S A M H A V A D T O Y A M I L A N O Saluto con piacere la mostra dedicata alle opere di Sam Havadtoy, uno straordinario evento culturale con cui si rende omaggio alla grande figura di questo artista contemporaneo, tra i più apprezzati a livello internazionale, che siamo lieti di poter ammirare nel capoluogo lombardo. Un’occasione unica per entrare in contatto con la particolare arte figurativa di Havadtoy, che per questa esposizione ha deciso di omaggiare il nostro territorio reinterpretando il simbolo della Regione Lombardia, la rosa camuna, espressione della nostra capacità di offrire opportunità, fiducia, libertà e solidarietà. Grazie alla presentazione di questo lavoro inedito insieme ad altre splendide opere, abbiamo la possibilità di cogliere la profondità di Havadtoy che nella concisione, discrezione ed essenzialità individua delle esigenze da soddisfare affinché sia lo spettatore a completare il quadro con la sua riflessione. L’utilizzo magistrale del colore, il gioco permanente del pieno e del vuoto attraverso l’applicazione innovativa dei pizzi, un modo da celare il contenuto delle sue opere e svelarlo solo a chi è in sintonia con l’autore, esaltano con forza la bellezza dell’opera d’arte in sé che si conferma fonte di arricchimento culturale. Auguro a tutti i visitatori di immergersi nell’arte di Havadtoy e apprezzarne la sapiente creatività che permette al nostro territorio di valorizzare la propria vocazione culturale, grazie al suo ricco patrimonio artistico sempre più dall’ampio respiro internazionale. R O B E R T O F O R M IG O N I PRESIDENTE REGIONE LOMBARDIA A R T U R O S C H W A R Z 1 Sam Havadtoy, ovvero la presenza dell’invisibile Sam Havadtoy è un personaggio particolare, dalla carriera – se di carriera si può parlare – altrettanto singolare. E’ nato a Londra 53 anni fa, ma è cresciuto nell’Ungheria allora stalinista. Nel 1956, quando aveva 4 anni, il padre decise infatti di tornare nel proprio paese d’origine, prima che il sollevamento popolare fosse schiacciato dai carri armati russi. Ebbe un’infanzia povera e infelice. Sam ricorda che, essendo il minore di tre fratelli, dormiva con le lunghe gambe che sporgevano da una culla che la madre aveva preso in prestito, ma che era troppo piccola per lui. I genitori divorziarono e Sam finì in un orfanotrofio, insieme ai fratelli abbandonati dal padre. Da qui scapparono per andare a vivere, in condizioni molto precarie, con la madre. L’abitazione era costituita da una singola camera, un minuscolo semi-interatto di 4 metri per 4. Finita la scuola superiore fece il cameriere in un ristorante dove, per arrotondare il magro stipendio, acquistava valuta ai turisti che rivendeva a uno zingaro. Questa conoscenza fu provvidenziale: la moglie dello zingaro gli procurò un visto per la Bulgaria. Sulla via della sua destinazione, Sam si fermò in Jugoslavia, dove il suo passaporto inglese era riconosciuto, potendo così raggiungere Londra, via Italia. Qui ebbe il secondo colpo di fortuna: dopo dieci mesi passati a servizio di un generale francese come maggiordomo, nel 1972 Sam incontrò un antiquario americano che gli offrì un biglietto aereo per New York e un lavoro nel proprio studio di interior design. Passano gli anni, ed ecco il terzo colpo di fortuna che 1 N.d.r: per gentile concessione dell’autore questo testo è ripreso, in forma ridotta, cambiò il corso della sua vita: si ritrovò a decorare da quanto scritto nel settembre-ottobre 2009 da Schwarz in occasione della mostra le case di John Lennon e Yoko Ono. Iniziò così un dedicata all’artista dal Tel Aviv Museum of Art (16 novembre 2010–10 febbraio 2011). sodalizio che durerà oltre 20 anni. Da amico della coppia, Havadtoy diventerà il compagno di Yoko Ono nel 1980, dopo la morte del cantante. E’ dunque a New York nel 1975 che Havadtoy inizia a cimentarsi con la pittura mentre lavorava come interior designer. L’amore di Havadtoy per l’arte l’aveva accompagnato sin dalla prima gioventù, quando era un visitatore assiduo di musei e gallerie d’arte. Con il suo solito tempismo fortunato, Havadtoy arriva a