TACCUINO DI VIAGGIO | Perù Facciamo chilometri e compriamo una media di 18 berretti e 16 magliette cadauno, ma non c’è modo di trovare un tappeto di gradimento al Vigile vercellese. Memorabile resterà il pranzo alla Cuzquenha, locale tipico che serve portate immonde come il Chirichiu un’accozzaglia di carne di pollo, cuj, alghe e uova di pesce il tutto rigorosamente servito freddo, piatto consigliato spassionatamente dalla cameriera a quel babbeo di Vlao. Di gran classe la chiusura con il Pisco sour un cocktail a base di pisco, limone, zucchero e chiara d’uovo che ci dà l’energia per percorrere in lungo ed in largo il centro storico, da San Blas al mercato di San Pedro, dal Choricancha a… Piazza d’armi. Stufi ormai delle vie di Cuzco facciamo rotta verso Lima che chiude il cerchio del nostro viaggio. Una passeggiata tra lo smog del centro, una capatina al quartiere Miraflores e l’ultima cena, per la gioia di Fiordigransasso al ristorante vegetariano. Un’esperienza abominevole, su cui stendiamo un velo pietoso. Non ci resta altro che dieci e passa ore di aereo con un tizio a 2 sedili di distanza che urla NO e SALAMANCA ogni 5 minuti, ma la prendiamo con filosofia… diciamo che è una giusta penitenza per dar maggior risalto ai 17 giorni memorabili passati in giro per il Perù! ..................................................................................................... TACCUINO DI VIAGGIO | Botswana Boh?...tswana i predatori (perduti) dell’arca di Noè da un Bot-soft-swana gruppo Grasso Testo e foto di Giorgio Rivera C apitolo 1 I preliminari eccitanti Avevo voglia d’Africa e di bestie feroci ma il viaggio mi sembrava irto di incognite. L’occhio mi cade su una pagina dell’annuario di Avventure nel mondo: BOT.SOFT.WANA. Leggo: “Questo viaggio offre un’opportunità unica a chi ha rinunciato al Botswana per il trauma della tenda e della vita da campo. In effetti l’idea di puntare ogni notte la tenda, gonfiare il materassino, preparare un pasto caldo e al mattino smontare, piegare e ricaricare tutto può avere indotto molti a rinunciare...” Perfetto, il viaggio SOFT ideale per me, natura selvaggia e comodità! Mi iscrivo entusiasta. Tre giorni dopo piomba dal cielo una mail della coordinatrice Daniela Grasso con il seguente messaggio: “Mi è stato appena comunicato che utilizzeremo aree di campeggio libere e non attrezzate, senza servizi (verrà montato un bagnetto) e senza acqua (verrà presa dal fiume). Si tratta quindi di trascorrere 6 notti in campi senza alcuna recinzione, in aperta savana, con gli animali intorno. Questo ci darà la possibilità di vivere l’Africa pienamente e ci offrirà momenti ed emozioni indimenticabili …” …dentro la bocca del leone! Con un colpo di bacchetta magica la Fata dai Capelli Turchini ha tramutato il SOFT in HARD! La carrozza si è trasformata in zucca. Che fare? Ormai l’affare è concluso e da buon genovese non mi ritiro per non rimetterci le “palanche”. Un pomeriggio, camminando su per i monti in compagnia di un amico, gli espongo i miei assilli, primo fra tutti la voglia di fare la pipì durante la notte senza poter uscire dalla tenda. Lui mi ricorda che poco prima ha dato un calcio a una BORRACCIA di traverso sul sentiero, forse caduta da una mountain bike. Al ritorno, scendendo, la recuperiamo. “E’ l’ideale come pappagallo” mi dice l’amico. La mattina dopo, appena alzato a digiuno faccio l’esperimento come se dovessi portare l’urina in boccetta per le analisi. Esperimento riuscito: agevole introduzione, liquido non traboccante. Non mi resta che tappare col Vinavil il ciuccio della borraccia...così il mio compagno di tenda, se vorrà bere un sorso durante ............................................................................... la notte, non avrà brutte sorprese! Alla vigilia della partenza mi arriva una seconda mail che elenca in modo dettagliato gli alimenti (con marca