PSR 2014 Priorità 4 e 5 Proposte Coldiretti

PSR 2014-2020
Priorità 4
Analisi di contesto e matrici SWOT
Proposte Coldiretti Abruzzo
10/04/2014
Premessa
alle Priorità ambientali 4 e 5
1. Le aree rurali e l’ambiente regionale
A pag. 12 del paragrafo 1.1 L’agricoltura abruzzese attraverso gli usi del suolo, Tabella 1.5:
Variazioni Regionali di uso del suolo 1990-2000 e 2000-2006 (I Liv. CLC)
I dati delle superfici riportati nella tabella presentano marcate differenze rispetto a quelli più
aggiornati dell’ultimo censimento e non consentono di valutare bene le variazioni di tendenza. Un
esempio eclatante è il dato dei vigneti che indica solo 20.771,41 ettari a fronte dei 32.500,96 rilevati
dal Censimento 2010.
I dati reali, evidenziano il livello di importanza delle singole produzioni e conseguentemente
consentono di programmare meglio gli interventi con il nuovo PSR.
2. Priorità 4
Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura
2.1 Aree protette e biodiversità nei sistemi agro-silvo-pastorali e forestali (FA 4a)
Aree protette e biodiversità in Abruzzo
A pagina 38, al settimo rigo, la parola: “…... indennizzo…...” va sostituita con la parola:
“… risarcimento….”
NOTA
Nel nostro sistema giuridico vige il principio per il quale ciascuno deve comportarsi in modo tale da
non ledere la posizione altrui. Si definisce, infatti, danno quel pregiudizio che deriva da un
comportamento colposo (ossia causato da negligenza, imperizia o imprudenza) o volontario di un
altro soggetto. Se questo danno è ingiusto, cioè non c'è una norma che autorizza o impone quel
determinato comportamento, allora la legge impone che l'autore del comportamento sia obbligato a
risarcire il danno stesso. In questo caso, i danni arrecati dalla fauna selvatica, che com’è noto, è
patrimonio indisponibile dello Stato e tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale devono essere
risarciti e non indennizzati.
Il risarcimento si distingue dall'indennizzo. Infatti mentre il risarcimento è l'attività imposta dalla
legge per riparare ad un danno ingiusto, l'indennizzo è previsto in quei casi in cui non viene causato
un danno ingiusto (e quindi non vi sarebbe alcun obbligo di risarcire i pregiudizi creati), ma la
legge ritiene opportuno che il soggetto leso riceva comunque una somma per equilibrare una
situazione che rischierebbe di diventare ingiusta.
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A pag. 38, dopo le parole: “….per i danni da fauna selvatica….” prima del punto vanno aggiunte le
parole: “….. e Piani di gestione degli ungulati in generale ed in particolare dei cinghiali per
consentire l’abbattimento selettivo e catture all’interno delle aree ZPS, SIC di Natura 2000,
conformi al Regolamento regionale per la gestione faunistico-venatoria e alle Linee guida redatte
dall’ISPRA per difendere l’equilibrio degli habitat naturali e per rispondere alle esigenze del mondo
agricolo. Nei Piani vanno indicati il carattere di pubblica utilità degli interventi e la valorizzazione
del ruolo degli agricoltori, affidando loro la gestione delle attività di cattura.”
NOTA
Piani di gestione
Com’è noto, il Regolamento 1698/2005, abrogato dal Reg. 1305/2013, prevedeva alcune specifiche
misure rivolte all’indennizzo degli agricoltori e dei silvicoltori operanti nei Siti d’Importanza
Comunitaria (SIC) e nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) della rete Natura 2000 e il sostegno
agli investimenti non produttivi per la salvaguardia e la tutela della biodiversità e del paesaggio.
L’effettiva implementazione di queste misure, riconfermate dal nuovo regolamento, appare però
condizionata dalla reale disponibilità dei Piani di Gestione per i diversi SIC e ZPS presenti sul
territorio regionale.
Di fatto, in Abruzzo, la mancata approvazione dei Piani di gestione ha impedito agli agricoltori che
svolgono l’attività agricola e di silvicoltura in queste aree soggette a vincoli naturali di beneficiare
del sostegno per i maggiori costi e minori ricavi derivanti dagli impegni ambientali.
Con il DM del 3 settembre 2002 sono state emanate le Linee di indirizzo per la gestione dei SIC e
delle ZPS che hanno valenza di supporto tecnico-normativo per la definizione di appropriate misure
di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i Piani di gestione, per i siti delle aree Natura 2000.
Il Decreto assegna, inoltre, alle Regioni il compito di adottare delle Linee guida regionali con
l’obiettivo di fornire indicazioni utili e organiche agli Enti locali, a tutti i soggetti coinvolti nella
Rete Natura 2000, per la stesura dei Piani di gestione.
Ad oggi solo la Lombardia, la Toscana ed il Lazio hanno deciso di normare la gestione delle
predette aree sottoponendola a propria disciplina legislativa organica. La Liguria, la Basilicata,
l’Abruzzo, la Sardegna, la Campania e la Calabria hanno per ora emanato delle proprie Linee guida
che servono da indirizzo ai soggetti incaricati della redazione dei PdG.
La scelta di delegare alle Regioni il compito di stabilire le misure per la conservazione di detti siti
sembra finora non avere sortito gli effetti attesi e potrebbe precludere l’accesso ai benefici
contributivi provenienti dallo Sviluppo Rurale 2014-2020 e da altre forme, com’è avvenuto in
passato.
Com’è noto, in Abruzzo gli enti gestori delle aree SIC e ZPS non hanno approvato i Piani di
Gestione per mancanza di risorse finanziarie, per cui con la nuova programmazione andrebbe
previsto un sostegno specifico per evitare di continuare a penalizzare gli agricoltori che vi operano.
