Apocalisse cap. 11:1-14: la rivoluzione francese

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IVOLUZIONE FFRANCESE
RANCESE
APOCALISSE
CAP.
> LLA
RIVOLUZIONE
(I commenti del presente studio sono stati in larga parte tratti dai libri:
- "Il Popolo di Dio e l'Anticristo attraverso i secoli" di A. Pellegrini
- "Il grido del cielo" di Jacques Doukhan - Ed. A.d.V.
I passi biblici citati sono tratti dalla Versione Riveduta Luzzi)
INTRODUZIONE
La prima parte del cap. 11 dell'Apocalisse costituisce la seconda parentesi fra sesta
tromba che, con la caduta dell'Impero Ottomano, ci aveva portato fino alla metà circa del
secolo scorso, e la settima tromba (11:15-19). Come abbiamo visto, il cap. 10 descrive il
grande risveglio religioso che nacque con la fine della supremazia papale e culminò nel
Movimento Millerita, nella prima metà del secolo scorso negli Stati Uniti. I primi
quattordici versetti del cap. 11 ci mostrano appunto come tutto questo si rese possibile,
con la descrizione della feroce reazione della Rivoluzione Francese contro la religione che,
in tanti secoli di mostruosità, aveva deformato a tal punto l'immagine di Dio da
provocarne il completo rigetto. Tale rigetto determinò la caduta dello strapotere papale e
la nascita dell' ateismo; ma, paradossalmente, favorì in seguito la diffusione della Parola
di Dio ed il conseguente risveglio.
Scrisse Edgard Quinet nella sua "Philosophie de l'Histoire":«Ci fu qualcosa di più odioso
dei supplizi. Voglio dire i disprezzi, le brutalità, gli oltraggi verso le convinzioni. Si davano
otto giorni a una popolazione per convertirsi: dopo di che la sciabola. Si rideva di queste
anime dopo averle fiaccate. Il duca di Noailles scriveva a Louvois: 'Il numero dei
religionari di questa provincia è di 240.000. Io credo che alla fine del mese tutto sarà
finito.' Mai un simile cinismo nella persecuzione. L'ateismo doveva uscire da lì; Bayle
ebbe il merito di annunciarlo per primo. Luigi XIV, Louvois, Tellier (gesuita, confessore
del re) estirparono Dio... Il XVIII secolo continuò a massacrare, a impiccare, a
strangolare, per divertimento... Così il Terrore è stato l'alleato fatale della storia della
Francia.»
SI MISURA LA FEDELTÀ DELLA CHIESA > Apoc. 11:1-2
Numerosissimi sono gli interpreti antichi, medioevali e moderni che hanno capito che
questo misurare si riferisce non al tempio di Gerusalemme che era stato distrutto nel 70
d.C., ma all'edificio spirituale che è la Chiesa di Dio.
«Giovanni vede in questa città il tempio di Dio, un tempio differente da quello dell'antica
economia, poiché non ha nè cortile, nè altare degli olocausti (il che dimostra che non
erano più necessari sacrifici, dopo quello perfetto di Cristo - n.d.r.), ma solamente il
santuario con l'altare dei profumi (le preghiere di adorazione dei figli di Dio - n.d.r.). È
dunque un tempio nuovo, in cui entrano gli adoratori in spirito e verità e non la massa
del popolo... Il cortile non fa parte del tempio, come al tempo del Signore, si confonde
con la città, e condivide la sua sorte.» (A. Reymond, "L'Apocalypse", t. I - p. 238).
«Il cortile esterno è considerato come profano ed è l'emblema dell'Israele carnale, la
chiesa visibile invasa e corrotta dal mondo nella gran maggioranza dei suoi membri, i
quali non adorano Dio in spirito e verità, non sono più il popolo santo che serve il
Signore, non sono più la 'santa città' ove Dio è glorificato; ma sono la città calpestata dai
Gentili, la chiesa mondanizzata. Trascinati dallo spirito d'apostasia e di empietà questi
falsi cristiani giungeranno a perseguitare i veri credenti e a farli morire.» (E. Bosio,
"L'Apocalisse di S. Giovanni", Firenze 1924 - p. 79)
Questo cortile esterno, nel tempio di Gerusalemme, era il luogo dove si recavano sia i
Giudei sia i pagani per motivi anche non inerenti al culto. Al tempo di Erode, era un luogo
commerciale. Nel cortile interno c'era l'altare degli olocausti, lì si recavano gli adoratori
dell'Eterno. Il cortile di fuori raffigura quindi i cristiani in apparenza, cioè la cristianità
corrotta. A Giovanni viene ordinato: "Lascialo fuori dal tempio". L'espressione significa:
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"gettalo fuori"; indica il rigetto che vota alla distruzione.
