montenegro pubblicazione

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INDICE
PREFAZIONE
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PREMESSA
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LA REPUBBLICA DEL MONTENEGRO
* DATI MACRO ECONOMICI
• UNO STATO INDIPENDENTE MEMBRO DELL’ONU
• INDICATORI SOCIALI E STRUTTURA ISTITUZIONALE
• DATI GEOPOLITICI
• LE RISORSE IDRICHE
• LE OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO
• ECONOMIA E FINANZA
• I VANTAGGI PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
IL SETTORE IDRICO ED I CONNESSI INVESTIMENTI PER INFRASTRUTTURE
* FINALITÀ ED ESTENSIONE DI QUESTA SEZIONE
* TERRITORI INTERNI
• DINAMICHE DELLA POPOLAZIONE
• USO DOMESTICO
• USO INDUSTRIALE
• USO DIREZIONALE E COMMERCIALE
• LA RETE FOGNARIA ESISTENTE
• ACQUE REFLUE INDUSTRIALI
• SETTORE ZOOTECNICO ED INQUINAMENTO DELLE ACQUE SOTTERRANEE
• I PROGETTI FUTURI DI ADEGUAMENTO DELLA RETE FOGNARIA
* AREA COSTIERA
• IL SISTEMA FOGNARIO NELL’AREA COSTIERA
• LE STAZIONI DI POMPAGGIO
• I CANALI DI SCARICO
• LE ATTIVITÀ E IL CONSUMO IDRICO
• PROBLEMI RELATIVI AL SISTEMA FOGNARIO NELL’AREA COSTIERA
• RESTRIZIONI ALLA COSTRUZIONE DI INFRASTRUTTURE FOGNARIE
• TRATTAMENTO DEI FANGHI: USO E SMALTIMENTO
* I PROGETTI DI PODGORICA E NIKSIC
• PODGORICA
• OBIETTIVI DEL PROGETTO
• IL PIANO PER IL NUOVO IMPIANTO
• NIKSIC
• I PROGETTI NELL’AREA COSTIERA
* RIFERIMENTI PUBBLICI
• LE VENTUNO MUNICIPALITÀ
• ALTRE AZIENDE SPECIALIZZATE NEL SETTORE DEL TRATTAMENTO DELLE ACQUE
L’ENERGIA IDROELETTRICA IN MONTENEGRO
* LE RISORSE DISPONIBILI
• IMPIANTO DI “GLAVA ZETE”
• IMPIANTO DI “SLAP ZETE”
• IMPIANTO DI “RIJEKA MUSˇOVIC’A”
• IMPIANTO DI “SˇAVNIK”
• ALTRI IMPIANTI
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QUADRO NORMATIVO
* LA LEGISLAZIONE MENEGHINA
* LA LEGISLAZIONE EUROPEA
* LE NORME QUALITATIVE PER LE ACQUE POTABILI - LA DIRETTIVA 98/83/CE
• REGIME DI DEROGHE
* LE ACQUE DI BALNEAZIONE - LE DIRETTIVE 76/160/CEE E 2006/7/CEE
• LA DIRETTIVA 76/160/CEE
• LA DIRETTIVA 2006/7/CE
* TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE URBANE - LA DIRETTIVA 91/271/CE
* ANALISI COMPARATIVA DELLA LEGISLAZIONE EUROPEA E MONTENEGRINA
STRUMENTI SOVRANAZIONALI
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*
*
*
*
*
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LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE IN MONTENEGRO
L’UNIONE EUROPEA
L’AGENZIA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE
LA BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI
LA BANCA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO
LA BANCA MONDIALE
LA COOPERAZIONE ITALIANA
LA SIMEST
BIBLIOGRAFIA
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PREFAZIONE
UNA COLLANA DI STUDI PER LA CONOSCENZA
DEI MERCATI E DEI POPOLI
L’analisi sul settore delle Acque in Montenegro si inserisce all’interno di una collana di studi curata da Sviluppo Lazio S.p.A. per diffondere conoscenze, informazioni e dati economici di paesi strategicamente rilevanti nel processo di internazionalizzazione delle PMI del
Lazio.
Le pubblicazioni si collocano tra le attività che la Regione Lazio,
attraverso Sviluppo Lazio S.p.A., promuove in materia di politica di
internazionalizzazione industriale e commerciale delle aziende laziali,
con l’obiettivo di accrescerne la presenza sui mercati esteri ed aumentarne il grado di proiezione a livello internazionale.
Il successo delle imprese passa attraverso l’economia della conoscenza che permette di guardare “oltre” e di aprirsi ad altre realtà produttive ed a nuovi mercati. Gli interventi regionali puntano, infatti, a
sostenere la competitività ed a valorizzare le specializzazioni sul mercato mondiale, permettendo nel contempo alle imprese di rimanere
radicate sul territorio.
Della collana fanno parte:
Albania
Il mercato dell’energia, opportunità per le PMI del Lazio
Cina
ICT, analisi di settore su opportunità e prospettive di collaborazione
Cina
Ambiente, fabbisogno ed opportunità nello sviluppo economico
del Paese
Cina
Comprendere la Cina, suggerimenti pratici per avvicinarsi al mercato cinese
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I ndia
ICT, Agroindustria, Audiovisivo. Fattori di sviluppo ed elementi di
competitività del sistema economico indiano
Lituania
Fattori di sviluppo ed elementi di competitività del sistema economico lituano
Lituania
Il sistema di Comunicazione e la logistica in Lituania e nei paesi
baltici
Lituania
ICT, analisi di settore su opportunità e prospettive di collaborazione
Nautica
Lazio. Il settore della Nautica. Analisi e prospettive del sistema produttivo della cantieristica navale e della nautica da diporto
Romania
Il Paese ed i rapporti con il sistema Lazio
Romania
Aspetti normativi e legislativi
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PREMESSA
Questo documento, che rientra nelle strategie di Sviluppo Lazio
S.p.A. per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese della
Regione, si propone di esaminare le componenti fondamentali del
settore idrico montenegrino sia in relazione ad esigenze oggettive del
Paese, già riflesse in specifici programmi di investimento, che in funzione delle possibilità di business eventualmente offerte ad imprese
specializzate del Lazio. La sua elaborazione è stata quindi calibrata
attraverso la seguente scansione:
• valutazione del potenziale specialistico sopra richiamato, effettuata su base documentale e – nei limiti di reattività delle imprese sollecitate- attraverso interviste
dirette
• indagine sul Paese balcanico, composta focalizzando
prioritariamente ambiti di investimento coerenti con
gli esiti della suddetta valutazione (opere per il trattamento di effluenti civili ed industriali e sistemi per la
distribuzione di acque potabili), estendendo però l’osservazione al settore idroelettrico. Questo settore, infatti, pur appartenendo ad una “famiglia” di infrastrutture meglio allocabile nel comparto energetico che in
quello idrico, condivide con quest’ultimo l’utilizzo di
numerosi beni (pompe, valvole, tubi, raccordi, strumenti di misurazione e controllo)
• composizione di un quadro informativo organico
sulle principali variabili (organizzative, legali e finanziarie) che in Montenegro possono condizionare la
realizzazione di investimenti ad elevato impatto socioeconomico e/o la possibilità, per le imprese del Lazio,
di svolgere un’efficace azione promozionale e commerciale.
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Prima di affrontare le diverse sezioni del lavoro può forse essere
utile offrire qualche anticipazione sulle indicazioni che lo studio fa
emergere; in questo modo dovrebbe essere facilitata sia una valutazione complessiva del comparto che l’uso, anche solo parziale di
questo studio. Un’ipotesi, quest’ultima, che appare coerente sia con
i temi trattati, necessariamente differenziati, che con il ruolo anche
“manualistico” che Sviluppo Lazio intende riservare a questo documento.
Va innanzi tutto osservato che gli investimenti su cui occorre concentrare l’attenzione riguardano sia la creazione di nuove infrastrutture che interventi di modernizzazione; resi necessari, questi ultimi, dai
modesti livelli tecnologici inizialmente adottati, dalla senescenza delle
apparecchiature e/o o dalla loro inadeguata manutenzione. In ogni
caso, i beni presi in considerazione sono quasi sempre beni pubblici;
pertanto, salvo casi eccezionali, la realizzazione di lavori non avverrà a
trattativa privata ma dovrà essere oggetto di gare internazionali. Una
importante alternativa alle gare può essere rappresentata da eventuali
prospettive di ricorso a soluzioni di finanza strutturata, che costituiscono la base per la formulazione di strutture pubblico private o per
il trasferimento, in regimi concessori, dei beni oggetto di investimento. Infatti, anche se nell’immediato questa eventualità appare poco
praticabile, sia per la natura stessa degli interventi (l’acqua è un bene
“relativamente sociale”) che per la dimensione media delle imprese
laziali, occorre considerare che l’evoluzione del quadro competitivo
impone sempre più (anche in Montenegro appare ormai definitivamente avviato un periodo di riforme per attrarre capitali e management privati!) a chi fornisce impianti o frazioni significative di
impianti, di accettare una correlazione con i rischi che l’impiego della
sua fornitura sottende. In questa epoca, fra le tante ragioni che
dovrebbero spingere le piccole e medie imprese a coalizzarsi all’interno di sistemi di livello avanzato, cioè in grado di affrontare forniture
integrate, c’è proprio il nuovo rapporto con il “futuro” della fornitura, ovvero con i rischi fino a poco tempo fa ritenuti esclusivi dell’impresa/cliente.
Naturalmente esiste anche un parallelo segmento di domanda proveniente dall’industria privata (alimentare, chimica, agro-industriale,
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etc.) che utilizza l’acqua nei suoi processi di produzione: un segmento che ammette quindi, più normalmente, relazioni fornitore/cliente
meno elaborate o vincolanti. Si tratta però, come è facile immaginare
se si pesa la effettiva dimensione del Montenegro ed il suo modesto
grado di industrializzazione, di una opportunità piuttosto contenuta.
In sostanza, l’analisi condotta sembra caratterizzare una situazione
del settore idrico montenegrino così tratteggiabile:
• La qualità e la quantità delle risorse differiscono anche significativamente da zona a zona, malgrado in tutto il paese il potenziale idrico appaia, almeno sulla carta, più che adeguato al numero
ed alla distribuzione degli abitanti. Come anticipato c’è urgenza, praticamente in tutti gli agglomerati urbani, di importanti
investimenti per la creazione di nuove infrastrutture di distribuzione di risorse idriche e di trattamento di reflui civili ed industriali. Esiste altresì un diffuso fabbisogno di riorganizzazione,
modernizzazione ed adeguamento tecnologico di infrastrutture
esistenti. E’ evidente, infine, un vuoto di competenza tecnica
accompaganto da limiti di capacità gestionale.
• Quanto sopra non riflette soltanto logiche di sviluppo, ma
anche l’esistenza di “condizionamenti esogeni”, collegati alla
volontà del Montenegro di cominciare a traguardare obiettivi di
integrazione europea.
• Non tutte le necessità sopra rimarcate potranno però essere
soddisfatte in tempi contenuti, in quanto il sistema tariffario,
da solo, non è in grado di garantire i flussi di cassa necessari
di garantire fattori di redditività e ciò scoraggia i finanziamenti di natura commerciale. Per contro, il potenziale di ricorso
ad aiuti internazionali ed all’intervento di banche sovranazionali è per varie ragioni (non ultima, fra esse, la relativa “novità” costituita dal distacco del paese dalla Serbia) piuttosto
limitato.
• Una strategia di sistema, eventualmente adottata da imprese
della Regione Lazio (ma, quanto necessario, allargata ad altri
soggetti nazionali) dovrebbe opportunamente pesare, per essere
orientata verso opportunità che possono divenire concrete in
tempi ragionevoli:
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* La correlazione – a livello locale – tra le iniziative di spesa
per infrastrutture ed i piani di investimento rivolti ad altri
settori (soprattutto turismo).
* La reale possibilità di contestualizzare le offerte eventualmente sollecitate, per includere in esse soluzioni innovative coerenti con le specificità del territorio. Fra queste soluzioni potrebbero rientrare integrazioni tecnologiche idonee, per fare qualche esempio:
– a privilegiare interventi decentralizzati (specialmente nelle
aree rurali)
– al recupero delle acque piovane, la cui gestione non solo
rappresenta un oggettivo miglioramento dell’uso della ricchezza idrica, ma anche un contributo fondamentale al
contenimento di fenomeni alluvionali. In alcune aree del
Montenegro, infatti, questo problema esiste, visto che sono
stati registrati fenomeni di “run-off ” dimensionabili in 44
litri/sec per kmq, cioè circa sei volte la media europea
– al miglioramento della qualità delle acque “potabili” che
oggi, su quasi il 25% del territorio (paradossalmente anche
in aree rurali), non rispettano i limiti batteriologici accettabili
– a consentire l’utilizzo economico di risorse idriche a maggior valore aggiunto. Per fare un esempio pratico, in
Montenegro l’industria delle acque minerali difficilmente
potrà assumere dimensioni accettabili se prima non si
rimuovono i fenomeni di inquinamento oggi presenti nelle
falde. Fenomeni di cui la grande distribuzione alimentare,
che di fatto “governa” questo business, sembra essere ben al
corrente ed è per questo che si è finora dimostrata poco reattiva alle proposte di collaborazione avanzate dalla piccola
imprenditoria locale
– alla dissalazione dell’acqua su piccola scala. Ipotesi, questa,
resa opportuna non tanto da carenza quantitativa delle
fonti idriche quanto, almeno in alcune zone e come da
poco sostenuto, dall’inquinamento delle falde
– alla purificazione di acque grigie e nere con metodologie
biologiche e economiche e ben sperimentate, a vantaggio
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innanzi tutto di piccole unità alberghiere in riva al mare,
in zone non servite da reti fognarie. Contrariamente a
quanto si ritiene, in Montenegro non sono poche le acque
balneari in cui si registra la presenza di BOD, ammoniaca, fosfati, nitrati, fenoli, minerali pericolosi ed altri agenti patogeni in misura anche nettamente superiore agli standard ammissibili
– alla modernizzazione dei sistemi fognari, praticamente
inesistenti in aree riguardanti quasi metà della popolazione. E’ vero, in proposito, che gli investimenti per sistemi
fognari esulano dai limiti di batteria imposti a questo
lavoro; esiste tuttavia una relazione specifica, soprattutto
in aree urbane, tra il problema fognario e la qualità dell’acqua potabile erogata.
