3 INDICE PREFAZIONE 5 PREMESSA 7 LA REPUBBLICA DEL MONTENEGRO * DATI MACRO ECONOMICI • UNO STATO INDIPENDENTE MEMBRO DELL’ONU • INDICATORI SOCIALI E STRUTTURA ISTITUZIONALE • DATI GEOPOLITICI • LE RISORSE IDRICHE • LE OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO • ECONOMIA E FINANZA • I VANTAGGI PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE IL SETTORE IDRICO ED I CONNESSI INVESTIMENTI PER INFRASTRUTTURE * FINALITÀ ED ESTENSIONE DI QUESTA SEZIONE * TERRITORI INTERNI • DINAMICHE DELLA POPOLAZIONE • USO DOMESTICO • USO INDUSTRIALE • USO DIREZIONALE E COMMERCIALE • LA RETE FOGNARIA ESISTENTE • ACQUE REFLUE INDUSTRIALI • SETTORE ZOOTECNICO ED INQUINAMENTO DELLE ACQUE SOTTERRANEE • I PROGETTI FUTURI DI ADEGUAMENTO DELLA RETE FOGNARIA * AREA COSTIERA • IL SISTEMA FOGNARIO NELL’AREA COSTIERA • LE STAZIONI DI POMPAGGIO • I CANALI DI SCARICO • LE ATTIVITÀ E IL CONSUMO IDRICO • PROBLEMI RELATIVI AL SISTEMA FOGNARIO NELL’AREA COSTIERA • RESTRIZIONI ALLA COSTRUZIONE DI INFRASTRUTTURE FOGNARIE • TRATTAMENTO DEI FANGHI: USO E SMALTIMENTO * I PROGETTI DI PODGORICA E NIKSIC • PODGORICA • OBIETTIVI DEL PROGETTO • IL PIANO PER IL NUOVO IMPIANTO • NIKSIC • I PROGETTI NELL’AREA COSTIERA * RIFERIMENTI PUBBLICI • LE VENTUNO MUNICIPALITÀ • ALTRE AZIENDE SPECIALIZZATE NEL SETTORE DEL TRATTAMENTO DELLE ACQUE L’ENERGIA IDROELETTRICA IN MONTENEGRO * LE RISORSE DISPONIBILI • IMPIANTO DI “GLAVA ZETE” • IMPIANTO DI “SLAP ZETE” • IMPIANTO DI “RIJEKA MUSˇOVIC’A” • IMPIANTO DI “SˇAVNIK” • ALTRI IMPIANTI 13 13 13 14 15 15 16 17 18 21 21 22 22 24 25 26 27 31 33 34 38 39 42 43 44 46 48 49 53 53 54 56 57 58 59 59 69 70 70 72 72 73 73 73 4 QUADRO NORMATIVO * LA LEGISLAZIONE MENEGHINA * LA LEGISLAZIONE EUROPEA * LE NORME QUALITATIVE PER LE ACQUE POTABILI - LA DIRETTIVA 98/83/CE • REGIME DI DEROGHE * LE ACQUE DI BALNEAZIONE - LE DIRETTIVE 76/160/CEE E 2006/7/CEE • LA DIRETTIVA 76/160/CEE • LA DIRETTIVA 2006/7/CE * TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE URBANE - LA DIRETTIVA 91/271/CE * ANALISI COMPARATIVA DELLA LEGISLAZIONE EUROPEA E MONTENEGRINA STRUMENTI SOVRANAZIONALI * * * * * * * * LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE IN MONTENEGRO L’UNIONE EUROPEA L’AGENZIA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE LA BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI LA BANCA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO LA BANCA MONDIALE LA COOPERAZIONE ITALIANA LA SIMEST BIBLIOGRAFIA 74 74 75 77 78 79 79 80 82 82 85 85 85 85 86 87 87 87 88 91 5 PREFAZIONE UNA COLLANA DI STUDI PER LA CONOSCENZA DEI MERCATI E DEI POPOLI L’analisi sul settore delle Acque in Montenegro si inserisce all’interno di una collana di studi curata da Sviluppo Lazio S.p.A. per diffondere conoscenze, informazioni e dati economici di paesi strategicamente rilevanti nel processo di internazionalizzazione delle PMI del Lazio. Le pubblicazioni si collocano tra le attività che la Regione Lazio, attraverso Sviluppo Lazio S.p.A., promuove in materia di politica di internazionalizzazione industriale e commerciale delle aziende laziali, con l’obiettivo di accrescerne la presenza sui mercati esteri ed aumentarne il grado di proiezione a livello internazionale. Il successo delle imprese passa attraverso l’economia della conoscenza che permette di guardare “oltre” e di aprirsi ad altre realtà produttive ed a nuovi mercati. Gli interventi regionali puntano, infatti, a sostenere la competitività ed a valorizzare le specializzazioni sul mercato mondiale, permettendo nel contempo alle imprese di rimanere radicate sul territorio. Della collana fanno parte: Albania Il mercato dell’energia, opportunità per le PMI del Lazio Cina ICT, analisi di settore su opportunità e prospettive di collaborazione Cina Ambiente, fabbisogno ed opportunità nello sviluppo economico del Paese Cina Comprendere la Cina, suggerimenti pratici per avvicinarsi al mercato cinese 6 I ndia ICT, Agroindustria, Audiovisivo. Fattori di sviluppo ed elementi di competitività del sistema economico indiano Lituania Fattori di sviluppo ed elementi di competitività del sistema economico lituano Lituania Il sistema di Comunicazione e la logistica in Lituania e nei paesi baltici Lituania ICT, analisi di settore su opportunità e prospettive di collaborazione Nautica Lazio. Il settore della Nautica. Analisi e prospettive del sistema produttivo della cantieristica navale e della nautica da diporto Romania Il Paese ed i rapporti con il sistema Lazio Romania Aspetti normativi e legislativi 7 PREMESSA Questo documento, che rientra nelle strategie di Sviluppo Lazio S.p.A. per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese della Regione, si propone di esaminare le componenti fondamentali del settore idrico montenegrino sia in relazione ad esigenze oggettive del Paese, già riflesse in specifici programmi di investimento, che in funzione delle possibilità di business eventualmente offerte ad imprese specializzate del Lazio. La sua elaborazione è stata quindi calibrata attraverso la seguente scansione: • valutazione del potenziale specialistico sopra richiamato, effettuata su base documentale e – nei limiti di reattività delle imprese sollecitate- attraverso interviste dirette • indagine sul Paese balcanico, composta focalizzando prioritariamente ambiti di investimento coerenti con gli esiti della suddetta valutazione (opere per il trattamento di effluenti civili ed industriali e sistemi per la distribuzione di acque potabili), estendendo però l’osservazione al settore idroelettrico. Questo settore, infatti, pur appartenendo ad una “famiglia” di infrastrutture meglio allocabile nel comparto energetico che in quello idrico, condivide con quest’ultimo l’utilizzo di numerosi beni (pompe, valvole, tubi, raccordi, strumenti di misurazione e controllo) • composizione di un quadro informativo organico sulle principali variabili (organizzative, legali e finanziarie) che in Montenegro possono condizionare la realizzazione di investimenti ad elevato impatto socioeconomico e/o la possibilità, per le imprese del Lazio, di svolgere un’efficace azione promozionale e commerciale. 8 Prima di affrontare le diverse sezioni del lavoro può forse essere utile offrire qualche anticipazione sulle indicazioni che lo studio fa emergere; in questo modo dovrebbe essere facilitata sia una valutazione complessiva del comparto che l’uso, anche solo parziale di questo studio. Un’ipotesi, quest’ultima, che appare coerente sia con i temi trattati, necessariamente differenziati, che con il ruolo anche “manualistico” che Sviluppo Lazio intende riservare a questo documento. Va innanzi tutto osservato che gli investimenti su cui occorre concentrare l’attenzione riguardano sia la creazione di nuove infrastrutture che interventi di modernizzazione; resi necessari, questi ultimi, dai modesti livelli tecnologici inizialmente adottati, dalla senescenza delle apparecchiature e/o o dalla loro inadeguata manutenzione. In ogni caso, i beni presi in considerazione sono quasi sempre beni pubblici; pertanto, salvo casi eccezionali, la realizzazione di lavori non avverrà a trattativa privata ma dovrà essere oggetto di gare internazionali. Una importante alternativa alle gare può essere rappresentata da eventuali prospettive di ricorso a soluzioni di finanza strutturata, che costituiscono la base per la formulazione di strutture pubblico private o per il trasferimento, in regimi concessori, dei beni oggetto di investimento. Infatti, anche se nell’immediato questa eventualità appare poco praticabile, sia per la natura stessa degli interventi (l’acqua è un bene “relativamente sociale”) che per la dimensione media delle imprese laziali, occorre considerare che l’evoluzione del quadro competitivo impone sempre più (anche in Montenegro appare ormai definitivamente avviato un periodo di riforme per attrarre capitali e management privati!) a chi fornisce impianti o frazioni significative di impianti, di accettare una correlazione con i rischi che l’impiego della sua fornitura sottende. In questa epoca, fra le tante ragioni che dovrebbero spingere le piccole e medie imprese a coalizzarsi all’interno di sistemi di livello avanzato, cioè in grado di affrontare forniture integrate, c’è proprio il nuovo rapporto con il “futuro” della fornitura, ovvero con i rischi fino a poco tempo fa ritenuti esclusivi dell’impresa/cliente. Naturalmente esiste anche un parallelo segmento di domanda proveniente dall’industria privata (alimentare, chimica, agro-industriale, 9 etc.) che utilizza l’acqua nei suoi processi di produzione: un segmento che ammette quindi, più normalmente, relazioni fornitore/cliente meno elaborate o vincolanti. Si tratta però, come è facile immaginare se si pesa la effettiva dimensione del Montenegro ed il suo modesto grado di industrializzazione, di una opportunità piuttosto contenuta. In sostanza, l’analisi condotta sembra caratterizzare una situazione del settore idrico montenegrino così tratteggiabile: • La qualità e la quantità delle risorse differiscono anche significativamente da zona a zona, malgrado in tutto il paese il potenziale idrico appaia, almeno sulla carta, più che adeguato al numero ed alla distribuzione degli abitanti. Come anticipato c’è urgenza, praticamente in tutti gli agglomerati urbani, di importanti investimenti per la creazione di nuove infrastrutture di distribuzione di risorse idriche e di trattamento di reflui civili ed industriali. Esiste altresì un diffuso fabbisogno di riorganizzazione, modernizzazione ed adeguamento tecnologico di infrastrutture esistenti. E’ evidente, infine, un vuoto di competenza tecnica accompaganto da limiti di capacità gestionale. • Quanto sopra non riflette soltanto logiche di sviluppo, ma anche l’esistenza di “condizionamenti esogeni”, collegati alla volontà del Montenegro di cominciare a traguardare obiettivi di integrazione europea. • Non tutte le necessità sopra rimarcate potranno però essere soddisfatte in tempi contenuti, in quanto il sistema tariffario, da solo, non è in grado di garantire i flussi di cassa necessari di garantire fattori di redditività e ciò scoraggia i finanziamenti di natura commerciale. Per contro, il potenziale di ricorso ad aiuti internazionali ed all’intervento di banche sovranazionali è per varie ragioni (non ultima, fra esse, la relativa “novità” costituita dal distacco del paese dalla Serbia) piuttosto limitato. • Una strategia di sistema, eventualmente adottata da imprese della Regione Lazio (ma, quanto necessario, allargata ad altri soggetti nazionali) dovrebbe opportunamente pesare, per essere orientata verso opportunità che possono divenire concrete in tempi ragionevoli: 10 * La correlazione – a livello locale – tra le iniziative di spesa per infrastrutture ed i piani di investimento rivolti ad altri settori (soprattutto turismo). * La reale possibilità di contestualizzare le offerte eventualmente sollecitate, per includere in esse soluzioni innovative coerenti con le specificità del territorio. Fra queste soluzioni potrebbero rientrare integrazioni tecnologiche idonee, per fare qualche esempio: – a privilegiare interventi decentralizzati (specialmente nelle aree rurali) – al recupero delle acque piovane, la cui gestione non solo rappresenta un oggettivo miglioramento dell’uso della ricchezza idrica, ma anche un contributo fondamentale al contenimento di fenomeni alluvionali. In alcune aree del Montenegro, infatti, questo problema esiste, visto che sono stati registrati fenomeni di “run-off ” dimensionabili in 44 litri/sec per kmq, cioè circa sei volte la media europea – al miglioramento della qualità delle acque “potabili” che oggi, su quasi il 25% del territorio (paradossalmente anche in aree rurali), non rispettano i limiti batteriologici accettabili – a consentire l’utilizzo economico di risorse idriche a maggior valore aggiunto. Per fare un esempio pratico, in Montenegro l’industria delle acque minerali difficilmente potrà assumere dimensioni accettabili se prima non si rimuovono i fenomeni di inquinamento oggi presenti nelle falde. Fenomeni di cui la grande distribuzione alimentare, che di fatto “governa” questo business, sembra essere ben al corrente ed è per questo che si è finora dimostrata poco reattiva alle proposte di collaborazione avanzate dalla piccola imprenditoria locale – alla dissalazione dell’acqua su piccola scala. Ipotesi, questa, resa opportuna non tanto da carenza quantitativa delle fonti idriche quanto, almeno in alcune zone e come da poco sostenuto, dall’inquinamento delle falde – alla purificazione di acque grigie e nere con metodologie biologiche e economiche e ben sperimentate, a vantaggio 11 innanzi tutto di piccole unità alberghiere in riva al mare, in zone non servite da reti fognarie. Contrariamente a quanto si ritiene, in Montenegro non sono poche le acque balneari in cui si registra la presenza di BOD, ammoniaca, fosfati, nitrati, fenoli, minerali pericolosi ed altri