Briciole di Missione - Parrocchia e Oratorio Macherio

Informatore Missionario - Macherio
n. 53 - 9 Novembre 2014
L’Avvento sta per cominciare. È un periodo di attesa per tutta la famiglia, che si trova
riunita a casa per fare l’albero e il presepe, è desiderio che Gesù nasca nei nostri cuori, è allegria per i bambini che aspettano di vedere un albero di natale ricco di doni.
Per un attimo, dimentichiamo le difficoltà del momento, e avvertiamo quella sensazione
di speranza, di desiderio che infonde il Santo Natale, ci sentiamo più forti, più ottimisti, più sereni.
La parola Avvento deriva dal latino “adventus” (=venuta, attesa) e si riferisce alla nascita
di Gesù, ma designa anche la venuta del Cristo alla fine dei tempi; Papa Francesco, lo
definisce come un cammino del Popolo di Dio con Gesù Cristo che ci guida nella storia
verso il compimento del Regno di Dio.
L’Avvento è il tempo della conversione, Gesù è venuto per salvarci, per liberarci dal
peccato, per rialzarci dalla disperazione, per farci partecipi della sua vita. Ci dice “Non
temere, vieni e seguimi!”.
Spesso cadiamo vittima delle tentazioni e delle seduzioni, a volte il nostro orgoglio viene abbattuto, siamo pieni paure e inquietudini, ma l’Avvento è tempo di speranza, quel
seme di luce che ci conforta e ci dice che Gesù è al nostro fianco e lo sarà per sempre.
È tempo di preghiera per migliorare la nostra vita e illuminare quella di tanti nostri
fratelli. Le preghiere del mattino e della sera, la recita dal Santo Rosario e i Sacramenti
sono i mezzi che dobbiamo utilizzare per sentirci vicini a Lui, strumenti che ci trasmettono coraggio, speranza, amore.
L’Avvento è amore fraterno, non dimentichiamo cosa ci insegna il Vangelo “Ama il prossimo tuo,
come te stesso”; uno sguardo di dolcezza deve essere rivolto anche alle persone sole e in difficoltà, di aiutare gli altri e di promuovere la crescita economica e sociale nei paesi in via di sviluppo.
Aiutare gli altri fa bene alla salute!
Buon Avvento!
Dal Gruppo Missionario
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Tu Amerai...
«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima e con tutta la tua mente…
E il tuo prossimo come te stesso»
Ancora immersa nella gratitudine per il
dono della preparazione e della celebrazione
della Professione Perpetua, avvenuta a
Palermo il 28 settembre 2014, con questa
“Parola di Vita” provo a “dare parola” a
quanto ho e abbiamo vissuto! Sì, mi piace
dire abbiamo perché una delle gioie più
grandi di questa tappa del mio cammino è
quella di aver vissuto un evento così intimo e
perso-nale, come la Professione Perpetua, in
una dimensione intensamente comunitaria.
Custodisco con commozione e riconoscenza
gli abbracci, gli sguardi, i saluti, gli scritti,
i messaggi con cui familia-ri, suore, amici,
parrocchiani, ragazzi hanno prima accolto
la notizia e poi condiviso questo mo-mento
così speciale. Mentre si avvicinava il giorno
della celebrazione, mi ha riempito di stupore
vedere che l’intenso cammino interiore di
quest’anno di preparazione ai voti perpetui,
si riversava intorno a me, diventando
partecipazione e coinvolgimento di tante
persone: la festa del “per sem-pre” che Dio
ha detto a me, alla mia vita, è diventata festa
di una comunità in cammino.
