Notiziario N° 23 - Dicembre 2013 per i soci Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano Dall’area mercato, a nome di tutta Banca Cremasca, Auguri a tutti i soci... p.18 NUOVA ALLEANZA Banca Cremasca-San Domenico I biglietti per il teatro adesso si comprano in banca p.26 PERGOLETTESE Crema nel calcio che conta Nostre interviste a Cesare Fogliazza e a mister Salvatore Giunta 02 Le nostre riflessioni Gli auguri di Banca Cremasca Il nostro augurio sincero è che tutti i nostri soci e clienti possano trascorrere un buon Natale e che il 2014 porti loro benessere e serenità. Q uesto 2013 che si sta chiudendo sarà sicuramente ricordato per un fatto davvero straordinario. Le dimissioni di un Papa (Joseph Ratzinger, Benedetto XVI) e l’elezione di Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio), che ha espresso da subito un carisma fortissimo. Non c’è alcun dubbio, infatti, che il nuovo Pontefice abbia colpito la memoria collettiva per i suoi gesti umili: non si era mai visto un Papa che, per esempio, dopo l’elezione non salisse sulla Mercedes nera a lui riservata, ma andasse sul pulmino con i cardinali, e pagasse personalmente il conto della stanza dov’era ospitato a Roma prima dell’elezione al soglio pontificio, dopo aver cambiato da solo una lampadina bruciata. Il suo carisma non si esaurisce nel rappresentarlo come «uno di noi». E’ sicuramente incoraggiante, in questa stagione di crisi e di aumento della povertà, vedere il Papa che vive con uno stile semplice. Ma non è solo questo. Fra gli indirizzi Pastorali, quello che ha colpito molti è l’attenzione e la cura che pone alla centralità dell’uomo e il suo continuo richiamo alla fratellanza, al fidarsi di più uno dell’altro, al «non lasciare mai indietro nessuno». Non voglio addentrarmi in questioni religiose perché non ne ho alcun titolo, ma penso che questo Papa sia un dono contro la rassegnazione e le derive dell’individualismo: ci sembra dire che la crisi e la povertà si superano se, attraverso le reti dei rapporti tra le persone, viene garantita la coesione sociale. Pare rivolgere un appello: o ci salviamo tutti o non si salva nessuno. E’ questo il salto culturale che ognuno di noi deve fare: passare dal profitto individuale alla creazione di valore condiviso. Ed è questo che hanno sempre fatto le Bcc e che, a mio parere, devono continuare a fare: camminare tutti insieme, banca, soci, territorio e clienti per perseguire quell’obiettivo etico ed economico di “rialzare le misere sorti” dei ceti deboli, posto 130 anni fa col sorgere della prima Cassa Rurale Italiana, di cui quest’anno ricorre l’anniversario; obiettivo basato sulla solidarietà e sull’impegno di creare il “bene comune”, come ribadito nel nostro statuto. Diventare tutti socialmente responsabili, e partecipare a risollevare un territorio che da cinque anni sta sopportando una crisi senza precedenti. Mi sono venuti in mente questi pensieri anche leggendo la cronaca di Papa Francesco che, poche settimane fa, ha ricevuto in Vaticano i rugbisti di Italia e di Argentina prima di un agonistico test match in programma a Roma, allo stadio Olimpico. Il santo Padre, intrattenendo giocatori e dirigenti, ha detto: «Il rugby è uno sport molto simpatico e vi dico perché lo vedo così: perché è uno sport duro, c’è molto scontro fisico, ma non c’è violenza; anzi, c’è grande lealtà e grande rispetto. Lo so che giocare a rugby è faticoso e non è una passeggiata, e questo penso che sia utile anche a temprare il carattere e la forza di volontà». Ma perché è così utile temprare la forza di volontà?, ci possiamo chiedere. Papa Francesco lo ha spiegato prendendo ancora a insegnamento il rugby: «In questo sport si corre verso la meta. Questa parola così bella, così importante, ci fa pensare alla vita, perché tutta la vita tende a una meta, e questa ricerca è faticosa, richiede lotta e impegno, ma l’importante è non correre da soli. Per arrivare bisogna correre insieme, e la palla viene passata di mano in mano, e si avanza insieme finché si arriva alla meta». E’ anche dall’insegnamento che viene dalla Dottrina sociale della Chiesa il sostegno di Banca Cremasca al territorio e alla persona, non solo continuando a erogare credito in questi momenti critici dell’economia, ma seguitando a porre attenzione e sostenere iniziative nei diversi ambiti della vita quotidiana: sociale, culturale, ambientale, educativo, sportivo. Una delle ultime iniziative sostenute dalla nostra banca, che ritengo particolarmente attenta ai bisogni reali, è la copertura delle spese effettuate dalla Diocesi per attrezzare il nuovo dormitorio della Caritas realizzato in via Civerchi. La nuova struttura, inaugurata l’8 di dicembre, può contare su 20 posti letto e garantirà “accoglienza” sicura per i senzatetto che ogni giorno si rivolgono sempre più numerosi alla Caritas in cerca di aiuto. Da ora l’organizzazione potrà assisterne, purtroppo, ancora di più. Buon Natale e Buon Anno a tutti. Francesco Giroletti 03 Filo diretto Notiziario con i soci per i soci: una copia per casa Se hai qualche comunicazione da trasmettere alla banca, dei chiarimenti da chiedere, se hai bisogno di consigli o di risolvere dubbi, ora puoi scrivere o telefonare a Banca Cremasca. Sarai ascoltato e troverai una risposta. La lotta agli sprechi nasce anche da piccoli gesti. Infatti, può capitare che in una famiglia ci siano più soci a Banca Cremasca, a ognuno dei quali viene spedito il «Notiziario per i soci» della banca. Ma avere in casa più copie della stessa pubblicazione è sicuramente uno spreco. Per riceverne una sola, scrivi o telefona a Banca Cremasca. Sommario PAG.2 Le nostre filiali PAG.3 Giroletti: un augurio sincero PAG.5 Bcc a Genova: le nuove sfide PAG.7 Il decennale di «Talent Scout» PAG.10 Chi lavora dietro le quinte PAG.13 Il Castello di Pandino PAG.15 Due bravi manager a confronto PAG.16 Le carte BCC PAG.18 I biglietti per il teatro, ora si comprano in Banca Cremasca PAG.19 La “mansarda” del Mercato Austroungarico per fare musica PAG.2o Se hai un computer, scrivi a questa e-mail: [email protected] Se hai un computer, scrivi a questa e-mail: [email protected] Concerto d’organo a 4 mani PAG.21 Il concerto lirico vocale numero 17 e “Dizionario finanziario” PAG.22 Festival dei libri per i bambini PAG.23 In 400 a teatro per don Benzi PAG.24 Sergnano, «Amici dei lebbrosi» Se hai un telefono, chiama: Ufficio soci 0373-877136 Se hai un telefono, chiama Ufficio soci 0373-877136 PAG.25 Perché ci piace Banca Cremasca PAG.26 Pergolettese: personaggi illustri PAG.28 I soggiorni al mare 2014 NOTIZIARIO PER I SOCI Direttore responsabile: Sergio Cuti Coordinatore editoriale: Roberta Serina Comitato di redazione: Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini e Cesare Cordani. Testi di: Chiara Scuri, Gionata Agisti, Michele Scarpellini e Laura Ferrari 04 Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop p.zza Garibaldi 29 CREMA Registrazione del Tribunale di Crema n.128 del 20.1.2003 Progetto Grafico: TRENTUNODIECI