* L’evocata strategia di sistema può in ogni caso contare sull’esistenza di iniziative a decollo immediato, ovvero operazioni mature e con budget già in buona parte assicurato.
Si tratta principalmente dei sistemi di depurazione delle
città di Podgorica e Niksic.
Per affrontare con successo queste iniziative, cui sono dedicate specifiche sezioni di questo documento, andrebbero sperimentate subito
formule di collaborazione che ipotizzano offerte multidisciplinari
organicamente concepite e gestite; formule che impongono perciò
sforzi di adeguamento organizzativo anche rilevanti, l’integrazione
delle forniture di beni con offerta di trasferimento di know-how e la
disponibilità ad assumersi responsabilità di assistenza tecnica e di formazione.
Per le imprese laziali, che cercano oggi un respiro internazionale ma
in percentuale elevata scontano ancora numerosi vincoli strutturali e
culturali, questo piccolo mercato potrebbe però rappresentare l’occasione per un salto di qualità. Il Montenegro è infatti aperto all’offerta
internazionale, non adotta politiche particolarmente protettive (anche
perché l’industria locale, nel settore considerato, è pressoché inesistente), né pesanti strumenti doganali e tariffari; le sue limitate dimensioni attraggono però poco la concorrenza delle multinazionali e dei
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potenti cartelli che presidiano l’industria meccanica, chimica ed
ambientale nel mondo post industriale. Si apre, insomma, uno spazio
che oggi l’Italia, in generale, può proporsi di occupare lavorando
attraverso l’integrazione con risorse locali impegnandosi, laddove esse
non siano ancora adeguate, a qualificarle o addirittura a crearle. Serve
chiaramente un lavoro di squadra per attutire l’impatto organizzativo
(creazione di antenne, formazione di joint venture, adozione di strumenti di comunicazione sartorialmente definiti, etc), per potersi permettere il ricorso a figure specialistiche quasi sempre espresse da strutture consulenziali e costose, per gestire, infine, i rischi di esasperazione e di conflittualità che, come è intuitivo, queste situazioni comportano.
L’impegno in termini di filiera, che in fondo è una riconosciuta
chiave di modernizzazione per tutta l’industria italiana, fornisce le
risposte giuste imponendo, probabilmente, solo un sacrificio a
monte: la scelta di una leadership, sia essa rappresentata da una struttura maggiore che appartiene alla filiera stessa, che da un soggetto istituzionalmente tentato dallo schema in questione.
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LA REPUBBLICA DEL MONTENEGRO
DATI MACRO ECONOMICI
Uno Stato indipendente membro dell’ONU
La Repubblica del Montenegro è un piccolo Stato dei Balcani, che si
affaccia sul Mar Adriatico. Confina con Serbia, Albania, Croazia e
Bosnia e Erzegovina.
Il 3 giugno 2006, a seguito del referendum del 21 maggio, il
Parlamento del Montenegro ha dichiarato l’indipendenza, ratificata il
giorno successivo da un analogo atto da parte della Serbia. Fino ad allora la Repubblica del Montenegro era stata unita alla Repubblica di Serbia
con il nome di Serbia e Montenegro.
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Il 22 giugno 2006 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha avallato
all’unanimità la richiesta di adesione presentata dal Governo montenegrino e il 28 giugno successivo, con apposita risoluzione dell’Assemblea
Generale, ha accolto ufficialmente il Montenegro in seno al consesso
mondiale delle Nazioni Unite come il suo 192° membro effettivo.
Nel gennaio 2007 il Montenegro è entrato a far parte del Fondo
Monetario Internazionale. Ora il Paese si propone con decisione verso
l’integrazione nell’Unione Europea.
In d i c a t o r i s o c i a l i e s t r u t t u r a i s t i t u z i o n a l e
Popolazione
Capitale
Superficie
Moneta
Lingua
670.000
Podgorica (139.000 ab.)
13.938 Km2
Euro
Montenegrino e albanese nel Sud del Paese. L’inglese è
molto diffuso; abbastanza diffusa la conoscenza dell’italiano.
Ortodossa e mussulmana
Repubblica (unicamerale)
Filip Vujanovic; elezione diretta e mandato quinquennale,
rieleggibile per un secondo mandato
Zeljko Sturanovic
Religione
Ordinamento statale
Capo di Stato
(Presidente)
Primo Ministro
(Capo del Governo)
Divisione amministrativa 21 municipalità (Andrijevia, Bar, Berane, Bijelo Polje,
Budva, Cetinje, Danilovgrad, Herceg Novi, Kolasin,
Kotor, Mojkovac, Niksic, Plav, Pluzine, Pljevlja,
Podgorica, Rozaje, Savnik, Tivat, Ulcinj, Zabljak)
Costituzione:
Approvata nel 1992, attualmente è in discussione il
nuovo testo Costituzionale
Più del 74% dei montenegrini sono cristiani ortodossi. I 110.000
musulmani costituiscono il 17,74% della popolazione e sono divisi in
due etnie principali: albanesi e musulmani slavi (Bosˇnjaci, cioè bosgnacchi oppure Muslimani). Gli albanesi parlano la loro lingua (circa il 15%)
e vivono maggiormente nel sud-est, specialmente a Dulcigno. I bosniaci si concentrano maggiormente nel nord-est. Sono infine presenti delle
enclavi di dalmati o croati cattolici, che abitano soprattutto lungo le
coste, per lo più intorno alle Bocche di Cattaro, nonché di zingari:
soprattutto Rom e Sinti.
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Dati geopolitici
Il Montenegro è una regione montuosa costituita da alte montagne
lungo i confini con il Kosovo e l’Albania, da un segmento del Carso
situato ad ovest della penisola balcanica e da una stretta costa pianeggiante di solo 4 Km. La pianura si ferma a nord, dove i fiumi di Lovcen
e Orjen confluiscono nelle bocche di Cattaro.
La vasta regione del Carso montenegrino è situata ad una altitudine
media di 1.000 metri sopra il livello del mare, raggiungendo sul monte
Orjen, il più alto massiccio della catena, i 1.894 metri. Il punto più
basso della regione carsica è la valle del fiume Zeta, situata a circa 500
m. sul livello del mare.
Le montagne del Montenegro sono tra i più aspri territori europei, e
si elevano in media a più di 2.000 metri. Una delle cime più famose è il
Bobotov Kuk appartenente alla catena del Durmitor, che raggiunge l’altezza di 2.522 metri.
Le risorse Idriche
• Il fiume Tara nasce dalla catena montuosa nella parte settentrionale del paese e scorre per una lunghezza di 140 km. Si unisce al
fiume Piva e insieme formano il fiume Drina, uno dei fiumi più
lunghi e più ricchi d’acqua dei Balcani.
• L’IIbar è un fiume che scorre a sud, in Serbia e Montenegro, per un
totale di poco meno di 276 km; nasce nelle montagne di Mokra
Planina nel Montenegro orientale e scorre verso est, attraversando
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il Kosovo, prima di dirigersi a nord per confluire nella Zapadna
Morava in Serbia.
• Il Lin è un fiume lungo 220 km, è il maggiore affluente del fiume
Drina ed il fiume principale del Sangiaccato.
• Il lago di Scutari è il più grande lago della penisola balcanica ed è
così chiamato in quanto all’estremo sud-orientale si trova la città di
Scutari. Il lago è situato al confine fra l’Albania ( cui appartengono circa i 2/3 della sua superficie) ed il Montenegro; la distanza che
lo separa dal Mar Adriatico è di circa 20 km. Il lago occupa una
depressione carsica e ha un livello di profondità assai variabile (dai
6 ai 60 m con una media di 44 m.); anche la superficie complessiva cambia a seconda del ciclo stagionale, a causa dell’apporto delle
fonti sotterranee di alimentazione). La superficie è stimata tra i 370
e 450 km2. Immissario è il fiume Moracˇa, emissario il Boiana.
Le oppor t u n i t à d i s v i l u p p o
Situato in una posizione strategica rispetto all’intera area balcanica e la
Regione Puglia, la Repubblica del Montenegro offre grandi opportunità
di sviluppo dei rapporti economici soprattutto per le piccole e medie
imprese italiane.
L’economia del Montenegro è in forte crescita, grazie ad una serie di
fattori positivi quali la stabilità delle politiche macroeconomiche, i diritti di proprietà garantiti, la valuta forte (la moneta usata è infatti l’euro),
le imposte sui profitti aziendali più basse d’Europa.
A tutto questo si accompagna un processo di privatizzazione che propone discrete opportunità di investimento che, tra l’altro, possono beneficiare della leva di un accordo economico di libero scambio con la
Russia, concluso in agosto 2000. Questo accordo prevede la graduale eliminazione delle barriere all’esportazione dei prodotti del Montenegro
verso il mercato russo e stabilisce che sia il paese importatore a regolare
le questioni relative all’origine dei prodotti, in conformità con i principi
dell’Organizzazione mondiale per il commercio WTO (World Trade
Organization).
Negli ultimi cinquant’anni, l’industria “pesante” è stata il volano dello
sviluppo economico montenegrino; tuttavia negli ultimi tempi è cambiato molto, ed oggi è il turismo a rappresentare il principale fattore di
sviluppo. La zona costiera è l’attrattiva principale del Paese; ultimamen-
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te si sta cercando di sviluppare anche il potenziale dell’entroterra per rendere globale il trend turistico in crescita. La seguente tabella e il grafico
indicano il totale degli arrivi e la provenienza dei turisti.
Il 37% del territorio montenegrino è comunque adibito a uso agricolo, ed esistono spazi straordinari per l’avvio di iniziative che valorizzino
il potenziale “biologico” dei terreni; ovviamente se i corretti standard
vengono “incorporati” nei sistemi agricoli.
Economia e finanza
Il sistema bancario in Montenegro è piuttosto sviluppato. Tutte le
banche hanno corrispondenti nelle principali città del mondo e le transazioni possono essere eseguite in tutte le valute convertibili.
Le carte di credito più diffuse sono VISA, Master, Maestro e
DINERS mediante le quali è possibile eseguire qualsiasi tipo di transazione monetaria.
Nella maggior parte degli esercizi commerciali è possibile pagare
mediante DINERS CARD.
PRINCIPALI ISTITUTI BANCARI
CENTRALNA BANKA CRNE GORE (BANCA CENTRALE DEL MONTENEGRO)
http://www.cb-cg.org
CRNOGORSKA KOMERCIJALNA BANKA (BANCA COMMERCIALE DEL MONTENEGRO)
http://www.ckb.cg.yu
HIPOTEKARNA BANKA (ISTITUTO DI CREDITO IPOTECARIO)
http://www.hb.cg.yu
NIKSˇIC´KA BANKA AD (BANCA DI NIKSIC SC)
http://www.nikbanka.cg.yu
BANCA DELLE OPPORTUNITÀ
http://www.opportunitybank.cg.yu
PODGORIC´KA BANKA AD (BANCA DI PODGORICA SC)
http://www.pgbanka.com
ATLASMONT BANKA
www.atlasmontbanka.cg.yu
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I v antaggi per le piccole e medie imprese
Situato in una posizione strategica rispetto all’intera area balcanica e la
Regione Puglia, la Repubblica del Montenegro offre grandi (e finora
poco conosciute in Italia) opportunità di sviluppo dei rapporti economici soprattutto per le piccole e medie imprese:
• Politiche macro-economiche stabili;;
• Economia aper ta: le ridotte dimensioni del paese non rappresentano un problema. Se, infatti, il mercato interno è numericamente poco rilevante, la possibilità di produrre a costi tra i più bassi al
mondo e l’esistenza di una politica fiscale articolata a tutto vantaggio degli investitori, fanno del Montenegro un ideale catalizzatore
del business mediterraneo;
• Diritti di proprietà garantiti;
• Valuta for te: l’uso del dinaro fu abbandonato nel periodo di grande inflazione determinato dalle guerre degli anni novanta. La
moneta utilizzata è l’Euro, elemento che consente agli investitori
di tenere costantemente sotto controllo il livello dei profitti;
• Presenza delle banche di fiducia straniere (come Société Generale);
• Libertà di disposizione di profitti, dividendi e interessi;
• Gli investitori esteri sono parificati a quelli locali;
• Registrazione di Società:
– Registrazione di: S.r.l. : è possibile con solo 1 E,, 4 giorni lavorativi previa presentazione di soli 3 documenti, (10 E di spese
burocratiche);
