Notiziario completo - Consorzio Fitosanitario Provinciale

notiziario
APRILE 2014 - N. 1
Spedizione in abb.
postale - 70%
Filiale di Reggio Emilia
fi topatologico
50 anni di attività del Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia
Una risorsa per il futuro
al servizio dell’agricoltura
e della collettività
di Anselmo Montermini
“Infine non mi scandalizza
pensare che il Consorzio Fitosanitario Provinciale ieri nacque
dietro le spinte delle necessità
che aveva il mondo agricolo
e che un domani diventi una
struttura anche al servizio delle esigenze di
tutta la collettività per
poter governare quelle
Una risorsa per il futuro al servizio dell’agricoltura e
azioni che sempre più
della collettività 1
oggi sono nelle mani
Gli aggiornamenti del nuovo bollettino
dei tuttologi e che proantiperonosporico per la campagna viticola 2014 2
prio per questo sono
Tra supporti matematici e follow up, il dietro
estremamente pericolole quinte di un servizio unico a disposizione di tutti 5
se per l’ambiente e la
Peronospora, un libro da riscrivere ogni anno con
qualche déjà vu: l’edizione del 2013 9
salute dell’uomo.”
I nuovi punti di affissione del bollettino antiperonosporico 11
Così chiudevo nel
Al via la confusione sessuale 14
2004 il mio articolo su
Nuovo servizio SMS: un’anno dopo 16
“Agricoltura” per ricorIndagine sull’uso di concimi fogliari 18
dare i 40 anni di attiviCome sono cambiate le temperature della pianura
tà del Consorzio.
negli ultimi 15 anni 20
Da allora è successo
L’uomo e le nutrie, la difficile convivenza 22
di tutto, come è giuRicordo di Carlo Salvioli Mariani, primo Presidente
sto che sia, ma sempre
del nostro Consorzio 24
abbiamo cercato di
Residui di potatura e di espianto: un problema
affrontare tutte le sfide
complesso e oneroso 25
con decisione, tempePrende vita il nuovo portale internet 28
stività e professionalità.
In questa occasione,
dopo un breve ricordo al lontano passato, vorrei gettare lo sguardo al futuro che aspetta l’agricoltura e in essa il Consorzio Fitosanitario.
Nei giorni scorsi (1° gennaio) è scomparso il
Dott. Carlo Salvioli Mariani, il nostro primo
Presidente che, come ricordato in una nota
specifica, ha contribuito con convinzione a
All’interno le novità
per la campagna 2014
OMMARIO
istituire e portare avanti un Ente moderno,
efficiente e caratterizzato da una visione proiettata al futuro, al servizio di tutti gli agricoltori reggiani.
Cosa ha fatto il Consorzio sino a ieri è storia.
Dobbiamo pensare ad affrontare il domani e
fornire agli agricoltori tutti gli strumenti necessari per poter continuare a produrre i migliori prodotti del mondo.
Il Consorzio Fitosanitario sta vivendo un
momento cruciale della sua esistenza e soprattutto sta costruendo le basi per affrontare
il futuro e deve farlo in un contesto globale
non facile: le nuove politiche agricole, le nuove emergenze fitosanitarie, la crisi economica che da cinque anni attanaglia la società e
con essa l’agricoltura rappresentano sfide difficili da affrontare, ma, soprattutto, dovrà fare
i conti con la crisi progettuale della politica
agricola.
Non entrerò in valutazioni politiche che in
questa sede non mi competono, ma come
direttore di un Ente che ho la fortuna di guidare dal 1985 ho il dovere di attirare l’attenzione sulle problematiche che il Consorzio
Fitosanitario sta vivendo e deve affrontare per
impostare il futuro.
Cercherò di essere più breve possibile problematiche nella mia disamina, scusandomi se
trascurerò qualcosa.
Il Consorzio è e deve rimanere una realtà fortemente legata al territorio per poter affrontare e rispondere in tempo reale alle situazioni
tecniche che si presentano “giornalmente” in
campo. Deve, per autorevolezza dei sui tecnici, rimanere un punto di riferimento e di confronto per le scelte tecniche. Preso atto della
notiziario fitopatologico
sua storia, è per l’agricoltura reggiana
un patrimonio importante ed unico.
Deve consolidare e chiarire i rapporti
con le altre Amministrazioni del territorio, alfine di non essere “DISTRUTTO” da una inutile burocrazia che è
giusto lasciare ad altri.
Deve collaborare ancor più strettamente con le forze produttive/imprenditoriali alfine di creare quei servizi di
assistenza indipendente (super partes)
che al momento in provincia difettano e che non gli competono istituzionalmente.
Come scrisse Salvioli “...la biotutela
del prodotto agricolo è stato obiettivo
primario del Consorzio Fitosanitario
sin dalla su costituzione. Obiettivo che
investiva la preparazione tecnica delle
forze operanti, monitoraggio delle avversità fitoiatriche rilevate nel comprensorio, nonché l’aggiornamento degli
antidoti efficaci con tasso di inquinamento nullo”, il Consorzio deve proseguire la sua mission nell’essere all’avanguardia nei suggerimenti di mezzi
tecnici ecocompatibili o come oggi è
di moda dire, “sostenibili”!
Tutto questo deve essere realizzato in
stretto rapporto con le realtà tecnicoscientifiche presenti sul territorio e rese
fruibili agli agricoltori reggiani. L’attività del Consorzio è ricca di esperienze
che potremmo definire “avanzate”.
Ancora una volta porto all’attenzione
dei più che la struttura del Consorzio è moderna e decisamente attuale
e che potrebbe diventare parte attiva
nella gestione delle future sfide dettate dalla nuova PAC (PSR e PAN),
in quanto direttamente gestito dagli
agricoltori. Basterebbe avere l’umiltà
di conoscere come funziona un “Consorzio Fitosanitario”!
Quanto sopra non si potrà realizzare e sarà molto difficile raggiungere
certi obiettivi, nel momento in cui si
depaupererà il patrimonio culturale/
tecnico del Consorzio e del territorio.
L’ultimo pensiero va al vero patrimonio del Consorzio che sono i suoi
dipendenti, tecnici ed amministrativi,
effettivi e collaboratori che ogni giorno hanno contribuito e contribuiscono a che il Consorzio sia in grado di
essere “quello che è” al servizio di
tutti gli agricoltori reggiani, compito
che svolgono con dedizione e professionalità.
I risultati raggiunti in questi anni non
sarebbero stati possibili senza la guida
di Amministratori passati e presenti
illuminati e lungimiranti, sempre al
fianco della struttura “operativa”, ai
quali va senz’altro la nostra gratitudine e la nostra stima.
Gli aggiornamenti del nuovo
bollettino antiperonosporico per la
campagna viticola 2014
Il triplice manifesto antiperonosporico verde-blu-lilla è uno strumento semplice,
duttile e capace di evolvere in funzione dei mutati scenari
della difesa antiperonosporica
di Pasquale Mazio, Alessandra Barani e Andrea Franchi
Crediamo che il nuovo triplice bollettino antiperonosporico, verde, blu e lilla,
al suo esordio abbia ben retto la complessa stagione 2013 ed anzi ci abbia
permesso di mirare e semplificare, in
un’annata difficile, i consigli di trattamento in un modo che la vecchia articolazione non avrebbe mai consentito.
La duttilità del nuovo bollettino,
suddiviso in tre manifesti distinti per
modalità d’impiego (preventiva con
prodotti di copertura, preventiva con
miscele a bassa dilavabilità e curativa
con miscele endoterapiche), ha reso
possibile non solo di esprimere consigli di trattamento precisi e univoci
ma anche di utilizzare ampiamente il
portfolio dei prodotti antiperonosporici in commercio.
Nel 2013 sono stati usati tutti e tre
i bollettini: 7 volte quello blu, 7 volte
quello verde e una volta quello lilla
(emesso per il trattamento del 29 giugno in contemporanea con il consiglio
di copertura rameica in alcune aree
dove era caduta più pioggia del previsto). Inoltre, dei sottogruppi presenti
nei due manifesti più utilizzati (quelli
verde e blu) uno solo non è mai stato
consigliato e non a caso si tratta del
sottogruppo con le strobilurine.
Le novità 2014
La struttura del nuovo bollettino antiperonosporico è congegnata in modo
tale da seguire l’evoluzione dei prodotti
antiperonosporici presenti sul mercato.
Per questo, in preparazione della nuova campagna, non ci siamo limitati ad
un semplice aggiornamento delle miscele pronte, come già avveniva per il
vecchio manifesto giallo con le sostan2
ze attive, ma abbiamo adottato diverse
modifiche, anche sostanziali, sulla base
di importanti novità nella conoscenza
degli antiperonosporici.
Le modifiche riguardano: la revisione
delle miscele (con l’eliminazione di
quelle non più prodotte e del dithianon nonché l’inserimento di quelle
nuove e dei ‘pack’), alcune limitazioni
per i CAA e la ridefinizione dei sottogruppi nel bollettino blu.
Sostanze attive di nuova
introduzione nei disciplinari
di produzione integrata
Nei disciplinari di produzione integrata, a cui i nostri bollettini di difesa antiperonosporica fanno riferimento, sono
state introdotte due nuove sostanze attive, limitatamente alle miscele senza
la frase di rischio R40 e specificamente:
n. 1 - aprile 2014
1. bentiavalicarb+rame;
2. valifenal+mancozeb.
Bentiavalicarb e valifenal (o valifenalate) sono entrambe afferenti al gruppo
dei CAA e pertanto vanno a rimpinguare quel sottogruppo specifico nel
bollettino blu.
Miscele non più prodotte
Le miscele pronte non più in commercio presenti nei bollettini 2013 e pertanto
eliminate per la nuova campagna sono:
1.metalaxyl+cymoxanil+mancozeb,
dai sottogruppi B1 (bollettino blu) e
C1 (bollettino lilla);
2.iprovalicarb+fosetil Al+mancozeb,
dai sottogruppi Miscele di CAA
(bollettino blu) e C1 (bollettino lilla).
Nuove miscele in commercio
Una miscela pronta che troveremo
in commercio per la campagna 2014
è pyraclostrobin+dimetomorf. È una
miscela di un QoI con un CAA, rispettivamente. La sostanza attiva che la
caratterizza è certamente pyraclostrobin e pertanto l’abbiamo inserita nel
gruppo dei QoI (bollettino blu) dove
si trova anche l’altra miscela a base di
pyraclostrobin.
La nuova triplice cymoxanil+fosetil
Al+rame è stata inserita nel sottogruppo delle miscele varie con fosetil
(bollettino blu) e in C2 (miscele con
sistemici e retroattività fino al 25% circa
dell’incubazione) nel bollettino lilla.
Il nuovo sottogruppo
“Miscele eterogenee”
Due altre nuove specialità ci hanno
invece indotto a costituire un ulteriore
sottogruppo nel bollettino blu, vista la
loro non assimilabilità ad altri già presenti. Si tratta di fluopicolide+propineb
e di cymoxanil+zoxamide per
cui è stato creato il nuovo
sottogruppo “Miscele Eterogenee” (B6). La miscela pronta
cymoxanil+zoxamide, naturalmente, è stata inserita anche nel sottogruppo C3 del
manifesto lilla, relativo alle
miscele con citotropici e retroattività fino al 20% dell’incubazione, insieme alle altre miscele di cymoxanil con prodotti
di copertura.
Inserimento dei “pack”
Negli ultimi anni, per ovviare
ai tempi e ai costi di registrazione delle miscele pronte, le
ditte di agrochimica hanno
immesso in commercio i cosiddetti “pack”, cioè confezioni
con due prodotti fitosanitari,
ognuno con la propria etichetta, da utilizzare insieme miscelandoli al momento. I “pack” Figura 1. Il bollettino B (blu) di Difesa Antiperonosporica
che introduciamo nel nostro della Vite
bollettino antiperonosporico
Il bollettino verde
sono:
1.mandipropamide+zoxamide, mi- L’aggiornamento del bollettino verde
scela inserita nel bollettino blu, sot- riguarda l’esclusione del dithianon dal
sottogruppo A1 dei prodotti di copertutogruppo “Miscele di CAA”
2. ametoctradin+fosfonato di potassio, ra tradizionali.
anch’essa inserita nel bollettino blu Il dithianon da metà novembre scorso
ma nell’ambito del sottogruppo “Mi- ha una nuova etichetta che presenta
scele varie con fosetil Al”, che assu- la frase di rischio R40 “possibilità di efme così la denominazione estesa di fetti cancerogeni – prove insufficienti”,
“Miscele varie con fosetil Al/fosfona- la stessa che esclude dai disciplinari di
produzione integrata il folpet e tante
to di potassio”.
Non mancano in commercio altri altre sostanze antiperonosporiche mag”pack” che non sono stati inseriti o per- giormente diffuse rispetto al dithianon.
ché esiste già una miscela pronta o per- Quanto basta, secondo noi, per non
ché le etichette dei due prodotti abbi- considerarne più l’utilizzo come annati, a cui bisogna inevitabilmente far tiperonosporico, vista anche l’ampia
gamma di prodotti a disposizione.
riferimento, risultano “incongruenti”.
3
notiziario fitopatologico
nelle più importanti aree vitate 5.Alternare i CAA con altri fungicidi
della Francia, della Germania
aventi diverso modo d’azione.
e in genere del Nord Europa. Da parte nostra diventa importante
Per quanto riguarda l’Italia, le quindi eliminare il dimetomorf dal
segnalazioni di più o meno ele- manifesto C (Modalità d’impiego
vati livelli di resistenza hanno curativa con miscele endoterapiche
interessato negli ultimi anni il pronte), per quanto tale bollettino
Trentino, l’Alto Adige, il Vene- sia di emergenza e quindi emesso in
to, il Piemonte, la Lombardia, modo straordinario e non frequente.
la Toscana. Le prime segna- Ulteriore segnale di prudenza è quello
lazioni di resistenza in Emilia di attribuire all’intero sottogruppo dei
Romagna si hanno dal 2012.
CAA, nel bollettino B (Modalità d’imAnche il Consorzio Fitosanita- piego preventiva con miscele pronte
rio la scorsa stagione ha rac- a bassa dilavabilità), una persistenza
colto, in vigneti ripetutamente di 7-8 giorni in situazioni di medio
trattati negli anni con CAA, rischio. Accorciare la persistenza evidue campioni analizzati presso ta di stressare i prodotti a fine turno,
la Facoltà di Agraria dell’Uni- quando l’effetto ormai residuale poversità di Bologna nell’ambito trebbe favorire lo sviluppo della residel monitoraggio regionale stenza nella peronospora.
sulle resistenze. Entrambi sono L’uso oculato delle molecole CAA,
risultati positivi al calo di ef- si spera, ci permetterà di continuare
ficacia mediante biosaggio e a consigliarle e ad usarle ancora in
all’analisi genetica per la pre- futuro.
senza della mutazione della
Figura 2. Il bollettino A (verde) di Difesa Antiperonosporica
della Vite
resistenza.
Separazione delle miscele
Si tratta dei primi campanelPer una questione di tempistica il
di QoI, QiI e QxI
dithianon risulta però ancora presente li di allarme che non devono essere
in due sottogruppi
nei disciplinari di produzione integra- trascurati, pena il dover abbandonare Accennavamo all’inizio al fatto che
ta, essendo questi stati approvati poco in breve tempo un discreto numero di l’unico sottogruppo non consigliato
prima della pubblicazione della nuova molecole molto importanti e di largo dei due bollettini maggiormente utiuso per la difesa antiperonosporica, lizzati nella campagna 2013 sia stato
etichetta.
Una scelta analoga che pur dovremo proprio come è successo
fare in futuro, riguardo all’impatto tos- per le strobilurine.
sicologico dei prodotti antiperonospori- Le raccomandazioni del
ci, sarà relativa al mancozeb per la sua FRAC nell’uso degli antifrase di rischio R63 “possibile rischio di peronosporici con meccadanni ai bambini non ancora nati”. Da nismo d’azione CAA prevealcuni anni l’uso del mancozeb nei di- dono (fonte: www.frac.info,
sciplinari è limitato a tre trattamenti, in dicembre 2013):
considerazione dell’importanza di que- 1.CAA preferibilmente in
sta sostanza attiva nel panorama della
maniera preventiva
difesa antiperonosporica e per una sua 2.Effettuare un massimo
graduale fuoriuscita.
del 50% del numero totale di applicazioni prePrimi riscontri di resistenza
ventivate e comunque in
ai CAA in Emilia
numero non superiore a
La novità riguarda entrambi i bollet4 trattamenti nel corso di
tini B e C, relativamente alle miscele
un ciclo colturale
pronte a base di CAA. A tale gruppo
appartengono sostanze attive chimica- 3.Nelle aree ad alta resistenza il numero totale
mente diverse come dimetomorf, ipronon deve superare un
valicarb, mandipropamide, bentiavalimassimo di 3 applicaziocarb e valifenal ma con il medesimo
ni/ciclo colturale
meccanismo d’azione.