SAS Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8, Spino d‘Adda (provincia di Cremona) Associato all’USPI N° iscrizione ROC: 23074 Si ringraziano tutti coloro che hanno messo a disposizione le immagini presenti nel notiziario PAG.29 Pina Zaghen, la “madrina” delle vacanze d’inverno PAG.30 Libro: «Civiltà dei Parchi» PAG.31 Consigli per una buona polenta Le nuove sfide del Credito cooperativo lombardo tra solidarietà e responsabilità Le nostre riflessioni Le Bcc riunite a Genova per il convegno studi che aveva questo titolo: «Solidarietà responsabile». E poneva questo quesito: «Come far crescere le economia locali se la congiuntura obbliga le banche di credito cooperativo a restrizioni economiche?». Da sinistra: Giugno Magagni e Roberto Mazzotti, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di Iccrea Holding, insieme al presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti. Diverse le questioni affrontate: filiera distributiva, costi operativi, il mercato del credito e i modelli europei di cooperazione bancaria. L a crisi sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese. Da qui le due domande essenziali: come le Bcc stanno fronteggiando questa crisi che dura ormai da troppi anni? E come le stesse Bcc possono continuare ad essere solidali con le comunità locali se la congiuntura le obbliga a restrizioni economiche? Su questi interrogativi è stato chiamato a discutere – non solo con analisi, ma soprattutto con proposte e progetti – il Credito cooperativo lombardo che si è riunito il 18 e 19 ottobre scorsi a Genova per l’annuale convegno studi. Emblematico, infatti, è il titolo dell’appuntamento nella città della lanterna: «La solidarietà responsabile: il Credito Coopera- tivo nella stagione della crisi». Alle diverse questioni affrontate - dalla filiera distributiva ai costi operativi, passando per l’attuale mercato del credito ed i modelli europei di cooperazione bancaria - i numerosi ospiti e relatori hanno cercato di offrire molteplici chiavi di lettura, approfondendo la crisi e il debito, le nuove sfide imposte al Credi05 Alessandro Azzi, presidente di Federcasse: «Le Bcc debbono continuare a portare il loro contributo per la crescita delle economie locali. E’ il compito che dobbiamo affidare a una nuova generazione di bancheri cooperativi competenti e consapevoli. Una generazione che dobbiamo aiutare a crescere». Ha sottolineato Pietro Galbiati, direttore della Federazione: «Se il modello cooperativo vuole rimanere responsabile e solidale, occorre ripensare le strutture organizzative e rivedere i processi di lavoro, anche nella direzione di politiche volte a migliorare redditività e produttività ed a contenere i rischi e i costi operativi inefficienti». to Cooperativo con l’avvento dell’Unione Bancaria. La prima giornata – introdotta dagli interventi di Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, e Giuseppe Bortolussi, direttore del Centro Studi della Cgia di Mestre – è stata caratterizzata da una vivace tavola rotonda, moderata da Enrico Castelli, vice direttore del TG1 Rai, che ha coinvolto per un confronto Leonardo Becchetti, Gianfranco Fabi, Maurizio Gardini e Suor Alessandra Smerilli. Il 06 pomeriggio si è chiuso con i contributi di Giulio Magagni, presidente di Iccrea Holding, Giovanni Pontiggia, vice presidente della Federazione e presidente Iccrea BancaImpresa, e Flavio Motta, segretario del Comitato tecnico dei direttori. Nella seconda sessione, i lavori si sono concentrati maggiormente sui fattori interni al Credito cooperativo nazionale e lombardo, e sulle leve da azionare per continuare a mantenerlo su una rotta di sicurezza e sostenibilità. Analisi e proposte hanno permesso di identificare alcune possibili azioni ed ipotesi evolutive per aiutare famiglie e imprese a superare definitivamente la crisi. «Il quadro nel quale operiamo ormai da più di un lustro ci spinge a non dare mai per scontato il nostro modello, che è e vuole rimanere solidale e responsabile» ha sottolineato Pietro Galbiati, direttore della Federazione, «Per questo, però, occorre ripensare le strutture organizzative e rivedere i processi di lavoro, anche nella direzione di politiche volte a migliorare redditività e produttività ed a contenere i rischi e i costi operativi inefficienti. Una migliore gestione della rete distributiva e l’avvio del Fondo di Garanzia Istituzionale potranno certamente aiutarci in questo senso». Su questo fronte, particolarmente interessanti sono stati i contributi offerti da Marco Corbellini, responsabile dell’Uffi- cio Studi della Federazione, Roberto Mazzotti, direttore generale della Holding, e Federico Cornelli, direttore operativo di Federcasse. Ulteriori spunti di riflessione – pervenuti dall’ampio dibattito successivo, che ha visto tra gli intervenuti Maurizio Ottolini, presidente di Confcooperative Lombardia, ed i presidenti delle Federazioni della Toscana, del Veneto e della Puglia e Basilicata, Umberto Guidugli, Ilario Novella ed Augusto Dell’Erba, oltre al presidente del Collegio Sindacale della Federazione, Ignazio Parrinello – sono stati ripresi ed inquadrati nell’intervento conclusivo del presidente Alessandro Azzi: «Nel titolo del convegno “Solidarietà responsabile” è scritto un messaggio: il futuro di ognuna delle nostre BCC è necessariamente plurale, passa per il futuro delle BCC nel loro insieme. Le BCC possono, debbono, continuare a portare il loro contributo per la crescita delle economie locali, affinché in esse ci sia più concorrenza e nei territori più coesione, inclusione, benessere. È il nostro compito. È il compito che dobbiamo affidare ad una nuova generazione di banchieri cooperativi competenti e consapevoli, che sappia continuare a dare gambe a questa storia lunga 130 anni ed ancora moderna. Una nuova generazione che dobbiamo aiutare a crescere, a formarsi nella solidità dei principi e dei riferimenti cooperativi, oltre che nella competenza tecnica». Talent Scout: 10 anni «Investire sui talenti» Le nostre iniziative Celebrato il decennale dell’iniziativa riservata ogni anno alla gara tra mille studenti che si sfidano in dure selezioni.Banca Cremasca tra i sostenitori del progetto dedicato a scuola e imprese A destra il direttore generale di Banca Cremasca, Cesare Cordani, insieme ad Antonio Davò, presidente di Banca Cremonese. Il manager del nostro istituto di credito ha voluto sottolineare a studenti, docenti e imprenditori che «il talento resta il più affidabile degli investimenti». « T alent Scout», il progetto dedicato a scuola e imprese, voluto fortemente dai Giovani Industriali di Cremona, dalla Camera di Commercio, da Banca Cremonese e da Banca Cremasca ha compiuto dieci anni. E alla celebrazione dei due lustri di Talent Scout è stato dedicato il convegno svoltosi nell’Auditorium della Camera di Commercio a Cremona lo scorso giovedì 19 settembre. Presente una platea di studenti, docenti ed esponenti del mondo del lavoro e della scuola. Due i concetti fon- damentali emersi: contro la crisi, anche la scuola deve fare la