agenti patogeni in misura anche nettamente superiore agli standard ammissibili – alla modernizzazione dei sistemi fognari, praticamente inesistenti in aree riguardanti quasi metà della popolazione. E’ vero, in proposito, che gli investimenti per sistemi fognari esulano dai limiti di batteria imposti a questo lavoro; esiste tuttavia una relazione specifica, soprattutto in aree urbane, tra il problema fognario e la qualità dell’acqua potabile erogata. * L’evocata strategia di sistema può in ogni caso contare sull’esistenza di iniziative a decollo immediato, ovvero operazioni mature e con budget già in buona parte assicurato. Si tratta principalmente dei sistemi di depurazione delle città di Podgorica e Niksic. Per affrontare con successo queste iniziative, cui sono dedicate specifiche sezioni di questo documento, andrebbero sperimentate subito formule di collaborazione che ipotizzano offerte multidisciplinari organicamente concepite e gestite; formule che impongono perciò sforzi di adeguamento organizzativo anche rilevanti, l’integrazione delle forniture di beni con offerta di trasferimento di know-how e la disponibilità ad assumersi responsabilità di assistenza tecnica e di formazione. Per le imprese laziali, che cercano oggi un respiro internazionale ma in percentuale elevata scontano ancora numerosi vincoli strutturali e culturali, questo piccolo mercato potrebbe però rappresentare l’occasione per un salto di qualità. Il Montenegro è infatti aperto all’offerta internazionale, non adotta politiche particolarmente protettive (anche perché l’industria locale, nel settore considerato, è pressoché inesistente), né pesanti strumenti doganali e tariffari; le sue limitate dimensioni attraggono però poco la concorrenza delle multinazionali e dei 12 potenti cartelli che presidiano l’industria meccanica, chimica ed ambientale nel mondo post industriale. Si apre, insomma, uno spazio che oggi l’Italia, in generale, può proporsi di occupare lavorando attraverso l’integrazione con risorse locali impegnandosi, laddove esse non siano ancora adeguate, a qualificarle o addirittura a crearle. Serve chiaramente un lavoro di squadra per attutire l’impatto organizzativo (creazione di antenne, formazione di joint venture, adozione di strumenti di comunicazione sartorialmente definiti, etc), per potersi permettere il ricorso a figure specialistiche quasi sempre espresse da strutture consulenziali e costose, per gestire, infine, i rischi di esasperazione e di conflittualità che, come è intuitivo, queste situazioni comportano. L’impegno in termini di filiera, che in fondo è una riconosciuta chiave di modernizzazione per tutta l’industria italiana, fornisce le risposte giuste imponendo, probabilmente, solo un sacrificio a monte: la scelta di una leadership, sia essa rappresentata da una struttura maggiore che appartiene alla filiera stessa, che da un soggetto istituzionalmente tentato dallo schema in questione. 13 LA REPUBBLICA DEL MONTENEGRO DATI MACRO ECONOMICI Uno Stato indipendente membro dell’ONU La Repubblica del Montenegro è un piccolo Stato dei Balcani, che si affaccia sul Mar Adriatico. Confina con Serbia, Albania, Croazia e Bosnia e Erzegovina. Il 3 giugno 2006, a seguito del referendum del 21 maggio, il Parlamento del Montenegro ha dichiarato l’indipendenza, ratificata il giorno successivo da un analogo atto da parte della Serbia. Fino ad allora la Repubblica del Montenegro era stata unita alla Repubblica di Serbia con il nome di Serbia e Montenegro. 14 Il 22 giugno 2006 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha avallato all’unanimità la richiesta di adesione presentata dal Governo montenegrino e il 28 giugno successivo, con apposita risoluzione dell’Assemblea Generale, ha accolto ufficialmente il Montenegro in seno al consesso mondiale delle Nazioni Unite come il suo 192° membro effettivo. Nel gennaio 2007 il Montenegro è entrato a far parte del Fondo Monetario Internazionale. Ora il Paese si propone con decisione verso l’integrazione nell’Unione Europea. In d i c a t o r i s o c i a l i e s t r u t t u r a i s t i t u z i o n a l e Popolazione Capitale Superficie Moneta Lingua 670.000 Podgorica (139.000 ab.) 13.938 Km2 Euro Montenegrino e albanese nel Sud del Paese. L’inglese è molto diffuso; abbastanza diffusa la conoscenza dell’italiano. Ortodossa e mussulmana Repubblica (unicamerale) Filip Vujanovic; elezione diretta e mandato quinquennale, rieleggibile per un secondo mandato Zeljko Sturanovic Religione Ordinamento statale Capo di Stato (Presidente) Primo Ministro (Capo del Governo) Divisione amministrativa 21 municipalità (Andrijevia, Bar, Berane, Bijelo Polje, Budva, Cetinje, Danilovgrad, Herceg Novi, Kolasin, Kotor, Mojkovac, Niksic, Plav, Pluzine, Pljevlja, Podgorica, Rozaje, Savnik, Tivat, Ulcinj, Zabljak) Costituzione: Approvata nel 1992, attualmente è in discussione il nuovo testo Costituzionale Più del 74% dei montenegrini sono cristiani ortodossi. I 110.000 musulmani costituiscono il 17,74% della popolazione e sono divisi in due etnie principali: albanesi e musulmani slavi (Bosˇnjaci, cioè bosgnacchi oppure Muslimani). Gli albanesi parlano la loro lingua (circa il 15%) e vivono maggiormente nel sud-est, specialmente a Dulcigno. I bosniaci si concentrano maggiormente nel nord-est. Sono infine presenti delle enclavi di dalmati o croati cattolici, che abitano soprattutto lungo le coste, per lo più intorno alle Bocche di Cattaro, nonché di zingari: soprattutto Rom e Sinti. 15 Dati geopolitici Il Montenegro è una regione montuosa costituita da alte montagne lungo i confini con il Kosovo e l’Albania, da un segmento del Carso situato ad ovest della penisola balcanica e da una stretta costa pianeggiante di solo 4 Km. La pianura si ferma a nord, dove i fiumi di Lovcen e Orjen confluiscono nelle bocche di Cattaro. La vasta regione del Carso montenegrino è situata ad una altitudine media di 1.000 metri sopra il livello del mare, raggiungendo sul monte Orjen, il più alto massiccio della catena, i 1.894 metri. Il punto più basso della regione carsica è la valle del fiume Zeta, situata a circa 500 m. sul livello del mare. Le montagne del Montenegro sono tra i più aspri territori europei, e si elevano in media a più di 2.000 metri. Una delle cime più famose è il Bobotov Kuk appartenente alla catena del Durmitor, che raggiunge l’altezza di 2.522 metri. Le risorse Idriche • Il fiume Tara nasce dalla catena montuosa nella parte settentrionale del paese e scorre per una lunghezza di 140 km. Si unisce al fiume Piva e insieme formano il fiume Drina, uno dei fiumi più lunghi e più ricchi d’acqua dei Balcani. • L’IIbar è un fiume che scorre a sud, in Serbia e Montenegro, per un totale di poco meno di 276 km; nasce nelle montagne di Mokra Planina nel Montenegro orientale e scorre verso est, attraversando 16 il Kosovo, prima di dirigersi a nord per confluire nella Zapadna Morava in Serbia. • Il Lin è un fiume lungo 220 km, è il maggiore affluente del fiume Drina ed il fiume principale del Sangiaccato. • Il lago di Scutari è il più grande lago della penisola balcanica ed è così chiamato in quanto all’estremo sud-orientale si trova la città di Scutari. Il lago è situato al confine fra l’Albania ( cui appartengono circa i 2/3 della sua superficie) ed il Montenegro; la distanza che lo separa dal Mar Adriatico è di circa 20 km. Il lago occupa una depressione carsica e ha un livello di profondità assai variabile (dai 6 ai 60 m con una media di 44 m.); anche la superficie complessiva cambia a seconda del ciclo stagionale, a causa dell’apporto delle fonti sotterranee di alimentazione). La superficie è stimata tra i 370 e 450 km2. Immissario è il fiume Moracˇa, emissario il Boiana. Le oppor t u n i t à d i s v i l u p p o Situato in una posizione strategica rispetto all’intera area balcanica e la Regione Puglia, la Repubblica del Montenegro offre grandi opportunità di sviluppo dei rapporti economici soprattutto per le piccole e medie imprese italiane. L’economia del Montenegro è in forte crescita, grazie ad una serie di fattori positivi quali la stabilità delle politiche macroeconomiche, i diritti di proprietà garantiti, la valuta forte (la moneta usata è infatti l’euro), le imposte sui profitti aziendali più basse d’Europa. A tutto questo si accompagna un processo di privatizzazione che propone discrete opportunità di investimento che, tra l’altro, possono beneficiare della leva di un accordo economico di libero scambio con la Russia, concluso in agosto 2000. Questo accordo prevede la graduale eliminazione delle barriere all’esportazione dei prodotti del Montenegro verso il mercato russo e stabilisce che sia il paese importatore a regolare le questioni relative all’origine dei prodotti, in conformità con i principi dell’Organizzazione mondiale per il commercio WTO (World Trade Organization). Negli ultimi cinquant’anni, l’industria “pesante” è stata il volano dello sviluppo economico montenegrino; tuttavia negli ultimi tempi è cambiato molto, ed oggi è il turismo a rappresentare il principale fattore di sviluppo. La zona costiera è l’attrattiva principale del Paese; ultimamen- 17 te si sta cercando di sviluppare anche il potenziale dell’entroterra per rendere globale il trend turistico in crescita. La seguente tabella e il grafico indicano il totale degli arrivi e la provenienza dei turisti. Il 37% del territorio montenegrino è comunque adibito a uso agricolo, ed esistono spazi straordinari per l’avvio di iniziative che valorizzino il potenziale “biologico” dei terreni; ovviamente se i corretti standard vengono “incorporati” nei sistemi agricoli. Economia e finanza Il sistema bancario in Montenegro è piuttosto sviluppato. Tutte le banche hanno corrispondenti nelle principali città del mondo e le transazioni possono essere eseguite in tutte le valute convertibili. Le carte di credito più diffuse sono VISA, Master, Maestro e DINERS mediante le quali è possibile eseguire qualsiasi tipo di transazione monetaria. Nella maggior parte degli esercizi commerciali è possibile pagare mediante DINERS CARD. PRINCIPALI ISTITUTI BANCARI CENTRALNA BANKA CRNE GORE (BANCA CENTRALE DEL MONTENEGRO) http://www.cb-cg.org CRNOGORSKA KOMERCIJALNA BANKA (BANCA COMMERCIALE DEL MONTENEGRO) http://www.ckb.cg.yu HIPOTEKARNA BANKA (ISTITUTO DI CREDITO IPOTECARIO) http://www.hb.cg.yu NIKSˇIC´KA BANKA AD (BANCA DI NIKSIC SC) http://www.nikbanka.cg.yu BANCA DELLE OPPORTUNITÀ http://www.opportunitybank.cg.yu PODGORIC´KA BANKA AD (BANCA DI PODGORICA SC) http://www.pgbanka.com ATLASMONT BANKA www.atlasmontbanka.cg.yu 18 I v antaggi per le piccole e medie imprese Situato in una posizione strategica rispetto all’intera area balcanica e la Regione Puglia, la Repubblica del Montenegro offre grandi (e finora poco conosciute in Italia) opportunità di sviluppo dei rapporti economici soprattutto per le piccole e medie imprese: • Politiche macro-economiche stabili;; • Economia aper ta: le ridotte dimensioni del paese non rappresentano un problema. Se, infatti, il mercato interno è numericamente poco rilevante, la possibilità di produrre a costi tra i più bassi al mondo e l’esistenza di una politica fiscale articolata a tutto vantaggio degli investitori, fanno del Montenegro un ideale catalizzatore del business mediterraneo; • Diritti di proprietà garantiti; • Valuta for te: l’uso del dinaro fu abbandonato nel periodo di grande inflazione determinato dalle guerre degli anni novanta. La moneta utilizzata è l’Euro, elemento che consente agli investitori di tenere costantemente sotto controllo il livello dei profitti; • Presenza delle banche di fiducia straniere (come Société Generale); • Libertà di disposizione di profitti, dividendi e interessi; • Gli investitori esteri sono parificati a quelli locali; • Registrazione di Società: – Registrazione di: S.r.l. : è possibile con solo 1 E,, 4 giorni lavorativi previa presentazione di soli 3 documenti, (10 E di spese burocratiche); – Registrazione di S.p.A. : è possibile con un capitale minimo di 25.000 E (10 E di spese burocratiche). • Tassa sui profitti d’impresa più bassa d’Europa pari a 9% ; • Il processo di privatizzazione delle aziende pubbliche non è ancora completato; esistono, dunque, importanti opportunità anche in tale ambito. Le metodologie utilizzate per il processo di privatizzazione sono l’asta pubblica, il tender e la pubblica offer ta; • Protezione dei diritti patrimoniali, compresa la proprietà intellettuale, alto standard per espropriazione e pagamento dei contributi, protezione dei diritti ed arbitraggio internazionale; • L’iinvestitore straniero ha identici diritti e doveri di un investitore locale. Può essere proprietario del 100% delle azioni della società o socio minoritario e può acquistare beni immobili; 19 • Trasferimento illimitato e tempestivo dei profitti derivanti da investimenti ; • Consentita ogni forma d’investimento (dalla privatizzazione, all’acquisto del patrimonio, joint