Sono alcuni anni che il FRAC (Fun- 4.Applicare sempre i fungicidi CAA in miscela con
gicide Resistance Action Committee,
partner multi-sito o altri
costituito dalle maggiori compagnie
con cui non si abbia resi- Figura 3. Il bollettino C (lilla) di Difesa Antiperonosporica della
agrochimiche mondiali) segnala estesi
Vite
stenza incrociata
casi di resistenza nei confronti dei CAA
4
n. 1 - aprile 2014
quello che comprendeva le strobilurine e simili (QoI). Questo è avvenuto per la conclamata resistenza della
peronospora a tali fungicidi, per cui
in presenza di infezioni in atto o con
rischio alto il loro uso è da evitare.
La collocazione delle strobilurine e
simili in un unico sottogruppo con
amisulbrom e cyazofamide (QiI) e
ametoctradin (QxI), di fatti, ci aveva
impedito di consigliare l’impiego an-
che dei QiI-QxI, sebbene questi ultimi
non abbiano resistenza incrociata con
i QoI. Abbiamo, quindi, ovviato costituendo nella nuova edizione del manifesto blu due sottogruppi: il B2 con i
QoI e il B3 con i QiI e QxI.
Elenco dei prodotti
fitosanitari in commercio
ed altre utilità
Un elenco aggiornato dei prodotti
in commercio relativi alle miscele
comprese nei tre manifesti saranno
disponibili sul nostro sito internet
www.fitosanitario.re.it nella pagina
delle indicazioni di difesa insieme
ad altri approfondimenti ed utilità,
così come potrete trovare sul numero della primavera 2013 di questo Notiziario i principi e i criteri di
fondo, rimasti immutati, del triplice
bollettino.
Genesi di un bollettino antiperonosporico
Tra supporti matematici e follow
up, il dietro le quinte di un servizio
unico a disposizione di tutti
di Alessandra Barani, Pasquale Mazio e Andrea Franchi
Una struttura come il Consorzio Fitosanitario, libera da condizionamenti
esterni a garanzia di imparzialità e
obiettività, gioca un ruolo delicato
che necessita di supporti tecnici robusti. Gli input messi a disposizione degli
agricoltori sono sempre frutto di un
lavoro capillare e molto articolato che
sta alla base del servizio.
Il bollettino antiperonosporico rientra
a pieno titolo tra le attività più complesse del Consorzio e dimostra un’assunzione di responsabilità non indifferente da parte dell’Ente, considerando
anche la sua risonanza e la popolarità
che riveste nel mondo viticolo.
Dietro ciascun bollettino c’è un percorso, il più oggettivo possibile, finalizzato alla valutazione del rischio di
infezione e ad una analisi degli scenari contingenti. Alla base stanno i
cosiddetti supporti, strumenti per la
previsione e la percezione del rischio
che sono in parte dedicati al periodo
che precede la prima infezione e in
parte alle fasi che seguono la prima
possibile infezione.
Previsione e percezione del
rischio prima delle infezioni:
le riflessioni e i modelli
Già alla fine dell’inverno, quando i viticoltori si affrettano a terminare le operazioni di potatura, c’è un primo step
di lavoro che riguarda la peronospora.
Le oospore, organi svernanti presenti zio e due che riguardano l’applicazionella lettiera del vigneto, tra ottobre e ne di modelli matematici:
dicembre subiscono una maturazione
morfologica, ovvero delle modifica- 1) Esperienza maturata sul territorio
zioni tra cui l’ispessimento delle pareti Innanzitutto la conoscenza dello storie la formazione di sostanze zuccherine co provinciale, da parte dei tecnici del
di riserva, per poi entrare nella fase di Consorzio, è fondamentale per avere
dormienza e superare l’inverno. Du- una prima panoramica della situaziorante questo periodo di quiescenza il ne. Di estrema importanza è l’incesfungo subisce una successiva matura- sante attività, nel settore fitopatologico,
zione fisiologica che gli impedisce di che rimane impressa nella memoria e
germinare in assenza della
recettività della vite (gemme ancora chiuse), per un
determinato periodo. Il
superamento della fase di
quiescenza è un fenomeno scalare nel corso del
quale gruppi di oospore
(coorti) con una omogenea maturazione sono in
grado di germinare e dare
avvio ad infezioni primarie. La germinazione delle
varie coorti, in funzione
dei parametri climatici,
inizia nel periodo primaverile per proseguire durante la stagione estiva.
Il polso della situazione, su
questo processo invisibile,
deriva da tre strumenti
fondamentali, uno relativo
al background professionale dello staff del Consor- Figura 1. Macchie di peronospora su foglia (foto Franchi-Barani)
5
notiziario fitopatologico
Figura 2. Esempi di output del Modello UCSC
tracciata nelle sintesi fitosanitarie delle
varie campagne che si sono susseguite per le 50 stagioni di vita dell’Ente.
Questo permette un raffronto tra le
annate che si erano rivelate favorevoli
alla malattia e quelle maggiormente
tranquille, per iniziare ad inquadrare le
premesse della campagna in corso. In
questa fase, la percezione del rischio deriva indissolubilmente dall’andamento
meteorologico del periodo invernale/
primaverile che, se caratterizzato da
abbondanti precipitazioni, determina
progressivamente il termine della fase
di dormienza delle oospore e induce
l’inizio della germinazione.
La consapevolezza delle zone climaticamente più a rischio, la distribuzione
delle varietà, un’attenta analisi dello
sviluppo fenologico della coltura nelle varie aree e della progressione della
recettività, anche rispetto alle annate
precedenti, fanno parte del bagaglio
fitoiatrico dello staff.
Per avvalorare le suddette valuta-zioni, da alcuni anni è stato introdotto
l’impiego di alcuni modelli previsionali, tra cui l’IPI (Indice di Potenziale Infettivo) e il più moderno UCSC
(Dowgrapri). Questo affiancamento
consente di perfezionare le informazioni e di avere una maggiore consapevolezza del rischio.
2) Il modello IPI
Il MODELLO IPI (Indice di Potenziale
Infettivo), messo a punto dall’Università di Bologna,in collaborazione con
il Servizio Fitosanitario della Regione
Emilia-Romagna, è stato validato sul
territorio reggiano fin dagli anni ’90
con risultati molto positivi. Viene utilizzato al nostro interno come spunto
di riflessione ad inizio stagione.
Il sistema fornisce delle indicazioni
solo sulla prima pioggia infettante e
non sulle ulteriori precipitazioni in
grado di scatenare le successive infezioni primarie.
Si tratta di un modello molto semplice che richiede l’implementazione
dei valori giornalieri di temperatura
media, minima, massima, umidità
relativa media, pioggia in mm e ore
di bagnatura (queste ultime ricavate
da una formula matematica). I dati
meteorologici derivano dalle stazioni
automatiche dell’ARPA, dislocate a
Correggio, Castelnuovo Sotto, Rolo e
Cavriago. Le procedure di calcolo iniziano il 1° marzo.
Giorno dopo giorno, in base ai parametri meteo rilevati, il valore dell’ “Indice di Potenziale Infettivo” aumenta
più o meno rapidamente. Quando
raggiunge la soglia 10, significa che si
è verificata la prima infezione. Il sistema, oltre a segnalare questo evento,
non tanto come previsione ma come
indicazione dello stato dell’arte, permette di valutare quotidianamente
l’aumento del rischio. Infatti, in prossimità di un valore pari, ad esempio,
a 5, se sono previste piogge aumenta
il livello di attenzione. Si tratta ovviamente di considerazioni che riguardano solo ed esclusivamente la partenza
della peronospora nelle fasi iniziali.
Le informazioni sono sfruttate per la
difesa e per l’intensificazione dei controlli in campo nei periodi in cui l’evasione della peronospora è altamente probabile.
In ogni caso, il modello IPI, basandosi
su misure meteorologiche giornaliere
per un breve periodo, ed avendo una
struttura poco articolata, è discretamente adatto a situazioni, come quella reggiana, in cui il dato meteorologico è scarsamente analitico.
3) Il modello UCSC
Recentemente, ad integrazione dei
supporti per la previsione del rischio,
è stato introdotto l’impiego di un ulteriore modello previsionale UCSC
(Dowgrapri) messo a punto dall’Università Cattolica Sacro Cuore di Pia6
cenza. Si tratta del modello ufficiale
del Servizio Fitosanitario Regionale
dell’Emilia Romagna che è inserito in
un apposito software atto alle elaborazioni.
Il metodo UCSC simula la dinamica
dell’inoculo primario e di tutte le infezioni che ne derivano dall’inizio della
primavera sino alla fine della stagione.
Disegna pertanto i processi infettivi
che vanno dal termine della latenza
delle oospore all’instaurarsi delle varie
infezioni e delle relative incubazioni.
Tutto ciò partendo dal presupposto
che la popolazione di peronospora
in un vigneto è composta da diverse famiglie di oospore, che iniziano
a germinare in modo scalare dando
origine a più infezioni primarie, fino
al periodo estivo inoltrato. Condizioni
climatiche avverse, in corrispondenza
di ogni fase del ciclo, possono portare
alla interruzione del processo di infezione.
Sostanzialmente i processi infettivi
vengono scorporati in sei fasi principali.
a) Superamento della latenza.
Viene stimato il momento in cui le
prime famiglie di oospore raggiungono la maturazione fisiologica, superando il periodo di latenza, e sono
quindi pronte a germinare. In questa
fase il processo dipende dalla temperatura e dalla bagnatura della lettiera.
b) Germinazione delle oospore. Terminata la fase di latenza, ogni
pioggia in grado di umettare la lettiera
può innescare la germinazione di una
o più famiglie di oospore e la produzione del macrozoosporangio.
c) Sopravvivenza dei macrozoosporangi. Viene fornita una stima
della sopravvivenza dei macrozoosporangi, in assenza di acqua, in funzione della temperatura e dell’umidità.
Infatti, senza le condizioni climatiche
idonee, i macrozoosporangi possono
sopravvivere solo per qualche giorno
per poi morire. Questa è un’indicazione di fondamentale importanza
per individuare l’avvio di eventuali
infezioni primarie anche alcuni giorni
dopo il termine della germinazione.
d) Rilascio e dispersione delle
zoospore. Il modello simula il rilascio delle zoospore qualora il macrozoosporangio sia in presenza di una
n. 1 - aprile 2014
la presenza continuativa dello staff in
campo.
La struttura di lavoro prevede la raccolta di dati meteo di pioggia, il calcolo delle possibili incubazioni, la valutazione del follow up in campi spia
non trattati, il follow up in vigneti trattati e le diagnosi delle visite richieste
dagli utenti.
Figura 3. Tecnico del CFP che effettua un check up
sufficiente bagnatura della lettiera di
foglie. In questa fase le zoospore nuotano nel film liquido e se esposte a
condizioni climatiche sfavorevoli, quali l’assenza di bagnatura, si devitalizzano. Tuttavia, se in questo periodo si
verifica una pioggia, si considera che
possa veicolare le zoospore sulla vegetazione suscettibile attraverso gli schizzi d’acqua.
e) Infezione. Viene simulato il momento dell’infezione da parte delle
zoospore in funzione della combinazione tra temperatura e durata della
bagnatura fogliare. Durante questo
periodo le zoospore nuotano verso
le aperture stomatiche, si incistano e
producono un tubetto germinativo in
grado di penetrare attraverso gli stomi.
Se la superficie fogliare si asciuga prima della penetrazione, le zoospore si
devitalizzano.
f) Incubazione. Il processo di incubazione varia nel tempo in funzione della temperatura e dell’umidità
dell’aria. Al termine dell’incubazione
viene segnalato il probabile momento
di comparsa dei sintomi.
Il modello, estremamente analitico ed
articolato, utilizza i dati orari di temperatura, UR, pioggia e bagnatura a
partire dal 1 gennaio. Lavora cioè sul
lungo periodo basandosi sui dati dei
quadranti ARPA, ovvero dati ricostruiti che derivano dall’interpolazione
dei valori ottenuti da tutte le stazioni
automatiche (di provenienza eterogenea) che gravitano sui quadranti stessi,
su aree di 25 km2. Per Reggio Emilia
l’approvvigionamento dei parametri
climatici, dedicati alle interpolazioni,
non avviene in contemporanea per
tutte le stazioni coinvolte nel processo. Pertanto, nonostante i quadranti
offrano anche una previsione di qualche giorno rispetto all’elaborazione, la
tempistica di consegna del dato meteo
finito non è sufficientemente puntuale rispetto all’utilizzo del modello. Ciò
conferisce a diversi output un’affidabilità solo a lungo termine e non in
corso d’opera.
Se le previsioni relative allo stato dell’inoculo sono discretamente attendibili
(superamento latenza e inizio germinazione), le informazioni sulle diverse infezioni primarie, in tempo reale,
non sono così efficaci come quando
la fornitura dei parametri meteorologici è già completa. Diversi dubbi restano inoltre sull’algoritmo del calcolo
dell’incubazione.
La possibilità di utilizzare dati meteo
effettivamente rilevati, come quelli
delle stazioni automatiche, offrirebbe
a questo interessantissimo modello
maggiori chance d’impiego, così come
per il modello IPI, nonostante l’impossibilità di trarne una previsione ma
solo un’indicazione.
Previsione e percezione del
rischio dalla prima possibile
infezione fino alla fine della
campagna: la rete di attività
Nelle fasi successive, ovvero dalla prima possibile infezione fino alla fine
della stagione, la previsione e la percezione del rischio si basano su una
rete di attività tra loro strettamente
connesse che mettono in primo piano
7
1) Dati di pioggia e calcolo delle possibili incubazioni
Nell’ambito del territorio vengono
individuate alcune aree rappresentative all’interno delle quali si raccoglie
quotidianamente il dato di pioggia,
specificamente finalizzato al calcolo
dei cicli infettivi. I dati provengono
da stazioni automatiche dell’ARPA e
del Consorzio Di Bonifica Dell’Emilia
Centrale.
In corrispondenza di ciascuna pioggia presumibilmente infettante (dai 2
mm per le possibili infezioni primarie,
da 0,2 mm per le possibili secondarie
dopo la comparsa dei sintomi), attraverso il “calendario Baldacci” informatizzato nel Software Gestper, vengono
calcolati i relativi periodi d’incubazione. Si ottiene pertanto una forbice di
giorni in cui sono previste le diverse
evasioni in campo (comparsa dei sintomi).
2) Il follow up in campi spia non trattati
Il passo successivo riguarda la concreta infettività delle precipitazioni.
I riscontri di tutti i cicli d’infezione
vengono effettuati in 15 campi spia,
non trattati, riconducibili alle aree in
cui sono stati raccolti i dati di pioggia e stimati i periodi d’incubazione.
In questi plot, settimanalmente si effettua la valutazione di tutte le nuove
infezioni, conteggiando, cartellinando
e datando i nuovi organi colpiti (foglie
e grappoli). Ciò consente di disegnare
l’epidemiologia della malattia distinguendo tra loro tutte le infezioni fino a
quando possibile.
Nel medesimo campo si procede con
la valutazione della pressione della peronospora attraverso controlli random
e casuali che prevedono la stima della
frequenza e dell’intensità della malattia, su foglie e grappoli, prendendo in
esame tutte le infezioni presenti (vecchie e nuove).
Le osservazioni procedono fino a
notiziario fitopatologico
Tabella 1. I supporti nel periodo precedente le infezioni.
N. elaborazioni IPI
N. elaborazioni UCSC
N. calcoli Baldacci
50
126
330
Tabella 2. I supporti dalla prima possibile infezione alla fine della campagna.