sua parte inserendo più impresa nei programmi formativi, mentre la competitività è una guerra in grado di lasciare al palo chi la perde. Sono intervenuti: il presidente della 07 Il mondo della scuola e delle imprese era presente nell’Auditorium della Camera di commercio di Cremona dove sono stati celebrati i 10 anni di Talent Scout. Qui a destra il presidente dell’ente camerale, Gian Domenico Auricchio che ha detto: «La selezione è una modalità costante del mondo del lavoro. «Talent Scout» vuol dire competenza e stimolo per la sinergia tra scuola e lavoro». I concetti emersi durante il convegno e la tavola rotonda nella Camera di commercio sono stati due. Il primo: contro la crisi, anche la scuola deve fare più impresa nei programmi formativi. Il secondo concetto: la competitività è una guerra che lascia al palo chi la perde. Camera di Commercio, Gian Domenico Auricchio: «La selezione è una modalità costante del mondo del lavoro. Il concorso “Talent Scout” ha permesso a oltre 10mila studenti di confrontarsi con il merito e la selezione». Stefano Allegri, presidente dei Giovani industriali di Cremona: «In questi anni ho visto ragazzi bravi e preparati pronti per essere assunti, ma molti, altrettanto preparati, che si sono presentati al colloquio di lavoro in modo sbagliato, dimenticando che in pochi minuti ‘ci si gioca tutto’ e che chi ci sta di 08 fronte deve avere il maggior numero di informazioni, non solo sui risultati scolastici, ma sulle attitudini, sul carattere, sulla capacità di lavorare in gruppo, sulla voglia di sacrificarsi, su progetti e sogni». Giacomo Bonomi, economista, psicologo e consulente: «La scuola deve essere sempre più vissuta come un’ impresa e l’impresa come una scuola permanente». Gianni Ferretti, prorettore del Politecnico di Milano, sede di Cremona: «I ragazzi arrivano da noi sempre meno preparati. In Italia storciamo il naso di fronte a chi sbaglia i congiuntivi, ma ci si vanta di non capire nulla di matematica e fisica. Un congiuntivo non produce danni come, invece, calcoli o formule sbagliate applicati a processi lavorativi». Roberta Mozzi, dirigente scolastico, prontamente risponde: «Sui piani di studio possiamo intervenire solo marginalmente. Ma altrettanto critici e preoccupanti sono i tagli operati dalle riforme, che di fatto si traducono in una riduzione delle ore di laboratorio agli istituti tecnici o delle ore di diritto e di economia negli istituti commerciali. Ciò accresce il gap tra scuola e lavoro». Massimiliano Salini, presidente della Da sinistra: William Grandi (titolare di Megavit), Giacomo Bonomi (economista, psicologo, consulente aziendale) e Stefano Allegri (presidente dei Giovani Industriali). A destra, Massimiliano Salini (presidente dell’amministrazione provinciale di Cremona). Sotto: Roberta Mozzi (dirigente scolastico) e Gianni Ferretti (prorettore del Politecnico di Milano, sede di Cremona). Provincia di Cremona: «Serve un più ampio respiro, non c’è futuro per chi non aspira sempre al meglio, per chi ha come orizzonte sistematico il quarto d’ora successivo. Giocare in difesa non serve, al massimo si pareggiano le partite e avanti ci vanno sempre gli altri». William Grandi, giovane imprenditore titolare di Megavit è preoccupato per il futuro dei ragazzi: «Gli studenti che escono dagli istituti tecnici spesso non sono in grado di preparare un curriculum, sbagliano atteggiamento e talvolta persino l’abbigliamento. L’abito non fa il monaco, ma in una selezione presentarsi adeguatamente aiuta. Personalmente mi sono posto un obiettivo: piuttosto di fare un lavoro non stimolante ho realizzato una mia impresa, creando a mia volta nuovi posti di lavoro». Al convegno hanno preso parte anche le due BCC che da anni sostengono Talent Scout, con Antonio Davò, Presidente di Banca Cremonese, e Cesare Cordani, direttore generale di Banca Cremasca, i quali hanno ribadito l’impegno dei rispettivi istituti nei confronti del progetto perché, a conti fatti, « il talento è il più affidabile degli investimenti». 09 I nostri servizi Dietro le quinte di Banca Cremasca Siamo andati nel «back office» della banca per conoscere l’area amministrativa coordinata dal vice direttore Mauro Regazzetti, costituita da diversi uffici vitali che sovrintendono al meccanismo che regola l’attività dell’istituto di credito. B anca Cremasca, come tutti gli istituti di credito, dietro le quinte della struttura più palese e conosciuta, costituita dalle filiali che operano con la clientela per offrire i vari servizi finalizzati alla raccolta ed agli impieghi, ha un’organizzazione amministrativa che si occupa di assolvere tutte le incombenze burocratiche per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali. Mauro Regazzetti L’AREA AMMINISTRATIVA si occupa della gestione delle attività “non business” della Banca. E’ coordinata dal Vice Direttore Mauro Regazzetti e sovrintende alle attività operative dell’Ufficio Contabilità e Pagamenti, dell’Ufficio Organizzazione e Trasparenza con la inerente Sezione dell’Ufficio Immobili e Servizi Vari, dell’Ufficio Banca Elettronica e dell’Ufficio Perfezionamento Fidi. 10 Si occupa quindi delle attività legate al buon funzionamento dell’organizzazione aziendale, di supporto logistico/operativo e di sicurezza delle strutture mobiliari ed immobiliari, impostando le strategie informatiche/elettroniche, coordinando i processi amministrativo contabili e quelli successivi alla delibera di concessione dell’affidamento. L’UFFICIO ORGANIZZAZIONE E TRASPARENZA, dal punto di vista organizzativo coadiuva il responsabile della Direzione Amministrativa nell’assicurare che le strutture, le risorse umane e tecnologiche siano costantemente allineate e rispondenti alle esigenze quotidiane. Coordina le varie unità operative predisponendo quanto necessario per diramare le informazioni di carattere normativo e/o procedurale a tutta la rete all’interno della Banca, tenuto conto della continua e costante evoluzione del settore. Cura inoltre ed assicura gli adempimenti previsti dalla normativa in tema di trasparenza bancaria e pubblicità delle informazioni riguardanti i prodotti alla clientela, tramite l’aggiornamento tempestivo dei fogli informativi pubblicati sulla intranet aziendale e sul sito internet della Banca. L’Ufficio si relaziona inoltre con l’Area Mercato per il corretto svolgimento ed applicazione delle condizioni economiche alla clientela. Lo staff dell’Ufficio Organizzazione e Domenico Sgura Trasparenza è coordinato dal responsabile, Domenico Sgura, che segue anche i rapporti con l’outsourcer informatico Iside, in qualità di security manager dell’Istituto. Banca Cremasca, radicata nel territorio con ben 19 filiali, ha la necessità, al proprio interno, di gestire la manutenzione ordinaria e straordinaria delle proprie infrastrutture, affinché siano sempre rispondenti alle normative ed in piena efficienza per l’utilizzo da parte degli operatori e per l’offerta dei servizi. Emanuele Maffi è il responsabile di sezione, Emanuele Maffi che si occupa