Affinché il veggente di Patmos possa compiere la sua opera gli viene data una "canna
simile a una verga" (oggi chiamata "agrimensore", misura di dieci metri), simbolo della
regola morale, perché è tramite essa che vengono misurati gli adoratori che sono nati
spiritualmente di nuovo in Cristo Gesù e hanno la loro patria nel cielo. Questa canna è
dunque il simbolo della Legge morale, i dieci comandamenti, segno della verità, scritti
con il dito di Dio e metro di giudizio (cfr. Giac. 2:10-12). Questa legge, oltre a rilevare il
peccato, mostra i veri figli di Dio. La canna, antico strumento di misura, qui simboleggia
quindi anche la giustizia di Dio, che giudica ogni azione.
LA BIBBIA E IL POPOLO DI DIO CALPESTATI > Apoc. 11:3-4
In questo brano dell'Apocalisse, Giovanni usa lo stesso linguaggio del cap. 4 di Zaccaria
(vedi vv. 3,11-14). I due testimoni, come i due ulivi nella visione del profeta Zaccaria,
sono la personificazione della Parola di Dio, essi sono la luce dei popoli in attesa che si
levi il "Sole di giustizia", la Luce del mondo; l'olio è sempre il simbolo dello Spirito Santo.
"Le Scritture son quelle che rendono testimonianza di me" aveva detto Gesù (Giovanni
5:39); dunque questi due testimoni sono l'Antico e il Nuovo Testamento, sono la Legge e
la Profezia, "la Parola vivente di Dio", come già avevano interpretato S. Agostino e
Gerolamo.
Abbiamo visto (Apoc. 1:20) che nel linguaggio profetico i candelabri simboleggiano anche
il popolo di Dio ("Voi siete la luce del mondo" - Matt. 5:14a). Infatti, è sempre tramite la
testimonianza dei figli di Dio che le SS. Scritture possono compiere la loro opera nei cuori
degli uomini.
Nel periodo specifico indicato al vers. 3 (i 1260 anni di supremazia papale, già indicati nel
cap. 7 di Daniele), quest'opera di testimonianza viene svolta dai vari credenti che
protestano in seno alla cristianità cattolica, nel nome di Gesù, contro le varie forme
d'idolatria.
Essi sono rivestiti di sacco, perché la loro opera viene svolta in mezzo al lutto, al
cordoglio, alla persecuzione e al dolore. La loro luce deve risplendere nel territorio dei
Latini nel tempo in cui papi, re, concili e vescovi, detentori del potere, sono concordi nel
proibire la lettura e perfino il possesso della Bibbia, sotto la pena di durissimi castighi,
fino alla morte.
Sono passati i tempi in cui si insegnava ad amare la Sacra Scrittura; nella Chiesa
primitiva si raccomandava molto ai credenti di leggere la Bibbia. I Padri della Chiesa si
dichiararono in maniera inequivocabile - come dimostrano i loro scritti - in favore della
lettura e dello studio della Parola di Dio.
Con un processo graduale (dal 538 in poi, quando la supremazia papale si afferma e
pretende il diritto di "correggere gli eretici" con la forza) si arriva fino al Medioevo,
quando il Concilio di Tolosa (anno 1229, canone N° 14) decreta quanto segue:
"Noi proibiamo che si permetta ai laici d'avere dei libri dell'Antico e del Nuovo
Testamento, a meno che qualcuno desideri, per devozione, possedere un salterio (libro
dei Salmi) o un breviario per il servizio divino, o le ore della beata Vergine. Ma noi
proibiamo molto rigorosamente di avere in lingua volgare pure i libri di cui sopra."
Lo stesso Concilio, oltre a stabilire il tribunale dell'Inquisizione, traccia un programma
d'azione:
«Si distruggeranno interamente perfino le case, i più umili rifugi ed anche i ripari
sotterranei degli uomini convinti di possedere le Scritture. Li si inseguirà fino nelle foreste
e negli antri della terra. Si punirà severamente pure chiunque darà loro asilo.»
Il Concilio di Tarascona, (anno 1232, canone N° 2) promulga:
«Noi abbiamo deciso che nessuno deve possedere i libri dell'Antico e del Nuovo
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Testamento in lingua romana (si chiamavano così le lingue derivanti dal latino) e se
qualcuno li possiede, che egli li consegni negli otto giorni successivi alla promulgazione di
questo decreto, al vescovo del posto, affinché essi siano bruciati; in mancanza di ciò, che
egli sia del clero o laico, sarà tenuto sospetto di eresia finché liberato da ogni sospetto.»