Piani di gestione degli ungulati
L’esperienza acquisita ha ormai ampiamente dimostrato che, in ambienti in cui sono diffuse le
attività agro-silvo-pastorali, il mantenimento di una popolazione di ungulati al di sotto di una soglia
ritenuta compatibile con le esigenze di mantenimento degli equilibri ecologici e tollerabile in
rapporto all’entità dei danni arrecati alle colture e, di conseguenza, ai conflitti con gli agricoltori e
agli “indennizzi” (non il risarcimenti) liquidati dagli enti competenti, può essere garantito solo
attraverso una gestione attiva che preveda interventi di controllo numerico (abbattimento selettivo e
cattura).
Per cui la strategia da adottare deve riguardare, oltre al risarcimento (non l’indennizzo) dei danni, la
realizzazione di recinzioni elettrificate per la protezione delle colture, il monitoraggio sulla
consistenza e la dinamica della popolazione di ungulati e il controllo numerico mediante prelievo
selettivo tramite abbattimento e catture.
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Nelle aree ZPS, SIC di Natura 2000 che coincidono con aree tutelate ai sensi della L. 394/91, come
Parchi Nazionali, regionali e riserve, nelle more che vengano approvati i Piani di gestione, va
applicato l’art. 11 della predetta legge quadro che, sebbene il comma 3 vieti, tra l’altro, la cattura,
l’uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali, il comma 4 dello stesso articolo
prevede la possibilità di effettuare prelievi faunistici ed eventuali abbattimenti selettivi, necessari
per ricomporre squilibri ecologici accertati dagli Enti, che devono avvenire per iniziativa e sotto la
diretta responsabilità e sorveglianza dell’Ente parco ed essere attuati dal personale del parco. (vedi
il Regolamento del Parco Nazionale Monti Sibillini e Gran Sasso d’Italia)
Biodiversità ed attività agrosilvopastorale
A pag. 39, dopo la Tabella 4°.3 va inserito:
Per garantire il presidio del territorio e la protezione e il miglioramento della biodiversità delle aree
SIC e ZPS necessita favorire l’utilizzo dei pascoli soprattutto da parte degli allevatori abruzzesi che
praticano il pascolo con il proprio bestiame. Per il conseguimento di tale obiettivo la Regione deve
dotarsi di apposita regolamentazione per disciplinare la concessione in affitto dei pascoli ricadenti
nel demanio forestale e dei pascoli gravati da uso civico gestiti dagli enti locali (Comuni, ecc.) in
applicazione dell’art. 5 della L.R. n. 3 del 4 gennaio 2014.
NOTA
L’azione di accaparramento dei pascoli demaniali abruzzesi da parte di operatori di altre regioni a
fronte del pagamento di canoni di affitto di gran lunga superiori al livello medio di mercato, grazie
al valore alto dei loro titoli si sta rilevando molto penalizzante per gli allevatori locali poco
competitivi per il basso valore dei loro diritti.
Com’è noto, il fenomeno si sta diffondendo a macchia d’olio su tutto il territorio regionale poiché è
ancora consentito il pascolo da parte di soggetti terzi. Tutto questo, sta destando allarmismo e
preoccupazione tra gli allevatori abruzzesi che si vedono sottrarre pascoli indispensabili per
alimentare il proprio bestiame, con conseguenze ben immaginabili per la tenuta aziendale e
inevitabili ripercussioni economiche e sociali in territori già pesantemente disagiati.
I Regolamenti per le varie tipologie di pascolo, dovrebbero prevedere un ordine di precedenza in
base alla qualifica dei richiedenti, senza escludere nessun operatore in possesso dei requisiti di
legge.
A pag. 41, prima della Cartografia 4°.2 va inserito:
L’abbandono dell’attività agricola in generale ed in particolare dell’utilizzazione dei pascoli è
strettamente legato allo spopolamento delle aree montane in generale ma soprattutto al carico
minimo di bestiame per ettaro perché non consente una razionale utilizzazione dei pascoli. La
presenza di pochi animali porta al manifestarsi di situazioni tipiche del sottocarico come ad esempio
la comparsa di rovi ed arbusti che innescano i processi idonei al reingresso del bosco. In base alle
caratteristiche ambientali dell’area in cui si opera vanno applicate le varie modalità di
pascolamento: continuo, guidato, turnato e razionato per garantire un ottimo livello di razionalità ed
evitare che si inneschino fenomeni di degrado tipici delle aree sovra o sotto-caricate. L’abbandono
dell’attività agricola determina perdite economiche per le mancate produzioni agricole e
zootecniche che nelle aree marginali sono da ritenersi fondamentali per il sostentamento della
comunità locale.
Nell’ultimo decennio, a seguito della diffusa riscoperta e valorizzazione dei prodotti tipici locali, si
è verificato un recupero di aree a pascolo abbandonate per l’allevamento di razze autoctone come
ad esempio la Marchigiana.
I Piani di gestione delle aree protette e i regolamenti applicativi della L.R. n. 3 del 4/01/2014 e i
nuovi Piani di assestamento forestale dovranno attribuire molta importanza alle superfici a pascolo
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che ovviamente non vanno considerate alla stregua di quelle forestali per la funzione prettamente
produttiva nelle aree a vocazione zootecnica e la funzione protettiva nelle aree marginali
caratterizzate da fragilità ambientale.
Necessita incentivare il pascolamento in quanto rappresenta il metodo più semplice ed economico
di utilizzazione dei pascoli che nelle aree marginali, collinari e montane, offre la possibilità di
realizzare una forma estensiva di allevamento zootecnico.
Nelle aree protette (Parchi nazionali e regionali, SIC, ZPS) l’attività agricola va gestita in maniera
oculata in modo che la funzione protettiva non venga meno e allo stesso tempo possa essere
considerata come attività economica di promozione culturale e di mantenimento delle tradizioni
locali.
Chiaramente la gestione dovrà essere programmata a seconda del grado di protezione presente e
l’intensità dovrà essere inversamente proporzionale allo stesso.
NOTA
Tra le varie conseguenze negative dell’abbandono dell’attività agricola ed in particolare del
pascolamento si evidenziano la perdita di biodiversità e i fenomeni di degrado ambientale e sociale.
SWOT Focus area 4°a.
Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità, compreso nelle zone Natura 2000
e nelle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, nell'agricoltura ad alto
valore naturalistico, nonché dell'assetto paesaggistico dell'Europa.
