notiziario APRILE 2014 - N. 1 Spedizione in abb. postale - 70% Filiale di Reggio Emilia fi topatologico 50 anni di attività del Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia Una risorsa per il futuro al servizio dell’agricoltura e della collettività di Anselmo Montermini “Infine non mi scandalizza pensare che il Consorzio Fitosanitario Provinciale ieri nacque dietro le spinte delle necessità che aveva il mondo agricolo e che un domani diventi una struttura anche al servizio delle esigenze di tutta la collettività per poter governare quelle Una risorsa per il futuro al servizio dell’agricoltura e azioni che sempre più della collettività 1 oggi sono nelle mani Gli aggiornamenti del nuovo bollettino dei tuttologi e che proantiperonosporico per la campagna viticola 2014 2 prio per questo sono Tra supporti matematici e follow up, il dietro estremamente pericolole quinte di un servizio unico a disposizione di tutti 5 se per l’ambiente e la Peronospora, un libro da riscrivere ogni anno con qualche déjà vu: l’edizione del 2013 9 salute dell’uomo.” I nuovi punti di affissione del bollettino antiperonosporico 11 Così chiudevo nel Al via la confusione sessuale 14 2004 il mio articolo su Nuovo servizio SMS: un’anno dopo 16 “Agricoltura” per ricorIndagine sull’uso di concimi fogliari 18 dare i 40 anni di attiviCome sono cambiate le temperature della pianura tà del Consorzio. negli ultimi 15 anni 20 Da allora è successo L’uomo e le nutrie, la difficile convivenza 22 di tutto, come è giuRicordo di Carlo Salvioli Mariani, primo Presidente sto che sia, ma sempre del nostro Consorzio 24 abbiamo cercato di Residui di potatura e di espianto: un problema affrontare tutte le sfide complesso e oneroso 25 con decisione, tempePrende vita il nuovo portale internet 28 stività e professionalità. In questa occasione, dopo un breve ricordo al lontano passato, vorrei gettare lo sguardo al futuro che aspetta l’agricoltura e in essa il Consorzio Fitosanitario. Nei giorni scorsi (1° gennaio) è scomparso il Dott. Carlo Salvioli Mariani, il nostro primo Presidente che, come ricordato in una nota specifica, ha contribuito con convinzione a All’interno le novità per la campagna 2014 OMMARIO istituire e portare avanti un Ente moderno, efficiente e caratterizzato da una visione proiettata al futuro, al servizio di tutti gli agricoltori reggiani. Cosa ha fatto il Consorzio sino a ieri è storia. Dobbiamo pensare ad affrontare il domani e fornire agli agricoltori tutti gli strumenti necessari per poter continuare a produrre i migliori prodotti del mondo. Il Consorzio Fitosanitario sta vivendo un momento cruciale della sua esistenza e soprattutto sta costruendo le basi per affrontare il futuro e deve farlo in un contesto globale non facile: le nuove politiche agricole, le nuove emergenze fitosanitarie, la crisi economica che da cinque anni attanaglia la società e con essa l’agricoltura rappresentano sfide difficili da affrontare, ma, soprattutto, dovrà fare i conti con la crisi progettuale della politica agricola. Non entrerò in valutazioni politiche che in questa sede non mi competono, ma come direttore di un Ente che ho la fortuna di guidare dal 1985 ho il dovere di attirare l’attenzione sulle problematiche che il Consorzio Fitosanitario sta vivendo e deve affrontare per impostare il futuro. Cercherò di essere più breve possibile problematiche nella mia disamina, scusandomi se trascurerò qualcosa. Il Consorzio è e deve rimanere una realtà fortemente legata al territorio per poter affrontare e rispondere in tempo reale alle situazioni tecniche che si presentano “giornalmente” in campo. Deve, per autorevolezza dei sui tecnici, rimanere un punto di riferimento e di confronto per le scelte tecniche. Preso atto della notiziario fitopatologico sua storia, è per l’agricoltura reggiana un patrimonio importante ed unico. Deve consolidare e chiarire i rapporti con le altre Amministrazioni del territorio, alfine di non essere “DISTRUTTO” da una inutile burocrazia che è giusto lasciare ad altri. Deve collaborare ancor più strettamente con le forze produttive/imprenditoriali alfine di creare quei servizi di assistenza indipendente (super partes) che al momento in provincia difettano e che non gli competono istituzionalmente. Come scrisse Salvioli “...la biotutela del prodotto agricolo è stato obiettivo primario del Consorzio Fitosanitario sin dalla su costituzione. Obiettivo che investiva la preparazione tecnica delle forze operanti, monitoraggio delle avversità fitoiatriche rilevate nel comprensorio, nonché l’aggiornamento degli antidoti efficaci con tasso di inquinamento nullo”, il Consorzio deve proseguire la sua mission nell’essere all’avanguardia nei suggerimenti di mezzi tecnici ecocompatibili o come oggi è di moda dire, “sostenibili”! Tutto questo deve essere realizzato in stretto rapporto con le realtà tecnicoscientifiche presenti sul territorio e rese fruibili agli agricoltori reggiani. L’attività del Consorzio è ricca di esperienze che potremmo definire “avanzate”. Ancora una volta porto all’attenzione dei più che la struttura del Consorzio è moderna e decisamente attuale e che potrebbe diventare parte attiva nella gestione delle future sfide dettate dalla nuova PAC (PSR e PAN), in quanto direttamente gestito dagli agricoltori. Basterebbe avere l’umiltà di conoscere come funziona un “Consorzio Fitosanitario”! Quanto sopra non si potrà realizzare e sarà molto difficile raggiungere certi obiettivi, nel momento in cui si depaupererà il patrimonio culturale/ tecnico del Consorzio e del territorio. L’ultimo pensiero va al vero patrimonio del Consorzio che sono i suoi dipendenti, tecnici ed amministrativi, effettivi e collaboratori che ogni giorno hanno contribuito e contribuiscono a che il Consorzio sia in grado di essere “quello che è” al servizio di tutti gli agricoltori reggiani, compito che svolgono con dedizione e professionalità. I risultati raggiunti in questi anni non sarebbero stati possibili senza la guida di Amministratori passati e presenti illuminati e lungimiranti, sempre al fianco della struttura “operativa”, ai quali va senz’altro la nostra gratitudine e la nostra stima. Gli aggiornamenti del nuovo bollettino antiperonosporico per la campagna viticola 2014 Il triplice manifesto antiperonosporico verde-blu-lilla è uno strumento semplice, duttile e capace di evolvere in funzione dei mutati scenari della difesa antiperonosporica di Pasquale Mazio, Alessandra Barani e Andrea Franchi Crediamo che il nuovo triplice bollettino antiperonosporico, verde, blu e lilla, al suo esordio abbia ben retto la complessa stagione 2013 ed anzi ci abbia permesso di mirare e semplificare, in un’annata difficile, i consigli di trattamento in un modo che la vecchia articolazione non avrebbe mai consentito. La duttilità del nuovo bollettino, suddiviso in tre manifesti distinti per modalità d’impiego (preventiva con prodotti di copertura, preventiva con miscele a bassa dilavabilità e curativa con miscele endoterapiche), ha reso possibile non solo di esprimere consigli di trattamento precisi e univoci ma anche di utilizzare ampiamente il portfolio dei prodotti antiperonosporici in commercio. Nel 2013 sono stati usati tutti e tre i bollettini: 7 volte quello blu, 7 volte quello verde e una volta quello lilla (emesso per il trattamento del 29 giugno in contemporanea con il consiglio di copertura rameica in alcune aree dove era caduta più pioggia del previsto). Inoltre, dei sottogruppi presenti nei due manifesti più utilizzati (quelli verde e blu) uno solo non è mai stato consigliato e non a caso si tratta del sottogruppo con le strobilurine. Le novità 2014 La struttura del nuovo bollettino antiperonosporico è congegnata in modo tale da seguire l’evoluzione dei prodotti antiperonosporici presenti sul mercato. Per questo, in preparazione della nuova campagna, non ci siamo limitati ad un semplice aggiornamento delle miscele pronte, come già avveniva per il vecchio manifesto giallo con le sostan2 ze attive, ma abbiamo adottato diverse modifiche, anche sostanziali, sulla base di importanti novità nella conoscenza degli antiperonosporici. Le modifiche riguardano: la revisione delle miscele (con l’eliminazione di quelle non più prodotte e del dithianon nonché l’inserimento di quelle nuove e dei ‘pack’), alcune limitazioni per i CAA e la ridefinizione dei sottogruppi nel bollettino blu. Sostanze attive di nuova introduzione nei disciplinari di produzione integrata Nei disciplinari di produzione integrata, a cui i nostri bollettini di difesa antiperonosporica fanno riferimento, sono state introdotte due nuove sostanze attive, limitatamente alle miscele senza la frase di rischio R40 e specificamente: n. 1 - aprile 2014 1. bentiavalicarb+rame; 2. valifenal+mancozeb. Bentiavalicarb e valifenal (o valifenalate) sono entrambe afferenti al gruppo dei CAA e pertanto vanno a rimpinguare quel sottogruppo specifico nel bollettino blu. Miscele non più prodotte Le miscele pronte non più in commercio presenti nei bollettini 2013 e pertanto eliminate per la nuova campagna sono: 1.metalaxyl+cymoxanil+mancozeb, dai sottogruppi B1 (bollettino blu) e C1 (bollettino lilla); 2.iprovalicarb+fosetil Al+mancozeb, dai sottogruppi Miscele di CAA (bollettino blu) e C1 (bollettino lilla). Nuove miscele in commercio Una miscela pronta che troveremo in commercio per la campagna 2014 è pyraclostrobin+dimetomorf. È una miscela di un QoI con un CAA, rispettivamente. La sostanza attiva che la caratterizza è certamente pyraclostrobin e pertanto l’abbiamo inserita nel gruppo dei QoI (bollettino blu) dove si trova anche l’altra miscela a base di pyraclostrobin. La nuova triplice cymoxanil+fosetil Al+rame è stata inserita nel sottogruppo delle miscele varie con fosetil (bollettino blu) e in C2 (miscele con sistemici e retroattività fino al 25% circa dell’incubazione) nel bollettino lilla. Il nuovo sottogruppo “Miscele eterogenee” Due altre nuove specialità ci hanno invece indotto a costituire un ulteriore sottogruppo nel bollettino blu, vista la loro non assimilabilità ad altri già presenti. Si tratta di fluopicolide+propineb e di cymoxanil+zoxamide per cui è stato creato il nuovo sottogruppo “Miscele Eterogenee” (B6). La miscela pronta cymoxanil+zoxamide, naturalmente, è stata inserita anche nel sottogruppo C3 del manifesto lilla, relativo alle miscele con citotropici e retroattività fino al 20% dell’incubazione, insieme alle altre miscele di cymoxanil con prodotti di copertura. Inserimento dei “pack” Negli ultimi anni, per ovviare ai tempi e ai costi di registrazione delle miscele pronte, le ditte di agrochimica hanno immesso in commercio i cosiddetti “pack”, cioè confezioni con due prodotti fitosanitari, ognuno con la propria etichetta, da utilizzare insieme miscelandoli al momento. I “pack” Figura 1. Il bollettino B (blu) di Difesa Antiperonosporica che introduciamo nel nostro della Vite bollettino antiperonosporico Il bollettino verde sono: 1.mandipropamide+zoxamide, mi- L’aggiornamento del bollettino verde scela inserita nel bollettino blu, sot- riguarda l’esclusione del dithianon dal sottogruppo A1 dei prodotti di copertutogruppo “Miscele di CAA” 2. ametoctradin+fosfonato di potassio, ra tradizionali. anch’essa inserita nel bollettino blu Il dithianon da metà novembre scorso ma nell’ambito del sottogruppo “Mi- ha una nuova etichetta che presenta scele varie con fosetil Al”, che assu- la frase di rischio R40 “possibilità di efme così la denominazione estesa di fetti cancerogeni – prove insufficienti”, “Miscele varie con fosetil Al/fosfona- la stessa che esclude dai disciplinari di produzione integrata il folpet e tante to di potassio”. Non mancano in commercio altri altre sostanze antiperonosporiche mag”pack” che non sono stati inseriti o per- giormente diffuse rispetto al dithianon. ché esiste già una miscela pronta o per- Quanto basta, secondo noi, per non ché le etichette dei due prodotti abbi- considerarne più l’utilizzo come annati, a cui bisogna inevitabilmente far tiperonosporico, vista anche l’ampia gamma di prodotti a disposizione. riferimento, risultano “incongruenti”. 3 notiziario fitopatologico nelle più importanti aree vitate 5.Alternare i CAA con altri fungicidi della Francia, della Germania aventi diverso modo d’azione. e in genere del Nord Europa. Da parte nostra diventa importante Per quanto riguarda l’Italia, le quindi eliminare il dimetomorf dal segnalazioni di più o meno ele- manifesto C (Modalità d’impiego vati livelli di resistenza hanno curativa con miscele endoterapiche interessato negli ultimi anni il pronte), per quanto tale bollettino Trentino, l’Alto Adige, il Vene- sia di emergenza e quindi emesso in to, il Piemonte, la Lombardia, modo straordinario e non frequente. la Toscana. Le prime segna- Ulteriore segnale di prudenza è quello lazioni di resistenza in Emilia di attribuire all’intero sottogruppo dei Romagna si hanno dal 2012. CAA, nel bollettino B (Modalità d’imAnche il Consorzio Fitosanita- piego preventiva con miscele pronte rio la scorsa stagione ha rac- a bassa dilavabilità), una persistenza colto, in vigneti ripetutamente di 7-8 giorni in situazioni di medio trattati negli anni con CAA, rischio. Accorciare la persistenza evidue campioni analizzati presso ta di stressare i prodotti a fine turno, la Facoltà di Agraria dell’Uni- quando l’effetto ormai residuale poversità di Bologna nell’ambito trebbe favorire lo sviluppo della residel monitoraggio regionale stenza nella peronospora. sulle resistenze. Entrambi sono L’uso oculato delle molecole CAA, risultati positivi al calo di ef- si spera, ci permetterà di continuare ficacia mediante biosaggio e a consigliarle e ad usarle ancora in all’analisi genetica per la pre- futuro. senza della mutazione della Figura 2. Il bollettino A (verde) di Difesa Antiperonosporica della Vite resistenza. Separazione delle miscele Si tratta dei primi campanelPer una questione di tempistica il di QoI, QiI e QxI dithianon risulta però ancora presente li di allarme che non devono essere in due sottogruppi nei disciplinari di produzione integra- trascurati, pena il dover abbandonare Accennavamo all’inizio al fatto che ta, essendo questi stati approvati poco in breve tempo un discreto numero di l’unico sottogruppo non consigliato prima della pubblicazione della nuova molecole molto importanti e di largo dei due bollettini maggiormente utiuso per la difesa antiperonosporica, lizzati nella campagna 2013 sia stato etichetta. Una scelta analoga che pur dovremo proprio come è successo fare in futuro, riguardo all’impatto tos- per le strobilurine. sicologico dei prodotti antiperonospori- Le raccomandazioni del ci, sarà relativa al mancozeb per la sua FRAC nell’uso degli antifrase di rischio R63 “possibile rischio di peronosporici con meccadanni ai bambini non ancora nati”. Da nismo d’azione CAA prevealcuni anni l’uso del mancozeb nei di- dono (fonte: www.frac.info, sciplinari è limitato a tre trattamenti, in dicembre 2013): considerazione dell’importanza di que- 1.CAA preferibilmente in sta sostanza attiva nel panorama della maniera preventiva difesa antiperonosporica e per una sua 2.Effettuare un massimo graduale fuoriuscita. del 50% del numero totale di applicazioni prePrimi riscontri di resistenza ventivate e comunque in ai CAA in Emilia numero non superiore a La novità riguarda entrambi i bollet4 trattamenti nel corso di tini B e C, relativamente alle miscele un ciclo colturale pronte a base di CAA. A tale gruppo appartengono sostanze attive chimica- 3.Nelle aree ad alta resistenza il numero totale mente diverse come dimetomorf, ipronon deve superare