Sto vivendo un’esperienza forte: amare
Dio “con tutto”, oggi significa per me
desiderare di lasciarLo entrare in ogni
cosa che vivo, di presentarmi a Lui con
tutto e in tutto ciò che sono… e in questa
relazione totalizzante con Lui, riconoscere
lo spazio di tutte le altre relazioni che vivo,
che mi rivelano la Sua Presenza, e a cui
manifestare la Sua presenza. Anche durante
la celebrazione ho gustato la bellezza di
tutto questo: l’intensità del momento
della prostrazione, segno d’intimissimo
e personale affidamento, è scaturita nella
commozione di abbracci scambiati a sigillo
di un’appartenenza ad una famiglia nuova
e più grande. “Tu amerai, è la tua felicità”
questo dice il canto ispirato al carisma
ricevuto da Giovanna Antida… questo
sento dentro di me come dono gra-tuito di
vita, dono da coltivare perché nell’amore per
Dio Solo possano continuare ad essere abbracciati tutti coloro che incontrerò.
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Sr Melania
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Appunti di Missione:
COME UNA FAMIGLIA...LE CEV
Nel sinodo della chiesa africana del 1994,
i vescovi hanno scelto l’immagine della
Famiglia come la più adeguata a veicolare la
riflessione sulla Chiesa in territorio africano.
Naturalmente quando a queste latitudini
parliamo di famiglia, l’immaginazione non
corre verso il modello famigliare diffuso in
occidente.
In Camerun con il termine famiglia si
intende quella fitta trama di relazioni che
attraversa più generazioni e che raccoglie in
comunione, più gradi di fraternità (da noi
i cugini di primo e secondo grado vengono
comunemente chiamati fratelli). Ciò che
contrattistingue i legami famigliari, più
ancora dell’affetto, è la mutua solidarietà.
Ogni componente sa di poter contare
sul sostegno della propria famiglia per le
necessità quotidiane e a sua volta è chiamato
a sovvenire alle necessità famigliari per
quanto gli è possibile. La logica è quella
del UBUNTU, parola di origine Zulu che
indica l’esortazione a sostenersi e aiutarsi
reciprocamente prendendo coscienza non
solo dei propri diritti, ma anche dei propri
doveri, poiché è una spinta ideale verso
l’umanità intera, un desiderio di pace.
È gioco forza capire come mai questa
immagine di Famiglia, fondata sull’Ubuntu,
sia adatta a evocare numerose suggestioni
capaci di guidare la riflessione sulla Chiesa
nel continente africano. Una delle prime
ricadute di questa immagine sul vissuto
della Chiesa, riguarda la sua strutturazione
sul territorio. La necessità di vivere una
prossimità effettiva tra credenti, per sentirsi
“Famiglia di Dio”, ha portato alla creazione
delle CEV (comunità ecclesiali viventi).
La CEV è una fraternità missionaria che
agisce nella vicinanza quotidiana. Non è
un gruppo all’interno della Chiesa, ma un
modo di essere Chiesa. È lo strutturarsi della
parrocchia in piccole comunità che trovano
la loro comunione nella celebrazione
dell’eucaristia, ma che poi vivono la
concretezza della loro testimonianza la
dove abitano e svolgono le loro attività
quotidiane, animate dall’ascolto delle Parola
di Dio che poi si fa carità concreta nei
confronti del vicinato.
Le CEV sono il luogo dove condividere la
Fede. È veramente un mistero di come i
credenti facciano esperienza per vie diverse
dell’unica fede in Cristo. Nessuno ha il
monopolio della fede nel Signore. Abbiamo
bisogno di condividere il racconto della
nostra fede e arricchirla con il racconto
della fede degli altri. La CEV è il cruogiolo
di questi racconti, la fucina dove il nucleo
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incandescente della fede forgia la nostra vita
nelle sue scelte ordinarie.