Punti di debolezza
Vanno aggiunti i seguenti punti:
- Assenza dei Piani di gestione degli ungulati
- Assenza dei Regolamenti di concessione in affitto dei pascoli
- Assenza di una disciplina legislativa organica per le aree SIC e ZPS
2.2 Risorse idriche e gestione degli input (FA ab)
La qualità delle acque e il potenziale di vulnerabilità
A Pag. 52, va aggiunto:
Considerato che le aree vulnerabili sono state individuate dalla Regione nel 2007, necessita
verificare il livello di applicazione del DM 7 aprile 2006, il D.Lgs 152/2006 e la DGR n. 899 del
7/09/2007 ed in particolare l’adozione di misure agroambientali che oltrepassino l’applicazione
delle normali pratiche agricole.
Andrebbero privilegiate:
- l’estensivizzazione delle produzioni vegetali oppure il mantenimento della produzione estensiva
già avviata;
- la riduzione della densità del patrimonio bovino od ovino per unità di superficie foraggiera;
- la realizzazione di fasce tampone sugli argini dei fiumi;
- l’introduzione o mantenimento dei metodi dell’agricoltura integrata;
- la realizzazione di sistemi di gestione ambientale;
NOTA
In base all’art. 92, comma 5 e all’allegato 7, Parte A (zone vulnerabili da nitrati di origine agricola)
e Parte A1 (Criteri per l’individuazione delle zone vulnerabili), del D.Lgs 152/2006, andrebbero
effettuati
alcuni
controlli
di
tutte
le
fonti
di
inquinamento,
non
solo
il carico agricolo e zootecnico, ma anche il trattamento delle acque reflue dei depuratori e la
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ricognizione degli scarichi industriali, ai fini della revisione delle due zone vulnerabili, il cui
Programma di azione è stato approvato con DGR n. 899 del 7 settembre 2007. Per tener conto dei
cambiamenti e/o dei fattori imprevisti al momento della loro designazione, almeno ogni quattro anni
la Regione, sentito l’Autorità di bacino, avrebbe dovuto rivedere le designazioni delle zone
vulnerabili predisponendo e attuando un programma di controllo per verificare le concentrazioni dei
nitrati nelle acque dolci per il periodo di un anno, secondo le prescrizioni di cui all’allegato 7/A-I,
nonché il riesame dello stato eutrofico causato da azoto alle acque dolci superficiali, alle acque di
transizione e alle acque marine costiere.
Uso di input e concentrazione territoriale di agricoltura
A pag. 57, prima del punto del primo capoverso va inserito:
e del DM 22 gennaio 2014 di adozione del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei
prodotti fitosanitari.
NOTA
Il riferimento al Decreto 22/01/2014 è indispensabile perché regolamenta la difesa integrata
obbligatoria ed in particolare:
- l’applicazione di tecniche di prevenzione e monitoraggio delle infestazioni, delle infezioni e delle
infestanti;
- l’utilizzo dei mezzi biologici di controllo dei parassiti;
- il ricorso a pratiche di coltivazione appropriate;
- l’uso di prodotti fitosanitari che presentino il minor rischio per la salute umana e l’ambiente tra
quelli disponibili per lo stesso scopo.
A pag. 57, dopo il II comma che termina con le parole: “….. con fini anti-erosivi e alla lisciviazione
dei nitrati ….” va aggiunto:
Per contenere l’inquinamento da nitrati, prevista dalla Direttiva 676/91, va inoltre favorito l’utilizzo
di inibitori della nitrificazione per stabilizzare l’azoto in forma ammoniacale, rallentandone la
trasformazione in azoto nitrico.
NOTA
È importante perché l’azoto si rende disponibile in modo graduale lungo un periodo di alcune
settimane anziché in pochi giorni.
Aumenta così l’efficienza dell’azoto perché la coltura ha un tempo prolungato per intercettarlo e
l’azoto nitrico è reso disponibile in modo corrispondente allo sviluppo della coltura e alle sue
capacità di assorbimento.
Si riducono così in modo considerevole le perdite per dilavamento e volatilizzazione in linea con le
esigenze normative contenute nella Direttiva Nitrati e con gli obiettivi di riduzione delle emissioni
di gas serra da fonti agricole.
La stabilizzazione dell’azoto ammoniacale ha anche ulteriori vantaggi tecnici: acidifica la zona
intorno alle radici facilitando l’assorbimento del fosforo e dei microelementi e migliorando il
metabolismo energetico della pianta.
L’agricoltura biologica
A pag. 63, va aggiunto:
5
La produzione biologica va favorita perché è un modello di agricoltura sostenibile che ha una
duplice funzione sociale in quanto risponde ad una crescente domanda dei consumatori e fornisce
allo stesso tempo servizi alla collettività quali la tutela ambientale, elevati standard di benessere
degli animali e la promozione dello sviluppo delle aree rurali.
NOTA
Riteniamo senz’altro auspicabile un ulteriore sviluppo dell’agricoltura biologica legata al territorio
in quanto espressione delle vocazioni produttive dei diversi areali di produzione. Infatti, il metodo
di produzione biologico ha un suo valore aggiunto se non si limita ad essere un insieme di pratiche
agronomiche a basso impatto ambientale, ma un processo di valorizzazione della biodiversità
animale e vegetale, recuperando varietà e razze animale locali che possono avere interesse non solo
sul piano biologico-ambientale, ma anche economico.
SWOT Focus area 4b.
Risorse idriche e gestione degli input
Opportunità aggiungere:
- Applicazione del DM 22 gennaio 2014 di adozione del Piano di Azione Nazionale per l’uso
sostenibile dei prodotti fitosanitari.
- realizzazione di fasce boscate tampone nelle aree più sensibili agli inquinamenti.