venture, leasing, concessioni, franchigia, ecc…); • Regime commerciale libero conforme agli standard WTO; • Imposta sul reddito di 15% per importi fino a 100.000 E e 20% oltre 100.000 E.; • Esonero dalla dogana per l’investimento di nuove attrezzature; • Esenzione dalla doppia imposizione; • Intensa attività governativa volta a semplificare le procedure e rimuovere gli ostacoli per gli investimenti stranieri; Il prodotto interno lordo Anno P IL in mil di E P IL per capita (E) 2000 1.022,20 1.668,91 2001 1.244,80 2.024,75 2002 1.301,50 2.109,11 2003 1.433,00 2.317,90 2004 1.535,00 2.472,99 2005 1.630,00 —- 20 Rifer i m e n t i i s t i t u z i o na l i Ambasciata d’Italia Podgorica Ulica Djordja Vasingtona, 83 - 81000 Podgorica Tel: 00381 81 234661, 234662 Fax: 00381 81 234663 [email protected] Fiera Adriatica del Montenegro Trg. Slobode, 5 - 85310 Budva Tel. 00381 86 51 352 Fax. 00881 86 51 415 Camera di Commercio, Novaka Milosˇeva, 29 - 81000 Podgorica In d u s t r i a e A r t i g i a n a t o Tel. 00381 81 210 110 http://www.pkcg.org Infor m a z i o n i d e t t a g l i a t e s u a l l o g g i , t r a s p o r ti e centr i di par ticolar e inter e s s e http://www.visit-montenegro.com C e n t r a l B ank of M o n t e n e g r o http://www.cb-cg.org Development Fund of the Republic of M o n t e n e g r o http://www.fzrcg.cg.yu Directorate for development of SMEs Bulevar Revolucije br. 2, 81000 Podgorica Tel: 00381 81 406 302, 406 303 Fax: 00381 81 406 326, 406 323 http://www.nasme.cg.yu Euro Info Correspondence Centre http://www.euroinfo.cg.yu [email protected] Governo http://www.gom.cg.yu/eng/ Ministero degli Affari Esteri http://www.gom.cg.yu/eng/mininos/ Ministero degli Affari Interni http://www.gom.cg.yu/eng/minunutr/ Ministero del Lavoro e del Welfare http://www.gom.cg.yu/eng/minrada/ Ministero del Turismo http://www.gom.cg.yu/eng/mintur/ Ministero della Cultura e dei Media http://www.gom.cg.yu/eng/minkult/ Ministero della Giustizia http://www.gom.cg.yu/eng/minprav/ Ministero della Protezione ambientale e d e l l a P i a n i f i c a z i o n e t e r r itor iale http://www.gom.cg.yu/eng/minzastsred/ Ministero della Salute http://www.gom.cg.yu/eng/minzdr/ Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della G e s t i o n e d e l l e a c q u e http://www.gom.cg.yu/eng/minpolj/ Ministero delle Finanze http://www.gom.cg.yu/eng/minfin/ Ministero delle Minoranze nazionali e dei G r u p p i e t n i c http://www.gom.cg.yu/eng/minmanj/ Ministero delle Relazione economiche internazionali e dell’Integrazione europea http://www.gom.cg.yu/eng/minevrint/ Ministero dell’economia http://www.gom.cg.yu/eng/minekon/ Ministero dell’Educazione e delle Scienze http://www.gom.cg.yu/eng/minprosv/ Montenegro - Ministero della Marina e dei Traspor ti http://www.gom.cg.yu/eng/minsaob/ Parlamento Statistical Office of the Republic of Montenegro-Monstat http://www.skupstina.cg.yu/ http://www.monstat.cg.yu/ 21 IL SETTORE IDRICO ED I CONNESSI INVESTIMENTI PER INFRASTRUTTURE FINALITÀ ED ESTENSIONE DI QUESTA SEZIONE Questa parte dello studio esamina il settore idrico montenegrino attraverso la valutazione: • della domanda di acqua per uso civile e per le esigenze delle attività economiche • della gestione degli effluenti, anche in questo caso sia civili che industriali • dell’impatto delle attività agricole e zootecniche • dei programmi di investimento esistenti (con particolare riferimento a quelli predisposti per servire le principali aree urbane ed industriali). Riflettendo una scelta propria dell’Autorità montenegrina, l’analisi degli investimenti risente di una scelta di aggregazione dei progetti in relazione alla natura dell’area in cui essi sono previsti: costiera ed interna. Questa separazione ha probabilmente una base nelle diverse dinamiche di sviluppo prevedibili per le due aree, e quindi nel diverso grado di urgenza che ciascuna di esse sembra sollecitare. Come si vedrà, e come in parte già anticipato nella prima parte di questo documento, non tutte le esigenze di investimento hanno oggi (o prevedono a breve) la necessaria copertura finanziaria. Pertanto l’osservazione di dettaglio viene portata, sostanzialmente, solo su quelle prospettive che hanno elevata probabilità di rappresentare, in tempi ragionevolmente brevi, opportunità di affari per imprese specializzate. 22 TERRITORI INTERNI Dinamiche della popolazione L’area in discussione, che si estende su un territorio prevalentemente montagnoso, comprende 14 municipalità nelle regioni settentrionali e centrali della Repubblica di Montenegro, per un totale di 11.000 km2 ed una popolazione di 450.000 unità. In linea generale, la popolazione è distribuita in maniera disomogenea e, come si vede nel grafico a lato e come confermato nella seguente tabella, presenta una notevole concentrazione nelle aree urbane ed in particolare nella capitale Podgorica e nella seconda città del Paese, Niksic, maggior polo industriale. DISTRIBUZIONE DELL A POPOL AZIONE NEL TERRITORIO INTERNO 23 La natalità é relativamente modesta, anche se mantiene ritmi di crescita costanti; cosi come costante appare la tendenza allo spopolamento delle campagne, come rivelano i seguenti grafici. Utile inoltre notare che: • La densità urbana media è di 0,4 abitanti per ettaro mentre nelle campagne scende a 0,15. • L’area urbana maggiormente coinvolta nell’aumento di popolazione è quella della capitale Podgorica che vede i suoi abitanti crescere dell’1,4% l’anno. • Degli 881 centri urbani minori esistenti, ben il 65% ha una popolazione che non raggiunge i 150 cittadini. L’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua nei territori esaminati in questo segmento del lavoro non sono oggetto di significativi progetti di investimento. Tuttavia, le perdite idriche crescenti già riconoscibili nelle reti di distribuzione implicano la necessità di reperire e sfruttare sorgenti meno pure, peraltro disponibili nell’area montana presa in esame. L’acqua estratta in tali zone potrebbe richiedere trattamenti più approfonditi prima di essere distribuita aprendo la strada a investimenti di adeguamento della esistente rete di approvvigionamento e ad impianti di potabilizzazione. Inoltre, andrebbe considerato un segmento di domanda addizionale, creato da recentissimi orientamenti degli investimenti nel settore del turismo. In questo campo, infatti, è oggi palese una tendenza a non restare ancorati alla tradizionale (per il Montenegro) abitudine a considerare la sola domanda di infrastrutture ricettive in zone costiere, ma a valorizzare anche territori interni. 24 Non risultano ancora elaborati, comunque, programmi precisi in proposito. Già rilevanti, in questo senso, sono invece le necessità di trattamento effluenti, da interpretarsi in coerenza con le seguenti ipotesi evolutive: • settori residenziali: forte crescita nelle periferie cittadine • settori industriali: maggiore diffusione dell’industria manifatturiera anche in aree non convenzionali (zone di sviluppo industriale) • settori direzionali e commerciali: crescita moderata Tenendo conto della precedente classificazione (e delle tendenze appena segnalate) sono state costruite le seguenti tabelle, che elaborano una stima dei consumi di acqua e, conseguentemente, delle esigenze di gestione di effluenti. Uso domestico 25 Dalla precedente tabella, che si fonda sulle stime delle due maggiori “utilities” del Paese (che contabilizzano però solamente i consumi di acqua regolarmente canalizzata), si evince che: • il consumo medio idrico in Montenegro è molto alto (addirittura ai livelli dei consumi degli Stati Uniti), probabilmente anche a causa di sprechi non contrastati da adeguate politiche tariffarie • esistono forti differenze nelle diverse municipalità; queste differenze, però, sono probabilmente determinate dal fatto che in alcuni comuni gli acquedotti non servono l’intero territorio. Esiste quindi un forte ricorso a pozzi o altre fonti • dal punto di vista del trattamento degli effluenti occorre considerare volumi più vicini ai valori alti delle città, probabilmente dell’ordine dei 280 l pro-capite Uso industriale La richiesta d’acqua da parte del settore industriale è in costante e forte crescita, come dimostra il seguente grafico: I valori tendono a triplicarsi su base ventennale, aprendo la strada ad interventi di lungo respiro miranti a: • soddisfare le esigenze di un’industria in espansione 26 • valutare crescenti, e relativamente nuovi, fenomeni di concentrazione logistica delle attività industriali. Fenomeni che, naturalmente, facilitano l’economico dimensionamento di impianti di trattamento Uso direzionale e commerciale Come già affermato in precedenza, le esigenze del settore direzionale e commerciale dovrebbero avere incrementi relativamente contenuti nei prossimi anni, ed attestarsi intono ai valori appresso riferiti. Un caso a se’ è quello della città di Niksic, trattata più diffusamente in una successiva parte di questo capitolo, dove le prospettive di rilancio dell’esistente area industriale dovrebbero comportare anche una forte crescita del terziario; e, quindi, consumi più consistenti della media anche nel sottoinsieme esaminato nella pagina successiva. 27 La r e t e f o g n a r i a e s i s t e n t e La copertura della rete di fognature esistente varia in modo significativo da zona a zona. In generale: • Le reti fognarie sono limitate principalmente alle aree urbane principali delle municipalità. Gli altri insediamenti urbani spesso non dispongono di alcuna infrastruttura e lasciano che le singole unità abitative costruiscano e gestiscano fosse di infiltrazione. Operazione spesso eseguita senza il rispetto delle norme e delle buone pratiche; • In molti casi gli scarichi delle acque reflue avvengono direttamente nei corsi d’acqua. Gli stessi usati poi a valle per servire altri soggetti o per esigenze di irrigazione; • Nei principali insediamenti urbani, le reti fognarie servono spesso solo le zone più centrali e maggiormente popolate • Le reti più estese in termini di copertura spaziale, dopo Podgorica, si trovano a Niksic, Berane e Pljevlja. Nella tabella che segue, viene fornito un quadro volutamente molto dettagliato dello stato delle fognature esistenti e i progetti previsti per il futuro. Tra l’altro, esso identifica la segmentazione degli interventi; – la fase I, di fatto almeno in parte già avviata e che dovrebbe esaurirsi entro circa 3-5 anni – la fase II, oggetto di futuri interventi e finanziamenti. Per ulteriori dettagli si rimanda al paragrafo “Progetti futuri di adeguamento della rete fognaria”. • La gran parte della rete fognaria dell’area È stata costruita negli ultimi 35 anni. Negli anni ‘70 fu molto utilizzato nella costruzione anche l’amianto mentre, a partire dagli anni ’90, si iniziarono ad usare in modo più estensivo i tubi in PVC. • Non esistono stazioni di pompaggio nell’area interessata dallo studio. • Solo due impianti per il trattamento delle acque reflue sono in funzione e coprono i bacini di Podgorica e Niksic. Altri impianti sono stati pianificati, ma non hanno mai visto la luce. 28 La priorità, riscontrabile nelle decisioni della maggior parte delle municipalità interessate, è riservata alla costruzione di impianti tecnologicamente avanzati negli insediamenti per i quali vi è prova di impatto rilevante a seguito dello scarico nei fiumi di acque reflue e cioè: - Pljevlja e Rozaje, per le quali sussiste un grave indice di rilevanza; - Podgorica, Berane, Bijelo Polje, Danilovgrad e Mojkovac, per le quali vi è un indicatore di impatto. 29 In realtà se si privilegiasse solo un approccio quantitativo, occorrerebbe riconoscere che gli insediamenti che incidono maggiormente nell’inquinamento fluviale sono Niksic, Rozaje, Pljevlja e Kolasin. Ai fini di questo scritto conviene allora pesare entrambi i parametri di giudizio, ed immaginare che le prime zone che saranno oggetto di lavori di adeguamento o ricostruzione sono Rozaje e Pljevlja. Ed infatti, indipendentemente dai programmi ufficiali, un’indagine diretta effettuata nell’elaborazione dello studio sul Comune di Plievlja ha dimostrato come, oltre ad un ben ufficializzato progetto di impianto 30 per il trattamento delle acque reflue inquinate da ossido di calcio prodotte dalla locale centrale idroelettrica a carbone, il Comune è aperto a proposte riguardanti la frazione residenziale cittadina. 