precisa) e le cose utili da mettere nel bagaglio. Vada per gli alimenti, ma perché devo portare un rotolo di nastro adesivo per pacchi? a cosa diavolo potrebbe servire? E così sbuffando disfo la valigetta e riempio una valigiona via via sempre più pesante... il mio secondo assillo. Arriva il giorno della partenza, sono teso. Su per le scale della stazione ferroviaria di Genova, stringendo i denti, trascino sulla pancia la valigiona, come uno schiavo trascina il masso sul profilo della piramide, e nella mia mente annebbiata dal livore riaffiorano a uno a uno gli ingredienti del menù stipati dentro: -grammi 500 di spaghetti Barilla Avventure nel mondo 1| 2014 - 75 TACCUINO DI VIAGGIO | Botswana -una confezione sottovuoto di Parmigiano-Reggiano con marchio di garanzia -6 insalatissime Rio Mare qualità extra... e via elencando. Alla faccia della vita selvaggia! Sulla testa calco il mio cappellone di paglia che non mi abbandonerà più, indispensabile per avere un’aria vissuta da TEX WILLER e per tenere all’ombra il mio nasone rosso da Barbera. Alla Malpensa incontro per primo Antonello, il deus-exmachina predestinato a salvarmi dalla valigia (reggendola) e dalla tenda (montandola). All’aeroporto del Cairo, tappa intermedia, ci incontriamo tutti. Nove compagni, nove caricature. è PERFETTA, la modifica, la modifica ancora, è irrimediabilmente rovinata, la pubblica. SARA, con un sorriso dolce, il nasetto aerodinamico e la VOCETTA acuta e penetrante, arriva dove vuole, perfora suadente ogni barriera. Dovrebbero usarla come talpa per scavare il tunnel della Torino-Lione... intervento non invasivo, niente più manifestazioni No Tav. Come può essersi imbucato nel nostro gruppo questo MANGIATANDOORI? Lo ha mica inviato la dea Kalì? E’ MARIO, cervellone da THE MILLIONAIRE, fisico asciutto, volto bronzeo, barba nera dura, occhi scuri con una sfumatura di languore orientale. Se si mette l’abito-pigiama di cotone bianco, può tranquillamente varcare la soglia della Grande Moschea di Delhi nell’ora della preghiera senza che nessuno gli si pari davanti per fermarlo! SARA e MARIO, la coppia di colombi, sono due giovani INFORMATICI di Milano, vanno avanti sicuri solo sul BINARIO, sulle strade e sulle piste non si trovano bene, non li troverebbe Stanley e tanto meno Livingstone. GIANNI, preciso e compassato, era un BANCARIO. L’ho capito subito dalla camicia rigida con il collettone. I bancari si cambiano la camicia ogni giorno, è un rito. Alla fine della carriera ripongono le cravatte nel cassetto e si ritrovano con un armadio a muro zeppo di camicie. A quel punto cominciano a viaggiare. Gli interessano poco le rovine di Machu Picchu o le leonesse della Tanzania, non certo emozionanti come i giochi in borsa. I bancari viaggiano, anche se non lo ammettono, per indossare le camicie dell’ufficio e buttarle finalmente via. Ancora tante avventure, Gianni, la materia prima non ti manca! MAURO è un ROMANO DE ROMA, un omone simpatico e sfottente. Ha lavorato da ragazzo nella redazione del Messaggero, a 19 anni e 6 mesi è andato in pensione. I medici hanno valutato la sua attività lavoro usurante, che avrebbe gravemente nociuto al suo sviluppo puberale. Avevano ragione. Mauro, ristabilitosi, ha subito fatto una figlia che non merita, Alice, così ha evitato il servizio militare. Se aggiungiamo che è pure stato sindacalista, possiamo concludere: “Ammazza, quanto ha faticato quest’uomo !” Per la legge del contrappasso al campo, durante i bivacchi, fa tutto lui: accende il fornello, cucina, abbina gli ingredienti con creatività... ALICE è una ragazza in gamba, slanciata e “nordica”, lavora alla RAI con Piero Angela. Quando la immagino nello studio con Piero e i suoi datatissimi collaboratori mi viene in mente il quadro “Susanna e i vecchioni”. Se ho ben capito il suo compito principale è cancellare il logo d’angolo nei documentari del National