New York al momento giusto, quando la scena è effervescente e attivissima; frequenta – oltre ai protagonisti della galassia americana dell’arte, non solo pittorica, quali Jasper Johns, Agnes Martin, Yoko Ono, Rauschenberg, Warhol – anche il compositore John Cage e la coreografa Mercy Cunningham, e i nuovi talenti emergenti, Basquiat, Keith Haring, ecc. Quanto alle sue predilezioni pittoriche va ricordata innanzi tutto quella per i pittori surrealisti; tra questi, Dalì, Magritte e Tanguy. Ma l’artista che lo affascinò maggiormente, non solo a livello artistico ma anche come persona, fu Warhol. Altri pittori tra i più amati e di cui ha subito maggiore influenza sono Giorgio Moranti – del quale ammira la qualità del dipingere per il piacere del dipingere e la ripetitività sia della tavolozza sia del soggetto –, e Alexej Jawlenskij. Di quest’ultimo lo seducono in particolare le opere della stagione più tardiva, quella delle teste astratte del 1931, dove meditazione, introspezione ed essenzialità giocano il ruolo maggiore. Un altro particolare che ferma la sua attenzione è che, con entrambi questi artisti, un’immagine, anche di piccole dimensioni, può di- Il pizzo, così rielaborato, diventa l’opera in sé e per sé – quando non subirà interventi successivi – oppure costituirà la tela di ventare un grande dipinto, laddove tra gli artisti che Havadtoy fre- fondo sulla quale nascerà l’opera definitiva. Ogni opera è quindi una storia nuova sia a livello semantico sia a livello estetico, quentava era nata invece l’esigenza di comporre opere sempre più e questo nonostante l’apparente permanenza del motivo cromatico e iconografico. grandi, a volte gigantesche: quasi che la bellezza di un dipinto fosse Fermiamoci su due elementi di questa complessa procedura – il pizzo e l’occultazione del testo. Non credo sia casuale la scelta direttamente proporzionale alle sue dimensioni! del merletto che funge da collegamento tra l’idea che si solidifica nel racconto – a sua volta, momento esistenziale dell’artista – Havadtoy condivide la forma mentis dei pittori che ammira e pensa che, e la concretezza dell’opera d’arte, che esprime la pulsione estetica di Havadtoy. Prima di esaminare il rapporto dialettico anche in campo letterario, la concisione paghi: un singolo verso di una tra questi due poli complementari dell’opera – l’Idea e il Concreto – diamo uno sguardo alla valenza simbolica del pizzo. poesia può dire di più dell’intero capitolo d’un romanzo; così come Questo tessuto, oltre a essere un elemento connettivo – tra l’infrastruttura calligrafica e la sovrastruttura pittorica – ha anche un aforisma può esprimere maggior saggezza di un intero trattato. un carattere fondamentale – nel senso architettonico della parola, essendo il fondamento sul quale l’opera sarà elaborata – Havadtoy ha iniziato a dipingere seriamente – anche se la sua pro- carattere al quale si aggiunge una valenza estetica: il labirintico disegno del merletto, quel gioco permanente del pieno e fessione di interior designer lo aveva già familiarizzato con il disegno del vuoto che ne è la caratteristica, diventerà, infatti, l’elemento strut- e la pittura – quando uno degli assistenti di Warhol, che aveva svi- turale dell’immagine. Per tornare al suo significato simbolico, si noti 4 G. Durand, Les Structures anthropologiques de l’immaginaire, luppato il procedimento delle serigrafie, lo prese in simpatia e gli che il pizzo condivide – anzi rinforza – quello del tessuto. Secondo Gilbert Presses Universitaires de France, Paris 1963 [trad. it. Le strutture insegnò i trucchi del mestiere e stimolò la sua voglia di cimentar- Durand, il tessuto è qualcosa che “si oppone alla discontinuità […] antropologiche dell’Immaginario, Dedalo, Bari 1973, p. 346]. visi personalmente. Havadtoy si dedicherà a tempo pieno a quella collega fra loro due parti separate” . Qui il merletto – oltre ad eserci4 che diventerà la sua unica attività solamente poco più di dieci anni dopo, nel 1986. tare il rapporto connettivo tra infra- e sovra-struttura – richiama il rapporto olistico tra