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Trama. Si apre con la classica situazione del manoscritto ritrovato, che in questo caso è un “logoro quaderno”,
un diario lasciato da chissà chi sotto la porta di un
signore, che leggendolo scopre la storia d’un personaggio che salpa sulla nave Andrea Doria per raggiungere il Sudafrica, ma dopo un naufragio approda a
un’isola deserta, da esplorare, da cui ritornerà fortuitamente al suo paese, dove troverà altre sorprese. Ma
questa è la cornice, perché il diario è soprattutto una
successione di storie incredibili, tra il sogno e la realtà,
narrate dal protagonista e da altri personaggi, che
ascoltando i racconti altrui si trovano a ricordare e a
narrare altre storie, che a loro volta ne echeggiano o
evocano altre ancora. Tutti i personaggi, come tutti gli
esseri umani, sono fatti di storie, che raccontano imbrogli, ossessioni, paure, gioie, avventure, sofferenze, difficoltà, (in)successi, casi particolari o comuni. E così nel
diario si accumulano storie di persone che vogliono
primeggiare a qualsiasi costo o profondamente sensibili o gentili, dotate di poteri particolari o capaci di
viaggiare nel tempo e nello spazio, con un lutto da elaborare o un sogno da realizzare. Piccole storie quotidiane o di incredibili avvenimenti in cui il fantastico è fondamentale, inanellate una dopo l’altra. Il diario s’intitola
Avventure sull’isola deserta, e così anche il romanzo a
fumetti che lo ospita, creato dall’autore polacco Maciej
Sienczyk e primo graphic novel candidato, nel 2013, al
prestigioso premio letterario Nike, ora pubblicato in
Italia da Canicola.
Stile. Il manoscritto ritrovato è un classico della letteratura, quasi un cliché, il naufragio su un’isola evoca storie che vanno dall’Odissea a Lost, il succedersi di storie
che dilata l’esperienza del personaggio, lo spazio e il
tempo (anche di vita) ricorda inevitabilmente Le mille e
una notte, ma l’aspetto evocativo è necessario a un racconto come questo, che continua a portare in vita storie
a partire da oggetti, paesaggi, personaggi e soprattutto
a partire da altre storie. Mentre la vicenda del protagonista procede (la partenza, il viaggio, il naufragio,
l’esplorazione dell’isola, il ritorno), le storie che ascolta,
sogna o racconta si accumulano. I personaggi che prendono parola uno alla volta, in vari momenti e contesti, e
diventano narratori, costruiscono una successione di
storie unite da legami analogici, soggettivi, e così i racconti che si accumulano dialogano tra loro e s’intrecciano alla storia principale, in una narrazione tra fumetto e
storia illustrata, con uno stile che può ricordare Poema a
fumetti di Dino Buzzati per certe immagini, per il montaggio, in parte nei colori, piatti per entrambi ma nell’autore milanese solitamente più accesi. Il tratto, invece,
qui è legato non al pop ma a uno stile "sporco" diffuso
nell’est ma non solo (basti pensare all’italiano
Michelangelo Setola), di solito realizzato solo a matita
ma qui anche colorato. È un disegno non nitido, né realistico né classico, che non rispetta anatomie, che non
intende dare movimento alla storia, ma inquietudine a
personaggi e situazioni. Questo disegno in molti passaggi illustra il testo del diario, aggiungendo ovviamente elementi narrativi, in altri diventa esso stesso testo,
perché certe storie nascono per immagini ospitate dai
balloon, che si fanno vignette e diventano tavole.
Pregi e difetti. Questo fumetto non è per nulla commerciale (l’accumulo di storie tende a una ripetitività dello
schema, pur con variazioni, che va a discapito dell’azione, quindi tende a una apparente staticità che poco
spartisce con la lettura d’intrattenimento), è inquietante
e ricco di citazioni dal mondo della letteratura, del cinema e del fumetto. Citazioni appunto funzionali a un
discorso come quello svolto dall'autore, che affronta il
nostro essere composti di storie attraverso le quali ci
raccontiamo.