Geographic trasmessi a Superquark. Così Piero Angela, quando li commenta in TV, fa un figurone e tutti credono che sia andato in giro per il mondo a filmare quelle cose straordinarie. GIORGIO viene da Genova e lo si capisce subito: accento cantilenante da scaricatore del porto. E’ un vecchio pseudo-cowboy con barba incolta, borraccia e cappellaccio rattoppato (con una dozzina di pezze di nastro adesivo, ritrovato in fondo alla valigia). Racconta (sarà vero?) di aver viaggiato in tutti gli angoli della Terra e non è nemmeno capace di infilare il bottone nella sua asola. E’ una specie di Ugo Fantozzi nei panni di Indiana Jones. AVVENTURE dovrebbe metterlo al bando con una modesta taglia come SFATAMITI. Sogni un posto esotico, quasi irraggiungibile? Lui c’è già stato. E se ci ha messo piede quel vecchio pasticcione è finita...l’alone mitico svanisce per sempre. “…E con la partecipazione straordinaria di CONCETTA.” Ho usato le parole che chiudevano in bellezza la lista dei protagonisti di un film per presentare la mascotte del gruppo, il personaggio più simpatico. Concetta è una donnotta in carne, con lo sguardo sornione, spesso fa la gnorri ma ha il cervello fino. Cammina lentamente, dondolandosi sulle sue CIABATTE. Alle cinque della sera la immagineresti in una chiesetta di Frosinone a recitare il rosario con le sue conterranee, all’uscita sul sagrato quattro chiacchiere e qualche innocente pettegolezzo. E invece...alle cinque della sera la ritroviamo nel cuore dell’Africa Nera, sempre lei con lo stesso vestito e le stesse CIABATTE, i calcagni e i ditoni nudi, le caviglie scoperte, impassibile cammina tra le spine del bush calpestando la sabbia riarsa e i laghi di sale pullulanti di scorpioni, mentre laggiù a tiro di zampa il leone ruggisce. E quando scende la notte Concetta SI SCATENA, vuole dormire sul camioncino con le guide per veder baluginare le pupille delle fiere nel buio... ma viene richiamata all’ordine e, pur recalcitrante, deve entrare nella tenda come gli altri. A questo punto l’avete capito tutti, i nove personaggi in cerca d’autista sono un’ARMATA BRANCALEONE, e qui il nome è ancora più azzeccato Botswa Capitolo 2 Nove personaggi in cerca d’autista Per prima DANIELA, la coordinatrice, la boss catanese sempre puntuale nel riscuotere la tangente per ogni battito d’ali. Curata e a puntino anche nel profondo bush, con le sue unghiette laccate di rosso. E’ una PSICOTERAPEUTA che guarisce i traumi da incidente più ostici ingiungendo al paziente di ruotare le pupille su-giù destra-sinistra... una specie di yoga freudiano o di macumba statunitense. E dove l’hanno mandata in missione per risolvere i casi più difficili? nell’ospedale di Emergency a Kabul? in un campo profughi ai confini del Sudan? No, lavora a Taormina, in uno studio con vetrate stile Casa di Montalbano, vista a 180 gradi sul Mediterraneo e alle spalle il cono dell’Etna. Daniela è una addestrata alle situazioni limite, grande esperienza, scorza dura, il massimo per guidare un manipolo di mercenari in terre desolate. ANTONELLO, l’esuberante animatore del gruppo, fa il consulente tecnico per le ferrovie ad Algeri. E’ uno della Legione Straniera, un PIED-NOIR, vale a dire uno sporco compagno di tenda per me... e la cosa è reciproca. Nella notte si sveglia di soprassalto e balza su urlando come un ossesso “IL RAGNO!!! E’ sicuro di aver visto un ragno peloso infilarsi nella borraccia. Il sogno si dilegua, il ragno svanisce... ma la borraccia resta immobile lì nell’angolo, pronta all’uso. Ha la passione della fotografia: scatta una foto da concorso, la copia sul suo iPad, la inquadra, la ottimizza, 76 - Avventure nel mondo 1 | 2014 ............................................................................... TACCUINO DI VIAGGIO | Botswana dell’originale: LEONE è il soggetto, viene per ultimo, li abbranca e se li pappa in un sol