Così recita l’esortazione post sinodale
“Ecclesia in Africa” al n° 89:
“I Padri sinodali hanno subito riconosciuto
che la Chiesa come Famiglia potrà dare la sua
piena misura di Chiesa solo ramificandosi
in comunità sufficientemente piccole per
permettere strette relazioni umane. Le
caratteristiche di tali comunità sono state così
sintetizzate dall’Assemblea: esse dovranno
essere luoghi in cui provvedere innanzitutto
alla propria evangelizzazione per poi portare
la Buona Novella agli altri; dovranno perciò
essere luoghi di preghiera e di ascolto della
Parola di Dio; di responsabilizzazione dei
membri stessi; di apprendistato di vita
ecclesiale; di riflessione sui vari problemi
umani, alla luce del Vangelo. Soprattutto,
in esse ci si impegnerà a vivere l’amore
universale di Cristo, che trascende le barriere
delle solidarietà naturali dei clan, delle tribù
o di altri gruppi d’interesse”.
Ecco allora che la CEV è allo stesso
tempo una sfida e un opportunità: la sfida
di vivere una comunione che superi le
solidarietà naturali del clan, delle tribù o dei
gruppi di interesse, e l’opportunità di una
testimonianza capillare del vangelo nelle
pieghe del quotidiano, alla periferia della
storia. In ogni caso, esse sono il tentativo di
coniugare la dinamica comunionale e quella
missionaria che sono costitutive dell’essere
Comunità Ecclesiale, una scommessa che la
Chiesa africana ha raccolto e persegue con
tenacia.
Don Gigi
GRAZIELLA COLOMBO, L’ITALIANA
CHE AIUTA GIOVANI E DONNE IN BRASILE
Da 18 anni vive nel sud del paese dove dirige Rede Esperança,
un centro professionale ed educativo per recuperare persone in difficoltà
Anche di fronte alle situazioni più disperate, Graziella Colombo non perde mai il sorriso.
Al massimo si commuove e si lascia andare ad un abbraccio o ad una parola di conforto.
La 57enne, nata e cresciuta
a Macherio, in Brianza, dal
1997 ha fatto di Curitiba,
città industriale di quasi due
milioni di abitanti nel sud
del Brasile, la sua nuova casa.
Fa la direttrice del centro
educativo e professionale
Rede Esperança, sede distaccata della onlus italiana
Rete Speranza che si occupa
di adozioni e aiuta minori
e donne in difficoltà. Quasi
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tutti i giovani che frequentano il centro vengono dalle favelas della zona con un sogno:
lasciarsi la povertà, la violenza, il mondo del
crack, l’esperienza del carcere o “solo” la disoccupazione alle spalle. E ricominciare.
L’associazione accoglie tutti i giorni 300
bambini e adolescenti e offre corsi professionali gratuiti di meccanica, amministrazione,
parrucchiere, lezioni di chitarra, capoeira (a
sinistra) e informatica. “Ma soprattutto insegniamo la solidarietà, a lavorare insieme e
la democrazia” precisa Colombo. Grazie alla
spinta ricevuta, molti continuano a studiare,
altri trovano lavoro, alcuni diventano collaboratori del centro. Ma ci sono anche quelli
che si perdono per strada. “Alcuni quando
escono di qua ritornano a fare quello che
facevano prima” ammette Colombo. Spaccio, furti, rapine. “Questo è solo il primo
gradino, noi piantiamo semi, poi la foresta
continua a crescere in silenzio”.
Dal 1992, quando è nata, la onlus ha formato 12 mila giovani e ha avuto effetti positivi
incalcolabili su migliaia di famiglie. L’equipe
che collabora con Colombo è praticamente
tutta al femminile e molte delle collaboratrici sono ex alunne. Elaine Alves da Silva, 38
anni, è una di queste. In depressione, con
due figli a carico, nel 2011 si avvicinò all’associazione per fare un corso di decorazione.
“Oggi qui ho trovato una seconda famiglia e
faccio una cosa che mi piace molto: mi dedico agli altri” racconta non senza una punta
di orgoglio.
Una delle ultime arrivate è l’italiana Maria Luisa Frigerio. La 29enne, anche lei di
Macherio, dopo un master a Londra e una
carriera avviata nel settore del turismo, nel
2012 ha abbandonato tutto per venire in
Brasile: “Mi ero stancata del lavoro e di Lon-
dra, avevo voglia di un’esperienza diversa.