un valicarb, mandipropamide, bentiavalimassimo di 3 applicaziocarb e valifenal ma con il medesimo ni/ciclo colturale meccanismo d’azione. Sono alcuni anni che il FRAC (Fun- 4.Applicare sempre i fungicidi CAA in miscela con gicide Resistance Action Committee, partner multi-sito o altri costituito dalle maggiori compagnie con cui non si abbia resi- Figura 3. Il bollettino C (lilla) di Difesa Antiperonosporica della agrochimiche mondiali) segnala estesi Vite stenza incrociata casi di resistenza nei confronti dei CAA 4 n. 1 - aprile 2014 quello che comprendeva le strobilurine e simili (QoI). Questo è avvenuto per la conclamata resistenza della peronospora a tali fungicidi, per cui in presenza di infezioni in atto o con rischio alto il loro uso è da evitare. La collocazione delle strobilurine e simili in un unico sottogruppo con amisulbrom e cyazofamide (QiI) e ametoctradin (QxI), di fatti, ci aveva impedito di consigliare l’impiego an- che dei QiI-QxI, sebbene questi ultimi non abbiano resistenza incrociata con i QoI. Abbiamo, quindi, ovviato costituendo nella nuova edizione del manifesto blu due sottogruppi: il B2 con i QoI e il B3 con i QiI e QxI. Elenco dei prodotti fitosanitari in commercio ed altre utilità Un elenco aggiornato dei prodotti in commercio relativi alle miscele comprese nei tre manifesti saranno disponibili sul nostro sito internet www.fitosanitario.re.it nella pagina delle indicazioni di difesa insieme ad altri approfondimenti ed utilità, così come potrete trovare sul numero della primavera 2013 di questo Notiziario i principi e i criteri di fondo, rimasti immutati, del triplice bollettino. Genesi di un bollettino antiperonosporico Tra supporti matematici e follow up, il dietro le quinte di un servizio unico a disposizione di tutti di Alessandra Barani, Pasquale Mazio e Andrea Franchi Una struttura come il Consorzio Fitosanitario, libera da condizionamenti esterni a garanzia di imparzialità e obiettività, gioca un ruolo delicato che necessita di supporti tecnici robusti. Gli input messi a disposizione degli agricoltori sono sempre frutto di un lavoro capillare e molto articolato che sta alla base del servizio. Il bollettino antiperonosporico rientra a pieno titolo tra le attività più complesse del Consorzio e dimostra un’assunzione di responsabilità non indifferente da parte dell’Ente, considerando anche la sua risonanza e la popolarità che riveste nel mondo viticolo. Dietro ciascun bollettino c’è un percorso, il più oggettivo possibile, finalizzato alla valutazione del rischio di infezione e ad una analisi degli scenari contingenti. Alla base stanno i cosiddetti supporti, strumenti per la previsione e la percezione del rischio che sono in parte dedicati al periodo che precede la prima infezione e in parte alle fasi che seguono la prima possibile infezione. Previsione e percezione del rischio prima delle infezioni: le riflessioni e i modelli Già alla fine dell’inverno, quando i viticoltori si affrettano a terminare le operazioni di potatura, c’è un primo step di lavoro che riguarda la peronospora. Le oospore, organi svernanti presenti zio e due che riguardano l’applicazionella lettiera del vigneto, tra ottobre e ne di modelli matematici: dicembre subiscono una maturazione morfologica, ovvero delle modifica- 1) Esperienza maturata sul territorio zioni tra cui l’ispessimento delle pareti Innanzitutto la conoscenza dello storie la formazione di sostanze zuccherine co provinciale, da parte dei tecnici del di riserva, per poi entrare nella fase di Consorzio, è fondamentale per avere dormienza e superare l’inverno. Du- una prima panoramica della situaziorante questo periodo di quiescenza il ne. Di estrema importanza è l’incesfungo subisce una successiva matura- sante attività, nel settore fitopatologico, zione fisiologica che gli impedisce di che rimane impressa nella memoria e germinare in assenza della recettività della vite (gemme ancora chiuse), per un determinato periodo. Il superamento della fase di quiescenza è un fenomeno scalare nel corso del quale gruppi di oospore (coorti) con una omogenea maturazione sono in grado di germinare e dare avvio ad infezioni primarie. La germinazione delle varie coorti, in funzione dei parametri climatici, inizia nel periodo primaverile per proseguire durante la stagione estiva. Il polso della situazione, su questo processo invisibile, deriva da tre strumenti fondamentali, uno relativo al background professionale dello staff del Consor- Figura 1. Macchie di peronospora su foglia (foto Franchi-Barani) 5 notiziario fitopatologico Figura 2. Esempi di output del Modello UCSC tracciata nelle sintesi fitosanitarie delle varie campagne che si sono susseguite per le 50 stagioni di vita dell’Ente. Questo permette un raffronto tra le annate che si erano rivelate favorevoli alla malattia e quelle maggiormente tranquille, per iniziare ad inquadrare le premesse della campagna in corso. In questa fase, la percezione del rischio deriva indissolubilmente dall’andamento meteorologico del periodo invernale/ primaverile che, se caratterizzato da abbondanti precipitazioni, determina progressivamente il termine della fase di dormienza delle oospore e induce l’inizio della germinazione. La consapevolezza delle zone climaticamente più a rischio, la distribuzione delle varietà, un’attenta analisi dello sviluppo fenologico della coltura nelle varie aree e della progressione della recettività, anche rispetto alle annate precedenti, fanno parte del bagaglio fitoiatrico dello staff. Per avvalorare le suddette valuta-zioni, da alcuni anni è stato introdotto l’impiego di alcuni modelli previsionali, tra cui l’IPI (Indice di Potenziale Infettivo) e il più moderno UCSC (Dowgrapri). Questo affiancamento consente di perfezionare le informazioni e di avere una maggiore consapevolezza del rischio. 2) Il modello IPI Il MODELLO IPI (Indice di Potenziale Infettivo), messo a punto dall’Università di Bologna,in collaborazione con il Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna, è stato validato sul territorio reggiano fin dagli anni ’90 con risultati molto positivi. Viene utilizzato al nostro interno come spunto di riflessione ad inizio stagione. Il sistema fornisce delle indicazioni solo sulla prima pioggia infettante e non sulle ulteriori precipitazioni in grado di scatenare le successive infezioni primarie. Si tratta di un modello molto semplice che richiede l’implementazione dei valori giornalieri di temperatura media, minima, massima, umidità relativa media, pioggia in mm e ore di bagnatura (queste ultime ricavate da una formula matematica). I dati meteorologici derivano dalle stazioni automatiche dell’ARPA, dislocate a Correggio, Castelnuovo Sotto, Rolo e Cavriago. Le procedure di calcolo iniziano il 1° marzo. Giorno dopo giorno, in base ai parametri meteo rilevati, il valore dell’ “Indice di Potenziale Infettivo” aumenta più o meno rapidamente. Quando raggiunge la soglia 10, significa che si è verificata la prima infezione. Il sistema, oltre a segnalare questo evento, non tanto come previsione ma come indicazione dello stato dell’arte, permette di valutare quotidianamente l’aumento del rischio. Infatti, in prossimità di un valore pari, ad esempio, a 5, se sono previste piogge aumenta il livello di attenzione. Si tratta ovviamente di considerazioni che riguardano solo ed esclusivamente la partenza della peronospora nelle fasi iniziali. Le informazioni sono sfruttate per la difesa e per l’intensificazione dei controlli in campo nei periodi in cui l’evasione della peronospora è altamente probabile. In ogni caso, il modello IPI, basandosi su misure meteorologiche giornaliere per un breve periodo, ed avendo una struttura poco articolata, è discretamente adatto a situazioni, come quella reggiana, in cui il dato meteorologico è scarsamente analitico. 3) Il modello UCSC Recentemente, ad integrazione dei supporti per la previsione del rischio, è stato introdotto l’impiego di un ulteriore modello previsionale UCSC (Dowgrapri) messo a punto dall’Università Cattolica Sacro Cuore di Pia6 cenza. Si tratta del modello ufficiale del Servizio Fitosanitario Regionale dell’Emilia Romagna che è inserito in un apposito software atto alle elaborazioni. Il metodo UCSC simula la dinamica dell’inoculo primario e di tutte le infezioni che ne derivano dall’inizio della primavera sino alla fine della stagione. Disegna pertanto i processi infettivi che vanno dal termine della latenza delle oospore all’instaurarsi delle varie infezioni e delle relative incubazioni. Tutto ciò partendo dal presupposto che la popolazione di peronospora in un vigneto è composta da diverse famiglie di oospore, che iniziano a germinare in modo scalare dando origine a più infezioni primarie, fino al periodo estivo inoltrato. Condizioni climatiche avverse, in corrispondenza di ogni fase del ciclo, possono portare alla interruzione del processo di infezione. Sostanzialmente i processi infettivi vengono scorporati in sei fasi principali. a) Superamento della latenza. Viene stimato il momento in cui le prime famiglie di oospore raggiungono la maturazione fisiologica, superando il periodo di latenza, e sono quindi pronte a germinare. In questa fase il processo dipende dalla temperatura e dalla bagnatura della lettiera. b) Germinazione delle oospore. Terminata la fase di latenza, ogni pioggia in grado di umettare la lettiera può innescare la germinazione di una o più famiglie di oospore e la produzione del macrozoosporangio. c) Sopravvivenza dei macrozoosporangi. Viene fornita una stima della sopravvivenza dei macrozoosporangi, in assenza di acqua, in funzione della temperatura e dell’umidità. Infatti, senza le condizioni climatiche idonee, i macrozoosporangi possono sopravvivere solo per qualche giorno per poi morire. Questa è un’indicazione di fondamentale importanza per individuare l’avvio di eventuali infezioni primarie anche alcuni giorni dopo il termine della germinazione. d) Rilascio e dispersione delle zoospore. Il modello simula il rilascio delle zoospore qualora il macrozoosporangio sia in presenza di una n. 1 - aprile 2014 la presenza continuativa dello staff in campo. La struttura di lavoro prevede la raccolta di dati meteo di pioggia, il calcolo delle possibili incubazioni, la valutazione del follow up in campi spia non trattati, il follow up in vigneti trattati e le diagnosi delle visite richieste dagli utenti. Figura 3. Tecnico del CFP che effettua un check up sufficiente bagnatura della lettiera di foglie. In questa fase le zoospore nuotano nel film liquido e se esposte a condizioni climatiche sfavorevoli, quali l’assenza di bagnatura, si devitalizzano. Tuttavia, se in questo periodo si verifica una pioggia, si considera che possa veicolare le zoospore sulla vegetazione suscettibile attraverso gli schizzi d’acqua. e) Infezione. Viene simulato il momento dell’infezione da parte delle zoospore in funzione della combinazione tra temperatura e durata della bagnatura fogliare. Durante questo periodo le zoospore nuotano verso le aperture stomatiche, si incistano e producono un tubetto germinativo in grado di penetrare attraverso gli stomi. Se la superficie fogliare si asciuga prima della penetrazione, le zoospore si devitalizzano. f) Incubazione. Il processo di incubazione varia nel tempo in funzione della temperatura e dell’umidità dell’aria. Al termine dell’incubazione viene segnalato il probabile momento di comparsa dei sintomi. Il modello, estremamente analitico ed articolato, utilizza i dati orari di temperatura, UR, pioggia e bagnatura a partire dal 1 gennaio. Lavora cioè sul lungo periodo basandosi sui dati dei quadranti ARPA, ovvero dati ricostruiti che derivano dall’interpolazione dei valori ottenuti da tutte le stazioni automatiche (di provenienza eterogenea) che gravitano sui quadranti stessi, su aree di 25 km2. Per Reggio Emilia l’approvvigionamento dei parametri climatici, dedicati alle interpolazioni, non avviene in contemporanea per tutte le stazioni coinvolte nel processo. Pertanto, nonostante i quadranti offrano anche una previsione di qualche giorno rispetto all’elaborazione, la tempistica di consegna del dato meteo finito non è sufficientemente puntuale rispetto all’utilizzo del modello. Ciò conferisce a diversi output un’affidabilità solo a lungo termine e non in corso d’opera. Se le previsioni relative allo stato dell’inoculo sono discretamente attendibili (superamento latenza e inizio germinazione), le informazioni sulle diverse infezioni primarie, in tempo reale, non sono così efficaci come quando la fornitura dei parametri meteorologici è già completa. Diversi dubbi restano inoltre sull’algoritmo del calcolo dell’incubazione. La possibilità di utilizzare dati meteo effettivamente rilevati, come quelli delle stazioni automatiche, offrirebbe a questo interessantissimo modello maggiori chance d’impiego, così come per il modello IPI, nonostante l’impossibilità di trarne una previsione ma solo un’indicazione. Previsione e percezione del rischio dalla prima possibile infezione fino alla fine della campagna: la rete di attività Nelle fasi successive, ovvero dalla prima possibile infezione fino alla fine della stagione, la previsione e la percezione del rischio si basano su una rete di attività tra loro strettamente connesse che mettono in primo piano 7 1) Dati di pioggia e calcolo delle possibili incubazioni Nell’ambito del territorio vengono individuate alcune aree rappresentative all’interno delle quali si raccoglie quotidianamente il dato di pioggia, specificamente finalizzato al calcolo dei cicli infettivi. I dati provengono da stazioni automatiche dell’ARPA e del Consorzio Di Bonifica Dell’Emilia Centrale. In corrispondenza di ciascuna pioggia presumibilmente infettante (dai 2 mm per le possibili infezioni primarie, da 0,2 mm per le possibili secondarie dopo la comparsa dei sintomi), attraverso il “calendario Baldacci” informatizzato nel Software Gestper, vengono calcolati i relativi periodi d’incubazione. Si ottiene pertanto una forbice di giorni in cui sono previste le diverse evasioni in campo (comparsa dei sintomi). 2) Il follow up in campi spia non trattati Il passo successivo riguarda la concreta infettività delle precipitazioni. I riscontri di tutti i cicli d’infezione vengono effettuati in 15 campi spia, non trattati, riconducibili alle aree in cui sono stati raccolti i dati di pioggia e stimati i periodi d’incubazione. In questi plot, settimanalmente si effettua la valutazione di tutte le nuove infezioni, conteggiando, cartellinando e datando i nuovi organi colpiti (foglie e grappoli). Ciò consente di disegnare l’epidemiologia della malattia distinguendo tra loro tutte le infezioni fino a quando possibile. Nel medesimo campo si procede con la valutazione della pressione della peronospora attraverso controlli random e casuali che prevedono la stima della frequenza e dell’intensità della malattia, su foglie e grappoli, prendendo in esame tutte le infezioni presenti (vecchie e nuove). Le osservazioni procedono fino a notiziario fitopatologico Tabella 1. I supporti nel periodo precedente le infezioni. N. elaborazioni IPI N. elaborazioni UCSC N. calcoli Baldacci 50 126 330 Tabella 2. I supporti dalla prima possibile infezione alla fine della campagna. N. follow up campi spia N. follow up vigneti sentinella N. visite peronospora N. telefonate per consigli tecnici su peronospora 180 900 42 112 quando gli step infettivi sono tra loro distinguibili o comunque fino a quando i campi non sono eccessivamente compromessi. l’opportunità di ridisegnare il percorso della peronospora con precisione, rappresentano un ulteriore tassello a completamento del mosaico. 