– Registrazione di S.p.A. : è possibile con un capitale minimo di
25.000 E (10 E di spese burocratiche).
• Tassa sui profitti d’impresa più bassa d’Europa pari a 9% ;
• Il processo di privatizzazione delle aziende pubbliche non è ancora completato; esistono, dunque, importanti opportunità anche in
tale ambito. Le metodologie utilizzate per il processo di privatizzazione sono l’asta pubblica, il tender e la pubblica offer ta;
• Protezione dei diritti patrimoniali, compresa la proprietà intellettuale, alto standard per espropriazione e pagamento dei contributi, protezione dei diritti ed arbitraggio internazionale;
• L’iinvestitore straniero ha identici diritti e doveri di un investitore
locale. Può essere proprietario del 100% delle azioni della società
o socio minoritario e può acquistare beni immobili;
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• Trasferimento illimitato e tempestivo dei profitti derivanti da investimenti ;
• Consentita ogni forma d’investimento (dalla privatizzazione,
all’acquisto del patrimonio, joint venture, leasing, concessioni,
franchigia, ecc…);
• Regime commerciale libero conforme agli standard WTO;
• Imposta sul reddito di 15% per importi fino a 100.000 E e 20%
oltre 100.000 E.;
• Esonero dalla dogana per l’investimento di nuove attrezzature;
• Esenzione dalla doppia imposizione;
• Intensa attività governativa volta a semplificare le procedure e
rimuovere gli ostacoli per gli investimenti stranieri;
Il prodotto interno lordo
Anno
P IL in mil di E
P IL per capita (E)
2000
1.022,20
1.668,91
2001
1.244,80
2.024,75
2002
1.301,50
2.109,11
2003
1.433,00
2.317,90
2004
1.535,00
2.472,99
2005
1.630,00
—-
20
Rifer i m e n t i i s t i t u z i o na l i
Ambasciata d’Italia Podgorica
Ulica Djordja Vasingtona, 83 - 81000 Podgorica
Tel: 00381 81 234661, 234662
Fax: 00381 81 234663
[email protected]
Fiera Adriatica del Montenegro
Trg. Slobode, 5 - 85310 Budva
Tel. 00381 86 51 352
Fax. 00881 86 51 415
Camera di Commercio,
Novaka Milosˇeva, 29 - 81000 Podgorica
In d u s t r i a e A r t i g i a n a t o
Tel. 00381 81 210 110 http://www.pkcg.org
Infor m a z i o n i d e t t a g l i a t e s u a l l o g g i ,
t r a s p o r ti e centr i di par ticolar e inter e s s e
http://www.visit-montenegro.com
C e n t r a l B ank of M o n t e n e g r o
http://www.cb-cg.org
Development Fund of the Republic
of M o n t e n e g r o
http://www.fzrcg.cg.yu
Directorate for development of SMEs
Bulevar Revolucije br. 2, 81000 Podgorica
Tel: 00381 81 406 302, 406 303
Fax: 00381 81 406 326, 406 323
http://www.nasme.cg.yu
Euro Info Correspondence Centre
http://www.euroinfo.cg.yu
[email protected]
Governo
http://www.gom.cg.yu/eng/
Ministero degli Affari Esteri
http://www.gom.cg.yu/eng/mininos/
Ministero degli Affari Interni
http://www.gom.cg.yu/eng/minunutr/
Ministero del Lavoro e del Welfare
http://www.gom.cg.yu/eng/minrada/
Ministero del Turismo
http://www.gom.cg.yu/eng/mintur/
Ministero della Cultura e dei Media
http://www.gom.cg.yu/eng/minkult/
Ministero della Giustizia
http://www.gom.cg.yu/eng/minprav/
Ministero della Protezione ambientale
e d e l l a P i a n i f i c a z i o n e t e r r itor iale
http://www.gom.cg.yu/eng/minzastsred/
Ministero della Salute
http://www.gom.cg.yu/eng/minzdr/
Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste
e della G e s t i o n e d e l l e a c q u e
http://www.gom.cg.yu/eng/minpolj/
Ministero delle Finanze
http://www.gom.cg.yu/eng/minfin/
Ministero delle Minoranze nazionali
e dei G r u p p i e t n i c
http://www.gom.cg.yu/eng/minmanj/
Ministero delle Relazione economiche
internazionali e dell’Integrazione europea
http://www.gom.cg.yu/eng/minevrint/
Ministero dell’economia
http://www.gom.cg.yu/eng/minekon/
Ministero dell’Educazione e delle Scienze
http://www.gom.cg.yu/eng/minprosv/
Montenegro - Ministero della Marina
e dei Traspor ti
http://www.gom.cg.yu/eng/minsaob/
Parlamento
Statistical Office of the Republic of
Montenegro-Monstat
http://www.skupstina.cg.yu/
http://www.monstat.cg.yu/
21
IL SETTORE IDRICO ED I CONNESSI
INVESTIMENTI PER INFRASTRUTTURE
FINALITÀ ED ESTENSIONE DI QUESTA SEZIONE
Questa parte dello studio esamina il settore idrico montenegrino attraverso la valutazione:
• della domanda di acqua per uso civile e per le esigenze
delle attività economiche
• della gestione degli effluenti, anche in questo caso sia civili che industriali
• dell’impatto delle attività agricole e zootecniche
• dei programmi di investimento esistenti (con particolare
riferimento a quelli predisposti per servire le principali
aree urbane ed industriali).
Riflettendo una scelta propria dell’Autorità montenegrina, l’analisi
degli investimenti risente di una scelta di aggregazione dei progetti in
relazione alla natura dell’area in cui essi sono previsti: costiera ed interna. Questa separazione ha probabilmente una base nelle diverse dinamiche di sviluppo prevedibili per le due aree, e quindi nel diverso grado di
urgenza che ciascuna di esse sembra sollecitare.
Come si vedrà, e come in parte già anticipato nella prima parte di
questo documento, non tutte le esigenze di investimento hanno oggi
(o prevedono a breve) la necessaria copertura finanziaria. Pertanto
l’osservazione di dettaglio viene portata, sostanzialmente, solo su
quelle prospettive che hanno elevata probabilità di rappresentare, in
tempi ragionevolmente brevi, opportunità di affari per imprese specializzate.
22
TERRITORI INTERNI
Dinamiche della popolazione
L’area in discussione, che si estende su un territorio prevalentemente
montagnoso, comprende 14 municipalità nelle regioni settentrionali e centrali
della Repubblica di
Montenegro, per un
totale di 11.000 km2
ed una popolazione di 450.000 unità. In linea generale, la popolazione
è distribuita in maniera disomogenea e, come si vede nel grafico a lato e
come confermato nella seguente tabella, presenta una notevole concentrazione nelle aree urbane ed in particolare nella capitale Podgorica e
nella seconda città del Paese, Niksic, maggior polo industriale.
DISTRIBUZIONE DELL A POPOL AZIONE NEL TERRITORIO INTERNO
23
La natalità é relativamente modesta, anche se mantiene ritmi di crescita costanti; cosi come costante appare la tendenza allo spopolamento
delle campagne, come rivelano i seguenti grafici.
Utile inoltre notare che:
• La densità urbana media è di 0,4 abitanti per ettaro mentre nelle
campagne scende a 0,15.
• L’area urbana maggiormente coinvolta nell’aumento di popolazione è quella della capitale Podgorica che vede i suoi abitanti crescere dell’1,4% l’anno.
• Degli 881 centri urbani minori esistenti, ben il 65% ha una popolazione che non raggiunge i 150 cittadini.
L’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua nei territori esaminati in questo segmento del lavoro non sono oggetto di significativi progetti di investimento. Tuttavia, le perdite idriche crescenti già riconoscibili nelle reti di distribuzione implicano la necessità di reperire e sfruttare sorgenti meno pure, peraltro disponibili nell’area montana presa in
esame. L’acqua estratta in tali zone potrebbe richiedere trattamenti più
approfonditi prima di essere distribuita aprendo la strada a investimenti
di adeguamento della esistente rete di approvvigionamento e ad impianti di potabilizzazione. Inoltre, andrebbe considerato un segmento di
domanda addizionale, creato da recentissimi orientamenti degli investimenti nel settore del turismo. In questo campo, infatti, è oggi palese una
tendenza a non restare ancorati alla tradizionale (per il Montenegro) abitudine a considerare la sola domanda di infrastrutture ricettive in zone
costiere, ma a valorizzare anche territori interni.
24
Non risultano ancora elaborati, comunque, programmi precisi in proposito.
Già rilevanti, in questo senso, sono invece le necessità di trattamento
effluenti, da interpretarsi in coerenza con le seguenti ipotesi evolutive:
• settori residenziali: forte crescita nelle periferie cittadine
• settori industriali: maggiore diffusione dell’industria
manifatturiera anche in aree non convenzionali (zone di
sviluppo industriale)
• settori direzionali e commerciali: crescita moderata
Tenendo conto della precedente classificazione (e delle tendenze appena segnalate) sono state costruite le seguenti tabelle, che elaborano una
stima dei consumi di acqua e, conseguentemente, delle esigenze di
gestione di effluenti.
Uso domestico
25
Dalla precedente tabella, che si fonda sulle stime delle due maggiori
“utilities” del Paese (che contabilizzano però solamente i consumi di
acqua regolarmente canalizzata), si evince che:
• il consumo medio idrico in Montenegro è molto alto (addirittura
ai livelli dei consumi degli Stati Uniti), probabilmente anche a
causa di sprechi non contrastati da adeguate politiche tariffarie
• esistono forti differenze nelle diverse municipalità; queste differenze, però, sono probabilmente determinate dal fatto che in alcuni
comuni gli acquedotti non servono l’intero territorio. Esiste quindi un forte ricorso a pozzi o altre fonti
• dal punto di vista del trattamento degli effluenti occorre considerare volumi più vicini ai valori alti delle città, probabilmente dell’ordine dei 280 l pro-capite
Uso industriale
La richiesta d’acqua da parte del settore industriale è in costante e forte
crescita, come dimostra il seguente grafico:
I valori tendono a triplicarsi su base ventennale, aprendo la strada ad
interventi di lungo respiro miranti a:
• soddisfare le esigenze di un’industria in espansione
26
• valutare crescenti, e relativamente nuovi, fenomeni di concentrazione logistica delle attività industriali. Fenomeni che, naturalmente, facilitano l’economico dimensionamento di impianti di trattamento
Uso direzionale e commerciale
Come già affermato in precedenza, le esigenze del settore direzionale
e commerciale dovrebbero avere incrementi relativamente contenuti nei
prossimi anni, ed attestarsi intono ai valori appresso riferiti. Un caso a se’
è quello della città di Niksic, trattata più diffusamente in una successiva
parte di questo capitolo, dove le prospettive di rilancio dell’esistente area
industriale dovrebbero comportare anche una forte crescita del terziario;
e, quindi, consumi più consistenti della media anche nel sottoinsieme
esaminato nella pagina successiva.
27
La r e t e f o g n a r i a e s i s t e n t e
La copertura della rete di fognature esistente varia in modo significativo da zona a zona. In generale:
• Le reti fognarie sono limitate principalmente alle aree urbane principali delle municipalità. Gli altri insediamenti urbani spesso non
dispongono di alcuna infrastruttura e lasciano che le singole unità
abitative costruiscano e gestiscano fosse di infiltrazione.
Operazione spesso eseguita senza il rispetto delle norme e delle
buone pratiche;
• In molti casi gli scarichi delle acque reflue avvengono direttamente nei corsi d’acqua. Gli stessi usati poi a valle per servire altri soggetti o per esigenze di irrigazione;
• Nei principali insediamenti urbani, le reti fognarie servono spesso
solo le zone più centrali e maggiormente popolate
• Le reti più estese in termini di copertura spaziale, dopo Podgorica,
si trovano a Niksic, Berane e Pljevlja.
Nella tabella che segue, viene fornito un quadro volutamente molto
dettagliato dello stato delle fognature esistenti e i progetti previsti per il
futuro. Tra l’altro, esso identifica la segmentazione degli interventi;
– la fase I, di fatto almeno in parte già avviata e che dovrebbe
esaurirsi entro circa 3-5 anni
– la fase II, oggetto di futuri interventi e finanziamenti.
Per ulteriori dettagli si rimanda al paragrafo “Progetti futuri di adeguamento della rete fognaria”.
• La gran parte della rete fognaria dell’area È stata costruita negli
ultimi 35 anni. Negli anni ‘70 fu molto utilizzato nella costruzione anche l’amianto mentre, a partire dagli anni ’90, si iniziarono
ad usare in modo più estensivo i tubi in PVC.
• Non esistono stazioni di pompaggio nell’area interessata dallo studio.
• Solo due impianti per il trattamento delle acque reflue sono in funzione e coprono i bacini di Podgorica e Niksic. Altri impianti sono
stati pianificati, ma non hanno mai visto la luce.
28
La priorità, riscontrabile nelle decisioni della maggior parte delle
municipalità interessate, è riservata alla costruzione di impianti tecnologicamente avanzati negli insediamenti per i quali vi è prova di
impatto rilevante a seguito dello scarico nei fiumi di acque reflue e
cioè:
- Pljevlja e Rozaje, per le quali sussiste un grave indice di rilevanza;
- Podgorica, Berane, Bijelo Polje, Danilovgrad e Mojkovac, per le
quali vi è un indicatore di impatto.