l’artista (espresso dal racconto) L’arte di Havadtoy s’ispira a una tripla esigenza: concisione, discrezione, essenzialità. La concisione si esercita sia nella e l’opera (l’immagine); allora il creatore (l’artista) si riflette nella creatura (l’opera), così come la creatura ne è l’immagine dimensione del formato sia nella densità del messaggio; sembra obbedire alla regola dettata da Mayakovskij: “Il regime di metaforica. Un rapporto che, abolendo lo iato tra creatore e opera, rimanda alla rivoluzionaria formula spinoziana dove la economia in arte è la norma principale e perenne di ogni produzione di valori estetici”2. La discrezione nasce invece da una natura ‘naturante’ (qui l’artista) è anche natura ‘naturata’ (l’opera). pulsione archetipica – velare per meglio svelare – ma svelare solo a coloro che riescono a mettersi in sintonia con l’autore. Altri aspetti secondari del merletto, rilevanti nel nostro caso, meritano di essere segnalati. Il merletto è il prodotto di un’attività Havadtoy la pensa come Duchamp; dopo tutto, aveva osservato il padre dell’arte moderna, “sono gli spettatori a fare il quadro”3. prevalentemente – se non unicamente – femminile, e allude alla bisessualità, particolarmente pronunciata nella psiche del L’essenzialità s’ispira invece alla poetica Zen, come vedremo più avanti. creatore. L’androginia essendo, infatti, la condizione primaria del demiurgo, il quale, per il solo fatto di avere raggiunto la per- La tecnica di Havadtoy è nata invece da un’esigenza psico-terapeutica. Colpito da una profonda depressione, seguì un breve fezione, non può essere solo maschile o solo femminile, la perfezione implicando il possesso di entrambi gli aspetti – comple- trattamento psicanalitico. Il suo terapeuta gli consigliò di scrivere le ragioni delle sue insoddisfazioni per liberarsene. Inizia mentari e non conflittuali – della personalità. Altra circostanza degna di nota, il merletto ha anche un uso funereo, quando così a vergare un testo autobiografico, che poi riassume in storie sempre è utilizzato per coprire la faccia del defunto. Pratica, questa, non sfuggita a Havadtoy che, nel coprire il testo con questo tessuto, più concise che, a loro volta, assumeranno presto una valenza autonoma. Non desidera che questi esercizi letterari siano letti (e qui si ripresenta il fattore discrezione). Ma questa era la strada che doveva condurlo a ideare 2 Come far versi, Editori Riuniti, Roma 1927, p. 59. lo occulta e, in qualche modo, lo sotterra. Si è alluso prima al fatto che, strutturalmente, il pizzo è l’esito di una sintesi di pola- 3 “Marcel Duchamp, vite”, intervista di Jean Schuster in le rità – del pieno e del vuoto – un’unione dei contrari. Per il pensiero cinese questi contrari si identificano con la terra e il cielo e, Surréalisme, même (Parigi), n. 2 (Primavera 1957), p. 143. per estensione, alla donna e all’uomo. Metafora, quest’ultima, che rimanda, nuovamente, alla bisessualità. Infine, il pieno e il brevi racconti che poi continua a ridurre in testi sempre più brevi e più densi, vuoto sono omologati al suono e al silenzio che costituiscono l’essenza del sistema musicale, a sua volta epifania del ritmo sessuale, ispirandosi ai mini-racconti di Istvan Örkeny, uno dei suoi scrittori preferiti. Nasce allora l’idea di trascrivere, con pennello cosa che rimanda anche al ruolo erotico del pizzo nell’abbigliamento femminile. Eros e Thànatos, anche qui, si danno la mano. sottile e pittura fluida, i suoi testi su una tela. Quando il racconto è troppo lungo per rientrare interamente nel formato del quadro, Per Havadtoy il merletto assume tutt’altro significato. In una dolorosa riflessione autocritica, che leggiamo sul risvolto della continua a trascriverne il testo sovrapponendolo a quanto già vergato. Una volta terminata questa prima operazione, copre copertina di un suo catalogo recente, rivela: “Nel corso degli ultimi cinque anni ho raccolto vecchi frammenti di merletto. Sento il tutto con uno strato di colore. Subentra l’ultima fase preliminare, l’applicazione di un lembo di merletto, a sua volta