Informatore Missionario - Macherio n. 53 - 9 Novembre 2014 L’Avvento sta per cominciare. È un periodo di attesa per tutta la famiglia, che si trova riunita a casa per fare l’albero e il presepe, è desiderio che Gesù nasca nei nostri cuori, è allegria per i bambini che aspettano di vedere un albero di natale ricco di doni. Per un attimo, dimentichiamo le difficoltà del momento, e avvertiamo quella sensazione di speranza, di desiderio che infonde il Santo Natale, ci sentiamo più forti, più ottimisti, più sereni. La parola Avvento deriva dal latino “adventus” (=venuta, attesa) e si riferisce alla nascita di Gesù, ma designa anche la venuta del Cristo alla fine dei tempi; Papa Francesco, lo definisce come un cammino del Popolo di Dio con Gesù Cristo che ci guida nella storia verso il compimento del Regno di Dio. L’Avvento è il tempo della conversione, Gesù è venuto per salvarci, per liberarci dal peccato, per rialzarci dalla disperazione, per farci partecipi della sua vita. Ci dice “Non temere, vieni e seguimi!”. Spesso cadiamo vittima delle tentazioni e delle seduzioni, a volte il nostro orgoglio viene abbattuto, siamo pieni paure e inquietudini, ma l’Avvento è tempo di speranza, quel seme di luce che ci conforta e ci dice che Gesù è al nostro fianco e lo sarà per sempre. È tempo di preghiera per migliorare la nostra vita e illuminare quella di tanti nostri fratelli. Le preghiere del mattino e della sera, la recita dal Santo Rosario e i Sacramenti sono i mezzi che dobbiamo utilizzare per sentirci vicini a Lui, strumenti che ci trasmettono coraggio, speranza, amore. L’Avvento è amore fraterno, non dimentichiamo cosa ci insegna il Vangelo “Ama il prossimo tuo, come te stesso”; uno sguardo di dolcezza deve essere rivolto anche alle persone sole e in difficoltà, di aiutare gli altri e di promuovere la crescita economica e sociale nei paesi in via di sviluppo. Aiutare gli altri fa bene alla salute! Buon Avvento! Dal Gruppo Missionario Briciole di Missione - 1 - Tu Amerai... «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente… E il tuo prossimo come te stesso» Ancora immersa nella gratitudine per il dono della preparazione e della celebrazione della Professione Perpetua, avvenuta a Palermo il 28 settembre 2014, con questa “Parola di Vita” provo a “dare parola” a quanto ho e abbiamo vissuto! Sì, mi piace dire abbiamo perché una delle gioie più grandi di questa tappa del mio cammino è quella di aver vissuto un evento così intimo e perso-nale, come la Professione Perpetua, in una dimensione intensamente comunitaria. Custodisco con commozione e riconoscenza gli abbracci, gli sguardi, i saluti, gli scritti, i messaggi con cui familia-ri, suore, amici, parrocchiani, ragazzi hanno prima accolto la notizia e poi condiviso questo mo-mento così speciale. Mentre si avvicinava il giorno della celebrazione, mi ha riempito di stupore vedere che l’intenso cammino interiore di quest’anno di preparazione ai voti perpetui, si riversava intorno a me, diventando partecipazione e coinvolgimento di tante persone: la festa del “per sem-pre” che Dio ha detto a me, alla mia vita, è diventata festa di una comunità in cammino. Sto vivendo un’esperienza forte: amare Dio “con tutto”, oggi significa per me desiderare di lasciarLo entrare in ogni cosa che vivo, di presentarmi a Lui con tutto e in tutto ciò che sono… e in questa relazione totalizzante con Lui, riconoscere lo spazio di tutte le altre relazioni che vivo, che mi rivelano la Sua Presenza, e a cui manifestare la Sua presenza. Anche durante la celebrazione ho gustato la bellezza di tutto questo: l’intensità del momento della prostrazione, segno d’intimissimo e personale affidamento, è scaturita nella commozione di abbracci scambiati a sigillo di un’appartenenza ad una famiglia nuova e più grande. “Tu amerai, è la tua felicità” questo dice il canto ispirato al carisma ricevuto da Giovanna Antida… questo sento dentro di me come dono gra-tuito di vita, dono da coltivare perché nell’amore per Dio Solo possano continuare ad essere abbracciati tutti coloro che incontrerò. Briciole di Missione - 2 - Sr Melania Briciole di Missione - 3 - Appunti di Missione: COME UNA FAMIGLIA...LE CEV Nel sinodo della chiesa africana del 1994, i vescovi hanno scelto l’immagine della Famiglia come la più adeguata a veicolare la riflessione sulla Chiesa in territorio africano. Naturalmente quando a queste latitudini parliamo di famiglia, l’immaginazione non corre verso il modello famigliare diffuso in occidente. In Camerun con il termine famiglia si intende quella fitta trama di relazioni che attraversa più generazioni e che raccoglie in comunione, più gradi di fraternità (da noi i cugini di primo e secondo grado vengono comunemente chiamati fratelli). Ciò che contrattistingue i legami famigliari, più ancora dell’affetto, è la mutua solidarietà. Ogni componente sa di poter contare sul sostegno della propria famiglia per le necessità quotidiane e a sua volta è chiamato a sovvenire alle necessità famigliari per quanto gli è possibile. La logica è quella del UBUNTU, parola di origine Zulu che indica l’esortazione a sostenersi e aiutarsi reciprocamente prendendo coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l’umanità intera, un desiderio di pace. È gioco forza capire come mai questa immagine di Famiglia, fondata sull’Ubuntu, sia adatta a evocare numerose suggestioni capaci di guidare la riflessione sulla Chiesa nel continente africano. Una delle prime ricadute di questa immagine sul vissuto della Chiesa, riguarda la sua strutturazione sul territorio. La necessità di vivere una prossimità effettiva tra credenti, per sentirsi “Famiglia di Dio”, ha portato alla creazione delle CEV (comunità ecclesiali viventi). La CEV è una fraternità missionaria che agisce nella vicinanza quotidiana. Non è un gruppo all’interno della Chiesa, ma un modo di essere Chiesa. È lo strutturarsi della parrocchia in piccole comunità che trovano la loro comunione nella celebrazione dell’eucaristia, ma che poi vivono la concretezza della loro testimonianza la dove abitano e svolgono le loro attività quotidiane, animate dall’ascolto delle Parola di Dio che poi si fa carità concreta nei confronti del vicinato. Le CEV sono il luogo dove condividere la Fede. È veramente un mistero di come i credenti facciano esperienza per vie diverse dell’unica fede in Cristo. Nessuno ha il monopolio della fede nel Signore. Abbiamo bisogno di condividere il racconto della nostra fede e arricchirla con il racconto della fede degli altri. La CEV è il cruogiolo di questi racconti, la fucina dove il nucleo Briciole di Missione - 4 - incandescente della fede forgia la nostra vita nelle sue scelte ordinarie. Così recita l’esortazione post sinodale “Ecclesia in Africa” al n° 89: “I Padri sinodali hanno subito riconosciuto che la Chiesa come Famiglia potrà dare la sua piena misura di Chiesa solo ramificandosi in comunità sufficientemente piccole per permettere strette relazioni umane. Le caratteristiche di tali comunità sono state così sintetizzate dall’Assemblea: esse dovranno essere luoghi in cui provvedere innanzitutto alla propria evangelizzazione per poi portare la Buona Novella agli altri; dovranno perciò essere luoghi di preghiera e di ascolto della Parola di Dio; di responsabilizzazione dei membri stessi; di apprendistato di vita ecclesiale; di riflessione sui vari problemi umani, alla luce del Vangelo. Soprattutto, in esse ci si impegnerà a vivere l’amore universale di Cristo, che trascende le barriere delle solidarietà naturali dei clan, delle tribù o di altri gruppi d’interesse”. Ecco allora che la CEV è allo stesso tempo una sfida e un opportunità: la sfida di vivere una comunione che superi le solidarietà naturali del clan, delle tribù o dei gruppi di interesse, e l’opportunità di una testimonianza capillare del vangelo nelle pieghe del quotidiano, alla periferia della storia. In ogni caso, esse sono il tentativo di coniugare la dinamica comunionale e quella missionaria che sono costitutive dell’essere Comunità Ecclesiale, una scommessa che la Chiesa africana ha raccolto e persegue con tenacia. Don Gigi GRAZIELLA COLOMBO, L’ITALIANA CHE AIUTA GIOVANI E DONNE IN BRASILE Da 18 anni vive nel sud del paese dove dirige Rede Esperança, un