della gestione degli immobili, dell’economato e dei servizi vari nel contesto dell’Ufficio Organizzazione e Trasparenza. Ernesto Piacentini è il responsabile dell’UFFICIO CONTABILITÀ E PAGAMENTI, cui fa capo anche la sezione Enti e Sistemi di Pagamento coordinata da Nadia Vailati Venturi. L’Ufficio Contabilità e Pagamenti si occupa degli adempimenti fiscali dell’Istituto, a partire dalla redazione del Bilancio, alla tenuta dei registri contabili, dall’emissione delle fatture, alla regi11 Ernesto Piacentini strazione degli acquisti. Si occupa inoltre della predisposizione e dell’invio dei dati all’Organo di Vigilanza, della redazione delle dichiarazioni fiscali e del versamento delle imposte e delle ritenute. Oltre ad adempiere alle incombenze fiscali dirette dell’Istituto, si preoccupa delle imposte che indirettamente è chiamato a riversare in qualità di sostituto per la propria clientela. All’Ufficio fanno inoltre capo l’anagrafe relativa alla clientela, con annessi controlli sui corretti censimenti e l’inoltro dei dati alla pubblica amministrazione, nonché il back-office titoli per la gestione contabile ed amministrativa ogni altro sistema di pagamento. Il settore dei pagamenti è in continua evoluzione sia dal punto di vista normativo, che tecnologico. Il legislatore negli ultimi anni, in un’ottica di armonizzazione internazionale, si è sempre più orientato alla tutela dei diritti del cliente, avvalendosi di norme e standard comunitari sempre più stringenti per la lavorazione e la gestione dei vari sistemi di pagamento. Nel 2010 è stata recepita nell’ordinamento Italiano la direttiva PSD – acronimo di Payment Services Directive, mentre dal prossimo 1 febbraio 2014 verrà definitivamente recepita anche la direttiva SEPA – acronimo di Single Euro Payments Area, che uniformerà secondo standard comunitari gli strumenti di pagamento effettuati a mezzo di bonifici e RID. L’adeguamento riguarda un grande volume di operazioni, dato che la nostra Banca gestisce annualmente più di 263.000 bonifici ed oltre 27.000 RID. Marco Fornaroli Antonella Zecchini Nadia Vailati Venturi dei titoli della clientela. Come detto, all’interno dell’Ufficio Contabilità e Pagamenti è presente una sezione dedicata sia alla gestione dei servizi di tesoreria (servizi espletati per conto di Enti locali e senza finalità di lucro, in ragione della capillare presenza e vicinanza alle esigenze delle comunità del nostro territorio) sia dei servizi di pagamento, che si occupa dei risvolti amministrativi correlati alla gestione dei sistemi di pagamento utilizzati dalla clientela, quali gli assegni, i bonifici, le deleghe unificate, nonché le carte di debito, le carte di credito, gli effetti cambiari, le ricevute bancarie ed 12 to il modo di lavorare nel suo complesso, ha provveduto ad integrare il proprio modello di business con un’attenta “gestione dei servizi”, decidendo di costituire un’apposita unità operativa, l’UFFICIO BANCA ELETTRONICA, sotto la supervisione del responsabile Marco Fornaroli. L’Ufficio svolge funzioni di consulenza e supporto per la predisposizione e lo studio di progetti che richie- Nel contesto dell’Area Amministrativa è presente l’UFFICIO PERFEZIONAMENTO FIDI, con a capo Antonella Zecchini, che si interfaccia direttamente con il comparto dei crediti, il core business per eccellenza nel settore bancario. L’Ufficio cura tutte le attività formali successive alla delibera delle pratiche di affidamento, provvedendo alla delicata fase di verifica delle garanzie ed alla successiva erogazione del credito. Fra gli altri importanti compiti dell’Ufficio si segnala la gestione amministrativa e contabile dei crediti, nonché delle conseguenti segnalazioni alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Nella struttura organizzativa della BCC, la Direzione Generale, consapevole dell’importanza e dello sviluppo della cosiddetta “Banca On Line” e del fatto che le nuove tecnologie hanno modifica- dono l’utilizzo di strumenti informatici, gestisce le procedure informatiche e gli apparati tecnologici della Banca, al fine di assicurare la qualità ed efficienza dei dispositivi tecnologici e della rete di telecomunicazioni, di garantire la sicurezza, l’integrità e la riservatezza dei dati preservandoli da utilizzi impropri. Il team, composto da collaboratori giovani, sistemisti e periti informatici, assicura competenza e professionalità nell’ambito informatico legato al settore bancario. Il personale preposto ricopre mansioni di System Administrator (in conformità al Provvedimento del Garante del 27/11/2008), monitorando gli accessi fisici e logici di tutte le postazioni e degli ambienti della banca. Dal 2011 ad oggi, grazie anche alla campagna dei “Conti online” promossa dalla Banca (in meno di due anni ne sono stati aperti ca. 350), il Servizio di Relax Banking (l’internet banking del credito cooperativo) ha registrato un incremento del 70% circa delle utenze, ad oggi superiori a 2.650. L’Ufficio evade inoltre le richieste di installazione e/o disattivazione dei terminali “Point Of Sales” (POS) presso gli esercenti che li richiedono, interfacciandosi direttamente con la società emittente ed evadendo le richieste provenienti dalle filiali. I nostri monumenti Farsi un castello per abitarlo durante le giornate di caccia La costruzione voluta a Pandino da Bernabò Visconti a metà del 1300 Il signore di Milano veniva in paese perché i boschi vicini erano ricchi di selvaggina Passò più volte di mano. Oggi ospita il Comune e la mensa della scuola casearia La costruzione ha la tipica formula dei castelli viscontei di pianura: pianta quadrata con quattro torri quadrate ai lati (solo due sopravivono nella loro interezza; le altre furono smantellate durante i secoli). Gli ingressi furono rinforzati e protetti da ponti levatoi. Ma a difesa del maniero, c’era anche l’ampio fossato che oggi è interrato. L ’ ha costruito per abitarlo e dedicarsi alla sua attività preferita: la caccia nei boschi intorno a Pandino, particolarmente ricchi di selvaggina. Stiamo parlando di Bernabò Visconti, signore di Milano. Gli anni della costruzione del castello datano tra il 1354 (salita al potere di Bernabò) e il 1361 (data del primo documento in cui si fa chiaro riferimento al castello). La costruzione ha la forma tipica dei castelli viscontei di pianura dell’epoca: pianta quadrata con quattro torri quadrate agli angoli (solo due sopravvivono nella loro interezza: le altre sono stateparzialmente smantellate nel corso dei secoli), e ingressi rinforzati protetti da ponti levatoi. Uno schema geometricamente perfetto. L’ampio fossato è oggi interrato. Il cortile interno è caratterizzato da portici a sesto acuto, e al piano superiore da un loggiato con copertura a capriate. La destinazione originaria degli spazi non è nota, anche se non doveva essere mol13 Il cortile è caratterizzato da portici a sesto acuto. Al piano superiore c’è il loggiato con copertura a capriate (prima foto sotto, da sinistra) Il castello del 1300 era tutto decorato. Molte le