dipinto. una strana affinità con la loro condizione. Una volta erano amati, viziati, onorati. Però quando invecchiati, strappati o macchiati, diventano inutili e sono scartati. Ho la stessa sensazione pensando sità di revisione assoluta dei valori reali sulla quale oggi tutti con- alla mia vita, ho voluto utilizzare i frammenti di merletti per espri- cordano, dovrà riferirsi a un modello esclusivamente interiore, mere la mia propria inutilità, sperando che, nel farlo, io riesca a far o non sarà”8. Nello stesso paragrafo, Breton attaccava il concetto rinascere la loro bellezza, e dare ad entrambi una vita nuova. Siamo stesso della funzione mimetica dell’arte, nella quale molti vor- tutti soltanto frammenti l’uno dell’altro” . rebbero ingabbiare l’immaginazione: “Un’idea molto limitata dell’ 5 Torniamo al rapporto tra l’Idea e il Concreto al quale si è accennato imitazione, indicata all’arte come fine, è all’origine di un grave prima. In un libro affascinante6, Edgar Morin sfida sia la concezione equivoco che vediamo prolungarsi sino ai nostri giorni. Partiti dal idealista che vede nell’Idea (per Anassagora il nous: l’intelligenza presupposto che l’uomo sia capace soltanto di riprodurre, più ordinatrice della natura) un’entità astratta – alla quale Platone e o meno felicemente, l’immagine di ciò che lo tocca, i pittori si sono Aristotele assegnarono una superiorità sulla diánoia (la ragione discor- mostrati sin troppo concilianti nella scelta dei loro modelli. L’errore siva) – sia il determinismo marxista per il quale la noosfera (il mondo è stato di credere che il modello lo si potesse trovare nel mondo delle idee) è una mera sovrastruttura dell’infrastruttura economica esterno, o addirittura esclusivamente in esso. Certo la sensibilità e sociale (anche se viene riconosciuta a questa sovrastruttura una certa umana può conferire all’oggetto a prima vista più banale un valore limitata interazione con l’infrastruttura). Per Morin è insostenibile imprevedibile; ma resta il fatto che usa ben meschinamente del che l’Idea sia un’entità autonoma, come teorizza l’idealismo ampli- magico potere di figurazione di cui dispone chi lo adibisce alla ficandone la portata, oppure un semplice riflesso di determinate situazioni materiali, come afferma la visione riduttiva del marxismo. conservazione o al rafforzamento di ciò che esisterebbe anche senza di lui. È un’abdicazione imperdonabile” 9. Egli propone invece di vedere nell’Idea una forma di vita che nasce nell’ecosistema mentale e sociale e diventa partecipe Un simile atteggiamento implica la fine delle scuole e delle mode, il ritorno all’individualismo, poiché ogni individuo è un universo dell’evoluzione. In altre parole, l’Idea e il Concreto sono legati da un rapporto attivo e storico. in sé, come ricorda William Blake. Oggi si fa urgente la necessità di liberarsi dalle maglie della società organizzata, maglie che Se si analizza il nesso tra aspetto esterno (l’Idea che ce ne facciamo) e realtà interna (il Concreto) ci si accorge che, sin dai si restringono come non mai. L’artista – per reazione al lavaggio del cervello a opera dei media, come dai viaggi di gruppo e dal tempi preistorici, l’uomo ha instaurato un rapporto magico tra questi due poli, e, in un secondo tempo, tra la cosa e il suo nome. turismo massificato – è un viaggiatore solitario, ma partecipe della condizione umana. Egli ha il coraggio di spingersi in regioni Se il rosso è universalmente associato all’immortalità è perché questo è il ignote per farci condividere, insieme ai suoi stupori e alle sue ansie, anche le sue speranze e i suoi sogni. Havadtoy lo dimostra colore del sangue e il sangue è la linfa vitale. In molte tradizioni esoteriche la forma (o il colore) è il riflesso dell’essenza, tanto che per gli alchimisti il problema della trasmutazione dei corpi si riduceva a trovare una “tintura” atta a conferire al vile metallo il colore dell’oro. Nel De signatura rerum, Jacob 5 S. Havadtoy, Love is Hell, Galeria 56, Budapest 2005, risvolto di copertina datato 18 febbraio 2002. 