Applicazione di Campi magnetici ultra-deboli (CMU) a 52 pazienti con patologie osteo-articolari. Studio osservazionale in Medicina generale S. Andreani, G. Bacilieri, C. Casaroli, A.Cavallari, G. Carrà, J. Del Greco e F. Levato Medicina di Gruppo Estense di Ferrara. Pubblicato su rivista “SPHERA” Gennaio 2014 Abstract Gli strumenti di magnetoterapia di uso corrente generano campi magnetici di intensità elevata. Sono stati recentemente introdotti strumenti che generano campi magnetici a bassissima intensità, tra 1 e 100 μ Tesla, analoghi a quelli generati dall’attività cellulare. Viene ipotizzato che questi campi magneto-elettrici interagiscano con i campi magnetici cellulari ed inducano cambiamenti sui parametri di permeabilità intra ed extra cellulare attivando i processi cellulari contro gli stati di infiammazione e di edema. In questo articolo 7 medici di Medicina generale hanno sottoposto a trattamento con campi magnetici ultradeboli 52 loro pazienti affetti da patologie dei tessuti muscolo-tendineo-legamentosi per un periodo di tempo oscillante tra le 2 e le 4 settimane. Il trattamento con CMU si è associato a progressiva e significativa riduzione del dolore e ad un altrettanto progressivo e significativo miglioramento della mobilità articolare. L’andamento del dolore e della mobilità articolare sono risultati strettamente correlati (R2 = 0.97). Riassunto 52 pazienti con patologie osteo-articolari acute e subacute sono stati trattati con campi magnetici ultradeboli (intensità oscillante tra 1 e 100 μ Tesla e frequenze da 1 a 80Hz). I trattamenti, condotti da medici di Medicina generale associati in Medicina di gruppo, sono stati effettuati in corrispondenza della sede della lesione, hanno avuto cadenza bi o tri-settimanale, e si sono protratti per un periodo di tempo oscillante tra le 2 e le 4 settimane. Sono stati trattati pazienti con le seguenti patologie: traumi dei tessuti muscolo-tendineo-legamentosi (10 casi); ritardi di consolidazione ed esiti di fratture (17 casi); patologie osteo-articolari (22 casi); altri eventi traumatici (3 casi). Il trattamento con CMU si è associato a progressiva e significativa riduzione del dolore e ad un altrettanto progressivo e significativo miglioramento della mobilità articolare. L’andamento del dolore e della mobilità articolare sono risultati strettamente correlati (R2 = 0.97) 1 Introduzione Il dispositivo elettromedicale CMF Orthosystem genera campi magnetici ultradeboli, di intensità compresa tra 1 e 100 μ Tesla, non assimilabili a quelli generati dagli strumenti di terapia fisica di uso corrente che generano campi magnetici molto più intensi. I campi magnetici prodotti dallo strumento CMF Orthsystem, per frequenza ed intensità, sono analoghi alle forze elettromagnetiche endogene generate dall’attività cellulare. Per tale ragione gli ideatori dello strumento ipotizzano che i campi magneto-elettrici generati dallo strumento interagiscano con i campi magnetici cellulari (iono-risonanza ciclotronica, Liboff 1995) ed inducano cambiamenti sui parametri di permeabilità intra ed extra cellulare ed attivino i processi cellulari contro gli stati di infiammazione e di edema. In esperienze preliminari pubblicate su Sphera (1.) l’applicazione di CMU a 148 pazienti affetti da patologie osteo-articolari acute e subacute, è stata seguita da miglioramenti della mobilità articolare e da drastica riduzione del dolore percepito. Nello studio qui riportato 6 medici di Medicina generale associati in Medicina di gruppo (Medicina di gruppo Estense di Ferrara) hanno sottoposto a trattamento con CMF Orthosystem 52 pazienti ambulatoriali che presentavano patologie osteo-articolari sovrapponibili a quelle considerate in (1.). Materiali e metodi Casistica e trattamento con CMU Sono stati considerati 52 pazienti che presentavano traumi dei tessuti muscolo-tendinei-legamentosi (10 casi); ritardo di consolidazione ed esiti di pseudo-artrosi (17 casi); patologie osteo-articolari (22 