Quindi mi sono detta, se non ora quando?”.
Oggi cura la comunicazione dell’associazione e si prodiga per reperire fondi.
Sogno interrotto
Il centro sopravvive grazie alle donazioni
dei privati, a contributi sporadici dell’Unione Europea e a fondi che arrivano dalla sede italiana, ma come spesso accade in
queste situazioni non sono mai abbastanza.
Tanto che nel 2012, Colombo fu costretta a
chiudere un centro dedicato esclusivamente
all’accoglienza delle donne. Oltre ai corsi di
parrucchiera, manicure e cucito, la struttura
alla periferia della città ospitava un vero e
proprio spazio benessere con spa, massaggi,
fitoterapia e assistenza psicologica. “So che
può sembrare superfluo, ma quelle donne
oltre ad imparare un lavoro avevano bisogno di recuperare l’autostima e sentire che
qualcuno si prendeva cura di loro” spiega la
direttrice. Perché solo i ricchi possono permettersi certe cose? Anche i poveri devono
poter sognare un po’”. Ma Colombo non si
arrende e va avanti per la sua strada. “Non
lo abbiamo mai fatto, ma adesso chiederemo
anche alle istituzioni brasiliane di aiutarci.
Siamo qui da oltre 20 anni ed è giusto così”.
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di Andrea Torrente
CONVEGNO MISSIONARIO NAZIONALE 2014
Sacrofano, 20 - 23 Novembre 2014
“Alzati, va a Ninive la grande città” dove il Vangelo si fa incontro è
il tema del quarto Convegno Missionario Nazionale che si
svolgerà presso la Fraterna Domus di Sacrofano dal 20 al 23
novembre 2014. Il Convegno, organizzato dall’Ufficio Nazionale
per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese della Conferenza
Episcopale Italiana, assieme alla FondazioneMissio, sezione delle
Pontificie Opere Missionarie, e alla fondazione Cum (Centro
Unitario Missionario), si propone di valorizzare la ricchezza delle
esperienze missionarie della Chiesa che è in Italia e rilanciare
l’impegno di singoli e gruppi e comunità per la missione ad
gentes,a partire dai poveri, dagli ultimi che vivono nelle periferie
del mondo. A dieci anni dal precedente Convegno nazionale
di Montesilvano, si è sentito il bisogno di riunire tutte le forze
in campo della missionarietà italiana per fare il punto della
situazione su tre pilastri dell’ azione pastorale come l’animazione, la cooperazione e la formazione,
per guardare avanti e rivitalizzare quel fuoco della missione che oggi dà l’impressione di essere
spento, ma che in realtà è brace da ravvivare.
Lo spessore del Convegno è notevole, sia per i relatori che per le tematiche che stimoleranno
la riflessione degli oltre 700 partecipanti, suddivisi in numerosi laboratori da cui emergeranno
spunti, stimoli, critiche, ma soprattutto indicazioni pastorali. Ad aprire i lavori del Convegno sarà
S. E. mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per la cooperazione
missionaria tra le Chiese e l’evangelizzazione dei popoli, seguito dalla relazione della teologa suor
Antonietta Potente. Venerdì 21 novembre sarà la giornata della lettura sociologica degli scenari
contemporanei con la relazione del filosofo, prof. Aluisi Tosolini, e dell’analisi antropologica
dei sociologi Mauro Magatti e Chiara Giaccardi. Sabato 22 novembre si aprirà con una udienza
particolare in Vaticano di papa Francesco ai partecipanti del Convegno, seguita dalla attesa
relazione teologica del peruviano Gustavo Gutierrez, membro dell’Ordine dei Frati Predicatori
e docente all’Università cattolica di Lima, considerato il padre della Teologia della liberazione.
Seguiranno testimonianze in sala e voci dalla missione con collegamenti web, condotti e moderati
dalla giornalista Silvia Pochettino.
