Salvini sempre più simile a Bossi

Il Carroccio torna ai vecchi miti: il Senatur sosteneva Milosevic, la Lega oggi aiuta Putin
Salvini sempre più simile a Bossi
Carter dice alla tv di Mosca che la Crimea è della
DI GOFFREDO PISTELLI
C
ome ai tempi del
S e n a t u r . La Lega
maroniana, seppur
appaltata a Matteo
Salvini, nuovo segretario,
assomiglia sempre di più a
quella di Umberto Bossi.
Lui, nel 1999, volava a Belgrado a portare la solidarietà
padana alla Serbia di Milosevic, colpita dalle bombe
Nato per la repressione nel
Kosovo. I padani 2.0 lanciano
invece messaggi di sostegno
alla secessione della Crimea
russa dalla nuova Ucraina
ultraeuropeista. E infatti di
ieri la notizia, riferita dal
Corriere Veneto, di un'intervista a Federico Caner alla
tv moscovita Russia24 Tv
News Channel, emittente di
ali news dello stesso stato exsovietico, seguita da 70 milioni di persone. E non un collegamento alla bell'e meglio,
ma una troupe arrivata dal
lontano Oriente fino a Venezia, Palazzo Ferro Fini, dove
il capogruppo del Carroccio
veneto, lavora.
La tv russa voleva sentirsi dire, dal cuore dell'Europa comunitaria, quella a cui
si sono richiamati i manifestanti ucraini che poi hanno
spinto il Parlamento a deporre il presidente, che l'insorgente Crimea ha tutte le
ragioni per secedere. «Il Veneto è proprio come la Crimea»,
ha detto infatti il consigliere
regionale trevigiano ai russi,
«un parallelismo automatico,
un po' come quello con la Catalogna e la Scozia».
Secondo Caner, «i media
russi guardano con assoluto
interesse alle spinte indipendentiste del Vecchio continente, inserendo il Veneto
in un movimento che porterà
a quell'Europa dei popoli per
cui la Lega lotta da decenni».
Ma come? Non erano loro, i
barbari sognanti, quelli che
cambiavano la Lega, facendo
il repulisti non solo dei Cerchi
magici che avvolgevano Bossi e i suoi con inaccettabili
liturgie, ma modernizzavano
il movimento relegando alla
soffitte gli armamentari del
folclore padano, come costumi celtici e ampolle del Po?
E non erano ancora loro, i
nuovissimi, ad archiviare la
retorica del «via da Roma»,
trasformando le legittime
istanze all'autonomia in un
modello macro regionale alla
bavarese?
Forse nella concitazione
delle adunate bergamasche
con le ramazze innalzate, a
simboleggiare la pulizia da
fare in quel di Via Bellerio,
sede federale, cioè nazionale, del movimento a Milano,
qualcuno s'era spinto un po'
oltre. E oggi, un paio di anni
dopo, si rifluisce ai modelli
primordiali.
Infatti Caner ha spiegato ai russi e poi al giornale
veneto, che i lumbard sostengono «da sempre l'autodeterminazione e il diritto a staccarsi dagli Stati nazionali se
è la gente a chiederlo democraticamente». E dunque «la
Crimea ed il Veneto si appellano al diritto internazionale
che le rispettive capitali non
possono ignorare», ha spiegato, «abbiamo diritto all'indipendenza. I veneti sono perfino disponibili a farsi carico
di parte del debito pubblico,
pur non avendolo generato.
Tanto», ha concluso, «ogni
anno lasciamo comunque a
Roma 20 miliardi di residuo
fiscale».
Russia
Solo che i russi se vanno
sì sull'onda dei consensi, ma
anche con la facilitazione dei
tank e dei para di Putin. In
Veneto non si è andati oltre il
famoso «tanko», il trattore pavesato da blindato con cui un
gruppo di Serenissimi, armati
però di un vecchio mitra, prese per una notte il Campanile
di San Marco a Venezia. Era
il maggio del 1997 e la mezza goliardata finì con molti
anni di carcere per ognuno
dei commandos.
Qualche
legologo
e s p e r t o si c h i e d e oggi se
le esternazioni di Caner, un
40enne, un volto nuovo, un
bocconiano e organizzatore
di corsi per amministratori
locali lumbard nell'ateneo
milanese, se le esternazioni
di Caner, dicevamo, unite a
quelle ruvidamente antieuro
e forconiane di Salvini, segnalino una regressione del
nucleo dirigente padano, una
sorta di involuzione politica.
O se, viceversa, sia una riposizionamento tattico, dettato
magari dall'idea di poter ripescare dall'elettorato M5s
tanti consensi perduti, specialmente in Veneto, a maggior ragione dopo la sparata
di Beppe Grillo che, pochi
giorni fa, s'è rivelato un supporter della macroregioni.
Vero è che, dopo la «Crimea
veneta» di Caner, si compie,
per differenza, la deleghizzazione del sindaco di Verona,
Flavio Tosi, che prosegue
con la sua discesa in campo
politica autonomo, anche se
ufficialmente col placet della
Lega.
E non è un caso che gli inviati della tv di Putin non lo
abbiano nemmeno cercato.
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