29
In realtà se si privilegiasse solo un approccio quantitativo, occorrerebbe riconoscere che gli insediamenti che incidono maggiormente nell’inquinamento fluviale sono Niksic, Rozaje, Pljevlja e Kolasin.
Ai fini di questo scritto conviene allora pesare entrambi i parametri
di giudizio, ed immaginare che le prime zone che saranno oggetto di
lavori di adeguamento o ricostruzione sono Rozaje e Pljevlja. Ed infatti, indipendentemente dai programmi ufficiali, un’indagine diretta
effettuata nell’elaborazione dello studio sul Comune di Plievlja ha
dimostrato come, oltre ad un ben ufficializzato progetto di impianto
30
per il trattamento delle acque reflue inquinate da ossido di calcio prodotte dalla locale centrale idroelettrica a carbone, il Comune è aperto a
proposte riguardanti la frazione residenziale cittadina.
31
Acque reflue industriali
E’ stato analizzato lo status gestionale delle acque reflue industriali in
22 impianti maggiori e in un centro ospedaliero che si presume inquini
il fiume Zeta. Ulteriori analisi sono state svolte in industrie minori,
situate nelle aree urbane oggetto di studio. Questo censimento ha consentito di stimare la quantità di acque reflue di natura industriale, come
percentuale del totale delle acque reflue, suddivisa per insediamento.
Si noti che la percentuale di acque reflue industriali cresce nelle proiezioni per il futuro in quanto si è ottimisti sulle possibilità di rilancio
industriale.
Sulla base delle informazioni ricevute direttamente dalle municipalità,
il lavoro di indagine ha inoltre identificato gli impianti industriali “a
rischio”. Questi impianti sono oggi sottoposti a vincoli piuttosto rigidi
che obbligano a realizzare, in tempi brevi, operazioni di miglioramento.
Essi perciò rappresentano dei target possibili verso cui le imprese fornitrici potrebbero già orientare la loro azione promozionale:
Industria conciaria “Beranka” a Berane
Si stima che produca un’emissione equivalente a 7.000 unità di popolazione, su 8.800 unità che costituiscono il carico totale.
32
Struttura “4th Novembar” a Mojkovac, (di proprietà militare)
Ha provocato recentemente un grave fenomeno di inquinamento nel fiume
Tara, a causa di una fuoriuscita accidentale. Sono stati rilevati alti picchi
di cadmio e magnesio nel fiume in seguito all’incidente.
Industria “Jaloviste” a Mojkova
Produce fanghi galleggianti sulla cui natura sono in corso specifiche indagini.
Industria per la colorazione della lana “Sik Tara” a Kolasin
Si ritiene sia uno dei responsabili dell’inquinamento del fiume Tara a
causa del versamento di fenoli e di olii minerali.
Industria lana “Vunko” a Bijelo Polje - Macello “Ecomeso”
Si stima che genererà emissioni equivalenti a 15.000 unità di popolazione nel 2009 e 49.000 nel 2029.
Birreria “Trebjesa” a Niksic
La birreria scarica quasi il 90% delle acque reflue industriali non trattate a Niksic nella rete fognaria, collegata all’impianto di trattamento delle
acque reflue che é stato abbandonato e che sarebbe sovraccarico qualora fosse
rimesso in uso. La costruzione di un impianto di pre-trattamento delle acque
é prevista tra il 2007 e il 2009.
Impianto termoelettrico e miniere di carbone a Pljevlja
Le acque reflue, ricche di ossido di calcio, influenzano negativamente l’intero ecosistema della valle di Pljevlja.
Impianto KAP Alluminio a Podgorica
E’ la prima industria del paese ma é causa di grave impatto ambientale.
Al momento della sua privatizzazione (oggi di proprietà russa) sono stati
imposti significativi interventi di risanamento.
Ospedale Brezovik a Niksic
Non é, chiaramente, un’industria. Viene tuttavia monitorato in quanto
inquina il fiume Zeta con pericolosi agenti patogeni. Attualmente, le acque
reflue sono scaricate in una serie di vecchie fosse settiche, la maggior parte
facenti funzione di fosse di infiltrazione che tendono a esondare nella stagione piovosa.
33
Se t t o r e z o o t e c n i c o e d i n q u i n a m e n t o d e l l e a c q u e s o t t e r r a n e e
È stato effettuato un censimento dei capi di bestiame per municipalità, tenendo conto della composizione riprodotta nel grafico a lato.
Quest’ultimo, naturalmente, si riferisce ai soli allevamenti, in quanto
non possono essere disponibili dati riguardanti la fauna selvatica.
La matrice di correlazione qui a lato utilizza parametricamente (con le
opportune correzioni) valori già codificati per gli insediamenti umani e
conduce alla conclusione che la contaminazione delle acque sotterranee
determinata dalle emissioni del settore zootecnico sia addirittura quella
più preoccupante per il Paese.
34
I Progetti futuri di adeguamento della rete fognaria
L’obiettivo dello studio è quello di prevedere i bisogni futuri di
impianti fognari e di unità di trattamento nei principali centri abitati
nell’arco temporale dal 2004 al 2029. Sono considerate due fasi attuative, a breve e medio termine ma, per completezza, in questo paragrafo
viene esposto anche un riferimento ad operazioni di attuazione presumibile nel lungo periodo:
- fase 1: fino al 2009
- impianti fognari ed impianti di trattamento completo, per tutti i centri urbani maggiori e per i paesi più rilevanti, per almeno il
50% delle località con oltre 2000 abitanti e
per il 30% degli insediamenti minori (sono
previsti anche sistemi sanitari in loco, quando le fognature a gravità non siano realizzabili per ragioni di economicità);
- fase 2: dal 2009 al 2019 - impianti fognari ed impianti di trattamento al completo per il restante 50% delle località oltre 2000 abitanti e per il 40% degli
insediamenti minori;
- fase 3: dal 2019 al 2029 - impianti fognari e impianti di trattamento
al completo per un ulteriore 30% degli insediamenti minori non coperti.
Dettagli costruttivi di maggior rilievo
- Il diametro minimo dei tubi di scolo fognario
sarà di 200 mm.
- Gli scoli con un diametro inferiore ai 150 mm
dovrebbero essere tutti sostituiti nella fase 1 del
programma
- I tubi con 150 mm di diametro, ad eccezione
dei casi in cui la capacità di scarico non sia adeguata alle esigenze della fase 1, saranno sostituiti
nelle fasi 2 e 3.
- Il materiale proposto per i tubi con diametro
fino a 500 mm è il PVC; per i tubi con diametro
più vasto il materiale è il cemento.
- La copertura minima fognaria è 1.2 m mentre
la profondità massima di inversione è 6 m.
Nel quadro a lato vengono forniti, per sola
completezza informativa, alcuni dettagli
costruttivi che dovrebbero trovare posto nelle
specifiche di gara previste per le opere indicate
nella successiva tabella.
35
QUADRO RIASSUNTIVO DEGLI INVESTIMENTI PREVISTI
36
Da quanto sopra si evince come i lavori per la realizzazione della fase
I siano tali da assorbire i 2/3 del costo totale stimato, 52 milioni di euro
su un budget di 82 milioni.
COSTO DEGLI INVESTIMENTI PROGRAMMATI
Le decisioni di spesa per gli investimenti sopra indicati saranno coerenti con lo scaglionamento (fasi) da poco indicato, e saranno condizionate :
– dalle diverse metodologie che le singole municipalità potrebbero
voler adottare per la definizione di oggettive scale di priorità;
– dalla definizione di adeguati criteri di valutazione dei progetti.
Questi momenti avranno sicuramente valenza nella fase di realizzazione dei progetti e di valutazione delle relative offerte di fornitura.
Pertanto, può essere conveniente qualche ulteriore considerazione a
riguardo.
37
Per la determinazione delle priorità sono state prese in considerazione
le seguenti variabili:
• priorità nazionali e obblighi;
• impatto ambientale;
• aspetti sociali;
• efficienza e rapporto costi-benefici.
Ciascuna variabile è stata poi pesata secondo lo schema che chiude
questo paragrafo.
38
AREA COSTIERA
La minaccia di deterioramento dell’area costiera in Montenegro, dovuto alla incontrollata costruzione di attività ed alla mancanza di trattamento di effluenti, é una questione di importanza fondamentale. Segni
di eutrofizzazione e contaminazione batterica sono riscontrabili nelle
zone turistiche ed esse fanno registrare anche una cronica scarsità di
acqua potabile durante il periodo estivo.
Non esiste attualmente un piano di gestione della zona costiera che
detti le linee guida per lo sviluppo dell’area ed il controllo dell’inquinamento. Il Montenegro aspira a sviluppare il suo settore turistico (con
l’obiettivo di raggiungere i 22 milioni di pernottamenti o quadruplicare
i dati di affluenza per il 2020) ed a capovolgere i trend negativi degli ultimi anni. Per far ciò, è necessaria anche una puntuale applicazione di
standard per il sistema fognario, il trattamento degli effluenti e la gestione della risorsa acqua in generale. Riveste un’ importanza prioritaria
inoltre il controllo dell’inquinamento delle acque attraverso il miglioramento del sistema di smaltimento degli effluenti di scarico.
L’area costiera che viene presa in considerazione comprende sette
municipalità: Herceg Novi, Kotor, Tivat, Budva, Bar, Ulcinj e Cetinje.
La riqualificazione di queste zone nel breve-medio periodo è un prere-
39
quisito fondamentale per favorire la crescita economica di tutto il Paese,
in quanto il turismo costituisce senza dubbio il volano cruciale per il raggiungimento di tale obiettivo.
La situazione attuale riguardante il sistema di smaltimento degli
effluenti di scarico nella zona richiede un intervento infrastrutturale
approfondito ed uno stanziamento di risorse ingenti. A tale proposito
risulta necessario fornire un’analisi dello stato in cui versa attualmente il
sistema fognario.
I l s i s t e m a f o g n a r io nell ’ a r e a c o s t i e r a
La percentuale della popolazione che è fornita dal sistema di fognatura è relativamente modesta, visto che più del 35% degli abitanti delle
aree urbanizzate non riceve alcuna copertura. A Budva si ha una situazione di quasi copertura totale ed indici ben al di sopra della media si
registrano anche ad Ulcinj e Herceg Novi. A Kotor e Tivat, invece, la
copertura è inadeguata: rispettivamente il 45% ed il 40% della popolazione urbana raggiunta.
Il sistema fognario, in tutta l’area considerata, ha una lunghezza totale di 180 Km (1,25 m per abitante), quindi una copertura insoddisfacente considerati gli standard europei. Inoltre, la maggior parte del sistema primario di fognatura è stata realizzata tra il 1970 ed il 1980 utilizzando per le tubazioni in prevalenza cemento ed amianto (una piccola
parte del sistema fognario, realizzata nel periodo successivo, è in PVC).
Inutile, forse, rimarcare i rischi che l’amianto comporta specialmente in
fase di riparazione e/o rimozione.
40
Lo stato delle infrastrutture in questione dovrebbe essere ben riassunto nella tabella seguente.
Tra i centri più importanti, riguardo la copertura per abitante dell’area
urbanizzata, si calcola una forbice che va da Tivat, che possiede un sistema fognario che fa registrare la minore estensione (0.6 m/ab), a Bar e
Ulcinj che risultano fornire la maggior copertura (rispettivamente 1.6
m/ab. e 2.3 m/ab.) grazie alla larghezza del diametro delle sezioni di
natura secondaria e terziaria (300 mm).
41
La situazione strutturale dei condotti è complessivamente sotto la
media, considerando che la gran parte del materiale utilizzato per la creazione di tale sistema, il cemento-amianto, è più facilmente esposto a fratture. Di conseguenza - ed in riferimento al sistema primario con diametro maggiore - l’area è sottoposta a ispezioni e monitoraggi regolari che
offrono opportunità di consulenza specializzate.
Riguardo alla condizione idraulica, è constatabile nell’area una sufficiente capacità di scarico per i sistemi di effluenti, malgrado la mancanza di copertura totale dei collegamenti provochi un aumento dei flussi di
scarico. In effetti, anche se il diametro dei condotti risulta complessivamente accettabile, si creano spesso, soprattutto nel periodo invernale,
intasamenti a causa di sedimenti e rifiuti solidi, dovuti alla grande quantità di acqua piovana che filtra nei sistemi di fognatura.
La ragione di questo problema risiede nello sfruttamento di un sistema
fognario, progettato in origine per la raccolta di sole acque di scarico, in
modo combinato, accogliendo quindi anche sostanziali quantità di acque
piovane. A questo, si somma l’inadeguatezza di sistemi di drenaggio di
superficie e la mancanza di manutenzione degli stessi nelle aree urbane.
Per far fronte a tale problema, risulta quindi sostanziale la costruzione
di impianti per il trattamento delle acque ed opportuno l’ammodernamento delle strutture esistenti. In merito a queste ultime valgono le
informazioni riassunte nei quadri seguenti:
CONDIZIONE AT TUALE DELLE INFRASTRUT TURE FOGNARIE
Legenda
Buona: la fognatura ha solo la superficie leggermente logorata, ma strutturalmente non ha danni.
Media: la fognatura ha danni sostanziali, ha piccole crepe, però è ancora funzionante.
Cattiva: la fognatura ha pesanti crepe con cedimenti occasionali. Alcune necessitano di essere
sostituite, altre semplicemente rinnovate.
42
Le stazioni di pompaggio
Lo stato delle stazioni di pompaggio è accettabile, ma necessita nel
breve periodo di validi interventi di manutenzione soprattutto sulle
componenti meccaniche ed elettriche, che versano in cattive condizioni.