N. follow up
campi spia
N. follow up
vigneti sentinella
N. visite
peronospora
N. telefonate per consigli tecnici su peronospora
180
900
42
112
quando gli step infettivi sono tra loro
distinguibili o comunque fino a quando i campi non sono eccessivamente
compromessi.
l’opportunità di ridisegnare il percorso della peronospora con precisione,
rappresentano un ulteriore tassello a
completamento del mosaico.
3) Il follow up nei vigneti sentinella trattati
A fianco della tipologia di controllo
sopra descritta, circa 30 vigneti oggetto dei nostri check-up settimanali,
in cui quantifichiamo tutte le avversità presenti, rappresentano dei campi sentinella in cui valutare anche la
diffusione e la gravità delle infezioni
peronosporiche sul territorio.
Si tratta di vigneti, normalmente sottoposti alla difesa, in cui settimanalmente viene stimata la frequenza e
l’intensità delle infezioni, su foglie e
grappoli, con controlli sempre random. L’utilizzo di uno specifico protocollo di lavoro, come nel caso dei plot
spia, offre una rappresentazione molto
puntuale dell’evoluzione della malattia e permette una confrontabilità dei
dati tra un’area e l’altra, tra un’annata e l’altra. I controlli, dall’inizio della
stagione, proseguono per tutta l’estate
fino alla fase di vendemmia.
Il campo visivo dell’Ente risulta estremamente ampio grazie alla dislocazione delle aziende sentinella nelle
aree maggiormente vitate, alla eterogeneità delle strategie di
controllo adottate e alla
possibilità di ricostruire
il pregresso in qualsiasi
fase del lavoro.
Il risultato finale è colorato:
verde, blu e lilla
4) Le visite richieste dagli
utenti
Ultima maglia della rete, a
completamento dei supporti, sono le visite richieste dagli
utenti che costituiscono per il
nostro Ente un lavoro istituzionale di assistenza tecnica e nello
stesso tempo rifiniscono il quadro
della malattia in provincia. Se le
visite, essendo a spot, non offrono
Se al retroterra di informazioni, finalizzate alla previsione e alla percezione del rischio, aggiungiamo altre
valutazioni quasi quotidiane sulle previsioni meteorologiche, sulla raccolta
territoriale dei dati di pioggia e sulle
caratteristiche tecnico/applicative dei
prodotti antiperonosporici, il risultato
non può che essere VERDE, BLU e
raramente LILLA.
Ecco cosa si nasconde dietro le quinte
del nostro triplice sistema di avvertimento per la difesa dalla peronospora:
un lavoro accurato, capillare e ricco
di considerazioni tecniche, che non
si limita a semplici deduzioni o sensazioni, ma che si basa su controlli
ininterrotti, osservazioni e riflessioni
oggettive traducibili in numeri e in
tracciabilità. Nel tempo restano i risultati del lavoro e dell’esperienza che
vanno a costituire lo storico del terri-
torio a che sono al servizio dei nostri
viticoltori.
Un lavoro difficile in
un anno difficile:
l’impegno dello staff nel 2013
Per riassumere in numeri e quantificare il lavoro svolto nel 2013, in merito ai supporti, basta dare una scorsa
alle tab. 1 e 2. Le conclusioni vengono da sé.
Bibliografia
Bugiani R., 2007. “Peronospora. Plasmopara viticola (Berk & Curt) Berl.
et de Toni”. Il Divulgatore n° 3-4 “DIFESA DEL VIGNETO mirino le avversità più temute”, 10-19.
Caffi T., Bugiani R., 2007. “Peronospora della vite, progressi nella lotta”.
Agricoltura, marzo, 111-113.
Barani A., Franchi A., Bacchiavini
M., Bugiani R., 2009. “Gestione territoriale di una rete di monitoraggio
supportata da modelli previsionali per
la difesa dalla peronospora della vite
in provincia di Reggio Emilia”. Notiziario sulla protezione delle piante.
III Serie, n. 1, 143-150. Convegno “V
Giornate di Studio sui Modelli per la
Protezione delle Piante” 27-29 maggio, Università Sacro cuore di Piacenza in collaborazione col gruppo
GRIMPP.
Franchi A, Barani A., Bugiani R.,
2010. “Modelli previsionali: un aiuto
contro la peronospora della vite”. Supplemento al n. 21/2010 dell’ Informatore Agrario 2010, 5-8.
Figura 4. Il risultato finale è colorato: verde, blu e lilla
8
n. 1 - aprile 2014
Peronospora, un libro da riscrivere
ogni anno con qualche déjà vu:
l’edizione del 2013
di Alessandra Barani
30
12
25
10
15
6
Fine latenza
20 marzo
15 marzo
17 marzo
24 marzo
rolo piogge
castelnuovo sotto piogge
cavriago piogge
10
4
30/4
29/4
28/4
27/4
26/4
25/4
24/4
23/4
0
22/4
0
21/4
5
20/4
2
correggio IPI
rolo IPI
castelnuovo sotto IPI
cavriago IPI
Figura 1. Superamento della soglia IPI nei quattro areali considerati
maggiore attenzione sulle precipitazioni
di fine aprile (alto rischio) senza tuttavia
ignorare completamente quelle precedenti (medio rischio).
Altre considerazioni hanno riguardato
la recettività della coltura nei due
periodi. Nel primo periodo (20-23 aprile)
solo il 40-50% dei vigneti risultava parzialmente sensibile alle infezioni (presenza
più o meno diffusa di germogli con 2-3
foglie), mentre nel secondo periodo (2730 aprile) la recettività era stata progressivamente raggiunta nella quasi totalità
dei campi.
Tabella 1. Modello UCSC: precocità dell’inoculo e segnalazione delle prime infezioni.
Area
Correggio
Rolo
Castelnovo Sotto
Cavriago
correggio piogge
20
8
IPI
Il modello IPI ha segnalato come prime piogge infettanti quelle avvenute tra
il 27 e il 30 aprile (fig. 1).
La prima stazione oggetto del superamento è risultata Castelnovo Sotto
(27/04), seguita da Rolo (28/04), Correggio
(29/04) e, per ultima, Cavriago (30/04).
L’aumento del rischio, con un valore di
IPI già prossimo alla soglia, era stato rilevato per l’area di Castelnovo Sotto con
le precipitazioni rinvenute tra il 22 e il 23
aprile. Per tutte le altre zone l’incremento
significativo si è verificato solo il giorno
precedente il superamento della soglia.
Il modello UCSC, a livello di andamento ha confermato le risultanze di IPI, segnalando come prime piogge infettanti quelle
comprese tra il 27 e il 30 aprile (tab. 1).
Il pericolo di un anticipo della prima infezione, nell’area di Castelnovo Sotto (e
zone confinanti), è stato suggerito anche
da questo sistema che ha registrato un
falso positivo per il 21 di aprile (infezione
non rilevata a posteriori nei controlli dei
campi spia).
Sostanzialmente entrambi i modelli
previsionali hanno avvalorato le valutazioni dello staff, suggerendo una
14
mm
La previsione della prima
pioggia infettante
Inizio germinazione
20 marzo
17 marzo
17 marzo
24 marzo
Prime infezioni
27-29-30 aprile
27-29-30 aprile
21*-27-29-30 aprile
27-29-30 aprile
* Falso positivo
Tabella 2. Riscontro della prima infezione nei campi spia non trattati, in relazione alle piogge.
Osservazione della prima infezione sulle foglie nei campi spia non trattati
Data del
prime piogge
Data del
prime piogge
Data del
prime piogge
controllo
infettanti
controllo
infettanti
controllo
infettanti
13-16 maggio 27-30 aprile 20-22 maggio 5-7 maggio
27 maggio 15-19 maggio
S. Ludovico (Rio Saliceto)
Canolo (Correggio)
Mandrio (Correggio)
Rubiera
Fazzano (Correggio)
Arceto (Scandiano)
Bagnolo
Borzano (Albinea )
Fabbrico
Montecchio
Puianello (Quattro Castella)
Gualtieri
Zurco (Cadelbosco)
Pratissolo (Scandiano)
Masone RE
9
I riscontri in campo nella prima parte della stagione
Secondo il “calendario Baldacci” in
caso di infezione tra il 21-22 aprile, i primi
sintomi sulle foglie si sarebbero manifestati tra il 3 e il 6 maggio; per le possibili
infezioni del 27-30 le prime macchie erano invece attese tra il 9 e il 14 maggio. Ed
ecco che è iniziata la ricerca nell’ambito
dei campi spia non trattati.
Il puntuale controllo dei campi spia
non trattati non ha evidenziato infezioni nel periodo precedente al 13 maggio a conferma della non infettività delle
precipitazioni del 21-23 aprile, in generale
su tutto il territorio. Nel 60% dei casi le
prime infezioni erano riconducibili agli
eventi piovosi di fine mese, nel 33% dei
casi alle successive piogge della prima
settimana di maggio (causa di ulteriori
infezioni anche nelle aree del precedente gruppo) e solo nel 7% dei vigneti spia,
a quelle del 15-19 maggio (tab. 2). Come
evidenziato in tabella, principalmente
nelle aree di pedecollina le prime infezioni si sono verificate con una tempistica
successiva rispetto a quella della pianura,
con poche eccezioni.
Procedendo nella verifica del follow up,
dal 23 al 27 maggio era già possibile rilevare le infezioni secondarie nel primo
gruppo di aziende, dal 1 al 3 giugno nel
notiziario fitopatologico
di una pressione di malattia
80
molto elevata
70
e
comunque
60
50
non uniforme
40
Foglie
in tutti gli areali,
30
Grappoli
già dal periodo
20
iniziale. Nella
10
0
fase della fioritura, tra i vigneti
sentinella, solo
il 43% non moFigura 2. Infezioni osservate, nelle fasi fiorali (3-7 giugno), su foglie e grappoli strava sintomi di
nei campi spia non trattati
peronospora sul
secondo gruppo e dal 5 al 7 giugno nel grappolo, il 33% evidenziava percentuali
terzo.
d’infezione comprese tra lo 0,5 e il 3% di
Avvicinandosi alle fasi prefiorali, le con- grappoli infetti, il 7% infezioni comprese
dizioni meteo e la progressiva diffusione tra 4 e 7% e il 17% infezioni uguali o supedei sintomi della malattia anche sui grap- riori all’8% (fig. 3).
poli, aprivano uno scenario di rischio Sostanzialmente più della metà delle
molto elevato su gran parte del territorio aziende sentinella era interessata dalla
provinciale, visto l’accavallarsi di diversi peronospora su grappolo, con una freattacchi primari e secondari.
quenza variabile. Si trattava di un quadro
Facendo il punto durante la fioritura, tra poco rasserenante, non tanto per il danil 3 e il 7 giugno, in quasi tutti i plot del- no già in essere, bensì in prospettiva di
la fascia a nord della via Emilia (bassa un andamento meteo, non ancora noto,
pianura), era stato rilevato un grado di che avrebbe potuto infierire ulteriormenattacco di peronospora sul grappolo me- te sulla situazione.
dio, elevato o molto elevato (fig. 2).
Solo nei plot spia localizzati lungo o a
I riscontri in campo nella
sud della via Emilia (pedecollina), le inseconda parte della stagione
fezioni su grappolo erano irrilevanti, o Durante la fase di prechiusura, i plot
comunque basse, e in un caso (Montec- spia non trattati (passati da 15 a 12),
chio) ancora assenti.
rimarcavano elevati livelli d’infezione soIl quadro della situazione relativa alla dif- prattutto sui grappoli, in 5 casi compresi
fusione della peronospora nelle aziende tra il 45 e il 98%. Nonostante il distacco
della provincia ci è stato offerto dai mo- di numerosi grappoli colpiti in fioritura,
nitoraggi settimanali dei vigneti quindi già molto secchi, o di loro porsentinella, sottoposti ai trattamen- zioni, la diffusione della peronospora, tra
ti. Dal follow up è emersa la difficoltà dei infezioni progredite e nuovi attacchi di
viticoltori nel condurre una difesa effi- larvata, era ancora in crescita (fig. 4).
cace, non sempre a causa di sviste o di Stesso andamento, seppur con valori inscelte errate, ma principalmente a causa feriori, è stato rinvenuto nei campi spia
100
Montecchio
Quattrocastella
Albinea
Scandiano
Scandiano
Masone RE
Rubiera
Cadelbosco
Gualtieri
Fabbrico
Bagnolo
Correggio
Correggio
Rio Saliceto
Correggio
organi infetti (%)
90
14
13
12
grappoli infetti (%)
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
Figura 3. Infezioni su grappolo durante la fioritura (3-7 giugno) nei vigneti sentinella trattati
10
Montecchio
Quattrocastella
Rubiera
Albinea
RE
Scandiano
RE
RE
Poviglio
Gualtieri
Castelnuovo
Poviglio
Cadelbosco
Fabbrico
Novellara
Novellara
Bagnolo
S. Martino in Rio
S. Martino in Rio
Correggio
S. Martino in Rio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Rio Saliceto
Rio saliceto
Rio Saliceto
Rio Saliceto
0
localizzati lungo o a sud della via Emilia
(pede-collina), che in fioritura si contraddistinguevano per una presenza irrilevante della malattia sul grappolo.
Intorno alla fine di giugno si sono conclusi i controlli, nella maggior parte dei
plot spia, in modo da limitare il danno
provocato.
Del tutto opposta la situazione rilevata
progressivamente nei vigneti sentinella dove, a poco a poco, lo sviluppo
della peronospora aveva subito un rallentamento considerevole. Grazie ad un
miglioramento delle condizioni climatiche, ma soprattutto grazie ad una difesa
serrata con turni d’intervento appropriati, le infezioni sono state efficacemente
controllate impedendo soprattutto la diffusione di secondarie.
In questa fase l’83,3% delle aziende non
presentava peronospora larvata e solo il
16,6% mostrava infezioni molto lievi, comprese tra lo 0,5 e il 3% di grappoli colpiti
(fig.5). Contrariamente a quanto accaduto
nei plot spia non trattati, nei vigneti sottoposti a strategie di contenimento adeguate si è verificata una inversione di tendenza rispetto al periodo della fioritura.
Le conclusioni
Il 2013 si è rivelato un anno impegnativo
per il controllo della peronospora, come
dimostrato anche dalla progressione della malattia nei campi spia, non sottoposti
a trattamenti fino all’ultima decade di
giugno. La precocità dell’inoculo, derivata dalla fine della latenza delle oospore
anticipata di oltre 15 giorni rispetto al
2012, le ripetute piogge all’inizio della
stagione, in una fase in cui lo sviluppo
dei germogli era estremamente scalare e
difforme, nonchè l’elevata pressione della
malattia in gran parte del territorio, hanno messo a dura prova le diverse linee di
difesa applicate. Se i prodotti di copertura
e i preparati più o meno penetranti non
potevano seguire l’accrescimento della
nuova vegetazione dopo il trattamento, le
miscele sistemiche presentavano elevate
difficoltà di assorbimento/traslocazione
nelle piante, a causa delle prolungate precipitazioni. Pertanto, la contrazione dei
turni d’intervento risultava fondamentale
in una situazione di questo tipo. A dura
prova diverse aziende situate in un’area
tra Rio Saliceto, Fabbrico e Campagnola,
dove le copiose precipitazioni della prima
settimana di maggio hanno “corroborato” la peronospora già in incubazione per
le piogge di fine aprile.
n. 1 - aprile 2014
100
90
organi colpiti (%)
80
70
60
50
40
Foglie
30
Grappoli
20
10
Montecchio
Quattrocastella
Albinea
Rubiera
Scandiano
RE
Scandiano
Cadelbosco
Fabbrico
Correggio
Correggio
0
Rio Saliceto
Come tempistica, il ciclo del
2013 ricalca casualmente quello del 2012 ma
con una pressione di gran
lunga superiore
sul territorio. Il
notevole anticipo dell’inoculo
ha presumibilmente indotto
Figura 4. Infezioni osservate, nelle fasi di pre chiusura (ultima decade di giugno), su foglie
e grappoli nei campi spia non trattati
3
2.5
grappoli infetti (%)
2
1.5
1
0.5
Montecchio
Albinea
Quattrocastella
Rubiera
RE
Scandiano
RE
RE
Gualtieri
Poviglio
Castelnuovo
Poviglio
Cadelbosco
Fabbrico
Novellara
Novellara
Bagnolo
S. Martino in Rio
S. Martino in Rio
Correggio
S. Martino in Rio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Rio Saliceto
Rio saliceto
Rio Saliceto
0
Rio Saliceto
Nella prima parte della stagione, se in
piccola parte la presenza della peronospora nelle aziende trattate può essere
imputabile ad errori di gestione della
difesa, quali determinazione dei dosaggi,
esecuzione di trattamenti a filari alterni,
sottostima del problema, nella maggior
parte dei casi si è invece trattato di defaillances derivate dalla aggressività della
peronospora e dalle situazioni epidemiologiche/fenologiche sopra descritte.