6 E. Morin, Les Idées. Leur habitat, leur vie, leurs mours, leur organisation, Seuil, Paris 1991. Böhme affermava: “Il mondo esteriore visibile essenziale è un’immagine 7 J. Böhme, De signatura rerum...(1622); trad. it. Dell’ del mondo interiore spirituale… Lo spirito di ciascuna cosa manifesta la sua impronta delle cose, Sebastiani, Milano s.d., pp. 91-92. perché crede anch’egli che l’arte debba continuare a essere emozione e poesia, debba essere un’eco del “mondo interiore”. Si è detto prima che l’arte di Havadtoy s’ispira alla tripla esigenza di concisione, discrezione ed essenzialità. Abbiamo parlato del primo termine, è ora di occuparsi degli ultimi due, ricordando che, con Havadtoy, la discrezione nasce da una pulsione archetipica: velare per meglio svelare. “Rendere visibile l’invisibile”: con questa formula lapidaria Paul Klee espresse il desiderio divorante che l’ossessionò tutta la vita. L’intensa ambizione del nostro pittore è la medesima: anche per Havadtoy questa volontà è ineludibile, ed ha determinato l’orientamento, il logos e la praxis del suo intero percorso creativo. forma interiore… L’interiore tiene innanzi a sé l’esteriore come uno spec- Rivelare l’invisibile (il testo sommerso) significa coglierne la “risonanza spirituale”, come venne definita dalla poetica del periodo chio, in cui contempla l’effettuarsi della generazione delle forme”7. Tutto questo per dire che le immagini di Havadtoy, che classico cinese. Dato che, forse senza conoscerli, Havadtoy ha fatto propri i principi della poetica taoista e Zen, sembra neces- appaiono “astratte”, non sono affatto tali; esse sono “un’immagine del mondo interiore spirituale”, e cioè hanno sempre un carattere autobiografico a livello dell’Idea che si forma nell’ecosistema del suo creatore. Già nel 1928, con la sua chiaroveggenza abituale, André Breton scriveva che, “in un momento in cui il mondo esterno appare sempre più sospetto”, è impossibile continuare a ispirarsi a esso, e quindi che “l’opera plastica, per rispondere alla neces- sario delinearli per sommi capi. Il principio fondante del8 A. Breton, Le Surréalisme et la Peinture (1928), 3° edizione, Gallimard, Parigi, 1965; trad. it. Il Surrealismo e la pittura, Marchi, Firenze 1966, p. 4. 9 loc. cit. l’estetica cinese, come di quella Zen, non si propone il raggiungimento della verosimiglianza fisica rispetto al modello – la sua apparenza – quanto piuttosto l’espressione della sua intima essenza, del suo spirito. L’artista, quindi, dovrebbe concentrare i propri sforzi per realizzare, appunto, una “consonanza spirituale” con il modello. E raggiungere questa meta aveva una tale importanza che Xie-he – pittore cinese del Sesto secolo dell’era volgare – pensava che quella consonanza fosse “il primo dei Sei Elementi o Leggi che un artista dovesse padroneggiare”10. Il modo in cui Havadtoy traduce nei propri dipinti il ‘suono’ di questa “risonanza spirituale” ricorda le caratteristiche della musica giapponese, che “è anzitutto una musica di reticenza e di atmosfera” 11. Reticenza che, per il nostro artista, significa discrezione unita a estrema essenzialità. Quest’economia, nell’opera di Havadtoy, si manifesta mediante un minimalismo concettuale che crea un’ “atmosfera” coinvolgente – per riprendere il termine di Tanizaki che, a proposito della musica giapponese, precisa: “Preferiamo la voce sommessa, il minimizzare. Le pause”12. Se concisione, discrezione ed essenzialità sono gli elementi strutturanti delle sue opere – che parlano sempre sottovoce e si limitano, volontariamente, a suggerire piuttosto che a proclamare – la poesia e il silenzio diventano allora i fattori organizzativi dell’opera. Prima di dilungarmi sugli ultimi due sviluppi dell’arte di Havadtoy, sarebbe meglio spendere ancora due parole a proposito delle tre procedure che il nostro artista impiega per ottenere quell’aura e consistenza uniche che caratterizzano il suo lavoro. In primo luogo bisognerebbe menzionare il tipo 10 Susan Bush e Hsio-Yen Shih (a cura di), Early Chinese Texts on Painting, Harvard University Press, Cambridge (Mass) 1985, pp. 39- 40. di