta con
toni scanzonati, la difficoltà di crescere in quell'età in cui non più bambini, ci si
appresta a diventare grandi.
Home
Titolo originale
Home
Regia
Yann Arthus-Bertrand
Origine
Francia, 2009
Durata
120 min.
Nato nel 1946, Yann Arthus-Bertrand ha sempre avuto una passione per il mondo animale
e l’ambiente naturale. A vent'anni si stabilisce nella Francia centrale e diventa direttore di
una riserva naturale. Poi si reca in Kenya con sua moglie, con la quale svolge uno studio sul
una famiglia di leoni nella riserva di Masai Mara. A poco a poco, Yann diventa un reporter
interessato ai problemi ambientali e collabora con Géo, National Geographic, Life, Paris
Match, Figaro Magazine. Nel 1991, fonda la prima agenzia di fotografie aeree al mondo,
Altitude. In occasione della Prima Conferenza di Rio, nel 1992, decide di iniziare a lavorare
su un progetto della portata planetaria sullo stato della Terra: La Terra vista dal Cielo. Il
libro riscuote grande successo, con oltre 3 milioni di copie vendute. Qualche anno dopo
inizia la produzione di "Home" dove Yann Arthus-Bertrand condensa tutte le sue precedenti
esperienze per cantare un inno alla bellezza del pianeta Terra e alla sua delicata armonia.
Attraverso i paesaggi di 54 paesi filmati dal cielo, Yann Arthus-Bertrand ci porta in un
viaggio unico in tutto il pianeta, per contemplare e per capire. Ma è più di un
documentario con un messaggio, è un magnifico ed appassionante film. Ogni scatto
mozzafiato mostra la Terra come non l'abbiamo mai vista prima. Ogni immagine mostra i
tesori della terra ed anche la distruzione operata dall'uomo, con tutte le meraviglie che
possiamo ancora conservare. “Dal cielo, c’è meno bisogno di spiegazioni”. La nostra
visione diventa più immediata, intuitiva ed emotiva. "Home" ha un impatto su chi lo vede.
Si risveglia in noi la consapevolezza che è necessario cambiare il nostro modo di vedere il
mondo. "Home" abbraccia i grandi temi ecologici e ci dimostra come tutto il nostro
pianeta è interdipendente.
Class enemy
Titolo originale
Razredni sovraznik
Regia
Rok Bicek
Origine
Slovenia, 2013
Durata
112 min.
L'insegnante di ruolo deve assentarsi perché prossima al parto e al suo posto arriva nel
liceo sloveno il professore di tedesco Zupan. I metodi dell'uomo sono rigidi, freddi e
punitivi, agli occhi di una classe abituata ad un clima di amichevole negoziazione tra
allievi e professori. Quando una studentessa, Sabina, si suicida apparentemente senza
motivo, i compagni sconvolti incolpano il professore e le sue richieste troppo esigenti. Ma,
nel corso del lutto, il fronte unito della ribellione contro Zupan comincia ad incrinarsi e il
vortice delle accuse si complica e si esaspera...
ll giovanissimo regista sloveno Rok Bicek debutta alla regia con un'opera folgorante,
frutto di una reale esperienza di vita ma capace nella sua trasposizione filmica di scavare
a fondo e mettere a nudo tutta la complessità ma anche fragilità dei sistemi educativi da
un lato e lo stato di precario equilibrio e ostilità alla vita dell'adolescenza dall'altro. "È più
facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, mentre per educare è
necessario essere". E forse questa importante riflessione è proprio un po' il cuore del film
di Bicek, la panoramica toccante e anche in qualche modo sconvolgente di quello che il
rapporto insegnante-allievo può o non può scatenare. Il microcosmo dei ragazzi delle
medie superiori si rivela una generazione estremamente vulnerabile e, in quanto tale,
propensa ad assorbire quel che le succede intorno, sia a livello conscio che inconscio. La
rivolta degli studenti contro il sistema scolastico, simboleggiato dal severo professore, è
l’immagine riflessa dello scontento sociale globale, che sfrutta ogni (in)giusto motivo per
ribellarsi contro le norme vigenti
Hanna Arendt
Titolo originale
Hanna Arendt
Regia
Margarethe von Trotta
Origine
Germania, Lussemburgo,
Francia, 2013
Durata
113 min.