È solo nella seconda parte della stagione
che l’espansione della malattia, attraverso
ripetute infezioni secondarie, è derivata
principalmente da qualche errore che si è
trascinato nel tempo. Si tratta fortunatamente di casi abbastanza isolati.
Il 2013 sarà ricordato come un anno particolare. Ma perché un déjà vu?
- Anno con alta pressione come il 2008,
ma con un andamento diverso (vedi Notiziario Fitopatologico N.2 dicembre 2008).
In quell’annata l’incremento della malattia, comparsa nell’ultima decade di maggio, è stato rilevato dalla prima decade di
giugno in poi, a causa di ulteriori infezioni primarie e di infezioni secondarie.
Il periodo più critico si è verificato dalla
fioritura in poi, quindi nella seconda parte della stagione.
- Anno con un ciclo simile al 2012 ma
con livelli d’infezione non paragonabili.
Se facciamo mente locale, nel 2012 (vedi
Notiziario Fitopatologico N.2 dicembre
2012), le prime piogge infettanti in alcune zone del territorio si sono manifestate
il 30 aprile e il primo maggio. I sintomi
in campo sono stati osservati sulle foglie
tra il 15 e il 16 maggio. Altre precipitazioni
risalgono al 6-7-13 maggio, con evasione
della malattia o incremento dei sintomi,
in numerose aree, tra il 22 e il 24 maggio.
Figura 5. Infezioni su grappolo durante la fase di chiusura grappolo (15-18 luglio) nei vigneti sentinella trattati
l’inizio della germinazione di un maggior
numero di famiglie di oospore a cui sono
seguite ripetute piogge infettanti.
- Tante similitudini ma un libro da riscrivere ogni anno.
Nota: Le attività relative ai campi spia di Fabbrico, Cadelbosco, Rio Saliceto, 1-2 Correggio,
Albinea e Scandiano 1, sono state finanziate
dal Progetto: “Servizi di supporto per l’applicazione dei disciplinari di produzione integrata e
delle norme di produzione biologica nell’ambi-
to del P.S.R. 2007-2013 – Misura 214, azioni 1
e 2 (Mis. 511)”. Rientrano nel progetto anche le
elaborazioni relative al modello UCSC.
Per tutti i restanti campi spia e per tutti i vigneti sentinella i dati sono di proprietà del
Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio
Emilia, così come le elaborazioni IPI.
Attività derivata dal lavoro dei tecnici: M. Bacchiavini, A. Barani, P. Belletti, D.
Cantarelli, L. Casoli, A. Franchi, P. Mazio,
A. Piazza
I nuovi punti di affissione
del bollettino antiperonosporico
di Accursio Piazza
Come già anticipato negli scorsi numeri
del nostro notiziario, il bollettino antiperonosporico negli ultimi 2 anni ha subito
grandi cambiamenti: nella veste, dal
più famoso bollettino “giallo” si è passati alle 3 diverse e più moderne versioni, suddivise per tipologia di prodotti e
quindi per colore: il verde, il blu e il lilla;
nei contenuti, non più un semplice
consiglio di indicazione sulla data del
trattamento con i singoli principi attivi,
ma un vero e proprio consiglio tecnico
dove vengono indicate le miscele pronte
permettendo di sfruttare appieno l’ampia gamma di prodotti antiperonosporici
presenti sul mercato; nella modalità
11
di distribuzione e nei siti di affissione.
In questo articolo ci si soffermerà esclusivamente su questi ultimi due aspetti e
come vedremo dal lavoro fatto in questi ultimi mesi, il bollettino ha subito un
notevole “snellimento” del meccanismo
di distribuzione che accompagna il bol-
notiziario fitopatologico
lettino stesso dai nostri uffici a voi utenti
finali, e una riduzione nel numero dei
punti d’affissione del manifesto cartaceo
sul territorio provinciale, cercando di favorire l’utilizzo degli altri strumenti di informazione a disposizione del Consorzio.
Sin dalla sua nascita, l’informazione
contenuta nel bollettino antiperonosporico, per poter raggiungere tutti i viticoltori e coprire quindi la gran parte del
territorio provinciale, ha potuto contare
sull’aiuto fornito da diverse figure pubbliche e private (municipi, uffici di Polizia Municipale, cantine sociali e private,
associazioni agricole come la Coldiretti, la CISL, la CIA, e molte rivendite di
agro-farmaci) che hanno sempre svolto,
a vantaggio dei produttori agricoli della
zona, un ottimo servizio di segnalazione
delle epoche degli interventi antiperonosporici, distribuendo e affiggendo al
momento opportuno, da noi indicato, i
manifesti presso i diversi punti della provincia dove, con facilità, possono essere
osservati dai viticoltori.
Nel corso degli anni, come è normale
che sia, questo imponente meccanismo
di distribuzione ha però perso un po’ dello smalto dei tempi migliori. Molteplici
motivi, quali la crisi economica che attanaglia molti dei nostri enti pubblici, la
mancanza di personale e lo stratificarsi
nel tempo di situazioni di criticità, hanno reso nel corso degli anni questo meccanismo non sempre tempestivo, poco
veloce e dispendioso in termini di costi e
lavoro. Il tutto si traduce in un solo concetto: poco efficiente!
Figura 1. Punti di affissione bollettino fino al 2013
Oggi, visti anche i tanti mezzi di informazione che offre il Consorzio, più semplici,
veloci e gratuiti per tutti gli utenti (vedi
servizio sms, sito internet, mailing-list e
bollettino di produzione integrata, tutti
accessibili dal sito www.fitosanitario.re.it),
si è cercato di avviare un importante e
non semplice processo di razionalizzazio-
ne con lo scopo di dare una maggiore
efficienza al servizio di affissione del bollettino al fine di ridurre i costi, agevolare
l’impegno delle strutture coinvolte e controllare ogni passaggio per meglio poter
gestire eventuali situazioni d’emergenza.
Nell’imminente passato il bollettino veniva affisso in circa 300 punti sparsi per
Tabella 1. I punti di affissione 2014 in provincia, comune per comune
Comune
Albinea
Albinea
Albinea
Albinea
Bagnolo in Piano
Bagnolo in Piano
Bagnolo in Piano
Bibbiano
Brescello
Brescello
Cadelbosco Sopra
Cadelbosco Sopra
Cadelbosco Sopra
Cadelbosco Sopra
Campagnola
Campagnola
Campagnola
Campagnola
Campegine
Campegine
Canossa
Casalgrande
Casalgrande
Castellarano
Castelnovo Sotto
Castelnovo Sotto
Castelnovo Sotto
Castelnovo Sotto
Cavriago
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Correggio
Fabbrico
Fabbrico
Gattatico
Gonzaga
Gualtieri
Gualtieri
Guastalla
Guastalla
Guastalla
Guastalla
Guastalla
Guastalla
Luzzara
Luzzara
Montecchio E.
Montecchio E.
Montecchio E.
Montecchio E.
Montecchio E.
Montecchio E.
Da chi viene affisso
Dove trovarli
Cantine Riunite Albinea-Canali
via Tassoni n° 213
Consorzio Fitosanitario
Piazza Caduti Alleati; (loc. Botteghe di Albinea)
Consorzio Fitosanitario
Piazza Cavicchioni n°8; c/o sede Municipio
via Campanini n°1; c/o bacheca Bar “La Noce” (loc. Borzano)
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Agrario dell’Emilia
via Valli n° 5
Polizia Municipale
via Beviera n° 53 - c/o Winny bar
Polizia Municipale
via Provinciale nord n° 17 c/o Latteria soc. Pieve Rossa
Rivendita Agri-1
via Ariosto n°70
Municipio
Piazza Matteotti n°12
privato (Stocchi Simona)
Piazza Martiri della libertà (loc. Lentigione)
Cantine Riunite CadelBosco
via A. Gramsci n°13. (Loc. Villa Argine)
Polizia Municipale
via G. Galilei n°15; c/o bacheca Bocciodromo
Polizia Municipale
via Marconi n°2; c/o Bar Gemmi
Rivendita For-Green
via Dante Alighieri 56
Cantine Riunite Campagnola
via Grande n°1
Caseificio Castellazzo
via Don Mazzolari n°12
privato (Bigi Giovanni)
via Picenardi n°11 - c/o Antica trattoria Cognento
Rivendita Agri-camp
via Montanari n°2
Municipio
Piazza Caduti del Macinato n°1
Municipio
Piazza S. Allende; c/o edicola
Rivendita AgriEnza
via Val D’enza Nord, n°167
Consorzio Agrario dell’Emilia
via A. Moro n°9
Rivendita F.lli Lugari
via Botte n° 14.
Consorzio Agrario dell’Emilia
via Radici sud n°4
Consorzio Agrario dell’Emilia
Strada Pallaia, n°10
Polizia Municipale
Piazza 4 Novembre n° 1
Polizia Municipale
Piazza Prampolini n°1
Polizia Municipale
via F. Petrarca, 13/1. c/o Bocciodromo
Municipio
Piazza Don Dossetti n°1
C.I.A.
via Montefiorino n°6
Cantina Emilia Wine
via Contrada n° 9; (ex cantina Prato di Correggio)
Cantina Emilia Wine
via Della Republica n°21; (ex cantina Nuova di Correggio)
Cantine Riunite Correggio
via Macero n°10, (loc. San Prospero)
Coldiretti
viale C. Battisti n°3.
Consorzio Agrario dell’Emilia
via Fosdondo n°12 (loc. Fosdondo)
Consorzio Agro-Ambientale
Corso Mazzini; c/o consorzio Agro-Ambientale
Consorzio Agro-Ambientale
via don Mario Grazioli; c/o bocciofila (loc. Canolo)
Consorzio Agro-Ambientale
via Fazzano; c/o Chiesa (loc. fazzano)
Consorzio Agro-Ambientale
via Lemizzone; c/o pizzaria (Loc. Lemizzone)
Consorzio Agro-Ambientale
via Mandrio; c/o bacheca (loc. Mandrio)
Consorzio Agro-Ambientale
via Naviglietto; c/o bacheca (loc. Mandriolo)
Consorzio Agro-Ambientale
via Reggio; c/o bacheca (loc. Budrio)
Consorzio Agro-Ambientale
via San Biagio; c/o bacheca (loc. San Biagio)
Consorzio Agro-Ambientale
via San Prospero; c/o latteria “La famigliare”
Rivendita Federico Messori
via V. Saltini n°46/c
Rivendita Scaltriti Romano
Viale Varsavia n°12
Consorzio Agrario dell’Emilia
via Trento n°30
Polizia Municipale
via Roma
Consorzio Agrario dell’Emilia
via Garibaldi n°11/A
Cantina soc. Gonzaga
Viale Stazione n°39
Cantina soc. Gualtieri
via San Giovanni n°25
Polizia Municipale
P.zza Bentivoglio n°26
C.I.A.
via Cisa Ligure n°17
Coldiretti
via Bertazzoni n°31
Consorzio Agrario dell’Emilia
via Pieve n°98/A
Municipio (U.R.P.)
via Porta Murata n° 54. c/o Latteria Soc. Benatta
Rivendita Bisi Giuseppe
via Vegri n° 6
Rivendita Cavaletti Paolo
via Delle Ville n° 67
Municipio
via Avanzi n°1
Rivendita Medici Umberto
via Villa superiore n°28
C.I.A.
via Prampolini n°56
Cantina Due Torri
strada Barco n°2
Consorzio Agrario dell’Emilia
strada Beata Vergine della sedia n°14
Municipio
incrocio strada Quarticello-strada Bibbiano
Municipio
Piazza della repubblica n°1
Rivendita Agritutto
via A. Volta n° 5
12
n. 1 - aprile 2014
Figura 2. Punti di affissione bollettino dal 2014
la provincia e, come si può notare dalla
figura 1, non sempre in modo razionale.
Basti notare come nel comune di Luzzara, dove insiste solo lo 0,20% della viticoltura provinciale (dati 2011), erano presenti ben 12 punti di affissione, a nostro
parere un po’ troppi!
Cercando di dare una presenza sul territorio commisurata alla superficie vitata
di ogni comune, si è provveduto a ridurne il numero e allo stesso tempo a darne
maggior visibilità cercando di eliminare i
punti meno utili e incentivare i viticoltori
a usufruire il più possibile degli altri mezzi di divulgazione elencati sopra.
Con questo obiettivo abbiamo ridotto di
circa il 50% i punti di affissione cercando,
attraverso uno scrupoloso e attento lavoro, di mantenere attivi quelli di maggior
interesse per voi viticoltori. Si è quindi
passati dai 297 punti iniziali ai 145 attuali che vi accompagneranno nel corso di
questa e delle prossime campagne viticole (figura 2).
Un’altra importante parte del lavoro ha
avuto come obiettivo principale quello di
cercare di alleggerire i compiti degli enti
pubblici che, come detto, stanno vivendo momenti di grande crisie conomica e
di forza lavoro e cercare di coinvolgere il
più possibile le cantine e le rivendite di
agrofarmaci dove potrete trovare affissi i
bollettini.
Nella tabella vengono elencati, con maggior dettaglio, quelli che da quest’anno
saranno i punti di affissione comune per
comune, con l’indicazione stradale degli
uffici, rivendite, cantine e varie associazioni agricole dove potrete trovare il bollettino più vicino a voi.
Comune
Novellara
Novellara
Novellara
Novellara
Poviglio
Quattro Castella
Quattro Castella
Quattro Castella
Quattro Castella
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggio Emilia
Reggiolo
Reggiolo
Rio Saliceto
Rio Saliceto
Rio Saliceto
Rio Saliceto
Rolo
Rolo
Rubiera
Rubiera
Rubiera
Rubiera
San Martino in Rio
San Martino in Rio
San Martino in Rio
San Martino in Rio
San Martino in Rio
San Polo D’Enza
San Polo D’Enza
Scandiano
Scandiano
Scandiano
Scandiano
Scandiano
Scandiano
Scandiano
Scandiano
Da chi viene affisso
Cantina San Martino in Rio
Consorzio Agrario dell’Emilia
Rivendita Al Molejn
Rivendita Saccani Franco
Rivendita Geofarm
Cantina Puianello
Consorzio Agrario dell’Emilia
Municipio
Municipio
C.I.A.
Cantina Soc. Masone
Cantina soc. Massenzatico
Coldiretti
Consorzio Agrario dell’Emilia
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Consorzio Fitosanitario
Rivendita Agri-1
U.G.C (CISL)
Municipio
Rivendita Anceschi Giancarlo
Cantina Soc. di Carpi
Municipio
Municipio
Municipio
Cantina Soc. Rolo
Fruit Modena Group
Consorzio Agrario dell’Emilia
Municipio
Municipio
Municipio
Cantina San Martino in Rio
Municipio
Municipio
Municipio
Rivendita Santini Marino
Consorzio Agrario dell’Emilia
Rivendita Agripoint
Cantina Emilia Wine
Coldiretti
Consorzio Agrario dell’Emilia
Municipio
Municipio
Municipio
Rivendita Agrizeta
Rivendita Talami Caterina
13
Dove trovarli
strada Provinciale Sud n°153
via Roma n°1
via Ernesto Pelgreffi n°9
via Fratelli Cervi n°1
via Parma n°82
via C. Marx n°19/A
via C. Marx n° 1
bacheca comunale di Montecavolo
P.zza Garibaldi
Viale Trento Trieste n°14
via Bacone n°20
via Beethoven n°109
via N. Copernico n° 28
via Fratelli Manfredi n°5
bacheca comunale (Loc San rigo)
via Dante Freddi n°77/1; c/o Caseificio La Rinascente
via A. Frank n°100; c/o Bar Virgin Pub (loc. Sabbione)
via Bacone - c/o tabaccheria
via Bagnoli n°7; c/o Cantina soc. (loc. villa Bagno)
via Bassetta n°25; c/o Grasselli Mario (loc. Cella).
via Beethoven n°1; c/o Antico Caseificio Tricolore (loc. Gavassa)
via Beethoven, c/o distributore benzina
via Bertocchi n° 1 c/o negozio maestri
via Carlo Marx n°24; c/o Latteria agricoltori Roncocesi
via Dante Freddi n°396; c/o Latteria Sociale Rubbianino
via della Tromba n°11/b; c/o Bar Acli (loc. Marmirolo).
via Don P. Leuratti n°9; c/o stalla sociale Pratofontana
via Fermi n°59; c/o Caseificio centro Fogliano (loc. Fogliano)
via Ferri n° 12; (loc. Sesso)
via Fleming n°6; c/o Cantina nuova Gavassa
via Forlanini Carlo n°2; c/o Caseificio Roncadella
bacheca comunale di coviolo
via Gattalupa n° 70/1
via Giovanni Rinaldi n°45; c/o Circolo Arci Rondò
via Grisendi n°3/1
via Iotti n° 2/d; Centro Sociale G. Tasselli
via Lorca n°18; c/o caseificio San Simone
via Miselli n° 4
via Miselli n° 7; c/o Bar Miselli
via Montagnani n°19; c/o caseificio Villa Curta
via Morelli n°6; c/o Zanichelli Bruno (loc. Cella)
via Mozart n°41; c/o ristorante “La CIRENAICA” (loc. Massenzatico)
via Mutti n°2; c/o Caseificio Gavasseto (loc. Gavasseto)
via Ospedaletto n°4; c/o Latteria Sociale Emilia (loc. Villa Bagno)
via Pasteur n°20; c/o Caseificio San Maurizio (loc. San Maurizio)
via Tresinaro; c/o acquedotto (loc. Castellazo).
via Vico n°152; c/o circolo Arci Cella (loc. Cella)
via Volta n°12; c/o Cantina Soc. Coviolo
via Vico n°164
via W. Asseverati n°1 (loc. Masone)
via Turri n°69.