2.3 Erosione e migliore gestione del suolo agricolo (FA 4c)
Il contesto pedologico, fenomeni erosivi e franosi
A pag. 68, dopo il secondo capoverso che termina con le parole: “…… di Isola del Gran Sasso e
Pietracamela.” va inserito:
I fenomeni erosivi e franosi devono essere contenuti con idonei interventi perché:
a) riducono localmente lo spessore di terreno coltivabile;
b) impediscono l’utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici sul terreno e quindi la
concimazione organica (art. 4 della DGR n. 500 del 14/09/2009);
c) il materiale viene trasportato a valle e riduce la capacità di portata dei corsi d’acqua
aumentando i rischi di inondazione;
d) modificano fortemente il paesaggio.
A pag. 68, aggiungere:
La difesa del suolo deve costituire una delle priorità regionali.
Il presupposto fondamentale per poter ottenere positivi risultati nella gestione del territorio sono la
disponibilità di risorse adeguate e la coerenza delle politiche di orientamento con gli altri strumenti
programmatori e pianificatori esistenti. Le risorse devono essere orientate in maniera da valorizzare
gli interventi che evidenzino oggettivamente la sostenibilità economica, ambientale e sociale. Il
riconoscimento delle misure di sostegno dovrà essere legato alla professionalità degli agricoltori,
perché solo coloro che svolgono reale ed effettiva attività agricola possono garantire il presidio e la
manutenzione del territorio.
Le nuove politiche di difesa del suolo dovranno considerare come prioritarie e strategiche le attività
di “previsione”, mirata alla valutazione della vulnerabilità idraulica del territorio, mediante
l’applicazione di modelli idrologici ed idraulici basati sull’analisi dei fattori meteorici, della
geomorfologia, della geologia e dell’uso del suolo e di “prevenzione”, basata sulla pianificazione di
interventi di mitigazione del rischio, strutturali e non strutturali.
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NOTA
In particolare si evidenzia la necessità di modificare l’art. 4 della DGR n. 500 del 14/09/2009,
comma 1, lettera c) per consentire l’utilizzo del letame e dei materiali ad esso assimilati sui terreni
con piccole frane o smottamenti.
La presenza di sostanza organica garantisce una buona porosità, che aumenta l’aerazione e il
drenaggio del suolo. Ciò favorisce lo sviluppo delle radici, l’attività della biomassa e l’attuarsi dei
cicli degli elementi nutritivi da cui dipende la fertilità del suolo.
La conservazione di una buona struttura del suolo ha poi delle implicazioni ambientali connesse con
l’erosione e quindi con le frane. Infatti, lo sfaldamento degli aggregati e il ruscellamento in seguito
a violente piogge portano alla perdita degli strati superficiali più ricchi in materiale nutritivo
causando l’impoverimento del suolo, fenomeni di eutrofizzazione e interramento di canali e fiumi.
L’asportazione della sostanza organica tende ad aggravare il fenomeno provocando un progressivo
aumento della predisposizione del suolo all’erosione e alle frane.
Gestione del suolo e attività agricole per il mantenimento della sostanza organica nei suoli
SWOT Focus area 4c.
Prevenzione dell'erosione dei suoli e migliore gestione degli stessi
Opportunità inserire:
- Sostegno alla viticoltura di montagna, alla tartuficoltura e alla forestazione nelle aree
caratterizzate da fenomeni erosivi e franosi.
- Sostegno alla realizzazione di interventi di sistemazione idraulico agraria e forestale a livello
aziendale e collettivo migliorando il deflusso delle acque.
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PSR 2014-2020
Priorità 5
Analisi di contesto e matrici SWOT
Proposte Coldiretti Abruzzo
10/04/2014
3. Priorità 5
Uso efficiente delle risorse per il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e
resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale.
3.1 Efficiente uso dell’acqua nell’agricoltura (FA 5°)
Distribuzione e intensità dei fenomeni piovosi
Va bene
La gestione delle acque irrigue
A pag. 84, dopo il secondo comma che termina con le parole: “….. espressi dalle diverse tipologie
colturali….” Inserire:
In merito va precisato che probabilmente nel 2016, gli enti competenti in materia saranno in grado
di fornire i dati relativi ai volumi annui prelevati da tutte le utenze private in quanto entro il 31
dicembre 2015 verranno regolarizzate le derivazioni o utilizzazioni abusive delle acque pubbliche
(pozzi aziendali, ecc.) ai sensi dell’art. 19, della LR n. 7 del 13/01/2014 che ha modificato l’art. 9
della L.R. n. 25 del 3/08/2011 e del DPGR 13 agosto 2007, n. 3/Reg..
NOTA
Il termine del 31/12/2015 per la presentazione delle domande di derivazione o utilizzazione delle
acque verrà sicuramente rispettato dagli utenti poiché per favorire l’emersione dell’uso abusivo
delle acque pubbliche, la sanzione amministrativa prevista dal comma 3 dell’art. 17 del RD n.
1775/1933 e successive modificazioni è stata ridotta al 50 %.
A pag. 85, dopo l’ultimo comma che termina con le parole: “…. Opere di contenimento delle piene
dei fiumi”. inserire:
In Abruzzo nel tempo si è molto legiferato in materia, costruendo un apparato amministrativo
complesso nel quale operano più soggetti istituzionali, per cui spesso è difficile individuare le
diverse competenze a causa di una sovrapposizione o a volte addirittura di una carenza di funzioni.
Occorre semplificare se si vuole garantire un servizio efficiente ai cittadini e alle imprese ed
un’equa politica di ripartizione dei costi legati al consumo dell’acqua.
La riforma del sistema di gestione delle risorse idriche è indispensabile per il settore agricolo per il
quale l’acqua è fattore di produzione strategico. Occorre un tavolo istituzionale nel quale valutare
come adeguare la vigente normativa al settore agricolo che presenta esigenze specifiche e
differenziate rispetto agli altri comparti produttivi.
NOTA
In particolare necessita semplificare e velocizzare il rinnovo delle concessioni di acqua ai Consorzi
di bonifica da parte delle autorità regionali competenti. Alcuni Consorzi attendono da oltre 10 anni
il rinnovo delle concessioni costringendoli ad operare nell’incertezza totale.