31 Acque reflue industriali E’ stato analizzato lo status gestionale delle acque reflue industriali in 22 impianti maggiori e in un centro ospedaliero che si presume inquini il fiume Zeta. Ulteriori analisi sono state svolte in industrie minori, situate nelle aree urbane oggetto di studio. Questo censimento ha consentito di stimare la quantità di acque reflue di natura industriale, come percentuale del totale delle acque reflue, suddivisa per insediamento. Si noti che la percentuale di acque reflue industriali cresce nelle proiezioni per il futuro in quanto si è ottimisti sulle possibilità di rilancio industriale. Sulla base delle informazioni ricevute direttamente dalle municipalità, il lavoro di indagine ha inoltre identificato gli impianti industriali “a rischio”. Questi impianti sono oggi sottoposti a vincoli piuttosto rigidi che obbligano a realizzare, in tempi brevi, operazioni di miglioramento. Essi perciò rappresentano dei target possibili verso cui le imprese fornitrici potrebbero già orientare la loro azione promozionale: Industria conciaria “Beranka” a Berane Si stima che produca un’emissione equivalente a 7.000 unità di popolazione, su 8.800 unità che costituiscono il carico totale. 32 Struttura “4th Novembar” a Mojkovac, (di proprietà militare) Ha provocato recentemente un grave fenomeno di inquinamento nel fiume Tara, a causa di una fuoriuscita accidentale. Sono stati rilevati alti picchi di cadmio e magnesio nel fiume in seguito all’incidente. Industria “Jaloviste” a Mojkova Produce fanghi galleggianti sulla cui natura sono in corso specifiche indagini. Industria per la colorazione della lana “Sik Tara” a Kolasin Si ritiene sia uno dei responsabili dell’inquinamento del fiume Tara a causa del versamento di fenoli e di olii minerali. Industria lana “Vunko” a Bijelo Polje - Macello “Ecomeso” Si stima che genererà emissioni equivalenti a 15.000 unità di popolazione nel 2009 e 49.000 nel 2029. Birreria “Trebjesa” a Niksic La birreria scarica quasi il 90% delle acque reflue industriali non trattate a Niksic nella rete fognaria, collegata all’impianto di trattamento delle acque reflue che é stato abbandonato e che sarebbe sovraccarico qualora fosse rimesso in uso. La costruzione di un impianto di pre-trattamento delle acque é prevista tra il 2007 e il 2009. Impianto termoelettrico e miniere di carbone a Pljevlja Le acque reflue, ricche di ossido di calcio, influenzano negativamente l’intero ecosistema della valle di Pljevlja. Impianto KAP Alluminio a Podgorica E’ la prima industria del paese ma é causa di grave impatto ambientale. Al momento della sua privatizzazione (oggi di proprietà russa) sono stati imposti significativi interventi di risanamento. Ospedale Brezovik a Niksic Non é, chiaramente, un’industria. Viene tuttavia monitorato in quanto inquina il fiume Zeta con pericolosi agenti patogeni. Attualmente, le acque reflue sono scaricate in una serie di vecchie fosse settiche, la maggior parte facenti funzione di fosse di infiltrazione che tendono a esondare nella stagione piovosa. 33 Se t t o r e z o o t e c n i c o e d i n q u i n a m e n t o d e l l e a c q u e s o t t e r r a n e e È stato effettuato un censimento dei capi di bestiame per municipalità, tenendo conto della composizione riprodotta nel grafico a lato. Quest’ultimo, naturalmente, si riferisce ai soli allevamenti, in quanto non possono essere disponibili dati riguardanti la fauna selvatica. La matrice di correlazione qui a lato utilizza parametricamente (con le opportune correzioni) valori già codificati per gli insediamenti umani e conduce alla conclusione che la contaminazione delle acque sotterranee determinata dalle emissioni del settore zootecnico sia addirittura quella più preoccupante per il Paese. 34 I Progetti futuri di adeguamento della rete fognaria L’obiettivo dello studio è quello di prevedere i bisogni futuri di impianti fognari e di unità di trattamento nei principali centri abitati nell’arco temporale dal 2004 al 2029. Sono considerate due fasi attuative, a breve e medio termine ma, per completezza, in questo paragrafo viene esposto anche un riferimento ad operazioni di attuazione presumibile nel lungo periodo: - fase 1: fino al 2009 - impianti fognari ed impianti di trattamento completo, per tutti i centri urbani maggiori e per i paesi più rilevanti, per almeno il 50% delle località con oltre 2000 abitanti e per il 30% degli insediamenti minori (sono previsti anche sistemi sanitari in loco, quando le fognature a gravità non siano realizzabili per ragioni di economicità); - fase 2: dal 2009 al 2019 - impianti fognari ed impianti di trattamento al completo per il restante 50% delle località oltre 2000 abitanti e per il 40% degli insediamenti minori; - fase 3: dal 2019 al 2029 - impianti fognari e impianti di trattamento al completo per un ulteriore 30% degli insediamenti minori non coperti. Dettagli costruttivi di maggior rilievo - Il diametro minimo dei tubi di scolo fognario sarà di 200 mm. - Gli scoli con un diametro inferiore ai 150 mm dovrebbero essere tutti sostituiti nella fase 1 del programma - I tubi con 150 mm di diametro, ad eccezione dei casi in cui la capacità di scarico non sia adeguata alle esigenze della fase 1, saranno sostituiti nelle fasi 2 e 3. - Il materiale proposto per i tubi con diametro fino a 500 mm è il PVC; per i tubi con diametro più vasto il materiale è il cemento. - La copertura minima fognaria è 1.2 m mentre la profondità massima di inversione è 6 m. Nel quadro a lato vengono forniti, per sola completezza informativa, alcuni dettagli costruttivi che dovrebbero trovare posto nelle specifiche di gara previste per le opere indicate nella successiva tabella. 35 QUADRO RIASSUNTIVO DEGLI INVESTIMENTI PREVISTI 36 Da quanto sopra si evince come i lavori per la realizzazione della fase I siano tali da assorbire i 2/3 del costo totale stimato, 52 milioni di euro su un budget di 82 milioni. COSTO DEGLI INVESTIMENTI PROGRAMMATI Le decisioni di spesa per gli investimenti sopra indicati saranno coerenti con lo scaglionamento (fasi) da poco indicato, e saranno condizionate : – dalle diverse metodologie che le singole municipalità potrebbero voler adottare per la definizione di oggettive scale di priorità; – dalla definizione di adeguati criteri di valutazione dei progetti. Questi momenti avranno sicuramente valenza nella fase di realizzazione dei progetti e di valutazione delle relative offerte di fornitura. Pertanto, può essere conveniente qualche ulteriore considerazione a riguardo. 37 Per la determinazione delle priorità sono state prese in considerazione le seguenti variabili: • priorità nazionali e obblighi; • impatto ambientale; • aspetti sociali; • efficienza e rapporto costi-benefici. Ciascuna variabile è stata poi pesata secondo lo schema che chiude questo paragrafo. 38 AREA COSTIERA La minaccia di deterioramento dell’area costiera in Montenegro, dovuto alla incontrollata costruzione di attività ed alla mancanza di trattamento di effluenti, é una questione di importanza fondamentale. Segni di eutrofizzazione e contaminazione batterica sono riscontrabili nelle zone turistiche ed esse fanno registrare anche una cronica scarsità di acqua potabile durante il periodo estivo. Non esiste attualmente un piano di gestione della zona costiera che detti le linee guida per lo sviluppo dell’area ed il controllo dell’inquinamento. Il Montenegro aspira a sviluppare il suo settore turistico (con l’obiettivo di raggiungere i 22 milioni di pernottamenti o quadruplicare i dati di affluenza per il 2020) ed a capovolgere i trend negativi degli ultimi anni. Per far ciò, è necessaria anche una puntuale applicazione di standard per il sistema fognario, il trattamento degli effluenti e la gestione della risorsa acqua in generale. Riveste un’ importanza prioritaria inoltre il controllo dell’inquinamento delle acque attraverso il miglioramento del sistema di smaltimento degli effluenti di scarico. L’area costiera che viene presa in considerazione comprende sette municipalità: Herceg Novi, Kotor, Tivat, Budva, Bar, Ulcinj e Cetinje. La riqualificazione di queste zone nel breve-medio periodo è un prere- 39 quisito fondamentale per favorire la crescita economica di tutto il Paese, in quanto il turismo costituisce senza dubbio il volano cruciale per il raggiungimento di tale obiettivo. La situazione attuale riguardante il sistema di smaltimento degli effluenti di scarico nella zona richiede un intervento infrastrutturale approfondito ed uno stanziamento di risorse ingenti. A tale proposito risulta necessario fornire un’analisi dello stato in cui versa attualmente il sistema fognario. I l s i s t e m a f o g n a r io nell ’ a r e a c o s t i e r a La percentuale della popolazione che è fornita dal sistema di fognatura è relativamente modesta, visto che più del 35% degli abitanti delle aree urbanizzate non riceve alcuna copertura. A Budva si ha una situazione di quasi copertura totale ed indici ben al di sopra della media si registrano anche ad Ulcinj e Herceg Novi. A Kotor e Tivat, invece, la copertura è inadeguata: rispettivamente il 45% ed il 40% della popolazione urbana raggiunta. Il sistema fognario, in tutta l’area considerata, ha una lunghezza totale di 180 Km (1,25 m per abitante), quindi una copertura insoddisfacente considerati gli standard europei. Inoltre, la maggior parte del sistema primario di fognatura è stata realizzata tra il 1970 ed il 1980 utilizzando per le tubazioni in prevalenza cemento ed amianto (una piccola parte del sistema fognario, realizzata nel periodo successivo, è in PVC). Inutile, forse, rimarcare i rischi che l’amianto comporta specialmente in fase di riparazione e/o rimozione. 40 Lo stato delle infrastrutture in questione dovrebbe essere ben riassunto nella tabella seguente. Tra i centri più importanti, riguardo la copertura per abitante dell’area urbanizzata, si calcola una forbice che va da Tivat, che possiede un sistema fognario che fa registrare la minore estensione (0.6 m/ab), a Bar e Ulcinj che risultano fornire la maggior copertura (rispettivamente 1.6 m/ab. e 2.3 m/ab.) grazie alla larghezza del diametro delle sezioni di natura secondaria e terziaria (300 mm). 41 La situazione strutturale dei condotti è complessivamente sotto la media, considerando che la gran parte del materiale utilizzato per la creazione di tale sistema, il cemento-amianto, è più facilmente esposto a fratture. Di conseguenza - ed in riferimento al sistema primario con diametro maggiore - l’area è sottoposta a ispezioni e monitoraggi regolari che offrono opportunità di consulenza specializzate. Riguardo alla condizione idraulica, è constatabile nell’area una sufficiente capacità di scarico per i sistemi di effluenti, malgrado la mancanza di copertura totale dei collegamenti provochi un aumento dei flussi di scarico. In effetti, anche se il diametro dei condotti risulta complessivamente accettabile, si creano spesso, soprattutto nel periodo invernale, intasamenti a causa di sedimenti e rifiuti solidi, dovuti alla grande quantità di acqua piovana che filtra nei sistemi di fognatura. La ragione di questo problema risiede nello sfruttamento di un sistema fognario, progettato in origine per la raccolta di sole acque di scarico, in modo combinato, accogliendo quindi anche sostanziali quantità di acque piovane. A questo, si somma l’inadeguatezza di sistemi di drenaggio di superficie e la mancanza di manutenzione degli stessi nelle aree urbane. Per far fronte a tale problema, risulta quindi sostanziale la costruzione di impianti per il trattamento delle acque ed opportuno l’ammodernamento delle strutture esistenti. In merito a queste ultime valgono le informazioni riassunte nei quadri seguenti: CONDIZIONE AT TUALE DELLE INFRASTRUT TURE FOGNARIE Legenda Buona: la fognatura ha solo la superficie leggermente logorata, ma strutturalmente non ha danni. Media: la fognatura ha danni sostanziali, ha piccole crepe, però è ancora funzionante. Cattiva: la fognatura ha pesanti crepe con cedimenti occasionali. Alcune necessitano di essere sostituite, altre semplicemente rinnovate. 42 Le stazioni di pompaggio Lo stato delle stazioni di pompaggio è accettabile, ma necessita nel breve periodo di validi interventi di manutenzione soprattutto sulle componenti meccaniche ed elettriche, che versano in cattive condizioni. Le apparecchiature sono state installate, mediamente, tra il 1970 ed il 1980 e hanno bisogno di una sostituzione nell’arco di 5 anni. Inoltre, risulta urgente l’aggiornamento di componenti tecnologiche che allo stato attuale sono carenti di sistemi monitor e di allarme. Legenda Buona: il sistema è in buono stato con tecnologie moderne Media: il sistema usa tecnologie più arretrate, ma è ancora funzionante. Cattiva: il sistema usa tecniche molto arretrate e soffre di gravi danni. Deve essere sostituito entro 5 anni Attraverso interventi di ristrutturazione, le stazioni di pompaggio a scopo civile potrebbero essere riportate a livelli di funzionamento utili, 43 così da garantire una durata ulteriore dai 15 ai 20 anni. Attualmente, infatti, esse soffrono di frequenti blocchi a causa di elementi solidi nelle fognature e di mancanza di potenza. I volumi degli effluenti di scarico a scopo domestico ed a scopo industriale, nella stagione invernale ed in quella estiva, oggetto dei suddetti procedimenti sono così calcolabili. I canali di scarico La situazione dei canali di scarico risulta nella maggior parte dei casi inadeguata poiché essi sono costruiti principalmente a ridosso della costa, non permettendo una diluizione sostenibile degli effluenti utilizzando le correnti marine. Solo 10 canali di scarico infatti superano i 1.000 m di lunghezza. Molte proprietà utilizzano metodi di scarico illegali, nelle immediate vicinanze della costa, soprattutto in quelle zone in cui la situazione topografica consente un facile riversamento in mare. Un esempio è Boka Kotorska, in cui sono stati identificati diversi canali di scarico illegali non registrati. 