Le apparecchiature sono state installate, mediamente, tra il 1970 ed il
1980 e hanno bisogno di una sostituzione nell’arco di 5 anni. Inoltre,
risulta urgente l’aggiornamento di componenti tecnologiche che allo
stato attuale sono carenti di sistemi monitor e di allarme.
Legenda
Buona: il sistema è in buono stato con tecnologie moderne
Media: il sistema usa tecnologie più arretrate, ma è ancora funzionante.
Cattiva: il sistema usa tecniche molto arretrate e soffre di gravi danni. Deve essere sostituito entro
5 anni
Attraverso interventi di ristrutturazione, le stazioni di pompaggio a
scopo civile potrebbero essere riportate a livelli di funzionamento utili,
43
così da garantire una durata ulteriore dai 15 ai 20 anni. Attualmente,
infatti, esse soffrono di frequenti blocchi a causa di elementi solidi nelle
fognature e di mancanza di potenza.
I volumi degli effluenti di scarico a scopo domestico ed a scopo industriale, nella stagione invernale ed in quella estiva, oggetto dei suddetti
procedimenti sono così calcolabili.
I canali di scarico
La situazione dei canali di scarico risulta nella maggior parte dei casi
inadeguata poiché essi sono costruiti principalmente a ridosso della
costa, non permettendo una diluizione sostenibile degli effluenti utilizzando le correnti marine. Solo 10 canali di scarico infatti superano i
1.000 m di lunghezza.
Molte proprietà utilizzano metodi di scarico illegali, nelle immediate
vicinanze della costa, soprattutto in quelle zone in cui la situazione topografica consente un facile riversamento in mare. Un esempio è Boka
Kotorska, in cui sono stati identificati diversi canali di scarico illegali
non registrati.
44
L’unico tipo di manutenzione apportata a tali strutture è di carattere
correttivo, vale a dire che si interviene solo in caso di notevoli cedimenti o particolari calamità, e le ispezioni non vengono eseguite utilizzando
criteri validi.
Le attività e il consumo idrico
Dalla ViK (Vodovod i Kanalizacija), la società per l’approvvigionamento idrico e lo smaltimento delle acque di scarico, sono state ottenute informazioni molto utili riguardanti i tipi di prodotti, i processi
di produzione, il consumo idrico, la generazione di effluenti di scarico, la qualità di tali effluenti e le installazioni utilizzate per il loro smaltimento.
Le correlate evidenze possono così riassumersi:
• Le industrie dell’area non essendo di grandi dimensioni non sono
agenti inquinanti molto rilevanti; per questo motivo lo smaltimento degli effluenti avviene con sistemi di pre-trattamento ridotti che
terminano nel sistema fognario pubblico.
• I processi di pre-trattamento utilizzati (o da utilizzare) nell’area per
tipologia di industria e attività commerciale sono descritti nella
tabella alla pagina seguente.
• Tutte le industrie considerate operano molto al di sotto della capacità installata. Solo alcune - Porto di Bar e Primorka a Bar, e le
installazioni per la produzione del sale ad Ulcinj - lavorano allo
45
stesso regime del 1990. I cantieri navali di Bijela (Herceg Novi) e
Tivat vedono dimezzata la loro attività rispetto al 1990 e tutte le
altre industrie hanno la produzione ridotta al minimo.
• Il consumo di acqua totale delle attività industriali è stimato
approssimativamente sui 5.200m3/g, ovvero il 50% in meno del
1990. Considerando tuttavia i segni di ripresa economica attuali,
si stima che tali industrie potranno presto eguagliare i livelli di attività del 1990 e superarli nel giro di pochi anni. In previsione di tale
trend si giustificano anche gli investimenti diretti per la ristrutturazione e la costruzione di impianti per soddisfare il fabbisogno
industriale d’acqua.
• Per quanto riguarda il consumo idrico domestico, risulta che
all’incirca il 56% è collegata alla rete fognaria, con sensibili differenze tra le diverse città (92% a Budva e 31% a Tivat). Delle abitazioni non servite dalla rete fognaria, il 65% utilizza serbatoi settici, mentre il 35% fosse tradizionali (nelle aree rurali il rapporto
è 50/50).
46
• Le informazioni raccolte sulle tariffe pagate per singoli componenti di un’abitazione mensilmente per il servizio idrico consentono di individuare gli indici di consumo idrico medio a fini
domestici.
P r o b l e m i r e l a t i v i a l s i s t e m a f o g n a r io nell ’ a r e a c o s t i e r a
I problemi in questione sono identificati nello schema che segue. Gli
interventi sono riproposti, in dettaglio, nel quadro alla pagina seguente.
47
48
Restrizioni alla costr uzione di infrastr utture fognarie
Le aree precluse alla costruzione di impianti fognari ed installazioni
per il trattamento degli effluenti sono quelle turistiche, aree protette,
siti archeologici (diversi siti sottomarini sono presenti nella zona
costiera).
49
Limitazioni o precauzioni speciali durante la progettazione, il disegno
e la costruzione sono in particolare necessarie nelle aree sotto indicate:
Trattamento dei fanghi: uso e smaltimento
I fanghi rappresentano l’inevitabile sottoprodotto degli impianti di
trattamento degli effluenti di scarico. La buona gestione di tali rifiuti è,
naturalmente, elemento essenziale per una strategia ottimale di trattamento di fanghi e liquami e per stabilire il grado e la forma di intervento degli effluenti. » Altrettanto importante è valutare in modo corretto
le opzioni per lo smaltimento ed il riciclaggio di questi elementi nella
prima fase di sviluppo di una strategia per tale scopo.
Le principali alternative sono:
• Riutilizzo in agricoltura
• Stoccaggio e trattamento in discariche
• Riutilizzo in silvicoltura, processi di lavorazione dei carburanti e
costruzione di materiali.
Nel caso di impiego in agricoltura il trattamento richiede una fase di
stabilizzazione (stabilizzazione calcarea, pastorizzazione o digestione) ed
una di riduzione degli agenti patogeni (disinfezione – dal 5 al 15% del
costo totale del processo di trattamento) per ridurre i rischi alla salute.
In caso di raccolta dei fanghi in discariche, può essere sufficiente un trattamento di livello (e costo) inferiore ed una separazione meccanica di
sostanze (centrifughe o belt presses).
50
Il territorio irrigabile con effluenti combinati risulterebbe di circa
1.400 ettari e potenzialmente circa 5.000 ettari di frutteti possono essere irrigati con effluenti trattati.
L’impiego di effluenti trattati in città o parchi sportivi potrebbe soddisfare la richiesta di acqua nella stagione estiva (anche se ciò richiederebbe elevati standard quantitativi degli effluenti). Il riutilizzo dei fanghi
come fertilizzanti in agricoltura risulta inoltre un’alternativa possibile,
nel rispetto di standard ed indici di concentrazione di PTEs stabiliti
seguendo la normativa europea in vigore.
In questa fase, lo smaltimento dei fanghi in discariche può anche essere considerata come soluzione a lungo termine, ovvero nel caso in cui
risulti impossibile il riutilizzo a scopi agricoli a causa di impedimenti stagionali o per ridurre la quantità di fanghi da stoccare al livello consentito dagli impianti di trattamento di effluenti.
Nell’area costiera, l’unico impianto di trattamento effluenti è a
Cetinje; esso, tuttavia, richiede interventi di miglioramento ed apparecchiature di controllo più efficaci e sofisticate. Da solo, inoltre, non può
fronteggiare una domanda di servizi che, come dimensionato nelle
tabelle che seguono, è oggi pressante ed è destinata a crescere considerevolmente. Risulta quindi fondamentale l’attuazione degli investimenti
di Podgorica e Niksˇic, già da tempo programmati, e di cui si parlerà nel
successivo paragrafo.
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52
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I PROGETTI DI PODGORICA E NIKSIC
E’ stato già in altre parti riferito che queste due città dovranno, a breve,
avviare le procedure di gara per la costruzione di due nuovi depuratori.
Per questa ragione, ovvero per il grado di conclamata concretezza dei
progetti, questo capitolo prova ad offrire alcuni approfondimenti.
PODGORICA
Al fine di dare un indirizzo ai bisogni di crescita dei servizi urbani, la
Municipalità di Podgorica ed il Governo del Montenegro hanno pianificato l’allargamento ed il miglioramento del sistema di gestione municipale degli effluenti. Nello sforzo di limitare l’inquinamento prodotto
da fonti urbane ed industriali, sono stati stabiliti per questo progetto
ambiziosi target già dall’anno 2004; fra essi, per fare un esempio, il
miglioramento della qualità delle acque di superficie per raggiungere i
livelli nazionali e quelli degli standards europei.
E’ apparso evidente, in corso di indagine, che Podgorica è impegnata
ad identificare soluzioni efficaci sia dal punto di vista dei costi di investimento che in relazione a particolari esigenze di flessibilità gestionale.
Gli interventi dovranno infatti focalizzarsi principalmente sul bacino del
fiume Moraca e sul Lago Skadar. Quest’ultimo, però, è una potenziale
risorsa idrica per l’intera regione costiera, e pertanto ogni intervento
deve essere misurato in funzione di un indotto che rientra nella responsabilità di altre Amministrazioni.
Inoltre, il bacino in questione mostra problemi di eutrofizzazione
dovuti alla presenza di fosforo, provocata da fenomeni di inquinamento
di origine residenziale. Il progetto deve pertanto affrontare e risolvere,
contestualmente, problemi di ordine tecnico, tecnologico, amministrativo e di equilibrio socio-politico; oltre, naturalmente, ad altri di natura
economico-finanziaria. L’Amministrazione della città appare pienamente consapevole di queste necessità ed è finalmente, in grado di procedere. Anche perchè sembra che ora possa contare sul supporto tecnico
finanziario dell’International Financing Institute-IFI, e su quello
dell’Unione Europea e di altre Banche internazionali.
La fattibilità del Progetto è stata valutata in merito a tre aspetti fondamentali:
• Finanziario – contando su una seria riforma tariffaria.
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• Istituzionale – prevedendo la creazione di una struttura di management indipendente, appoggiata nelle scelte dalle istituzioni partecipanti
• Della “sostenibilità”.
Sono inoltre stati attentamente monitorati i rischi dell’iniziativa ed
identificate le misure per il loro contenimento:
Per la realizzazione delle opere è prevista la seguente struttura di finanziamento
Obiettivi del progetto
Il progetto è diviso in due parti, la riabilitazione dell’esistente impianto di trattamento degli effluenti ed il piano per un nuovo impianto. Il
sito di depurazione dovrebbe essere operativo nel giro di 5/6 anni; le
misure per la riabilitazione di quello esistente quindi dovrebbero essere
adattate anche alle esigenze di “interregno”.
Il WWTP (Waste Water Treatment Plant) esistente è attualmente
situato quasi all’interno della città ed alcuni abitanti hanno già espresso
55
le loro proteste per i cattivi odori ed i rischi alla salute. Per questo motivo un nuovo WWTP verrà costruito al di fuori della città, a valle del
fiume Moraca, vicino all’Aluminium Kombinat. La vecchia struttura del
WWTP sarà chiusa e la nuova accoglierà completamente gli effluenti
della città di Podgorica.
COSTI STIMATI PER L A RIABILITAZIONE DELL’IMPIANTO ESISTENTE
56
Il Piano per il nuovo impianto
Dettagliate proiezioni finanziarie (2006-2015) sono state preparate
per valutare l’impatto del Progetto sulle capacità operative in modo da
poter portare avanti il lavoro in maniera soddisfacente e per poter sostenere il debito contratto. I risultati delle proiezioni finanziarie sono presentati per un periodo di dieci anni. Le previsioni economiche sono
basate su specifici dati ed assunzioni in merito a:
• Investimenti
• Operazioni e Manutenzione
• Entrate
• Fonti ed applicazioni di fondi
Il costo totale di investimento era stato stimato inizialmente in circa
31 milioni di Euro (Dicembre 2003) inclusivi di eventuali imprevisti,
secondo la ripartizione che segue:
COSTO DI INVESTIMENTO PER L A NUOVA UNITÀ
Sia in conseguenza di normali fenomeni inflazionistici che in relazione alla possibilità di acquisizione di tecnologie innovative, la spesa prevista è ora lievitata e, da indicazioni informali, risulta essere di circa 37
Milioni di Euro. Questa cifra include i costi di acquisizione del sito, che
sarà coperto direttamente da capitale proprio garantito dal Comune di
Podgorica.
La durata dei lavori di genio civile è prevista in 40 mesi, mentre per
l’installazione di impianti ed apparecchiature saranno necessari circa 15
mesi.
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NIKSIC
Per questa città sono state esaminate due alternative:
Alternativa A: costruzione di 2 impianti indipendenti per il trattamento delle acque
Un primo impianto dovrebbe essere costruito nella parte settentrionale
della città, nei pressi di Studenci, su un’area di circa 2,3 ettari sulla
sponda sinistra del fiume Zeta. Verrebbe collegato al sistema fognario
esistente che collega Rastoci, Ostrovac, Dragova Luka e Cementa.
Il secondo impianto sarebbe invece costruito a Sud-Est della città,
sulla sponda destra del fiume Grakanica. L’area a disposizione per
l’unità di processo è di 0,8 ettari.