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Consumi irrigui, fabbisogni idrici e modalità irrigue
A pag. 85, dopo il sottotitolo va inserito:
Il territorio abruzzese, pur con le sue vistose differenze tra Nord e Sud e tra le aree pianeggianti e
quelle collinari ed interne, è caratterizzata da una discreta piovosità con presenza di risorse idriche
che sarebbero sufficienti per tutti gli usi, se fossero gestite ed impiegate in maniera oculata ed
efficiente.
Purtroppo, invece, sempre più frequentemente si presentano fenomeni di grave carenza idrica che
provoca competizione tra le diverse utilizzazioni, disagio per la popolazione e difetto di sviluppo
economico del territorio soggetto a crisi.
Il risparmio idrico che si può avere con l’uso oculato e corretto dell’acqua, diventa perciò una delle
strategie indispensabili per eliminare od alleviare questi aspetti negativi, oltre che attenuare
l’impatto ambientale causato da un eccessivo prelievo d’acqua dai fiumi e dalle falde sotterranee.
L’agricoltura è il settore che richiede i maggiori quantitativi d’acqua, che vengono principalmente
impiegati per l’irrigazione delle colture al fine di colmare gli insufficienti apporti di pioggia,
durante il periodo estivo.
Una moderna agricoltura non può però rinunciare all’uso dell’acqua quale elemento indispensabile
per stabilizzare ed incrementare rese e qualità delle produzioni, ma la razionalizzazione
dell’irrigazione in tutti i suoi aspetti, dal trasporto sul territorio all’utilizzazione nell’azienda
agricola, è ormai indispensabile per poter continuare a disporre di volumi d’acqua adeguati alle
necessità.
I dati mettono anche in rilievo che gli agricoltori, in conseguenza delle sempre più pressanti
esigenze di risparmio idrico e della limitata disponibilità d’acqua in gran parte delle pianure
abruzzesi, stanno via abbandonando i metodi irrigui a peggiore efficienza di distribuzione, a favore
di quelli che, come la goccia, consentono irrigazioni con minore volume stagionale irriguo.
E’ anche visibile una forte propensione all’uso dell’acqua sulle colture a più alta redditività,
abbandonando o limitando l’irrigazione delle colture caratterizzate da più bassa remunerazione
dell’intervento irriguo.
A pag. 90, va aggiunto:
Normalmente all’irrigazione o meglio al suo abuso, vengono addebitati alcuni effetti negativi
sull’ambiente, riconducibili essenzialmente a:
- impatto sui corsi idrici naturali con danni alla flora ed alla fauna e alla qualità dell’acqua;
- rilascio di elementi nutritivi nelle acque superficiali e profonde (in caso di volumi eccessivi
rispetto alle necessità);
- abbassamento del livello delle falde (esempio nel Fucino);
- indisponibilità della risorsa per altri usi alternativi;
- incremento dei consumi energetici.
In pratica questi effetti negativi non sono riconducibili alla tecnica irrigua, ma esclusivamente ad un
prelievo eccessivo o ad un uso poco razionale.
Per limitare l’utilizzo dell’acqua non esiste un’unica soluzione, ma un insieme di strategie che se
integrate tra loro permettono, nel complesso, il conseguimento di buoni risultati.
Una buona pratica irrigua rende necessarie delle scelte che richiedono esperienza consolidata ed
approfondite conoscenze agronomiche, tecnologiche e di economia dell’irrigazione. Tali
conoscenze devono essere ancora più forti per irrigazioni che non mirino solamente a massimizzare
la resa e la qualità delle produzioni, ma anche ad un’utilizzazione dell’acqua efficiente e senza
sprechi.
Occorre, infatti, avere buone conoscenze dell’ambiente in cui si opera, della risposta all’irrigazione
delle diverse colture, varietà e portinnesti, del probabile consumo idrico delle stesse colture, e della
loro sensibilità allo stress idrico nelle varie fasi biologiche del ciclo colturale, nonché della
tipologia del terreno su cui si opera, e quindi delle sue caratteristiche idrologiche: permeabilità,
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capacità di campo, punto di appassimento, volume idrico trattenuto nello strato utile alle piante,
ecc..
SWOT Focus area 5°
Efficiente uso dell’acqua nell’agricoltura
Punti di forza il terzo punto va riscritto:
- Applicazione della LR n. 36 del 7 giugno 1996, modificata dalla LR n. 19 del 16 luglio 2013 con
l’attribuzione di nuovi compiti ai Consorzi di bonifica, previsti dal D.Lgs 152/2006;
Punti di debolezza va aggiunto:
- scarso numero di sbarramenti di ritenuta dei corsi d’acqua e dei relativi invasi per accumulare
l’acqua nei mesi invernali e utilizzarla nei mesi estivi;
- limitate conoscenze agronomiche, tecnologiche e di economia dell’irrigazione da parte degli
agricoltori che praticano l’irrigazione;
- aree irrigabili e non irrigate per mancanza di reti di distribuzione dell’acqua dell’acqua;
- scarsa applicazione delle misure di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee;
Opportunità va aggiunto.
- realizzazione di opere di tutela e risanamento idrogeologico del territorio;
3.2 Efficiente uso dell’energia nell’agricoltura e nell’industria alimentare (FA 5b)
Fonti di energia della Regione
A pag. 92 nel punto elenco delle fonti di approvvigionamento va eliminata la voce “energia
elettrica” e va aggiunta la voce “fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e/o termica”.
I consumi energetici del settore agri-food
Va bene
SWOT Focus area 5b
Efficiente uso dell’energia nell’agricoltura e nell’industria alimentare
Va bene
3.3. Approvvigionamento e utilizzo di FER da biomasse agricole e agroindustriali (FA 5c)
Le fonti di energia rinnovabile in Italia
A pag. 100 aggiornare i dati contenuti sul rapporto statistico delle fonti rinnovabili, in quanto il
GSE ha pubblicato l’aggiornamento al 2012, che quantifica analiticamente il contributo delle FER
per la produzione di energia/calore a livello nazionale. Analogamente aggiornare la carta 5c.2
all’interno dello stesso paragrafo.
Il report è scaricabile al seguente links:
http://www.gse.it/it/Statistiche/RapportiStatistici/Pagine/default.aspx.