3) Il follow up nei vigneti sentinella trattati A fianco della tipologia di controllo sopra descritta, circa 30 vigneti oggetto dei nostri check-up settimanali, in cui quantifichiamo tutte le avversità presenti, rappresentano dei campi sentinella in cui valutare anche la diffusione e la gravità delle infezioni peronosporiche sul territorio. Si tratta di vigneti, normalmente sottoposti alla difesa, in cui settimanalmente viene stimata la frequenza e l’intensità delle infezioni, su foglie e grappoli, con controlli sempre random. L’utilizzo di uno specifico protocollo di lavoro, come nel caso dei plot spia, offre una rappresentazione molto puntuale dell’evoluzione della malattia e permette una confrontabilità dei dati tra un’area e l’altra, tra un’annata e l’altra. I controlli, dall’inizio della stagione, proseguono per tutta l’estate fino alla fase di vendemmia. Il campo visivo dell’Ente risulta estremamente ampio grazie alla dislocazione delle aziende sentinella nelle aree maggiormente vitate, alla eterogeneità delle strategie di controllo adottate e alla possibilità di ricostruire il pregresso in qualsiasi fase del lavoro. Il risultato finale è colorato: verde, blu e lilla 4) Le visite richieste dagli utenti Ultima maglia della rete, a completamento dei supporti, sono le visite richieste dagli utenti che costituiscono per il nostro Ente un lavoro istituzionale di assistenza tecnica e nello stesso tempo rifiniscono il quadro della malattia in provincia. Se le visite, essendo a spot, non offrono Se al retroterra di informazioni, finalizzate alla previsione e alla percezione del rischio, aggiungiamo altre valutazioni quasi quotidiane sulle previsioni meteorologiche, sulla raccolta territoriale dei dati di pioggia e sulle caratteristiche tecnico/applicative dei prodotti antiperonosporici, il risultato non può che essere VERDE, BLU e raramente LILLA. Ecco cosa si nasconde dietro le quinte del nostro triplice sistema di avvertimento per la difesa dalla peronospora: un lavoro accurato, capillare e ricco di considerazioni tecniche, che non si limita a semplici deduzioni o sensazioni, ma che si basa su controlli ininterrotti, osservazioni e riflessioni oggettive traducibili in numeri e in tracciabilità. Nel tempo restano i risultati del lavoro e dell’esperienza che vanno a costituire lo storico del terri- torio a che sono al servizio dei nostri viticoltori. Un lavoro difficile in un anno difficile: l’impegno dello staff nel 2013 Per riassumere in numeri e quantificare il lavoro svolto nel 2013, in merito ai supporti, basta dare una scorsa alle tab. 1 e 2. Le conclusioni vengono da sé. Bibliografia Bugiani R., 2007. “Peronospora. Plasmopara viticola (Berk & Curt) Berl. et de Toni”. Il Divulgatore n° 3-4 “DIFESA DEL VIGNETO mirino le avversità più temute”, 10-19. Caffi T., Bugiani R., 2007. “Peronospora della vite, progressi nella lotta”. Agricoltura, marzo, 111-113. Barani A., Franchi A., Bacchiavini M., Bugiani R., 2009. “Gestione territoriale di una rete di monitoraggio supportata da modelli previsionali per la difesa dalla peronospora della vite in provincia di Reggio Emilia”. Notiziario sulla protezione delle piante. III Serie, n. 1, 143-150. Convegno “V Giornate di Studio sui Modelli per la Protezione delle Piante” 27-29 maggio, Università Sacro cuore di Piacenza in collaborazione col gruppo GRIMPP. Franchi A, Barani A., Bugiani R., 2010. “Modelli previsionali: un aiuto contro la peronospora della vite”. Supplemento al n. 21/2010 dell’ Informatore Agrario 2010, 5-8. Figura 4. Il risultato finale è colorato: verde, blu e lilla 8 n. 1 - aprile 2014 Peronospora, un libro da riscrivere ogni anno con qualche déjà vu: l’edizione del 2013 di Alessandra Barani 30 12 25 10 15 6 Fine latenza 20 marzo 15 marzo 17 marzo 24 marzo rolo piogge castelnuovo sotto piogge cavriago piogge 10 4 30/4 29/4 28/4 27/4 26/4 25/4 24/4 23/4 0 22/4 0 21/4 5 20/4 2 correggio IPI rolo IPI castelnuovo sotto IPI cavriago IPI Figura 1. Superamento della soglia IPI nei quattro areali considerati maggiore attenzione sulle precipitazioni di fine aprile (alto rischio) senza tuttavia ignorare completamente quelle precedenti (medio rischio). Altre considerazioni hanno riguardato la recettività della coltura nei due periodi. Nel primo periodo (20-23 aprile) solo il 40-50% dei vigneti risultava parzialmente sensibile alle infezioni (presenza più o meno diffusa di germogli con 2-3 foglie), mentre nel secondo periodo (2730 aprile) la recettività era stata progressivamente raggiunta nella quasi totalità dei campi. Tabella 1. Modello UCSC: precocità dell’inoculo e segnalazione delle prime infezioni. Area Correggio Rolo Castelnovo Sotto Cavriago correggio piogge 20 8 IPI Il modello IPI ha segnalato come prime piogge infettanti quelle avvenute tra il 27 e il 30 aprile (fig. 1). La prima stazione oggetto del superamento è risultata Castelnovo Sotto (27/04), seguita da Rolo (28/04), Correggio (29/04) e, per ultima, Cavriago (30/04). L’aumento del rischio, con un valore di IPI già prossimo alla soglia, era stato rilevato per l’area di Castelnovo Sotto con le precipitazioni rinvenute tra il 22 e il 23 aprile. Per tutte le altre zone l’incremento significativo si è verificato solo il giorno precedente il superamento della soglia. Il modello UCSC, a livello di andamento ha confermato le risultanze di IPI, segnalando come prime piogge infettanti quelle comprese tra il 27 e il 30 aprile (tab. 1). Il pericolo di un anticipo della prima infezione, nell’area di Castelnovo Sotto (e zone confinanti), è stato suggerito anche da questo sistema che ha registrato un falso positivo per il 21 di aprile (infezione non rilevata a posteriori nei controlli dei campi spia). Sostanzialmente entrambi i modelli previsionali hanno avvalorato le valutazioni dello staff, suggerendo una 14 mm La previsione della prima pioggia infettante Inizio germinazione 20 marzo 17 marzo 17 marzo 24 marzo Prime infezioni 27-29-30 aprile 27-29-30 aprile 21*-27-29-30 aprile 27-29-30 aprile * Falso positivo Tabella 2. Riscontro della prima infezione nei campi spia non trattati, in relazione alle piogge. Osservazione della prima infezione sulle foglie nei campi spia non trattati Data del prime piogge Data del prime piogge Data del prime piogge controllo infettanti controllo infettanti controllo infettanti 13-16 maggio 27-30 aprile 20-22 maggio 5-7 maggio 27 maggio 15-19 maggio S. Ludovico (Rio Saliceto) Canolo (Correggio) Mandrio (Correggio) Rubiera Fazzano (Correggio) Arceto (Scandiano) Bagnolo Borzano (Albinea ) Fabbrico Montecchio Puianello (Quattro Castella) Gualtieri Zurco (Cadelbosco) Pratissolo (Scandiano) Masone RE 9 I riscontri in campo nella prima parte della stagione Secondo il “calendario Baldacci” in caso di infezione tra il 21-22 aprile, i primi sintomi sulle foglie si sarebbero manifestati tra il 3 e il 6 maggio; per le possibili infezioni del 27-30 le prime macchie erano invece attese tra il 9 e il 14 maggio. Ed ecco che è iniziata la ricerca nell’ambito dei campi spia non trattati. Il puntuale controllo dei campi spia non trattati non ha evidenziato infezioni nel periodo precedente al 13 maggio a conferma della non infettività delle precipitazioni del 21-23 aprile, in generale su tutto il territorio. Nel 60% dei casi le prime infezioni erano riconducibili agli eventi piovosi di fine mese, nel 33% dei casi alle successive piogge della prima settimana di maggio (causa di ulteriori infezioni anche nelle aree del precedente gruppo) e solo nel 7% dei vigneti spia, a quelle del 15-19 maggio (tab. 2). Come evidenziato in tabella, principalmente nelle aree di pedecollina le prime infezioni si sono verificate con una tempistica successiva rispetto a quella della pianura, con poche eccezioni. Procedendo nella verifica del follow up, dal 23 al 27 maggio era già possibile rilevare le infezioni secondarie nel primo gruppo di aziende, dal 1 al 3 giugno nel notiziario fitopatologico di una pressione di malattia 80 molto elevata 70 e comunque 60 50 non uniforme 40 Foglie in tutti gli areali, 30 Grappoli già dal periodo 20 iniziale. Nella 10 0 fase della fioritura, tra i vigneti sentinella, solo il 43% non moFigura 2. Infezioni osservate, nelle fasi fiorali (3-7 giugno), su foglie e grappoli strava sintomi di nei campi spia non trattati peronospora sul secondo gruppo e dal 5 al 7 giugno nel grappolo, il 33% evidenziava percentuali terzo. d’infezione comprese tra lo 0,5 e il 3% di Avvicinandosi alle fasi prefiorali, le con- grappoli infetti, il 7% infezioni comprese dizioni meteo e la progressiva diffusione tra 4 e 7% e il 17% infezioni uguali o supedei sintomi della malattia anche sui grap- riori all’8% (fig. 3). poli, aprivano uno scenario di rischio Sostanzialmente più della metà delle molto elevato su gran parte del territorio aziende sentinella era interessata dalla provinciale, visto l’accavallarsi di diversi peronospora su grappolo, con una freattacchi primari e secondari. quenza variabile. Si trattava di un quadro Facendo il punto durante la fioritura, tra poco rasserenante, non tanto per il danil 3 e il 7 giugno, in quasi tutti i plot del- no già in essere, bensì in prospettiva di la fascia a nord della via Emilia (bassa un andamento meteo, non ancora noto, pianura), era stato rilevato un grado di che avrebbe potuto infierire ulteriormenattacco di peronospora sul grappolo me- te sulla situazione. dio, elevato o molto elevato (fig. 2). Solo nei plot spia localizzati lungo o a I riscontri in campo nella sud della via Emilia (pedecollina), le inseconda parte della stagione fezioni su grappolo erano irrilevanti, o Durante la fase di prechiusura, i plot comunque basse, e in un caso (Montec- spia non trattati (passati da 15 a 12), chio) ancora assenti. rimarcavano elevati livelli d’infezione soIl quadro della situazione relativa alla dif- prattutto sui grappoli, in 5 casi compresi fusione della peronospora nelle aziende tra il 45 e il 98%. Nonostante il distacco della provincia ci è stato offerto dai mo- di numerosi grappoli colpiti in fioritura, nitoraggi settimanali dei vigneti quindi già molto secchi, o di loro porsentinella, sottoposti ai trattamen- zioni, la diffusione della peronospora, tra ti. Dal follow up è emersa la difficoltà dei infezioni progredite e nuovi attacchi di viticoltori nel condurre una difesa effi- larvata, era ancora in crescita (fig. 4). cace, non sempre a causa di sviste o di Stesso andamento, seppur con valori inscelte errate, ma principalmente a causa feriori, è stato rinvenuto nei campi spia 100 Montecchio Quattrocastella Albinea Scandiano Scandiano Masone RE Rubiera Cadelbosco Gualtieri Fabbrico Bagnolo Correggio Correggio Rio Saliceto Correggio organi infetti (%) 90 14 13 12 grappoli infetti (%) 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 Figura 3. Infezioni su grappolo durante la fioritura (3-7 giugno) nei vigneti sentinella trattati 10 Montecchio Quattrocastella Rubiera Albinea RE Scandiano RE RE Poviglio Gualtieri Castelnuovo Poviglio Cadelbosco Fabbrico Novellara Novellara Bagnolo S. Martino in Rio S. Martino in Rio Correggio S. Martino in Rio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Rio Saliceto Rio saliceto Rio Saliceto Rio Saliceto 0 localizzati lungo o a sud della via Emilia (pede-collina), che in fioritura si contraddistinguevano per una presenza irrilevante della malattia sul grappolo. Intorno alla fine di giugno si sono conclusi i controlli, nella maggior parte dei plot spia, in modo da limitare il danno provocato. Del tutto opposta la situazione rilevata progressivamente nei vigneti sentinella dove, a poco a poco, lo sviluppo della peronospora aveva subito un rallentamento considerevole. Grazie ad un miglioramento delle condizioni climatiche, ma soprattutto grazie ad una difesa serrata con turni d’intervento appropriati, le infezioni sono state efficacemente controllate impedendo soprattutto la diffusione di secondarie. In questa fase l’83,3% delle aziende non presentava peronospora larvata e solo il 16,6% mostrava infezioni molto lievi, comprese tra lo 0,5 e il 3% di grappoli colpiti (fig.5). Contrariamente a quanto accaduto nei plot spia non trattati, nei vigneti sottoposti a strategie di contenimento adeguate si è verificata una inversione di tendenza rispetto al periodo della fioritura. Le conclusioni Il 2013 si è rivelato un anno impegnativo per il controllo della peronospora, come dimostrato anche dalla progressione della malattia nei campi spia, non sottoposti a trattamenti fino all’ultima decade di giugno. La precocità dell’inoculo, derivata dalla fine della latenza delle oospore anticipata di oltre 15 giorni rispetto al 2012, le ripetute piogge all’inizio della stagione, in una fase in cui lo sviluppo dei germogli era estremamente scalare e difforme, nonchè l’elevata pressione della malattia in gran parte del territorio, hanno messo a dura prova le diverse linee di difesa applicate. Se i prodotti di copertura e i preparati più o meno penetranti non potevano seguire l’accrescimento della nuova vegetazione dopo il trattamento, le miscele sistemiche presentavano elevate difficoltà di assorbimento/traslocazione nelle piante, a causa delle prolungate precipitazioni. Pertanto, la contrazione dei turni d’intervento risultava fondamentale in una situazione di questo tipo. A dura prova diverse aziende situate in un’area tra Rio Saliceto, Fabbrico e Campagnola, dove le copiose precipitazioni della prima settimana di maggio hanno “corroborato” la peronospora già in incubazione per le piogge di fine aprile. n. 1 - aprile 2014 100 90 organi colpiti (%) 80 70 60 50 40 Foglie 30 Grappoli 20 10 Montecchio Quattrocastella Albinea Rubiera Scandiano RE Scandiano Cadelbosco Fabbrico Correggio Correggio 0 Rio Saliceto Come tempistica, il ciclo del 2013 ricalca casualmente quello del 2012 ma con una pressione di gran lunga superiore sul territorio. Il notevole anticipo dell’inoculo ha presumibilmente indotto Figura 4. Infezioni osservate, nelle fasi di pre chiusura (ultima decade di giugno), su foglie e grappoli nei campi spia non trattati 3 2.5 grappoli infetti (%) 2 1.5 1 0.5 Montecchio Albinea Quattrocastella Rubiera RE Scandiano RE RE Gualtieri Poviglio Castelnuovo Poviglio Cadelbosco Fabbrico Novellara Novellara Bagnolo S. Martino in Rio S. Martino in Rio Correggio S. Martino in Rio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Rio Saliceto Rio saliceto Rio Saliceto 0 Rio Saliceto Nella prima parte della stagione, se in piccola parte la presenza della peronospora nelle aziende trattate può essere imputabile ad errori di gestione della difesa, quali determinazione dei dosaggi, esecuzione di trattamenti a filari alterni, sottostima del problema, nella maggior parte dei casi si è invece trattato di defaillances derivate dalla aggressività della peronospora e dalle situazioni epidemiologiche/fenologiche sopra descritte. È solo nella seconda parte della stagione che l’espansione della malattia, attraverso ripetute infezioni secondarie, è derivata principalmente da qualche errore che si è trascinato nel tempo. Si tratta fortunatamente di casi abbastanza isolati. Il 2013 sarà ricordato come un anno particolare. Ma perché un déjà vu? - Anno con alta pressione come il 2008, ma con un andamento diverso (vedi Notiziario Fitopatologico N.2 dicembre 2008). In quell’annata l’incremento della malattia, comparsa nell’ultima decade di maggio, è stato rilevato dalla prima decade di giugno in poi, a causa di ulteriori infezioni primarie e di infezioni secondarie. Il periodo più critico si è verificato dalla fioritura in poi, quindi