Per informazioni sul Convegno: www.cmsacrofano.it
MALALA E KAILASH,
NOBEL DELLA PACE AI DIFENSORI DEI PICCOLI
I bambini devono andare a scuola e non essere sfruttati.
Con l’istruzione impareranno anche il rispetto e la convivenza: è il messaggio al mondo
di un indiano e di una pakistana, Premi Nobel per la Pace 2014.
Il messaggio che arriva con il Premio No- stati annunciati a Oslo il 10 ottobre, è chiabel per la Pace 2014, i cui vincitori sono ro. All’attivista per i diritti dell’infanzia, Kai-
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lash Satyarthy, indiano e induista, e a Malala Yousafzai, giovane pakistana musulmana,
scampata a un attentato dei taliban, è riconosciuto «l’impegno contro la sopraffazione
nei confronti dei bambini e dei giovani e per
il diritto di tutti i bambini a un’istruzione».
Satyarthy e Yusafzai, premiati insieme, parlano di diritti negati a milioni di minori, specialmente in Asia, di istruzione e conoscenza necessarie per opporsi a qualsiasi forma di
fanatismo. E, perciò, anche di convivenza tra
islam e induismo, tra India e Pakistan (ancora in guerra nel Kashmir, come riferiscono le
cronache di questi giorni).
A Malala, che oggi ha 17 anni ed è la più
giovane vincitrice del Nobel nella storia, gli
estremisti spararono tre colpi di pistola nel
2012. La sua colpa era di avere protestato su
un blog perché si impediva alle ragazze della
sua città, nella valle dello Swat, di frequentare le scuole. Da allora è diventata un simbolo
internazionale della lotta per l’istruzione delle
bambine, anche se ancora non da tutti condivisa nella sua terra di origine.
Satyarthy, che ha 60 anni ed è nato nel
Madhya Pradesh (India centrale), è il fondatore
di Bachpan Bachao Andolan (Movimento per
la salvezza dell’infanzia) che dagli anni Ottanta si è battuto contro il traffico di minori e il
lavoro forzato. È uno stimato rappresentante
della tradizione gandhiana, per le diverse forme di protesta pacifica che ha promosso sensibilizzando la società indiana su questi temi.
Con il suo lavoro ha contribuito anche alla
formulazione di convenzioni internazionali sui
diritti dell’infanzia. “Nei Paesi poveri, il 60%
della popolazione ha meno di 25 anni - ha
sottolineato il Comitato per il Nobel che li
ha scelti tra 278 candidati -. E la violazione
dei diritti dei più giovani perpetua la violenza, di generazione in generazione”.
dalla Rivista: Popoli
LA NOSTRA GIORNATA MISSIONARIA
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Per il nostro Joachim
E BUON CAMMINO
Dal Gruppo Missionario
UNA PROPOSTA INTERESSANTE
l’attività di assistenza ed accoglienza notturna
alle persone senza dimora della zona di Monza e limitrofi, che alcune associazioni della
zona svolgeranno durante i tre mesi invernali.
Il servizio si svolgerà a Monza; a partire da
sabato 29 novembre sino al 14-15 marzo, tutti i giorni dalle ore 20.00 alle ore 23.30 (x i
volontari); saranno accolti circa 20-25 ospiti, verrà distribuito un pasto, vestiti puliti in
cambio di quelli sporchi, sarà in funzione un
servizio docce, verranno lavati gli indumenti
ed ovviamente verrà dato un ricovero per la
notte e la colazione al mattino.
Chiunque di Voi volesse collaborare, può rendersi disponibile, in relazione ai propri impegni,
anche una volta ogni 15-20 giorni, o semplicemente un sabato sera al mese o qualsiasi altra
serata (i volontari devono essere maggiorenni).
Ogni sera, ci sarà un referente (un volontario con alcuni anni d’esperienza) che coordinerà le risorse, per un totale di 6/7 volontari.
I volontari collaboreranno all’accoglienza degli ospiti, controllo docce, distribuzione vestiti, ritiro biancheria asciutta e sistemazione della stessa, distribuzione pasto caldo (già
confezionato, da scaldare), pulizia pavimenti
e si relazioneranno con gli ospiti durante e
dopo la cena.