Nel 1528 il vescovo di Chambéry scrive al Papa:
«Vostra Santità saprà che questa detestabile eresia ci viene addosso da tutte le parti per
mezzo dei portalibri. La nostra diocesi sarebbe stata interamente pervertita se il duca
non avesse fatto decapitare dodici signori che seminavano questo Evangelo. Malgrado
ciò, non mancano dei chiacchieroni che leggono questi libri e non vogliono cedere a
nessuna somma di denaro.»
Nel 1534 Etienne de la Forge, ricco mercante della Rue Saint-Martin, per il fatto di aver
pubblicato l'Evangelo a sue spese, fu appeso e poi bruciato al cimitero Saint Jean di
Parigi il 13 novembre. La stessa sorte colpì diverse altre persone nello stesso periodo.
Spesso sulla stessa piazza si facevano due roghi, su uno si bruciava l'eretico, colui che
cercava d'introdurre in una città, in un paese, la Bibbia e sull'altro i libri stessi confiscati.
LE CONSEGUENZE DEL RIGETTO > Apoc. 11:5-6
Questi versetti richiamano alla mente episodi citati nell'Antico Testamento. A Mosè
l'Eterno diede "il potere di cambiare le acque in sangue e di colpire la terra di ogni specie
di piaga, ogni volta che lo volle", perché il Faraone impediva la libertà al popolo di Dio. Lo
stesso Mosè predisse le conseguenze disastrose che il popolo d'Israele avrebbe subito se
avesse abbandonato la Testimonianza dell'Eterno (Deuteronomio 28/29).
E l'Antico Testamento ci dimostra come Israele, non volendo sottomettersi alla volontà di
Dio, subì le conseguenze annunciate con l'invasione da parte di vari popoli che gli
causarono distruzioni, devastazioni, fame, miserie, esilio, dispersione.
Al tempo del re Acab, quando il popolo si prostrava davanti al dio Baal (rappresentazione
del sole), Dio diede al profeta Elia "il potere di chiudere il cielo affinché non cadesse
pioggia" e ci fu carestia nel paese (I Re 17:1).
Taine chiama il X secolo (periodo in cui comincia un'opposizione più netta alla Bibbia)
«un'epoca di disordini e di devastazione universale». Il colera, la peste nera e la fame
colpiscono una dopo l'altra l'Austria, l'Italia, la Germania, la Francia, la Svizzera e
l'Inghilterra. Henri Dacremont, parlando del XIV e XV secolo, scrive: «Quale prodigioso
accumulo di disordini, di decadenze, di miserie, di massacri. È la decadenza rapida,
impazzita come tutte le decadenze, la decadenza di tutto, la rovina delle istituzioni... La
società intera si sfascia perché la sua ora è arrivata.» (H. Dacremont, "Gerson", Paris
1931). In Spagna, a causa della vittoria dell'Inquisizione, ci fu il soffocamento di ogni vita
intellettuale, morale e di ogni libertà. Scomparvero gli scrittori, i pensatori, gli uomini di
Stato... «La fame e i monaci si estendevano come una lebbra su tutto il paese.» (A.
Vulliet, "Histoire Moderne", Lausanne 1877 - p. 297)
SI PROFILA UNA NUOVA ERA PER L'EUROPA > Apoc. 11:7-8
Notiamo la cronologia degli avvenimenti: i due testimoni saranno uccisi quando avranno
compiuto la loro opera di testimonianza vestiti di sacco, cioè alla fine dei 1260 giorni
profetici, che scadono nel 1798 (vedi studio sul "piccolo corno" di Daniele 7). I due
testimoni, l'Antico ed il Nuovo Testamento, subiranno allora un'azione rapida e violenta,
verso la fine del XVIII secolo. Chi compirà quest'azione violenta?...
La bestia che sale dall'abisso
Per la prima volta, Giovanni presenta questo animale, che descriverà con più particolari
nei cap. 13 e 17 e che menzionerà poi a diverse riprese. Giovanni usa l'espressione "la
bestia" e non "una bestia" perché si riferisce a qualcosa di ben noto: l'impero romano
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(che Daniele aveva visto sopravvivere, anche se trasformato, fino alla fine dei tempi) in
una fase successiva della sua storia.
Allo scadere dei 1260 anni, al tempo della ferita mortale del Papato (vedi Apoc. 13:1-10),
che segna la sua temporanea decadenza (infatti la profezia dice che la ferita guarirà), sul
territorio dell'impero latino una nuova forma politica deve caratterizzare l'Europa: la
bestia che sale dall'abisso.