figure di animali (sotto, foto centrale) e gli stemmi dei signori del castello: il «biscione visconteo» (destra). to differente da quella che è documentata per i secoli XVI e XVII, con al piano terra i servizi e ad oriente un ampio salone destinato ai banchetti. Si accedeva al piano superiore tramite una piccola scala in legno, oggi sostituita da quelle costruite nei torrioni. All’esterno sono visibili le numerose finestre, monofore (con una sola apertura) al piano terra, in origine destinato alla servitù, bifore (è un tipo di finestra divisa verticalmente in due aperture, divise da una colonnina su cui poggiano due archi, a tutto sesto o acuti) al piano superiore, riservato ai nobili. Il castello nel 1300 era completamente decorato, anche nella scuderia che oggi è adibita a biblioteca. Le pitture, in gran parte conservate, sono costituite da forme geometriche, decorazioni di tipo architettonico e ovunque sono disseminati 14 gli stemmi dei signori del castello, ossia «il biscione» di Bernabò Visconti e «la scala», insegna della famiglia della moglie di Bernabò, Regina della Scala, figlia del signore di Verona. Tra i pochi dipinti con figure umane si distinguono S.Antonio Abate e S.Cristoforo, dipinti ai lati dell’ex-salone dei banchetti per proteggere il primo la salute degli abitanti del castello e il secondo dalle morti improvvise. Nel 1400, sui due ingressi del castello, furono aggiunti due torrioni di difesa contro le incursioni dei veneziani nel territorio pandinese. Tolto di mezzo Bernabò con un colpo di Stato, il nipote Gian Galeazzo divenne il nuovo signore di Milano; anche lui veniva spesso a Pandino per la caccia. Dopo i Visconti, a governare Milano furono gli Sforza che presero possesso anche del ca- stello di Pandino; conte di Pandino, dal 1470 circa, fu nominato Ludovico Maria Sforza, meglio noto come Ludovico il Moro. Diventato, poi, il Moro duca di Milano, il castello di Pandino passò nelle mani di altre famiglie. Gli ultimi proprietari furono i D’Adda, che nel corso del XIX secolo diedero il castello in affitto, sia come abitazione che come sede di svariate attività. Nel 1947 il comune riuscì ad acquistare questa struttura e negli anni Cinquanta cominciarono i lavori di restauro. Oggi il castello ospita gli uffici comunali, la mensa della scuola casearia e numerose manifestazioni. Ed è opportuno ricordare che questa costruzione è una delle residenze meglio conservate di tutta la Lombardia, ed è ancora oggi molto simile al proprio aspetto originario. I nostri dirigenti Messi a confronto due bravi manager Giorgio Pesenti (capo area Commerciale) va in pensione, sostituito da Dario Cattaneo, responsabile area Mercato. G iorgio Pesenti, 63 anni, sposato, tre figli, laureato in Scienze statistiche ed economiche alla Statale di Bologna, dopo aver insegnato tre anni matematica in tre istituti a Bergamo, ha iniziato nel 1978 la sua carriera negli istituti di credito. E’ approdato in Banca Cremasca nel 2010 come responsabile dell’Area commerciale. Andrà in pensione a fine anno. Lo sostituirà come responsabile dell’Area mercato Dario Cattaneo: 60 anni, diplomato ragioniere al «Bassi» di Lodi, sposato con 2 figli, nel mondo delle banche dal 1974, è arrivato in Banca Cremasca nel 1998 come responsabile della filiale di S. Bernardino, poi di quella di Pianengo e, infine, come l’uomo dei fidi dell’istituto di piazza Garibaldi, a Crema. Conosciamoli meglio in questo faccia a faccia che riserva delle sorprese. PESENTI. Le sarebbe piaciuto rimanere nel suo incarico? «Ho impostato una nuova metodologia all’attività commerciale della rete perché i clienti, oggi, bisogna andare a cercarli. Il percorso non è concluso, e tocca a Cattaneo portarlo avanti ». CATTANEO. Il suo sogno era prendere il posto di Pesenti? «Non parliamo di sogni. Di certo, cercherò di fare al meglio quanto ha iniziato Pesenti» PESENTI. Che cosa lascia in eredità a Cattaneo? «Sarebbe un atto di presunzione lasciare qualcosa in eredità a Cattaneo che da 12 anni ricopre ruoli apicali in Banca Cremasca. Gli lascio di certo un impegno gravoso». CATTANEO. Spera che Pesenti le abbia lasciato un’eredità o no? «Lui ha aperto un solco, io proseguirò nella semina». PESENTI. Che cosa farà adesso? «Non mi comprerò un cane come vorrebbero le mie figlie e viaggerò. Andrò a visitare le capitali europee, ma soprattutto andrò a scoprire l’Italia: confesso di conoscere poco Roma, e per niente Napoli». CATTANEO. Farà rimpiangere Pesenti? «Farò solo il bene della banca. Come sempre». Da sinistra: Dario Cattaneo, in Banca Cremasca dal 1998 come responsabile della filiale di San Bernardino. Giorgio Pesenti è approdato nel nostro istituto di credito nel 2010. PESENTI. Che cosa le è piaciuto di più del suo lavoro? «Sono sempre stato un uomo di rete: quindi, grande vicinanza, contatto e relazione con filiali e clientela. Questo pregio mi è stato riconosciuto. E, quindi, sono soddisfatto». CATTANEO. Che cosa le piace di più del suo lavoro? «Il contatto con i miei collaboratori». PESENTI. Il suo più grande rammarico? «Nessuno. Ho contribuito a raggiungere risultati soddisfacenti. Certo, nel lavoro non bisogna mai accontentarsi, sicuramente avrei potuto fare ancora di più. Vorrei essere ricordato come una persona seria, corretta, un buon professionista che è sempre stato vicino agli uomini della rete». CATTANEO. Il suo più grande rammarico? «Certe volte vengono dei dubbi: l’aver concesso o no un fido, è stata la valutazione giusta? Poi lasci perdere questi timori perché l’importante è il sapere di avere lavorato con onestà e professionalità» PESENTI. Avrebbe voluto fare un altro mestiere nella sua vita? «Sì. Il chitarrista solista alla Jimi Hendrix in una rock band». CATTANEO. Avrebbe voluto fare un altro mestiere nella sua vita? «Da giovane ho fatto il fornaio, l’agricoltore e il facchino. A volte mi chiedo come sarebbe andata se avessi proseguito una di queste strade». PESENTI. Fare il bancario è un mestiere o una missione? «E’ un mestiere difficile per il quale servono tante qualità: equilibrio, serietà, capacità di soffrire e di non farsi coinvolgere. Infine, bisogna essere fortemente aziendalisti». CATTANEO. Fare il bancario è un mestiere o una missione? «Se pensi allo stipendio è un mestiere. Se lo fai con il cuore, è quasi una missione». PESENTI. Faccia un augurio a Cattaneo. «Che i suoi prossimi anni in banca siano meno pesanti e più sereni. E una raccomandazione: pensi di più alla sua salute». CATTANEO. Faccia un augurio a Pesenti. «Che si goda serenamente la pensione coltivando i suoi interessi». 