Elezioni presidenziali e diga di Rogun: mesi cruciali per il Tagikistan 23 February 2014 ABSTRACT Recent presidential election in Tajikistan has confirmed Emomali Rahmon as president for the forth time. International observers have blamed the election as lacking genuine choice and pluralism. Russia, China and USA aim at increasing their influence in Tajikistan pursuing regional stability and security. Tajikistan still remains the weakest and poorest among the five Central Asia republics. Rahmon Author: Davide Lunelli has elevated the Rogun Dam Project as the main focus of his Language: Italian country into a major energy exporter. But Tajikistan has Keywords: Emomali Rahmon's presidency Rogun Dam Tajik-Uzbek relations and USA and NATO’s strategic ally, which fiercely objects government to develop Tajikistan’s economy turning the tense relations with Uzbekistan, the major regional power to Rogun project. International players are disposed to support Tajikistan’s development but do not want to antagonize Uzbekistan. Rahmon re-election will unlikely improve relations with Uzbekistan. ISSN: 2281-8553 © Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie DAVIDE LUNELLI M.A. in Classical Humanities (Naples State University “L'Orientale” [email protected] Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 2 Una corsa senza avversari Il 6 novembre 2013 si sono tenute in Tagikistan le elezioni presidenziali che hanno confermato al potere, per la quarta volta, il presidente uscente Emomali Rahmon. Le elezioni sono risultate un plebisicito per Rahmon, con l’83,6% dei voti a favore e confermandolo al potere fino al 2020. In questo senso, Rahmon segue la scia di Karimov in Uzbekistan e di Nazarbayev in Kazakistan, rispettivamente al potere dal 1991 e dal 1990: nelle repubbliche centroasiatiche postsovietiche l’indipendenza non si è tradotta in una trasformazione democratica, bensì dal sistema autoritario Stato-Partito si è passati al potere personalistico, spesso dispotico, dei neopresidenti “Padri della Patria”. In Tagikistan, le sfide connesse alla costruzione della nuova struttura statale, alla stabilità interna e ai rapporti interetnici, oltre alle problematiche legate allo sviluppo economico, comuni a tutte le Repubbliche centroasiatiche dopo l’indipendenza dall’URSS, sono state messe a repentaglio dalla sanguinosa guerra civile che ha infiammato il Paese nei primi cinque anni dopo l’indipendenza, dal 1992 al 1997. Rahmon, al potere dal 1994, è considerato l’artefice della pace e della stabilità e per questo motivo gode di un ampio consenso presso la popolazione, nonostante la diffusa povertà, la corruzione1 e la connivenza di settori dell’élite con organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti2. Le ultime elezioni hanno confermato come Rahmon, “uomo forte”, abbia legato indissolubilmente la propria figura 1 Il Tagikistan figura al 150º posto (su 177 Paesi) nell’Indice di Corruzione Percepita 2013 stilato da Transparency International: www.transparency.org/country#TJK. 2 Per uno studio approfondito sul traffico di stupefacenti attraverso il Tagikistan e delle ramificazioni criminali nella società tagika si veda: Engvall, J., The State under Siege: the Drug Trade and Organised Crime in Tajikistan, in: Europe-Asia Studies, Vol. 58, No. 6 (Sep., 2006), pagg. 827-854: www.jstor.org/discover/10.2307/20451264? uid=2&uid=4&sid=21103109506771. www.istituto-geopolitica.eu all’evoluzione politica del Tagikistan indipendente. Ma su di esse, sia sulla campagna elettorale che sul risultato plebiscitario, pesano le critiche degli osservatori internazionali sulla regolarità del meccanismo elettorale, sulla mancanza di pluralismo e di libera scelta fra i candidati. La campagna elettorale è stata caratterizzata dai consueti meccanismi coercitivi propri dei regimi centroasiatici: l’eliminazione dei possibili competitori e la stretta autoritaria sui gruppi di potere periferici non ancora saldamente controllati dall’élite dominante. In questo contesto si colloca l’arresto di Zaid Saidov, già influente figura dell’UTO (United Tajik Opposition), la fazione sconfitta nella guerra civile e poi ministro dell’Industra proprio sotto Rahmon. Divenuto leader del recente partito di opposizione New Tajikistan, Saidov è stato arrestato nello scorso maggio, poco dopo la presentazione del nuovo partito, con accuse che spaziavano dall’evasione fiscale agli illeciti amministrativi e finanche alla poligamia3. La Missione di Monitoraggio Elettorale dell’OSCE/ODIHR-Parlamento Europeo ha osservato come, seppur in un clima pacifico, la competizione elettorale sia stata priva di un vero e proprio pluralismo. I cinque candidati alternativi al presidente uscente non rappresentavano una vera opposizione e sembra quasi che abbiano partecipato alle elezioni solo per dar loro una parvenza di pluralismo. L’OSCE/ODIHR ha sottolineato come la legislazione tagika obblighi la presentazione di un numero sproporzionato di firme a supporto di una candidatura, un escamotage legale che ha impedito alla principale espondente dell’opposizione, l’avvocatessa ed attivista per i 3 Il partito di Saidov non avrebbe comunque presentato alcun candidato alle elezioni presidenziali di novembre ma programma di presentarsi alle elezioni parlamentari previste per il 2015: Sattori, A. (21 maggio 2013), “New Tajikistan”–New Tensions?, Eurasia Daily Monitor 10 (96): www.jamestown.org/single/? no_cache=1&tx_ttnews[swords]=8fd5893941d69d0be3 f378576261ae3e&tx_ttnews[any_of_the_words]=zadif %20saidov&tx_ttnews[tt_news]=40905&tx_ttnews[bac kPid]=7&cHash=e146f35c1140bfdff72cf6a3c1532ce4# .UofHeieDmSo. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 3 diritti umani Oinikhol Bobonazarova, di essere ammessa alla competizione elettorale per non aver raccolto le 210.000 firme richieste4. Rahmon ha goduto di un indubbio vantaggio grazie al controllo dei mass-media e tutta la campagna elettorale è stata caratterizzata dall’assenza di dibattito politico. Inoltre sono stati segnalati casi di voti multipli e irregolarità procedurali, così come è stata evidenziata l’incongruenza fra i dati di affluenza dei votanti, oltre l’80% dei circa 4 milioni aventi diritto, e il fatto che circa 1 milione di tagiki lavora all’estero e non si è recato alle urne 5. Tutto ciò conferma un’ormai conclamata deriva autoritaria propria dei regimi al potere nelle repubbliche centroasiatiche ex sovietiche6. Il Tagikistan nel “New Great Game” C’è da vedere ora come la conferma al potere di Rahmon si rifletta sia sulla stabilità interna che sugli equilibri geopolitici della regione. Il Tagikistan è il Paese più fragile e debole fra le cinque Repubbliche centroasiatiche ex sovietiche. Nonostante l’autoritarismo di Rahmon e la pacificazione seguita alla guerra civile, l’odio interetnico ed interclanico si è ormai così incancrenito nel 4 La Bobonazarova, un’outsider ma una figura di primo piano dell’opposizione che ha ricoperto anche incarichi presso l’OSCE e la Soros Foundation, nello scorso settembre era stata designata a rappresentare la coalizione formata dal PSD (Partito Socialista Democratico) e dal PRI (Partito di Rinascita Islamica). Sarebbe stata la prima donna a concorrere alla carica di presidente. Vinson, M. (25 settembre 2013), Tajikistan’s Opposition Parties Nominate Presidential Candidate, Eurasia Daily Monitor 10 (170): www.jamestown.org/regions/centralasia/single/? tx_ttnews[tt_news]=41406&tx_ttnews[backPid]=660& cHash=c279a79e04825babb66d81066f68c145#.UofDs yeDmSo. 5 Il rapporto preliminare della IEOM (International Electoral Observation Mission) dell’OSCE/ODHIR è consultabile qua: www.osce.org/odihr/elections/107944. 6 C’è da sottolineare però l’eccezione del Kirghizistan, l’unico fra le cinque ex repubbliche sovietiche centroasiatiche ad aver compiuto qualche significativo passo verso la democrazia. www.istituto-geopolitica.eu tempo da escludere attualmente una reale riconciliazione nazionale. La stabilità interna è messa a repentaglio da periodiche esplosioni di violenza, come nell’autunno del 2010 quando le truppe governative intervennero nella Rasht Valley7 contro gruppi terroristici ritenuti responsabili della morte di 30 soldati8; o nel 2012, quando l’oblast autonomo del Gorno-Badakhshan fu teatro di violenti scontri fra l’esercito regolare e le forze del locale leader dell’opposizione, Tolib Ayombekov9. Ma anche da infiltrazioni terroristiche dall’Afghanistan, Paese con il quale condivide circa 1.200 km di frontiera, in gran parte rappresentata dal fiume Pjandž (che assume il nome di Amu Darya dal punto in cui riceve le acque del Vakhsh). Il Tagikistan è anche il più povero e sottosviluppato fra gli Stati centroasiatici. La produzione agricola è fortemente limitata dal territorio prevalentemente montuoso nel quale solo il 7% è coltivabile. Il principale, se non unico, asset industriale è rappresentato dalla compagnia State Unitary Enterprise Tajik Aluminium Company (SUE TALCO), il più grande impianto di produzione di alluminio in tutta l’Asia Centrale10. Il Tagikistan non produce idrocarburi e pertanto dipende completamente dalle importazioni di gas e petrolio (e derivati) dall’Uzbekistan, con il quale, come vedremo, i rapporti sono pessimi. La fragilità tagika, tanto interna come esterna, preoccupa non poco USA, Russia e Cina, tutte interessate a mantenere la stabilità e la sicurezza nella regione. In teoria, dall’interesse delle tre potenze potrebbero derivare sostanziosi benefici per il Tagikistan. 7 La Rasht Valley è stata la roccaforte di militanti islamici fin dagli anni ’90 ed il focolaio di azioni di guerrilla contro il governo di Rahmon. 8www.rferl.org/content/Tajikistan_Says_Kills_Three_Sus pected_Islamist_Militants/2193377.html. 9www.bbc.co.uk/news/world-asia-18965366. 10Il Tagikistan non produce materia prima, che viene importata e trasformata. Ma riesce a mantenere basso e competitivo il prezzo del proprio alluminio sovvenzionando i consumi energetici della TALCO, che da sola consuma il 40% dell’energia elettrica del Paese. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 4 Gli USA puntano a mantenere il Tagikistan stabile in quanto Paese di transito del NDN (Northern Distribution Network), una serie di connessioni strategiche stabilite per il rifornimento delle coalizioni impegnate in Afghanistan e che consentiranno il ritiro delle truppe a partire dal 2014. Sempre nell’ottica della stabilità regionale, gli Stati Uniti stanno inoltre valutando l’opportunità di impiantare una base militare in territorio tagiko: per il regime di Rahmon ciò si tradurrebbe in profitti economici (derivanti dall’affitto della base), cooperazione militare, riconoscimento in ambito regionale ed anche in un indiretto supporto alla stabilità interna11. Mosca, dal canto suo, spinge affinché il Tagikistan entri nell’Unione Doganale con Bielorussia, Kazakhstan e Russia12, per aumentare la propria influenza in Asia Centrale e fare del Tagikistan una barriera contro le infiltrazioni del terrorismo di matrice islamica e il traffico di stupefacenti. Recentemente i due Paesi hanno rinforzato la loro alleanza militare e rinnovato l’accordo per la concessione di una base militare fino al 204213. Ma Mosca deve fare i 11Una base militare statunitense in Tagikistan diventerebbe una fondamentale testa di ponte strategica in Asia Centrale, soprattutto alla luce della prossima chiusura della base di Manas in Kirghizistan prevista per luglio 2014. 