44 L’unico tipo di manutenzione apportata a tali strutture è di carattere correttivo, vale a dire che si interviene solo in caso di notevoli cedimenti o particolari calamità, e le ispezioni non vengono eseguite utilizzando criteri validi. Le attività e il consumo idrico Dalla ViK (Vodovod i Kanalizacija), la società per l’approvvigionamento idrico e lo smaltimento delle acque di scarico, sono state ottenute informazioni molto utili riguardanti i tipi di prodotti, i processi di produzione, il consumo idrico, la generazione di effluenti di scarico, la qualità di tali effluenti e le installazioni utilizzate per il loro smaltimento. Le correlate evidenze possono così riassumersi: • Le industrie dell’area non essendo di grandi dimensioni non sono agenti inquinanti molto rilevanti; per questo motivo lo smaltimento degli effluenti avviene con sistemi di pre-trattamento ridotti che terminano nel sistema fognario pubblico. • I processi di pre-trattamento utilizzati (o da utilizzare) nell’area per tipologia di industria e attività commerciale sono descritti nella tabella alla pagina seguente. • Tutte le industrie considerate operano molto al di sotto della capacità installata. Solo alcune - Porto di Bar e Primorka a Bar, e le installazioni per la produzione del sale ad Ulcinj - lavorano allo 45 stesso regime del 1990. I cantieri navali di Bijela (Herceg Novi) e Tivat vedono dimezzata la loro attività rispetto al 1990 e tutte le altre industrie hanno la produzione ridotta al minimo. • Il consumo di acqua totale delle attività industriali è stimato approssimativamente sui 5.200m3/g, ovvero il 50% in meno del 1990. Considerando tuttavia i segni di ripresa economica attuali, si stima che tali industrie potranno presto eguagliare i livelli di attività del 1990 e superarli nel giro di pochi anni. In previsione di tale trend si giustificano anche gli investimenti diretti per la ristrutturazione e la costruzione di impianti per soddisfare il fabbisogno industriale d’acqua. • Per quanto riguarda il consumo idrico domestico, risulta che all’incirca il 56% è collegata alla rete fognaria, con sensibili differenze tra le diverse città (92% a Budva e 31% a Tivat). Delle abitazioni non servite dalla rete fognaria, il 65% utilizza serbatoi settici, mentre il 35% fosse tradizionali (nelle aree rurali il rapporto è 50/50). 46 • Le informazioni raccolte sulle tariffe pagate per singoli componenti di un’abitazione mensilmente per il servizio idrico consentono di individuare gli indici di consumo idrico medio a fini domestici. P r o b l e m i r e l a t i v i a l s i s t e m a f o g n a r io nell ’ a r e a c o s t i e r a I problemi in questione sono identificati nello schema che segue. Gli interventi sono riproposti, in dettaglio, nel quadro alla pagina seguente. 47 48 Restrizioni alla costr uzione di infrastr utture fognarie Le aree precluse alla costruzione di impianti fognari ed installazioni per il trattamento degli effluenti sono quelle turistiche, aree protette, siti archeologici (diversi siti sottomarini sono presenti nella zona costiera). 49 Limitazioni o precauzioni speciali durante la progettazione, il disegno e la costruzione sono in particolare necessarie nelle aree sotto indicate: Trattamento dei fanghi: uso e smaltimento I fanghi rappresentano l’inevitabile sottoprodotto degli impianti di trattamento degli effluenti di scarico. La buona gestione di tali rifiuti è, naturalmente, elemento essenziale per una strategia ottimale di trattamento di fanghi e liquami e per stabilire il grado e la forma di intervento degli effluenti. » Altrettanto importante è valutare in modo corretto le opzioni per lo smaltimento ed il riciclaggio di questi elementi nella prima fase di sviluppo di una strategia per tale scopo. Le principali alternative sono: • Riutilizzo in agricoltura • Stoccaggio e trattamento in discariche • Riutilizzo in silvicoltura, processi di lavorazione dei carburanti e costruzione di materiali. Nel caso di impiego in agricoltura il trattamento richiede una fase di stabilizzazione (stabilizzazione calcarea, pastorizzazione o digestione) ed una di riduzione degli agenti patogeni (disinfezione – dal 5 al 15% del costo totale del processo di trattamento) per ridurre i rischi alla salute. In caso di raccolta dei fanghi in discariche, può essere sufficiente un trattamento di livello (e costo) inferiore ed una separazione meccanica di sostanze (centrifughe o belt presses). 50 Il territorio irrigabile con effluenti combinati risulterebbe di circa 1.400 ettari e potenzialmente circa 5.000 ettari di frutteti possono essere irrigati con effluenti trattati. L’impiego di effluenti trattati in città o parchi sportivi potrebbe soddisfare la richiesta di acqua nella stagione estiva (anche se ciò richiederebbe elevati standard quantitativi degli effluenti). Il riutilizzo dei fanghi come fertilizzanti in agricoltura risulta inoltre un’alternativa possibile, nel rispetto di standard ed indici di concentrazione di PTEs stabiliti seguendo la normativa europea in vigore. In questa fase, lo smaltimento dei fanghi in discariche può anche essere considerata come soluzione a lungo termine, ovvero nel caso in cui risulti impossibile il riutilizzo a scopi agricoli a causa di impedimenti stagionali o per ridurre la quantità di fanghi da stoccare al livello consentito dagli impianti di trattamento di effluenti. Nell’area costiera, l’unico impianto di trattamento effluenti è a Cetinje; esso, tuttavia, richiede interventi di miglioramento ed apparecchiature di controllo più efficaci e sofisticate. Da solo, inoltre, non può fronteggiare una domanda di servizi che, come dimensionato nelle tabelle che seguono, è oggi pressante ed è destinata a crescere considerevolmente. Risulta quindi fondamentale l’attuazione degli investimenti di Podgorica e Niksˇic, già da tempo programmati, e di cui si parlerà nel successivo paragrafo. 51 52 53 I PROGETTI DI PODGORICA E NIKSIC E’ stato già in altre parti riferito che queste due città dovranno, a breve, avviare le procedure di gara per la costruzione di due nuovi depuratori. Per questa ragione, ovvero per il grado di conclamata concretezza dei progetti, questo capitolo prova ad offrire alcuni approfondimenti. PODGORICA Al fine di dare un indirizzo ai bisogni di crescita dei servizi urbani, la Municipalità di Podgorica ed il Governo del Montenegro hanno pianificato l’allargamento ed il miglioramento del sistema di gestione municipale degli effluenti. Nello sforzo di limitare l’inquinamento prodotto da fonti urbane ed industriali, sono stati stabiliti per questo progetto ambiziosi target già dall’anno 2004; fra essi, per fare un esempio, il miglioramento della qualità delle acque di superficie per raggiungere i livelli nazionali e quelli degli standards europei. E’ apparso evidente, in corso di indagine, che Podgorica è impegnata ad identificare soluzioni efficaci sia dal punto di vista dei costi di investimento che in relazione a particolari esigenze di flessibilità gestionale. Gli interventi dovranno infatti focalizzarsi principalmente sul bacino del fiume Moraca e sul Lago Skadar. Quest’ultimo, però, è una potenziale risorsa idrica per l’intera regione costiera, e pertanto ogni intervento deve essere misurato in funzione di un indotto che rientra nella responsabilità di altre Amministrazioni. Inoltre, il bacino in questione mostra problemi di eutrofizzazione dovuti alla presenza di fosforo, provocata da fenomeni di inquinamento di origine residenziale. Il progetto deve pertanto affrontare e risolvere, contestualmente, problemi di ordine tecnico, tecnologico, amministrativo e di equilibrio socio-politico; oltre, naturalmente, ad altri di natura economico-finanziaria. L’Amministrazione della città appare pienamente consapevole di queste necessità ed è finalmente, in grado di procedere. Anche perchè sembra che ora possa contare sul supporto tecnico finanziario dell’International Financing Institute-IFI, e su quello dell’Unione Europea e di altre Banche internazionali. La fattibilità del Progetto è stata valutata in merito a tre aspetti fondamentali: • Finanziario – contando su una seria riforma tariffaria. 54 • Istituzionale – prevedendo la creazione di una struttura di management indipendente, appoggiata nelle scelte dalle istituzioni partecipanti • Della “sostenibilità”. Sono inoltre stati attentamente monitorati i rischi dell’iniziativa ed identificate le misure per il loro contenimento: Per la realizzazione delle opere è prevista la seguente struttura di finanziamento Obiettivi del progetto Il progetto è diviso in due parti, la riabilitazione dell’esistente impianto di trattamento degli effluenti ed il piano per un nuovo impianto. Il sito di depurazione dovrebbe essere operativo nel giro di 5/6 anni; le misure per la riabilitazione di quello esistente quindi dovrebbero essere adattate anche alle esigenze di “interregno”. Il WWTP (Waste Water Treatment Plant) esistente è attualmente situato quasi all’interno della città ed alcuni abitanti hanno già espresso 55 le loro proteste per i cattivi odori ed i rischi alla salute. Per questo motivo un nuovo WWTP verrà costruito al di fuori della città, a valle del fiume Moraca, vicino all’Aluminium Kombinat. La vecchia struttura del WWTP sarà chiusa e la nuova accoglierà completamente gli effluenti della città di Podgorica. COSTI STIMATI PER L A RIABILITAZIONE DELL’IMPIANTO ESISTENTE 56 Il Piano per il nuovo impianto Dettagliate proiezioni finanziarie (2006-2015) sono state preparate per valutare l’impatto del Progetto sulle capacità operative in modo da poter portare avanti il lavoro in maniera soddisfacente e per poter sostenere il debito contratto. I risultati delle proiezioni finanziarie sono presentati per un periodo di dieci anni. Le previsioni economiche sono basate su specifici dati ed assunzioni in merito a: • Investimenti • Operazioni e Manutenzione • Entrate • Fonti ed applicazioni di fondi Il costo totale di investimento era stato stimato inizialmente in circa 31 milioni di Euro (Dicembre 2003) inclusivi di eventuali imprevisti, secondo la ripartizione che segue: COSTO DI INVESTIMENTO PER L A NUOVA UNITÀ Sia in conseguenza di normali fenomeni inflazionistici che in relazione alla possibilità di acquisizione di tecnologie innovative, la spesa prevista è ora lievitata e, da indicazioni informali, risulta essere di circa 37 Milioni di Euro. Questa cifra include i costi di acquisizione del sito, che sarà coperto direttamente da capitale proprio garantito dal Comune di Podgorica. La durata dei lavori di genio civile è prevista in 40 mesi, mentre per l’installazione di impianti ed apparecchiature saranno necessari circa 15 mesi. 57 NIKSIC Per questa città sono state esaminate due alternative: Alternativa A: costruzione di 2 impianti indipendenti per il trattamento delle acque Un primo impianto dovrebbe essere costruito nella parte settentrionale della città, nei pressi di Studenci, su un’area di circa 2,3 ettari sulla sponda sinistra del fiume Zeta. Verrebbe collegato al sistema fognario esistente che collega Rastoci, Ostrovac, Dragova Luka e Cementa. Il secondo impianto sarebbe invece costruito a Sud-Est della città, sulla sponda destra del fiume Grakanica. L’area a disposizione per l’unità di processo è di 0,8 ettari. Alternativa B: costruzione di un impianto di trattamento unico L’impianto di purificazione, che verrebbe costruito nella medesima zona del secondo previsto nell’opzione precedente, è condizionato dalla possibilità di realizzare, in parallelo, un nuovo collettore principale. Delle due alternative la prima, più economica, comporterebbe una spesa che (al netto di altri oneri di riparazione del collettore e di miglioramento di altre strutture) viene analizzata nella seguente tabella: COSTI DI INVESTIMENTO – DEPURATORE DI NIKSIC (E)) 58 I pr o g e t t i n e l l ’ a r e a c o s t i e r a Una partnership pubblico-privata, la Monte-Aqua, è stata creata dalla fusione delle risorse delle quattro principali “utilities” del paese: • Aquaregia Public Company (nata dalla fusione delle compagnie idriche di Ulcinj, Bar, Budva, Tivat, Kotor, Herceg Novi e Cetinje con la Montenegrin Seaboard Regional Network Public Company); • Aquamundo, una compagnia tedesca; • DEG Investment Fund, tedesca; • compagnia privata Mercur, di Budva. Monte-Aqua si pone l’obiettivo di riabilitare, migliorare, estendere e coordinare i servizi di gestione di fornitura e depurazione idrica dell’area sotto la sua responsabilità. E’ appoggiata da sei delle sette città costiere consorziate, che hanno sottoscritto un protocollo di intenti che le impegna a favorire gli investimenti. La Fase I di questo programma è già da tempo avviata, grazie ai finanziamenti (14,5 milioni di marchi) della KfW, Banca per la Ricostruzione tedesca, e della GTZ, società tedesca per la cooperazione tecnica. Gli investimenti complessivi, diluiti fino al 2020, ammontano a circa 180 milioni di euro. Il 52% di questa cifra verrà usato per completare la costruzione del Montenegrin Seaboard Regional Water Network (89,76 milioni E), il 44,5% verrà destinato per le reti idriche di tutte le altre municipalità ed il 3,8% per le reti idriche rurali (6,74 milioni E). Gli investimenti per gli impianti primari e per i lavori finalizzati al miglioramento delle strutture esistenti ammontano a 19,66 milioni. 