colla utilizzata. Per attaccare il pizzo sulla tela, o anche per 11 Jun’icchiro Tanizaki, In’ei raisan (1933–34), trad. inglese dal Giapponese, trasformare alcuni oggetti, il nostro artista utilizza, benché In Praise of Shadows, Leete’s Island Books, Stony Creek (Conn.) 1976, p. 9. sia altamente tossico, il Plextol, un adesivo speciale di re- 12 Tanizaki, loc. cit. cente scoperta. Essendo un perfezionista, nella sua intransigente ricerca dell’eccellenza non c’era altra scelta per lui, visto che – come scoprì ben presto – Plexitol non è solo la miglior soluzione per incollare il pizzo sulla superficie della tela, ma è anche in grado di preservare il materiale ricoperto. Il secondo processo ha a che fare con il materiale da pittura. Per creare la luminosa, sottile e unica gamma di colore che caratterizza la sua tavolozza, Havadtoy elabora una miscela di differenti tonalità di una vernice acrilica che per lo più è utilizzata per la serigrafia commerciale. In ogni caso, la questione non è così semplice; non si arresta alla semplice scelta di una certa marca e nella mistura delle sue diverse tinte. Prima di iniziare una nuova serie di lavori, Havadtoy seleziona alcuni campioni di questi colori già pronti, e li mescola per ottenere la tonalità cromatica richiesta. In seguito fornisce queste tinte ad una piccola azienda chimica che fabbrica espressamente per lui la quantità di cui ha bisogno. Ma questa non è ancora la fine del processo. Havadtoy in seguito rimescola questi nuovi colori per ottenere le raffinate tonalità che caratterizzano, a colpo d’occhio, i dipinti di questi ultimi anni. In alternativa, Havadtoy utilizza anche, per gli oggetti più grandi, un tipo di pittura – trattata secondo gli stessi procedimenti alchemici – adoperata dall’industria delle costruzioni, in modo tale che l’opera possa essere posta in esterno e resistere ad ogni tipo di clima. Il suo Gay Elephant (2008), per esempio, è un’opera di questo tipo, così come un perfetto esempio di quello che Duchamp ha definito con me “un gioco di parole tridimensionale”; oppure, in alternativa – nei termini della semantica di Lewis Carroll, come espressa da Humpty Dumpty in Attraverso lo specchio – il Gay Elephant potrebbe essere un oggetto-attaccapanni, ovvero un oggetto che può farsi carico di due o più significati. Infatti, visto che l’elefante ha la proboscide protesa verso il mi ha detto, “il tipo di tranquillità che pensavo fosse possibile solo nelle fiabe”. Sempre sull’argomento, Havadtoy continua cielo, è sicuramente allegro; ed il fatto che sia di color rosa fa riferimento al doppio significato della parola “gay”, visto che dicendo che “tutti i miei nuovi quadri e sculture costituiscono una specie di meditazione sulla perfezione. Lo stile pointillista il color rosa sta anche a rappresentare gli omosessuali. mi permette di concentrarmi sul mio stato mentale, benché sia perfettamente in grado di far uso anche del processo di com- Infine, giungiamo alla terza procedura caratteristica. Dovremmo però prima spendere una parola sulla tecnica pointillistica, che binazione dei colori l’uno sull’altro. Ogni mattina mi sveglio con un sorriso in faccia, e con il pensiero del lavoro che farò in assume – congiuntamente a questi due nuovi sviluppi – un ruolo importante. In una breve nota, l’artista mi ha spiegato le ragioni studio durante il resto della giornata”. di questa scelta: “Perché i puntini? L’ovvia risposta dovrebbe essere l’influenza dei grandi maestri Seurat e Signac. Ma no, la Il suo ritorno a una prospettiva più rosea sulla vita ed il desiderio di trasformare il difficile passato in un tranquillo presente vera spiegazione è in qualche modo più complicata. In quanto unghe- sono responsabili dell’ultimo sviluppo della sua opera. Fu sopraffatto dal desiderio di celebrare il futuro che vedeva spalan- rese, mi sono inizialmente concentrato nel collezionare gli artisti carsi dinnanzi a sé. Il caso gli fu propizio. In un bellissimo pomeriggio di sole, Sam stava passeggiando per il lungomare, per ungheresi che ammiravo di più, Kertesz e