NOTA
1. In Commissione Europea è in discussione la nuova strategia sulle rinnovabili che prevede
impegni vincolanti per ciascun Stato Membro da raggiungere entro il 2030 (per la lotta al
cambiamento climatico, l’efficienza energetica e la produzione di energia/calore e trasporti tra le
diverse FER). attraverso sostanziali cambiamenti degli obiettivi che ciascuna FER (tra cui le
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biomasse agro-forestali) devono contribuire a raggiungere. La bozza della nuova strategia è
consultabile dal sito: http://ec.europa.eu/news/energy/110908_it.htm.
2. Manca un riferimento puntuale all’interno del paragrafo degli obiettivi, strategie, azioni elaborate
dall’Italia con l’adozione del Piano di Azione per le Rinnovabili (PAN 2010) e della Strategia
Energetica Nazionale (SEN, 2013) dove per ciascuna FER vengono stabiliti specifici obiettivi da
raggiungere per i 3 settori responsabili delle principali emissioni in atmosfera di gas serra
climalteranti quali ENERGIA, CALORE E RAFFRESCAMENTO, TRASPORTI.
Le fonti di energia rinnovabile in Abruzzo
A pag. 102 aggiornare le statistiche ufficiali, con il report pubblicato al 2012 dal GSE.
Sostituire la Carta 5c.3 con quella contenuta nel report GSE, 2012.
Aggiornare la Tabella 5c.2 con quella contenuta nel report GSE, 2012.
NOTA
Nel testo manca un’analisi dettagliata del contributo fornito dal mix energetico delle Fonti
rinnovabili per il soddisfacimento dei fabbisogni di energia/calore a livello regionale. Tale base di
dati rappresenta il pre-requisito essenziale per definire gli indirizzi e le azioni chiave per lo sviluppo
del settore bioenergetico, attribuendogli un ruolo specifico all’interno della priorità 5 e più in
generale nella politica di sviluppo rurale 2014-2020.
Gli impianti per la produzione di energia rinnovabile nel settore agricolo-forestale
A pag. 104 Inserire all’inizio del paragrafo la seguente dicitura: Le biomasse di origine agroforestale possono rivestire un ruolo strategico per il raggiungimento degli obiettivi di politica
energetica assunti dal nostro Paese. Con il recepimento della direttiva europea 28/2009, che ha
portato all’elaborazione da parte dell’Italia del Piano di Azione per le Rinnovabili (PAN 2010) e
successivamente alla stesura della Strategia Energetica Nazionale (SEN, 2013), è previsto un
contributo specifico dalle biomasse agricole e forestali, all’interno del mix energetico delle FER,
quantificabile in:
• produzione di elettricità di 18.780 GWh pari al 19% del totale Fer;
• produzione di energia termica (calore e raffrescamento) di 5,6 Mtep pari al 54% del totale
Fer;
• produzione di biocarburanti di 2,5 Mtep pari all’87% sui consumi stabiliti nel settore dei
trasporti. NOTA
(pag 104, 3° capoverso) Scarti agro-alimentari:
E’ bene tener presente che seppur il decreto legislativo 6 luglio 2012- Tabella 1 A (Attuazione
dell’art. 24 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28) riconosce gli scarti alimentari come
sottoprodotti da utilizzare per finalità energetiche, ad oggi ancora non è stato emanato il decreto
attuativo da parte del MATTM per la caratterizzazione dei sottoprodotti: pertanto gli scarti della
ristorazione alimentare non possono essere utilizzati per finalità energetiche.
(pag 104, 3° capoverso) gli scarti dell’industria di lavorazione del legno: La biomassa di origine forestale per il
settore forestale può provenire da:
1. Gestione ordinaria del bosco;
2. Recupero degli scarti derivanti dalle segherie di prima lavorazione e dall’industria
manifatturiera, dei pannelli e della carta
3. Da impianti di arboricoltura da legno;
4. Da impianti di short rotation forestry.
Non vengono annoverati in questo punto i residui delle potature derivanti dalla gestione del verde
urbano e delle aree cimiteriali, in quanto l’art. 184 del Testo Unico Ambientale (152/2006)
riconosce questi elementi come rifiuti urbani.
11
SWOT Focus area 5c
Approvvigionamento e utilizzo di FER da biomasse agricole e agroindustriali
A pag. 106 nel riferimento al Censimento del potenziale nazionale biomasse Enea: Aggiornare e
dettagliare le informazioni, coerentemente a quanto riportato dal Piano Energetico della Regione
Abruzzo. Nello specifico, all’interno del capitolo 2 pagina 82, è presente il quadro riassuntivo della
disponibilità di sottoprodotti agricoli ottenuti su base annua per provincia. Il piano è scaricabile al
seguente link;
http://www.regione.abruzzo.it/xambiente/docs/pianEnergetica/Capitolo2.pdf
A pag. 107 dopo le parole “…sviluppo di filiere corte ad alto valore aggiunto” aggiungere: Lo
sviluppo della filiera legno-energia, in questo senso, dovrà rispettare 3 concetti essenziali per una
corretta pianificazione sul territorio regionale, quali:
1. Valorizzazione dell’utilizzo del legno a cascata, ovvero promuovere meccanismi che
prevedano, a partire dalle utilizzazioni forestali in bosco, la produzione di legno ad alta
qualità (per industria manifatturiera del mobile, per la carta ed i panelli) e il “recupero” per
ciascun processo produttivo degli scarti per finalità energetiche;
2. Impiego delle biomasse forestali, per la produzione di calore e il recupero dell’energia
elettrica in cogenerazione. Questo perché l’indice di conversione delle biomasse durante la
combustione determina un rendimento del 55/60 % per la produzione di calore e solamente
del 40/45 % per la produzione di energia elettrica.
3. Stabilire il principio per il quale il dimensionamento degli impianti va realizzato tenendo
conto del reale potenziale di biomassa presente sul territorio, capace di assicurare una
fornitura costante e continua all’impianto di trasformazione nel medio-lungo termine,
tenendo conto dei potenziali impatti ambientali, quali emissioni in atmosfera (coerentemente
con quanto riportato con il Piano per la Tutela della Qualità dell’Aria della Regione
Abruzzo), biodiversità, consumo di suolo, perdita di capacità di assorbimento del carbonio
da parte degli ecosistemi forestali.