casi); altri eventi traumatici (3 casi). Le patologie considerate erano in fase acuta o subacuta. I trattamenti con CMU sono stati effettuati in 2 o 3 sedute settimanali e protratti per un periodo compreso tra le 2 e le 4 settimane, variabile a seconda della evoluzione clinica del caso. L’applicazione dei CMU, precaricati nel programma dello strumento, è stata uniforme per tutti i soggetti considerati. Il trattamento con CMU si è aggiunto alle terapie farmacologiche o fisiche già in atto. 2 Valutazione della mobilità articolare e del dolore percepito Su una scheda appositamente predisposta, oltre ai dati anagrafici e clinici del paziente, sono state indicate l’ampiezza del movimento articolare e l’intensità del dolore percepito. L’intensità del dolore è stata espressa dal paziente con l’uso di una scala analogico-visiva con punteggio da 0 a 10. La mobilità articolare è stata misurata dal medico in gradi di escursione articolare e registrata con valori da 0 a 10. Le due valutazioni sono state effettuate all’ingresso (t0) e tempi successivi di una settimana (t1, t2, t3, t4). Risultati Il trattamento con CMU si è associato a progressivo miglioramento della mobilità articolare e ad altrettanto progressiva riduzione del dolore e (Figura 1). I miglioramenti della mobilità articolare sono risultati altamente significativi tra la settima e la ventunesima giornata dall’inizio del trattamento. La riduzione del dolore è risultata altamente significativa fin dall’esordio e fino al ventunesimo giorno di trattamento con CMU. L’andamento delle 2 variabili considerate è risultato strettamente correlato (R2 = 0.97, Figura 2). 3 Considerazioni conclusive Le modificazioni della mobilità articolare e del dolore, i due indicatori di patologia osteo-muscoloarticolare considerati, si sono osservate con omogeneità per entità e tempistica nei 52 pazienti trattati con CMU. Di particolare interesse il miglioramento della mobilità articolare verificato nel corso del trattamento con CMU sia per l’entità sia perché si tratta di un dato oggettivo (la mobilità è stata misurata in gradi di escursione articolare). Il dolore percepito è sceso rapidamente e significativamente dal valore iniziale di 6,29 al valore di 2,25 riscontrato alla fine del trattamento. Si tratta di una riduzione importante e più rapida di quanto ottenuto con la sola terapia farmacologica, per altro mantenuta durante il trattamento con CMU. La stretta correlazione tra l’attenuazione della sintomatologia soggettiva dei pazienti e l’aumento della mobilità articolare oggettivato dal medico curante rafforza i risultati ottenuti. Da rilevare che la riduzione della sintomatologia dolorosa correlata con l’aumento della mobilità articolare sottintende una coincidente attenuazione dei processi infiammatori e dell’edema locali. I risultati ottenuti sono indicativi di un effetto positivo del trattamento con CMU sulla evoluzione delle patologie osteo-muscolo-articolari considerate. Questi risultati vanno confermati con lo studio di una popolazione più vasta e con il confronto con pazienti con patologie analoghe, trattati con la sola terapia farmacologica. 4 Figura 1 Riduzione del dolore percepito e aumento della mobilità articolare osservata nei 28 giorni di trattamento con CMU. Sono riportati i valori medi e le deviazioni standard osservate ai 5 tempi di osservazione. 5 Figura 2 Correlazione tra riduzione del dolore percepito e della mobilità articolare osservata nei 28 giorni di trattamento con CMU. Dolore 6 Bibliografia 1. F. Anzivino, G. Calvosa, F. Conconi, G. Garlatti, F. Foglietta. Il trattamento con campi elettromagnetici ultradeboli migliora significativamente la mobilità articolare e riduce il dolore. Studio in 148 soggetti affetti da patologie osteo-articolari. Sphera, Anno 9 – N.18 Luglio 2013. 2. Liboff AR.: Electric-field ion cyclotron resonance. Bioelectromagnetics. 1997;18(1):85-87. in collaborazione con
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