centro professionale ed educativo per recuperare persone in difficoltà Anche di fronte alle situazioni più disperate, Graziella Colombo non perde mai il sorriso. Al massimo si commuove e si lascia andare ad un abbraccio o ad una parola di conforto. La 57enne, nata e cresciuta a Macherio, in Brianza, dal 1997 ha fatto di Curitiba, città industriale di quasi due milioni di abitanti nel sud del Brasile, la sua nuova casa. Fa la direttrice del centro educativo e professionale Rede Esperança, sede distaccata della onlus italiana Rete Speranza che si occupa di adozioni e aiuta minori e donne in difficoltà. Quasi Briciole di Missione - 5 - tutti i giovani che frequentano il centro vengono dalle favelas della zona con un sogno: lasciarsi la povertà, la violenza, il mondo del crack, l’esperienza del carcere o “solo” la disoccupazione alle spalle. E ricominciare. L’associazione accoglie tutti i giorni 300 bambini e adolescenti e offre corsi professionali gratuiti di meccanica, amministrazione, parrucchiere, lezioni di chitarra, capoeira (a sinistra) e informatica. “Ma soprattutto insegniamo la solidarietà, a lavorare insieme e la democrazia” precisa Colombo. Grazie alla spinta ricevuta, molti continuano a studiare, altri trovano lavoro, alcuni diventano collaboratori del centro. Ma ci sono anche quelli che si perdono per strada. “Alcuni quando escono di qua ritornano a fare quello che facevano prima” ammette Colombo. Spaccio, furti, rapine. “Questo è solo il primo gradino, noi piantiamo semi, poi la foresta continua a crescere in silenzio”. Dal 1992, quando è nata, la onlus ha formato 12 mila giovani e ha avuto effetti positivi incalcolabili su migliaia di famiglie. L’equipe che collabora con Colombo è praticamente tutta al femminile e molte delle collaboratrici sono ex alunne. Elaine Alves da Silva, 38 anni, è una di queste. In depressione, con due figli a carico, nel 2011 si avvicinò all’associazione per fare un corso di decorazione. “Oggi qui ho trovato una seconda famiglia e faccio una cosa che mi piace molto: mi dedico agli altri” racconta non senza una punta di orgoglio. Una delle ultime arrivate è l’italiana Maria Luisa Frigerio. La 29enne, anche lei di Macherio, dopo un master a Londra e una carriera avviata nel settore del turismo, nel 2012 ha abbandonato tutto per venire in Brasile: “Mi ero stancata del lavoro e di Lon- dra, avevo voglia di un’esperienza diversa. Quindi mi sono detta, se non ora quando?”. Oggi cura la comunicazione dell’associazione e si prodiga per reperire fondi. Sogno interrotto Il centro sopravvive grazie alle donazioni dei privati, a contributi sporadici dell’Unione Europea e a fondi che arrivano dalla sede italiana, ma come spesso accade in queste situazioni non sono mai abbastanza. Tanto che nel 2012, Colombo fu costretta a chiudere un centro dedicato esclusivamente all’accoglienza delle donne. Oltre ai corsi di parrucchiera, manicure e cucito, la struttura alla periferia della città ospitava un vero e proprio spazio benessere con spa, massaggi, fitoterapia e assistenza psicologica. “So che può sembrare superfluo, ma quelle donne oltre ad imparare un lavoro avevano bisogno di recuperare l’autostima e sentire che qualcuno si prendeva cura di loro” spiega la direttrice. Perché solo i ricchi possono permettersi certe cose? Anche i poveri devono poter sognare un po’”. Ma Colombo non si arrende e va avanti per la sua strada. “Non lo abbiamo mai fatto, ma adesso chiederemo anche alle istituzioni brasiliane di aiutarci. Siamo qui da oltre 20 anni ed è giusto così”. Briciole di Missione - 6 - di Andrea Torrente CONVEGNO MISSIONARIO NAZIONALE 2014 Sacrofano, 20 - 23 Novembre 2014 “Alzati, va a Ninive la grande città” dove il Vangelo si fa incontro è il tema del quarto Convegno Missionario Nazionale che si svolgerà presso la Fraterna Domus di Sacrofano dal 20 al 23 novembre 2014. Il Convegno, organizzato dall’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese della Conferenza Episcopale Italiana, assieme alla FondazioneMissio, sezione delle Pontificie Opere Missionarie, e alla fondazione Cum (Centro Unitario Missionario), si