Scappata dagli orrori della Germania nazista, la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt nel
1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti, grazie all'aiuto del
giornalista americano Varian Fry. Qui, dopo aver lavorato come tutor universitario ed
essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, comincia a collaborare con
alcune testate giornalistiche. Come inviata del New Yorker in Israele, Hannah si ritrova
così a seguire da vicino il processo contro il funzionario nazista Adolf Eichmann, da cui
prende spunto per scrivere "La banalità del male", un libro che andrà incontro a molte
controversie. Dai suoi resoconti emerge la teoria per cui proprio l'assenza di radici e di
memoria e la mancata riflessione sulla responsabilità delle proprie azioni criminali
farebbero sì che esseri spesso banali si trasformino in autentici agenti del male. L'ebreo
Kurt Blumefeld, uno dei suoi più cari amici, non riesce a perdonarla per quegli scritti,
mentre lo scandalo si diffonde in Israele e negli Stati Uniti...
“Hanna Arendt” è la storia di una donna che ebbe contro il mondo perché il mondo
pensava che lei, famosa e brillante ebrea in carriera, sarebbe andata a Gerusalemme per
scrivere ciò che il mondo si aspettava che lei scrivesse: spettacolo dell’orrore, indignazione
per il mostro, compassione per gli ebrei. Hannah fece molto di più. Guardò in faccia gli
autori del male e mostrò che non è difficile essere come loro.
Margarethe Von Trotta realizza un coinvolgente film biografico che, delineando il
personaggio in termini personali e di teoria filosofica, intende propriamente, come
dichiarato dalla regista, "trasformare il pensiero in un film". Un tentativo riuscito, grazie
ad un lavoro ben documentato e scenograficamente preciso, e l'intensa interpretazione
che dona alla figura della Arendt la recitazione di Barbara Sukova. Ne emerge
l'isolamento della protagonista e la sua peculiare vitalità, ma soprattutto la sua
rivendicazione ostinata di un pensiero sempre libero e sempre vivo.
La gabbia dorata
Titolo originale
La jaula de oro
Regia
Diego Quemada-Diez
Origine
Messico, 2013
Durata
102 min.
Juan, Sara e Samuel, tre adolescenti dei quartieri poveri del Guatemala cercano di
raggiungere gli Stati Uniti d’America, alla ricerca di una vita migliore. Lungo il loro
cammino attraverso il Messico, incontrano Chauk, un indio del Chiapas che non parla lo
spagnolo e gira senza documenti. Il viaggio è lungo, a bordo dei treni merci o seguendo a
piedi i binari delle ferrovie, e porterà i ragazzi verso un'imprevedibile realtà...
La gabbia dorata è un road movie di fuga dalla disperazione alla scoperta dell'illusione. Il
tema dell'immigrazione clandestina trova un valido puntello narrativo nella storia
raccontata da Diego Quemada-Diez, alla sua opera prima. Il regista di origini spagnole, da
più di vent'anni ormai trapiantato in America e con alle spalle un pedigree fatto di
collaborazioni con registi importanti, è bravo ed efficace nel raccontare questa
frantumazione di una speranza: lasciando molto spesso parlare le immagini e non
cadendo nel film socialmente impegnato, preferendo raccontare in modo sempre più
lucido ed ampio.“Per preparare e poi girare questo film ho lavorato dieci anni. I primi
quattro intervistando gli immigrati che la frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti la
attraversano o l’hanno attraversata, taccuino e registratore in mano, cercando piccole
storie private da trasformare in cinema e memoria collettiva. Il film immagina un viaggio
costruito a partire da storie vere, prese in prestito alle vite che ho raccolto in più di
cinquecento interviste. Di quelle interviste non ho ripreso niente in video. Registravo in
audio e prendevo appunti su un taccuino. Ho scritto moltissimo ed ho un sacco di
trascrizioni delle interviste fatte. Finita ogni intervista la trascrivevo segnando i dettagli
che avrei potuto usare nel film, e che se avessi avuto con me una videocamera
probabilmente non mi avrebbero mai raccontato”
Progetto grafico a cura di Claudia Molteni