nella seconda parte della stagione. - Anno con un ciclo simile al 2012 ma con livelli d’infezione non paragonabili. Se facciamo mente locale, nel 2012 (vedi Notiziario Fitopatologico N.2 dicembre 2012), le prime piogge infettanti in alcune zone del territorio si sono manifestate il 30 aprile e il primo maggio. I sintomi in campo sono stati osservati sulle foglie tra il 15 e il 16 maggio. Altre precipitazioni risalgono al 6-7-13 maggio, con evasione della malattia o incremento dei sintomi, in numerose aree, tra il 22 e il 24 maggio. Figura 5. Infezioni su grappolo durante la fase di chiusura grappolo (15-18 luglio) nei vigneti sentinella trattati l’inizio della germinazione di un maggior numero di famiglie di oospore a cui sono seguite ripetute piogge infettanti. - Tante similitudini ma un libro da riscrivere ogni anno. Nota: Le attività relative ai campi spia di Fabbrico, Cadelbosco, Rio Saliceto, 1-2 Correggio, Albinea e Scandiano 1, sono state finanziate dal Progetto: “Servizi di supporto per l’applicazione dei disciplinari di produzione integrata e delle norme di produzione biologica nell’ambi- to del P.S.R. 2007-2013 – Misura 214, azioni 1 e 2 (Mis. 511)”. Rientrano nel progetto anche le elaborazioni relative al modello UCSC. Per tutti i restanti campi spia e per tutti i vigneti sentinella i dati sono di proprietà del Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia, così come le elaborazioni IPI. Attività derivata dal lavoro dei tecnici: M. Bacchiavini, A. Barani, P. Belletti, D. Cantarelli, L. Casoli, A. Franchi, P. Mazio, A. Piazza I nuovi punti di affissione del bollettino antiperonosporico di Accursio Piazza Come già anticipato negli scorsi numeri del nostro notiziario, il bollettino antiperonosporico negli ultimi 2 anni ha subito grandi cambiamenti: nella veste, dal più famoso bollettino “giallo” si è passati alle 3 diverse e più moderne versioni, suddivise per tipologia di prodotti e quindi per colore: il verde, il blu e il lilla; nei contenuti, non più un semplice consiglio di indicazione sulla data del trattamento con i singoli principi attivi, ma un vero e proprio consiglio tecnico dove vengono indicate le miscele pronte permettendo di sfruttare appieno l’ampia gamma di prodotti antiperonosporici presenti sul mercato; nella modalità 11 di distribuzione e nei siti di affissione. In questo articolo ci si soffermerà esclusivamente su questi ultimi due aspetti e come vedremo dal lavoro fatto in questi ultimi mesi, il bollettino ha subito un notevole “snellimento” del meccanismo di distribuzione che accompagna il bol- notiziario fitopatologico lettino stesso dai nostri uffici a voi utenti finali, e una riduzione nel numero dei punti d’affissione del manifesto cartaceo sul territorio provinciale, cercando di favorire l’utilizzo degli altri strumenti di informazione a disposizione del Consorzio. Sin dalla sua nascita, l’informazione contenuta nel bollettino antiperonosporico, per poter raggiungere tutti i viticoltori e coprire quindi la gran parte del territorio provinciale, ha potuto contare sull’aiuto fornito da diverse figure pubbliche e private (municipi, uffici di Polizia Municipale, cantine sociali e private, associazioni agricole come la Coldiretti, la CISL, la CIA, e molte rivendite di agro-farmaci) che hanno sempre svolto, a vantaggio dei produttori agricoli della zona, un ottimo servizio di segnalazione delle epoche degli interventi antiperonosporici, distribuendo e affiggendo al momento opportuno, da noi indicato, i manifesti presso i diversi punti della provincia dove, con facilità, possono essere osservati dai viticoltori. Nel corso degli anni, come è normale che sia, questo imponente meccanismo di distribuzione ha però perso un po’ dello smalto dei tempi migliori. Molteplici motivi, quali la crisi economica che attanaglia molti dei nostri enti pubblici, la mancanza di personale e lo stratificarsi nel tempo di situazioni di criticità, hanno reso nel corso degli anni questo meccanismo non sempre tempestivo, poco veloce e dispendioso in termini di costi e lavoro. Il tutto si traduce in un solo concetto: poco efficiente! Figura 1. Punti di affissione bollettino fino al 2013 Oggi, visti anche i tanti mezzi di informazione che offre il Consorzio, più semplici, veloci e gratuiti per tutti gli utenti (vedi servizio sms, sito internet, mailing-list e bollettino di produzione integrata, tutti accessibili dal sito www.fitosanitario.re.it), si è cercato di avviare un importante e non semplice processo di razionalizzazio- ne con lo scopo di dare una maggiore efficienza al servizio di affissione del bollettino al fine di ridurre i costi, agevolare l’impegno delle strutture coinvolte e controllare ogni passaggio per meglio poter gestire eventuali situazioni d’emergenza. Nell’imminente passato il bollettino veniva affisso in circa 300 punti sparsi per Tabella 1. I punti di affissione 2014 in provincia, comune per comune Comune Albinea Albinea Albinea Albinea Bagnolo in Piano Bagnolo in Piano Bagnolo in Piano Bibbiano Brescello Brescello Cadelbosco Sopra Cadelbosco Sopra Cadelbosco Sopra Cadelbosco Sopra Campagnola Campagnola Campagnola Campagnola Campegine Campegine Canossa Casalgrande Casalgrande Castellarano Castelnovo Sotto Castelnovo Sotto Castelnovo Sotto Castelnovo Sotto Cavriago Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Correggio Fabbrico Fabbrico Gattatico Gonzaga Gualtieri Gualtieri Guastalla Guastalla Guastalla Guastalla Guastalla Guastalla Luzzara Luzzara Montecchio E. Montecchio E. Montecchio E. Montecchio E. Montecchio E. Montecchio E. Da chi viene affisso Dove trovarli Cantine Riunite Albinea-Canali via Tassoni n° 213 Consorzio Fitosanitario Piazza Caduti Alleati; (loc. Botteghe di Albinea) Consorzio Fitosanitario Piazza Cavicchioni n°8; c/o sede Municipio via Campanini n°1; c/o bacheca Bar “La Noce” (loc. Borzano) Consorzio Fitosanitario Consorzio Agrario dell’Emilia via Valli n° 5 Polizia Municipale via Beviera n° 53 - c/o Winny bar Polizia Municipale via Provinciale nord n° 17 c/o Latteria soc. Pieve Rossa Rivendita Agri-1 via Ariosto n°70 Municipio Piazza Matteotti n°12 privato (Stocchi Simona) Piazza Martiri della libertà (loc. Lentigione) Cantine Riunite CadelBosco via A. Gramsci n°13. (Loc. Villa Argine) Polizia Municipale via G. Galilei n°15; c/o bacheca Bocciodromo Polizia Municipale via Marconi n°2; c/o Bar Gemmi Rivendita For-Green via Dante Alighieri 56 Cantine Riunite Campagnola via Grande n°1 Caseificio Castellazzo via Don Mazzolari n°12 privato (Bigi Giovanni) via Picenardi n°11 - c/o Antica trattoria Cognento Rivendita Agri-camp via Montanari n°2 Municipio Piazza Caduti del Macinato n°1 Municipio Piazza S. Allende; c/o edicola Rivendita AgriEnza via Val D’enza Nord, n°167 Consorzio Agrario dell’Emilia via A. Moro n°9 Rivendita F.lli Lugari via Botte n° 14. Consorzio Agrario dell’Emilia via Radici sud n°4 Consorzio Agrario dell’Emilia Strada Pallaia, n°10 Polizia Municipale Piazza 4 Novembre n° 1 Polizia Municipale Piazza Prampolini n°1 Polizia Municipale via F. Petrarca, 13/1. c/o Bocciodromo Municipio Piazza Don Dossetti n°1 C.I.A. via Montefiorino n°6 Cantina Emilia Wine via Contrada n° 9; (ex cantina Prato di Correggio) Cantina Emilia Wine via Della Republica n°21; (ex cantina Nuova di Correggio) Cantine Riunite Correggio via Macero n°10, (loc. San Prospero) Coldiretti viale C. Battisti n°3. Consorzio Agrario dell’Emilia via Fosdondo n°12 (loc. Fosdondo) Consorzio Agro-Ambientale Corso Mazzini; c/o consorzio Agro-Ambientale Consorzio Agro-Ambientale via don Mario Grazioli; c/o bocciofila (loc. Canolo) Consorzio Agro-Ambientale via Fazzano; c/o Chiesa (loc. fazzano) Consorzio Agro-Ambientale via Lemizzone; c/o pizzaria (Loc. Lemizzone) Consorzio Agro-Ambientale via Mandrio; c/o bacheca (loc. Mandrio) Consorzio Agro-Ambientale via Naviglietto; c/o bacheca (loc. Mandriolo) Consorzio Agro-Ambientale via Reggio; c/o bacheca (loc. Budrio) Consorzio Agro-Ambientale via San Biagio; c/o bacheca (loc. San Biagio) Consorzio Agro-Ambientale via San Prospero; c/o latteria “La famigliare” Rivendita Federico Messori via V. Saltini n°46/c Rivendita Scaltriti Romano Viale Varsavia n°12 Consorzio Agrario dell’Emilia via Trento n°30 Polizia Municipale via Roma Consorzio Agrario dell’Emilia via Garibaldi n°11/A Cantina soc. Gonzaga Viale Stazione n°39 Cantina soc. Gualtieri via San Giovanni n°25 Polizia Municipale P.zza Bentivoglio n°26 C.I.A. via Cisa Ligure n°17 Coldiretti via Bertazzoni n°31 Consorzio Agrario dell’Emilia via Pieve n°98/A Municipio (U.R.P.) via Porta Murata n° 54. c/o Latteria Soc. Benatta Rivendita Bisi Giuseppe via Vegri n° 6 Rivendita Cavaletti Paolo via Delle Ville n° 67 Municipio via Avanzi n°1 Rivendita Medici Umberto via Villa superiore n°28 C.I.A. via Prampolini n°56 Cantina Due Torri strada Barco n°2 Consorzio Agrario dell’Emilia strada Beata Vergine della sedia n°14 Municipio incrocio strada Quarticello-strada Bibbiano Municipio Piazza della repubblica n°1 Rivendita Agritutto via A. Volta n° 5 12 n. 1 - aprile 2014 Figura 2. Punti di affissione bollettino dal 2014 la provincia e, come si può notare dalla figura 1, non sempre in modo razionale. Basti notare come nel comune di Luzzara, dove insiste solo lo 0,20% della viticoltura provinciale (dati 2011), erano presenti ben 12 punti di affissione, a nostro parere un po’ troppi! Cercando di dare una presenza sul territorio commisurata alla superficie vitata di ogni comune, si è provveduto a ridurne il numero e allo stesso tempo a darne maggior visibilità cercando di eliminare i punti meno utili e incentivare i viticoltori a usufruire il più possibile degli altri mezzi di divulgazione elencati sopra. Con questo obiettivo abbiamo ridotto di circa il 50% i punti di affissione cercando, attraverso uno scrupoloso e attento lavoro, di mantenere attivi quelli di maggior interesse per voi viticoltori. Si è quindi passati dai 297 punti iniziali ai 145 attuali che vi accompagneranno nel corso di questa e delle prossime campagne viticole (figura 2). Un’altra importante parte del lavoro ha avuto come obiettivo principale quello di cercare di alleggerire i compiti degli enti pubblici che, come detto, stanno vivendo momenti di grande crisie conomica e di forza lavoro e cercare di coinvolgere il più possibile le cantine e le rivendite di agrofarmaci dove potrete trovare affissi i bollettini. Nella tabella vengono elencati, con maggior dettaglio, quelli che da quest’anno saranno i punti di affissione comune per comune, con l’indicazione stradale degli uffici, rivendite, cantine e varie associazioni agricole dove potrete trovare il bollettino più vicino a voi. Comune Novellara Novellara Novellara Novellara Poviglio Quattro Castella Quattro Castella Quattro Castella Quattro Castella Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Reggiolo Reggiolo Rio Saliceto Rio Saliceto Rio Saliceto Rio Saliceto Rolo Rolo Rubiera Rubiera Rubiera Rubiera San Martino in Rio San Martino in Rio San Martino in Rio San Martino in Rio San Martino in Rio San Polo D’Enza San Polo D’Enza Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Da chi viene affisso Cantina San Martino in Rio Consorzio Agrario dell’Emilia Rivendita Al Molejn Rivendita Saccani Franco Rivendita Geofarm Cantina Puianello Consorzio Agrario dell’Emilia Municipio Municipio C.I.A. Cantina Soc. Masone Cantina soc. Massenzatico Coldiretti Consorzio Agrario dell’Emilia Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Consorzio Fitosanitario Rivendita Agri-1 U.G.C (CISL) Municipio Rivendita Anceschi Giancarlo Cantina Soc. di Carpi Municipio Municipio Municipio Cantina Soc. Rolo Fruit Modena Group Consorzio Agrario dell’Emilia Municipio Municipio Municipio Cantina San Martino in Rio Municipio Municipio Municipio Rivendita Santini Marino Consorzio Agrario dell’Emilia Rivendita Agripoint Cantina Emilia Wine Coldiretti Consorzio Agrario dell’Emilia Municipio Municipio Municipio Rivendita Agrizeta Rivendita Talami Caterina 13 Dove trovarli strada Provinciale Sud n°153 via Roma n°1 via Ernesto Pelgreffi n°9 via Fratelli Cervi n°1 via Parma n°82 via C. Marx n°19/A via C. Marx n° 1 bacheca comunale di Montecavolo P.zza Garibaldi Viale Trento Trieste n°14 via Bacone n°20 via Beethoven n°109 via N. Copernico n° 28 via Fratelli Manfredi n°5 bacheca comunale (Loc San rigo) via Dante Freddi n°77/1; c/o Caseificio La Rinascente via A. Frank n°100; c/o Bar Virgin Pub (loc. Sabbione) via Bacone - c/o tabaccheria via Bagnoli n°7; c/o Cantina soc. (loc. villa Bagno) via Bassetta n°25; c/o Grasselli Mario (loc. Cella). via Beethoven n°1; c/o Antico Caseificio Tricolore (loc. Gavassa) via Beethoven, c/o distributore benzina via Bertocchi n° 1 c/o negozio maestri via Carlo Marx n°24; c/o Latteria agricoltori Roncocesi via Dante Freddi n°396; c/o Latteria Sociale Rubbianino via della Tromba n°11/b; c/o Bar Acli (loc. Marmirolo). via Don P. Leuratti n°9; c/o stalla sociale Pratofontana via Fermi n°59; c/o Caseificio centro Fogliano (loc. Fogliano) via Ferri n° 12; (loc. Sesso) via Fleming n°6; c/o Cantina nuova Gavassa via Forlanini Carlo n°2; c/o Caseificio Roncadella bacheca comunale di coviolo via Gattalupa n° 70/1 via Giovanni Rinaldi n°45; c/o Circolo Arci Rondò via Grisendi n°3/1 via Iotti n° 2/d; Centro Sociale G. Tasselli via Lorca n°18; c/o caseificio San Simone via Miselli n° 4 via Miselli n° 7; c/o Bar Miselli via Montagnani n°19; c/o caseificio Villa Curta via Morelli n°6; c/o Zanichelli Bruno (loc. Cella) via Mozart n°41; c/o ristorante “La CIRENAICA” (loc. Massenzatico) via Mutti n°2; c/o Caseificio Gavasseto (loc. Gavasseto) via Ospedaletto n°4; c/o Latteria Sociale Emilia (loc. Villa Bagno) via Pasteur n°20; c/o Caseificio San Maurizio (loc. San Maurizio) via Tresinaro; c/o acquedotto (loc. Castellazo). via Vico n°152; c/o circolo Arci Cella (loc. Cella) via Volta n°12; c/o Cantina Soc. Coviolo via Vico n°164 via W. Asseverati n°1 (loc. Masone) via Turri n°69. Piazza Martiri n° 38 via San Venerio n° 10 via xx settembre n°11 Piazza Carducci n° 18 via Cà de Frati n° 52; c/o Bar Consolini via Caprì; c/o bacheca necrologi (loc. Osteriola) via Roma n°118 Via Campogrande n°78 via Zenone n°1 via degli Araldi n°3; c/o bar San Faustino via Emilia est n° 5; c/o bacheca comunale via Madonna di Pompei n° 2/1; c/o bar-tabacchi via Roma n°123 via Cà Matta sud n°2; c/o Bar Gazzata via Chiesa Trignano; c/o piazzale Chiesa via stradone n°18; c/o Chiesa di Stiolo via Forche n°2 via Gramsci n°64/b via G. Marconi n°7 via 11 Settembre 2001, n°3 via Trieste n°3 via Fattori n°2 via delle scuole n° 15; c/o Latteria Boiardo (loc. Pratissolo) via Mulino n° 18; c/o Mulino Valeriani via per Casalgrande n° 29; c/o latteria Giardina (loc. Arceto) via per Reggio n°46 - (loc.Arceto) via Madonna della Tosse n° 15 notiziario fitopatologico Al via la confusione sessuale I tecnici del fitosanitario impegnati in un ambizioso progetto per la diffusione anche in provincia di Reggio Emilia del metodo della confusione sessuale per il contrasto alla tignoletta della vite di Mirko Bacchiavini e Nicolò Dall’Aglio È innegabile che, a partire dal 2009, qualcosa in fatto di tignoletta della vite (Lobesia botrana) sia cambiato: se fino a quella data il problema era sentito a livello aziendale o addirittura sub-aziendale, con casi nei quali si registravano infestazioni solo in alcune limitate zone del vigneto, da allora pur rimanendo un fenomeno localizzato, sempre più agricoltori e cantine lamentano situazioni critiche. Le risposte di chi ha avuto a che fare recentemente con tignoletta non si sono fatte attendere, a volte non