59 RIFERIMENTI PUBBLICI La responsabilità della gestione delle acque del Montenegro è condivisa tra due Ministeri (Agricoltura e Gestione delle Acque ed Ambiente) e ventuno municipalità. E’ inoltre importante il ruolo dell’Istituto di Sanità Pubblica che ha il compito di monitorare la qualità dei rifornimenti idrici. Le ventuno municipalità sono aziende pubbliche che si occupano della gestione e della distribuzione dell’acqua e del trattamento delle acque di scarico. Queste sono completamente controllate dai Comuni a cui spetta la nomina del relativo Consiglio d’Amministrazione e del Direttore Generale che le amministra. Le ventuno municipalità 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 Altr e a z i e n d e s p e c i a l i z z a t e n e l s e t t o r e d e l t r a t t a m e n t o delle acque 70 L’ENERGIA IDROELETTRICA IN MONTENEGRO Il Montenegro è un importatore netto di energia; per contro, esiste nel Paese un buon potenziale di energie pulite da sfruttare e fra esse, soprattutto, quelle basate sulle risorse idriche. Gli investimenti, presumibili dallo sfruttamento di queste ultime, richiedono tecnologie, beni e servizi che, in parte, potrebbero essere proposti dalle imprese italiane e laziali. LE RISORSE DISPONIBILI L’idroelettrico è un settore con discreti margini di crescita. In Montenegro sono presenti e funzionanti sette piccoli impianti idroelettrici (Shpp - Small Hydro Power Plant), con una capacità totale di circa 9 MW che producono mediamente 21 GWh l’anno. I volumi e le condizioni dei fiumi montenegrini potrebbero consentire però la produzione di quasi 9000 GW (ovvero una potenza installata di circa 1000 MW); sufficiente quindi a soddisfare le esigenze del paese. I grafici seguenti forniscono una rappresentazione più analitica dell’informazione precedente. POTENZIALE TOTALE D’ACQUA DEI FIUMI IDONEI ALLO SFRUT TAMENTO IDROELET TRICO 71 POTENZIALE IDROELET TRICO DISPONIBILE DEI FIUMI DI SUPERFICIE CON I PROPRI AFFLUENTI Naturalmente il potenziale indicato sconta già il valore delle c.d. head losses, ovvero delle perdite da calcolarsi nelle strutture di entrata ed uscita e a causa delle oscillazioni del livello dell’acqua nei serbatoi, così come di quelle causate dai sistemi di trasmissione (turbine, generatori, trasformatori, ecc.). Esso, però, conteggia la possibilità di intervento sull’intero sistema fluviale, ovvero anche sugli affluenti dei principali corsi d’acqua. Secondo gli studi condotti dal Governo su questi ultimi sarebbe possibile realizzare ben 68 mini impianti, con una potenza installata complessiva di circa 200 MW. In ogni caso, limitando l’osservazione ai soli fiumi maggiori ed alle opere la cui realizzazione è già stata oggetto di progettazione, il quadro di riferimento è il seguente: UNITÀ PROGET TATE, PER BACINO E POTENZIALITÀ 72 Naturalmente esistono già alcune unità di generazione; la maggior parte di queste, però, richiede interventi anche consistenti di ammodernamento. E’ possibile, in pratica, che prima di procedere nella realizzazione di nuovi progetti, si decida di impegnarsi su azioni di revamping sui seguenti sistemi: IMPIANTO DI “GL AVA ZETE” “Glava Zete” era stato connesso alla rete di distribuzione nel 1953 e riforniva la parte centrale e meridionale del Montenegro. Tre linee collegavano (e collegano tuttora) l’impianto ed i centri di consumo: una linea verso Niksˇic´, l’altra attraverso Cetinje fino a Kotor, e la terza linea attraverso Danilovgrad, Titograd e Virpazar fino Petrovac na moru (sulla costa). Attraverso la riabilitazione completa della diga, altre quantità di acqua potrebbero essere immesse nella struttura di Glava Zete, con un conseguente aumento di produzione di energia. I problemi da risolvere sono: • Guasti alle strutture di scarico, specialmente ai massimi carichi dell’impianto. • Presenza di sedimenti • Fondazioni inadeguate • Obsolescenza delle apparecchiature. IMPIANTO DI “SL AP ZETE“ 73 Problemi da risolvere: • Sostituzione serbatoio IMPIANTO DI “RIJEKA MUSˇOVIC´ A“ Rijeka Musˇovic´a si trova vicino ai fiumi Levaja e Paljevinska, da cui può attingere potenza. Un bacino montano è stato costruito sul fiume Levaja, ma è crollato durante la costruzione; successivamente è stato riabilitato per un uso provvisorio. Dal bacino l’acqua scorre per 1780m, parte sottoterra e parte in superficie prima di raggiungere il serbatoio. Investimenti considerati: • costruzione di un bacino sul fiume Paljevinska con incremento di produzione stimabile pari a 40% dell’attuale. • Creazione di un accumulo giornaliero nel serbatoio. • Sostituzione unità di generazione con aumento di potenza (+20%). IMPIANTO DI “ SˇAVNIK” L’impianto di “Sˇavnik”, oggi di proprietà di Electroprivreda (compagnia statale montenegrina), è il primo costruito in Montenegro dopo la seconda guerra modiale. E’ equipaggiato con due turbine da 100 kW e due generatori da 120 kVA. Electroprivreda è impegnata a finanziare la ricostruzione delle apparecchiature elettro-meccaniche. Altr i i m p i a n t i Secondo studi preliminari sulla diga “Liverovic´i” a Niksˇic´ e la diga “Grahovo” vicino Grahovo, potrebbero essere installate unità con una capacità di potenza di 125 kW, che fornirebbero annualmente ulteriori 500,000 kWh per unità. 74 IL QUADRO NORMATIVO L a l e g i s l a z i o n e m o n t e n e g r ina Nel settembre 1991, l’Assemblea del Montenegro ha promulgato la Dichiarazione sullo stato ecologico del Montenegro. Nel 1996 inoltre è stata promulgata la Legge sull’ambiente: questa legge fornisce le basi per l’implementazione delle politiche di salvaguardia dell’ambiente in accordo con i principi dello sviluppo sostenibile. Nel marzo 2001 il Governo della Repubblica di Montenegro ha adottato lo Studio intitolato “Sviluppo del Montenegro - Stato ecologico”, quale documento di sviluppo a lungo termine di importanza strategica. Lo Studio definisce obiettivi base tra i quali l’armonizzazione della normativa sulla salvaguardia dell’ambiente con gli standard europei (controllo dell’inquinamento, monitoraggio regolare, preservazione della biodiversità). La legislazione montenegrina rilevante in materia di acque si compone oggi di tre atti: - Legge sull’impatto ambientale della costruzione, riabilitazione e altre opere (con conseguente decreto sul contenuto dell’elaborazione sull’impatto ambientale). - Legge sulla classificazione delle acque: definisce le categorie di acque di superficie e sotterranee. Le categorie di acque che in seguito a un determinato trattamento possono essere considerate idonee all’uso umano sono tre: A1, A2 e A3 (categorie definite sulla base dei trattamenti richiesti). Le acque utilizzate per la piscicoltura sono suddivise in tre categorie (S, Sˇ, C). Infine le acque per la balneazione sono suddivise in 2 categorie (I e II). - Leggi sulla qualità delle acque reflue: fornisce le linee guida ed i parametri concessi con riferimento alla presenza di componenti chimici e organici. 75 L a l e g i s l a z i o n e e u r opea L’azione comunitaria in materia di acque - La Direttiva quadro 2000/60 La Direttiva 2000/60 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 ha come obiettivo quello di fissare un quadro comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, che: • assicuri la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento; • agevoli l’utilizzo idrico sostenibile; • protegga l’ambiente; • migliori le condizioni degli ecosistemi acquatici; • mitighi gli effetti delle inondazioni e della siccità. La Direttiva è stata poi modificata dalla decisione n. 2455/2001/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del novembre 2001. Ai fini dell’applicazione della Direttiva, gli Stati membri individuano tutti i bacini idrografici presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici. Un bacino idrografico che si estende sul territorio di più Stati membri è da assegnare a un distretto idrografico internazionale. Per i singoli distretti idrografici è designata un’autorità competente. Entro quattro anni dall’entrata in vigore della direttiva gli Stati membri provvedono affinché, per ciascun distretto idrografico, siano effettuati le analisi delle caratteristiche del distretto, l’esame dell’impatto delle attività umane sulle acque, l’analisi economica dell’utilizzo idrico e si compili un registro delle aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale. Deve essere individuata l’ubicazione dei punti del corpo idrico sotterraneo usati per l’estrazione di acque destinate al consumo umano che forniscono più di 10 m3 al giorno o servono più di 50 persone. Entro nove anni dall’entrata in vigore della Direttiva, per ciascun distretto idrografico, devono essere predisposti un piano di gestione e un programma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi di settore. Le misure previste nel piano di gestione del distretto idrografico sono destinate a: • prevenire il deterioramento, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque superficiali, ottenere un buon stato chimico ed ecologico di esse e ridurre l’inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose; 76 • proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotterranee, prevenirne l’inquinamento e il deterioramento e garantire l’equilibrio fra l’estrazione e il rinnovo; • preservare le zone protette. Tali obiettivi devono essere conseguiti entro quindici anni dall’entrata in vigore della Direttiva, data che può essere però rinviata o resa meno vincolante, fermo restando il rispetto delle condizioni stabilite dalla direttiva stessa. Gli Stati membri incoraggiano la partecipazione attiva di tutti gli interessati all’attuazione della Direttiva 2000/60, segnatamente per quanto concerne i piani di gestione dei distretti idrografici. Un temporaneo deterioramento delle masse idriche non costituisce infrazione alla Direttiva se è dovuta a circostanze eccezionali e non prevedibili, provocate da un incidente, una causa naturale o un caso di forza maggiore. Inoltre con decorrenza dal 2010 gli Stati membri devono provvedere affinché le politiche dei prezzi dell’acqua incentivino gli utenti a usare le risorse idriche in modo efficiente e affinché i vari comparti dell’economia diano un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici, compresi quelli per l’ambiente e le risorse. La Commissione presenta un elenco degli inquinanti, selezionati fra quelli che presentano un rischio significativo per l’ambiente acquatico o trasmissibile tramite esso. Presenta inoltre misure intese a mantenere sotto controllo tali sostanze e norme di qualità relative alla concentrazione di esse. Nel 2003, la Commissione ha pubblicato una proposta contenente provvedimenti specifici intesi a prevenire e controllare l’inquinamento delle acque sotterranee. Per procedura, entro dodici anni dalla data dell’entrata in vigore della Direttiva, e successivamente ogni sei anni, la Commissione deve fornire una relazione sull’attuazione della stessa. La Commissione convoca, quando opportuno, una conferenza cui partecipano le parti interessate alla politica comunitaria in materia di acque, alla quale partecipano gli Stati membri, i rappresentanti delle autorità competenti, del Parlamento europeo, delle Ong, delle parti sociali e dei soggetti economici, delle associazioni di consumatori, del mondo accademico e altri esperti. La Direttiva prevede che gli Stati membri stabiliscano sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive in caso di infrazione alle disposizioni di essa. Sette anni dopo l’entrata in vigore della Direttiva sono abrogate le vecchie 77 e seguenti Direttive 75/440/CEE; Direttiva 77/795/CEE; 79/869/CEE. Tredici anni dopo l’entrata in vigore della Direttiva sono abrogati i seguenti atti: Direttiva 78/659/CEE; 79/923/CEE; 80/68/CEE; 76/464/CEE, eccezion fatta per l’articolo 6, che è abrogato con decorrenza dalla data di entrata in vigore della presente direttiva. La Commissione segnala che la relazione che pubblicherà a norma dell’articolo 17, paragrafo 3 della Direttiva, conterrà un’analisi del rapporto costi-benefici. Le norme qualitative per le acque potabili - La Direttiva 98/83/CE Con la Direttiva 98/83/CE del Consiglio europeo del 3 novembre 1998 l’Unione Europea definisce le norme qualitative essenziali cui devono soddisfare le acque destinate al consumo umano. La Direttiva intende proteggere la salute delle persone, stabilendo, per le acque potabili del Comune, i requisiti di salubrità e pulizia. Si applica a tutte le acque destinate al consumo umano, salvo le acque minerali naturali e le acque medicinali. Gli Stati membri vigilano affinché l’acqua potabile: • non contenga una concentrazione di microrganismi, parassiti o altre sostanze che rappresentino un potenziale pericolo per la salute umana; • soddisfi i requisiti minimi (parametri microbiologici, chimici e relativi alla radioattività) stabiliti dalla Direttiva. Gli Stati membri stabiliscono valori parametrici che corrispondano almeno ai valori stabiliti dalla Direttiva e prendono tutte le altre misure necessarie a garantire la salubrità e la pulizia delle acque destinate al consumo umano. Quanto ai parametri che non figurano nella direttiva, gli Stati membri devono fissare valori limite, se necessario, per la tutela della salute. La Direttiva impone agli Stati membri l’obbligo di effettuare un controllo regolare delle acque destinate al consumo umano, rispettando i metodi di analisi specificati nella direttiva o utilizzando metodi equivalenti. A tal fine, essi determinano i punti di prelievo dei campioni ed istituiscono opportuni programmi di controllo. In caso di inosservanza dei valori di parametro, lo Stato membro interessato provvede affinché vengano tempestivamente adottati i provvedimenti correttivi necessari per ripristinare la qualità delle acque. 