12L’Unione Doganale fra Bielorussia, Kazakhstan e Russia è in vigore dal 1º gennaio 2010 (en.ria.ru/world/20100706/159703796.html). Il Tagikistan è fra i membri della Comunità Economica Eurasiatica (EAEC o EurAsEC), fondata il 10 ottobre del 2000 per promuovere la creazione di un’unione doganale fra gli Stati membri (Russia, Bielorussia, Kazakhstan, Tagikistan e Kirghizistan) e coordinare un’azione comune finalizzata all’integrazione con il sistema economico internazionale. 13Con circa 7.000 effettivi, è la più grande guarnigione russa all’estero: en.ria.ru/military_news/20131007/183983310/RussianArmy-Base-Deal-with-Tajikistan-Key-to-RegionalSecurity-.html. Rotar, I. (16 ottobre 2013), Moskow and Dušanbe Stregnthen Their Military Alliance, Eurasia Daily Monitor 10 (184): www.jamestown.org/regions/centralasia/single/? tx_ttnews[tt_news]=41493&tx_ttnews[backPid]=660& cHash=158a1bfc59cf96b7255f8454675c1d9d#.UoeIEy eDmSo. www.istituto-geopolitica.eu conti con il sentimento russofobico abbastanza diffuso nelle Repubbliche centroasiatiche, nonostante i forti legami economici, storici e culturali. Infine la Cina, con la quale il Tagikistan condivide una larga porzione di frontiera, è attiva nella penetrazione economicacommerciale già da alcuni anni. La politica di avvicinamento fra i due Paesi ha avuto come culmine l’incontro di Pechino del 19-20 maggio fra Rahmon e Xi Jinping, culminato in un accordo per investimenti multimilionari nelle infrastrutture, nel settore bancario, energetico e minerario. Un risultato destinato ad aumentare in maniera decisiva la l’influenza cinese nell’economia tagika14. Inoltre anche per la Cina il Tagikistan deve fungere da barriera per impedire connessioni fra i gruppi jihadisti attivi in Afghanistan e l’indipendentismo uighuro nella turbolenta regione del Xinjiang. Questo in teoria. In pratica, l’intrinseca debolezza economica e geopolitica impedisce al Tagikistan di trarre gli auspicati vantaggi di una politica estera multivettoriale cogliendo i frutti migliori da alberi diversi, così come può permettersi l’Uzbekistan, ad esempio, Stato con un superiore peso strategico, geopolitico ed economico. Il Tagikistan non ha la forza sufficiente per poter cambiare cavallo in corsa a seconda del vantaggio momentaneo. Ad esempio, nonostante sia intenzionato ad accettare di ospitare una base militare USA, il Governo tagiko deve fare i conti in primis con la ferma opposizione di Mosca, e poi con l’appartenenza al CSTO (Collective Security Treaty Organization)15, le cui clausole vietano ai Paesi membri di ospitare basi basi militari di 14Sattori, A. (7 giugno 2013), China as Tajikistan’s “Lender of Last Resort”, Eurasia Daily Monitor 10 (108): www.jamestown.org/regions/centralasia/single/? tx_ttnews[pointer]=1&tx_ttnews[tt_news]=41000&tx_t tnews[backPid]=660&cHash=b7f2eda166aaee7e2f96d 09240a408a7#.UoeJrCeDmSo 15Alleanza militare intergovernativa sorta fra i Paesi appartenenti alla CSI. Assunse il nome di CSTO (Collective Security Treaty Organization) il 7 ottobre del 2002 con la stipula del Trattato da parte di Russia, Kazakhstan, Bielorussia, Armenia, Tagikistan e Kirghizistan. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 5 Paesi terzi nel proprio territorio. Per poter godere di più ampia libertà per trattare bilateralmente con gli USA, il Tagikistan dovrebbe bypassare i vincoli imposti dal CSTO e fuoriuscire dall’organizzazione; ma non ha la forza sufficiente per farlo, come invece è stato possibile all’Uzbekistan, uscito dal CSTO nel 2012 per non avere intralci nelle trattative con USA e NATO sui termini del ritiro delle truppe alleate dall’Afghanistan attraverso il proprio territorio. Risorse idriche: l'Uzbekistan ai ferri corti con Il Tagikistan vuole uscire dall’isolamento e progredire economicamente ma per farlo ha bisogno del supporto internazionale ed è per questo che non può permettersi di inimicarsi nessuno dei principali attori interessati ad aumentare la propria influenza in Asia Centrale. Ma l’appoggio e gli aiuti economici internazionali rischiano di scatenare il risentimento dell’Uzbekistan, forte vicino con il quale il Tagikistan mantiene pessime relazioni. Alcuni commentatori definiscono tali rapporti come “acrimoniosi”, al limite della “faida” e perfino come una “guerra fredda non dichiarata”16. Numerosi sono i punti di discordia fra i due Paesi, esacerbati dai rispettivi nazionalismi che fanno leva sulle differenze etnico-linguistiche. Gli uzbeki, infatti, costituiscono il più grande gruppo etnico di stirpe turca dell’Asia 16Jacoby, V. (2013), If only It was only Water...The Strained Relationship between Tajikistan and Uzbekistan, Central Asia Policy Brief, nº 9, May 2013; pag.1. Secondo un recente sondaggio condotto dal Central Asia Barometer, un quarto (24%) dei tagiki intervistati ha indicato l’Uzbekistan come principale minaccia al proprio Paese: www.mvector.com/ru/news/?id=313. Hashimova, U. (9 agosto 2013), Quarter of Polled in Tajikistan see Uzbekistan as a Threat, Eurasia Daily Monitor 10 (148): www.jamestown.org/regions/centralasia/single/? tx_ttnews[pointer]=1&tx_ttnews[tt_news]=41258&tx_t tnews[backPid]=660&cHash=0dfb710d2ef8a4d4aeff08 842ec8b92c#.UoeQWCeDmSo. www.istituto-geopolitica.eu Centrale17 e l’uzbeko fa parte del gruppo delle lingue turche sud-orientali (gruppo Karluk)18. I tagiki, invece, costituiscono etnicamente un’isola iranica