sono state delle più razionali con esiti non sempre del tutto soddisfacenti, ma con l’indubbio risultato di aver aumentato il numero di trattamenti insetticidi e i costi di difesa. Sono ormai noti i limiti della difesa convenzionale: tra i più indagati vi è il posizionamento temporale (timing) del trattamento che deve essere effettuato in stretto rapporto con il ciclo biologico dell’insetto. A titolo di esempio trattare con un prodotto ovicida quando già sono presenti le forme larvali può pregiudicare pesantemente la riuscita del trattamento stesso. Discorso interessante è quello della bagnatura non uniforme o inadeguata: abitudine della femmina di tignoletta è deporre nella zona più interna del grappolo laddove l’umidità è maggiore e le condizioni microclimatiche sono meno basso impatto ambientale, con un profilo estreme, proprio la parte che è raggiunta tossicologico migliore e che mantenga un con maggiore difficoltà dal trattamento. presidio costante contro il fitofago duranA questo proposito una adeguata gestio- te tutta la stagione. ne della chioma è una buona pratica per Un’alternativa complementare alla difesa aumentare la possibilità di contenimento convenzionale arriva dal metodo della di tignoletta. Tema complesso e che in- confusione sessuale, tecnica già ampiateressa più discipline, è il possibile calo mente applicata con successo a livello di efficacia negli anni di alcuni principi nazionale in oltre 20.000 ettari, soprattutattivi impiegati nella lotta insetticida. La to in Trentino e in Romagna per le uve da ragione di questa “stanchezza” può esse- vino e in Puglia per quelle da tavola. re attribuita all’instaurarsi di ben studiati Il metodo della confusione sessuale sfrutfenomeni di “resistenza” genetica dell’in- ta essenzialmente la caratteristica biolosetto nei confronti di alcuni principi attivi gica di Lobesia botrana di comunicare dovuti spesso ad un reiterato utilizzo nel attraverso l’emissione di feromoni, sotempo del medesimo principio attivo. stanze volatili prodotte dalle femmine nel Fatte salve queste premesse, la difesa con- periodo di massima fertilità per attirare venzionale con prodotti chimici e biologi- il maschio. Interferendo in questo mecci resta una valida arma di difesa contro canismo con feromoni di sintesi emessi tignoletta, tuttavia in alcune aziende agri- da erogatori uniformemente distribuiti in cole che non hanno ottenuto i risultati vigneto, si ha l’effetto di confondere il maattesi con la sola lotta convenzionale si schio impedendo così l’accoppiamento e è concretizzata l’esigenza di uscire dalla la conseguente deposizione di uova fertili. filosofia spicciola del “tratto oggi Il metodo della confusione sessuale per il controllo dei fitofagi e domani vedo trova applicazione in diverse colture già da diversi anni. In nacome l’insettitura la femmina di tignoletta per essere fecondata attira il macida ha funzioschio con sostanze odorose, chiamate feromoni sessuali, emesse nato” a favore da particolari ghiandole. Si tratta di sostanze volatili simili agli di una strategia idrocarburi che, una volta nell’ambiente, sono trasportate dalle brezze e al crepuscolo intercettate dai maschi con voli di avvicipreventiva, a namento a zig zag. La tecnica della confusione sessuale consiste essenzialmente nell’interferire con queste tracce di feromone naturale saturando il vigneto con feromoni di sintesi. La scia naturale che dovrebbe seguire il maschio in un vigneto in confusione non risulta essere più così nitida (fig. 1), come conseguenza non riesce a raggiungere la femmina e quindi a fecondare le uova. Generazione dopo generazione il numero degli individui di tignoletta si riduce sino a tornare a livelli accettabili. La diffusione del feromone di sintesi in vigneto è assicurata da particolari strumenti chiamati erogatori. Attualmente sul mercato troviamo due tipologie di erogatore: a capillare e ad ampolla. Il funzionamento per entrambe è analogo, all’interno di essi è immagazzinata una quantità di prodotto sufficiente a coprire tutta la stagione viticola. Attraverso il polimero ad alta tecnologia con il quale sono costituite le pareti degli erogatori, il feromone riesce a raggiungere il lato esterno e lì evaporare per diffondersi nel vigneto circostante. Figura 1. Rappresentazione grafica del funzionamento della confusione sessuale alla tignoletta per mezzo di erogatori di feromone 14 n. 1 - aprile 2014 Figura 2. Comprensorio vitato di Fazzano di Correggio che aderisce al progetto della confusione sessuale Queste esigenze pervenute in primis dai viticoltori, ma anche dalle cantine sempre più spesso chiamate a dirimere sul conferimento di uve letteralmente infestate da tignoletta, hanno spinto il Consorzio Fitosanitario di Reggio Emilia a proporre al mondo viti-vinicolo per il 2014 un’area pilota, a carattere dimostrativo, nella quale impostare il metodo della confusione sessuale per il contrasto alla tignoletta. L’area prescelta è quella di Fazzano di Correggio (fig. 2), che coinvolge una ventina di viticoltori per una cinquantina di ettari di vigneto. Il comprensorio presenta i requisiti migliori quali la contiguità dei vigneti, una discreta pressione del fitofago già nel 2013, e la presenza di viticoltori associati ad almeno quattro importanti cantine del territorio che potranno così trasferire le loro esperienze ad altri soci. Le fasi preliminari hanno visto nella serata del 6 febbraio scorso una partecipata riunione presso il circolo di Fazzano dei viticoltori e dei rappresentanti delle cantine (fig. 3), per illustrare nel dettaglio il progetto, valutando bene punti di forza e criticità. I viticoltori di Fazzano e le loro cantine, aderendo con generosità al progetto, si sono impegnati per un periodo di tre anni di applicazione del metodo, tempo minimo ritenuto necessario perché la strategia di confusione sessuale possa contenere le popolazioni di tignoletta e ridurre, fino auspicabilmente ad azzerare, i trattamenti insetticidi. Una volta incassato il consenso di massima della maggior parte dei presenti, i tecnici del Consorzio Fitosanitario nel- le settimane successive hanno valutato azienda per azienda i sesti di ogni singolo vigneto per determinare il numero di erogatori necessari a produrre una adeguata e omogenea copertura di feromone, non dimenticando i potenziali punti vulnerabili rappresentati dalle zone di bordo. Appena terminate le operazione di potatura, nell’ultima settimana di marzo, poco prima dell’inizio del volo della prima generazione, è iniziata la posa degli erogatori: ogni singolo viticoltore è stato supportato direttamente in campo da più tecnici del Consorzio Fitosanitario che, con un alacre lavoro di squadra, hanno distribuito in maniera uniforme gli erogatori (circa 1 ogni 20 m²). Durante l’intera stagione viticola i tecnici del Consorzio Fitosanitario forniranno assistenza tecnica alle aziende viticole di Fazzano. Il monitoraggio delle tre ge- nerazioni sarà la vera sfida per i tecnici che li impegnerà da aprile fino alla vendemmia. Questo avverrà per mezzo delle trappole collose a feromone disposte nei vigneti “confusi”, ma non solo, alcune trappole saranno poste anche esternamente a questa area per controllare il volo reale del fitofago non disturbato dai feromoni di sintesi. Il polso della situazione sarà dato soprattutto dai puntuali monitoraggi dei grappoli - almeno 100 eseguiti durante le tre generazioni con intensità maggiore nei punti storicamente più critici del comprensorio viticolo. Importante è il coordinamento dei tecnici delle diverse strutture – Consorzio Fitosanitario, cantine, rivenditori, produttori di erogatori - che operano a livello provinciale con gli agricoltori che hanno deciso di impostare questo metodo nei loro vigneti. Questa collaborazione è fortemente voluta da tutti i soggetti allo scopo di dare informazioni concordi su tempi e metodi anche a quei viticoltori che per l’anno 2014 non faranno parte progetto di Fazzano. Il Consorzio Fitosanitario di Reggio Emilia da sempre in prima linea nel proporre agli agricoltori reggiani tecniche di difesa innovative e a basso impatto ambientale, crede molto nella diffusione a livello provinciale di questa tecnica per affrontare con maggiore razionalità e consapevolezza il problema della tignoletta. Negli anni successivi è auspicio del Consorzio Fitosanitario poter estendere questa esperienza ad altre zone e ad altri viticoltori, un’occasione per chi abbia voglia di intraprendere questo percorso innovativo per il contenimento di questo insidioso fitofago. Figura 3. Alcuni viticoltori e tecnici durante la riunione organizzativa al circolo di Fazzano 15 notiziario fitopatologico Il backstage della formulazione degli SMS Nuovo servizio SMS: un anno dopo Viaggio nei retroscena tra monitoraggio, elaborazione, sintesi e tempestività. di Andrea Franchi, Alessandra Barani, Luca Casoli, Pasquale Mazio e Stefano Meglioraldi Lo scorso anno nel Notiziario Fitopatologico di aprile abbiamo presentato due significative novità per il mondo della viticoltura reggiana: il nuovo bollettino antiperonosporico e l’evoluzione del servizio di messaggistica SMS. Relativamente alla presentazione del rinnovato servizio di messaggistica telefonica, questa attività era stata definita come: “un minibollettino vite in formato tascabile”. Con efficace sintesi lo slogan dava conto del notevole ampliamento dell’offerta informativa proposta. In sintesi, essa prevedeva tre tipologie di messaggi: - fitoiatrici, per le principali avversità che caratterizzano la realtà viticola provinciale. Accanto ai “tradizionali” input per i trattamenti nei confronti di peronospora, oidio e scafoideo, dal 2013 sono state messe a disposizione degli iscritti al servizio, in funzione delle caratteristiche delle singole avversità contemplate, una più ricca ed articolata gamma d’informazioni. Sinteticamente, questi nuovi input riguardano in alcuni casi dati biologici ed epidemiologici, in altri vengono forniti consigli per interventi di difesa agronomici e/o meccanici e, se le condizioni di campo lo rendono necessario, anche raccomandazioni per interventi nei confronti di specifiche avversità; - agronomici. Con questa tipologia di messaggi si è cercato di richiamare l’attenzione dell’agricoltore nei confronti sia di pratiche agronomiche di routine (gestione dei residui di potatura, gestione “al verde” della chioma, ecc.), sia di consigli legati a specifiche e/o particolari condizioni ambientali di rischio per la coltura (irrigazione, danni da freddo, ecc.); - divulgativi, rivolti al territorio. Hanno lo scopo di comunicare e informare gli iscritti in merito ad eventi/iniziative che annualmente vedono coinvolto il Consorzio Fitosanitario. Si ricorda che una descrizione più dettagliata ed esaustiva delle caratteristiche delle tipologie di messaggi può essere reperita nel Notiziario Fitopatologico numero 1 dell’aprile 2013. Il backstage della formulazione degli SMS Prima di fornire i numeri che hanno contraddistinto lo scorso anno, è opportuno spendere qualche riflessione sulle modalità di realizzazione dei messaggi. In 160 caratteri (limite massimo, spazi inclusi, per ciascun SMS) si cerca di sintetizzare in modo comprensibile e incisivo, all’eterogeneo mondo dei viticoltori iscritti, le complesse dinamiche che caratterizzano la difesa e gli aspetti agronomici della vite nel corso della stagione vegetativa. Per ottenere una fotografia molto fedele di ciò che succede nel “sistema vigneto” è necessario procedere ad un costante e capillare monitoraggio territoriale di diversi parametri (fitoiatrici ed agronomici) che concorrono, in modo più o meno marcato, all’evoluzione delle avversità presenti nel vigneto. Più nello specifico è necessario monitorare i cicli biologici ed epidemiologici degli organismi nocivi e del loro livello di rischio, lo stato vegeto-agronomico della coltura, l’andamento delle previsioni meteorologiche, nonché tener in considerazione gli input forniti dai modelli previsionali. Solo in questo modo è possibile avere il polso degli avvenimenti di campo in tempo reale e proporre, attraverso gli SMS, suggerimenti efficaci e tempestivi che si susseguono in relazione all’evoluzione delle avversità. Il messaggio rappresenta pertanto la punta dell’iceberg, la sintesi finale di un articolato e interdisciplinare lavoro che viene operato quotidianamente dai tecnici dell’Ente. La parte sommersa e non visibile di questa “montagna di ghiaccio”, è ope16 rata dai tecnici del Consorzio attraverso i periodici controlli di campo. Più nel dettaglio, questi sono rappresentati dal monitoraggio di 20 campi spia tra peronospora e oidio e di 30 vigneti trattati in cui vengono osservate tutte le principali avversità biotiche e abiotiche, nonché gli aspetti fenologici, fisiologici ed agronomici. Accanto a queste informazioni reperite in modo più circostanziato, vengono anche raccolti altri input. Essi sono riconducibili sia alle visite fitoiatriche e agronomiche richieste dai viticoltori (n. 285 all’11/11/2013), sia ai consigli tecnici richiesti dagli agricoltori telefonicamente (n. 365 sempre all’11 novembre dello scorso anno). Alle informazioni sopradescritte si affiancano i dati meteorologici e di previsione meteorologica. I dati riguardanti le osservazioni meteorologiche sono costantemente ottenuti grazie ad una capillare rete di stazioni sparse sul territorio, alcune delle quali, le più significative, sono utilizzate anche per le elaborazioni dei modelli previsionali. Anche per quanto concerne le previsioni meteorologiche si precede ad una attenta verifica delle informazioni che ci pervengono dai canali divulgativi. Una volta completata l’acquisizione di tutti questi input si procede alla loro tempestiva analisi e valutazione critica, al fine di procedere, attraverso specifiche riunioni, alla stesura del contenuto tecnico del messaggio, chiaro e trasparente. Ribadiamo che il nuovo servizio SMS non vuole essere una mera replica del triplice bollettino antiperonosporico o poco più, ma essere un agile strumento in possesso dei viticoltori. Gli SMS hanno lo scopo di aiutare e supportare gli iscritti affinché, attraverso attenti e puntuali controlli, essi definiscano lo stato dell’arte e i livelli di rischio per la propria coltura, e possano effettuare scelte oculate e n. 1 - aprile 2014 programmare le più efficaci strategie di difesa da adottare. Come è facilmente comprensibile, questo servizio richiede un apprezzabile sforzo e un costante impegno, nonché marcate capacità di analisi e riflessioni al fine di addivenire, in 160 caratteri e in tempi molto brevi, alla formulazione di un testo SMS semplice e comprensibile. È una sfida quasi quotidiana che ci sentiamo di affrontare anche quest’anno, suffragati dagli interessanti risultati che hanno caratterizzato il 2013. I dati del 2013 L’ampliamento della gamma informativa ha determinato uno spiccato incremento dei messaggi inviati. Più nel dettaglio, si è passati da circa 25, come media nel periodo 2005-2012, ai 58 del 2013. In tabella si riportano in sintesi i dati relativi ai 58 SMS inviati nel corso dello scorso anno. L’opera di trasformazione del servizio SMS, da semplice duplicato del bollettino antiperonosporico che ha caratterizzato l’attività nel periodo 2005-2012 con solo qualche integrazione relative ad eventuali emergenze (di natura fitoiatrica, agronomica e di promozione di iniziative), ad un vero e proprio mini-bollettino ha incontrato un notevole apprezzamento tra i viticoltori. Ciò lo si evince analizzando i numeri relativi alle nuove adesioni al servizio registrate nel corso dello scorso anno. Da