15 Le carte BCC rendono la vita più facile Nell’era dell’informatizzazione massiva, gli strumenti di pagamento elettronico (carte di credito, carte bancomat e prepagate) sono ormai entrate a far parte della nostra operatività quotidiana e lo saranno ancora di più nei prossimi anni. Attualmente la nostra Banca gestisce circa 8.000 carte di debito e 7.500 carte di credito, e il comparto è in crescita, perché le carte hanno costi contenuti e danno grandi vantaggi, molto apprezzati dalla clientela. Esistono diverse tipologie di carte con varie funzioni. Vediamole nello specifico. La definizione: Carta di credito: strumento di pagamento che consente al titolare di effettuare acquisti di beni o servizi presso qualsiasi esercizio convenzionato con l’emittente oppure di effettuare prelievi per anticipo di contante. Il pagamento da parte del titolare è posticipato rispetto all’acquisto o prelievo e avviene a cadenza predefinita di norma mensile in un’unica soluzione. Carta di debito: strumento di pagamento che abilita il titolare ad effet- tuare acquisti di beni e servizi oppure prelievi di contante. A differenza della carta di credito, l’addebito di ogni transazione viene effettuato direttamente ed immediatamente sul conto; questo significa che al momento del pagamento il conto deve avere disponibilità, diversamente dalla carta di credito che è una forma di finanziamento. Carta prepagata: strumento di pagamento ricaricabile che “incorpora” una somma, con una specifica giacenza; ogni volta che si effettua un pagamento o un prelievo di contante il “saldo della carta” diminuisce. A differenza delle due carte di cui sopra, le carte prepagate non sono collegate ad un conto corrente. I vantaggi delle nostre carte di credito Il nostro Istituto da tempo offre strumenti innovativi nel segmento della monetica, con particolare attenzione a giovani, famiglie, soci, aziende. Il circuito internazionale su cui abbiamo puntato per le carte di credito è Mastercard, che tra l’altro offre una serie di interessanti agevolazioni: - Grace period: corrisponde al nume- ro di giorni che trascorrono tra la chiusura dell’estratto conto in cui viene utilizzata la carta e il giorno di addebito in conto corrente. Con Mastercard il grace period è di 18 giorni dopo la chiusura dell’estratto conto per le carte Classic e Classic Socio, e ben 28 giorni dalla chiusura dell’estratto conto per 16 le carte Gold, Gold Socio, Impresa; in entrambi i casi il costo in valuta non è a carico del cliente, ma viene sostenuto dalla Banca. - Protezione 100%: in caso di frode nell’utilizzo della carta di credito vengono rimborsate al 100% le spese addebitate, inoltre i beni acquistati con la carta sono protetti contro il furto avvenuto nelle prime 24 ore dall’acquisto. E non è finita qui: i prelievi di contante sono assicurati contro il rischio di scippo o rapina avvenuto nelle prime 24 ore e, come ulteriore protezione, è possibile attivare gratuitamente il servizio di SMS Alert che ci avvisa quando spendiamo una somma superiore ai 70 €. - Acquisto facile: con la nostra carta di credito abbiamo sino a 30 giorni di tempo per restituire un bene acquistato, anche se solo non ci piace o non convince più, ed essere rimborsati al 100% con una copertura annua di 5.000 € e con un massimo di 3 richieste; inoltre per i beni acquistati con carta di credito c’è un ulteriore anno di garanzia rispetto ai due già previsti dalla legge per un totale di tre anni. - Formula Rebate: cosa significa? Vuol dire che la carta di credito è gratuita se si raggiunge la soglia annua di spesa prefissata. In sintesi “più la usi e meno ti costa” e non paghi più il canone annuo! Una Novità Assoluta I nostri prodotti È un’esclusiva delle BCC, si chiama Carta BCC Beep ed è l’ultimo prodotto Iccrea Banca. Per importi superiori a € 25 funziona come una normale carta di credito, mentre per micropagamenti (fino a € 25) può essere utilizzata anche senza firma. Basta un semplice avvicinamento al lettore, un “beep”, per pagare presso gli esercenti abilitati. La catena Mc Donald’s l’ha subito adottata per la comodità e la rapidità di utilizzo. Tutto avviene in una manciata di secondi, davvero una piccola grande rivoluzione. Le carte di Banca Cremasca: Carta Bcc Impresa Carta Bcc Beep Carta Bcc Gold Carta Bcc Gold Socio Carta Bcc Tasca Carta Bcc Classic Carta Bcc Classic Socio Le nostre Filiali sono a vostra completa disposizione per approfondire tutti gli aspetti che, per motivi di spazio, non abbiamo potuto affrontare. Carta Prepagata 17 I biglietti per il teatro si comprano in banca E’ ripartita la collaborazione tra Banca Cremasca e il San Domenico Il servizio - gratuito e senza commissioni - è attivo dal 20 novembre nelle 19 sedi dell’istituto. Intervista al presidente della Fondazione San Domenico, Giovanni Marotta: «Obiettivi: pareggio di bilancio, più spettatori, alta qualità degli spettacoli». La conferenza stampa per l’annuncio della collaborazione tra Banca Cremasca e la Fondazione del teatro San Domenica. Da sinistra: Roberta Serina (ufficio relazioni esterne di Banca Cremasca), Giovanni Marotta (presidente Fondazione) e Ilda Maria Zucca (vice presidente). D opo un anno di interruzione, dovuto al cambio del gestore informatico, riparte la collaborazione tra Teatro San Domenico e Banca Cremasca, socio fondatore dell’omonima Fondazione. Ogni filiale della banca diventa così una biglietteria per abbonamenti e biglietti della stagione teatrale 2013/2014. L’iniziativa è stata presentata dal presidente della Fondazione, Giovanni Marotta, dal vice presidente Ilda Maria Zucca e dall’addetta alle relazioni esterne di Banca Cremasca, Roberta Serina, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta il 19 novembre scorso nella sede dell’ente in piazza Trento e Trieste. E’ stato annunciato, quindi, che a partire dal 20 novembre, oltre alla biglietteria storica del teatro e al servizio online sul sito www. 18 teatrosandomenico.it, per l’acquisto dei biglietti è possibile rivolgersi alle 19 filiali di Banca Cremasca dislocate su tutto il territorio cremasco e a Caravaggio. In virtù della valenza socioculturale della Fondazione e a riconferma della volontà dell’istituto di sostenere l’ente di cui è socio fondatore, Banca Cremasca fornirà il servizio a titolo gratuito, senza alcun onere commissionale. Così come non verranno caricati costi aggiuntivi agli utenti (clienti della banca e non) che si rivolgeranno agli sportelli bancari per l’acquisto dei biglietti. È «un ritrovarsi con estremo piacere» ha detto il presidente della Fondazione, Giovanni Marotta. Che ha spiegato l’obiettivo di questa alleanza: «Rendere ancora più facile agli spettatori accedere agli spettacoli». Un servizio che Banca cremasca, nel corso degli anni, ha saputo fornire al meglio. E di «condivisione di valori» ha parlato anche Roberta Serina. Giovanni Marotta è un personaggio conosciuto, stimato e apprezzato nel Cremasco anche perché, nonostante le difficoltà del mercato automobilistico, da direttore generale della Vhit, azienda del gruppo Bosch, era riuscito a rilanciare la produzione nei due stabilimenti di Crema e Offanengo, mantenendo alta l’occupazione in entrambe le strutture. Un manager - legato all’associazione Industriali di Cremona - che ha dimostrato qualità tecniche, strategiche, umane, e una grande capacità imprenditoriale. Marotta sta ora combattendo un’altra importante e difficile mission nella Fondazione La nostra cultura La musica piace. C’è