circondata da popoli turchi e la loro lingua è una variante del persiano moderno19. Fra i motivi di contrasto si colloca la su menzionata SUE TALCO: la fonderia è situata a Tursunzade, nei pressi della frontiera con l’Uzbekistan ed è ritenuta responsabile dell’altissimo tasso d’inquinamento atmosferico ed idrico sui due lati della frontiera. Secondo Il Movimento Ecologico dell’Uzbekistan, la SUE TALCO immetterebbe nell’atmosfera annualmente circa 23.000 tonnellate di sostanze inquinanti fra monossido di carbonio, monossido di azoto, anidride solforosa e acido fluoridrico (fluoruro di idrogeno), quest’ultimo estremamente tossico. Le conseguenze delle emissioni ricadono sulla salute di circa un milione di persone sia in Tagikistan che nella regione uzbeka di Surkhandarya. Da parte tagika si registra un aumento della mortalità infantile del 7,7% nell’area limitrofa alla fonderia, oltre ad un notevole deterioramento della produzione agricola20. Ma le richieste uzbeke ed internazionali indirizzate finora al Tagikistan affinché si prendessero provvedimenti per limitare l’inquinamento e 17Nonostante per ragioni ideologiche e propagandistiche gli uzbeki si considerino discendenti di Timur-e-Lang (Tamerlano, 1336-1405), storicamente le tribù uzbeke provenivano dalle regioni situate a nord del Lago d’Aral ed occuparono l’Asia Centrale ed il territorio dell’attuale Uzbekistan all’inizio del XVI secolo approfittando proprio delle lotte intestine che indebolirono l’impero timuride dopo la morte di Timur. 18Si differenzia dal turco parlato in Anatolia (facente parte del gruppo sudoccidentale Oghuz) per l’assenza di armonia vocalica. Il vocabolario uzbeko, inoltre, oltre che dall’arabo è fortemente influenzato dal russo e dal neo-persiano. 19La lingua tagika presenta numerose differenze rispetto al persiano parlato in Iran e in Afghanistan (dove assume il nome di Dari) a causa dell’isolamento e delle influenze delle lingue turche e del russo. 20Ortaggi, fra -27 e -46%; meloni, - 24%; vigneti, -38%. La sericoltura, settore economico tradizionale, è virtualmente scomparsa negli ultimi 20 anni: en.trend.az/regions/casia/uzbekistan/2181821.html. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 6 migliorare le condizioni di vita della popolazione sui due lati della frontiera non hanno avuto esito. Al contrario, tali richieste sono state tacciate come “infondate” dalle autorità tagike le quali, tramite Khursandqul Zikirov, presidente del Tajik Committee for Environmental Protection, hanno provato a spostare l’attenzione sull’inquinamento provocato nel Tagikistan settentrionale da fabbriche di cemento e impianti metallurgici uzbeki situati a ridosso della frontiera21. Si registra, inoltre, anche il contributo del Console Onorario della Repubblica dell’Uzbekistan in Italia, Vittorio Giorgi, a favore di un intervento internazionale che possa mettere fine alla catastrofe ambientale22. Ed in questo senso, con un decreto del Senato della Repubblica dell’Uzbekistan (Oliy Majlis) dell’agosto 2013, il Governo uzbeko ha ribadito la necessità di coinvolgere organismi delle Nazioni Unite, organizzazioni ecologiste internazionali, governi e parlamenti esteri per individuare congiuntamente le misure da adottare contro le conseguenze dell’inquinamento provocato dalla SUE TALCO23. Le decennali dispute territoriali sono fra i più accesi punti di conflitto tra i due Paesi: circa il 20% dei 1.000 km di frontiera non è chiaramente delimitato; in una di queste zone contese Taškent e Dušanbe si scontrano per il bacino artificiale di Farhad, sul Syr Darya. La frontiera corre lungo la diga e la popolazione della zona, su entrambi i lati della frontiera, è prevalentemente di etnia uzbeka. Ma mentre il bacino si trova in territorio tagiko, l’impianto idroelettrico è sul lato uzbeko e l’energia elettrica generata viene usata esclusivamente in 21Secondo il Tajik Committee for Environmental Protection nel Tagikistan settentrionale l’impatto negativo delle emissioni inquinanti uzbeke supererebbe di un terzo i limiti consentiti: Parshin, K. (30 aprile 2010), Uzbek Leader Complains about Pollution amid Water Row: www.eurasianet.org/node/60959. 22www.elicriso.it/it/stragi_compiute_uomo/uzbekistan_p roblemi_ambientali/; www.uzbekistanitalia.org/home/risorse-idriche/idisastri-ambientali-in-asia-centrale-tavola-rotonda-atashkent. 23en.trend.az/regions/casia/uzbekistan/2181821.html. www.istituto-geopolitica.eu Uzbekistan. Taškent vorrebbe impossessarsi anche del bacino di Farhad in base ad un fantomatico accordo del 1944 secondo il quale la RSS del Tagikistan cedette quel territorio alla RSS Uzbeka. Ed è proprio la questione della gestione delle risorse idriche ad esacerbare le già complicate relazioni fra i due Stati. In epoca sovietica vigeva un sistema di scambio fra le RSS (Repubbliche Socialiste Sovietiche) centrasiatiche in base al quale le repubbliche ricche d’acqua (il Tagikistan, ma anche il Kirghizistan, rispettivamente situati a monte dei bacini dell’Amu Darya e del Syr Darya) durante l’estate aumentavano il flusso verso le repubbliche poste a valle affinché queste potessero irrigare i raccolti e riempire i propri bacini idroelettrici. Al contrario in inverno le repubbliche ricche di idrocarburi come l’Uzbekistan (insieme a Kazakhstan e Turkmenistan) rifornivano di gas, carbone ed energia elettrica Tagikistan (e il Kirghizistan). Con la dissoluzione dell’URSS questo sistema di scambio è venuto meno e non si è provveduto ad instaurare alcun meccanismo simile che consentisse un fruttuoso scambio acqua/idrocarburi nella regione. Inoltre, le repubbliche ricche