gennaio a ottobre, infatti, gli iscritti sono passati da 889 a 1025. Il dato incrementale è più apprezzabile se viene espresso in termini percentuali: + 15,3%; lo è ancor di più se viene analizzato tenendo conto che il numero di iscritti alla fine del 2012 rappresentava già una quota rilevante dei viticoltori della provincia. Il cambiamento apportato è apprezzabile, oltre che sul piano contenuti- stico, anche su quello economico. Infatti, grazie ad una più puntuale azione di ricerca tra i fornitori di “pacchetti di messaggi” è stato possibile ottenere un costo più contenuto per ciascun messaggio. Questa operazione è stata senz’altro facilitata dalla maggiore diffusione della tecnologia degli SMS rispetto al 2005 (anno di inizio del servizio) che ha determinato una maggiore competizione tra i provider di “pacchetti di messaggi”. Pertanto, nonostante l’ampliamento del numero dei messaggi inviati e degli utenti, il costo complessivo del servizio è diminuito. I confortanti dati di gradimento che hanno accompagnato lo scorso anno, ci spingono con rinnovata e accresciuta energia al proseguimento dell’attività anche nel 2014 con il proposito di renderla sempre più efficace e capace di rispondente alle molteplici esigenze delle moderne tecniche di gestione della vite. Tabella 1. Riepilogo dei messaggi 2013 Tipologia Argomento Numero di SMS Numero e relativa natura del messaggio Peronospora 17 14 combinati tra informazioni biologiche, rischio d’infezione e consiglio per il trattamento 3 esclusivamente per informazioni biologiche SMS Fitoiatrici SMS Agronomici SMS per convegni, incontri tecnici e altro 3 per trattamenti specifici Oidio 4 Botrite 1 1 per trattamento specifico Mal dell’esca 1 1 intervento con mezzi tecnici di difesa meccanica Giallumi 4 4 per interventi di difesa di tipo agronomico-meccanico Scafoideo 1 1 per il trattamento obbligatorio Tignoletta 12 12 misti, nei quali si combinavano indicazioni di difesa chimica e/o informazioni sul ciclo dell’insetto Eriofide dell’acariosi 1 1 per il trattamento (solo per gli impianti in allevamento) Interventi agronomici 5 5 Relativi a varie pratiche agronomiche Servizio SMS 1 1 per la presentazione del rinnovato servizio Fitoiatrici 1 combinato per trattamento specifico e informazioni biologiche 4 incontri con viticoltori dedicati alla presentazione del nuovo bollettino antiperonosporico (NBA) e altri argomenti di pertinenza fitosanitaria 6 1 incontro in campo relativo alla tignoletta 1 in merito al mal dell’esca 1 convegno economico-politico sul mondo vitivinicolo Agronomici 5 4 di appuntamenti di cui 2 in campo in merito a diverse pratiche agronomiche 17 notiziario fitopatologico Indagine sull’uso di concimi fogliari Effettivo impiego di concimi potassici per via fogliare e possibili effetti sulla qualità del prodotto di Stefano Meglioraldi Negli ultimi anni si è più volte lamentato un calo delle acidità dei mosti, accompagnato, in genere, ma non sempre, da un aumento degli zuccheri. Quello che più disturba, in realtà, è uno scollamento tra i due parametri che caratterizzano l’acidità di un mosto, ovvero l’acidità titolabile e il pH. Quest’ultimo in particolare è molto importante perché caratterizza la sensazione di freschezza dei vini e influenza la conservabilità degli stessi, e purtroppo negli ultimi anni si è attestato su valori non ottimali (fig. 2) Le cause di questa modifica nell’acidità possono essere diverse. Tra le principali si segnalano il progressivo cambiamento climatico, la trasformazione dei lambruschi coltivati (ad esempio il calo delle superfici di L. Marani), l’impianto di nuovo materiale clonale, il passaggio dal semi-Bellussi a nuove forme di allevamento, nonché la diffusione della vendemmia meccanica. Oltre a quanto citato vi è però un altro aspetto che può giocare un ruolo importante ed è in particolare l’applicazione di concimi fogliari a base di potassio (K). È noto infatti che in diverse aziende sono utilizzati concimi fogliari allo scopo di migliorare il grado zuccherino, somministrando potassio in epoca tardiva, ovvero in prossimità dell’invaiatura (fine luglio, primi di agosto) o addirittura nelle fasi successive. Purtroppo, proprio l’acidità è influenzata negativamente dal contenuto di potassio all’interno della bacca, per cui, maggiore è la dotazione in K, maggiore è il rischio di una caduta dell’acidità. Uno sguardo ai cambiamenti più rilevanti Prima però di affrontare più in dettaglio questo argomento, mi preme riportare alcuni dati relativi ai profondi cambiamenti intercorsi nella nostra viticoltura negli ultimi trent’anni. In- Figura 1. Sintomi da carenza di ferro (clorosi ferrica) nanzitutto occorre ricordare come dal 2000 ad oggi, più del 40% della nostra viticoltura, circa 3.000 ha di Semi-Bellussi sono stati espiantati e sostituiti da nuovi impianti. Questo ha sicuramente influenzato le caratteristiche delle uve. Parallelamente le varietà che sono state messe a dimora, e anche le loro caratteristiche enologiche, sono diverse da quelle di allora. Infine, riporto quanto indicato nella tesi di laurea di Cingi Lorenzo, Università di Modena e Reggio Emilia, a proposito degli effetti del cambiamento climatico, che ha determinato nella Cantina sociale di Prato un progressivo anticipo della maturazione (fig. 3). A inizio anni ‘80 infatti si iniziava a vendemmiare a metà settembre con uva ancora acerba, considerando i tempi lunghi della vendemmia manuale. Oggigiorno, invece, non è difficile iniziare la vendemmia i primi di settembre con l’uva già perfettamente matura. Questo riporta l’argomento allo stato di maturazione dell’uva. Se con la vendemmia meccanica è possibile raccogliere l’uva in poco tempo e il viticoltore è interessato a realizzare un alto grado zuccherino, non è difficile 18 che l’uva sia lasciata in campagna più a lungo, con un’evoluzione del mosto verso un calo dell’acidità. Sarebbe quindi importante, come si è già più volte discusso, considerare altri parametri di remunerazione delle uve, e in particolare il pH o l’acidità titolabile, come fanno già cantine di altre zone d’Italia. Figura 2. Evoluzione di zuccheri, acidità e pH durante la maturazione. Gli zuccheri (in blu) crescono così come il pH (in rosso), e l’acidità titolabile diminuisce (in verde) n. 1 - aprile 2014 della qualità (termine generico che dice e non dice), quanto piuttosto di sopperire ad eventuali carenze e mettere la pianta nello stato nutrizionale migliore e in equilibrio per compiere le proprie funzioni, soprattutto quella fotosintetica. Principali risultati dell’indagine Figura 3. Anticipo della vendemmia nella Cantina Sociale di Prato, dagli anni ’80 a oggi te nel reggiano dal Consorzio dei Vini Reggiani DOP per migliorare il contenuto di antociani (colore) e polifenoli non hanno mai dato risultati efficaci su tutte le aziende e in tutti gli anni. Il problema è proprio questo: i prodotti possono funzionare in un’azienda e in un’altra no, un anno sì e l’altro no, perché diverse sono le condizioni nutrizionali di partenza della vite, a seconda dei terreni, della disponibilità idrica, ecc. Spesso inoltre, quando si cerca di aumentare una particolare componente, come ad esempio il grado zuccherino, se ne scompensa un’altra, come ad esempio l’acidità, ottenendo di conseguenza un prodotto squilibrato. Tutto ciò porta a indicare che la concimazione fogliare non deve avere come obbiettivo il miglioramento Concimazione fogliare L’indagine ha preso in esame 873 ettari della provincia di Reggio Emilia (fig. 4), pari a circa il 12% della superficie vitata reggiana. La superficie vitata complessiva è infatti, ad oggi, di circa 7.315 ettari. Il 53% della superficie indagata, ovvero 463 ettari, sono stati concimati per via fogliare nel 2013, considerando anche i cosiddetti “fosfiti di K” che, pur essendo applicati per migliorare la resistenza della pianta contro le avversità e in particolare contro la peronospora, sono commercializzati come concimi; fa eccezione un prodotto recentemente registrato come anticrittogamico (LBG 01F34 della BASF). Essendo il fosfito un sale solubile in acqua, se escludiamo la parte che permane all’interno della pianta come ione dell’acido fosfonico (HPO3)2- e che agisce principalmente stimolando le difese della pianta, la frazione costituita dal K può esplicare una rapida azione concimante. È comunque da rilevare che, se si escludessero dall’indagine i fosfiti, la superficie vitata trattata fogliarmente a Ha La pratica della concimazione fogliare può avere diversi obbiettivi tra i quali migliorare lo stato nutrizionale delle piante e sopperire velocemente a eventuali carenze. La forza di questa pratica sta nel fatto che permette di bypassare la matrice suolo, la quale può disperdere o bloccare l’assorbimento di una parte più o meno ampia del concime e, nella maggior parte dei casi, ne allunga i tempi di introduzione nella pianta. Inoltre la vite è una coltura che ha un’ottima capacità di assorbimento fogliare, per cui è facile somministrare elementi minerali alla pianta. Come controindicazioni ne cito alcune: l’alto costo dei concimi fogliari, il rischio di fitotossicità, le ridotte quantità di unità fertilizzante somministrabili tramite foglia (rispet873 to alla concimazione al suolo), la necessità di una buona conoscenza tecnica per evitare applicazioni 463 443 inefficaci. Mentre è accertata l’effi313 269 cacia della concimazione fogliare per risolvere rapi150 123 damente problemi carenziali, come ad esempio i giallumi dovuti a carenze di ferro, le numerose sperimentazioni condotte nel mondo evidenziano che quando la concimazione fogliare si prefigge l’obbiettivo di migliorare la qualità dei mosti (e quinn° di ettari trattati di del vino) il più delle volte è destinata a fallire. Ad esempio, prove esegui- Figura 4. Ripartizione dei concimi fogliari utilizzati per tipologie 19 105 56 106 80 notiziario fitopatologico unico scopo nutrizionale scenderebbe a 269 ettari, ovvero al 30% della superficie indagata. La quasi totalità degli ettari di vite concimati per via fogliare ha previsto l’uso di concimi potassici. Il K, quindi, è l’elemento minerale più utilizzato nella concimazione fogliare. Considerando che l’epoca di applicazione è importante per valutare un effetto sulla qualità delle uve, otteniamo che da allegagione a fine campagna, ovvero da giugno in avanti, sono 313 gli ettari trattati con K. Dopo l’invaiatura, scendono a 123 ettari. Di questi, più della metà è costituita da fosfiti. In definitiva, la pratica della concimazione potassica a fine stagione (ovvero in prossimità dell’invaiatura o subito dopo ad essa) al fine di migliorare il grado zuccherino non è così diffusa, e se si considerano anche i fosfiti, i concimi potassici che possono influenzare l’acidità sono stati utilizzati al massimo sul 25-30% della superficie indagata. Per quanto riguarda gli altri concimi applicati, segnaliamo il largo impiego di B e del Mg, ognuno applicato su circa il 12% della superficie indagata, seguiti per importanza da Fe e da Ca (6%). Se il B è applicato soprattutto in prefioritura, il Ca al contrario è applicato sempre in prossimità dell’invaiatura, con le ultime acque, al fine di migliorare la resistenza della buccia. Conclusioni Su circa il 50% della superficie indagata sono stati utilizzati per via fogliare prodotti contenenti potassio, almeno una volta all’anno, anche se buona parte di questi erano utilizzati per la difesa. Considerando l’epoca di applicazione, al massimo il 25% della superficie è stata trattata da luglio in avanti (il 14% dopo l’invaiatura), con probabili influenze sul processo di maturazione dell’uva. Purtuttavia, è riprovato che il K (potassio) possa causare un calo (e una scompensazione) delle acidità dell’uva e dei mosti e, inoltre, è importante che i rapporti K/Ca e K/Mg Figura 5. Botrite su grappoli di Lambrusco salamino mantengano un giusto maturazione e ha un effetto positivo equilibrio durante la maturazione. Per questi motivi, si consiglia di sulla buccia degli acini e sulla resinon applicare K per via fogliare stenza alla botrite (al contrario del K). a partire da metà luglio fino alla maturazione, mentre si consigliano Bibliografia in tale fasi applicazioni di Ca, in par- Rizzolli W., Acler A., 2012. “Il fosfito di ticolare per coloro che non utilizzano potassio, un concime fogliare contro le più poltiglia bordolese. Il Ca infatti patologìe fungine in melicoltura”. Frutta è di difficile traslocazione durante la e Vite 3. Come sono cambiate le temperature della pianura negli ultimi 15 anni di Davide Rondini e Luca Casoli L’andamento meteorologico ha da sempre notevoli risvolti in ambito agricolo in funzione dell’influenza sulla fenologia delle colture, l’epidemiologia delle avversità, nonché le relative pratiche e lavorazioni. Ormai abbiamo compreso a pieno che il clima è in continua evoluzione con variazioni che solo superficialmente riusciamo a percepire e stimare a causa della limitatezza temporale delle serie storiche di dati da ritenersi attendibili. Al momento la gran parte delle pubblicazioni scientifiche sui cambiamenti climatici concordano nel rilevare un aumento delle temperature atmosferiche, fenomeno denominato “global warming”. A tal proposito si è provveduto ad una analisi dettagliata di alcune serie di dati relativi a due zone di pianura per poter comprendere se e con che entità tale fenomeno riguarda la zona agricola Reggiana. 