Proposte sulla riorganizzazione del Sistema

NURSIND
CONFEDERAZIONE GENERALE
UNITARIA CGU – CISAL
COORDINAMENTO TOSCANA
Prot. NCT-003
del 28/04/2014
Alla CA Resp. Segr. Ass. Diritto alla Salute Rossano Mancusi e Andrea Leto
Assessorato Diritto alla Salute – Regione Toscana
Egr.Direttore,
Con la presente, Il sindacato delle Professioni Sanitarie Nursind, intende fornire un primo
contributo alle politiche sanitarie della Regione Toscana, convinti come siamo che l'apporto che gli
Infermieri possono dare in un momento così particolare come quello che stiamo attraversando, sia
di fondamentale importanza. Pensiamo infatti che l'inserimento nelle Aziende Sanitarie di modelli
organizzativi come l'Infermiere di Famiglia, l'Ambulanza Infermierizzata, il See and Treat ed altro
ancora, oltre a riscuotere una grande soddisfazione da parte degli utenti, possano essere dei volani
importanti per rilanciare la Sanità Toscana in un momento di scarsità delle risorse come questo.
EMERGENZA URGENZA
118
Per quanto riguarda la riorganizzazione che la Regione Toscana intende fare sul sistema
dell'Emergenza Urgenza 118 vogliamo portare alla Vostra attenzione le seguenti riflessioni:
Il sistema Emergenza Urgenza 118 della Regione Toscana, attualmente gestito da 12 C.O. 118, è
al momento fortemente diversificato sia nella gestione delle singole Centrali Operative 118 che
nello sviluppo della sua gestione territoriale, sia nella formazione del personale sanitario, con
conseguente ricaduta sulla risposta offerta al cittadino, condizione che non può lasciarci indifferenti.
Considerando la volontà della Regione Toscana ad indirizzarsi verso le 3 centrali di area vasta e
successivamente verso una sola Centrale Regionale, vorremmo fare alcune considerazioni sulle
criticità in essere e future.
Fermo restando che la Centrale Unica Regionale, dovrà necessariamente disporre di un unico
sistema tecnologico scientifico (sistema informatico gestionale, radiocomunicazioni, linee di
backup ), le priorità sulle quali vorremmo proseguire l’incontro vertono sulle seguenti criticità:
Livelli minimi assistenziali territoriali, (uniformare e definire i 4 livelli assistenziali
territoriali blsd/ ambulanza infermieristica/auto medica/elisoccorso), in quanto al momento
esistono realtà territoriali fortemente diversificate, ove o è presente ambulanza infermieristica
sul territorio (Firenze/Empoli) o addirittura realtà ove l’infermiere è presente nella sola C.O. in
numero realmente esiguo (Livorno) – realtà dove il medico coopera con l’infermiere in auto
medica e realtà dove il solo medico è presente sul territorio in ambulanza, situazione che va a
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Sede: Via Capo di Mondo, 78 – 50136 Firenze
Tel/Fax:0559110505 – mail: [email protected] – Pec: [email protected] – www.nursind.it
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riflettersi sui modelli organizzativi e sulla risposta che il cittadino riceve, nella sua richiesta di
soccorso
Incremento ambulanze infermieristiche come previsto da P.S.R. integrato dal D.R.T.
1235/2013, connotazione in maniera chiara, istituzionale la figura sanitaria “infermiere”, del
S.E.T. 118, valorizzando le competenze acquisite e omogeneizzandone l’utilizzo.
Uniformità dei protocolli operativi medici ed infermieristici (questi ultimi dettati in linea di
massima dal gruppo regionale ma lasciati aperti alle singole realtà)
Sviluppo, anche in via sperimentale, di ulteriori modelli operativi di intervento, es progetto
integrato Automedica-Ambulanza Infermieristica, sulla base di esperienze presenti su territorio
nazionale ed europeo.
