Sabina Carbonara Pompei

VILLA DE DOMO ALBERINI
Spoleto, Perugia
Un elegante portale in pietra, lavorato a bugnato liscio e coronato da una ringhiera in ferro battuto, arricchisce la facciata principale di Villa De Domo Alberini, ubicata nelle vicinanze della basilica spoletina di San Salvatore. La configurazione generale dell’edificio è riconducibile agli interventi settecenteschi commissionati dal patrizio romano Lorenzo De Domo Alberini all’architetto umbro Francesco Angelo Amodio (1755-1817), detto «lo Scheggino», attivo anche nel Palazzo Comunale e nel Palazzo Alberini-De
Domo (Pucci Della Genga) a Spoleto.
La villa, circondata da un ampio giardino all’italiana e concepita come luogo di ritrovo e di otium, è stata utilizzata, nel corso del
tempo, per accogliere pontefici, alti prelati e personaggi illustri in visita alla città di Spoleto. Nella prima metà del XIX secolo la residenza passò alla famiglia Della Genga e poi ai Pucci, dei cui eredi attualmente la villa è di proprietà.
La soluzione ad arco centrale e semplici paraste con fusto bugnato, adottata per il portale, ben s’inserisce nel patrimonio architettonico locale, in cui si coglie, da un lato, la continuità con il repertorio del passato cinque-seicentesco e, dall’altro, la volontà, attraverso la costruzione di opere qualificate da forme più dinamiche, di rinnovamento compositivo.
A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, si diffonde, in linea con l’abbandono degli andamenti sinuosi e delle linee ricurve dell’età barocca, una tipologia di portale in bugnato, in cui prevalgono schemi semplificati e una struttura più sobria. Può essere interessante per il portale di Villa De Domo Alberini il confronto con quello di Palazzo Colizzi a Norcia (1755 circa) e con quello del
Vescovato di Perugia, realizzato nel 1788; di poco successivo è anche il portale, sempre in bugnato, che caratterizza il prospetto di
Palazzo Passerini a Norcia.
Nel caso della Villa De Domo Alberini il classico motivo dell’ordine inquadrante l’arco è ottenuto per mezzo dell’uso di una parasta ribattuta e trattata a bugne. La superficie liscia della parete di fondo enfatizza la rilevanza plastica del bugnato facendo, nel contempo, risaltare l’aggetto delle paraste. La formula elaborata dall’architetto settecentesco, seppur debitrice della tradizione manierista e seicentesca, è improntata tuttavia a una maggiore chiarezza d’impostazione nonché a un ritorno a forme più geometriche e
concise. Non si distacca invece dalle soluzioni solitamente impiegate in ambito umbro (Perugia, Palazzo Baldeschi; Spoleto, Palazzo Accoramboni; Bettona, Villa Boccaglione) il collegamento sintattico fra la parte superiore del portale e l’elaborata ringhiera
che sostiene la finestra centrale del piano nobile.
SABINA CARBONARA POMPEI
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