20 Lo studio si è realizzato attraverso l’analisi dei dati di temperatura minima, media e massima sia a livello annuale che stagionale registrati da 2 stazioni meteorologiche dell’ARPA site nel comune di Cavriago e Correggio, scelte, tra le esistenti su territorio provinciale, in base allo storico ed alla completezza delle serie di dati disponibili. L’utilizzo di serie di dati della durata di soli 15 anni, causa la mancanza n. 1 - aprile 2014 oggettiva di rilevazioni precedenti, ha consentito di evidenziare in maniera solamente superficiale l’entità delle variazioni in atto che per esser colte a pieno richiederebbero valutazioni su periodi ben più lunghi. Le stagioni sono state definite secondo il criterio generalmente adottato per le analisi meteorologiche (inverno = dicembre, gennaio, febbraio; primavera = marzo, aprile, maggio; ecc.) mentre per il calcolo delle temperature stagionali ed annuali si é impiegata la media delle temperature medie mensili. Al fine di poter contemplare anche l’anno 1999 si sono considerate le temperature del dicembre 1998. Nel caso di mancanza di dati giornalieri, se il giorno mancante è un giorno isolato o al limite due consecutivi, il loro valore è stato ottenuto con una media delle temperature precedenti e successive i dati mancanti. Nel caso che all’interno di un mese fossero mancati tre o più giorni consecutivi il mese è stato scartato dall’analisi e, con esso, anche la stagione e l’anno contenenti il mese mancante. I dati medi estrapolati dalle serie storiche sono stati analizzati statisticamente mediante il test non parametrico di Mann-Kendall. Per entrambe le stazioni analizzate i valori annuali di temperatura minima, media e massima non hanno mostrato trend statisticamente significativi. Al contrario, nelle analisi stagionali è stato riscontrato un trend decrescente significativo per le temperature massime invernali, con una loro progressiva riduzione negli anni (fig. 1 e 2). Si nota inoltre un trend positivo per le temperature medie estive, che tendono ad aumentare negli anni (fig. 3 e 4). Le altre temperature stagionali, primaverili ed autunnali, non hanno mostrato trend significativi. Nonostante le serie storiche siano disponibili per un limitato numero di anni, poiché queste tendenze sono state confermate in entrambe le stazioni meteorologiche è lecito supporre che tale andamento possa essere comune per una area omogenea quale quella di pianura. Proiettando alle prossime stagioni tali trend, si potrebbe ipotizzare nei prossimi anni un aumento della frequen- Figura 1. Andamento delle temperature massime invernali rilevate a Cavriago Figura 2. Andamento delle temperature massime invernali rilevate a Correggio za di stagioni estive tendenzialmente più calde, con effetti estremamente differenti in funzione del regime pluviometrico, e in particolare con anomalie maggiormente marcate in condizioni di scarsa piovosità analogamente a quanto avvenuto nella primavera/estate del 2012. A tal proposito sarebbe pertanto opportuno integrare alcune elaborazioni che contemplino altre variabili meteorologiche d’interesse agronomico come le precipitazioni e l’evapotraspirazione. Rapportando tali riflessioni alle temperature massime invernali si potrebbe altresì ipotizzare una tendenza dei prossimi inverni ad una maggiore ricorrenza di giorni di temperature al di sotto degli 0°C, anche si tratta di una situazione diametralmente opposta all’inverno appena concluso che è comunque da considerarsi veramente anomalo. Come già accennato, per poter considerare maggiormente attendibili i trend descritti, sarebbero opportune analisi su di un periodo decisamente più lungo per poter cogliere al meglio se stiamo assistendo ad una reale variazione o solamente ad una fase caratterizzata da frequenti anomalie, anche se, già di per sé, si evidenzia una situazione piuttosto particolare, ormai colta su scala ben più ampia se non globale. Figura 3. Andamento delle temperature medie estive rilevate a Cavriago Figura 4. Andamento delle temperature medie estive rilevate a Correggio Errata corrige “Dati meteo, previsioni del tempo, rilievi di campo, organizzazione e… nervi saldi!”, Notiziario Fitopatologico n.2, Dicembre 2013 A causa di una svista, si precisa che l’occhiello dell’articolo “Dati meteo, previsioni del tempo, rilievi di campo, organizzazione e… nervi saldi!” di Pasquale Mazio, pubblicato a pagina 2 del Notiziario Fitopatologico di Dicembre 2013 e costituito dalla frase: “Il certosino lavoro di analisi e valutazione dell’intera gamma di principi attivi e della miriade di formulati commerciali presenti nel panorama antiperonosporico italiano”, è errato e deve essere sostituito con il seguente: “Il bollettino di difesa antiperonosporica della vite”. 21 notiziario fitopatologico L’uomo e le nutrie, la difficile convivenza di Paolo Belletti e Silvio Aldini I tragici eventi del modenese hanno riportato alla ribalta il problema delle nutrie, mettendo in allarme gli enti di bonifica e gli organismi deputati al controllo del reticolo idrogeologico regionale. Voci contrastanti si sono alzate sull’ effettiva minaccia rappresentata da questi animali che scavando gallerie profonde negli argini hanno già causato, in maniera comprovata, danni alle canalizzazioni in tutta Europa e anche in provincia di Reggio Emilia, sollecitando attenzione sulla necessità di un loro eventuale contenimento. Bisogna comunque puntualizzare che negli ultimi anni vari agenti biotici, oltre alle nutrie, hanno causato problemi ai canali di bonifica; tra questi i più attivi si sono rivelati i gamberi rossi della Luisiana, le volpi e, con sempre maggior frequenza, i tassi. Risulta facile discriminare gli autori delle tane dalla loro collocazione rispetto alla quota idrica: le tane delle nutrie infatti tendono a essere pressappoco sul pelo dell’acqua, mentre tassi, volpi e, in certi casi, anche conigli selvatici le costruiscono in zone più alte dell’argine. Diffuse a quote diverse, ma di dimensione inferiore, troviamo quelle dei gamberi. Il danno causato dalle diverse realtà biologiche alle sponde dei canali è chiamato gergalmente “fontanazzo” dagli addetti del settore. Questo termine, già da sé, rende l’idea di come un semplice foro in un argine, per mezzo di diverse concause anche non biologiche, possa creare collassi persino in sbarramenti di grosse Figura 1. Esemplare adulto di nutria dimensioni. In tutta Europa i cedimenti causati dal- insieme di cause di cui le tane degli le nutrie si sono registrati a partire dagli animali sono solo uno degli attori, che anni ‘70 e principalmente in Germania necessitano anche della partecipazione e Olanda, paesi estremamente canaliz- di fattori meccanici, fisici e strutturali. zati. Questi, fin da subito, hanno ap- I danni, infatti, sono sempre collegati procciato il problema con campagne di a diverse concause, pertanto la reale abbattimenti controllati e tramite lotte percezione del rischio in un determinabiologiche effettuate prevalentemente to tratto risulta di difficile lettura. Non con repellenti e sfalci, azioni che pro- dobbiamo mai sottovalutare la violenza seguono tutt’ora, ma che non hanno dell’acqua, né dobbiamo tralasciare la comunque scongiurato il rischio di ce- sua forza erosiva, che può provocare dimenti. Altro paese fortemente colpito in brevissimo tempo collassi pericolosi è l’Inghilterra ove le recenti alluvioni in un terreno reso già friabile a causa sono state imputate proprio alla fauna, delle tane. Un solo fontanazzo nel punautoctona e no, accendendo il dibattito to sbagliato può rivelarsi devastante, in sul tema. altre circostanze diverse tane risultano Come accennato in precedenza, il ce- ininfluenti. Ad esempio, in relazione dimento degli argini è dovuto ad un alla quota arginale, un foro in posizione Figura 2 Foro in posizione dominante il piano di campagna (foto a sinistra): in poco tempo l’infiltrazione d’acqua erode il terreno fino al totale traforo dell’argine. Foto a destra: foro su canale radente il piano di campagna, di minore pericolosità 22 n. 1 - aprile 2014 dominante il piano di campagna (fig. 2, foto a sinistra) risulta estremamente impattante, mentre fori sui canali radenti il piano di campagna (foto a destra) causano, nel peggiore dei casi, solamente un’ostruzione degli stessi. Allo stesso modo l’imbibimento dell’argine causato da piogge copiose, in relazione anche dalla tessitura del terreno, può agevolare il fenomeno distruttivo. Ne emerge che il controllo del territorio e la manutenzione della rete di bonifica rimangono fondamentali per scongiurare questo genere di tragedie, a tal proposito si stanno susseguendo incontri sulla sicurezza idrogeologica in tutta la regione. In provincia di Reggio Emilia, presso la prefettura, diversi enti tra cui Protezione Civile, Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, Regione Emilia-Romagna e AIPo hanno redatto di recente un piano strutturato in più fasi, a breve, medio e lungo periodo per il controllo del territorio. Il piano prevede l’analisi di ogni possibile rischio di cedimento: dalle tane alle opere antropiche, dalle ostruzioni causate dalla vegetazione agli smottamenti pregressi. Saranno coinvolti operatori di tutti gli Enti partecipanti, con l’appoggio di volontari ed esperti del settore, inoltre si utilizzeranno sistemi tecnologici in grado di scansionare agli ultrasuoni il sottosuolo (georadar, tomografi), alla ricerca di cavità o infiltrazioni altrimenti invisibili anche all’occhio più esperto. Il fine ultimo del piano è programmare in modo mirato gli interventi, segnalando tutte le situazioni ove non si raggiungano gli standard di sicurezza. Verranno presi in esame tutti i soggetti idrici a maggior rischio, per citarne alcuni: il Cavo Lama, Tassone, Parmigiana Moglia, Naviglio, nonché i tratti arginali del torrente Enza e dei torrenti Crostolo, Modolena, Tresinaro. Viste le premesse è fondamentale il gioco di squadra anche durante la stagione; di interesse civico risulta pertanto la segnalazione immediata al Consorzio fig.3 “Fontanazzo” e conseguente allagamento di Bonifica di situazioni pericolose, sia da parte di agricoltori che di comuni cittadini che riscontrino anomalie nelle arginature. Il Consorzio di Bonifica considera a rischio di fontanazzi circa 2.000 Km di canalizzazioni della parte nord della provincia e ogni anno vengono spesi oltre 100.000 euro per la ripresa di argini collassati per cause biotiche, un lavoro ai più sconosciuto, ma che impegna attivamente il consorzio. L’approccio al problema delle nutrie è estremamente delicato e si rischia di urtare sensibilità e opinioni personali, tra chi vorrebbe stermini di massa e chi vorrebbe la tutela completa dell’animale. Risulta quindi difficile dire la propria, anche con dati alla mano, senza che si sollevino critiche da entrambe le parti dell’opinione pubblica. Il dibattito è quindi ancora aperto e si ripresenta ogni volta che la tenuta degli argini viene messa alla prova. A conclusione, si riporta un commento scritto poco tempo fa su un giornale all’indomani della tragedia di Bastiglia, il quale sintetizza in modo oggettivo la situazione: “Sono d’accordo che non si possa invocare stermini di animali per risolvere problemi di sovrappopolazione, ma non ci si può nemmeno inventare un ecosistema inesistente per giustificare una causa. Anni fa la nutria non esisteva in Europa, è stata portata dall’uomo che voleva allevarla per le pellicce. Dopo di che, liberandole in natura in maniera irresponsabile, si sono moltiplicate fino a diventare un numero spaventoso. Non esiste in Europa una catena alimentare che preveda al suo interno la nutria, dire che la natura ha previsto che le nutrie venissero mangiate dalle volpi è pura invenzione, per la natura semplicemente qui le nutrie non dovevano esserci. La nutria era controllata a livello naturale in Sudamerica, da dove proviene, dagli alligatori che se ne nutrono. Qui gli alligatori non ci sono e le nutrie sono troppo grosse per essere predate dai nostri uccelli rapaci. Pertanto, benché il problema della sovrappopolazione delle nutrie sia stato creato dall’uomo, purtroppo esiste. Sono animali infestanti e il loro controllo per la salvaguardia del nostro ecosistema andrà necessariamente attuato. Speriamo si possano realizzare politiche che non siano quelle barbare e semplicistiche dello sterminio di massa”. Rispettiamo le api Più fiori fecondati significano più frutta, ortaggi o semi alla raccolta. Si ricorda che è vietato effettuare trattamenti con insetticidi, acaricidi e fungicidi tossici per le api durante la fioritura delle colture, nonché durante la fioritura delle erbe spontanee sottostanti le piante da trattare. Pertanto, è indispensabile sfalciare o triturare le erbe spontanee, prima del trattamento. 23 notiziario fitopatologico Ricordo di Carlo Salvioli Mariani, primo Presidente del nostro Consorzio di Anselmo Montermini Il primo gennaio 2014 a Puerto de la Cruz è deceduto il Dott. Carlo Salvioli Mariani, primo Presidente e fondatore del nostro Consorzio Fitosanitario. Figlio di proprietari terrieri in quel di San Martino in Rio, laureato in economia e commercio, dedicò la sua vita all’azienda di famiglia, sino alla metà degli anni ‘80 quando decise di ritirarsi a vita privata andando a godersi gli ultimi anni di vita a Tenerife. Dirigente dell’Associazione Provinciale Agricoltori, oggi Confagricoltura, fu artefice di importanti iniziative a favore degli agricoltori reggiani che hanno caratterizzato la crescita professionale e culturale di molti imprenditori agricoli nel secolo scorso. Tra queste, all’inizio degli anni sessanta, si attivò nella trasformazione del Consorzio frutticoltori di Reggio Emilia (consorzio volontario sorto nel 1948), al servizio di pochi, in Consorzio Fitosanitario Obbligatorio, struttura organizzativa al servizio di tutti gli agricoltori della provincia. sorzio si rivelasse antesignano di quella che oggi è la produzione integrata o l’agricoltura sostenibile o ecocompatibile, riconosciuta anche dalla direttiva europea 2009/128/CE. Mi piace ricordarlo ancora attento alle vicissitudini della nostra agricoltura, della sua Cantina (il padre fu tra i fondatori della Cantina Sociale di S. Martino in Rio) e della vita del Consorzio. Oppure di quella volta che, con la sua autorità e competenza, impose a noi tecnici la diffusione di un bollettino antiperonosporico con prodotti tradizionali al posto di altri più moderni, ma meno conosciuti dai viticoltori. Telefonava da Tenerife per chiedere consigli su concimazioni o varietà di pomodoro. Disse che là stava frequentando diversi corsi presso la lo- Nel 2004, in occasione dei 40 anni di attività del Consorzio, Salvioli scriveva: “Nel confrontare la nostra attuale agricoltura reggiana con quella di quaranta anni fa, c’è da compiacersi nel ricordare di avere attivamente operato a costituire il Consorzio Fitosanitario...”; “Sono stato il primo Presidente con compiti organizzativi e amministrativi...”; “...la biotutela del prodotto agricolo è stato obiettivo primario del Consorzio Fitosanitario sin dalla sua costituzione. Obiettivo che investiva la preparazione tecnica delle forze operanti, il monitoraggio delle avversità fitoiatriche rilevate nel comprensorio, nonché l’aggiornamento degli antidoti efficaci con tasso di inquinamento nullo”. Erano gli anni ’60 e vide lontano! Non fu quindi un caso che il Con24 cale Università a dimostrazione della sua immutata vitalità e curiosità. L’ho incontrato l’ultima volta nel 2007 quando, andato in ferie a Tenerife e volendolo incontrare, lo cercai, ma lui era qui a San Martino in Rio. Al mio rientro lo andai a salutare e fu un incontro gradevolissimo. Fu anche quella l’occasione per una lunga chiacchierata. Davanti a me avevo un signore, vivace, attento, sarcastico, critico, aggiornato... giovanile. Aveva allora 93 anni! L’autunno scorso telefonò perché l’ufficio delle entrate gli aveva chiesto dei chiarimenti (!) e chiese informazioni su versamenti “del passato”. Era un po’ raffreddato, ma sostanzialmente stava bene. Mi salutò invitandomi ancora una volta a raggiungerlo a Puerto de la Cruz. n. 1 - aprile 2014 Residui di potatura e di espianto: un problema complesso e oneroso di Claudio Corradi Il divieto di bruciatura in campo dei residui di potatura oltre a quelli derivanti dall’espianto del vigneto stanno fortemente rivoluzionando le scelte tecniche-organizzative dei viticoltori e appesantendo sensibilmente i costi di produzione. Parallelamente, le grandi attenzioni legate al possibile utilizzo dei residui legnosi per fini energetici stanno indirizzando i produttori a scelte alternative e investimenti del tutto nuovi che meritano di essere valutati con particolare scrupolo. Tutto questo ha fatto sì che l’industria della meccanica agricola si sia messa a lavorare alla ricerca di macchine specifiche, tanto da arrivare a inventarsi un nuovo filone di mercato che oggi, dopo alcuni anni di esperienze, dovrebbe finalmente essere in grado di fornire risposte concrete. Per ora, uno degli aspetti più positivi di questa rivoluzione nella gestione del legno di potatura consiste nel fatto che finalmente ci si è soffermati a riflettere sui numeri, in termini di quantitativo di legno da smaltire, e sui costi di queste pratiche, che devono essere considerate a pieno titolo come oneri di ammortamento fra i costi di produzione. Genesi delle tecniche Sarmenti Quando la viticoltura era promiscua alla produzione di foraggio l’asportazione dei sarmenti di potatura era una tecnica obbligata. Con la specializzazione della viticoltura, l’abbandono della foraggicoltura interfilare ha favorito la nascita di macchine specifiche, le trinciasarmenti, che hanno in parte rivoluzionato il sistema di gestione del legno di potatura. Diverse aziende hanno così iniziato a triturare