Tutela, utilizzo e non dispersione della professionalità infermieristica, acquisita con anni di
lavoro, del personale infermieristico di centrale nella fase di riorganizzazione, al fine di ridurre
al minimo il rischio clinico, (aggiungere personale neoformato nelle centrali, al posto di
personale che da anni opera nel settore emergenza-urgenza, aumenta tale rischio)
Uniformità a livello regionale del sistema formativo, del personale medico-infermieristico
operante nel S.E.T. 118 della Regione Toscana
Guida Auto-medica – criticità assicurative e responsabilità del personale sanitario alla
guida di un mezzo di soccorso, ricadute su patente personale – uniformità di criteri su guida del
mezzo, formazione su guida sicura certificata, introduzione di autista/soccorritore di automedica, come da All. 1
Ridefinizione dei criteri di accesso per il personale infermieristico al servizio di
Elisoccorso Regionale
Uniformità del trattamento economico e di indennizzo del personale S.E.T 118 su tutto
l’ambito regionale
Ridiscussione e riconferma del fondo regionale per gli infermieri datato 2009 previsto per il
miglioramento dei servizi , distribuito a suo tempo, nelle tre aree vaste in modo dissimile
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L'INFERMIERE DI FAMIGLIA/COMUNITA'
Un altro tema che vogliamo portare alla Vs attenzione è quello dell'implementazione del
modello organizzativo dell'Infermiere di Famiglia/Comunità.
Questo tema ci sta particolarmente a cuore poiché siamo consapevoli che i nuovi bisogni sociosanitari della popolazione sono sempre più espressione dell'allungamento della vita, dell'aumento
costante delle malattie cronico-degenerative, dell'apparire ed il dilagare di nuove patologie sociali
quali le dipendenze, i malesseri psicologici ed altro ancora. Secondo noi la risposta a queste nuove
esigenze assistenziali, a fronte di risorse sempre più finite, si può trovare nella logica delle "cure di
comunità" in cui istituzioni (aziende sanitarie, servizi sociali) e società civile si incontrano
creativamente per sostenere la fragilità. In quest'ottica si colloca il progetto "Infermiere di
Comunità" con cui si può cercare di dare una risposta alle rinnovate esigenze e ai bisogni di cura dei
cittadini con un approccio di riconoscimento e valorizzazione delle potenzialità e dell'autonomia
decisionale del singolo, delle famiglie e della comunità verso l'autocura e di attivazione di nuove
forme di integrazione tra il sociale, il sanitario e le risorse formali e informali presenti nella
comunità.
Ciò che si propone è l'attivazione di un'offerta assistenziale che superi la logica tecnicoprestazionale a favore di una visione e di un approccio di tipo relazionale che consideri la relazione
stessa come una vera e propria risorsa da cui iniziare a tessere una rete rigenerante di beni affettivi,
cognitivi, sociali, pratici, spirituali che garantiscano la presa in carico della persona, del caregiver e
della loro situazione. La presa in carico però non ci deve far pensare solo alla dimensione fisica ma
alla capacità di aiutare un'altra persona a crescere e realizzarsi per favorirne il suo sviluppo.
Nella prospettiva di “presa in carico della comunità da parte della comunità” il concetto di presa
in carico si sviluppa e si estende dalla persona alla collettività e si arricchisce di nuovi significati in
cui sono in gioco la costruzione di sfere sociali nuove, date dall'intreccio tra reti formali e
informali, tra professionalità e figure non specialistiche, fra pubblico e privato.
In questo nuovo scenario, gli infermieri sono sempre di più attivatori di potenzialità di care, nella
logica dell'empowerment, restituendo alle persone e ai cittadini la capacità di tutelare il proprio
progetto di salute nonchè di vita.
Una delle competenze distintive che maggiormente differenza l'infermiere di comunità è il suo
ruolo di attivatore delle risorse informali presenti all'interno della comunità favorendo e rafforzando
i legami di solidarietà. Si tratta quindi di curare e mantenere relazioni positive con il terzo settore, il
volontariato, ma anche con quelle persone, quella micro rete invisibile, che pur non appartenendo
ad alcun gruppo definito, dedica parte del proprio tempo alle famiglie in difficoltà. L'infermiere non
si limita quindi alla sola prestazione tecnica, ma diventa attivatore delle risorse per i processi
d’assistenza. Per far ciò è di fondamentale importanza che l'infermiere di comunità conosca
approfonditamente tutte le risorse di tipo informale presenti all'interno della comunità, in modo da
poter lavorare in stretto rapporto con loro. In particolare, nel prestare assistenza l'infermiere di
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comunità deve tener conto dei soggetti che formano o potrebbero formare una rete di supporto
informale all'interno della quale inserire il paziente.