Prima la degradazione
Questa piazza è una "decima parte della città" (vers. 13) ovvero un regno, una delle dieci
corna della bestia di Daniele 7, che cade nell'ora in cui questa sale dall'abisso e i due
testimoni vengono uccisi.
Il nome di Sodoma ricorda l'immoralità e la licenziosità. I profeti dell'Antico Testamento
hanno chiamato "Sodoma" Gerusalemme quando si allontanò da Dio, degradandosi (cfr.
Isaia 1:9-10 - Geremia 23:14 - Ezechiele 16:46-49).
Il nome Egitto ricorda invece l'incredulità e l'ateismo, l'opposizione assoluta a Dio e al
Suo popolo, il potere che non riconosce l'Eterno, ma accetta l'idolo della propria ragione.
Ricorda la nazione che anticamente, per bocca del suo faraone, dichiarò: "Chi è l'Eterno
perché io debba ubbidire alla Sua voce?... Io non conosco l'Eterno..." (Esodo 5:2).
La grande città nella quale il Signore è stato crocifisso non è Gerusalemme, perché essa
non è mai stata chiamata con questo nome. Nei capitoli successivi s'identifica con
"Babilonia la grande" questa città simbolica.
Nel cap. XI di Apocalisse, dove tutto è allegorico, la crocifissione di Cristo dev'essere
intesa come la Sua identificazione con coloro che sono stati là perseguitati a causa
dell'Evangelo. "In quanto l'avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a
me" (Matteo 25:40) disse Gesù; in seguito apparso al futuro apostolo Paolo, esclamò:
"Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" (Atti 9:4).
La nazione europea che avrebbe tolto di mezzo la Parola di Dio alla fine della supremazia
papale sarebbe dunque stata CORROTTA, ATEA e PERSECUTRICE.
La piazza rappresenta una nazione: quale?
La decima parte della gran città cade, cioè cambia il suo regime, allo scadere dei 1260
anni, quindi alla fine del XVIII secolo. La profezia essendo precisa sul momento storico,
se consideriamo la situazione politica dei regni latini, ci rendiamo conto che essi
mantengono una certa continuità di governo, tranne la Francia, la quale è protagonista
della più grande rivoluzione che abbia influenzato e preparato il mondo moderno. Il
celebre polemista, ministro protestante, Pierre Jurieu sosteneva già nel XVII sec., cento
anni prima che si verificassero gli avvenimenti descritti nella profezia che la Francia era la
nazione designata. Molti prima di lui avevano visto nella guerra fatta ai due testimoni la
persecuzione religiosa del Medioevo, ma Jurieu è probabilmente il primo che applica la
"piazza" di questa città alla Francia, paese che lascia per rifugiarsi in Olanda a causa
dell'intolleranza religiosa.
Nel 1686 scriveva: «Io non posso impedirmi di credere che questo ha un particolare
riferimento alla Francia, che è sicuramente oggi la più eminente delle province
dell'Impero del Papa. Il suo re si chiama il primo figlio della Chiesa, il Re cristianissimo,
cioè molto papista, come si dice nella lingua di Roma. Sono i re di Francia che hanno
fatto grandi i Papi per la loro liberalità. È lo stato dell'Europa che oggi è il più florido. È in
una parola, la piazza della grande città. E io credo che è particolarmente in Francia che i
due Testimoni devono restare morti; cioè che la professione della vera religione
dev'essere interamente abolita... La verità sarà messa a morte, ma essa non sarà
sepolta. La sepoltura è qualcosa che va al di là della morte, essa è sempre messa in
relazione con la corruzione e la distruzione totale.» (P. Jurieu, "L'accomplissement des
prophéties", Rotterdam 1686, t. II - pp. 191,166,175,176)
Joseph de Maistre scriveva: «Che mi si mostri un altro paese al mondo in cui si vedano,
in così breve spazio di tempo, i nomi dei più illustri figurare nei processi più scandalosi, in
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cui il rapimento, lo stupro, il furto, il falso, la prostituzione, fanno rimanere i tribunali
stupiti... Io potrei riempire venti pagine di prove della manifesta corruzione e
dell'avvilimento infelice troppo generale che regnava in Francia al momento della
Rivoluzione.» (J. de Maistre, "Mélanges inédits" - p. 109 in nota e p. 24)
Questa nazione era l'Egitto spirituale: la Francia docile al potere di Roma, si era gloriata
nel sostenere le esigenze papali sopprimendo l'eresia, estirpando gli Albigesi e
perseguitando i Valdesi. Nel XVI secolo, la Riforma restituì con forza quel Vangelo che per
secoli era stato oppresso e in Francia fu accolto dal popolo, dai borghesi, dai nobili, da
principi e principesse.