boccone. Capitolo 3 Il mezzo un quarto e anche Dopo il prologo delle CASCATE VITTORIA (visita turistica con immancabile volo in elicottero) passiamo la frontiera e raggiungiamo finalmente KASANE in BOTSWANA, l’alfa e l’omega del giro ad anello nel selvaggio nord del paese. Intorno al lodge circolano 4x4 tirate a lucido, motori rombanti, autisti in divisa che assomigliano a ufficiali guardaparco. Ci vengono incontro due ragazzotti neri in maglietta, jeans e infradito: sono Tabo e Mog, il driver e l’aiutante. TABO è una faccia scassata, un furbacchione e si distingue per la sonora risata africana alla Eddie Murphy. Lo immagino da piccolo razzolare a piedi nudi e combinare guai in mezzo alle capanne del suo villaggio. E’ occupato nel terziario ma l’agricoltura è il suo secondo lavoro: è un seminatore di spermatozoi. Ha tre figli sparsi per il paese e, dato che i bambini gli piacciono, ha intenzione di seminarne un altro. MOG è alto e magro, buono, con gli occhi da impala. Parlando di Bibbia, Jesus e Satana cerca di convertire Tabo perché non cada in tentazione. A differenza del compagno, lui vuol fare le cose secondo la legge di Dio, brama un’ ITALIAN WIFE, però la controparte ha le orecchie tappate dalla sabbia. E veniamo al mezzo, una LAND ROVER-CAMIONCINO con modifiche da safari, sedili per una dozzina di passeggeri sul rimorchio, quattro “pilastri” di metallo che reggono il tettuccio. Inutile illudersi, il mezzo è da rottamazione, è la metà di un mezzo, anzi vale meno di un decimo di una buona 4X4. Le gomme sono lisce, il cruscotto cade a pezzi, la leva della marcia slitta, il motore borbotta, il cofano non si chiude. In bocca all’ippopotamo, SI PARTE! Ben presto la strada asfaltata lascia il posto alla pista, il che significa viaggiare nella polvere, sballottati, per ore e ore. Tabo è un audace driver, abile e matto, preme volentieri sull’acceleratore, la Land scivola ondeggiando sui due solchi nella sabbia bianca come se scendesse in picchiata su una pista da bob. Si insabbia, le ruote slittano. Tutti giù a spingere. Spingi spingi la gomma torna a mordere il terreno e il mezzo riparte vomitandoci addosso una nuvola di borotalco. La storia si ripete poco dopo... e giù tutti a spingere! Procedendo subentra un altro problema. Una gomma scoppia. Il cric è difettoso. Che fare? Niente paura, basta scavare una buca nel terreno sotto la ruota. Anche in questo caso l’incidente si ripete... e si ripete ancora. Sempre la stessa gomma, pezzata (come?) e il giorno seguente a terra. Dulcis in fundo, mentre incrociamo un camion, il pesante cofano della Land vola come una piuma, sfiora il parabrezza e finisce con un tuono metallico sul tetto del mezzo. Dai passeggeri miracolati si alza un coro:”...ma che colpa abbiamo noi?” Poi tutto procede liscio (cioè per dieci dannati giorni procede a poderosi sobbalzi in un polverone accecante) a parte la perdita del tappo della benzina. Ma questo è solo un dettaglio. wana Capitolo 4 Il bivacco delle marmotte Prima notte di campo, che emozione! Si piantano le tende in una radura sotto le acacie e i baobab, poco lontano scorre un fiume dove sguazza un coccodrillo. Gonfiamo i materassini forniti da AVVENTURE: si afflosciano uno dopo l’altro, tutti bucati… un mugugno generale. Per fortuna abbiamo ascoltato i consigli della boss Daniela e sfoderiamo i nostri materassini di riserva. Il bivacco è un’esperienza bellissima: Mog accende il fuoco al centro con tronchi di legna secca raccolti in giornata. Intorno le comode sedie pieghevoli a semicerchio. Su un fornello Mauro e gli altri fanno bollire gli spaghetti n.5 e preparano il secondo. Per fortuna abbiamo una scorta di vino rosso del Sudafrica, un nettare degli dei. Mentre tutti quanti lavorano, io ho il compito preciso di tenere in mano il bicchiere e bere il vino senza versarlo sui pantaloni del vicino. Gli uomini spignattano come degli