NOTA
1.
Si deve chiarire che gli investimenti nel settore dell’energia sostenibile devono essere
coerenti con la pertinente legislazione dell’UE e devono essere in linea con le priorità contenute nei
piani nazionali e regionali in materia (Piano d’azione nazionale per l’efficienza energetica, Piano
d’azione nazionale in materia di energie rinnovabili, Piani energetici regionali, Piani per la qualità
dell’aria).
2.
Cogenerazione: bisogna elaborare indicazioni strategiche su investimenti prioritari per il
sostegno alla cogenerazione, promuovendo sistemi ad alto rendimento, attraverso la realizzazione di
reti di teleriscaldamento pubbliche.
3.
Bacini di approvvigionamento: Fondamentale è la definizione e la delimitazione fisica di
bacini di approvvigionamento energetico, per una corretta pianificazione della filiera legno-energia.
In questo senso manca un raccordo sinergico tra PSR e altri strumenti di pianificazione a livello
regionale esistenti, che potrebbe rappresentare una delle criticità per il mancato sviluppo di filiere
legno-energia, autosufficienti e sostenibili nei tre requisiti economico, ambientale e sociale.
4.
Settore agricolo: Fondamentale e strategico risulta limitare la produzione di colture dedicate
per finalità energetiche, su terreni agricoli ad alto potenziale produttivo in termini di derrate
alimentari (Fucino, vallate irrigate, ecc.). Le indicazioni comunitarie in materia (direttiva ILUC)
sono sempre più orientate a risolvere le problematiche relative al conflitto tra produzioni
energetiche vs produzioni alimentari, pertanto nella definizione dei bacini di approvvigionamento
bisogna tener conto che aree agricole potenzialmente vocate dal punto di vista produttivo, non
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devono essere considerate fonte di reperimento di biomassa, se non per il recupero degli scarti
dovuti ai processi di trasformazione.
SWOT Focus area 5C
Approvvigionamento e utilizzo di FER da biomasse agricole e agroindustriali
A pag. 108 aggiungere tra i Punti di debolezza:
• assenza di strumenti di pianificazione territoriale, per la stima puntuale della disponibilità di
biomassa agro-forestale potenzialmente disponibile per finalità energetiche;
• mancata individuazione all’interno del Piano Energetico Regionale di bacini di
approvvigionamento energetico;
• Assenza di piattaforme logistiche per la compravendita e la gestione delle biomasse agroforestali.
• Scarse sinergie con gli altri strumenti di pianificazione esistenti, come il Piano Energetico
Regionale.
A pag. 108 nelle opportunità sostituire il punto “….crescente importanza economica dei servizi
energetici…” con la seguente dicitura:
• Importanza economica, ambientale e sociale delle filiere corte agro-energetiche, in territori
potenzialmente vocati per la produzione/fornitura di biomassa agro-forestale;
A pag. 108 nelle opportunità sostituire il punto: “diversificazione delle fonti di energia
rinnovabile” con la seguente dicitura:
• Opportunità di diversificazione del mix energetico delle rinnovabile, con lo sviluppo del
settore bioenergetico per la produzione di calore ed energia in sistemi di cogenerazione,
attraverso lo sviluppo di reti di teleriscaldamento ad alta efficienza energetica.
Aggiungere il punto:
• Possibilità di creare forme di diversificazione di reddito per le imprese agro-forestali
3.4 Ridurre le emissioni di GHG e ammoniaca prodotte dall’agricoltura (FA 5d)
Le emissioni di gas serra nel settore agricolo e principali inquinamenti
Politiche e strumenti di mitigazione
SWOT Focus area 5d
Ridurre le emissioni di GHG e ammoniaca prodotte dall’agricoltura
Opportunità inserire:
- adeguamento delle macchine agricole e impianti per la trasformazione dei prodotti con migliori
caratteristiche di efficienza energetica.
3.5 Promuovere il sequestro di carbonio nel settore agricolo e forestale (FA 5e)
Sequestro del carbonio
A pag. 117, al quarto paragrafo, la prima frase va riscritta:
Per ciò che riguarda il governo del bosco oltre il 60% sono fustaie mentre poco meno del 40% sono
cedui.
NOTA
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(dato elaborato dall’inventario Forestale Nazionale e dei Serbatoi di Carbonio (INFC 2005).
Secondo l’INFC le fustaie e i cedui non si equivalgono come scritto nella pubblicazione di Pompei
at Al., 2009 da cui è tratta la frase nel testo, perciò è opportuno modificarla in quanto è
contraddittoria rispetto ai dati ufficiali.
A pag. 117, al quarto paragrafo, la terza frase va riscritta:
I boschi abruzzesi vedono la prevalenza delle faggete con 122.402 ettari, seguita dai querceti di
roverella, rovere e farnia con 81.779 ettari, da altri boschi caducifogli con 48.760 ettari, dalle
cerrete con 30.741 ettari e dalle formazioni a conifere con 25.312 ettari. All’interno dei boschi di
conifere la tipologia più diffusa è la pineta a pino nero con 19.158 ettari mentre minori sono le
formazioni con pino mugo e pino silvestre con 1.086 ettari, abete bianco con 724 ettari, abete rosso,
douglasia e larice. (INFC, 2005).
Tipologie forestali presenti sul territorio abruzzese e relative superfici
superficie
boschi alti
(ettari)
boschi di abete rosso
362
boschi di abete bianco
724
pinete di pino silvestre e pino
mugo
1.086
pinete di pino nero
19.158
pinete di pini mediterranei
2.534
altri boschi di conifere pure o
miste
1.448
faggete
122.402
querceti a roverella, rovere e
farnia
81.779
cerrete e boschi a farnetto
30.741
castagneti
5.068
ostrieti e carpineti
46.145
boschi igrofili
20.270
altri boschi caducifogli
48.760
leccete
8.687
Totale boschi alti
389.164
Fonte: INFC, 2005.