Margherita d'Angoulême, figlia di Francesco I, come la sorella di Enrico IV, lo fece
predicare al Louvre. Ma all'istigazione del clero, la corte ed il popolo si sollevarono contro
la nuova fede che poneva sempre più profonde radici. Le stragi della notte di S.
Bartolomeo, il terrore delle Dragonades, la revoca dell'editto di Nantes (che aveva
concesso la libertà di coscienza) portarono la nazione nell'abisso.
«L'immoralità di Sodoma, ai giorni di Lot, venne ripetuta in Francia, specialmente nella
sua capitale. La grossolana idolatria dell'Egitto, con le sue tenebre proverbiali, fu trovata
nuovamente nella Francia moderna. Come i giudei rigettarono la Parola di Dio spiegata
dai profeti, si separarono dal cielo e crocifissero il loro Signore, così la Francia ripetè lo
stesso peccato e di nuovo crocifisse il Figlio di Dio.»
(S.N. Haskell, "See of Patmos" - p. 201)
Il carattere della bestia che sale dall'abisso
L'abisso nella Bibbia ha principalmente un doppio senso:
a)
Indica un luogo devastato, desolato, di disordine, d'inabitabilità. (cfr. Genesi
1:2 - Proverbi 8:27 - Ezechiele 26:19 - Giobbe 26:6)
b)
Il soggiorno penoso dei demoni, di Satana. Quindi, colui che esce dall'abisso
deve portare un carattere eminentemente empio (Luca 8:31 - Romani 10:7 Apocalisse 9:1,2,11).
La Francia, alla fine del XVIII secolo, nel periodo della Rivoluzione, era ridotta ad un
abisso sia socialmente sia religiosamente. «Lo stato ed il clero si appropriarono di
diciassette milioni di proprietà confiscate ai loro legittimi proprietari, cacciati dal paese
dei loro padri. Le conseguenze di questa emigrazione furono deplorevoli per la Francia.
La prosperità fu d'un colpo sospesa, poiché i Protestanti avevano quasi tutto il monopolio
del commercio e dell'industria. Per contro, essi arricchirono le contrade che offrirono
asilo, e diventarono promotori della loro prosperità.»
(D. Bonnefon, "Histoire de l'Eglise" - p. 373)
«Nella provincia di Rouen (capitale della Normandia) su 700.000 abitanti, 650.000
avevano per letto un mazzo di paglia. I paesani in certe province ritornarono allo stato
selvaggio, vivendo molto spesso di erba e di radici, come le bestie. In quel tempo la
nobiltà e la corte vivevano in un lusso insensato. Il duca d'Orléans, per esempio, ritirava
11.500.000 libbre di censo; una sola cortigiana costò trentasei milioni a Luigi XV (e in un
anno, il 1751, la casa reale, senza contare la corte, divorò sessantotto milioni). La sola
donna che volle ritirare Luigi XV dal suo torpore, fu la duchessa Châteauroux, vedendo
venire un grande sconvolgimento. La Pompadour ed il re stesso, non si facevano illusioni,
ma si stordivano rispondendo: "Dopo di noi, il diluvio".»
(Duruy, "Histoire du M.A." - pp. 311,312,434)
"Il sale della terra" scomparve e quello che rimase non era sufficiente ad impedire la
putrefazione sociale. La principessa Palatine diceva nel 1722 che non credeva che a
Parigi, sia tra gli ecclesiastici sia tra i laici, ci fossero cento persone che avessero la vera
fede o che credessero pure nel nostro Signore. La fede disparve, l'incredulità e lo
scetticismo trionfarono. I filosofi e gli enciclopedisti: Montesquieu, Voltaire, Diderot,
d'Alembert, d'Holbach, Rousseau sparsero le loro massime d'iniquità e d'incredulità.
Dall'abisso sorge dunque la bestia per uccidere i due Testimoni.