i sarmenti in campo, reintegrando parzialmente la fertilità dei terreni. Una tecnica questa che, per la contemporanea presenza di varie scuole di pensiero, non ha completamente soppiantato la vecchia Figura 1. Bruciatura dei sarmenti a bordo campo soluzione dell’asportazione con forconi e successiva bruciatura, che a tutt’oggi non è ancora definitivamente scomparsa. Le soluzioni possibili, infatti, oltre ad aspetti economici e organizzativi, interessano aspetti agronomici, della fertilità del suolo e fitosanitari. Fertilità La trinciatura in loco dei sarmenti determina un arricchimento in sostanza organica che in un ettaro viene stimato nel corrispondente di 350 chilogrammi di humus stabile che di fatto è un quantitativo variabile fra il 20 ed il 35% di quello annuo necessario. Il quantitativo in humus stabile apportato trinciando i sarmenti in loco equivale ad apporti di 50 q.li di letame maturo che peraltro non comporta oneri di distribuzione. Alla trinciatura in loco corrisponde quindi un reintegro di elementi Tabella 1. Reintegro minimo e massimo dei principali elementi nutritivi derivante dalla trinciatura dei sarmenti in campo Elemento N P K Ca Mg Kg/ha Minimo Massimo 6,50 21,00 0,70 3,60 6,20 20,00 6,00 34,00 1,10 4,50 25 nutritivi che meritano di essere presi in considerazione. Aspetti fitosanitari Dal punto di vista fitosanitario il ragionamento secondo il quale l’asportazione del legno di potatura dal vigneto porta ad una riduzione del potenziale infettivo è abbastanza logico. Dal lato pratico però non esistono casi che evidenzino una migliore situazione fitosanitaria nei vigneti nei quali si asporta il legno di potatura rispetto a quella dei vigneti nei quali si trincia. Questo con la consapevolezza che la trinciatura dei sarmenti favorisce la loro integrazione nel suolo ostacolando l’insediamento dei funghi legati al complesso del mal dell’esca. Dal punto di vista teorico tuttavia, in presenza di forti infestazioni di questa specifica malattia del legno, tale tecnica potrebbe presentare maggiori rischi. Nessun problema è invece legato al permanere in campo del legno per quanto riguarda la diffusione di patogeni come i fitoplasmi di legno nero e flavescenza. Legno di espianto Il legno derivante dall’estirpazione dei vigneti obsoleti ha sempre rappresentato una fonte di materiale legnoso utilizzabile per l’alimentazione di riscaldamento a legna. L’abbandono di notiziario fitopatologico Tabella 2. Pesi minimi e massimi indicativi relativi ai materiali oggetto di estirpazione del vigneto che devono essere smaltiti. Questi hanno una rilevante incidenza sugli oneri di trasporto ed eventualmente di smaltimento. Materiali oggetto di estirpazione Pali in legno Pali in cemento precompresso Pali in acciaio zincato Fili zincati Fili Inox Legno delle aste vigneti espansi Legno delle aste vigneti meccanizzabili Legno dei ceppi Figura 2. Abbattimento di un vecchio vigneto con pali, ceppi e fili questa tipologia di riscaldamento, la minore disponibilità e l’alto costo della manodopera hanno poi favorito l’abbandono di questa forma di recupero a vantaggio della completa bruciatura in campo. Quando i vigneti erano palificati in legno, il loro abbattimento con formazioni di cumuli permetteva, con la bruciatura, la perfetta separazione dei fili di ferro che venivano venduti a ditte specializzate nel recupero. Questa tecnica era sicuramente la più semplice ed economica. L’introduzione di nuovi materiai di palificazione, come per esempio il cemento, e le ritrovate attenzioni per il riscaldamento a legna nelle sue varie forme, ha condotto, assieme alle crescenti difficoltà nella bruciatura, a una nuova rivoluzione delle tecniche e a un suo importante incremento dei costi. Peso del legno dei vigneti I residui legnosi del vigneto vanno distinti fra legno di potatura e legno di estirpo. Del primo nei nostri vigneti ne vengono mediamente prodotti 25 quintali ad ettaro ogni anno e la sua gestione può avvenire secondo differenti tecniche, più o meno innovative. Il legno di estirpo invece, a seconda delle forme d’allevamento, può quan- sostanza organica, oltre al fatto che, laddove si esegue la prepotatura meccanica, soprattutto con macchine a dischi rotativi, la trinciatura in campo diventa spesso una scelta obbligata. L’asportazione e il recupero del legno può essere realizzato secondo soluzioni e destinazioni molto differenti e con risultati estremamente diversificati. La soluzione più simile a quella della bruciatura è quella che prevede la formazione di cumuli in una posizione in cui questi possano essere caricati tal quali o dopo essere stati cippati. Dal punto di vista dei costi, se la cessione dei sarmenti non comportasse costi aggiuntivi questa soluzione sarebbe sicuramente la più economica e meno impattante per il vigneto visto il modesto numero di passaggi e consumo di carburante. Di fatto, però, questo servizio di raccolta fino ad oggi viene fornito a pagamento, e oltretutto necessita di un adeguato spazio di stoccaggio e di una razionale accessibilità allo stesso, non sempre possibile. Anche per questo motivo, e per la diffusione di caldaie specifiche, si sono diffuse varie soluzioni tecnologiche per l’utilizzo dei sarmenti a scopo termico ed energetico. Molto assortite sono anche le tecniche di raccolta del legno in campo a partire dalla pressatura in diversi formati fino alla trinciatura e al carico diretto. Soluzioni che, al di là del costo operativo, hanno anche due importanti variabili: la praticabilità del terreno e l’utilizzo del legno recuperato. Per Figura 4. Asportazione delle radici in un vigneto estirpato quanto riguarda titativamente variare fra i 200 e i 350 quintali per ettaro. A questi devono poi essere addizionati gli altri materiali della struttura che hanno una grande rilevanza nelle scelte tecniche di abbattimento, che hannotempi e costi diversi. Gestione dei sarmenti Sulla tecnica di gestione dei sarmenti negli ultimi anni si stanno compiendo grandi dibattiti a favore di tesi fra loro anche molto differenti. Da questo punto di vista è opportuno distinguere gli aspetti agronomici-economici da quelli energetici. La trinciatura in campo Nel momento in cui soddisfa l’azienda per quanto concerne gli aspetti fitosanitari è la soluzione più interessante dal punto di vista economico, visto che si esegue con un solo passaggio della trattrice, ha un minor consumo di carburante e un minor calpestamento, ed è la meno influenzata dalle condizioni del terreno e dal periodo stagionale in cui la si esegue. In condizioni di bagnato permette di attendere le condizioni di transitabilità ideali ed anche l’eventuale sviluppo di erba diventa semplicemente migliorativo anche perché favorisce una migliore triturazione. Da non tralasciare l’importanza della restituzione in unità fertilizzanti e Figura 3. Carico del materiale di risulta dall’estirpazione di un vecchio vigneto per divieto di bruciatura Peso per ettaro (kg) Minimo Massimo 4.000 5.500 24.500 28.000 3.500 4.500 900 1.000 400 450 14.000 19.000 6.000 10.000 3.000 5.000 26 n. 1 - aprile 2014 eventuali oneri di tra- di un ettaro di vigneto (pali in legno non trattato, fili e viti), sono di circa sporto fuori azienda. 2.500 euro. A questi costi vanno ovviaEspianto Le operazioni di mente sommati quelli per la ruspatura, estirpazione di un la formazione dei cumuli pronti per il vecchio vigneto sono carico, l’estrazione degli ancoraggi e la in questi ultimi anni pulizia dalle radici. Nelle nuove forme sempre più comples- d’allevamento i pali in ferro sono oggi se e onerose sia in un materiale nobile facilmente recufunzione del divieto perabile, eventualmente riutilizzabile e di bruciatura in cam- comunque di pregio; i pali in cemento po che per l’eteroge- invece, se non riutilizzati, hanno un neità dei materiali costo di smaltimento che si avvicina a Figura 5 . Formazione di rotaballe dai sarmenti di vite oggi presenti. Il costo 1 euro a palo. I pali di pino trattato dell’estirpazione di non possono essere mischiati ai ceppi un vigneto è molto di vite essendo considerati un rifiuto variabile in funzio- speciale, possono comportare onene della tecnica di ri di smaltimento, e soprattutto non lavoro adottata e in possono essere bruciati. Infine, anche relazione all’entità per quanto riguarda l’espianto occorre del recupero dei ma- sempre aver ben presente che le scelte teriali che si intende tecniche-operative, soprattutto in cono che si deve operare. siderazione del periodo in cui questo Questi sono costitui- viene eseguito, devono tenere in conti da legno (cordoni, siderazione le condizioni di bagnatura Figura 6. Rotoballe di sarmenti pronte per essere trasportate tralci e ceppi), fili, pali del terreno. (in legno, cemento, la praticabilità dei terreni non acciaio o materiale plastico), oltre agli Conclusioni sempre le condizioni di bagnatura del- ancoraggi e ai vari accessori. In funzio- Gli sviluppi normativi relativi all’attualo stesso ben sopportano il numero ele- ne del tipo di materiale da recuperare le impossibilità di bruciare il legno in vato di passaggi, e le annate 2013 e 1014 occorrerà individuare una differente campo (con ripercussioni anche penali lo confermano, che queste soluzioni organizzazione del lavoro. Se con la per i trasgressori) avranno una noterendono necessari. Anche le caratteri- classica bruciatura in campo era pos- vole incidenza sui costi di produzione stiche del prodotto recuperato possono sibile realizzare la completa pulizia del dell’uva e questo soprattutto per quanpoi variare in funzione delle condizioni terreno, ceppi compresi, a costi di cir- to riguarda il legno derivante dall’edi lavoro, del periodo in cui questo vie- ca 2.000 euro ad ettaro, oggi, con stirpazione dei vigneti a fine ciclo. In ne eseguito e in particolar modo dello il divieto di bruciatura imposto, si può tutte le scelte va tenuto in debito conto sviluppo del tappeto erboso. Oltre agli comodamente arrivare a spendere più il fatto che il recupero per eventuale oneri di recupero, l’utilizzo a fini ener- del doppio. Questo potrebbe essere riutilizzo non necessariamente diventa getici dei sarmenti deve fare i conti con quantificato in un costo annuo di am- economicamente conveniente e mii costi di movimentazione che in questi mortamento pari a 350 euro (2 euro gliorativo da un punto di vista ambienanni si è visto essere convenienti solo l’anno a quintale uva). La possibili- tale, soprattutto nei casi in cui l’utilizzo se compiuto nel raggio massimo di 5 tà di utilizzare il legno a fini energeti- dei materiali recuperati debbano essechilometri (limite oltre il quale il van- ci lascia sperare nella possibilità della re trasportati al di fuori dell’azienda. taggio ambientale del recupero è com- nascita di organizpletamente vanificato). La soluzione zazioni in grado di ideale, al momento, pare perciò essere farsi carico, attraquella dell’utilizzo diretto in azien- verso macchinari da dei sarmenti per l’alimentazione di specifici, magari caldaie specifiche che possono essere mobili, della serapidamente ammortizzate. In questo parazione delle caso, i sarmenti eccedenti il fabbisogno porzioni ferrose aziendale dovranno prendere indirizzi da quelle legnodifferenti. A livello di costo il recupero se. Al momento, dei sarmenti, sia cippati che imballati, però, gli oneri di comporta transiti in campo di due o smaltimento sono tre volte superiori alla semplice aspor- totalmente a catazione con forcone a bordo campo e rico dell’azienda costi di tre o quattro volte superiori a che, per il comquelli classici. Il tutto senza considerare plessivo materiale Figura 7. Trinciatura dei sarmenti 27 notiziario fitopatologico Prende vita il nuovo portale internet di Andrea Catellani e Luca Casoli Il Consorzio Fitosanitario celebra, nel 2014, i 50 anni di onorata attività al servizio dell’agricoltura reggiana… e non solo. Nel corso degli anni molti eventi hanno caratterizzato la lunga strada percorsa dai componenti dell’Ente e dai loro consorziati, sempre nell’ottica di assecondare l’avanzata del progresso connesso con il nostro ambito naturale di attività. Nell’ottica di migliorare il servizio e renderlo adeguato alle necessità dei nostri clienti abbiamo esplorato, spesso con successo professionale e soddisfazione da parte dell’utente finale, le varie possibilità offerte dalle moderne tecnologie delle quali si parla in maniera più approfondita in altri articoli del notiziario. Il sito internet del Consorzio Fitosanitario rappresenta, da anni, un punto privilegiato di osservazione della nostra attività verso l’esterno e ci consente di fornire notizie utili in tempo reale riguardo alla previsione, alla comparsa e all’evoluzione di molte patologie e parassitosi che coinvolgono le nostre colture, cominciando dalla vite, e proseguendo con i fruttiferi, le grandi colture e le piante ornamentali. Il sito rappresenta inoltre un contenitore privilegiato di informazioni normative legate al mondo dell’agricoltura, fruibili in maniera agevole e veloce. Questo ci ha consentito di guadagnare l’attenzione di moltissimi utenti. Figura 1. Si evidenzia l’andamento crescente negli anni nel numero di contatti da parte di utenti diversi Nel corso degli anni il portale ha più volte mutato sembianze, affinando l’aspetto grafico, in conseguenza di miglioramenti tecnologici, sempre volti a rendere maggiormente fruibili le informazioni da parte degli utenti e più agevoli gli aggiornamenti da parte dei tecnici. Prende vita, da pochi giorni, l’ultima versione del sito www.fitosanitario.re.it, frutto della collaborazione con le analoghe strutture di Modena, Parma e Piacenza nell’ottica di creare una strada comune all’informazione fitopatologica in rete e continuare la collaborazione già in atto in diversi altri settori di attività. In quest’ottica anche le strutture sorelle delle provincie confinanti daranno vita, nei prossimi giorni, ad una edizione rinnovata del loro sito che presenterà caratteri grafici comuni, mantenendo però il carattere di indipendenza delle notizie contenute che caratterizzano l’originalità dei nostri rispettivi enti e che consentono ad ognuno di essere sempre il più possibile affine alle esigenze del proprio territorio. Il nuovo portale si caratterizza per una veste grafica giovane e moderna, al passo con i tempi e indubbiamente più accattivante, allo scopo di invitare coloro che visitano il sito a navigare al suo interno scoprendo notizie e curiosità. Già a partire dalla home page si evidenzia una maggiore versatilità del sistema, con la possibilità di caratterizzare, a seconda delle necessità, l’aspetto grafico e una maggiore visibilità dei differenti comparti specifici, per rendere più semplice il reperimento delle informazioni ricercate. Viene inoltre inserita in ogni pagina l’informazione meteorologica, attraverso il collegamento con un sito specializzato, in grado di fornire, in ogni momento, gli eventuali mutamenti dell’andamento del tempo, fattore di grande importanza nell’ambito dell’attività dei nostri utenti. Naturalmente nell’epoca dei social network viene dato spazio all’interazione con l’utente e in questo senso potranno prendere vita, a seconda delle esigenze, dibattiti in rete. Direttore responsabile: dott. Anselmo Montermini Redazione: Andrea Catellani e Stefano Meglioraldi Autorizzazione del Tribunale di Reggio ° Emilia n. 187 in data 21/9/1965 Stampa: Bertani & C - Cavriago (RE) REGGIO EMILIA - APRILE 2014 - N. 1 Spedizione in abb. postale - 70% - Filiale di Reggio Emilia CONSORZIO FITOSANITARIO PROVINCIALE DI REGGIO EMILIA 28
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