chef, le donne collaborano e sono ben liete di mantenere un basso profilo. La cena nella notte è un momento magico, tutti raccolti intorno al fuoco, con i visi illuminati dalla fiamma... e su in cielo la luna piena e lo Scorpione e la Croce del Sud. Tabo fa un briefing: “Questo è il regno degli animali, è la loro casa dove vivono liberi da sempre. Se noi li rispettiamo, loro ci rispetteranno. Ma occorre prudenza. Io e Mog dormiremo sul tetto della Land e vigileremo. Voi tutti dovete rimanere chiusi dentro la tenda e uscire solo quando vi daremo il GOOD MORNING.” Capito Concetta? Nelle tende, al buio, si sentono i rumori più strani e inquietanti... il ruggito di un leone? il barrito di un elefante? il vocione di un ippopotamo? Tra i rumori del bush uno ha un tono più penetrante, spaventoso...”ruuuu...ruuuu... ruuuu...”Quale belva? Il cuore palpita, le orecchie si tendono, che sarà? Un flash, tutto chiaro! E’ il russatore anonimo che aziona la sua micidiale sega. Non facciamo il nome... potrebbe essere ciascuno di noi! ... E quando l’alba comincia a rischiarare la savana, alle 5 e mezza la sveglia: GOOD MORNING VIETNAM! A uno a uno usciamo dalla tenda assonnati, sporchi, laceri, impastati, spettinati, impolverati, puzzolenti, stravolti però pronti a vivere un altro giorno da leoni. E una notte il TERRIFICANTE EVENTO. Dopo cena stiamo chiacchierando sazi e rilassati intorno al fuoco. Siamo gente che sa valutare i pericoli, gente cresciuta cibandosi del MANUALE DELLE GIOVANI MARMOTTE (la Bibbia dell’esploratore) che recita a pagina 17: “Il fuoco nel buio tiene lontane le fiere e durante il bivacco lo scout riposa tranquillo.” Non è un’invenzione, è successo anche a Paperino! All’improvviso alle spalle s’ode un suono sordo e subito un fruscio di frasche... un ENORME ELEFANTE NERO sbuca dalla foresta, appare come una visione lassù sulle quattro colonne tra un possente baobab e noi giù accoccolati sulle seggioline. Per un attimo che sembra fissato nell’eternità la scena è immobile e muta come un grandioso affresco nell’ombra. Poi il colosso sventola le orecchie, le pupille riflettono la fiamma, la proboscide benedice di bava gli umani chini sotto. Ecco Tabo e Mog si parano davanti al gigante, muovono le braccia tese a V e a X gridando “ho!ho!ho!” per sbarrargli la strada. Tabo afferra un tronco ............................................................................... 02 incandescente e lo scaglia contro il muso del bestione. Schizzano faville. E’ il panico silenzioso. Un branco di muti con gli occhi spalancati. Viaaa! Chi sguscia di qua, chi si butta di là, chi guizza dietro un albero, chi balza sull’auto, chi scivola nella tenda. Raggiunto il riparo, ci voltiamo di scatto...l’elefante s’ è dileguato “nella notte nera come il nulla”! Qui Quo Qua, bimbi, mi sembrate proprio contenti...ma è tardi. Basta giocare a nascondino. Tutti a nanna subito! Capitolo 5 Paparazzi e diveIl SAFARI è il premio meritato dopo le fatiche di Ercole, il momento clou. La Land Rover si ferma a bordo strada... davanti a noi la savana di erba gialla, cespugli, acacie e baobab oppure il fiume che scorre placido come un serpente smisurato. Alla vista delle belve tre, quattro, cinque bazooka sbucano dalla trincea, sopra la sponda del rimorchio, teleobiettivi puntati sulla natura ostile. “Ti prego, voltati, guardami negli occhi” Antonello supplica la leoparda come se fosse la sua fidanzata ritrosa. Click-click-click-click gli scatti si moltiplicano, scariche a raffica. Avventure nel mondo 1| 2014 - 77 TACCUINO DI VIAGGIO | Botswana “Taci. Odi? Ascolta” Dopo il CLICK, puntuale, odi la vocina flebile, struggente e lamentosa di Sara. Cosa avrà sbagliato stavolta la sventurata ragazza? la messa a fuoco? il diaframma? il tempo? l’inquadratura? la zoomata? l’obiettivo? il controluce? o tutte queste cose messe assieme? Auguri per il prossimo