propone di valorizzare la ricchezza delle esperienze missionarie della Chiesa che è in Italia e rilanciare l’impegno di singoli e gruppi e comunità per la missione ad gentes,a partire dai poveri, dagli ultimi che vivono nelle periferie del mondo. A dieci anni dal precedente Convegno nazionale di Montesilvano, si è sentito il bisogno di riunire tutte le forze in campo della missionarietà italiana per fare il punto della situazione su tre pilastri dell’ azione pastorale come l’animazione, la cooperazione e la formazione, per guardare avanti e rivitalizzare quel fuoco della missione che oggi dà l’impressione di essere spento, ma che in realtà è brace da ravvivare. Lo spessore del Convegno è notevole, sia per i relatori che per le tematiche che stimoleranno la riflessione degli oltre 700 partecipanti, suddivisi in numerosi laboratori da cui emergeranno spunti, stimoli, critiche, ma soprattutto indicazioni pastorali. Ad aprire i lavori del Convegno sarà S. E. mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per la cooperazione missionaria tra le Chiese e l’evangelizzazione dei popoli, seguito dalla relazione della teologa suor Antonietta Potente. Venerdì 21 novembre sarà la giornata della lettura sociologica degli scenari contemporanei con la relazione del filosofo, prof. Aluisi Tosolini, e dell’analisi antropologica dei sociologi Mauro Magatti e Chiara Giaccardi. Sabato 22 novembre si aprirà con una udienza particolare in Vaticano di papa Francesco ai partecipanti del Convegno, seguita dalla attesa relazione teologica del peruviano Gustavo Gutierrez, membro dell’Ordine dei Frati Predicatori e docente all’Università cattolica di Lima, considerato il padre della Teologia della liberazione. Seguiranno testimonianze in sala e voci dalla missione con collegamenti web, condotti e moderati dalla giornalista Silvia Pochettino. Per informazioni sul Convegno: www.cmsacrofano.it MALALA E KAILASH, NOBEL DELLA PACE AI DIFENSORI DEI PICCOLI I bambini devono andare a scuola e non essere sfruttati. Con l’istruzione impareranno anche il rispetto e la convivenza: è il messaggio al mondo di un indiano e di una pakistana, Premi Nobel per la Pace 2014. Il messaggio che arriva con il Premio No- stati annunciati a Oslo il 10 ottobre, è chiabel per la Pace 2014, i cui vincitori sono ro. All’attivista per i diritti dell’infanzia, Kai- Briciole di Missione - 7 - lash Satyarthy, indiano e induista, e a Malala Yousafzai, giovane pakistana musulmana, scampata a un attentato dei taliban, è riconosciuto «l’impegno contro la sopraffazione nei confronti dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini a un’istruzione». Satyarthy e Yusafzai, premiati insieme, parlano di diritti negati a milioni di minori, specialmente in Asia, di istruzione e conoscenza necessarie per opporsi a qualsiasi forma di fanatismo. E, perciò, anche di convivenza tra islam e induismo, tra India e Pakistan (ancora in guerra nel Kashmir, come riferiscono le cronache di questi giorni). A Malala, che oggi ha 17 anni ed è la più giovane vincitrice del Nobel nella storia, gli estremisti spararono tre colpi di pistola nel 2012. La sua colpa era di avere protestato su un blog perché si impediva alle ragazze della sua città, nella valle dello Swat, di frequentare le scuole. Da allora è diventata un simbolo internazionale della lotta per l’istruzione delle bambine, anche se ancora non da tutti condivisa nella sua terra di origine. Satyarthy, che ha 60 anni ed è nato nel Madhya Pradesh (India centrale), è il fondatore di Bachpan Bachao Andolan (Movimento per la salvezza dell’infanzia) che dagli anni Ottanta si è battuto contro il traffico di minori e il lavoro forzato. È uno stimato rappresentante della tradizione gandhiana, per le diverse forme di protesta pacifica che ha promosso sensibilizzando la società indiana su questi temi. Con il suo lavoro ha contribuito anche alla formulazione di convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia. “Nei Paesi poveri, il 60% della popolazione ha meno di 25 anni - ha sottolineato il Comitato per il Nobel che li ha scelti tra 278 candidati -. E la violazione