Al momento collaborano da ormai qualche
anno, diverse associazioni tra cui Croce Rossa, City Angels, Scouts, Parrocchie della zona,
Fraternità Francescana di Monza, Evangelici e
semplici cittadini volenterosi.
Se siete interessati, come singoli o come
gruppi parrocchiali potete contattarmi
(Marina- 339.4815444)
Nei prossimi giorni si svolgerà un’incontro informativo per tutti coloro che sono interessati,
fatemi eventualmente sapere al più presto, in
modo da metterVi in contatto con il referente
della popolazione.
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Inoltre, se avete biancheria intima (calze, magliette e mutande) in special modo da uomo,
anche usata MA IN BUONO STATO, maglioni sportivi, jeans o pantaloni simili, giubbotti, salviettoni da doccia, scarpe sportive, (no
vestiti eleganti o completi) potete raccoglierli
e poi consegnarli a me al prossimo incontro
di decanato oppure portarli direttamente in
struttura dal 29 novembre dalle 20.30 in poi.
GRAZIE A TUTTI PER L’ATTENZIONE E
LA COLLABORAZIONE CHE VORRETE
DIMOSTRARE.
Buona giornata.
Fuggono dal massacro, sono scampati a
un probabile genocidio: sono un milione
e 800mila gli sfollati in tutto il Kurdistan
iracheno (5 milioni di abitanti), 156mila
gli sfollati nella sola Erbil.
A fianco dei profughi in Kurdistan
Una responsabilità, perché aver incontrato
quegli sguardi o aver stretto quello mani lo
impone da sé. Una responsabilità, restare
al fianco di cristiani, yazidi o musulmani in
fuga dal Califfato e dal «genocidio» del terzo
millennio perché il solo sapere di questi
crimini contro famiglie inermi, bambini
innocenti, vecchi e disabili impone un dovere:
testimoniare che c’è una umanità in noi, scritta
nel profondo di ogni esistenza da servire e
soccorrere.
I profughi in Kurdistan, come ha detto il
cardinale Ferdinando Filoni, inviato di papa
Francesco ad Ankawa lo scorso agosto sono «le
pecore più deboli, che il pastore si mette sulle
spalle».
Famiglie che mancano di tutto – come ha
sottolineato il vescovo Nunzio Galantino,
segretario generale della Cei, nell’intervista al
nostro giornale di ritorno dalla recentissima
missione a Erbil – ma che nei loro poveri
ripari «hanno sempre il Crocifisso» con sé.
Verso di loro c’è un dovere di fraternità, che
il legame di fede – sono i fratelli e sorelle che
dicono ancora “Padre nostro” in aramaico, la
lingua di Gesù – rende ancora più urgente
come atto di carità preparato dalla preghiera
corale della Chiesa italiana per loro nel giorno
dell’Assunzione di Maria.
Un dovere di solidarietà, anche per chi
non crede, per non arrendersi, rassegnarsi
all’indifferenza che vuole allontanare,
nascondere, anestetizzare questa tragedia del
nostro tempo.
Intanto, mentre sono iniziate le piogge, e nelle
montagne del Kurdistan si avvicina l’inverno
che porta la colonnina del mercurio vicino
allo zero, i profughi si chiedono: «Quando
potremo tornare alle nostre case?». Una
domanda a cui non c’è risposta, un problema
per cui, al momento, non ci sono soluzioni.