di materie prime fossili preferiscono venderle sul mercato internazionale, molto più fruttuoso economicamente24. Dall’inizio del XXI secolo il Tagikistan ha ripreso un colossale progetto idroelettrico destinato nelle intenzioni a rendere il piccolo Stato non solo indipendente dalle importazioni di energia elettrica ma anche di trasformarlo in 24Le accuse (vere o strumentali) di mancato pagamento delle forniture di gas da parte del Tagikistan hanno indotto le autorità uzbeke ad interrompere più volte l’erogazione negli ultimi anni, provocando la chiusura di scuole ed ospedali durante l’inverno e con gravi conseguenze sulla produzione industriale tagika. Una situazione definita dalle autorità tagike come “catastrofe umanitaria”: Kilner, J. (4 aprile 2012), Tajikistan and Uzbekistan Row over ‘Economic Blockade’: www.telegraph.co.uk/news/worldnews/asia/taj ikistan/9186804/Tajikistan-and-Uzbekistanrow-over-economic-blockade.html. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 7 esportatore con evidenti benefici per l’economie nazionale. Si tratta della costruzione, iniziata nel 1976 e interrotta con il crollo dell’URSS, di una stazione idroelettrica con una potenza di 3,6 gigawatt situata a Rogun sul fiume Vakhsh. Il progetto prevede la costruzione di una diga che, se realizzata, sarebbe la più alta al mondo (335 metri25). L’ammontare complessivo del progetto è stimato intorno ai 6 miliardi di $: una cifra enorme se rapportata ai 7,6 miliardi di $ del PIL del Tagikistan (dati 2012). Secondo la propaganda officiale tagika, la diga di Rogun risolverebbe definitivamente i problemi energetici del Paese, afflitto dal 3% di calo annuo del PIL a causa dell’interruzione di energia elettrica durante i mesi invernali. Su richiesta del Governo tagiko, e senza iniziale opposizione da parte uzbeka, la World Bank commissionò due studi di fattibilità affinché il progetto rispondesse agli standard internazionali26. Ma l’iniziale favore uzbeko è venuto meno in quanto, secondo Taškent , la realizzazione della diga costituirebbe un grave rischio per l’ambiente e per l’economia uzbeka provocando una drastica diminuzione della portata dell’Amu Darya con conseguente sensibile diminuzione dell’acqua disponibile per l’irrigazione delle coltivazioni uzbeke27. In questo senso, qualora venisse completata la costruzione della diga, la definizione dei tempi di riempimento del bacino (si parla da un minimo di 7-8 a un massimo di 18 anni) è 25Il Tagikistan vantava già la diga più alta al mondo, quella di Nurek, sempre sul fiume Vakhsh, alta 300 metri e risalente agli anni ’70 del XX secolo. Solo ad agosto di quest’anno è stata superata dalla diga cinese di Jinping-1, alta 305 metri. 26www.worldbank.org/en/news/pressrelease/2011/12/15/world-bank-update-on-the-statusof-the-rogun-assessment-studies. 27Alcuni esperti fanno notare che se Taskent si adoperasse per migliorare la propria disastrosa rete di canali e tubature, non perderebbe circa il 60% dell’acqua e le coltivazioni non risentirebbero di un eventuale diminuzione del flusso dal Tagikistan: Trilling, D. (22 febbraio 2013), Tajikistan & Uzbekistan: World Bank Cautiously Positive on Hydropower Project: www.eurasianet.org/node/66589. www.istituto-geopolitica.eu d’importanza cruciale ai fini di calcolare i potenziali rischi per l’equilibrio idrico degli Stati a valle. Un riempimento troppo rapido ridurrebbe drasticamente la disponibilità di acqua a valle con un impatto economico e sociale fortemente negativo in Uzbekistan ed in Turkmenistan a causa del calo della produzione agricola e della diminuzione della fertilità del suolo. Oltre a ciò ci sono forti perplessità sugli aspetti tecnici del progetto in sé. Il luogo scelto per la costruzione della diga è ad alto rischio sismico. Il territorio tagiko, infatti, interessato in passato da significativi eventi sismici28, si colloca in prossimità del margine fra la Placca Eurasiatica e la sub-placca Indiana ed è attraversato da due faglie, una delle quali scorre proprio sotto la zona di Rogun29. Un terremoto in questa zona può raggiungere la magnitudo 910 secondo la Scala Richter, ovvero la potenza sufficiente a rompere la diga con conseguenze catastrofiche30. La stabilità della costruzione è messa inoltre a rischio da uno spesso strato di salgemma racchiuso fra gli strati rocciosi: salgemma che potrebbe dissolversi a causa della pressione e delle infiltrazioni d’acqua durate il riempimento del bacino, compromettendo l’integrità della diga31. 28en.wikipedia.org/wiki/List_of_earthquakes_in_Tajikist an. 29earthquake.usgs.gov/earthquakes/tectonic/images/hima laya_tsum.pdf. 30Dalla rottura della diga si genererebbe un’onda alta fra i 245 e i 280 metri che si abbatterebbe sul bacino e sulla diga di Nurek situati circa 70 km a valle. L’onda arriverebbe fino alla regione uzbeka del Karapalkstan sul Lago d’Aral, ossia fino alla fine dei 1.500 km a ovest lungo i quali si snoda l’Amu Darya, con un’altezza di 6-7 metri. L’area inondata si estenderebbe fra i 13.000 e i 15.000 km² colpendo circa 5 milioni di persone fra Tagikistan, Uzbekistan, Afghanistan e Turkmenistan. www.bicusa.org/wpcontent/uploads/2013/02/Rogun+Hydro+Brief.pdf, pag. 7. 31Inoltre molte strutture costruite prima dell’abbandono dei lavori nel 1992 risultano oggi danneggiate e da ripristinare quasi totalmente: www.bicusa.org/wpcontent/uploads/2013/02/Rogun+Hydro+Brief.pdf, ibidem. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 8 Nel febbraio 2013 la World Bank ha emesso una serie di rapporti preliminari nei quali si valuta come il progetto tagiko aderisca ai parametri richiesti32. Ad ottobre 2013 la stessa World Bank ha reso pubblici i sommari di due studi tecnici commissionati a consulenti internazionali33. I risultati definitivi dovrebbero essere resi pubblici alla fine di quest’anno, verosimilmente con una serie di proposte alternative sull’altezza della diga e sulla potenza delle turbine. Non mancano, però, forti dubbi sull’effettiva capacità tecnica del Tagikistan di portare a termine la costruzione dell’impianto idroelettrico. Taškent ha replicato che le conclusioni della World Bank sono “premature” e frutto di una “posizione preconcetta”. Non sono inoltre mancate accuse di parzialità, dato che il processo di studio ed approvazione del progetto da parte della World Bank è finanziato dal governo tagiko34. La mancanza di uno studio davvero indipendente e super partes non gioca a favore di una risoluzione dei contrasti fra Dušanbe e Taškent , contrasti inaspriti dagli opposti nazionalismi. Da parte uzbeka i toni sono diventati sempre più aggressivi e Karimov non ha esitato a minacciare che la realizzazione del progetto potrebbe sfociare in una guerra35. 32siteresources.worldbank.org/INTECCU8/Resources/56 3344-1360501336092/An-Overview-of-the-StudyProcess-ENG.pdf. 33Il primo è su questioni di sicurezza e sulla necessità di interventi di riparazione alla luce del fatto che i lavori completati fino ad oggi risalgono, appunto, a 30 anni fa : www.energyprojects.tj/index.php? option=com_content&view=article&id=622:phase-iassessment-of-the-existing-rogun-hpp-workssummary&catid=174:iteo&Itemid=694&lang=en. L’altro contempla aspetti geologici e geotecnici dell’intero progetto, come la questione riguardante lo strato di salgemma: www.energyprojects.tj/index.php? option=com_content&view=article&id=621:geological -and-geotechnical-investigation-of-the-salt-wedge-inthe-dam-foundation-andreservoir&catid=174:iteo&Itemid=694&lang=en. 34siteresources.worldbank.org/INTECA/Resources/2578 96-1313431899176/Comments-UZ-Govt-Feb-Mar2013-en.pdf. 35Lillis, J. (7 settembre 2012), Uzbekistan Leader Warns of Water Wars in Central Asia: www.eurasianet.org/node/65877. Bisogna però citare www.istituto-geopolitica.eu Dato che tutto il materiale necessario alla costruzione dell’impianto di Rogun viene trasportato in Tagikistan attraverso il territorio uzbeko, Taškent ha gioco facile nel boicottare il progetto tagiko bloccando i convogli e addirittura smantellando le rotaie sul proprio lato della frontiera36. Attualmente non c’è alcuna linea ferroviaria che colleghi la capitale del Tagikistan, Dušanbe , con la provincia settentrionale di Sughd, nella valle del Fergana: un timido tentativo da parte uzbeka di assumere una posizione più conciliante. Nello scorso marzo il Ministro uzbeko dell’Agricoltura e delle Risorse Idriche Shavkat Khamraev ha lanciato la proposta di costruire impianti idroelettrici più piccoli alternativi al gigantesco progetto di Rogun: Sadykov, M. (21 marzo 2013), Uzbekistan Urges to Tajikistan to Build Smaller Hydropower Dams: www.eurasianet.org/node/66724. Nella disputa sulle risorse idriche l’Uzbekistan può contare con l’appoggio del Kazakhstan, ugualmente preoccupato per l’impatto negativo sulla propria economia provocato dalla realizzazione delle due dighe. Ma la proposta kazakha di un consorzio regionale in materia di acqua ed energia è finora caduta nel vuoto a causa della rivalità fra i vari leaders. Nel corso di un incontro fra i leader uzbeko e kazako avvenuto a Taskent nel giugno 2013, Nazarbaev ha ribadito la propria posizione conciliante affinché tutti i Paesi vicini trovino una soluzione condivisa sulla base della coooperazione e della fiducia reciproca: Lillis, J. (14 giugno 2013), In Uzbekistan, Kazakhstan Leader Conciliatory over Water: www.eurasianet.org/node/67119. 36Per giustificare il blocco dei convogli le autorità uzbeke si schermano dietro non meglio specificati “motivi tecnici e logistici”. Alcuni esempi: nel gennaio del 2010 un convoglio di circa 1.000 containers di prodotti alimentari e materiali da costruzione fu bloccato alla frontiera con il Tagikistan (www.eurasianet.org/departments/insightb/articles/eav0 10810b.shtml). Nell’agosto dello stesso anno un altro convoglio di 1.200 containers di materiali da costruzione destinati al Tagikistan fu bloccato alla frontiera dalle autorità uzbeke e rimandato indietro, con gravi conseguenze economiche per la popolazione tagika oltre ad aver, di fatto, interrotto il NDN: Mathesius, K. (6 agosto 2010), Boxcar Diplomacy Puts Tajik Businesses at Taskent’s Mercy: www.eurasianet.org/node/61678. La compagnia ferroviaria uzbeka UTY (Uzbekiston Temir Yullari) asserì che il treno non era entrato in Tagikistan perché rifiutato dalle autorità tagike: www.uznews.net/news_single.php? www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 9 tutto il traffico ferroviario, dunque, è obbligato a compiere un lungo periplo attraverso il territorio uzbeko. Tale sistema ha funzionato egregiamente fino a quando entrambi i paesi hanno fatto parte dell’Unione Sovietica. Ma questa stessa linea, che partendo da Dušanbe consentiva alle regioni tagike meridionali di collegarsi con il mondo esterno e di ricevere approvvigiomaneti alimentari ed aiuti umanitari, è attualmente inagibile per una misteriosa esplosione che alla fine del 2011 ha messo fuori uso un ponte in territorio uzbeko. Da allora le autorità uzbeke né hanno ripristinato la linea né hanno permesso ai tagiki di farlo37. Inoltre l’Uzbekistan ha in mente di realizzare una nuova connessione ferroviaria che unisca Taškent alla regione del Fergana bypassando il ramo che attualmente attraversa la provincia tagika di Sughd: ciò è da interpretare come una rappresaglia nei confronti del Paese confinante. Una volta completata, aumenterebbe ulteriormente l’isolamento del Tagikistan e lo priverebbe di circa 25 milioni di $ di tariffe di transito annuali38. Stesso presidente, stessa politica lng=en&cid=32&nid=13378. 