Moholy-Nagy. Sono stato curiosare al mensile mercato delle pulci. Qui trovò due sculture che rappresentavano umili eroi di Walt Disney, e nei mesi abbastanza fortunato da riuscire ad acquistare un acquerello di successivi trovò molti altri articoli di questo genere. Pensò allora che sarebbe stato appropriato esprimere il suo attuale stato quest’ultimo – uno dei suoi dipinti di campi fatti a piccoli puntini – mentre mentale trasformando questi personaggi in un desiderio tridimensionale per un futuro più felice. Prima di descrivere la in seguito comprai un dipinto più tardivo del periodo di Chicago, inti- struggente bellezza e il messaggio esoterico che queste opere comunicano, vorrei fare una breve digressione che, in ogni tolato Leu, costituito da puntini che creano uno scoppio geometrico. caso, ci riporterà direttamente a parlare dell’ultimo sviluppo dell’arte di Havadtoy. Ho sentito un’incredibile quantità di energia in questo quadro. Ed ero Il Ventesimo secolo ha visto il ritorno trionfante dell’oggetto comune come tema centrale dell’opera d’arte. Questa tendenza molto contento perché, per me, il titolo significava ‘leone’. Quando l’opera iniziò nel 1907 con i Cubisti e continuò con Duchamp nel 1913, questa volta con l’oggetto in quanto tale (la Ruota di bicicletta) venne esposta a Budapest suo nipote era presente, cominciammo che diventava un’opera d’arte13. Tre anni più tardi, il ruolo centrale dell’oggetto fu ulteriormente sviluppato, con diverse moda- a parlare ed io espressi questa mia opinione a proposito del titolo. lità e differenti propositi. Con i Dadaisti Poi venne la sorpresa, visto che il nipote mi corresse: Leu era un’ab- e i Surrealisti divenne occasione di vari- 13 Duchamp ha stabilito quattro regole che governano la trasformazione di un comune oggetto Ready- breviazione della malattia che stava consumando il corpo di suo zio – azioni inusuali ed umoristiche; benché, made in un’opera d’arte: la de-contestualizzazione, ovvero il cambiamento dell’angolo dal quale Leucemia. Lo scoppio di energia era la volontà o il desiderio di Moholy- per esempio con Giorgio Morandi – che l’oggetto è solitamente osservato, come la vanga da neve di In anticipo del braccio rotto (1915), che Nagy di espellere le cellule sanguigne malate fuori dal suo corpo e dedicò quasi tutta la sua vita al tema proiettarle sulla tela – un’idea che in trent’anni non ho mai dimenticato”. della natura morta –, l’oggetto essen- Questo episodio ci riporta a sette anni fa, il 2002, quando – in seguito a un viaggio alle Barbados dove fu testimone degli ultimi zialmente preservò la sua apparenza. giorni di vita di un caro amico e mentore – Sam ricominciò a creare quadri pointillisti. Due di questi quadri erano basati sulla La differenza di intenti, nel caso di famosa canzone ungherese Gloomy Sunday che aveva provocato, nei tardi anni Trenta, un’ondata di suicidi in Ungheria e poi Havadtoy, sta nel fatto che, mentre gli l’oggetto scelto per essere un Readymade doveva “incontrare” l’artista “come in una specie di in Francia. Per lui, ogni singolo puntino stava per una perdita di qualche tipo, e dopo aver completato questi dipinti Sam ebbe oggetti di uso quotidiano scelti dagli appuntamento” (ibid., nota 54); infine, una regola auto-imposta: “Limitare il numero di Readymade la sensazione di aver espulso la sua perdita di buonumore. altri artisti erano concettualmente prodotti in un anno” (ibid., nota 53). doveva essere vista appesa al soffitto; dare un titolo all’opera (Cfr: nota 58, datata 1916, in The Green Box, in Notes and Projects for the Large Glass, A. Schwarz, Thames & Hudson, London 1969), che Duchamp con me defini anche come dare un “colore verbale” all’opera; la sincronicità, ovvero Un altro evento responsabile di un drastico cambiamento dell’umore e della tavolozza del nostro artista fu, fortunatamente, neutri ed il più delle volte privi di ogni un avvenimento positivo. Due anni fa, incoraggiato da alcuni amici intimi, Havadtoy decise di andare a vivere più vicino a loro, associazione ideale, i personaggi di Walt Disney sono carichi