Gli obiettivi specifici di questo modello organizzativo possono essere ricondotti ai seguenti punti:
•
migliorare l'accessibilità dell'assistenza a tutti i cittadini, svolgendo la funzione di
orientamento rispetto all'offerta sanitaria;
•
costituire un filtro efficace al ricovero ospedaliero attraverso servizi sanitari più
efficienti in termini di appropriatezza degli interventi;
•
migliorare la qualità di vita dei malati cronici e delle loro famiglie;
•
contrastare l'istituzionalizzazione delle persone fragili;
•
individuare risorse informali all'interno della comunità disponibili a collaborare con
i servizi istituzionali per rispondere ai bisogni di salute della comunità;
•
migliorare l'efficienza dell’erogazione dei servizi territoriali (aumento dei casi presi
in carico, riduzione dei tempi di percorrenza degli infermieri, ecc.);
•
fornire un punto di ascolto sanitario che possa costituire una cerniera tra i servizi
ospedalieri e territoriali; sostanziare un riferimento per l'attivazione di un sistema di
comunity care fondato sull'attivazione di reti informali e tecnologiche, aumentando la
capacità di cura della comunità;
•
valorizzare le professioni sanitarie nel rispetto del proprio ambito di competenza;
•
implementare un approccio volto a valorizzare le risorse delle singole famiglie
indirizzandole verso una corretta autocura e attivazione di reti informali;
•
consentire una presa in carico anticipata e leggera.
L'intervento dell'infermiere di comunità si sviluppa sostanzialmente in tre ambiti:
•
A livello ambulatoriale, l'infermiere di comunità eroga l'assistenza a tutti gli utenti che sono
in grado di deambulare e che necessitano di assistenza infermieristica a complessità mediobassa e/o interventi di educazione promozione della salute. L'attività ambulatoriale può
essere svolta in strutture residenziali già esistenti nella comunità, come per esempio case di
riposo, strutture residenziali protette, comune, ecc.. L'ambulatorio così concepito diventa un
punto d'incontro in cui gli utenti e le famiglie possono recarsi e a cui fare affidamento per
ottenere risposte ai loro bisogni di assistenza infermieristica. In questo modo l'infermiere di
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comunità riesce a garantire una presenza stabile costante sul territorio, diventando una figura
di riferimento riconosciuta all'interno della comunità. Tale strutturazione consentirebbe
anche uno snellimento delle attività assistenziali semplici (monitoraggio parametri vitali,
iniezioni, ecc.) svolte dal MMG, offrendogli la possibilità di recuperare il tempo
assistenziale da dedicare alla clinica, garantendo un'azione ancora più efficace di filtro
sanitario.
•
A livello domiciliare, l’infermiere di comunità eroga l'assistenza a tutti gli utenti che non
possono recarsi in ambulatorio, per gravi patologie o per difficoltà nella deambulazione, che
necessitano di assistenza infermieristica di complessità medio-alta, con carattere di
continuità, con bassi livelli di autonomia e che abbisognano di periodiche prestazioni
sanitarie. Inoltre l'infermiere di comunità segue utenti che vivono in un contesto familiare e
sociale che richiede una particolare sorveglianza e protezione (utenti domiciliare in carico,
AD/ADI a bassa intensità sanitaria, ADI a medio-alta intensità sanitaria).
•
L'attività a livello sociale si caratterizza dal fatto che l'infermiere di comunità svolge attività
trasversali di implementazione dell'integrazione con l'obiettivo di favorire l'attivazione di
integrazione tra i vari operatori sanitari e sociali e le possibili risorse formali ed informali
presenti sul territorio utili a risolvere problematiche inerenti i bisogni di salute.
A seguito di quanto riportato e come già espresso nel precedente incontro, confidiamo
nell’apertura di un tavolo di confronto al fine di sviluppare linee di indirizzo comuni e di esplicitare
meglio i progetti sopra esposti.
Certi di un Vs cortese riscontro in merito porgiamo Cordiali Saluti.
Coordinamento Regionale Nursind
Mariarosa Chiasserini
Giampaolo Giannoni
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