37Le autorità uzbeke, tramite i media di Stato, definirono l’incidente “un atto terroristico”, ma da più parti si levò il sospetto che l’Uzbekistan avesse deliberatamente sabotato la linea per danneggiare il Paese vicino: Kucera, J. (1 dicembre 2011), Did Uzbekistan Bomb its own Railway?: www.eurasianet.org/node/64617. In seguito un testimone oculare confermò questo sospetto: Stourbridge, M. (5 gannaio 2012), Uzbekistan: Eyewitness Observation on Rail Blast Discounts Terrorism Claim: www.eurasianet.org/node/64795. Nell’ottobre di quest’anno un treno tajiko con 200 reclute partito da Dušanbe e diretto a Konibodom, nella Valle del Fergana, è deragliato in territorio uzbeko. Le autorità tagike hanno accusato l’Uzbekistan di aver provocato l’incidente: en.ria.ru/world/20131011/184069471/TajikistanBlames-Uzbekistan-for-Derailed-Train.html. 38Saykov, M. (13 marzo 2013), Uzbekistan: New Fergana Railway Plan Tweaks Tajikistan: enews.fergananews.com/articles/2825. www.istituto-geopolitica.eu Quali conseguenze potrà avere la rielezione di Rahmon nel dirimere gli aspri contrasti con l’Uzbekistan? Verosimilmente nessuna positiva. L’inimicizia personale fra Rahmon ed il suo omologo uzbeko Karimov non lascia intravvedere alcuno spiraglio di riconciliazione ed impedisce ai due Stati rivali di trovare una soluzione ad una serie di problemi che sia soddisfacente per entrambe le parti39. Il progetto di Rogun è considerato motivo di orgoglio nazionale e difficilmente Rahmon vorrà rinunciarvi per le pressioni uzbeke. D’altro canto è impossibile che il Tagikistan possa costruire l’impianto da solo e che il progetto veda la luce senza un massiccio finanziamento internazionale. Ma gli opachi intrecci politicoeconomici imperanti in Tagikistan scoraggiano gli investitori stranieri40. Nonostante il coinvolgimento diretto nel fornire dati oggettivi ed indipendenti a tutte le parti interessate, la World Bank ha puntualizzato che non intende assumersi l’impegno di finanziare la costruzione 39I toni usati raggiungono spesso il livello di aperta minaccia, come nel novembre del 2009 quando nel corso di un diverbio con Karimov, Rahmon disse “Ci riprenderemo Samarkanda e Bukhara!”. L’allusione è sul fatto che in quelle regioni gran parte della popolazione è di etnia tagika; Hamm, N. (11 dicembre 2009), Rahmon Reminisces about his Days in Samarkand with Karimov: registan.net/2009/12/11/rahmon-reminisces-about-hisdays-in-samarkand-with-karimov/ . 40L’esempio della SUE TALCO è illuminante: ogni anno la fonderia, controllata direttamente dal Governo, genera profitti per centinaia di milioni di dollari che però non vengono reinvestiti per migliorare la situazione economica del Paese (www.economist.com/news/asia/21582325-presidentedifice-complex-screwing-motherland-folie-degrandeur). La SUE TALCO non vende la propria produzione a prezzo di mercato, bensì a prezzo fisso (non risentendo così del crollo del prezzo dell’alluminio) ad una compagnia offshore. Secondo un cablogramma diplomatico statunitense Rahmon e la sua cerchia, esercitando il controllo finanziario su questa società offshore, sarebbero i principali beneficiari del flusso di denaro: www.cablegatesearch.net/cable.php? id=09DUSHANBE969. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 10 dell’opera41. I soli finanziatori possibili sembrano essere Cina e Russia42, anche per la loro capacità di operare in contesti fortemente corrotti. Già nel 2004 la Russia propose a Rahmon che la RusAL, gigante russo dell’alluminio, si incaricasse della costruzione di Rogun. Ma Rahmon rifiutò l’accordo dopo che dalla RusAL giunse la proposta di costruire una diga più bassa di circa 50 metri43. Ma finanziare la costruzione della diga di Rogun significherebbe una presa di posizione internazionale a favore del Tagikistan con il conseguente inasprimento della reazione uzbeka. Né la Russia né la Cina, e per altri motivi nemmeno gli USA, vogliono inimicarsi l’Uzbekistan, la maggiore potenza regionale e fondamentale partner strategico: l’attuale importanza strategica dell’Uzbekistan rispetto al piccolo vicino fa pendere la bilancia a favore di Taškent . D’altro canto, però, visti gli interessi geopolitici in gioco, appare improbabile che il Tagikistan venga lasciato alla mercè del vicino. Quindi, lo scenario più plausibile è che il progetto di Rogun venga temporaneamente congelato e che gli attori internazionali coinvolti si attivino per una mediazione affinché si trovi una soluzione condivisa. 41www.worldbank.org/en/news/pressrelease/2013/10/01/world-bank-discloses-next-roundof-interim-rogun-assessment-studies. 42La Russia sta finanziando un progetto molto simile ed ugualmente colossale in Kirghizistan. Si tratta della diga di Kambar-Ata-1 sull’alto corso del fiume Naryn (sul bacino superiore del Syr Darya). L’impianto idroelettrico avrà una potenza di 1,9 gigawatt, a fronte di un investimento compreso fra i 2 e i 4 miliardi di $. Anche questo progetto vede la ferma opposizione dell’Uzbekistan. Trilling, D. (20 settembre 2012), Kyrgyzstan Hosts Putin to Ink Defense, Energy, Debt Deals: www.eurasianet.org/node/65941. 