CORRIERE.cdo

Del 25 Marzo 2014
Estratto da pag. 19
«Un intreccio affaristico tra manager, Regione e Compagnia delle Opere»
MILANO — Non è solo per interesse dei singoli se dentro «Infrastrutture Lombarde» si assegnavano
incarichi legali in vista degli appalti Expo con la serena consapevolezza che «scrivete quello che volete, ma
l’importante è che non denunciate il fatto che stiamo spacchettando 400.000 euro di progettazione, altrimenti
domani vengono i carabinieri!»; o se nelle intercettazioni sul restauro della Villa Reale di Monza
«espressamente si ammette che nessun controllo sarà mai effettivamente svolto, e che anzi tutto si risolverà in
una “farsa”, e d’intesa con la ditta esecutrice si procederà a “falsificare” gli atti e a “pompare” i prezzi».
Stando invece a quanto i pm Pirrotta-D’Alessio-Robledo scrivono nella richiesta alla base giovedì scorso di 8
arresti e 9 interdizioni, «il contesto relazionale e professionale» dei protagonisti «maggiormente inseriti negli
illeciti metodi di spartizione» da un lato «ne attesta una comune vicinanza ad ambienti riconducibili alla
Compagnia delle Opere», e dall’altro «evidenzia rapporti di assidua frequentazione e vicinanza con contesti
politico-istituzionali gravitanti in special modo intorno alla precedente Giunta della Regione Lombardia»,
quella guidata dal Pdl (oggi Ncd) Roberto Formigoni. Non a caso nel giugno 2012, quando i giornali
raccontano l’aggravarsi della sua posizione nell’inchiesta Maugeri-San Raffaele, uno degli avvocati più
gratificati dagli incarichi di «Infrastrutture Lombarde», l’arrestata Carmen Leo, si preoccupa al telefono: «Che
cavolo succede al mio cliente maggiore, perché, se in Regione qualcosa va storto a Formigoni, vuol dire che
cade la giunta e si va a elezioni e magari vince la sinistra e magari cambiano i referenti... e beh, viene via un
cliente che è il 70-75% del fatturato». Sempre «nelle sue telefonate», scrivono i pm, «il legale ricorda
espressamente che il proprio prezioso referente in Regione è l’ex assessore ai Trasporti, Raffaele Cattaneo»,
già presidente (sino al luglio 2010) del Consiglio di Sorveglianza di «Infrastrutture Lombarde». All’indomani
degli arresti, Cattaneo (non indagato) a una cerimonia in onore di Falcone e Borsellino aveva lamentato «la
delegittimazione» delle legislature Formigoni da parte dei magistrati, e proposto un ardito paragone
dichiarando di «non poter sopportare quello che è il principale strumento del potere che ti delegittima, poi ti
isola, poi bum : e in questo caso bum non è la bomba, ma gli arresti». Sul versante della Compagnia delle
Opere, «dalle intercettazioni emerge» intanto «la particolare vicinanza» con i non indagati Antonio Intiglietta
(presidente di «Ge.Fi.», ente fieristico promosso dalla Cdo) e Maurizio Filotto, definito da Carmen Leo «il
secondo in Lombardia di Compagnia delle Opere, il braccio destro di Intiglietta». Ma i pm nella richiesta di
arresto indicano che soprattutto altri due avvocati arrestati, Fabrizio Magrì e Sergio De Sio, «sembrano poter
trarre notevoli vantaggi economici» (anche «per futuri incarichi professionali nell’ambito della realizzazione
della Nuova Città della Salute») dalla «vicinanza di De Sio all’area politica sempre riferita alla Presidenza
regionale dell’epoca». Questo «paventato intreccio di rapporti politico-affaristici» trova per i pm linfa anche
nei «vincoli confidenziali» tra l’avvocato Magrì e Luigi Roth, oggi presidente di «Terna», sino al 2009
presidente di «Ente Fiera Milano», e all’epoca dei fatti «nominato dal premier Monti su proposta del
presidente Formigoni» quale «Commissario del Padiglione Italia dell’Expo» (dove rimase pochi mesi).
Secondo gli inquirenti, «dalle conversazioni è emersa la condotta di Magrì volta “esportare” le medesime
pratiche illecite prodigate in Infrastrutture Lombarde per pilotare incarichi e assunzioni anche in Expo». In
particolare, con il «tentativo di forzare le normali procedure utilizzando l’artificioso frazionamento delle
commesse per promuovere la figura di Maurizio Alessandro, già direttore generale di Sviluppo Sistema Fiera
spa (società partecipata da Ente Fiera Milano) e del Consorzio Città della Salute, al quale veniva infatti
assicurata l’assunzione in Expo e l’acquisizione di incarichi di consulenza “ponte”». Dalle intercettazioni i pm
ritengono di trarre «marcatamente il ruolo di intermediazione dal commissario Roth» (che non risulta
indagato) «e dall’avvocato Magrì», che «sembrano ben disposti ad asservire le proprie posizioni ai
“desiderata” dei vertici regionali»: nel senso che «la sistemazione lavorativa di Alessandro in Expo,
caldeggiata proprio da Roth, avrebbe avuto lo scopo di far desistere il manager dall’intentare un procedimento
civile contro la Regione per ottenere non meglio precisate spettanze da lui avanzate». Ieri gli unici due arrestati
in carcere, e cioè il direttore generale di «Infrastrutture Lombarde», Antonio Giulio Rognoni (nel 2008/2011
ha percepito stipendi per un totale di oltre 3, 2 milioni), e il capo ufficio gare Pier Paolo Perez, si sono avvalsi
della facoltà di non rispondere davanti al gip Andrea Ghinetti. Saranno ascoltati dai pm anche su
intercettazioni come quella in cui Rognoni «sgridava» il direttore dei lavori della «piastra» di Expo, Porro,
perché questi discuteva con lui di un organigramma con in mano degli appunti evidentemente imbarazzanti.
Rognoni: «Non scriverti ’ste robe qui...». Porro: «No, no questa roba qui esiste solo una copia, poi la buttiamo
via!». Rognoni: «Sì, ho capi’, ma scrivi x, y e z». Porro: «Ok, tanto poi questi li trituriamo»Luigi Ferrarella