click, Sara. Ecco, tutti i paparazzi si spazientiscono con le fiere, come Roman Polanski con le sue attricette capricciose. E’ il colmo! Poveri animali, per ore e ore avete dovuto sopportare quegli intrusi, siete stati fin troppo docili, forse un po’ vanitosi ma impeccabili. Vi siete comportati bene, bravissimi, 10 e lode. Il leone ci ha guardati sonnacchioso, si è rivoltato sulla schiena, ha allargato le zampe e ci ha mostrato i suoi tesori. La giraffa ha allungato ancor più il collo sbucando sopra le fronde e ha sbattuto le ciglia. Gli impala hanno esibito il loro sinuoso culetto. L’aquila pescatrice si è messa in posa su un ramo e poi ha spiccato il volo. L’ippopotamo ha fatto capolino affiorando dall’acqua con le narici e ha spalancato la bocca smisurata. La leoparda ha mosso le zampe e si è strusciata sul tronco come una ballerina di lap dance. Gli elefanti hanno guadato il fiume in fila con il piccolo in mezzo per la foto di gruppo (uno speciale ringraziamento va all’elefante matto che è apparso nella notte sopra il bivacco, donandoci emozioni indimenticabili che potremo raccontare a tutti)...e via di questo passo con l’intera Arca di Noè. Grazie della pazienza, fratelli animali. Dobbiamo ammetterlo, siete più umani di noi uomini! Capitolo 6 Ritorno con souvenir e cartolina Dopo un campo a Kubu Island sotto l’ombra di giganteschi BAOBAB in riva a un MARE DI SALE, in un turbine di polvere bianca imbocchiamo la via del ritorno. Solo due villaggi: prima viene Kazungùla (una disavventura che ci mancava) poi finalmente Kasane e il cerchio si chiude. Con un abbraccio ci congediamo da Tabo e Mog, che ormai sono nostri amici per la pelle, passiamo la frontiera su un boat-zatterone sbarcando nello Zambia, dove inizia la catena di voli che ci riporterà in Italia. Ma non è finita. Al CAIRO ci aspetta una sosta di otto ore. Mentre io affastello i ricordi e abbozzo la trama di questo diario di viaggio, seduto comodamente sulla tavoletta del WC dell’aeroporto, gli altri trovano il tempo di fare un salto alle PIRAMIDI, passando attraverso la città in tumulto per la primavera araba. Che meraviglia! Otto turisti soli nel deserto stanno guardando in faccia la SFINGE! In un lampo l’ASSALTO. Gli otto non hanno via di scampo, sono circondati...Terroristi di Al- Qaeda? No, venditori armati di souvenir. Il reporter Antonello mi ha mostrato la sua foto più significativa del fatto, una sorta di cartolina-ricordo. Ai quattro angoli, a occupare quasi tutta la scena, in primo piano vedo (mossi e sfocati) l’ascella di un venditore, la lingua di un dromedario, un papirello con geroglifici e una mummietta. Al centro in uno spiraglio (un minuscolo rombo) appare nitida in secondo piano, piccola, laggiù in fondo la Piramide di Cheope tra cielo e deserto. CIAO RAGAZZI, vi voglio bene, mi avete regalato momenti indimenticabili. E’ stato un viaggio bellissimo, emozionante, MITICO...parola di SFATA-MITI. ..................................................................................................... TACCUINO DI VIAGGIO | Sri Lanka 01 02 Sull’isola della serendipità Da uno Sri Lanka Solo Gruppo Laura Marozzi Testo e foto di Francesco Carabelli P iù di mille anni fa, i viaggiatori arabi chiamavano lo Sri Lanka “isola di Serendib”: l’isola della serendipità. Serendipità, quella carezzevole sensazione che si prova nello scoprire qualcosa di imprevisto mentre si è in cerca di altro. 9 agosto Come quando parti in cerca delle Indie e ti trovi a scoprire l’America. Cristoforo Colombo, già, proprio lui: arrivati in Sri Lanka si viene accolti dalla capitale che porta il suo nome. Colombo è città caotica e che si ingrandisce smisuratamente senza qualsivoglia traccia di un progetto 78 - Avventure nel mondo 1 | 2014 ...............................................................................
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