di suggestioni subliminali. Ci riportano indietro a un ideale di sotto il sole del Mediterraneo. Trovò e scelse una magnifica casa affacciata sulle acque blu del mare, e qui allestì un confor- fanciullezza; le loro storie hanno un lieto fine; sono piene di messaggi vitali e ottimistici. Inoltre, qui l’oggetto non è utilizzato tevole studio. L’idea era quella di cominciare immediatamente con i nuovi lavori, ma la cosa non era così semplice, visto che nel suo stato grezzo e originale, né è interpretato, né diviene parte di un assemblage. Qui, i personaggi di Walt Disney sono vestiti era solo in un nuovo continente, e nella sua nuova casa aveva comunque portato memorie dolorose riguardanti il passato molto poeticamente di pizzo, e questo è stato trattato con toni colorati, con il risultato di trasformarli in icone di felicità. e le persone che non facevano parte di questo nuovo capitolo della sua vita. Tuttavia, per la prima volta, la casa gli diede, Se è vero che, in ultima analisi, ogni opera d’arte è, in qualche modo, anche un autoritratto del suo autore, non è difficile capire che è proprio l’inconscio desiderio di Havadtoy di identificarsi con i personaggi felici di Disney ad aver motivato la scelta di questi nuovi modelli – oppure la relazione è quella inversa? Dopotutto, il concetto di sincronicità di Jung – un principio di connessione acausale che dà luogo ad una coincidenza significativa – potrebbe qui trovare un esempio paradigmatico. L’ultima fase dell’opera di Havadtoy giustifica il titolo di questo saggio, preso in prestito da un pensiero dello stesso artista. Per Havadtoy – come fu anche il caso di Magritte – il mistero rappresenta il modo più genuino per distruggere la compiacenza visuale e la logica del luogo comune. Molti anni fa, Magritte mi fece un’osservazione che è anche la chiave per comprendere il suo lavoro e – se posso aggiungere – anche quello di Havadtoy. “Per me è importante”, mi disse il surrealista belga, “evocare, il più fedelmente possibile, la dimensione misteriosa di un oggetto familiare attraverso l’atto del trasformarlo, così che la nuova immagine sarà in grado di contraddire completamente la nostra ingenua visione del mondo. Per me, l’arte è un modo meraviglioso per evocare il mistero, per nobilitare l’oggetto più comune, e renderlo degno di essere rappresentato”14. Quindi grazie, Havadtoy, per essere riuscito a unire due esigenze fondamentali in campo artistico: darci un’opera d’arte in sé e per sé, e aver riaffermato l’importanza della dimensione concettuale dell’arte. Una dimensione che dovrebbe essere sempre inseparabile dal suo impatto visuale, confermando così l’ingiunzione di Marcel Duchamp: “La pittura non dovrebbe essere solo retinica o visuale; dovrebbe avere a che fare con la materia grigia della nostra comprensione” 15. 14 “Una giornata con René Magritte, poeta del mistero” in L’Avventura surrealista / Amore e rivoluzione, anche, Erre Emme edizioni, Roma 1997, pp. 111-12 (corsivo mio). 15 Duchamp intervistato da J.J. Sweeney, “Marcel Duchamp”, in James Nelson (a cura di), Wisdom: Conversations with the Elder Wise Men of our Day, W.W. Norton, New York 1958, p. 97, ripreso da me in La Sposa messa a nudo..., cit., p. 23. E N I G M A S S A M H A V A D T O Y 23 febbraio – 22 aprile 2012 Milano, Spazio Eventi – Grattacielo Pirelli PRESIDENTE I PRESIDENT Roberto Formigoni SEGRETARIO GENERALE DELLA PRESIDENZA GENERAL SECRETARY OF THE PRESIDENCY Nicolamaria Sanese D I R E T T O R E C E N T R A L E R E L A Z I O N E E S T E R N A, INTERNAZIONALI E COMUNIZACIONE CENTRAL DIRECTOR PUBLIC AND INTERNATIONAL RELATIONS AND COMMUNICATIONS Giusy Panizzoli DIRIGENTE STRUTTURA EVENTI E COORDINAMENTO ARTISTICO EVENTS DEPARTMENT EXECUTIVE Piero Addis STAFF STRUTTURA EVENTI E COORDINAMENTO ARTISTICO EVENTS DEPARTMENT F r a n c es ca Esp osi to Giovanna Gaito SPECIAL THANKS TO Arturo Schwarz Andrea Fustinoni ALL WORKS DESIGN © 2012 Sam Havadtoy, w w w . g a l e r i a 5 6 . h u Johanna Bárd PHOTO Marco Marre PRINTING PannóniaPrint
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