stato, infatti, il tutto esaurito al concerto della jazz band guidata dallo speciale pianista cremasco Mario Piacentini: grandi applausdi ai sei straordinari artisti. L’evento è stata una prima assoluta scelta come serata inaugurale della stagione del teatro. del San Domenico. L’obiettivo è quello di arrivare al pareggio dopo un 2012 «che ha visto le entrate complessive in calo di 120mila euro», pur con un incremento degli abbonati, e una stagione 2013-2014 che si prospetta ancora difficile anche perché la Fondazione non ha la possibilità di limitare alcuni costi, in crescita, tra cui per esempio quello del personale. Una grande sfida quella di Marotta dunque. Un traguardo che lui stesso definisce «ambizioso». Pareggiare i conti senza venir meno alla mission della Fondazione del San Domenico: «Mantenere elevata la qualità degli spettacoli teatrali e della formazione musicale e incrementare il numero di spettatori e le iscrizioni al Folcioni». Da qui il rapporto stretto e propositivo che il direttore artistico del San Domenico, Enrico Coffetti, e il direttore del Folcioni, Alessandro Lupo Pasini, mantengono con il presidente e il Cda della Fondazione. «Loro devono preoccuparsi di tenere alto il livello artistico del teatro e della scuola, a noi compete trovare l’equilibrio economico di entrambe le strutture». Marotta non demorde. E mantiene un cauto ottimismo: «Mi aspetto di più dai cremaschi». Ma non vuole trovare eventuali giustificazioni future in caso di risultati non raggiunti: ««Abbiamo bisogno di vendere più biglietti» dice, «ma se il pubblico scarseggerà e gli spettacoli non funzioneranno, sarà solo colpa nostra» avverte. E annuncia alcune idee in campo: economie di scala sugli spettacoli per risparmiare, collaborazione con le associazioni culturali presenti sul territorio, tra le quali, per esempio, il Franco Agostino Festival e gli appassionati della lirica per avere più gente in teatro, e la stagione estiva da gestire a CremArena. Nel frattempo, il San Domenico ha aperto la stagione 2013-2014 con il botto. Un foltissimo pubblico è accorso per accogliere il professore/poeta Roberto Vecchioni, e c’è stato il «tutto esaurito» anche al concerto della jazz band guidata dal pianista cremasco Mario Piacentini: i sei artisti sul palco sono stati applauditissimi con calore e ammirazione da un pubblico attento, composto e partecipe. Chi ben comincia… Taglio del nastro del sottotetto del Mercato Austroungarico che sarà utilizzato dal Folcioni Una “mansarda” per fare musica S ono stati inaugurati gli spazi sopra il Mercato Austroungarico. Una “mansarda” di 450 metri quadri è stata consegnata all’adiacente istituto Folcioni, il quale, grazie a una scala di accesso costata 20mila euro, avrà a disposizione tre nuove aule e l’ampio salone del sottotetto dall’acustica considerata «eccezionale». Oltre all’uso quotidiano per le lezioni degli studenti del Folcioni, questi spazi potranno essere utilizzati anche per le prove di piccoli ensemble musicali, per la Corale Marinelli, per sala di registrazioni di qualità, per la biblioteca del Folcioni. «Vorrei ringraziare l’amministrazione comunale per i tempi brevi con cui l’intervento è stato realizzato» ha commentato Giovanni Marotta, presidente del S. Domenico. «Si tratta di un meraviglioso regalo, non tanto alla scuola, che comunque ne aveva bisogno, quanto alla città intera. Speriamo che si possa trovare una soluzione per un suo utilizzo collegato anche alla parte sottostante completando così la riqualificazione dell’intera struttura». 19 Fotografia di Lorenzo Rossi Trescore Cremasco, chiesa parrocchiale, 2 novembre: l’organo Serassi-Cavalli ha fatto sentire la sua splendida voce grazie all’abilità dei maestri Francesco Zuvadelli e Pietro Pasquini. S abato 2 novembre, nella chiesa parrocchiale di Sant’Agata a Trescore Cremasco si è svolto con grande successo il tradizionale «Concerto d’Organo a Quattro Mani». Nato nel 2000 da un’idea di Angelo Zuvadelli e Carlo Ogliari, presidente dell’«A.S.D. Trescore» per celebrare i 30 anni di fondazione dell’associazione sportiva, il concerto che da anni è organizzato in collaborazione con la parrocchia, grazie soprattutto al sostegno del parroco don Paolo Ponzini e la sponsorizzazione di Banca Cremasca - è giunto alla 14sima edizione. L’organo Serassi-Cavalli, bellissimo strumento storico vanto dell’arte organaria nel Cremasco, ottimamente restaurato nel 1989 dalla bottega organaria dei f.lli Piccinelli di Ponteranica (Bg), ha potuto far sentire ancora una volta la propria splendida voce grazie all’abilità dei maestri Francesco Zuvadelli e Pietro Pasquini. Un particolare significativo: tutti i concerti, dal 2000 ad oggi, sono stati tenuti da questi due musicisti, un binomio artistico di alto profilo che ha saputo conquistarsi il consenso del numeroso pubblico di appassionati che, ogni volta, affolla la bella chiesa parrocchiale. I brani eseguiti hanno spaziato attraverso numerosi autori collocabili in un periodo che va dal XVIII al XX secolo; dalla «Fantasie in D moll» op. 87 di A. F. Hesse (primo brano in programma) alla Sinfonia da «Luisa Miller» di G. Verdi (ultimo brano in programma), dal20 E’ risuonata la pura magia del Concerto d’Organo a Quattro mani la Sinfonia dalla Cantata «Wir danket dir, Gott, wir danken dir» Bwv 29 di J.S. Bach (la cui trascrizione per organo a 4 mani è stata realizzata dal maestro Francesco Zuvadelli) alla meravigliosa «Suite» op. 46 n° 1 di E. H. Grieg (realizzata dall’autore stesso come riduzione pianistica della musica di scena composta originariamente per il dramma giocoso «Peer Gynt» di Ibsen) ai tre movimenti dai «Quadri da un’esposizione» di M. P. Mussorgsky. La gradita novità di quest’anno è stata la partecipazione straordinaria del sopra- no Ayako Suemori che ha cantato «Pie Jesu» dal «Requiem» op. 48 di G. Fauré, e per commemorare i 200 anni dalla nascita di Giuseppe Verdi l’«Ave Maria» da «Otello», e «La vergine degli Angeli» da «La forza del destino». Applauditissimo il primo bis eseguito dal trio, sulle note di «C’era una volta il west» di E. Morricone (la cui trascrizione per organo a 4 mani e soprano è stata realizzata dal maestro Francesco Zuvadelli) come anche il secondo bis in cui è stata ripetuta «La vergine degli Angeli» di G. Verdi. Laura Ferrari Fotografia di Adamo Zuvadelli Da sinistra in basso: Ayako Suemori, Carlo Ogliari, Alessandro Piccinelli e Don Paolo Ponzini. In alto da sinistra: Pietro Pasquini e Francesco Zuvadelli La nostra cultura Si è svolto il «17° Concerto lirico vocale» nella chiesa di Trescore Parroco: «Il più bello» S Il notissimo e apprezzato soprano Ayako Suemori, giapponese, residente a Palazzo Pignano i è svolto, il 21 settembre scorso nella chiesa parrocchiale di Sant’Agata di Trescore Cremasco, il «17° Concerto lirico vocale» che ha avuto il sostegno di Banca Cremasca. Uno straordinario evento che ha visto la partecipazione di Ayako Suemori (soprano, giapponese, residente a Palazzo Pignano), Li Wei Wei (soprano, cinese), Roberto