Alternativa B: costruzione di un impianto di trattamento unico
L’impianto di purificazione, che verrebbe costruito nella medesima
zona del secondo previsto nell’opzione precedente, è condizionato dalla
possibilità di realizzare, in parallelo, un nuovo collettore principale.
Delle due alternative la prima, più economica, comporterebbe una
spesa che (al netto di altri oneri di riparazione del collettore e di miglioramento di altre strutture) viene analizzata nella seguente tabella:
COSTI DI INVESTIMENTO – DEPURATORE DI NIKSIC
(E))
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I pr o g e t t i n e l l ’ a r e a c o s t i e r a
Una partnership pubblico-privata, la Monte-Aqua, è stata creata dalla
fusione delle risorse delle quattro principali “utilities” del paese:
• Aquaregia Public Company (nata dalla fusione delle compagnie
idriche di Ulcinj, Bar, Budva, Tivat, Kotor, Herceg Novi e Cetinje
con la Montenegrin Seaboard Regional Network Public
Company);
• Aquamundo, una compagnia tedesca;
• DEG Investment Fund, tedesca;
• compagnia privata Mercur, di Budva.
Monte-Aqua si pone l’obiettivo di riabilitare, migliorare, estendere e
coordinare i servizi di gestione di fornitura e depurazione idrica dell’area
sotto la sua responsabilità. E’ appoggiata da sei delle sette città costiere
consorziate, che hanno sottoscritto un protocollo di intenti che le impegna a favorire gli investimenti. La Fase I di questo programma è già da
tempo avviata, grazie ai finanziamenti (14,5 milioni di marchi) della
KfW, Banca per la Ricostruzione tedesca, e della GTZ, società tedesca
per la cooperazione tecnica.
Gli investimenti complessivi, diluiti fino al 2020, ammontano a
circa 180 milioni di euro. Il 52% di questa cifra verrà usato per completare la costruzione del Montenegrin Seaboard Regional Water
Network (89,76 milioni E), il 44,5% verrà destinato per le reti idriche
di tutte le altre municipalità ed il 3,8% per le reti idriche rurali (6,74
milioni E).
Gli investimenti per gli impianti primari e per i lavori finalizzati al
miglioramento delle strutture esistenti ammontano a 19,66 milioni.
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RIFERIMENTI PUBBLICI
La responsabilità della gestione delle acque del Montenegro è condivisa tra due Ministeri (Agricoltura e Gestione delle Acque ed Ambiente) e
ventuno municipalità. E’ inoltre importante il ruolo dell’Istituto di
Sanità Pubblica che ha il compito di monitorare la qualità dei rifornimenti idrici.
Le ventuno municipalità sono aziende pubbliche che si occupano
della gestione e della distribuzione dell’acqua e del trattamento delle
acque di scarico. Queste sono completamente controllate dai Comuni a
cui spetta la nomina del relativo Consiglio d’Amministrazione e del
Direttore Generale che le amministra.
Le ventuno municipalità
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Altr e a z i e n d e s p e c i a l i z z a t e n e l s e t t o r e d e l t r a t t a m e n t o
delle acque
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L’ENERGIA IDROELETTRICA
IN MONTENEGRO
Il Montenegro è un importatore netto di energia; per contro, esiste nel
Paese un buon potenziale di energie pulite da sfruttare e fra esse, soprattutto, quelle basate sulle risorse idriche. Gli investimenti, presumibili dallo
sfruttamento di queste ultime, richiedono tecnologie, beni e servizi che, in
parte, potrebbero essere proposti dalle imprese italiane e laziali.
LE RISORSE DISPONIBILI
L’idroelettrico è un settore con discreti margini di crescita. In
Montenegro sono presenti e funzionanti sette piccoli impianti idroelettrici (Shpp - Small Hydro Power Plant), con una capacità totale di circa
9 MW che producono mediamente 21 GWh l’anno. I volumi e le condizioni dei fiumi montenegrini potrebbero consentire però la produzione di quasi 9000 GW (ovvero una potenza installata di circa 1000
MW); sufficiente quindi a soddisfare le esigenze del paese.
I grafici seguenti forniscono una rappresentazione più analitica dell’informazione precedente.
POTENZIALE TOTALE D’ACQUA DEI FIUMI IDONEI
ALLO SFRUT TAMENTO IDROELET TRICO
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POTENZIALE IDROELET TRICO DISPONIBILE DEI FIUMI
DI SUPERFICIE CON I PROPRI AFFLUENTI
Naturalmente il potenziale indicato sconta già il valore delle c.d. head
losses, ovvero delle perdite da calcolarsi nelle strutture di entrata ed uscita e a causa delle oscillazioni del livello dell’acqua nei serbatoi, così come
di quelle causate dai sistemi di trasmissione (turbine, generatori, trasformatori, ecc.). Esso, però, conteggia la possibilità di intervento sull’intero sistema fluviale, ovvero anche sugli affluenti dei principali corsi d’acqua. Secondo gli studi condotti dal Governo su questi ultimi sarebbe
possibile realizzare ben 68 mini impianti, con una potenza installata
complessiva di circa 200 MW. In ogni caso, limitando l’osservazione ai
soli fiumi maggiori ed alle opere la cui realizzazione è già stata oggetto
di progettazione, il quadro di riferimento è il seguente:
UNITÀ PROGET TATE, PER BACINO E POTENZIALITÀ
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Naturalmente esistono già alcune unità di generazione; la maggior
parte di queste, però, richiede interventi anche consistenti di ammodernamento. E’ possibile, in pratica, che prima di procedere nella realizzazione di nuovi progetti, si decida di impegnarsi su azioni di revamping
sui seguenti sistemi:
IMPIANTO DI “GL AVA ZETE”
“Glava Zete” era stato connesso alla rete di distribuzione nel 1953 e
riforniva la parte centrale e meridionale del Montenegro. Tre linee collegavano (e collegano tuttora) l’impianto ed i centri di consumo: una linea
verso Niksˇic´, l’altra attraverso Cetinje fino a Kotor, e la terza linea attraverso Danilovgrad, Titograd e Virpazar fino Petrovac na moru (sulla
costa). Attraverso la riabilitazione completa della diga, altre quantità di
acqua potrebbero essere immesse nella struttura di Glava Zete, con un
conseguente aumento di produzione di energia.
I problemi da risolvere sono:
• Guasti alle strutture di scarico, specialmente ai massimi carichi dell’impianto.
• Presenza di sedimenti
• Fondazioni inadeguate
• Obsolescenza delle apparecchiature.
IMPIANTO DI “SL AP ZETE“
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Problemi da risolvere:
• Sostituzione serbatoio
IMPIANTO DI “RIJEKA MUSˇOVIC´ A“
Rijeka Musˇovic´a si trova vicino ai fiumi Levaja e Paljevinska, da cui
può attingere potenza. Un bacino montano è stato costruito sul fiume
Levaja, ma è crollato durante la costruzione; successivamente è stato riabilitato per un uso provvisorio. Dal bacino l’acqua scorre per 1780m,
parte sottoterra e parte in superficie prima di raggiungere il serbatoio.
Investimenti considerati:
• costruzione di un bacino sul fiume Paljevinska con incremento di
produzione stimabile pari a 40% dell’attuale.
• Creazione di un accumulo giornaliero nel serbatoio.
• Sostituzione unità di generazione con aumento di potenza
(+20%).
IMPIANTO DI “ SˇAVNIK”
L’impianto di “Sˇavnik”, oggi di proprietà di Electroprivreda (compagnia statale montenegrina), è il primo costruito in Montenegro dopo la
seconda guerra modiale. E’ equipaggiato con due turbine da 100 kW e
due generatori da 120 kVA.
Electroprivreda è impegnata a finanziare la ricostruzione delle apparecchiature elettro-meccaniche.
Altr i i m p i a n t i
Secondo studi preliminari sulla diga “Liverovic´i” a Niksˇic´ e la diga
“Grahovo” vicino Grahovo, potrebbero essere installate unità con una
capacità di potenza di 125 kW, che fornirebbero annualmente ulteriori
500,000 kWh per unità.
74
IL QUADRO NORMATIVO
L a l e g i s l a z i o n e m o n t e n e g r ina
Nel settembre 1991, l’Assemblea del Montenegro ha promulgato la
Dichiarazione sullo stato ecologico del Montenegro. Nel 1996 inoltre è
stata promulgata la Legge sull’ambiente: questa legge fornisce le basi per
l’implementazione delle politiche di salvaguardia dell’ambiente in accordo con i principi dello sviluppo sostenibile.
Nel marzo 2001 il Governo della Repubblica di Montenegro ha adottato lo Studio intitolato “Sviluppo del Montenegro - Stato ecologico”,
quale documento di sviluppo a lungo termine di importanza strategica.
Lo Studio definisce obiettivi base tra i quali l’armonizzazione della normativa sulla salvaguardia dell’ambiente con gli standard europei (controllo dell’inquinamento, monitoraggio regolare, preservazione della
biodiversità).
La legislazione montenegrina rilevante in materia di acque si compone oggi di tre atti:
- Legge sull’impatto ambientale della costruzione, riabilitazione e altre
opere (con conseguente decreto sul contenuto dell’elaborazione sull’impatto ambientale).
- Legge sulla classificazione delle acque: definisce le categorie di acque
di superficie e sotterranee. Le categorie di acque che in seguito a un
determinato trattamento possono essere considerate idonee all’uso
umano sono tre: A1, A2 e A3 (categorie definite sulla base dei trattamenti richiesti). Le acque utilizzate per la piscicoltura sono suddivise in tre categorie (S, Sˇ, C). Infine le acque per la balneazione sono
suddivise in 2 categorie (I e II).
- Leggi sulla qualità delle acque reflue: fornisce le linee guida ed i parametri concessi con riferimento alla presenza di componenti chimici e organici.
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L a l e g i s l a z i o n e e u r opea
L’azione comunitaria in materia di acque - La Direttiva quadro
2000/60
La Direttiva 2000/60 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23
ottobre 2000 ha come obiettivo quello di fissare un quadro comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, che:
• assicuri la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento;
• agevoli l’utilizzo idrico sostenibile;
• protegga l’ambiente;
• migliori le condizioni degli ecosistemi acquatici;
• mitighi gli effetti delle inondazioni e della siccità.
La Direttiva è stata poi modificata dalla decisione n. 2455/2001/Ce
del Parlamento europeo e del Consiglio del novembre 2001. Ai fini dell’applicazione della Direttiva, gli Stati membri individuano tutti i bacini
idrografici presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici. Un bacino idrografico che si estende sul territorio di più Stati membri è da assegnare a un distretto idrografico internazionale. Per i singoli
distretti idrografici è designata un’autorità competente. Entro quattro
anni dall’entrata in vigore della direttiva gli Stati membri provvedono
affinché, per ciascun distretto idrografico, siano effettuati le analisi delle
caratteristiche del distretto, l’esame dell’impatto delle attività umane
sulle acque, l’analisi economica dell’utilizzo idrico e si compili un registro delle aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale.
Deve essere individuata l’ubicazione dei punti del corpo idrico sotterraneo usati per l’estrazione di acque destinate al consumo umano che forniscono più di 10 m3 al giorno o servono più di 50 persone. Entro nove anni
dall’entrata in vigore della Direttiva, per ciascun distretto idrografico,
devono essere predisposti un piano di gestione e un programma operativo
che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi di settore.
Le misure previste nel piano di gestione del distretto idrografico sono
destinate a:
• prevenire il deterioramento, migliorare e ripristinare le condizioni
delle acque superficiali, ottenere un buon stato chimico ed ecologico di esse e ridurre l’inquinamento dovuto agli scarichi e alle
emissioni di sostanze pericolose;
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• proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotterranee, prevenirne l’inquinamento e il deterioramento e garantire l’equilibrio fra l’estrazione e il rinnovo;
• preservare le zone protette.
Tali obiettivi devono essere conseguiti entro quindici anni dall’entrata
in vigore della Direttiva, data che può essere però rinviata o resa meno
vincolante, fermo restando il rispetto delle condizioni stabilite dalla
direttiva stessa. Gli Stati membri incoraggiano la partecipazione attiva di
tutti gli interessati all’attuazione della Direttiva 2000/60, segnatamente
per quanto concerne i piani di gestione dei distretti idrografici. Un temporaneo deterioramento delle masse idriche non costituisce infrazione
alla Direttiva se è dovuta a circostanze eccezionali e non prevedibili, provocate da un incidente, una causa naturale o un caso di forza maggiore.
Inoltre con decorrenza dal 2010 gli Stati membri devono provvedere
affinché le politiche dei prezzi dell’acqua incentivino gli utenti a usare le
risorse idriche in modo efficiente e affinché i vari comparti dell’economia diano un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici, compresi quelli per l’ambiente e le risorse.
La Commissione presenta un elenco degli inquinanti, selezionati fra
quelli che presentano un rischio significativo per l’ambiente acquatico o
trasmissibile tramite esso. Presenta inoltre misure intese a mantenere
sotto controllo tali sostanze e norme di qualità relative alla concentrazione di esse.
Nel 2003, la Commissione ha pubblicato una proposta contenente
provvedimenti specifici intesi a prevenire e controllare l’inquinamento
delle acque sotterranee. Per procedura, entro dodici anni dalla data dell’entrata in vigore della Direttiva, e successivamente ogni sei anni, la
Commissione deve fornire una relazione sull’attuazione della stessa. La
Commissione convoca, quando opportuno, una conferenza cui partecipano le parti interessate alla politica comunitaria in materia di acque,
alla quale partecipano gli Stati membri, i rappresentanti delle autorità
competenti, del Parlamento europeo, delle Ong, delle parti sociali e dei
soggetti economici, delle associazioni di consumatori, del mondo accademico e altri esperti.