78 Indipendentemente dal rispetto o meno dei valori di parametro, gli Stati membri provvedono affinché la fornitura di acque destinate al consumo umano, che rappresentano un potenziale pericolo per la salute umana, sia vietata o ne sia limitato l’uso e prendono qualsiasi altro provvedimento necessario. I consumatori vengono informati di tali misure. • Regime di deroghe La Direttiva prevede che gli Stati membri possano stabilire deroghe ai valori di parametro fino al raggiungimento di un valore massimo, purché: la deroga non presenti un rischio per la salute umana; l’approvvigionamento delle acque potabili nella zona interessata non possa essere mantenuto con nessun altro mezzo congruo; la deroga abbia durata più breve possibile, non superiore a un periodo di tre anni (è prevista la possibilità di rinnovare la deroga per due periodi addizionali di tre anni). Le deroghe devono indicare particolareggiatamente i motivi che hanno indotto a concederle, salvo qualora lo Stato membro interessato ritenga che l’inosservanza del valore di parametro sia trascurabile e che un’azione correttiva possa risolverla tempestivamente. Le deroghe non si applicano alle acque messe in vendita in bottiglie o in contenitori. Lo Stato membro che si avvale di una deroga provvede affinché ne sia informata: la popolazione interessata; la Commissione, entro un termine di due mesi, se la deroga riguarda una singola fornitura d’acqua superiore a 1000 m3 al giorno in media o l’approvvigionamento di 5.000 o più persone. I materiali utilizzati per i nuovi impianti per la preparazione o la distribuzione dell’acqua potabile non possono essere presenti nelle acque in concentrazioni superiori a quelle strettamente necessarie. Con periodicità almeno quinquennale, la Commissione sottopone a revisione i parametri stabiliti dalla direttiva alla luce del progresso scientifico e tecnico. A tal fine è assistita da un comitato composto da rappresentanti degli Stati membri. Con periodicità almeno triennale gli Stati membri pubblicano una relazione sulla qualità dell’acqua potabile, destinata ai consumatori. Su base di tale relazione, la Commissione elabora ogni tre anni una relazione di sintesi sulla qualità delle acque destinate al consumo umano nella Comunità. 79 Entro cinque anni, gli Stati membri adottano le disposizioni necessarie affinché la qualità delle acque destinate al consumo umano sia conforme alle disposizioni della direttiva. In casi eccezionali, tale termine può essere prorogato di tre anni al massimo. La normativa 98/83/CE abroga la direttiva 80/778/CEE. Le acque di balneazione – Le Direttive 76/160/CEE e 2006/7/CEE Fino al 2014, quando entrerà in vigore la Direttiva 2006/7/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 febbraio 2006 relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione, la qualità delle acque di balneazione è regolata dalla Direttiva 76/160/CEE del Consiglio europeo dell’8 dicembre 1975. Con tali atti, l’Unione Europea stabilisce norme per la sorveglianza, la valutazione e la gestione della qualità delle acque di balneazione, nonché per la trasmissione di informazioni sulla qualità di tali acque. L’obiettivo dell’Unione Europea è duplice: da un lato ridurre e prevenire l’inquinamento delle acque di balneazione, dall’altro informare gli europei sul grado di inquinamento. • La Direttiva 76/160/CEE La Direttiva 76/160/CEE riguarda la qualità delle acque di balneazione, ad eccezione delle acque destinate a usi terapeutici e delle acque di piscina. Fissa i criteri minimi di qualità cui devono rispondere le acque di balneazione: i parametri fisico-chimici e microbiologici; i valori limite tassativi e i valori indicativi di questi parametri; la frequenza minima di campionatura e il metodo di analisi o di ispezione di tali acque. Gli Stati membri fissano i valori che intendono applicare alle acque di balneazione nell’ambito degli orientamenti della direttiva 76/160/CEE. Gli Stati membri possono fissare requisiti più severi di quelli previsti dalla direttiva. Quando quest’ultima non prevede valori per taluni parametri, gli Stati membri non hanno alcun obbligo di determinarli. Le acque di balneazione sono, in talune condizioni, ritenute conformi ai valori dei parametri anche se una certa percentuale dei campioni, prelevati durante il periodo balneare, non rispettano i valori limite. Sono possibili deroghe alle disposizioni della Direttiva 76/160/CEE, a condizione che rispettino l’obiettivo di tutela della salute pubblica. È 80 istituita una procedura di adeguamento al progresso tecnico dei metodi di analisi e dei valori parametrici tassativi ed indicativi. La Commissione presenta una relazione annuale di sintesi sull’attuazione della Direttiva. Tale relazione è redatta in base ad un questionario o ad uno schema elaborato dalla Commissione secondo la procedura prevista dalla direttiva 91/692/CEE. La Direttiva 76/160/CEE sarà abrogata dalla Direttiva 2006/7/CE a decorrere dal 31 dicembre 2014. • La Direttiva 2006/7/CE Questa Direttiva sostituirà la vecchia Direttiva 76/160/CEE quando sarà recepita dagli Stati membri. Dovrà essere attuata entro l’inizio del 2008. La revisione della legislazione sulle acque di balneazione ha inteso garantire la coerenza con il sesto programma d’azione per l’ambiente, con la strategia a favore dello sviluppo sostenibile e con la direttiva quadro sulle acque. Altro obiettivo è stato quello di semplificare le procedure in considerazione degli sviluppi scientifici e migliorare i processi partecipativi delle parti interessate e l’informazione fornita al pubblico. Le acque interessate sono le acque di superficie che possono essere luoghi di balneazione, ad eccezione delle piscine e delle terme, delle acque confinate soggette a trattamento o utilizzate a fini terapeutici, nonché delle acque confinate separate artificialmente dalle acque superficiali o sotterranee. La Direttiva fissa due parametri di analisi (enterococchi intestinali ed escherischia coli) al posto dei 19 della Direttiva precedente. Questi parametri serviranno per sorvegliare, valutare e classificare la qualità delle acque di balneazione identificate. Possono essere eventualmente presi in considerazione altri parametri, come la presenza di cianobatteri o di microalghe. Gli Stati membri devono garantire la sorveglianza delle acque di balneazione. Ogni anno, devono determinare la durata della stagione balneare e stabilire un calendario di sorveglianza delle acque, il quale deve prevedere il prelievo di almeno quattro campioni per stagione (tranne in caso di stagione molto breve o di particolari impedimenti di tipo geografico). L’intervallo tra ciascun prelievo non deve essere superiore a un mese. In caso di inquinamento temporaneo, deve essere prelevato un campione per confermare l’evento, ma dovrà essere scartato dai campioni previsti dal calendario. In tal caso, deve essere prelevato un campione 81 supplementare dopo la fine dell’inquinamento per sostituire quello che è stato scartato. Gli Stati membri devono effettuare una valutazione delle acque di balneazione alla fine di ogni stagione, in linea di massima in base alle informazioni raccolte nel corso della stagione stessa e delle tre precedenti. La valutazione può riguardare una durata più breve in alcuni casi, in particolare se le acque di balneazione sono di nuova individuazione o se recentemente si sono verificate modifiche tali da poter modificare la qualità dell’acqua. In seguito alla valutazione le acque sono classificate, conformemente ad alcuni criteri specifici, in quattro livelli di qualità: • scarsa; • sufficiente; • buona; • eccellente. La categoria «sufficiente» è la soglia minima di qualità a cui devono giungere tutti gli Stati membri entro la fine della stagione 2015. Quando l’acqua viene classificata «scarsa», gli Stati membri devono prendere alcune misure di gestione, in particolare il divieto di balneazione o un avviso che la sconsiglia, devono informare il pubblico e prendere le misure correttive adeguate. Gli Stati membri devono inoltre stabilire il profilo delle acque di balneazione, indicando in particolare una descrizione della zona interessata, le eventuali cause di inquinamento e l’ubicazione dei punti di monitoraggio delle acque. Il profilo deve essere predisposto per la prima volta entro l’inizio del 2011 e può essere riesaminato in caso di modifica in grado di influire sulle acque. Le informazioni relative alla classificazione, alla descrizione delle acque di balneazione e al loro eventuale inquinamento devono essere messe a disposizione del pubblico in modo facilmente accessibile e in prossimità della zona interessata, grazie ai mezzi di comunicazione adeguati, compreso Internet. In particolare, gli avvisi di divieto o che sconsigliano la balneazione devono essere rapidamente e facilmente identificabili. La Commissione pubblica una relazione di sintesi annuale sulla qualità delle acque di balneazione, basata sulle relazioni che gli Stati membri devono trasmetterle prima dell’inizio di ogni stagione balneare. Nel 2008 pubblicherà inoltre una relazione comprendente uno studio sui virus e sui progressi scientifici pertinenti in materia di valutazione delle acque. Un riesame della Direttiva è previsto nel 2020. 82 Trattamento delle acque reflue urbane - La Direttiva 91/271/CE La Direttiva 91/271/CE, del Consiglio europeo del 21 maggio 1991 regola la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane nonché il trattamento e gli scarichi delle acque provenienti da alcuni impianti industriali. Il suo scopo è proteggere l’ambiente da tutti i deterioramenti dovuti allo smaltimento di queste acque. Gli scarichi di acque reflue urbane costituiscono, per importanza, la seconda fonte d’inquinamento delle masse d’acqua nella forma dell’eutrofizzazione. La Direttiva 91/271/CE mira appunto ad armonizzare a livello comunitario le misure relative al trattamento di tali acque. Le acque di scarichi industriali che vengono riversate nei sistemi di raccolta e i fanghi provenienti da impianti di trattamento delle acque urbane sono soggetti a regolamentazioni e/o autorizzazioni specifiche rilasciate dalle autorità competenti. La Direttiva prevede delle esigenze specifiche per gli scarichi di acque industriali usate e biodegradabili che provengono da alcuni settori industriali e che non passano attraverso alcun impianto di trattamento delle acque reflue urbane prima di essere riversati nelle acque recipienti. Gli Stati membri sono responsabili della sorveglianza degli scarichi provenienti dai depuratori e delle acque recipienti. Essi sorvegliano affinché ogni due anni le autorità nazionali competenti pubblichino un rapporto di valutazione da trasmettere alla Commissione europea. Gli Stati membri stabiliscono e presentano alla Commissione i programmi nazionali di messa in opera della Direttiva. Infine, si prevede un regime di deroghe temporanee. La Direttiva 98/15/CE mira a precisare le prescrizioni circa gli scarichi provenienti da impianti di depurazione delle acque reflue urbane, con lo scopo di interrompere le differenti interpretazioni degli Stati membri. A n a l i s i c o m p a r a t i v a d e l l a l e g i s l a z i o n e e u r o p e