dei diritti dei più giovani perpetua la violenza, di generazione in generazione”. dalla Rivista: Popoli LA NOSTRA GIORNATA MISSIONARIA Briciole di Missione - 8 - Per il nostro Joachim E BUON CAMMINO Dal Gruppo Missionario UNA PROPOSTA INTERESSANTE l’attività di assistenza ed accoglienza notturna alle persone senza dimora della zona di Monza e limitrofi, che alcune associazioni della zona svolgeranno durante i tre mesi invernali. Il servizio si svolgerà a Monza; a partire da sabato 29 novembre sino al 14-15 marzo, tutti i giorni dalle ore 20.00 alle ore 23.30 (x i volontari); saranno accolti circa 20-25 ospiti, verrà distribuito un pasto, vestiti puliti in cambio di quelli sporchi, sarà in funzione un servizio docce, verranno lavati gli indumenti ed ovviamente verrà dato un ricovero per la notte e la colazione al mattino. Chiunque di Voi volesse collaborare, può rendersi disponibile, in relazione ai propri impegni, anche una volta ogni 15-20 giorni, o semplicemente un sabato sera al mese o qualsiasi altra serata (i volontari devono essere maggiorenni). Ogni sera, ci sarà un referente (un volontario con alcuni anni d’esperienza) che coordinerà le risorse, per un totale di 6/7 volontari. I volontari collaboreranno all’accoglienza degli ospiti, controllo docce, distribuzione vestiti, ritiro biancheria asciutta e sistemazione della stessa, distribuzione pasto caldo (già confezionato, da scaldare), pulizia pavimenti e si relazioneranno con gli ospiti durante e dopo la cena. Al momento collaborano da ormai qualche anno, diverse associazioni tra cui Croce Rossa, City Angels, Scouts, Parrocchie della zona, Fraternità Francescana di Monza, Evangelici e semplici cittadini volenterosi. Se siete interessati, come singoli o come gruppi parrocchiali potete contattarmi (Marina- 339.4815444) Nei prossimi giorni si svolgerà un’incontro informativo per tutti coloro che sono interessati, fatemi eventualmente sapere al più presto, in modo da metterVi in contatto con il referente della popolazione. Briciole di Missione - 9 - Inoltre, se avete biancheria intima (calze, magliette e mutande) in special modo da uomo, anche usata MA IN BUONO STATO, maglioni sportivi, jeans o pantaloni simili, giubbotti, salviettoni da doccia, scarpe sportive, (no vestiti eleganti o completi) potete raccoglierli e poi consegnarli a me al prossimo incontro di decanato oppure portarli direttamente in struttura dal 29 novembre dalle 20.30 in poi. GRAZIE A TUTTI PER L’ATTENZIONE E LA COLLABORAZIONE CHE VORRETE DIMOSTRARE. Buona giornata. Fuggono dal massacro, sono scampati a un probabile genocidio: sono un milione e 800mila gli sfollati in tutto il Kurdistan iracheno (5 milioni di abitanti), 156mila gli sfollati nella sola Erbil. A fianco dei profughi in Kurdistan Una responsabilità, perché aver incontrato quegli sguardi o aver stretto quello mani lo impone da sé. Una responsabilità, restare al fianco di cristiani, yazidi o musulmani in fuga dal Califfato e dal «genocidio» del terzo millennio perché il solo sapere di questi crimini contro famiglie inermi, bambini innocenti, vecchi e disabili impone un dovere: testimoniare che c’è una umanità in noi, scritta nel profondo di ogni esistenza da servire e soccorrere. I profughi in Kurdistan, come ha detto il cardinale Ferdinando Filoni, inviato di papa Francesco ad Ankawa lo scorso agosto sono «le pecore più deboli, che il pastore si mette sulle spalle». Famiglie che mancano di tutto – come ha sottolineato il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nell’intervista al nostro giornale di ritorno dalla recentissima missione a Erbil – ma che nei loro poveri ripari «hanno sempre il Crocifisso» con sé. Verso di loro c’è un dovere di fraternità, che il legame di fede – sono i fratelli e sorelle che dicono ancora “Padre nostro” in aramaico, la lingua di Gesù – rende ancora più urgente come atto di carità preparato dalla preghiera corale della Chiesa italiana per loro nel giorno dell’Assunzione di Maria. Un dovere di solidarietà, anche per chi non crede, per non arrendersi, rassegnarsi all’indifferenza che vuole allontanare, nascondere, anestetizzare