Piazza Martiri n° 38
via San Venerio n° 10
via xx settembre n°11
Piazza Carducci n° 18
via Cà de Frati n° 52; c/o Bar Consolini
via Caprì; c/o bacheca necrologi (loc. Osteriola)
via Roma n°118
Via Campogrande n°78
via Zenone n°1
via degli Araldi n°3; c/o bar San Faustino
via Emilia est n° 5; c/o bacheca comunale
via Madonna di Pompei n° 2/1; c/o bar-tabacchi
via Roma n°123
via Cà Matta sud n°2; c/o Bar Gazzata
via Chiesa Trignano; c/o piazzale Chiesa
via stradone n°18; c/o Chiesa di Stiolo
via Forche n°2
via Gramsci n°64/b
via G. Marconi n°7
via 11 Settembre 2001, n°3
via Trieste n°3
via Fattori n°2
via delle scuole n° 15; c/o Latteria Boiardo (loc. Pratissolo)
via Mulino n° 18; c/o Mulino Valeriani
via per Casalgrande n° 29; c/o latteria Giardina (loc. Arceto)
via per Reggio n°46 - (loc.Arceto)
via Madonna della Tosse n° 15
notiziario fitopatologico
Al via la confusione sessuale
I tecnici del fitosanitario impegnati in un ambizioso progetto per la diffusione
anche in provincia di Reggio Emilia del metodo della confusione sessuale
per il contrasto alla tignoletta della vite
di Mirko Bacchiavini e Nicolò Dall’Aglio
È innegabile che, a partire dal 2009,
qualcosa in fatto di tignoletta della vite
(Lobesia botrana) sia cambiato: se fino a
quella data il problema era sentito a livello aziendale o addirittura sub-aziendale,
con casi nei quali si registravano infestazioni solo in alcune limitate zone del vigneto, da allora pur rimanendo un fenomeno localizzato, sempre più agricoltori
e cantine lamentano situazioni critiche.
Le risposte di chi ha avuto a che fare recentemente con tignoletta non si sono
fatte attendere, a volte non sono state
delle più razionali con esiti non sempre
del tutto soddisfacenti, ma con l’indubbio
risultato di aver aumentato il numero di
trattamenti insetticidi e i costi di difesa.
Sono ormai noti i limiti della difesa
convenzionale: tra i più indagati vi è il
posizionamento temporale (timing) del
trattamento che deve essere effettuato
in stretto rapporto con il ciclo biologico
dell’insetto. A titolo di esempio trattare
con un prodotto ovicida quando già sono
presenti le forme larvali può pregiudicare
pesantemente la riuscita del trattamento
stesso. Discorso interessante è quello della bagnatura non uniforme o inadeguata:
abitudine della femmina di tignoletta è
deporre nella zona più interna del grappolo laddove l’umidità è maggiore e le
condizioni microclimatiche sono meno basso impatto ambientale, con un profilo
estreme, proprio la parte che è raggiunta tossicologico migliore e che mantenga un
con maggiore difficoltà dal trattamento. presidio costante contro il fitofago duranA questo proposito una adeguata gestio- te tutta la stagione.
ne della chioma è una buona pratica per Un’alternativa complementare alla difesa
aumentare la possibilità di contenimento convenzionale arriva dal metodo della
di tignoletta. Tema complesso e che in- confusione sessuale, tecnica già ampiateressa più discipline, è il possibile calo mente applicata con successo a livello
di efficacia negli anni di alcuni principi nazionale in oltre 20.000 ettari, soprattutattivi impiegati nella lotta insetticida. La to in Trentino e in Romagna per le uve da
ragione di questa “stanchezza” può esse- vino e in Puglia per quelle da tavola.
re attribuita all’instaurarsi di ben studiati Il metodo della confusione sessuale sfrutfenomeni di “resistenza” genetica dell’in- ta essenzialmente la caratteristica biolosetto nei confronti di alcuni principi attivi gica di Lobesia botrana di comunicare
dovuti spesso ad un reiterato utilizzo nel attraverso l’emissione di feromoni, sotempo del medesimo principio attivo.
stanze volatili prodotte dalle femmine nel
Fatte salve queste premesse, la difesa con- periodo di massima fertilità per attirare
venzionale con prodotti chimici e biologi- il maschio. Interferendo in questo mecci resta una valida arma di difesa contro canismo con feromoni di sintesi emessi
tignoletta, tuttavia in alcune aziende agri- da erogatori uniformemente distribuiti in
cole che non hanno ottenuto i risultati vigneto, si ha l’effetto di confondere il maattesi con la sola lotta convenzionale si schio impedendo così l’accoppiamento e
è concretizzata l’esigenza di uscire dalla la conseguente deposizione di uova fertili.
filosofia spicciola
del “tratto oggi
Il metodo della confusione sessuale per il controllo dei fitofagi
e domani vedo
trova applicazione in diverse colture già da diversi anni. In nacome l’insettitura la femmina di tignoletta per essere fecondata attira il macida ha funzioschio con sostanze odorose, chiamate feromoni sessuali, emesse
nato” a favore
da particolari ghiandole. Si tratta di sostanze volatili simili agli
di una strategia
idrocarburi che, una volta nell’ambiente, sono trasportate dalle
brezze e al crepuscolo intercettate dai maschi con voli di avvicipreventiva,
a
namento a zig zag.
La tecnica della confusione sessuale consiste essenzialmente
nell’interferire con queste tracce di feromone naturale saturando
il vigneto con feromoni di sintesi. La scia naturale che dovrebbe
seguire il maschio in un vigneto in confusione non risulta essere
più così nitida (fig. 1), come conseguenza non riesce a raggiungere la femmina e quindi a fecondare le uova. Generazione dopo
generazione il numero degli individui di tignoletta si riduce sino
a tornare a livelli accettabili.
La diffusione del feromone di sintesi in vigneto è assicurata
da particolari strumenti chiamati erogatori. Attualmente sul
mercato troviamo due tipologie di erogatore: a capillare e ad
ampolla. Il funzionamento per entrambe è analogo, all’interno
di essi è immagazzinata una quantità di prodotto sufficiente a
coprire tutta la stagione viticola. Attraverso il polimero ad alta
tecnologia con il quale sono costituite le pareti degli erogatori, il
feromone riesce a raggiungere il lato esterno e lì evaporare per
diffondersi nel vigneto circostante.
Figura 1. Rappresentazione grafica del funzionamento della confusione
sessuale alla tignoletta per mezzo di erogatori di feromone
14
n. 1 - aprile 2014
Figura 2. Comprensorio vitato di Fazzano di Correggio che aderisce al progetto della confusione sessuale
Queste esigenze pervenute in primis dai
viticoltori, ma anche dalle cantine sempre
più spesso chiamate a dirimere sul conferimento di uve letteralmente infestate
da tignoletta, hanno spinto il Consorzio
Fitosanitario di Reggio Emilia a proporre
al mondo viti-vinicolo per il 2014 un’area
pilota, a carattere dimostrativo, nella quale impostare il metodo della confusione
sessuale per il contrasto alla tignoletta.
L’area prescelta è quella di Fazzano di
Correggio (fig. 2), che coinvolge una
ventina di viticoltori per una cinquantina di ettari di vigneto. Il comprensorio
presenta i requisiti migliori quali la contiguità dei vigneti, una discreta pressione
del fitofago già nel 2013, e la presenza di
viticoltori associati ad almeno quattro
importanti cantine del territorio che potranno così trasferire le loro esperienze ad
altri soci.
Le fasi preliminari hanno visto nella serata del 6 febbraio scorso una partecipata
riunione presso il circolo di Fazzano dei
viticoltori e dei rappresentanti delle cantine (fig. 3), per illustrare nel dettaglio il
progetto, valutando bene punti di forza
e criticità.
I viticoltori di Fazzano e le loro cantine,
aderendo con generosità al progetto, si
sono impegnati per un periodo di tre
anni di applicazione del metodo, tempo minimo ritenuto necessario perché
la strategia di confusione sessuale possa
contenere le popolazioni di tignoletta e
ridurre, fino auspicabilmente ad azzerare,
i trattamenti insetticidi.
Una volta incassato il consenso di massima della maggior parte dei presenti, i
tecnici del Consorzio Fitosanitario nel-
le settimane successive hanno valutato
azienda per azienda i sesti di ogni singolo
vigneto per determinare il numero di erogatori necessari a produrre una adeguata
e omogenea copertura di feromone, non
dimenticando i potenziali punti vulnerabili rappresentati dalle zone di bordo.
Appena terminate le operazione di potatura, nell’ultima settimana di marzo,
poco prima dell’inizio del volo della prima generazione, è iniziata la posa degli
erogatori: ogni singolo viticoltore è stato
supportato direttamente in campo da più
tecnici del Consorzio Fitosanitario che,
con un alacre lavoro di squadra, hanno
distribuito in maniera uniforme gli erogatori (circa 1 ogni 20 m²).
Durante l’intera stagione viticola i tecnici del Consorzio Fitosanitario forniranno
assistenza tecnica alle aziende viticole
di Fazzano. Il monitoraggio delle tre ge-
nerazioni sarà la vera sfida per i tecnici
che li impegnerà da aprile fino alla vendemmia. Questo avverrà per mezzo delle
trappole collose a feromone disposte nei
vigneti “confusi”, ma non solo, alcune
trappole saranno poste anche esternamente a questa area per controllare il
volo reale del fitofago non disturbato dai
feromoni di sintesi. Il polso della situazione sarà dato soprattutto dai puntuali
monitoraggi dei grappoli - almeno 100 eseguiti durante le tre generazioni con intensità maggiore nei punti storicamente
più critici del comprensorio viticolo.
Importante è il coordinamento dei tecnici delle diverse strutture – Consorzio
Fitosanitario, cantine, rivenditori, produttori di erogatori - che operano a livello
provinciale con gli agricoltori che hanno deciso di impostare questo metodo
nei loro vigneti. Questa collaborazione è
fortemente voluta da tutti i soggetti allo
scopo di dare informazioni concordi su
tempi e metodi anche a quei viticoltori
che per l’anno 2014 non faranno parte
progetto di Fazzano.
Il Consorzio Fitosanitario di Reggio Emilia da sempre in prima linea nel proporre
agli agricoltori reggiani tecniche di difesa
innovative e a basso impatto ambientale,
crede molto nella diffusione a livello provinciale di questa tecnica per affrontare
con maggiore razionalità e consapevolezza il problema della tignoletta. Negli
anni successivi è auspicio del Consorzio
Fitosanitario poter estendere questa esperienza ad altre zone e ad altri viticoltori,
un’occasione per chi abbia voglia di intraprendere questo percorso innovativo
per il contenimento di questo insidioso
fitofago.
Figura 3. Alcuni viticoltori e tecnici durante la riunione organizzativa al circolo di Fazzano
15
notiziario fitopatologico
Il backstage della formulazione degli SMS
Nuovo servizio SMS: un anno dopo
Viaggio nei retroscena tra monitoraggio, elaborazione, sintesi e tempestività.
di Andrea Franchi, Alessandra Barani, Luca Casoli, Pasquale Mazio e Stefano Meglioraldi
Lo scorso anno nel Notiziario Fitopatologico di aprile abbiamo presentato
due significative novità per il mondo
della viticoltura reggiana: il nuovo
bollettino antiperonosporico e l’evoluzione del servizio di messaggistica
SMS.
Relativamente alla presentazione del
rinnovato servizio di messaggistica
telefonica, questa attività era stata
definita come: “un minibollettino
vite in formato tascabile”. Con efficace sintesi lo slogan dava conto del
notevole ampliamento dell’offerta
informativa proposta. In sintesi, essa
prevedeva tre tipologie di messaggi:
- fitoiatrici, per le principali avversità che caratterizzano la realtà viticola
provinciale. Accanto ai “tradizionali”
input per i trattamenti nei confronti
di peronospora, oidio e scafoideo, dal
2013 sono state messe a disposizione
degli iscritti al servizio, in funzione
delle caratteristiche delle singole avversità contemplate, una più ricca
ed articolata gamma d’informazioni.
Sinteticamente, questi nuovi input riguardano in alcuni casi dati biologici
ed epidemiologici, in altri vengono
forniti consigli per interventi di difesa agronomici e/o meccanici e, se le
condizioni di campo lo rendono necessario, anche raccomandazioni per
interventi nei confronti di specifiche
avversità;
- agronomici. Con questa tipologia
di messaggi si è cercato di richiamare l’attenzione dell’agricoltore nei
confronti sia di pratiche agronomiche di routine (gestione dei residui
di potatura, gestione “al verde” della
chioma, ecc.), sia di consigli legati a
specifiche e/o particolari condizioni
ambientali di rischio per la coltura
(irrigazione, danni da freddo, ecc.);
- divulgativi, rivolti al territorio.
Hanno lo scopo di comunicare e informare gli iscritti in merito ad eventi/iniziative che annualmente vedono
coinvolto il Consorzio Fitosanitario.
Si ricorda che una descrizione più
dettagliata ed esaustiva delle caratteristiche delle tipologie di messaggi
può essere reperita nel Notiziario Fitopatologico numero 1 dell’aprile 2013.
Il backstage della
formulazione degli SMS
Prima di fornire i numeri che hanno contraddistinto lo scorso anno, è
opportuno spendere qualche riflessione sulle modalità di realizzazione
dei messaggi. In 160 caratteri (limite
massimo, spazi inclusi, per ciascun
SMS) si cerca di sintetizzare in modo
comprensibile e incisivo, all’eterogeneo mondo dei viticoltori iscritti, le
complesse dinamiche che caratterizzano la difesa e gli aspetti agronomici della vite nel corso della stagione
vegetativa. Per ottenere una fotografia molto fedele di ciò che succede
nel “sistema vigneto” è necessario
procedere ad un costante e capillare monitoraggio territoriale di diversi
parametri (fitoiatrici ed agronomici) che concorrono, in modo più o
meno marcato, all’evoluzione delle
avversità presenti nel vigneto. Più
nello specifico è necessario monitorare i cicli biologici ed epidemiologici degli organismi nocivi e del loro
livello di rischio, lo stato vegeto-agronomico della coltura, l’andamento
delle previsioni meteorologiche, nonché tener in considerazione gli input
forniti dai modelli previsionali. Solo
in questo modo è possibile avere il
polso degli avvenimenti di campo in
tempo reale e proporre, attraverso gli
SMS, suggerimenti efficaci e tempestivi che si susseguono in relazione
all’evoluzione delle avversità. Il messaggio rappresenta pertanto la punta
dell’iceberg, la sintesi finale di un articolato e interdisciplinare lavoro che
viene operato quotidianamente dai
tecnici dell’Ente.