NOTA
I dati forniti sono inesatti.
Vi sono delle incongruenze sui dati riportati nel testo tratto dalla pubblicazione di Pompei at al.,
2009 e quelli identificati dall’INFC. E’ opportuno inserire la tabella per una maggiore
comprensione e congruenza con i dati ufficiali.
A pag. 117 5° capoverso riportare in maniera analitica la capacità di assorbimento del settore
forestale abruzzese, attraverso l’utilizzo dei dati NIR 2014, per i 5 settori individuati in ambito
LULUCF ovvero Biomassa Epigea, Biomassa Ipogea, Lettiera, Necromassa, Carbonio nei Suoli.
Tali statistiche permetteranno di stabilire quali saranno le azioni chiave e gli interventi specifici da
attuare per il miglioramento/conservazione della capacità di stoccaggio nei diversi pools (serbatoi).
Il report è scaricabile al seguente link:
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http://unfccc.int/national_reports/annex_i_ghg_inventories/national_inventories_submissions/
items/8108.php
A pag. 120 sostituire il capoverso “… nell’ambito dei terreni forestali la fissazione del carbonio
dipende”.. con la seguente dicitura:
La capacità di fissazione del carbonio da parte delle superfici forestali non può prescindere da una
gestione attiva finalizzata a mettere in pratica tutte quelle tecniche selvicolturali che garantiscono il
mantenimento e la vitalità dei boschi abruzzesi, operativamente realizzabile attraverso l’adozione
e/o l’aggiornamento dei comuni strumenti di pianificazione forestale. Come previsto dalla nuova
Strategia Forestale Europea, una gestione attiva del patrimonio forestale, rappresenta l’elemento
cardine per il raggiungimento degli obiettivi di politica climatica ed energetica assunti dall’Europa
con l’elaborazione della Strategia 2020.
NOTA
Aggiornare tutte le statistiche riportate nel paragrafo, con i dati NIR riferito alle attività
LULUCF, pubblicati in data 4 aprile 2014. I dati sono scaricabili dal link
http://unfccc.int/national_reports/annex_i_ghg_inventories/national_inventories_submissions/
items/8108.php
Stock carbonio nel suolo
Crediti
A pag 122, spostare i capoversi 2, 3, e 4 nel paragrafo sequestro del carbonio, dove si descrive in
maniera dettagliata il ruolo del settore forestale nel precedente periodo di impegno e il ruolo che lo
stesso avrà in base ai negoziati del nuovo periodo 2014-2020.
NOTA
E’ bene sottolineare che sia per il precedente periodo di impegni (PK 2008-2012) che per il nuovo
periodo (2014-2020, i cui negoziati non sono ancora conclusi) i crediti generati dalle attività
LULUCF sono per Italia di proprietà esclusiva dello Stato. Questo implica il fatto che per adesso
non è possibile il riconoscimento di un mercato volontario dove i proprietari/gestori delle superfici
forestali possano scambiare liberamente i propri crediti. In questo senso con Decreto Ministeriale
MATTM GU n.104 del 5/5/2008 è stata prevista la realizzazione del Registro Nazionale dei
Serbatoi di Carbonio che rappresenta il passo propedeutico per la quantificazione della CO2 stoccata
dalle attività LULUCF eleggibili e la certificazione dei crediti.
Superfici forestali a rischio incendi
NOTA:
Il paragrafo andrebbe completamente riscritto puntualizzando i contenuti riportati.
1. l’aumento della capacità di assorbimento del carbonio da parte delle superfici forestali
eleggibili nelle attività LULUCF deve essere realizzata strategicamente con l’utilizzo delle
biomasse agro-forestali per finalità energetiche (sinergia tra gli accordi internazionali sul
clima e la strategia di Europa 20-20-20). In questo senso si deve valutare, attraverso l’analisi
dei comuni strumenti di pianificazione forestale esistenti, la possibilità di prelievo legnoso
che non vada ad intaccare lo stock della biomassa e la vitalità degli ecosistemi forestali. La
strategia da seguire dal punto di vista pratico è quella dell’utilizzo a cascata del legno dove
si valorizza la produzione di prodotti legnosi (che nel nuovo periodo di impegni vengono
conteggiati come stock di carbonio e che per lo stato membro Italia devono contribuire
all’assorbimento di 1 milione di Tonnellate di CO2) e del recupero dei residui delle
lavorazioni e degli scarti per finalità energetiche.
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2. Evitare analogie tra l’utilizzo della biomassa per finalità energetiche e gli incendi. La
combustione delle biomasse avviene all’interno di sistemi ad alta efficienza basati
sull’abbattimento dei fumi e delle polveri in atmosfera, assolutamente non paragonabile alla
“combustione libera” che si verifica a seguito di un incendio naturale o per cause antropiche.
SWOT Focus area 5e
Promuovere il sequestro di carbonio nel settore agricolo e forestale
A pag. 125 aggiungere ai:
punti di debolezza:
• Mancanza di una strategia a livello regionale delle strategie e delle azioni chiave per la
mitigazione del cambiamento climatico da parte del settore agricolo e forestale;
• Mancanza di una strategia a livello regionale delle strategie e delle azioni chiave per
l’adattamento al cambiamento climatico da parte del settore agricolo e forestale;
• Scarse sinergie tra gli strumenti di pianificazione contro gli incendi boschivi (piano
regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva
contro gli incendi boschivi).
Opportunità sostituire il punto: “attivazione del mercato dei crediti di carbonio (codice forestale del
carbonio)” con
• Possibilità di creare meccanismi di compensazione delle emissioni tra i diversi settori
produttivi, all’interno dello stesso territorio regionale.
Opportunità inserire:
• Creazione di imboschimenti e di impianti di arboricoltura da legno fuori foresta a rapido
accrescimento capaci di stoccare quantitativi di carbonio maggiori a parità di tempo rispetto
ad altre specie.
• Creazione di fasce taglia fuoco e di nuova viabilità forestale con la manutenzione delle
strutture già esistenti nell’ottica di monitorare e di presidiare i boschi regionali.
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