La Direttiva prevede che gli Stati membri stabiliscano sanzioni efficaci,
proporzionate e dissuasive in caso di infrazione alle disposizioni di essa.
Sette anni dopo l’entrata in vigore della Direttiva sono abrogate le vecchie
77
e seguenti Direttive 75/440/CEE; Direttiva 77/795/CEE; 79/869/CEE.
Tredici anni dopo l’entrata in vigore della Direttiva sono abrogati i seguenti atti: Direttiva 78/659/CEE; 79/923/CEE; 80/68/CEE; 76/464/CEE,
eccezion fatta per l’articolo 6, che è abrogato con decorrenza dalla data di
entrata in vigore della presente direttiva. La Commissione segnala che la
relazione che pubblicherà a norma dell’articolo 17, paragrafo 3 della
Direttiva, conterrà un’analisi del rapporto costi-benefici.
Le norme qualitative per le acque potabili - La Direttiva 98/83/CE
Con la Direttiva 98/83/CE del Consiglio europeo del 3 novembre
1998 l’Unione Europea definisce le norme qualitative essenziali cui
devono soddisfare le acque destinate al consumo umano. La Direttiva
intende proteggere la salute delle persone, stabilendo, per le acque potabili del Comune, i requisiti di salubrità e pulizia. Si applica a tutte le
acque destinate al consumo umano, salvo le acque minerali naturali e le
acque medicinali.
Gli Stati membri vigilano affinché l’acqua potabile:
• non contenga una concentrazione di microrganismi, parassiti o
altre sostanze che rappresentino un potenziale pericolo per la salute umana;
• soddisfi i requisiti minimi (parametri microbiologici, chimici e
relativi alla radioattività) stabiliti dalla Direttiva.
Gli Stati membri stabiliscono valori parametrici che corrispondano
almeno ai valori stabiliti dalla Direttiva e prendono tutte le altre misure
necessarie a garantire la salubrità e la pulizia delle acque destinate al consumo umano. Quanto ai parametri che non figurano nella direttiva, gli
Stati membri devono fissare valori limite, se necessario, per la tutela della
salute.
La Direttiva impone agli Stati membri l’obbligo di effettuare un controllo regolare delle acque destinate al consumo umano, rispettando i
metodi di analisi specificati nella direttiva o utilizzando metodi equivalenti. A tal fine, essi determinano i punti di prelievo dei campioni ed istituiscono opportuni programmi di controllo.
In caso di inosservanza dei valori di parametro, lo Stato membro interessato provvede affinché vengano tempestivamente adottati i provvedimenti correttivi necessari per ripristinare la qualità delle acque.
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Indipendentemente dal rispetto o meno dei valori di parametro, gli
Stati membri provvedono affinché la fornitura di acque destinate al consumo umano, che rappresentano un potenziale pericolo per la salute
umana, sia vietata o ne sia limitato l’uso e prendono qualsiasi altro provvedimento necessario. I consumatori vengono informati di tali misure.
• Regime di deroghe
La Direttiva prevede che gli Stati membri possano stabilire deroghe ai
valori di parametro fino al raggiungimento di un valore massimo, purché: la deroga non presenti un rischio per la salute umana; l’approvvigionamento delle acque potabili nella zona interessata non possa essere
mantenuto con nessun altro mezzo congruo; la deroga abbia durata più
breve possibile, non superiore a un periodo di tre anni (è prevista la possibilità di rinnovare la deroga per due periodi addizionali di tre anni). Le
deroghe devono indicare particolareggiatamente i motivi che hanno
indotto a concederle, salvo qualora lo Stato membro interessato ritenga
che l’inosservanza del valore di parametro sia trascurabile e che un’azione correttiva possa risolverla tempestivamente. Le deroghe non si applicano alle acque messe in vendita in bottiglie o in contenitori. Lo Stato
membro che si avvale di una deroga provvede affinché ne sia informata:
la popolazione interessata; la Commissione, entro un termine di due
mesi, se la deroga riguarda una singola fornitura d’acqua superiore a
1000 m3 al giorno in media o l’approvvigionamento di 5.000 o più persone.
I materiali utilizzati per i nuovi impianti per la preparazione o la distribuzione dell’acqua potabile non possono essere presenti nelle acque in
concentrazioni superiori a quelle strettamente necessarie.
Con periodicità almeno quinquennale, la Commissione sottopone a
revisione i parametri stabiliti dalla direttiva alla luce del progresso scientifico e tecnico. A tal fine è assistita da un comitato composto da rappresentanti degli Stati membri.
Con periodicità almeno triennale gli Stati membri pubblicano una
relazione sulla qualità dell’acqua potabile, destinata ai consumatori. Su
base di tale relazione, la Commissione elabora ogni tre anni una relazione di sintesi sulla qualità delle acque destinate al consumo umano nella
Comunità.
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Entro cinque anni, gli Stati membri adottano le disposizioni necessarie affinché la qualità delle acque destinate al consumo umano sia conforme alle disposizioni della direttiva. In casi eccezionali, tale termine
può essere prorogato di tre anni al massimo.
La normativa 98/83/CE abroga la direttiva 80/778/CEE.
Le acque di balneazione – Le Direttive 76/160/CEE e 2006/7/CEE
Fino al 2014, quando entrerà in vigore la Direttiva 2006/7/CEE del
Parlamento europeo e del Consiglio del 15 febbraio 2006 relativa alla
gestione della qualità delle acque di balneazione, la qualità delle acque di
balneazione è regolata dalla Direttiva 76/160/CEE del Consiglio europeo dell’8 dicembre 1975. Con tali atti, l’Unione Europea stabilisce
norme per la sorveglianza, la valutazione e la gestione della qualità delle
acque di balneazione, nonché per la trasmissione di informazioni sulla
qualità di tali acque. L’obiettivo dell’Unione Europea è duplice: da un
lato ridurre e prevenire l’inquinamento delle acque di balneazione, dall’altro informare gli europei sul grado di inquinamento.
• La Direttiva 76/160/CEE
La Direttiva 76/160/CEE riguarda la qualità delle acque di balneazione, ad eccezione delle acque destinate a usi terapeutici e delle acque di
piscina.
Fissa i criteri minimi di qualità cui devono rispondere le acque di balneazione: i parametri fisico-chimici e microbiologici; i valori limite tassativi e i valori indicativi di questi parametri; la frequenza minima di
campionatura e il metodo di analisi o di ispezione di tali acque.
Gli Stati membri fissano i valori che intendono applicare alle acque di
balneazione nell’ambito degli orientamenti della direttiva 76/160/CEE.
Gli Stati membri possono fissare requisiti più severi di quelli previsti
dalla direttiva. Quando quest’ultima non prevede valori per taluni parametri, gli Stati membri non hanno alcun obbligo di determinarli. Le
acque di balneazione sono, in talune condizioni, ritenute conformi ai
valori dei parametri anche se una certa percentuale dei campioni, prelevati durante il periodo balneare, non rispettano i valori limite.
Sono possibili deroghe alle disposizioni della Direttiva 76/160/CEE, a
condizione che rispettino l’obiettivo di tutela della salute pubblica. È
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istituita una procedura di adeguamento al progresso tecnico dei metodi
di analisi e dei valori parametrici tassativi ed indicativi.
La Commissione presenta una relazione annuale di sintesi sull’attuazione della Direttiva. Tale relazione è redatta in base ad un questionario
o ad uno schema elaborato dalla Commissione secondo la procedura
prevista dalla direttiva 91/692/CEE. La Direttiva 76/160/CEE sarà
abrogata dalla Direttiva 2006/7/CE a decorrere dal 31 dicembre 2014.
• La Direttiva 2006/7/CE
Questa Direttiva sostituirà la vecchia Direttiva 76/160/CEE quando
sarà recepita dagli Stati membri. Dovrà essere attuata entro l’inizio del
2008. La revisione della legislazione sulle acque di balneazione ha inteso garantire la coerenza con il sesto programma d’azione per l’ambiente,
con la strategia a favore dello sviluppo sostenibile e con la direttiva quadro sulle acque. Altro obiettivo è stato quello di semplificare le procedure in considerazione degli sviluppi scientifici e migliorare i processi partecipativi delle parti interessate e l’informazione fornita al pubblico.
Le acque interessate sono le acque di superficie che possono essere luoghi di balneazione, ad eccezione delle piscine e delle terme, delle acque
confinate soggette a trattamento o utilizzate a fini terapeutici, nonché
delle acque confinate separate artificialmente dalle acque superficiali o
sotterranee.
La Direttiva fissa due parametri di analisi (enterococchi intestinali ed
escherischia coli) al posto dei 19 della Direttiva precedente. Questi parametri serviranno per sorvegliare, valutare e classificare la qualità delle
acque di balneazione identificate. Possono essere eventualmente presi in
considerazione altri parametri, come la presenza di cianobatteri o di
microalghe.
Gli Stati membri devono garantire la sorveglianza delle acque di balneazione. Ogni anno, devono determinare la durata della stagione balneare e stabilire un calendario di sorveglianza delle acque, il quale deve
prevedere il prelievo di almeno quattro campioni per stagione (tranne in
caso di stagione molto breve o di particolari impedimenti di tipo geografico). L’intervallo tra ciascun prelievo non deve essere superiore a un
mese. In caso di inquinamento temporaneo, deve essere prelevato un
campione per confermare l’evento, ma dovrà essere scartato dai campioni previsti dal calendario. In tal caso, deve essere prelevato un campione
81
supplementare dopo la fine dell’inquinamento per sostituire quello che
è stato scartato. Gli Stati membri devono effettuare una valutazione delle
acque di balneazione alla fine di ogni stagione, in linea di massima in
base alle informazioni raccolte nel corso della stagione stessa e delle tre
precedenti. La valutazione può riguardare una durata più breve in alcuni casi, in particolare se le acque di balneazione sono di nuova individuazione o se recentemente si sono verificate modifiche tali da poter modificare la qualità dell’acqua.
In seguito alla valutazione le acque sono classificate, conformemente
ad alcuni criteri specifici, in quattro livelli di qualità:
• scarsa;
• sufficiente;
• buona;
• eccellente.
La categoria «sufficiente» è la soglia minima di qualità a cui devono
giungere tutti gli Stati membri entro la fine della stagione 2015. Quando
l’acqua viene classificata «scarsa», gli Stati membri devono prendere alcune misure di gestione, in particolare il divieto di balneazione o un avviso che la sconsiglia, devono informare il pubblico e prendere le misure
correttive adeguate. Gli Stati membri devono inoltre stabilire il profilo
delle acque di balneazione, indicando in particolare una descrizione della
zona interessata, le eventuali cause di inquinamento e l’ubicazione dei
punti di monitoraggio delle acque. Il profilo deve essere predisposto per
la prima volta entro l’inizio del 2011 e può essere riesaminato in caso di
modifica in grado di influire sulle acque. Le informazioni relative alla
classificazione, alla descrizione delle acque di balneazione e al loro eventuale inquinamento devono essere messe a disposizione del pubblico in
modo facilmente accessibile e in prossimità della zona interessata, grazie
ai mezzi di comunicazione adeguati, compreso Internet. In particolare,
gli avvisi di divieto o che sconsigliano la balneazione devono essere rapidamente e facilmente identificabili.
La Commissione pubblica una relazione di sintesi annuale sulla qualità delle acque di balneazione, basata sulle relazioni che gli Stati membri
devono trasmetterle prima dell’inizio di ogni stagione balneare. Nel
2008 pubblicherà inoltre una relazione comprendente uno studio sui
virus e sui progressi scientifici pertinenti in materia di valutazione delle
acque. Un riesame della Direttiva è previsto nel 2020.
82
Trattamento delle acque reflue urbane - La Direttiva 91/271/CE
La Direttiva 91/271/CE, del Consiglio europeo del 21 maggio 1991
regola la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane
nonché il trattamento e gli scarichi delle acque provenienti da alcuni
impianti industriali. Il suo scopo è proteggere l’ambiente da tutti i deterioramenti dovuti allo smaltimento di queste acque.
Gli scarichi di acque reflue urbane costituiscono, per importanza, la
seconda fonte d’inquinamento delle masse d’acqua nella forma dell’eutrofizzazione. La Direttiva 91/271/CE mira appunto ad armonizzare a
livello comunitario le misure relative al trattamento di tali acque.
Le acque di scarichi industriali che vengono riversate nei sistemi di raccolta e i fanghi provenienti da impianti di trattamento delle acque urbane sono soggetti a regolamentazioni e/o autorizzazioni specifiche rilasciate dalle autorità competenti.
La Direttiva prevede delle esigenze specifiche per gli scarichi di acque
industriali usate e biodegradabili che provengono da alcuni settori
industriali e che non passano attraverso alcun impianto di trattamento delle acque reflue urbane prima di essere riversati nelle acque recipienti.
Gli Stati membri sono responsabili della sorveglianza degli scarichi
provenienti dai depuratori e delle acque recipienti. Essi sorvegliano
affinché ogni due anni le autorità nazionali competenti pubblichino un
rapporto di valutazione da trasmettere alla Commissione europea.
Gli Stati membri stabiliscono e presentano alla Commissione i programmi nazionali di messa in opera della Direttiva. Infine, si prevede un
regime di deroghe temporanee.