La parte sommersa e non visibile di
questa “montagna di ghiaccio”, è ope16
rata dai tecnici del Consorzio attraverso i periodici controlli di campo.
Più nel dettaglio, questi sono rappresentati dal monitoraggio di 20 campi
spia tra peronospora e oidio e di 30
vigneti trattati in cui vengono osservate tutte le principali avversità biotiche e abiotiche, nonché gli aspetti
fenologici, fisiologici ed agronomici.
Accanto a queste informazioni reperite in modo più circostanziato, vengono anche raccolti altri input. Essi
sono riconducibili sia alle visite fitoiatriche e agronomiche richieste dai
viticoltori (n. 285 all’11/11/2013), sia ai
consigli tecnici richiesti dagli agricoltori telefonicamente (n. 365 sempre
all’11 novembre dello scorso anno).
Alle informazioni sopradescritte si
affiancano i dati meteorologici e
di previsione meteorologica. I dati
riguardanti le osservazioni meteorologiche sono costantemente ottenuti grazie ad una capillare rete di
stazioni sparse sul territorio, alcune
delle quali, le più significative, sono
utilizzate anche per le elaborazioni
dei modelli previsionali. Anche per
quanto concerne le previsioni meteorologiche si precede ad una attenta
verifica delle informazioni che ci pervengono dai canali divulgativi.
Una volta completata l’acquisizione
di tutti questi input si procede alla
loro tempestiva analisi e valutazione
critica, al fine di procedere, attraverso specifiche riunioni, alla stesura
del contenuto tecnico del messaggio,
chiaro e trasparente.
Ribadiamo che il nuovo servizio SMS
non vuole essere una mera replica
del triplice bollettino antiperonosporico o poco più, ma essere un agile
strumento in possesso dei viticoltori.
Gli SMS hanno lo scopo di aiutare e
supportare gli iscritti affinché, attraverso attenti e puntuali controlli, essi
definiscano lo stato dell’arte e i livelli di rischio per la propria coltura, e
possano effettuare scelte oculate e
n. 1 - aprile 2014
programmare le più efficaci strategie
di difesa da adottare.
Come è facilmente comprensibile,
questo servizio richiede un apprezzabile sforzo e un costante impegno,
nonché marcate capacità di analisi
e riflessioni al fine di addivenire, in
160 caratteri e in tempi molto brevi,
alla formulazione di un testo SMS
semplice e comprensibile. È una sfida quasi quotidiana che ci sentiamo
di affrontare anche quest’anno, suffragati dagli interessanti risultati che
hanno caratterizzato il 2013.
I dati del 2013
L’ampliamento della gamma informativa ha determinato uno spiccato
incremento dei messaggi inviati. Più
nel dettaglio, si è passati da circa 25,
come media nel periodo 2005-2012,
ai 58 del 2013.
In tabella si riportano in sintesi i dati
relativi ai 58 SMS inviati nel corso
dello scorso anno.
L’opera di trasformazione del servizio SMS, da semplice duplicato del
bollettino antiperonosporico che ha
caratterizzato l’attività nel periodo
2005-2012 con solo qualche integrazione relative ad eventuali emergenze (di natura fitoiatrica, agronomica
e di promozione di iniziative), ad un
vero e proprio mini-bollettino ha incontrato un notevole apprezzamento
tra i viticoltori. Ciò lo si evince analizzando i numeri relativi alle nuove
adesioni al servizio registrate nel corso dello scorso anno. Da gennaio a
ottobre, infatti, gli iscritti sono passati
da 889 a 1025. Il dato incrementale è
più apprezzabile se viene espresso in
termini percentuali: + 15,3%; lo è ancor di più se viene analizzato tenendo conto che il numero di iscritti alla
fine del 2012 rappresentava già una
quota rilevante dei viticoltori della
provincia.
Il cambiamento apportato è apprezzabile, oltre che sul piano contenuti-
stico, anche su quello economico. Infatti, grazie ad una più puntuale azione di ricerca tra i fornitori di “pacchetti di messaggi” è stato possibile
ottenere un costo più contenuto per
ciascun messaggio. Questa operazione è stata senz’altro facilitata dalla
maggiore diffusione della tecnologia
degli SMS rispetto al 2005 (anno di
inizio del servizio) che ha determinato una maggiore competizione tra
i provider di “pacchetti di messaggi”.
Pertanto, nonostante l’ampliamento
del numero dei messaggi inviati e
degli utenti, il costo complessivo del
servizio è diminuito.
I confortanti dati di gradimento
che hanno accompagnato lo scorso
anno, ci spingono con rinnovata e
accresciuta energia al proseguimento
dell’attività anche nel 2014 con il proposito di renderla sempre più efficace
e capace di rispondente alle molteplici esigenze delle moderne tecniche
di gestione della vite.
Tabella 1. Riepilogo dei messaggi 2013
Tipologia
Argomento
Numero di
SMS
Numero e relativa natura del messaggio
Peronospora
17
14 combinati tra informazioni biologiche, rischio d’infezione e
consiglio per il trattamento
3 esclusivamente per informazioni biologiche
SMS Fitoiatrici
SMS Agronomici
SMS per convegni, incontri
tecnici e altro
3 per trattamenti specifici
Oidio
4
Botrite
1
1 per trattamento specifico
Mal dell’esca
1
1 intervento con mezzi tecnici di difesa meccanica
Giallumi
4
4 per interventi di difesa di tipo agronomico-meccanico
Scafoideo
1
1 per il trattamento obbligatorio
Tignoletta
12
12 misti, nei quali si combinavano indicazioni di difesa chimica e/o
informazioni sul ciclo dell’insetto
Eriofide dell’acariosi
1
1 per il trattamento (solo per gli impianti in allevamento)
Interventi agronomici
5
5 Relativi a varie pratiche agronomiche
Servizio SMS
1
1 per la presentazione del rinnovato servizio
Fitoiatrici
1 combinato per trattamento specifico e informazioni biologiche
4 incontri con viticoltori dedicati alla presentazione del nuovo
bollettino antiperonosporico (NBA) e altri argomenti di pertinenza
fitosanitaria
6
1 incontro in campo relativo alla tignoletta
1 in merito al mal dell’esca
1 convegno economico-politico sul mondo vitivinicolo
Agronomici
5
4 di appuntamenti di cui 2 in campo in merito a diverse pratiche
agronomiche
17
notiziario fitopatologico
Indagine sull’uso di concimi fogliari
Effettivo impiego di concimi potassici per via fogliare e possibili effetti sulla qualità del prodotto
di Stefano Meglioraldi
Negli ultimi anni si è più volte lamentato un calo delle acidità dei mosti,
accompagnato, in genere, ma non
sempre, da un aumento degli zuccheri. Quello che più disturba, in realtà,
è uno scollamento tra i due parametri che caratterizzano l’acidità di un
mosto, ovvero l’acidità titolabile e il
pH. Quest’ultimo in particolare è
molto importante perché caratterizza
la sensazione di freschezza dei vini e
influenza la conservabilità degli stessi,
e purtroppo negli ultimi anni si è attestato su valori non ottimali (fig. 2)
Le cause di questa modifica nell’acidità possono essere diverse. Tra le principali si segnalano il progressivo cambiamento climatico, la trasformazione
dei lambruschi coltivati (ad esempio il
calo delle superfici di L. Marani), l’impianto di nuovo materiale clonale, il
passaggio dal semi-Bellussi a nuove
forme di allevamento, nonché la diffusione della vendemmia meccanica.
Oltre a quanto citato vi è però un altro aspetto che può giocare un ruolo
importante ed è in particolare l’applicazione di concimi fogliari a base di
potassio (K).
È noto infatti che in diverse aziende
sono utilizzati concimi fogliari allo
scopo di migliorare il grado zuccherino, somministrando potassio in epoca
tardiva, ovvero in prossimità dell’invaiatura (fine luglio, primi di agosto) o
addirittura nelle fasi successive.
Purtroppo, proprio l’acidità è influenzata negativamente dal contenuto di
potassio all’interno della bacca, per
cui, maggiore è la dotazione in K,
maggiore è il rischio di una caduta
dell’acidità.
Uno sguardo ai cambiamenti
più rilevanti
Prima però di affrontare più in dettaglio questo argomento, mi preme riportare alcuni dati relativi ai profondi
cambiamenti intercorsi nella nostra
viticoltura negli ultimi trent’anni. In-
Figura 1. Sintomi da carenza di ferro (clorosi ferrica)
nanzitutto occorre ricordare come dal
2000 ad oggi, più del 40% della nostra
viticoltura, circa 3.000 ha di Semi-Bellussi sono stati espiantati e sostituiti
da nuovi impianti. Questo ha sicuramente influenzato le caratteristiche
delle uve. Parallelamente le varietà
che sono state messe a dimora, e anche le loro caratteristiche enologiche,
sono diverse da quelle di allora.
Infine, riporto quanto indicato nella
tesi di laurea di Cingi Lorenzo, Università di Modena e Reggio Emilia, a
proposito degli effetti del cambiamento climatico, che ha determinato nella
Cantina sociale di Prato un progressivo
anticipo della maturazione (fig. 3). A
inizio anni ‘80 infatti si iniziava a vendemmiare a metà settembre con uva
ancora acerba, considerando i tempi
lunghi della vendemmia manuale. Oggigiorno, invece, non è difficile iniziare
la vendemmia i primi di settembre con
l’uva già perfettamente matura.
Questo riporta l’argomento allo stato di maturazione dell’uva. Se con
la vendemmia meccanica è possibile
raccogliere l’uva in poco tempo e il
viticoltore è interessato a realizzare un
alto grado zuccherino, non è difficile
18
che l’uva sia lasciata in campagna più
a lungo, con un’evoluzione del mosto verso un calo dell’acidità. Sarebbe
quindi importante, come si è già più
volte discusso, considerare altri parametri di remunerazione delle uve, e in
particolare il pH o l’acidità titolabile,
come fanno già cantine di altre zone
d’Italia.
Figura 2. Evoluzione di zuccheri, acidità e pH durante la maturazione. Gli zuccheri (in blu) crescono così come il pH (in rosso), e l’acidità titolabile
diminuisce (in verde)
n. 1 - aprile 2014
della qualità (termine generico che
dice e non dice), quanto piuttosto di
sopperire ad eventuali carenze e mettere la pianta nello stato nutrizionale
migliore e in equilibrio per compiere
le proprie funzioni, soprattutto quella
fotosintetica.
Principali risultati dell’indagine
Figura 3. Anticipo della vendemmia nella Cantina Sociale di Prato, dagli anni ’80 a oggi
te nel reggiano dal Consorzio dei Vini
Reggiani DOP per migliorare il contenuto di antociani (colore) e polifenoli
non hanno mai dato risultati efficaci
su tutte le aziende e in tutti gli anni. Il
problema è proprio questo: i prodotti possono funzionare in un’azienda
e in un’altra no, un anno sì e l’altro
no, perché diverse sono le condizioni
nutrizionali di partenza della vite, a
seconda dei terreni, della disponibilità
idrica, ecc.
Spesso inoltre, quando si cerca di aumentare una particolare componente, come ad esempio il grado zuccherino, se ne scompensa un’altra, come
ad esempio l’acidità, ottenendo di
conseguenza un prodotto squilibrato.
Tutto ciò porta a indicare che la concimazione fogliare non deve avere
come obbiettivo il miglioramento
Concimazione fogliare
L’indagine ha preso in esame 873 ettari della provincia di Reggio Emilia
(fig. 4), pari a circa il 12% della superficie vitata reggiana. La superficie vitata
complessiva è infatti, ad oggi, di circa
7.315 ettari.
Il 53% della superficie indagata, ovvero 463 ettari, sono stati concimati
per via fogliare nel 2013, considerando anche i cosiddetti “fosfiti di K” che,
pur essendo applicati per migliorare
la resistenza della pianta contro le
avversità e in particolare contro la
peronospora, sono commercializzati
come concimi; fa eccezione un prodotto recentemente registrato come
anticrittogamico (LBG 01F34 della
BASF). Essendo il fosfito un sale solubile in acqua, se escludiamo la
parte che permane all’interno della
pianta come ione dell’acido fosfonico
(HPO3)2- e che agisce principalmente
stimolando le difese della pianta, la
frazione costituita dal K può esplicare una rapida azione concimante. È
comunque da rilevare che, se si escludessero dall’indagine i fosfiti, la superficie vitata trattata fogliarmente a
Ha
La pratica della concimazione fogliare può avere diversi obbiettivi tra i
quali migliorare lo stato nutrizionale
delle piante e sopperire velocemente
a eventuali carenze. La forza di questa pratica sta nel fatto che permette
di bypassare la matrice suolo, la quale può disperdere o bloccare l’assorbimento di una parte più o meno
ampia del concime e, nella maggior
parte dei casi, ne allunga i tempi di
introduzione nella pianta. Inoltre la
vite è una coltura che ha un’ottima
capacità di assorbimento fogliare, per
cui è facile somministrare elementi
minerali alla pianta.
Come controindicazioni ne cito alcune: l’alto costo dei concimi fogliari, il
rischio di fitotossicità, le ridotte quantità di unità fertilizzante somministrabili tramite foglia (rispet873
to alla concimazione al
suolo), la necessità di una
buona conoscenza tecnica per evitare applicazioni
463 443
inefficaci.
Mentre è accertata l’effi313
269
cacia della concimazione
fogliare per risolvere rapi150
123
damente problemi carenziali, come ad esempio i
giallumi dovuti a carenze
di ferro, le numerose sperimentazioni condotte nel
mondo evidenziano che
quando la concimazione
fogliare si prefigge l’obbiettivo di migliorare la
qualità dei mosti (e quinn° di ettari trattati
di del vino) il più delle
volte è destinata a fallire.
Ad esempio, prove esegui- Figura 4. Ripartizione dei concimi fogliari utilizzati per tipologie
19
105
56
106
80
notiziario fitopatologico
unico scopo nutrizionale scenderebbe
a 269 ettari, ovvero al 30% della superficie indagata.
La quasi totalità degli ettari di vite
concimati per via fogliare ha previsto
l’uso di concimi potassici. Il K, quindi,
è l’elemento minerale più utilizzato
nella concimazione fogliare.
Considerando che l’epoca di applicazione è importante per valutare un effetto sulla qualità delle uve, otteniamo
che da allegagione a fine campagna,
ovvero da giugno in avanti, sono 313
gli ettari trattati con K. Dopo l’invaiatura, scendono a 123 ettari. Di questi,
più della metà è costituita da fosfiti.
In definitiva, la pratica della concimazione potassica a fine stagione (ovvero
in prossimità dell’invaiatura o subito
dopo ad essa) al fine di migliorare il
grado zuccherino non è così diffusa,
e se si considerano anche i fosfiti, i
concimi potassici che possono influenzare l’acidità sono stati utilizzati
al massimo sul 25-30% della superficie
indagata.
Per quanto riguarda gli altri concimi
applicati, segnaliamo il largo impiego
di B e del Mg, ognuno applicato su
circa il 12% della superficie indagata,
seguiti per importanza da Fe e da Ca
(6%).
Se il B è applicato soprattutto in prefioritura, il Ca al contrario è applicato
sempre in prossimità dell’invaiatura,
con le ultime acque, al fine di migliorare la resistenza della buccia.
Conclusioni
Su circa il 50% della superficie indagata sono
stati utilizzati per via
fogliare prodotti contenenti potassio, almeno
una volta all’anno, anche se buona parte di
questi erano utilizzati
per la difesa. Considerando l’epoca di applicazione, al massimo
il 25% della superficie
è stata trattata da luglio in avanti (il 14%
dopo l’invaiatura), con
probabili influenze sul
processo di maturazione dell’uva.
Purtuttavia, è riprovato che il K (potassio)
possa causare un calo
(e una scompensazione) delle acidità dell’uva e dei mosti e, inoltre, è importante che i
rapporti K/Ca e K/Mg Figura 5. Botrite su grappoli di Lambrusco salamino
mantengano un giusto
maturazione e ha un effetto positivo
equilibrio durante la maturazione.
Per questi motivi, si consiglia di sulla buccia degli acini e sulla resinon applicare K per via fogliare stenza alla botrite (al contrario del K).
a partire da metà luglio fino alla
maturazione, mentre si consigliano Bibliografia
in tale fasi applicazioni di Ca, in par- Rizzolli W., Acler A., 2012. “Il fosfito di
ticolare per coloro che non utilizzano potassio, un concime fogliare contro le
più poltiglia bordolese. Il Ca infatti patologìe fungine in melicoltura”. Frutta
è di difficile traslocazione durante la e Vite 3.