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«Il popolo francese si erge in un movimento di collera brutale. Esasperato, accecato,
simile ad una bestia selvaggia attanagliata dalla fame si ripercuote sul clero, sulla
nobiltà, sul trono. Rovescia tutto davanti a lui. Non fa distinzione tra religione della Bibbia
e quella di Roma, confondendo la libertà con il libertinaggio, innocenti e colpevoli,
calpesta i comandamenti di Dio e le prescrizioni degli uomini, la fede nel Creatore e la
fede nella creatura, le barriere della superstizione e quelle della morale.» (J. Vuilleumier,
"L'Apocalypse - Hier, Aujourd'hui, Demain", Dammarie-les-Lys 1938 - p. 172)
L'uccisione dei due Testimoni
«L'oratore Dubois proclama: “La ragione ha una grande vittoria sul fanatismo; una
religione di orrore e di sangue è annientata; dopo diciotto secoli essa non ha causato che
dei mali alla Terra e la si nomina divina... Le guerre dei Crociati, dei Valdesi, degli
Albigesi, i Vespri siciliani, il massacro di San Bartolomeo, ecco la sua opera, ecco i suoi
trionfi: che sparisca dalla superficie della Terra, e la felicità rinascerà; gli uomini non
saranno più che un popolo di fratelli e di amici. Questo giorno non è lontano, io oso
predirlo... Noi giuriamo (tutti alzino la mano) di non aver altro culto che quello della
Ragione, della Libertà, dell'Uguaglianza, della Repubblica".»
(Gazzetta Nazionale o Moniteur del 14 novembre 1793)
RALLEGRAMENTO UNIVERSALE > Apoc. 11:9-10
È vero che delle voci si elevarono dall'Europa per condannare l'azione empia che avrebbe
causato "la decomposizione della società" (Lavater, predicatore di Zurigo, dopo aver
detto che nessuna nazione aveva così beffato impunemente la religione, sconcertato
grida: «Oh Francia! Esempio senza esempi, non ci servirai tu di avvertimento. Non ci
insegnerai tu a quale livello può scendere un popolo che - credendo di aver raggiunto le
sommità del progresso - blasfema il giuramento, la coscienza e la religione!».
Burke, uomo di stato inglese, qualificava ciò che avveniva in Francia come "epidemia di
fanatismo ateo, furore maligno", tuttavia una folla d'indifferenti e di empi giubilò,
applaudì gli spettacoli sacrileghi che la incoraggiavano nella sua incredulità, come
Giovanni aveva scritto.
«Tutto il fango dell'Europa si solleva e tende verso Parigi per un movimento di affinità»
constatava J. de Maistre.
Il tormento provocato dai due Testimoni agli abitanti della Terra è quello della coscienza.
Poiché la Parola di Dio condanna ogni iniquità umana, per l'uomo impenitente è di gran
lunga preferibile togliere di mezzo (o chiudere le orecchie, come succede oggi) quelle
Scritture che condannano il suo peccato, piuttosto che togliere il peccato stesso (ovvero
pentirsene e lasciare che Gesù compia la Sua opera di purificazione nel cuore).
Ecco perché, in generale, le altre nazioni si rallegrarono del fatto che le SS. Scritture
erano state completamente bandite, distrutte, insieme ad ogni forma di religione. I
principi di Libertà, Fraternità e Uguaglianza che avrebbero dovuto rappresentare il
retaggio naturale dell'autentica religione del Dio della Bibbia, furono invece portati avanti
dalla Rivoluzione Francese in un clima di terrore, immoralità dilagante e criminalità
diffusa, poiché ogni seppur minimo freno rappresentato dalla religione esistente era stato
del tutto annientato.
LA RESURREZIONE DEI DUE TESTIMONI > Apoc. 11:11-12
La Francia stessa non poté sopportare per molto le dure conseguenze della sua rivolta
contro Dio e la Sua Parola. La famiglia se ne andava; la società scricchiolava sulle sue
basi. A questa vista, il popolo fu preso da un santo spavento e si fermò bruscamente
nella sua marcia folle verso la rovina. Nel mese di maggio 1797, al Consiglio dei
Cinquecento, diversi oratori avevano deplorato la demoralizzazione ed il brigantaggio che
si spandevano dappertutto. Una commissione fu incaricata di preparare una nuova legge
sui culti. Sabato 17 giugno, in risposta a dei "reclami venuti da tutte le parti", Camille
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Jordan, quale presidente, domandò di presentare il relativo rapporto. L'oratore, invitato a
parlare, ricordò che «l'opinione pubblica sollecitava da diverso tempo una revisione delle
leggi che vertevano sui culti e sui loro ministri». Attribuì «i crimini che poco prima
dilaniavano l'impero» alla scomparsa della legge divina nei cuori. Quindi proclamò
solennemente, di fronte alla nazione e al mondo intero, il ristabilimento della religione.
Il decreto della Convenzione che proibiva in Francia tutti i culti era stato promulgato il 20
brumaio del II anno della Repubblica, cioè il 20 novembre 1793. Un periodo di tre anni e
mezzo (i tre giorni e mezzo profetici del vers. 11) ci pone al 20 maggio 1797. In quel
mese si nomina una Commissione che prepari una nuova legge sui culti. Camille Jordan
proclama la restaurazione dei culti a nome del Corpo Legislativo il 17 giugno 1797. Erano
passati tre anni, sei mesi e ventotto giorni. La Parola di Dio aveva avuto il suo
compimento.