43Il dissidio sull’altezza della diga è esplicativo di come Rahmon voglia a tutti i costi la diga “più alta del mondo” per meri motivi propagandistici e per orgoglio nazionalista che l’hanno portato a costruire il pennone più alto del mondo (www.eurasianet.org/node/63558) e che presto gli faranno inaugurare la teahouse più grande del mondo (www.eurasianet.org/node/67218). In ogni caso fra i motivi che portarono all’allontamento della RusAL ci fu un probabile tentativo da parte di quest’ultima di acquisire parte della TALCO. www.istituto-geopolitica.eu Bibliografia – sitografia: - Blank, S. (2005), For a Transition to Democracy in Central Asia, in: Schlyter, B. (eds.), Prospects for Democracy in Central Asia,, Swedish Research Institute, Istanbul. - Engvall, J., The State under Siege: the Drug Trade and Organised Crime in Tajikistan, in: EuropeAsia Studies, Vol. 58, No. 6 (Sep., 2006), pagg. 827-854: www.jstor.org/discover/10.2307/20451264? uid=2&uid=4&sid=21103109506771. - Kubicek, P. (2010), Applying the Democratization Literature to Post-Soviet Central Asia Statehood, in Kavalski, E. (eds.), Stable outside, Fragile inside? Post-Soviet Statehood in central Asia, University of Western Sidney. - Hamm, N. (11 dicembre 2009), Rahmon Reminisces about his Days in Samarkand with Karimov: registan.net/2009/12/11/rahmon-reminiscesabout-his-days-in-samarkand-with-karimov/ . - Hashimova, U. (9 agosto 2013), Quarter of Polled in Tajikistan see Uzbekistan as a Threat, Eurasia Daily Monitor 10 (148): www.jamestown.org/regions/centralasia/single/? tx_ttnews[pointer]=1&tx_ttnews[tt_news]=41258&tx_t tnews[backPid]=660&cHash=0dfb710d2ef8a4d4aeff08 842ec8b92c#.UoeQWCeDmSo. - Jacoby, V. (2013), If only It was only Water...The Strained Relationship between Tajikistan and Uzbekistan, Central Asia Policy Brief, nº 9, May 2013. - Kilner, J. (4 aprile 2012), Tajikistan and Uzbekistan Row over ‘Economic Blockade’: www.telegraph.co.uk/news/worldnews/asia/tajikistan/9 186804/Tajikistan-and-Uzbekistan-row-over-economicblockade.html. - Kim, Y., Indeo, F. (2013), The New Great Game in Central Asia post 2014: the US “New Silk Road” Strategy and Sino-Russian Rivalry, in: Communist and Post-Communist Studies, pagg. 1-12. - Kucera, J. (1 dicembre 2011), Did Uzbekistan Bomb its own Railway?: www.eurasianet.org/node/64617. - Lillis, J. (14 giugno 2013), In Uzbekistan, Kazakhstan Leader Conciliatory over Water: www.eurasianet.org/node/67119. - Lillis, J. (7 settembre 2012), Uzbekistan Leader Warns of Water Wars in Central Asia: www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 11 www.eurasianet.org/node/65877. - Lunelli, D. (2013), Rapporto Uzbekistan: Ombre, Incognite e Rischi del cuore dell’Asia Centrale, Tesi di Master di II livello in Peacekeeping and Security Studies (non pubblicata). - Mathesius, K. (6 agosto 2010), Boxcar Diplomacy Puts Tajik Businesses at Taškent ’s Mercy: www.eurasianet.org/node/61678. - Rotar, I. (16 ottobre 2013), Moskow and Dušanbe Stregnthen Their Military Alliance, Eurasia Daily Monitor 10 (184): www.jamestown.org/regions/centralasia/single/? tx_ttnews[tt_news]=41493&tx_ttnews[backPid]=660& cHash=158a1bfc59cf96b7255f8454675c1d9d#.UoeIEy eDmSo. - Sadykov, M. (21 marzo 2013), Uzbekistan Urges to Tajikistan to Build Smaller Hydropower Dams: www.eurasianet.org/node/66724. - Sattori, A. (21 maggio 2013), “New Tajikistan”– New Tensions?, Eurasia Daily Monitor 10 (96): www.jamestown.org/single/? no_cache=1&tx_ttnews[swords]=8fd5893941d69d0be3 f378576261ae3e&tx_ttnews[any_of_the_words]=zadif %20saidov&tx_ttnews[tt_news]=40905&tx_ttnews[bac kPid]=7&cHash=e146f35c1140bfdff72cf6a3c1532ce4# .UofHeieDmSo. - Sattori, A. (7 giugno 2013), China as Tajikistan’s “Lender of Last Resort”, Eurasia Daily Monitor 10 (108): - Wimbush, E.S. (2011), Asia Responds to its Rising Powers. China and India, Strategic Asia 2011-12, The National Bureau of Asian Research, Seattle and Washington D.C. - en.ria.ru/world/20131011/184069471/TajikistanBlames-Uzbekistan-for-Derailed-Train.html. www.energyprojects.tj/index.php? option=com_content&view=article&id=622:phase-iassessment-of-the-existing-rogun-hpp-workssummary&catid=174:iteo&Itemid=694&lang=en. www.energyprojects.tj/index.php? option=com_content&view=article&id=621:geological -and-geotechnical-investigation-of-the-salt-wedge-inthe-dam-foundation-andreservoir&catid=174:iteo&Itemid=694&lang=en. www.eurasianet.org/departments/insightb/articles/eav0 10810b.shtml. www.uznews.net/news_single.php? lng=en&cid=32&nid=13378. www.worldbank.org/en/news/pressrelease/2011/12/15/world-bank-update-on-the-statusof-the-rogun-assessment-studies. www.worldbank.org/en/news/pressrelease/2013/10/01/world-bank-discloses-nextround-of-interim-rogun-assessment-studies. - www.jamestown.org/regions/centralasia/single/? tx_ttnews[pointer]=1&tx_ttnews[tt_news]=41000&tx_t tnews[backPid]=660&cHash=b7f2eda166aaee7e2f96d 09240a408a7#.UoeJrCeDmSo. - Saykov, M. (13 marzo 2013), Uzbekistan: New Fergana Railway Plan Tweaks Tajikistan: enews.fergananews.com/articles/2825. - Stourbridge, M. (5 gannaio 2012), Uzbekistan: Eyewitness Observation on Rail Blast Discounts Terrorism Claim: www.eurasianet.org/node/64795 - Trilling, D. (20 settembre 2012), Kyrgyzstan Hosts Putin to Ink Defense, Energy, Debt Deals: www.eurasianet.org/node/65941. - Trilling, D. (22 febbraio 2013), Tajikistan & Uzbekistan: World Bank Cautiously Positive on Hydropower Project: www.eurasianet.org/node/66589. - Vinson, M. (25 settembre 2013), Tajikistan’s Opposition Parties Nominate Presidential Candidate, Eurasia Daily Monitor 10 (170): www.jamestown.org/regions/centralasia/single/? tx_ttnews[tt_news]=41406&tx_ttnews[backPid]=660& cHash=c279a79e04825babb66d81066f68c145#.UofDs yeDmSo. www.istituto-geopolitica.eu www.geopolitica-rivista.org
© Copyright 2024 ExpyDoc