Come sono cambiate le temperature
della pianura negli ultimi 15 anni
di Davide Rondini e Luca Casoli
L’andamento meteorologico ha da
sempre notevoli risvolti in ambito
agricolo in funzione dell’influenza
sulla fenologia delle colture, l’epidemiologia delle avversità, nonché le
relative pratiche e lavorazioni.
Ormai abbiamo compreso a pieno che
il clima è in continua evoluzione con
variazioni che solo superficialmente riusciamo a percepire e stimare a causa
della limitatezza temporale delle serie
storiche di dati da ritenersi attendibili.
Al momento la gran parte delle pubblicazioni scientifiche sui cambiamenti climatici concordano nel rilevare un aumento delle temperature
atmosferiche, fenomeno denominato
“global warming”.
A tal proposito si è provveduto ad
una analisi dettagliata di alcune serie
di dati relativi a due zone di pianura per poter comprendere se e con
che entità tale fenomeno riguarda la
zona agricola Reggiana.
20
Lo studio si è realizzato attraverso
l’analisi dei dati di temperatura minima, media e massima sia a livello
annuale che stagionale registrati da
2 stazioni meteorologiche dell’ARPA
site nel comune di Cavriago e Correggio, scelte, tra le esistenti su territorio provinciale, in base allo storico
ed alla completezza delle serie di dati
disponibili.
L’utilizzo di serie di dati della durata di soli 15 anni, causa la mancanza
n. 1 - aprile 2014
oggettiva di rilevazioni precedenti, ha
consentito di evidenziare in maniera
solamente superficiale l’entità delle
variazioni in atto che per esser colte
a pieno richiederebbero valutazioni
su periodi ben più lunghi.
Le stagioni sono state definite secondo il criterio generalmente adottato
per le analisi meteorologiche (inverno = dicembre, gennaio, febbraio;
primavera = marzo, aprile, maggio;
ecc.) mentre per il calcolo delle temperature stagionali ed annuali si é
impiegata la media delle temperature
medie mensili.
Al fine di poter contemplare anche
l’anno 1999 si sono considerate le temperature del dicembre 1998. Nel caso
di mancanza di dati giornalieri, se il
giorno mancante è un giorno isolato o
al limite due consecutivi, il loro valore
è stato ottenuto con una media delle
temperature precedenti e successive i
dati mancanti. Nel caso che all’interno di un mese fossero mancati tre o
più giorni consecutivi il mese è stato
scartato dall’analisi e, con esso, anche
la stagione e l’anno contenenti il mese
mancante. I dati medi estrapolati dalle
serie storiche sono stati analizzati statisticamente mediante il test non parametrico di Mann-Kendall.
Per entrambe le stazioni analizzate
i valori annuali di temperatura minima, media e massima non hanno
mostrato trend statisticamente significativi. Al contrario, nelle analisi stagionali è stato riscontrato un trend
decrescente significativo per le temperature massime invernali, con una
loro progressiva riduzione negli anni
(fig. 1 e 2). Si nota inoltre un trend positivo per le temperature medie estive, che tendono ad aumentare negli
anni (fig. 3 e 4).
Le altre temperature stagionali, primaverili ed autunnali, non hanno
mostrato trend significativi.
Nonostante le serie storiche siano disponibili per un limitato numero di
anni, poiché queste tendenze sono
state confermate in entrambe le stazioni meteorologiche è lecito supporre che tale andamento possa essere
comune per una area omogenea
quale quella di pianura.
Proiettando alle prossime stagioni tali
trend, si potrebbe ipotizzare nei prossimi anni un aumento della frequen-
Figura 1. Andamento delle temperature massime
invernali rilevate a Cavriago
Figura 2. Andamento delle temperature massime
invernali rilevate a Correggio
za di stagioni estive tendenzialmente
più calde, con effetti estremamente differenti in funzione del regime
pluviometrico, e in particolare con
anomalie maggiormente marcate in
condizioni di scarsa piovosità analogamente a quanto avvenuto nella
primavera/estate del 2012.
A tal proposito sarebbe pertanto opportuno integrare alcune elaborazioni che contemplino altre variabili
meteorologiche d’interesse agronomico come le precipitazioni e l’evapotraspirazione.
Rapportando tali riflessioni alle temperature massime invernali si potrebbe altresì ipotizzare una tendenza dei
prossimi inverni ad una maggiore
ricorrenza di giorni di temperature
al di sotto degli 0°C, anche si tratta di una situazione diametralmente
opposta all’inverno appena concluso
che è comunque da considerarsi veramente anomalo.
Come già accennato, per poter considerare maggiormente attendibili i
trend descritti, sarebbero opportune
analisi su di un periodo decisamente
più lungo per poter cogliere al meglio se stiamo assistendo ad una reale
variazione o solamente ad una fase
caratterizzata da frequenti anomalie,
anche se, già di per sé, si evidenzia
una situazione piuttosto particolare,
ormai colta su scala ben più ampia
se non globale.
Figura 3. Andamento delle temperature medie estive
rilevate a Cavriago
Figura 4. Andamento delle temperature medie estive
rilevate a Correggio
Errata corrige
“Dati meteo, previsioni del tempo, rilievi di campo, organizzazione
e… nervi saldi!”, Notiziario Fitopatologico n.2, Dicembre 2013
A causa di una svista, si precisa che l’occhiello dell’articolo “Dati meteo, previsioni
del tempo, rilievi di campo, organizzazione e… nervi saldi!” di Pasquale Mazio,
pubblicato a pagina 2 del Notiziario Fitopatologico di Dicembre 2013 e costituito dalla frase: “Il certosino lavoro di analisi e valutazione dell’intera gamma di
principi attivi e della miriade di formulati commerciali presenti nel panorama
antiperonosporico italiano”, è errato e deve essere sostituito con il seguente: “Il
bollettino di difesa antiperonosporica della vite”.
21
notiziario fitopatologico
L’uomo e le nutrie, la difficile
convivenza
di Paolo Belletti e Silvio Aldini
I tragici eventi del modenese hanno
riportato alla ribalta il problema delle nutrie, mettendo in allarme gli enti
di bonifica e gli organismi deputati al
controllo del reticolo idrogeologico regionale.
Voci contrastanti si sono alzate sull’ effettiva minaccia rappresentata da questi
animali che scavando gallerie profonde negli argini hanno già causato, in
maniera comprovata, danni alle canalizzazioni in tutta Europa e anche in
provincia di Reggio Emilia, sollecitando attenzione sulla necessità di un loro
eventuale contenimento.
Bisogna comunque puntualizzare che
negli ultimi anni vari agenti biotici, oltre alle nutrie, hanno causato problemi
ai canali di bonifica; tra questi i più attivi si sono rivelati i gamberi rossi della
Luisiana, le volpi e, con sempre maggior frequenza, i tassi.
Risulta facile discriminare gli autori delle tane dalla loro collocazione rispetto
alla quota idrica: le tane delle nutrie
infatti tendono a essere pressappoco
sul pelo dell’acqua, mentre tassi, volpi
e, in certi casi, anche conigli selvatici
le costruiscono in zone più alte dell’argine. Diffuse a quote diverse, ma di dimensione inferiore, troviamo quelle dei
gamberi.
Il danno causato dalle diverse realtà biologiche alle sponde dei canali è
chiamato gergalmente “fontanazzo” dagli addetti
del settore. Questo termine, già
da sé, rende l’idea
di come un semplice foro in un
argine, per mezzo
di diverse concause anche non
biologiche, possa creare collassi
persino in sbarramenti di grosse Figura 1. Esemplare adulto di nutria
dimensioni.
In tutta Europa i cedimenti causati dal- insieme di cause di cui le tane degli
le nutrie si sono registrati a partire dagli animali sono solo uno degli attori, che
anni ‘70 e principalmente in Germania necessitano anche della partecipazione
e Olanda, paesi estremamente canaliz- di fattori meccanici, fisici e strutturali.
zati. Questi, fin da subito, hanno ap- I danni, infatti, sono sempre collegati
procciato il problema con campagne di a diverse concause, pertanto la reale
abbattimenti controllati e tramite lotte percezione del rischio in un determinabiologiche effettuate prevalentemente to tratto risulta di difficile lettura. Non
con repellenti e sfalci, azioni che pro- dobbiamo mai sottovalutare la violenza
seguono tutt’ora, ma che non hanno dell’acqua, né dobbiamo tralasciare la
comunque scongiurato il rischio di ce- sua forza erosiva, che può provocare
dimenti. Altro paese fortemente colpito in brevissimo tempo collassi pericolosi
è l’Inghilterra ove le recenti alluvioni in un terreno reso già friabile a causa
sono state imputate proprio alla fauna, delle tane. Un solo fontanazzo nel punautoctona e no, accendendo il dibattito to sbagliato può rivelarsi devastante, in
sul tema.
altre circostanze diverse tane risultano
Come accennato in precedenza, il ce- ininfluenti. Ad esempio, in relazione
dimento degli argini è dovuto ad un alla quota arginale, un foro in posizione
Figura 2 Foro in posizione dominante il piano di campagna (foto a sinistra): in poco tempo l’infiltrazione d’acqua erode il terreno fino al totale traforo
dell’argine. Foto a destra: foro su canale radente il piano di campagna, di minore pericolosità
22
n. 1 - aprile 2014
dominante il piano di campagna (fig.
2, foto a sinistra) risulta estremamente
impattante, mentre fori sui canali radenti il piano di campagna (foto a destra) causano, nel peggiore dei casi, solamente un’ostruzione degli stessi. Allo
stesso modo l’imbibimento dell’argine
causato da piogge copiose, in relazione
anche dalla tessitura del terreno, può
agevolare il fenomeno distruttivo.
Ne emerge che il controllo del territorio e la manutenzione della rete di
bonifica rimangono fondamentali per
scongiurare questo genere di tragedie,
a tal proposito si stanno susseguendo
incontri sulla sicurezza idrogeologica in
tutta la regione. In provincia di Reggio
Emilia, presso la prefettura, diversi enti
tra cui Protezione Civile, Consorzio di
Bonifica dell’Emilia Centrale, Regione
Emilia-Romagna e AIPo hanno redatto
di recente un piano strutturato in più
fasi, a breve, medio e lungo periodo per
il controllo del territorio. Il piano prevede l’analisi di ogni possibile rischio
di cedimento: dalle tane alle opere antropiche, dalle ostruzioni causate dalla
vegetazione agli smottamenti pregressi.
Saranno coinvolti operatori di tutti gli
Enti partecipanti, con l’appoggio di
volontari ed esperti del settore, inoltre
si utilizzeranno sistemi tecnologici in
grado di scansionare agli ultrasuoni il
sottosuolo (georadar, tomografi), alla ricerca di cavità o infiltrazioni altrimenti
invisibili anche all’occhio più esperto.
Il fine ultimo del piano è programmare in modo mirato gli interventi, segnalando tutte le situazioni ove non si
raggiungano gli standard di sicurezza.
Verranno presi in esame tutti i soggetti idrici a maggior rischio, per citarne
alcuni: il Cavo Lama, Tassone, Parmigiana Moglia, Naviglio, nonché i tratti
arginali del torrente Enza e dei torrenti
Crostolo, Modolena, Tresinaro.
Viste le premesse è fondamentale il gioco di squadra anche durante la stagione; di interesse civico risulta pertanto la
segnalazione immediata al Consorzio
fig.3 “Fontanazzo” e conseguente allagamento
di Bonifica di situazioni pericolose, sia
da parte di agricoltori che di comuni
cittadini che riscontrino anomalie nelle
arginature. Il Consorzio di Bonifica considera a rischio di fontanazzi circa 2.000
Km di canalizzazioni della parte nord
della provincia e ogni anno vengono
spesi oltre 100.000 euro per la ripresa
di argini collassati per cause biotiche,
un lavoro ai più sconosciuto, ma che
impegna attivamente il consorzio.
L’approccio al problema delle nutrie è
estremamente delicato e si rischia di
urtare sensibilità e opinioni personali,
tra chi vorrebbe stermini di massa e chi
vorrebbe la tutela completa dell’animale. Risulta quindi difficile dire la propria,
anche con dati alla mano, senza che si
sollevino critiche da entrambe le parti
dell’opinione pubblica.
Il dibattito è quindi ancora aperto e si
ripresenta ogni volta che la tenuta degli
argini viene messa alla prova.
A conclusione, si riporta un commento scritto poco tempo fa su un giornale
all’indomani della tragedia di Bastiglia,
il quale sintetizza in modo oggettivo la
situazione:
“Sono d’accordo che non si possa invocare stermini di animali per risolvere
problemi di sovrappopolazione, ma non
ci si può nemmeno inventare un ecosistema inesistente per giustificare una
causa. Anni fa la nutria non esisteva in
Europa, è stata portata dall’uomo che
voleva allevarla per le pellicce. Dopo di
che, liberandole in natura in maniera
irresponsabile, si sono moltiplicate fino
a diventare un numero spaventoso. Non
esiste in Europa una catena alimentare
che preveda al suo interno la nutria,
dire che la natura ha previsto che le
nutrie venissero mangiate dalle volpi è
pura invenzione, per la natura semplicemente qui le nutrie non dovevano esserci. La nutria era controllata a livello
naturale in Sudamerica, da dove proviene, dagli alligatori che se ne nutrono.
Qui gli alligatori non ci sono e le nutrie
sono troppo grosse per essere predate dai
nostri uccelli rapaci. Pertanto, benché il
problema della sovrappopolazione delle
nutrie sia stato creato dall’uomo, purtroppo esiste. Sono animali infestanti
e il loro controllo per la salvaguardia
del nostro ecosistema andrà necessariamente attuato. Speriamo si possano
realizzare politiche che non siano quelle
barbare e semplicistiche dello sterminio
di massa”.
Rispettiamo le api
Più fiori fecondati significano più frutta, ortaggi o semi alla raccolta.
Si ricorda che è vietato effettuare trattamenti con insetticidi, acaricidi e fungicidi tossici per le api durante la fioritura delle colture, nonché durante la fioritura delle erbe spontanee sottostanti le piante
da trattare. Pertanto, è indispensabile sfalciare o triturare le erbe spontanee, prima del trattamento.
23
notiziario fitopatologico
Ricordo di Carlo Salvioli Mariani,
primo Presidente del nostro Consorzio
di Anselmo Montermini
Il primo gennaio 2014 a Puerto de
la Cruz è deceduto il Dott. Carlo
Salvioli Mariani, primo Presidente e
fondatore del nostro Consorzio Fitosanitario.
Figlio di proprietari terrieri in quel
di San Martino in Rio, laureato in
economia e commercio, dedicò la
sua vita all’azienda di famiglia, sino
alla metà degli anni ‘80 quando decise di ritirarsi a vita privata andando a godersi gli ultimi anni di vita a
Tenerife.
Dirigente dell’Associazione Provinciale Agricoltori, oggi Confagricoltura, fu artefice di importanti iniziative a favore degli agricoltori reggiani
che hanno caratterizzato la crescita
professionale e culturale di molti imprenditori agricoli nel secolo scorso.
Tra queste, all’inizio degli anni sessanta, si attivò nella trasformazione
del Consorzio frutticoltori di Reggio
Emilia (consorzio volontario sorto nel 1948), al servizio di pochi, in
Consorzio Fitosanitario Obbligatorio, struttura organizzativa al servizio
di tutti gli agricoltori della provincia.
sorzio si rivelasse antesignano di
quella che oggi è la produzione integrata o l’agricoltura sostenibile o
ecocompatibile, riconosciuta anche
dalla direttiva europea 2009/128/CE.
Mi piace ricordarlo ancora attento
alle vicissitudini della nostra agricoltura, della sua Cantina (il padre fu
tra i fondatori della Cantina Sociale
di S. Martino in Rio) e della vita del
Consorzio. Oppure di quella volta
che, con la sua autorità e competenza, impose a noi tecnici la diffusione
di un bollettino antiperonosporico
con prodotti tradizionali al posto di
altri più moderni, ma meno conosciuti dai viticoltori.