"Salite qua, ed essi salirono in cielo" è un'espressione eloquente con la quale Giovanni
indica il risorgere della fede, il trionfo della Parola di Dio e l'eternità per coloro che in un
mondo in rivolta hanno posto la loro fiducia nell'Eterno.
RIEPILOGO > Apoc. 11:13
"La decima parte della città cadde": il vers. 13 riassume con un'espressione lapidaria
tutto ciò che è stato appena spiegato. Una decima parte della cristianità, ovvero uno dei
suoi "dieci regni" (secondo il numero simbolico delle corna sulla testa del mostro che
ritroviamo sia al cap. 7 di Daniele che nell'Apocalisse, ai capitoli seguenti), quello che
occupava la terra dei Galli, stramazzò al suolo, politicamente, socialmente, economicamente, moralmente e religiosamente. E tutto questo per aver combattuto e distrutto i
due Testimoni che avrebbero potuto cambiare radicalmente il corso della storia di
Francia.
"Settemila persone furono uccise nel terremoto"... Chi sono le settemila persone che
perirono? Una traduzione letterale del testo darebbe: "settemila nomi d'uomini perirono"
o "settemila titoli d'uomini perirono". «"Si afferma che i titoli della nobiltà aboliti dai
diversi governi rivoluzionari, dal 1789 al 1797, si elevano alla cifra approssimativa di
settemila.» (J. Vuilleumier - o.c. - p. 183)
LE CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE DELLO SPIRITO DELLA RIVOLUZIONE
FRANCESE
Per quanto riguarda le conseguenze a lungo termine della Rivoluzione francese, ecco
un'acuta riflessione del Prof. Jacques Doukhan, d'origine ebraica:
«La forza uscita dall'abisso, laica e anticlericale, si sviluppa oltre ogni previsione. Contro
la chiesa e contro tutto ciò che rappresenta in termini religiosi e di fede in Dio, le correnti
politiche e filosofiche si moltiplicano e si sostengono a vicenda. A partire dal XIX secolo le
ideologie nate dalla Rivoluzione francese, marxiste, materialiste, evoluzioniste e
razionaliste, mettono le basi di una mentalità che formerà le menti fino ai giorni nostri.
Le vedute laiche e atee penetrano ovunque e s'infiltrano anche negli ambienti religiosi
per affermare idee che eliminano il concetto di Dio, sostituendolo con la ragione umana e
con le sue risorse. E' una delle ironie più notevoli della storia. Per aver voluto sostituire
Dio sulla terra, la chiesa ha trovato il suo più feroce nemico proprio al centro della terra,
nell'abisso che è la negazione di Dio...
Il processo non ha riguardato solo la cristianità occidentale. Il conflitto tra le forze
rappresentate da Babilonia e dall'Egitto esce dai limiti propri della Chiesa Cattolica e dei
movimenti laici nati dalla Rivoluzione francese. L'influsso della Rivoluzione si è esteso al
di là delle frontiere religiose e politiche. Lo spirito laico, giudicato come inoffensivo, si è
agevolmente infiltrato nelle società cristiane ed è penetrato anche nel giudaismo e
nell'islam; fino a produrre anche in quegli ambienti, una passione umanistica e
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anticlericale. In queste due tradizioni si è cristallizzato un nuovo movimento. In reazione
allo spirito critico e razionalista, rigettato per la sua origine occidentale e imperialista, si
è assistito al sorgere di movimenti fondamentalisti, sia nel giudaismo che nell'islam. Più
che mai, gli ayatollah e i rabbini hanno detto parole importanti per i destini politici delle
loro nazioni. In Iran, in Algeria e in Egitto, come anche in Israele, la politica è stata
messa al servizio della religione.
Mentre negli ambienti cristiani, i movimenti laici sono nati in contrapposizione alla
religione, qui è avvenuto il contrario. La religione è stata assunta per reagire contro i
movimenti laici.
Lo stesso fenomeno comincia a prendere piede in ambienti cristiani occidentali. Anche
qui, in reazione alle correnti laiche, razionaliste e liberali, alcuni movimenti
fondamentalisti si sono formati per proclamare il ritorno alle radici e prendere il potere.