«Non laciateci soli» è, allora, un grido rivolto
direttamente ad altri uomini, più che a
impersonali istituzioni o governi. Di qui la
mobilitazione attraverso gemellaggi coordinata
dalla Caritas italiana. E in questo contesto
l’iniziativa per aiutare i profughi a passare
l’inverno, e cercare di superare l’angoscia
promossa da Focsiv e “Avvenire” ad Ankawa
Mall, ex centro commerciale diventato casa
per 300 famiglie che hanno bisogno di coperte
per coricarsi, stufette da accendere, scuole per i
bambini da riattivare. Il progetto «Emergenza
Kurdistan. Non lasciamoli soli», da oggi
Briciole di Missione - 10 -
presente anche sul sito «emergenzakurdistan.
focsiv.it» e sul nostro sito «www.avvenire.
it» è un modo per resistere al loro fianco,
nonostante il «gelo» che morde pure la nostra
economia. Per poter continuare a guardare
nel profondo quegli occhi e stringere senza
ipocrisia quelle mani che implorano aiuto.
da: Avvenire - Luca Geronico
27 Ottobre 2014
I Gruppi Missionari
del Decanato di Lissone
«LA TRASFORMAZIONE
MISSIONARIA DELLA CHIESA»
esortazione apostolica
EVANGELII GAUDIUM cap. 1
con
Mons. Pierantonio Tremolada
A NATALE REGALA DIGNITA’
Cerchi qualcosa in più rispetto ad un semplice regalo?
Acquistando i prodotti del commercio equo e
solidale per i nostri regali abbiamo la possibilità
di fare 3 regali in uno: fare un regalo a noi
stessi, alla persona che riceverà il dono e a chi
quel regalo lo ha prodotto.
A noi stessi perché sappiamo che quel regalo
è pagato equamente da noi e soprattutto
equamente ai produttori del Sud del mondo.
Alla persona alla quale offriremo questo
dono, che racconterà di altre culture, di società
diverse, di uomini e donne che grazie a quel
prodotto possono pensare al loro futuro e
immaginarne uno per i propri figli.
Alle persone che lo hanno prodotto che
grazie al commercio equo e solidale possono
aver garantite dignitose condizioni di lavoro,
giuste retribuzioni e rispetto dei diritti della
persona e dell’ambiente.
ANCHE QUEST’ANNO IL GRUPPO MISSIONARIO
RACCOGLIE LE PRENOTAZIONI PER PANETTONI E
PRODOTTI DI NATALE.
Lunedì 24 novembre 2014 Ore 21,00
c/o oratorio via Milano, 17 MACHERIO
PRENOTA: TELEFONO 335 6654445
o E-MAIL [email protected]
Potrai ritirare i tuoi ordini al prossimo
banchetto EQUO del gruppo missionario
14 dicembre 2014
Briciole di Missione - 11 -
Ebola: dalla Caritas anche una preghiera
Oltre alle notizie e alla solidarietà anche un altro modo
per essere vicini ai fratelli che vivono questo dramma
L’emergenza ebola domina i sommari dei nostri tg, spesso con
psicosi fuori luogo. Come anche le vicende dei pazienti seguiti in
Occidente mostrano, ebola è infatti una vicenda che ha molto da
dire sull’insostenibilità degli squilibri del mondo di oggi. Ma oltre
all’informazione attenta e alla solidarietà concreta c’è anche un
terzo modo per stare vicini ai fratelli che vivono questa tragedia: la
preghiera. A proporla è proprio Caritas Internationalis, in prima linea
rispetto all’emergenza, che ha diffuso il testo di una preghiera che
rilanciamo qui sotto in una nostra traduzione.
Dio Padre, noi affidiamo a Te
le persone colpite da ebola,
le famiglie, le comunità, le città e i villaggi.
Preghiamo soprattutto per chi lavora a contatto con i malati:
non smettere mai di proteggerli e guidarli.
Che lo Spirito Santo sostenga i medici,
infonda coraggio negli operatori sanitari
e ispiri i ricercatori
perchè mettano fine alla sofferenza di tante persone.
Mantienici saldi nella fede,
nell’amore e nella speranza.
Che le parole del Tuo Figlio Gesù Cristo
siano la nostra preghiera:
affidiamo noi stessi e tutte le persone colpite da ebola
alla tua misericordia
e al tuo amore infinito.
Amen.
Briciole di Missione - 12 -