Telefonava da Tenerife per chiedere
consigli su concimazioni o varietà
di pomodoro. Disse che là stava frequentando diversi corsi presso la lo-
Nel 2004, in occasione dei 40 anni
di attività del Consorzio, Salvioli
scriveva: “Nel confrontare la nostra
attuale agricoltura reggiana con quella di quaranta anni fa, c’è da compiacersi nel ricordare di avere attivamente operato a costituire il Consorzio
Fitosanitario...”; “Sono stato il primo
Presidente con compiti organizzativi
e amministrativi...”; “...la biotutela
del prodotto agricolo è stato obiettivo
primario del Consorzio Fitosanitario
sin dalla sua costituzione. Obiettivo
che investiva la preparazione tecnica
delle forze operanti, il monitoraggio
delle avversità fitoiatriche rilevate nel
comprensorio, nonché l’aggiornamento degli antidoti efficaci con tasso di
inquinamento nullo”.
Erano gli anni ’60 e vide lontano!
Non fu quindi un caso che il Con24
cale Università a dimostrazione della sua immutata vitalità e curiosità.
L’ho incontrato l’ultima volta nel
2007 quando, andato in ferie a Tenerife e volendolo incontrare, lo cercai,
ma lui era qui a San Martino in Rio.
Al mio rientro lo andai a salutare
e fu un incontro gradevolissimo. Fu
anche quella l’occasione per una
lunga chiacchierata. Davanti a me
avevo un signore, vivace, attento,
sarcastico, critico, aggiornato... giovanile. Aveva allora 93 anni!
L’autunno scorso telefonò perché
l’ufficio delle entrate gli aveva chiesto dei chiarimenti (!) e chiese informazioni su versamenti “del passato”.
Era un po’ raffreddato, ma sostanzialmente stava bene. Mi salutò invitandomi ancora una volta a raggiungerlo a Puerto de la Cruz.
n. 1 - aprile 2014
Residui di potatura e di espianto:
un problema complesso e oneroso
di Claudio Corradi
Il divieto di bruciatura in campo
dei residui di potatura oltre a quelli derivanti dall’espianto del vigneto stanno
fortemente rivoluzionando le scelte
tecniche-organizzative dei viticoltori e
appesantendo sensibilmente i costi di
produzione.
Parallelamente, le grandi attenzioni
legate al possibile utilizzo dei residui
legnosi per fini energetici stanno indirizzando i produttori a scelte alternative e investimenti del tutto nuovi che
meritano di essere valutati con particolare scrupolo.
Tutto questo ha fatto sì che l’industria
della meccanica agricola si sia messa
a lavorare alla ricerca di macchine
specifiche, tanto da arrivare a inventarsi un nuovo filone di mercato che
oggi, dopo alcuni anni di esperienze,
dovrebbe finalmente essere in grado di
fornire risposte concrete. Per ora, uno
degli aspetti più positivi di questa rivoluzione nella gestione del legno di potatura consiste nel fatto che finalmente
ci si è soffermati a riflettere sui numeri,
in termini di quantitativo di legno da
smaltire, e sui costi di queste pratiche,
che devono essere considerate a pieno
titolo come oneri di ammortamento
fra i costi di produzione.
Genesi delle tecniche
Sarmenti
Quando la viticoltura era promiscua
alla produzione di foraggio l’asportazione dei sarmenti di potatura era una
tecnica obbligata. Con la specializzazione della viticoltura, l’abbandono
della foraggicoltura interfilare ha favorito la nascita di macchine specifiche,
le trinciasarmenti, che hanno in parte
rivoluzionato il sistema di gestione del
legno di potatura. Diverse aziende hanno così iniziato a triturare i sarmenti
in campo, reintegrando parzialmente
la fertilità dei terreni. Una tecnica questa che, per la contemporanea presenza di varie scuole di pensiero, non ha
completamente soppiantato la vecchia
Figura 1. Bruciatura dei sarmenti a bordo campo
soluzione dell’asportazione con forconi
e successiva bruciatura, che a tutt’oggi
non è ancora definitivamente scomparsa. Le soluzioni possibili, infatti, oltre ad aspetti economici e organizzativi,
interessano aspetti agronomici, della
fertilità del suolo e fitosanitari.
Fertilità
La trinciatura in loco dei sarmenti determina un arricchimento in sostanza
organica che in un ettaro viene stimato
nel corrispondente di 350 chilogrammi di humus stabile che di fatto è un
quantitativo variabile fra il 20 ed il 35%
di quello annuo necessario. Il quantitativo in humus stabile apportato trinciando i sarmenti in loco equivale ad
apporti di 50 q.li di letame maturo che
peraltro non comporta oneri di distribuzione. Alla trinciatura in loco corrisponde quindi un reintegro di elementi
Tabella 1. Reintegro minimo e massimo
dei principali elementi nutritivi derivante
dalla trinciatura dei sarmenti in campo
Elemento
N
P
K
Ca
Mg
Kg/ha
Minimo
Massimo
6,50
21,00
0,70
3,60
6,20
20,00
6,00
34,00
1,10
4,50
25
nutritivi che meritano di essere presi in
considerazione.
Aspetti fitosanitari
Dal punto di vista fitosanitario il ragionamento secondo il quale l’asportazione
del legno di potatura dal vigneto porta
ad una riduzione del potenziale infettivo è abbastanza logico. Dal lato pratico
però non esistono casi che evidenzino
una migliore situazione fitosanitaria nei
vigneti nei quali si asporta il legno di
potatura rispetto a quella dei vigneti nei
quali si trincia. Questo con la consapevolezza che la trinciatura dei sarmenti
favorisce la loro integrazione nel suolo
ostacolando l’insediamento dei funghi
legati al complesso del mal dell’esca.
Dal punto di vista teorico tuttavia, in
presenza di forti infestazioni di questa
specifica malattia del legno, tale tecnica
potrebbe presentare maggiori rischi.
Nessun problema è invece legato al
permanere in campo del legno per
quanto riguarda la diffusione di patogeni come i fitoplasmi di legno nero e
flavescenza.
Legno di espianto
Il legno derivante dall’estirpazione dei
vigneti obsoleti ha sempre rappresentato una fonte di materiale legnoso
utilizzabile per l’alimentazione di riscaldamento a legna. L’abbandono di
notiziario fitopatologico
Tabella 2. Pesi minimi e massimi indicativi relativi ai materiali
oggetto di estirpazione del vigneto che devono essere smaltiti.
Questi hanno una rilevante incidenza sugli oneri di trasporto ed
eventualmente di smaltimento.
Materiali oggetto di estirpazione Pali in legno
Pali in cemento precompresso
Pali in acciaio zincato
Fili zincati
Fili Inox
Legno delle aste vigneti espansi
Legno delle aste vigneti meccanizzabili
Legno dei ceppi
Figura 2. Abbattimento di un vecchio vigneto con pali, ceppi e fili
questa tipologia di riscaldamento, la
minore disponibilità e l’alto costo della
manodopera hanno poi favorito l’abbandono di questa forma di recupero
a vantaggio della completa bruciatura
in campo. Quando i vigneti erano palificati in legno, il loro abbattimento con
formazioni di cumuli permetteva, con
la bruciatura, la perfetta separazione
dei fili di ferro che venivano venduti a
ditte specializzate nel recupero. Questa
tecnica era sicuramente la più semplice ed economica. L’introduzione di
nuovi materiai di palificazione, come
per esempio il cemento, e le ritrovate
attenzioni per il riscaldamento a legna
nelle sue varie forme, ha condotto,
assieme alle crescenti difficoltà nella
bruciatura, a una nuova rivoluzione
delle tecniche e a un suo importante
incremento dei costi.
Peso del legno dei vigneti
I residui legnosi del vigneto vanno distinti fra legno di potatura e legno di
estirpo. Del primo nei nostri vigneti
ne vengono mediamente prodotti 25
quintali ad ettaro ogni anno e la sua
gestione può avvenire secondo differenti tecniche, più o meno innovative.
Il legno di estirpo invece, a seconda
delle forme d’allevamento, può quan-
sostanza organica, oltre al fatto che,
laddove si esegue la prepotatura meccanica, soprattutto con macchine a
dischi rotativi, la trinciatura in campo
diventa spesso una scelta obbligata.
L’asportazione e il recupero del legno
può essere realizzato secondo soluzioni e destinazioni molto differenti e con
risultati estremamente diversificati. La
soluzione più simile a quella della bruciatura è quella che prevede la formazione di cumuli in una posizione in cui
questi possano essere caricati tal quali
o dopo essere stati cippati. Dal punto
di vista dei costi, se la cessione dei sarmenti non comportasse costi aggiuntivi
questa soluzione sarebbe sicuramente
la più economica e meno impattante
per il vigneto visto il modesto numero
di passaggi e consumo di carburante.
Di fatto, però, questo servizio di raccolta
fino ad oggi viene fornito a pagamento, e oltretutto necessita di un adeguato
spazio di stoccaggio e di una razionale accessibilità allo stesso, non sempre
possibile. Anche per questo motivo, e
per la diffusione di caldaie specifiche,
si sono diffuse varie soluzioni tecnologiche per l’utilizzo dei sarmenti a scopo
termico ed energetico.
Molto assortite sono anche le tecniche
di raccolta del legno in campo a partire
dalla pressatura
in diversi formati
fino alla trinciatura e al carico
diretto. Soluzioni
che, al di là del
costo operativo,
hanno anche due
importanti variabili: la praticabilità del terreno e
l’utilizzo del legno
recuperato. Per
Figura 4. Asportazione delle radici in un vigneto estirpato
quanto riguarda
titativamente variare fra i 200 e i 350
quintali per ettaro. A questi devono poi
essere addizionati gli altri materiali della struttura che hanno una grande rilevanza nelle scelte tecniche di abbattimento, che hannotempi e costi diversi.
Gestione dei sarmenti
Sulla tecnica di gestione dei sarmenti
negli ultimi anni si stanno compiendo
grandi dibattiti a favore di tesi fra loro
anche molto differenti. Da questo punto di vista è opportuno distinguere gli
aspetti agronomici-economici da quelli
energetici.
La trinciatura in campo
Nel momento in cui soddisfa l’azienda
per quanto concerne gli aspetti fitosanitari è la soluzione più interessante
dal punto di vista economico, visto che
si esegue con un solo passaggio della
trattrice, ha un minor consumo di carburante e un minor calpestamento, ed
è la meno influenzata dalle condizioni
del terreno e dal periodo stagionale in
cui la si esegue. In condizioni di bagnato permette di attendere le condizioni di transitabilità ideali ed anche
l’eventuale sviluppo di erba diventa
semplicemente migliorativo anche
perché favorisce una migliore triturazione. Da non tralasciare l’importanza
della restituzione in unità fertilizzanti e
Figura 3. Carico del materiale di risulta dall’estirpazione di un vecchio vigneto
per divieto di bruciatura
Peso per ettaro (kg)
Minimo Massimo
4.000
5.500
24.500
28.000
3.500
4.500
900
1.000
400
450
14.000
19.000
6.000
10.000
3.000
5.000
26
n. 1 - aprile 2014
eventuali oneri di tra- di un ettaro di vigneto (pali in legno
non trattato, fili e viti), sono di circa
sporto fuori azienda.
2.500 euro. A questi costi vanno ovviaEspianto
Le operazioni di mente sommati quelli per la ruspatura,
estirpazione di un la formazione dei cumuli pronti per il
vecchio vigneto sono carico, l’estrazione degli ancoraggi e la
in questi ultimi anni pulizia dalle radici. Nelle nuove forme
sempre più comples- d’allevamento i pali in ferro sono oggi
se e onerose sia in un materiale nobile facilmente recufunzione del divieto perabile, eventualmente riutilizzabile e
di bruciatura in cam- comunque di pregio; i pali in cemento
po che per l’eteroge- invece, se non riutilizzati, hanno un
neità dei materiali costo di smaltimento che si avvicina a
Figura 5 . Formazione di rotaballe dai sarmenti di vite
oggi presenti. Il costo 1 euro a palo. I pali di pino trattato
dell’estirpazione di non possono essere mischiati ai ceppi
un vigneto è molto di vite essendo considerati un rifiuto
variabile in funzio- speciale, possono comportare onene della tecnica di ri di smaltimento, e soprattutto non
lavoro adottata e in possono essere bruciati. Infine, anche
relazione all’entità per quanto riguarda l’espianto occorre
del recupero dei ma- sempre aver ben presente che le scelte
teriali che si intende tecniche-operative, soprattutto in cono che si deve operare. siderazione del periodo in cui questo
Questi sono costitui- viene eseguito, devono tenere in conti da legno (cordoni, siderazione le condizioni di bagnatura
Figura 6. Rotoballe di sarmenti pronte per essere trasportate
tralci e ceppi), fili, pali del terreno.
(in legno, cemento,
la praticabilità dei terreni non
acciaio o materiale plastico), oltre agli
Conclusioni
sempre le condizioni di bagnatura del- ancoraggi e ai vari accessori. In funzio- Gli sviluppi normativi relativi all’attualo stesso ben sopportano il numero ele- ne del tipo di materiale da recuperare le impossibilità di bruciare il legno in
vato di passaggi, e le annate 2013 e 1014 occorrerà individuare una differente campo (con ripercussioni anche penali
lo confermano, che queste soluzioni organizzazione del lavoro. Se con la per i trasgressori) avranno una noterendono necessari. Anche le caratteri- classica bruciatura in campo era pos- vole incidenza sui costi di produzione
stiche del prodotto recuperato possono sibile realizzare la completa pulizia del dell’uva e questo soprattutto per quanpoi variare in funzione delle condizioni terreno, ceppi compresi, a costi di cir- to riguarda il legno derivante dall’edi lavoro, del periodo in cui questo vie- ca 2.000 euro ad ettaro, oggi, con stirpazione dei vigneti a fine ciclo. In
ne eseguito e in particolar modo dello il divieto di bruciatura imposto, si può tutte le scelte va tenuto in debito conto
sviluppo del tappeto erboso. Oltre agli comodamente arrivare a spendere più il fatto che il recupero per eventuale
oneri di recupero, l’utilizzo a fini ener- del doppio. Questo potrebbe essere riutilizzo non necessariamente diventa
getici dei sarmenti deve fare i conti con quantificato in un costo annuo di am- economicamente conveniente e mii costi di movimentazione che in questi mortamento pari a 350 euro (2 euro gliorativo da un punto di vista ambienanni si è visto essere convenienti solo l’anno a quintale uva). La possibili- tale, soprattutto nei casi in cui l’utilizzo
se compiuto nel raggio massimo di 5 tà di utilizzare il legno a fini energeti- dei materiali recuperati debbano essechilometri (limite oltre il quale il van- ci lascia sperare nella possibilità della re trasportati al di fuori dell’azienda.
taggio ambientale del recupero è com- nascita di organizpletamente vanificato). La soluzione zazioni in grado di
ideale, al momento, pare perciò essere farsi carico, attraquella dell’utilizzo diretto in azien- verso macchinari
da dei sarmenti per l’alimentazione di specifici, magari
caldaie specifiche che possono essere mobili, della serapidamente ammortizzate. In questo parazione delle
caso, i sarmenti eccedenti il fabbisogno porzioni ferrose
aziendale dovranno prendere indirizzi da quelle legnodifferenti. A livello di costo il recupero se. Al momento,
dei sarmenti, sia cippati che imballati, però, gli oneri di
comporta transiti in campo di due o smaltimento sono
tre volte superiori alla semplice aspor- totalmente a catazione con forcone a bordo campo e rico dell’azienda
costi di tre o quattro volte superiori a che, per il comquelli classici. Il tutto senza considerare plessivo materiale Figura 7. Trinciatura dei sarmenti
27
notiziario fitopatologico
Prende vita il nuovo portale internet
di Andrea Catellani e Luca Casoli
Il Consorzio Fitosanitario celebra, nel
2014, i 50 anni di onorata attività al servizio dell’agricoltura reggiana… e non solo.
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Direttore responsabile: dott. Anselmo Montermini
Redazione: Andrea Catellani e Stefano Meglioraldi
Autorizzazione del Tribunale di Reggio
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Emilia n. 187 in data 21/9/1965
Stampa: Bertani & C - Cavriago (RE)
REGGIO EMILIA - APRILE 2014 - N. 1 Spedizione in abb. postale - 70% - Filiale di Reggio Emilia
CONSORZIO FITOSANITARIO PROVINCIALE DI REGGIO EMILIA
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