Negli Stati Uniti, in particolare, una nuova destra si è posta l'obiettivo di vincere le
elezioni e creare un paese più cristiano. La tendenza è presente praticamente in tutta
l'Europa (questa mentalità prenderà piede, adempiendo la profezia esposta nella seconda
parte di Apocalisse cap. 13. Vedi studio a parte - n.d.r.). Questa storia, in sintesi, si è
sviluppata in quattro fasi:
1. La chiesa prende i connotati dell'antica Babele, si eleva sino a Dio per
rappresentarlo sulla terra, imponendosi come magistero morale e religioso su
tutte le coscienze.
2. Nel XIX secolo, sotto l'impulso della Rivoluzione francese e per reazione alla
chiesa, i valori umanistici e laici vengono affermati e sviluppati nel corso del XIX
sec. dal marxismo, dal positivismo e dall'evoluzionismo. Profeticamente potremmo
dire che l'"Egitto" ha attaccato "Babilonia".
3. A partire dal XIX secolo fino all'inizio del XX secolo lo spirito laicista si spande
nelle differenti culture religiose, paradossalmente, attraverso i canali missionari
cristiani, ma anche a causa della politica colonialista dei governi dell'epoca.
4. Dopo la seconda guerra mondiale, sotto l'impulso dei movimenti d'indipendenza
e di rinnovamento nazionale, nel ricordo degli orrori della guerra, si assiste
ovunque, in reazione allo spirito razionalista e liberale, a un certo ritorno ai valori
religiosi, tradizionali e nazionali. E' il tempo dei best sellers religiosi e dei
predicatori che assurgono a star.
Siamo dunque arrivati alla fase 4 del ciclo che annuncia una fase 5 nel corso della quale i
due campi sono in procinto di riunirsi nello stesso sforzo di usurpazione dell'autorità di
Dio, nello spirito di Babele. I primi sintomi sono già visibili. All'interno stesso della moda
del risveglio religioso, si avverte un forte accento antropocentrico che caratterizzava le
correnti laiche dell'ottocento. La religione diviene sempre più "umana". Il Dio immanente
del "profondo" prende il posto del Dio trascendente della Bibbia che si rivela per sua
iniziativa, dall'alto, mettendo in crisi la natura umana.
Questo ritorno alla spiritualità, lo si deve, tra l'altro, al successo del New Age, la cui
influenza si esercita su tutte le religioni. Questo "nuovo evangelo" che non rinnega
l'antico, viene predicato da personalità cristiane e non cristiane. Padre Teilhard de
Chardin, e sulle sue orme "ecoteologi" come Thomas Berry, esaltano la verità della
"madre terra". L'evoluzione è interpretata come un "processo sacro" attraverso il quale
Dio si sarebbe incarnato nelle pulsazioni della natura.
Dio è in tutto e dappertutto. Da questo presupposto, credere alla relazione tra Dio e la
natura, tra i morti e i viventi, il passo è breve; compierlo è facile grazie alla dottrina
dell'immortalità dell'anima e della reincarnazione. Le manifestazioni paranormali, gli
astrologi, le comunicazioni con l'aldilà non hanno mai conosciuto tanta popolarità. Tutti
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questi fenomeni traggono origini da uno stesso spirito. Il Dio creatore che è nei cieli non
è più invocato. L'uomo e le potenze che provengono dal basso, lo hanno sostituito.
Sul versante cristiano, questa "ricerca del cosmo sacro" ha trovato un fervente interprete
nella persona di Vaclav Havel. Durante un recente discorso tenuto presso l'Università di
Stanford, il presidente ceco ha sostenuto la tesi di una dimensione spirituale che
collegherebbe tutte le culture e, in definitiva, tutte le creature umane.
Questo appello a una "democrazia planetaria" non è priva di affinità con l'ideale
dell'Internazionale marxista. Ma dopo la caduta del comunismo e sull'onda delle nuove
spiritualità, un linguaggio simile acquista un significato particolare. I valori umanistici e
antropocentrici si sono uniti ai valori religiosi.
Il mondo dello spettacolo non è estraneo a questo fenomeno. Madonna ha dedicato un
canto a Gesù e a Maria nel film di Lelouch. Mescolando il profumo dell'incenso con lo
splendore dei gioielli, è nata una nuova cultura carica di tutti gli ingredienti della profezia
apocalittica. L'Egitto e Babilonia cominciano ad andare proprio d'accordo. Non è ancora
tutto determinato. La chiesa, le religioni, sono tutte entità presenti e separate, di fronte
ai movimenti laici e atei. Gli indizi sono, nonostante tutto, sufficienti per riconoscere una
tendenza e riconoscere il cammino della storia, così come è stata vista dai profeti della
Bibbia. Presto Babilonia ed Egitto danzeranno allo stesso ritmo.»
(J. Doukhan, "Il grido del cielo" - pp. 105-109)
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