La Direttiva 98/15/CE mira a precisare le prescrizioni circa gli scarichi provenienti da impianti di depurazione delle acque reflue urbane,
con lo scopo di interrompere le differenti interpretazioni degli Stati
membri.
A n a l i s i c o m p a r a t i v a d e l l a l e g i s l a z i o n e e u r o p e a e m o n t e n e g r ina
Sono stati confrontati gli standard nazionali in materia di scarico di
acque reflue nel sistema fognario e in ricettori naturali (Norma 10/97),
e per le acque di superficie le linee guida enunciate nelle norme 14/96,
19/96, 15/97 con la direttiva UE 91/271/EEC.
83
Le conclusioni che emergono dal confronto sono le seguenti:
- gli standard nazionali per la domanda di ossigeno biochimico sono
meno stringenti di quelli europei (25 mg/l contro 30 mg/l);
- la differenza tra i valori per la domanda di ossigeno chimico è significativa, considerando che la soglia europea si attesta a 125 mg/l
contro i 45 mg/l di quella montenegrina. Gli standard nazionali
sono troppo limitanti e devono essere modificati e parificati a quelli dell’Unione;
- lo standard nazionale per il totale dei solidi in sospensione è anch’esso ridotto rispetto a quelli europei (20 mg/l contro 35 mg/l per >
10.000 abitanti e 60 mg/l per < 10.000 abitanti). Anche questo
parametro deve essere modificato e parificato a quello europeo. Il
valore del totale dei solidi sospesi è in linea generale più alto rispetto al valore corrispondente della domanda di ossigeno biochimico;
- il totale dei fosforidi è troppo stringente (1 mg/l) e corrisponde allo
standard europeo per lo scarico di vasti agglomerati (> 100.000 persone) in acque delicate. Gli standard europei per gli insediamenti
con 10.000 < abitanti < 100.000, che scaricano in acque sensibili è
pari a 2.0 mg/l. Gli standard europei si applicano per gli scarichi in
acque delicate e in aggiunta è permesso un minimo di riduzione di
fosforo pari all’80% quale alternativa allo standard è permesso. Lo
standard nazionale è troppo limitante per quanto riguarda lo scari-
84
co in acque normali. Non è ancora stata portata a termine la designazione di ricettori sensibili in Montenegro;
- i risultati riguardo al nitrogeno sono simili. Benché non esista uno
standard nazionale per il nitrogeno totale, gli standard per NO3 e
NO2 di 40 mg/l e 0,5 mg/l corrispondono a meno di 10 mg/l
totali. Ciò è in linea con gli standard europei per i vasti agglomerati ( > 100.000) che scaricano in acque sensibili; per gli insediamenti minori (10.000< abitanti < 100.000) il limite pertinente è
meno stringente ( 15 mg/l).
a) S t a n d a r d p e r g l i e f f l u e n t i s c a r i c a t i i n r e c e t t o r i n a t u r a l i
Gli standard montenegrini sono più stringenti di quelli europei per
quanto riguarda il consumo chimico di ossigeno, dei solforidi e dei solidi sospesi. Le leggi montenegrine definiscono gli standard per le acque
reflue scaricabili nei sistemi fognari pubblici. Nella Direttiva UE tali
standard non sono definiti: è sottolineato solo il fatto che le acque reflue
industriali devono sottostare a un preciso trattamento prima di essere
scaricate.
b) Standard qualitativi di alcune classi di acque di super ficie
Per l’acqua per piscicoltura e per le acque di balneazione gli standard
sono simili. Per la fornitura d’acqua la normativa montenegrina è più
stringente per quanto riguarda i nitrati e i solfati.
Va da sè che l’avvicinamento del Montenegro all’Unione Europea comporterà nuove esigenze di modificazione della normativa nazionale ed una
revisione, in alcuni punti anche abbastanza significativa, delle leggi montenegrine.
85
STRUMENTI SOVRANAZIONALI
L a c o o p e r a z i o n e i n t e r n a z i o n a l e i n Mo n t e n e g r o
Con l’indipendenza, il Montenegro ha cominciato a cercare un ruolo
più deciso anche negli anbiti della Cooperazione internazionale.
Memorandum d’intesa bilaterali sono stati firmati con molti paesi
(Albania, Polonia, Macedonia, Italia) o stanno per essere firmati
(Repubblica Ceca, Slovenia).
Il Montenegro è attivo in numerose iniziative regionali, come il
Programma di Ricostruzione Ambientale Regionale (REReP), la Central
European Initiative, e l’iniziativa Adriatico-Ionica. Inoltre, il Montenegro
ha instaurato rapporti di cooperazione multilaterale con organizzazioni
internazionali come UNDP, UNEP, OSCE, MA ed è membro del GEF
(Banca Mondiale).
Naturalmente il Paese dovrebbe ereditare le intese esistenti all’epoca in
cui era parte della federazione Serbia/Montenegro.
L’Unione Europea
Gli effetti della cooperazione tra UE e Montenegro sono da correlarsi
agli accordi c.d. di Stabilizzazione e Associazione, al programma di assistenza CARDS – (Community Assistance for Reconstruction,
Development and Stabilisation) ed al relativo Country Strategy Paper
(CSP). Il National Indicative Programme (NIP) annesso al CSP definisce
gli interventi più in dettaglio, mettendo in evidenza gli obbiettivi di programma, i risultati attesi e le condizioni nelle aree prioritarie della cooperazione.
L’ Agenzia Europea per la Ricostr uzione
L’Agenzia Europea per la Ricostruzione gestisce i principali programmi di assistenza dell’UE in Montenegro, Serbia, Kosovo e nell’ex
Repubblica Jugoslava di Macedonia. I principali obiettivi di questi programmi di assistenza riguardano il supporto, anche finanziario, per
necessità:
• good governance e institutional building
86
• lo sviluppo di un’economia di mercato attraverso l’investimento in
infrastrutture e ambiente
• sviluppo sociale e rafforzamento della società civile.
La Banca Europea per gli Investimenti
La BEI rappresenta il braccio finanziario dell’Unione Europea. Gli
azionisti della banca sono tutti i paesi membri dell’UE e di conseguenza
il Consiglio dei Direttori è formato da tutti i Ministri delle Finanze.
Generalmente, la BEI può fare prestiti a medio/lungo termine non
eccedenti 50% del valore dei progetti d’investimento. I beneficiari possono essere autorità locali, pubbliche istituzioni e settore privato, come
anche piccole e medie imprese attraverso i “Prestiti Globali”. La banca
fonda le sue attività sul capitale di mercato.
La BEI fornisce differenti strumenti finanziari per soddisfare i bisogni dei suoi clienti. Ci sono due principali tipi di strumenti creditizi
che essa può garantire, relativi alla misura ed al tipo di operazione:
prestiti d’investimento per un ammontare superiore ai 12,5
milioni di euro.
Non c’è nessun limite in termini assoluti sull’ammontare massimo.
Per i progetti infrastrutturali il periodo di maturità è di 15 anni o
più. Essi possono essere pagati in una sola valuta o in un misto di
valute.
Quando il beneficiario o il garante è lo Stato non sono necessarie
misure di sicurezza ulteriore; in caso opposto c’è la necessità di garanzie da banche che siano valutate come minimo con il rating AA. In
principio, i tassi d’interesse possono essere fissi o rivedibili in un certo
periodo di tempo (dai 4 ai 10 anni).
Global Loans da 20 000 EUR a 12,5 miloni di euro
Lo strumento Global Loan è pensato per progetti più piccoli. La BEI
fa prestiti per progetti piccoli e medi in partnership con banche locali
che hanno il mandato per aprire una linea di finanziamento per i
progetti selezionati dalla BEI. Questo strumento è disponibile per le
Piccole e Medie Imprese e per i progetti infrastrutturali promossi dalle
municipalità (i beneficiari che hanno meno di 75 milioni di euro di
asset produttivi e massimo 500 dipendenti).
87
La BEI ha iniziato ad operare nei Balcani occidentali circa 30 anni fa
e segue il già citato processo di Stabilizzazione ed Associazione supportando principalmente progetti per la ricostruzione. Essa si concentra
soprattutto sulle infrastrutture regionali, la modernizzazione del settore
finanziario e lo sviluppo delle imprese private.
La Banca Europea per la Ricostr uzione e lo Sviluppo
La BERS è il maggiore investitore nell’Europa Centro-Orientale. La
banca opera attraverso il suo ufficio centrale a Londra e 30 uffici locali.
La BERS sta finanziando progetti nel settore privato, privatizzazioni e
ristrutturazioni d’imprese. Inoltre la Banca supporta progetti di infrastrutture e servizi municipali. Il suo coinvolgimento in termini di finanziamento varia dai 5 ai 250 Milioni di Euro.
Ad oggi la BERS ha finanziato almeno 45 progetti sulla gestione delle
acquesia per il miglioramento delle performance che per facilitare processi di privatizzazione.
Garantisce, normalmente, crediti per un ammontare massimo del
35% del totale dei costi, ma impone un impegno di capitale di rischio ai
promotori altresì sostanzioso.
I tassi d’interesse della BERS derivano dai tassi correnti del mercato, ma
sono più competitivi: la Banca non offre prestiti agevolati o doni.
L a B anca Mo n d i a l e
La strategia generale della Banca Mondiale, che opera attraverso cinque agenzie specializzate, è volta alla riduzione della povertà ed alla realizzazione di iniziative “sostenibili”. In linea di principio, i progetti
finanziati dalla Banca Mondiale derivano dalle Country Assistance
Strategy (elaborate per ogni paese assistito) e sono identificati in accordo con il governo locale durante le missioni dei rappresentanti della
Banca ogni due anni.
L a C o o p e r a z i o n e It a l i a n a
Gli strumenti a disposizione sono:
• l a l e g g e 8 4 d e l 2 1 m a r z o 2001
Disciplina le forme di partecipazione italiana al processo di stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo dei Paesi dell’area balcanica; anche al fine
88
di coordinare gli interventi nazionali con le iniziative assunte in sede
comunitaria e multilaterale dall’Italia.
Le tipologie di intervento previste si dividono in quattro categorie:
* Cooperazione allo Sviluppo, sotto la responsabilità del Ministero
Affari Esteri: formazione, assistenza crediti, crediti d’aiuto e sicurezza;
* Promozione e assistenza alle imprese, di competenza del Ministero
per le Attività Produttive: informazione e comunicazione, assistenza tecnica, formazione, partecipazioni societarie e finanziamenti
agevolati;
* Cooperazione decentrata, affidata a Regioni ed Enti locali: formazione, assistenza tecnica e altre aree di interesse nazionale;
* Interventi di particolare interesse nazionale.
I soggetti attuatori della Legge 84/01, così come previsti dall’art.5
comma 2, sono:
• ICE
• SIMEST
• FINEST
• INFORMEST
• UNIONCAMERE
• FDL SERVIZI
In particolare, ICE, Informest ed FDL Servizi sono destinatarie di
fondi per la promozione e l’assistenza alle imprese.
La S i m e s t
La Simest è la finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero; è una società per azioni controllata dal Governo Italiano
per il 76% del pacchetto azionario ed una restante presenza azionaria
privata (banche, associazioni imprenditoriali e di categoria).
La SIMEST è stata creata per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane ed assistere gli imprenditori nelle loro
attività all’estero. Per gli investimenti all’estero sottoscrive fino al 25%
del capitale delle società estere partecipate da imprese italiane per un
periodo massimo di otto anni, entro il quale SIMEST dovrà procedere
alla cessione delle sue quote ai valori di mercato.
89
Tale limite è elevato al 49% per gli investimenti all’estero che riguardino attività aggiuntive delle imprese, derivanti da acquisizioni di imprese, joint-venture o altro e che garantiscano il mantenimento delle capacità produttive interne.
La Simest agevola il finanziamento di quote sottoscritte dal partner italiano in società o imprese all’estero e gestisce fondi di Venture Capital,
una delle innovazioni più importanti attivate negli ultimi anni per assistere gli investimenti italiane in aree strategicamente rilevanti. Per quanto riguarda gli scambi commerciali, la Simest agevola crediti all’esportazione, finanzia studi di prefattibilità, fattibilità e programmi di assistenza tecnica, finanzia programmi di penetrazione commerciale e finanzia
spese di partecipazione a gare internazionali. Essa inoltre fornisce servizi
di assistenza e consulenza per tutte le fasi dell’avvio e della realizzazione
di investimenti all’estero.
91
BIBLIOGRAFIA
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construction of small hydro power plants – Professor Radomir Zivaljevic´
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in Serbia-Montenegro and Albania – 2005 – ARÖW Business and
Consultants Network
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REC for Center for Central and Eastern Europe – 2004 – Regional
Assessment of Legal, Policy and Institutional Frameworks
Serbia and Montenegro Freshwater Country Profile – 2004Government of Serbia and Montenegro
Serbia and Montenegro Wastewater Country Profile – 2004Government of Serbia and Montenegro
Statistical Yearbook of the Republic of Montenegro – 2006 – Monstat
Tara and Lim River Basin Watershed Management - World Bank
Water Resources Management in South Eastern Europe – 2003 – The
World Bank
World Database on Protected Areas UNEP-WCMC/IUCN-WCPA
Stampato presso le Arti Grafiche Pasquarelli
Sora (Fr) - Tel. 0776.839208 - E-mail [email protected]
nel mese di novembre 2007