questa tragedia del nostro tempo. Intanto, mentre sono iniziate le piogge, e nelle montagne del Kurdistan si avvicina l’inverno che porta la colonnina del mercurio vicino allo zero, i profughi si chiedono: «Quando potremo tornare alle nostre case?». Una domanda a cui non c’è risposta, un problema per cui, al momento, non ci sono soluzioni. «Non laciateci soli» è, allora, un grido rivolto direttamente ad altri uomini, più che a impersonali istituzioni o governi. Di qui la mobilitazione attraverso gemellaggi coordinata dalla Caritas italiana. E in questo contesto l’iniziativa per aiutare i profughi a passare l’inverno, e cercare di superare l’angoscia promossa da Focsiv e “Avvenire” ad Ankawa Mall, ex centro commerciale diventato casa per 300 famiglie che hanno bisogno di coperte per coricarsi, stufette da accendere, scuole per i bambini da riattivare. Il progetto «Emergenza Kurdistan. Non lasciamoli soli», da oggi Briciole di Missione - 10 - presente anche sul sito «emergenzakurdistan. focsiv.it» e sul nostro sito «www.avvenire. it» è un modo per resistere al loro fianco, nonostante il «gelo» che morde pure la nostra economia. Per poter continuare a guardare nel profondo quegli occhi e stringere senza ipocrisia quelle mani che implorano aiuto. da: Avvenire - Luca Geronico 27 Ottobre 2014 I Gruppi Missionari del Decanato di Lissone «LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA» esortazione apostolica EVANGELII GAUDIUM cap. 1 con Mons. Pierantonio Tremolada A NATALE REGALA DIGNITA’ Cerchi qualcosa in più rispetto ad un semplice regalo? Acquistando i prodotti del commercio equo e solidale per i nostri regali abbiamo la possibilità di fare 3 regali in uno: fare un regalo a noi stessi, alla persona che riceverà il dono e a chi quel regalo lo ha prodotto. A noi stessi perché sappiamo che quel regalo è pagato equamente da noi e soprattutto equamente ai produttori del Sud del mondo. Alla persona alla quale offriremo questo dono, che racconterà di altre culture, di società diverse, di uomini e donne che grazie a quel prodotto possono pensare al loro futuro e immaginarne uno per i propri figli. Alle persone che lo hanno prodotto che grazie al commercio equo e solidale possono aver garantite dignitose condizioni di lavoro, giuste retribuzioni e rispetto dei diritti della persona e dell’ambiente. ANCHE QUEST’ANNO IL GRUPPO MISSIONARIO RACCOGLIE LE PRENOTAZIONI PER PANETTONI E PRODOTTI DI NATALE. Lunedì 24 novembre 2014 Ore 21,00 c/o oratorio via Milano, 17 MACHERIO PRENOTA: TELEFONO 335 6654445 o E-MAIL [email protected] Potrai ritirare i tuoi ordini al prossimo banchetto EQUO del gruppo missionario 14 dicembre 2014 Briciole di Missione - 11 - Ebola: dalla Caritas anche una preghiera Oltre alle notizie e alla solidarietà anche un altro modo per essere vicini ai fratelli che vivono questo dramma L’emergenza ebola domina i sommari dei nostri tg, spesso con psicosi fuori luogo. Come anche le vicende dei pazienti seguiti in Occidente mostrano, ebola è infatti una vicenda che ha molto da dire sull’insostenibilità degli squilibri del mondo di oggi. Ma oltre all’informazione attenta e alla solidarietà concreta c’è anche un terzo modo per stare vicini ai fratelli che vivono questa tragedia: la preghiera. A proporla è proprio Caritas Internationalis, in prima linea rispetto all’emergenza, che ha diffuso il testo di una preghiera che rilanciamo qui sotto in una nostra traduzione. Dio Padre, noi affidiamo a Te le persone colpite da ebola, le famiglie, le comunità, le città e i villaggi. Preghiamo soprattutto per chi lavora a contatto con i malati: non smettere mai di proteggerli e guidarli. Che lo Spirito Santo sostenga i medici, infonda coraggio negli operatori sanitari e ispiri i ricercatori perchè mettano fine alla sofferenza di tante persone. Mantienici saldi nella fede, nell’amore e nella speranza. Che le parole del Tuo Figlio Gesù Cristo siano la nostra preghiera: affidiamo noi stessi e tutte le persone colpite da ebola alla tua misericordia e al tuo amore infinito. Amen. Briciole di Missione - 12 -
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