a e m o n t e n e g r ina Sono stati confrontati gli standard nazionali in materia di scarico di acque reflue nel sistema fognario e in ricettori naturali (Norma 10/97), e per le acque di superficie le linee guida enunciate nelle norme 14/96, 19/96, 15/97 con la direttiva UE 91/271/EEC. 83 Le conclusioni che emergono dal confronto sono le seguenti: - gli standard nazionali per la domanda di ossigeno biochimico sono meno stringenti di quelli europei (25 mg/l contro 30 mg/l); - la differenza tra i valori per la domanda di ossigeno chimico è significativa, considerando che la soglia europea si attesta a 125 mg/l contro i 45 mg/l di quella montenegrina. Gli standard nazionali sono troppo limitanti e devono essere modificati e parificati a quelli dell’Unione; - lo standard nazionale per il totale dei solidi in sospensione è anch’esso ridotto rispetto a quelli europei (20 mg/l contro 35 mg/l per > 10.000 abitanti e 60 mg/l per < 10.000 abitanti). Anche questo parametro deve essere modificato e parificato a quello europeo. Il valore del totale dei solidi sospesi è in linea generale più alto rispetto al valore corrispondente della domanda di ossigeno biochimico; - il totale dei fosforidi è troppo stringente (1 mg/l) e corrisponde allo standard europeo per lo scarico di vasti agglomerati (> 100.000 persone) in acque delicate. Gli standard europei per gli insediamenti con 10.000 < abitanti < 100.000, che scaricano in acque sensibili è pari a 2.0 mg/l. Gli standard europei si applicano per gli scarichi in acque delicate e in aggiunta è permesso un minimo di riduzione di fosforo pari all’80% quale alternativa allo standard è permesso. Lo standard nazionale è troppo limitante per quanto riguarda lo scari- 84 co in acque normali. Non è ancora stata portata a termine la designazione di ricettori sensibili in Montenegro; - i risultati riguardo al nitrogeno sono simili. Benché non esista uno standard nazionale per il nitrogeno totale, gli standard per NO3 e NO2 di 40 mg/l e 0,5 mg/l corrispondono a meno di 10 mg/l totali. Ciò è in linea con gli standard europei per i vasti agglomerati ( > 100.000) che scaricano in acque sensibili; per gli insediamenti minori (10.000< abitanti < 100.000) il limite pertinente è meno stringente ( 15 mg/l). a) S t a n d a r d p e r g l i e f f l u e n t i s c a r i c a t i i n r e c e t t o r i n a t u r a l i Gli standard montenegrini sono più stringenti di quelli europei per quanto riguarda il consumo chimico di ossigeno, dei solforidi e dei solidi sospesi. Le leggi montenegrine definiscono gli standard per le acque reflue scaricabili nei sistemi fognari pubblici. Nella Direttiva UE tali standard non sono definiti: è sottolineato solo il fatto che le acque reflue industriali devono sottostare a un preciso trattamento prima di essere scaricate. b) Standard qualitativi di alcune classi di acque di super ficie Per l’acqua per piscicoltura e per le acque di balneazione gli standard sono simili. Per la fornitura d’acqua la normativa montenegrina è più stringente per quanto riguarda i nitrati e i solfati. Va da sè che l’avvicinamento del Montenegro all’Unione Europea comporterà nuove esigenze di modificazione della normativa nazionale ed una revisione, in alcuni punti anche abbastanza significativa, delle leggi montenegrine. 85 STRUMENTI SOVRANAZIONALI L a c o o p e r a z i o n e i n t e r n a z i o n a l e i n Mo n t e n e g r o Con l’indipendenza, il Montenegro ha cominciato a cercare un ruolo più deciso anche negli anbiti della Cooperazione internazionale. Memorandum d’intesa bilaterali sono stati firmati con molti paesi (Albania, Polonia, Macedonia, Italia) o stanno per essere firmati (Repubblica Ceca, Slovenia). Il Montenegro è attivo in numerose iniziative regionali, come il Programma di Ricostruzione Ambientale Regionale (REReP), la Central European Initiative, e l’iniziativa Adriatico-Ionica. Inoltre, il Montenegro ha instaurato rapporti di cooperazione multilaterale con organizzazioni internazionali come UNDP, UNEP, OSCE, MA ed è membro del GEF (Banca Mondiale). Naturalmente il Paese dovrebbe ereditare le intese esistenti all’epoca in cui era parte della federazione Serbia/Montenegro. L’Unione Europea Gli effetti della cooperazione tra UE e Montenegro sono da correlarsi agli accordi c.d. di Stabilizzazione e Associazione, al programma di assistenza CARDS – (Community Assistance for Reconstruction, Development and Stabilisation) ed al relativo Country Strategy Paper (CSP). Il National Indicative Programme (NIP) annesso al CSP definisce gli interventi più in dettaglio, mettendo in evidenza gli obbiettivi di programma, i risultati attesi e le condizioni nelle aree prioritarie della cooperazione. L’ Agenzia Europea per la Ricostr uzione L’Agenzia Europea per la Ricostruzione gestisce i principali programmi di assistenza dell’UE in Montenegro, Serbia, Kosovo e nell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. I principali obiettivi di questi programmi di assistenza riguardano il supporto, anche finanziario, per necessità: • good governance e institutional building 86 • lo sviluppo di un’economia di mercato attraverso l’investimento in infrastrutture e ambiente • sviluppo sociale e rafforzamento della società civile. La Banca Europea per gli Investimenti La BEI rappresenta il braccio finanziario dell’Unione Europea. Gli azionisti della banca sono tutti i paesi membri dell’UE e di conseguenza il Consiglio dei Direttori è formato da tutti i Ministri delle Finanze. Generalmente, la BEI può fare prestiti a medio/lungo termine non eccedenti 50% del valore dei progetti d’investimento. I beneficiari possono essere autorità locali, pubbliche istituzioni e settore privato, come anche piccole e medie imprese attraverso i “Prestiti Globali”. La banca fonda le sue attività sul capitale di mercato. La BEI fornisce differenti strumenti finanziari per soddisfare i bisogni dei suoi clienti. Ci sono due principali tipi di strumenti creditizi che essa può garantire, relativi alla misura ed al tipo di operazione: prestiti d’investimento per un ammontare superiore ai 12,5 milioni di euro. Non c’è nessun limite in termini assoluti sull’ammontare massimo. Per i progetti infrastrutturali il periodo di maturità è di 15 anni o più. Essi possono essere pagati in una sola valuta o in un misto di valute. Quando il beneficiario o il garante è lo Stato non sono necessarie misure di sicurezza ulteriore; in caso opposto c’è la necessità di garanzie da banche che siano valutate come minimo con il rating AA. In principio, i tassi d’interesse possono essere fissi o rivedibili in un certo periodo di tempo (dai 4 ai 10 anni). Global Loans da 20 000 EUR a 12,5 miloni di euro Lo strumento Global Loan è pensato per progetti più piccoli. La BEI fa prestiti per progetti piccoli e medi in partnership con banche locali che hanno il mandato per aprire una linea di finanziamento per i progetti selezionati dalla BEI. Questo strumento è disponibile per le Piccole e Medie Imprese e per i progetti infrastrutturali promossi dalle municipalità (i beneficiari che hanno meno di 75 milioni di euro di asset produttivi e massimo 500 dipendenti). 87 La BEI ha iniziato ad operare nei Balcani occidentali circa 30 anni fa e segue il già citato processo di Stabilizzazione ed Associazione supportando principalmente progetti per la ricostruzione. Essa si concentra soprattutto sulle infrastrutture regionali, la modernizzazione del settore finanziario e lo sviluppo delle imprese private. La Banca Europea per la Ricostr uzione e lo Sviluppo La BERS è il maggiore investitore nell’Europa Centro-Orientale. La banca opera attraverso il suo ufficio centrale a Londra e 30 uffici locali. La BERS sta finanziando progetti nel settore privato, privatizzazioni e ristrutturazioni d’imprese. Inoltre la Banca supporta progetti di infrastrutture e servizi municipali. Il suo coinvolgimento in termini di finanziamento varia dai 5 ai 250 Milioni di Euro. Ad oggi la BERS ha finanziato almeno 45 progetti sulla gestione delle acquesia per il miglioramento delle performance che per facilitare processi di privatizzazione. Garantisce, normalmente, crediti per un ammontare massimo del 35% del totale dei costi, ma impone un impegno di capitale di rischio ai promotori altresì sostanzioso. I tassi d’interesse della BERS derivano dai tassi correnti del mercato, ma sono più competitivi: la Banca non offre prestiti agevolati o doni. L a B anca Mo n d i a l e La strategia generale della Banca Mondiale, che opera attraverso cinque agenzie specializzate, è volta alla riduzione della povertà ed alla realizzazione di iniziative “sostenibili”. In linea di principio, i progetti finanziati dalla Banca Mondiale derivano dalle Country Assistance Strategy (elaborate per ogni paese assistito) e sono identificati in accordo con il governo locale durante le missioni dei rappresentanti della Banca ogni due anni. L a C o o p e r a z i o n e It a l i a n a Gli strumenti a disposizione sono: • l a l e g g e 8 4 d e l 2 1 m a r z o 2001 Disciplina le forme di partecipazione italiana al processo di stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo dei Paesi dell’area balcanica; anche al fine 88 di coordinare gli interventi nazionali con le iniziative assunte in sede comunitaria e multilaterale dall’Italia. Le tipologie di intervento previste si dividono in quattro categorie: * Cooperazione allo Sviluppo, sotto la responsabilità del Ministero Affari Esteri: formazione, assistenza crediti, crediti d’aiuto e sicurezza; * Promozione e assistenza alle imprese, di competenza del Ministero per le Attività Produttive: informazione e comunicazione, assistenza tecnica, formazione, partecipazioni societarie e finanziamenti agevolati; * Cooperazione decentrata, affidata a Regioni ed Enti locali: formazione, assistenza tecnica e altre aree di interesse nazionale; * Interventi di particolare interesse nazionale. I soggetti attuatori della Legge 84/01, così come previsti dall’art.5 comma 2, sono: • ICE • SIMEST • FINEST • INFORMEST • UNIONCAMERE • FDL SERVIZI In particolare, ICE, Informest ed FDL Servizi sono destinatarie di fondi per la promozione e l’assistenza alle imprese. La S i m e s t La Simest è la finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero; è una società per azioni controllata dal Governo Italiano per il 76% del pacchetto azionario ed una restante presenza azionaria privata (banche, associazioni imprenditoriali e di categoria). La SIMEST è stata creata per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane ed assistere gli imprenditori nelle loro attività all’estero. Per gli investimenti all’estero sottoscrive fino al 25% del capitale delle società estere partecipate da imprese italiane per un periodo massimo di otto anni, entro il quale SIMEST dovrà procedere alla cessione delle sue quote ai valori di mercato. 89 Tale limite è elevato al 49% per gli investimenti all’estero che riguardino attività aggiuntive delle imprese, derivanti da acquisizioni di imprese, joint-venture o altro e che garantiscano il mantenimento delle capacità produttive interne. La Simest agevola il finanziamento di quote sottoscritte dal partner italiano in società o imprese all’estero e gestisce fondi di Venture Capital, una delle innovazioni più importanti attivate negli ultimi anni per assistere gli investimenti italiane in aree strategicamente rilevanti. Per quanto riguarda gli scambi commerciali, la Simest agevola crediti all’esportazione, finanzia studi di prefattibilità, fattibilità e programmi di assistenza tecnica, finanzia programmi di penetrazione commerciale e finanzia spese di partecipazione a gare internazionali. Essa inoltre fornisce servizi di assistenza e consulenza per tutte le fasi dell’avvio e della realizzazione di investimenti all’estero. 91 BIBLIOGRAFIA Annual Reports 2001, 2002 and 2003 – ICPDR Assessment of the Management of Shared Lake Basins in Southeastern Europe – 2006 – Faloutsos D., Constantianos V., Scoullos M Availability and exploitability of hydro potential of small water flows for construction of small hydro power plants – Professor Radomir Zivaljevic´ Business Guide Montenegro – Informest Chamber of Commerce of the Republic of Montenegro Decentralized water supply, distribution and sewage management systems in Serbia-Montenegro and Albania – 2005 – ARÖW Business and Consultants Network Economic Policy Of Montenegro For The Year – 2004 – Montenegro Republic Secretariat For Development Environmental Performance Review Chapter 5 Management of Water Resources in Serbia and Montenegro – 2001 – UN Economic Commission for Europe Feasibility Study and environmental impact assessment for the Niksˇic´ wastewater project – 2006 Eurostat- Statistical Office of the European Communities Major Food and Agricultural Commodities and Producers – FAO Statistics Division Monstat, Ufficio Statistico del Montenegro. 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