Cazzaniga (tenore, di Renate Brianza), Wu Hao (tenore, cinese). Al piano, il maestro Leonardo Marzagalia. Soddisfatto il parroco, don Paolo Ponzini che ha commentato così l’evento: «Non vorrei sbagliami, ma quest’ultimo è stato il miglior concerto lirico vocale. Ha superato le 16 edizioni precedenti. Anche la gente era molto contenta. Questi sono ottimi momenti per la nostra comunità. Con questo concerto ci è stato fatto un bel regalo. Spendidi i duetti. Un ringra- ziamento a Banca Cremasca che è sempre molto attenta a questi eventi culturali» Questi i brani eseguiti: F. Cilea, «E’ la solita storia del pastore» da L’Arlesiana, (Cazzaniga). F. Cilea, «Una lettera» da Vita Breve (Suemori). A. Rotoli da «Mia Sposa sarà la mia bandiera» (Wu Hao). G. Donizetti, «Il barcaiolo» (Suemori). A seguire la grande lirica: A. Ponchielli, «Cielo e mar» da La Gioconda (Cazzaniga). G. Puccini, «Un bel dì vedremo» da Madama Butterfly (Suemori). A. C. Gomes, «Mia Piccirella» da Salvator Rosa (Cazzaniga). S. Gastaldon, «Musica Proibita» (duetto Wu Hao e Li Wei Wei). L. Marzagalia, solo piano. G. Verdi, «O cieli Azzurri» dall’Aida (Suemori). U. Giordano, «Improvviso» da Andrea Chénier (Cazzaniga). G. Piccini «Sola, perduta, abbandonata» da Manon Lescaut (Li Wei Wei). E altre melodie. Dizionario Finanziario Corporate governance Sabatini-bis Asset quality review E’ l’organizzazione interna d’impresa, che regola le relazioni tra i soggetti che a diverso titolo intervengono nello svolgimento dell’attività e che punta a tutelare i diversi interessi coinvolti. L’obiettivo di queste regole è di tutelare la buona gestione e, nel contempo, gli interessi di soci, creditori e dipendenti. Il «Decreto Del fare», approvato dal governo Letta, ha introdotto una agevolazione (similare alla legge Sabatini) in favore delle imprese (in particolare le piccole e le medie) che acquistano, anche mediante operazioni di leasing finanziario, macchinari, impianti, beni industriali d’impresa e attrezzature nuove a uso produttivo, o che investono in hardware, software e tecnologie digitali. L’incentivo consiste in contributi in conto interessi a fronte di finanziamenti accesi per tali acquisti. I prestiti hanno durata massima di cinque anni. Con questo termine viene indicato il grande check-up che la banca centrale europea farà sui bilanci delle 128 maggiori banche europee. L’asset quality review è stata varata in vista della vigilanza unica europea: la Bce dovrà concluderla entro ottobre 2014. CTz CTz, acronimo di Certificati del Tesoro zero coupon, sono titoli di Stato con durata di 24 mesi. Gli interessi non sono corrisposti sotto forma di cedole (come nel caso dei BTp), ma sono determinati dallo scarto di emissione: di fatto i titoli vengono emessi a un prezzo inferiore rispetto al valore nominale a cui verranno rimborsati. La differenza tra il valore nominale e il prezzo corrisposto corrisponde dunque agli interessi. Tapering Il termine indica la progressiva riduzione, da parte della Fed, degli stimoli monetari con cui ogni mese la Banca centrale immette liquidità per un ammontare pari a 85 miliardi di dollari attraverso un piano di acquisti di titoli di Stato e obbligazioni garantite da mutui immobiliari. Patto di sindacato Il patto di sindacato è un accordo attraverso il quale due o più azionisti si impegnano a comportarsi in un determinato modo nelle attività aziendali, per esempio nell’espressione del voto durante l’assemblea. Modalità di controllo molto diffusa, ha la funzione di accentrare di fato il potere nelle mani di un gruppo ristretto di azionisti. I patti di sindacato possono essere di diverse tipologie, a seconda del vincolo stabilito tra gli azionisti. 21 La nostra cultura «AltreStorie» festival dei libri per bambini L’obiettivo: far diventare Crema una “piccola Mantova”, famosa per la letteratura scritta per i più piccoli. Primo, grande successo. S i è svolta da 3 al 6 ottobre scorsi, la prima edizione di «AltreStorie», il festival che Crema ha dedicato ai libri per bambini e ragazzi, con l’obiettivo di far diventare la nostra città un punto di riferimento per il settore, una piccola Mantova della letteratura dei bambini. Al centro del festival sono stati le passioni civili e i sentimenti sociali: «temi che solo apparentemente sembrano avere scarsa relazione col mondo dell’infanzia» hanno spiegato Paola Vailati, assessore comunale alla Cultura. Il pubblico dei bambini e dei ragazzi è stato coinvolto insieme agli educatori - insegnanti, genitori, nonni - in discussioni e riflessioni, che hanno preso il via dalla lettura di libri avvincenti. Uno dei momenti più emozionanti è stato l’incontro dedicato a Malala Youszafai, la ragazzina pakistana gravemente ferita in un attentato dei talebani a causa delle sue battaglie civili a favore del diritto all’istruzione per le ragazze del suo Paese, minacciate dalla volontà degli inte- gralisti di chiudere tutte le scuole femminili del Pakistan. Viviana Mazza, giornalista del «Corriere della sera» e autrice del libro «La storia di Malala», edito da Mondadori, ha condotto il dibattito con un pubblico attento e curioso, composto da bambini, ragazzi e adulti. Ma la lista degli autori che hanno interloquito con il pubblico è lunga: da Beatrice Masini, finalista del premio Campiello, a Vivian Lamarque, una delle più note protagoniste della scena poetica italiana; Fabrizio Silei, Chiara Carminati ed Emanuela Bussolati, tre dei vincitori delle più recenti edizioni del premio Andersen. E ancora: da Massimiliano Tappari, grande inventore di immagini fotografiche ad illustratori e illustratrici come Arianna Papini, Giulia Orecchia, Peppo Bianchessi, Matteo Gubellini, fino a Sualzo e Silvia Vecchini autori di graphic novel e alla scrittrice Nora Relaigh Baskin, arrivata dagli Stati Uniti per presentare ai ragazzi «AltreStorie» ha detto Paola Vailati, assessore comunale alla Cultura, «è un modo meraviglioso per avvicinare i giovani alla lettura con laboratori e incontri con autori in cui si impara divertendosi» 22 delle scuole medie il suo libro più recente: «Tutt’altro che tipico», la storia di un ragazzo autistico. Autismo, e poi dislessia, differenze, integrazione, diritto all’istruzione, razzismo, immigrazione, Palestina: questi e altri ancora i temi affrontati negli incontri. Giorgio Scaramuzzino ha portato i bambini tra le macerie del conflitto tra israeliani e palestinesi, raccontando però la bellissima storia dell’amicizia tra un bambino e una zebra nello zoo della striscia di Gaza. Roberto Anglisani, che ha riscritto il «Libro della Giungla» di Kipling, ambientandolo nella giungla metropolitana della stazione ferroviaria di Milano, tra piccoli migranti, costretti a rubare e a vivere come schiavi dal losco Shirkan, trafficante di bambini. Per i più piccoli le narrazioni di Andrea Cazzalini, di Alessandra Baschieri e Cristina Busani, e le musiche di Gian Luca Magnani e degli allievi dell’Accademia di musica Concorde. Gli incontri si sono svolti nel Museo di Crema, ma anche nei quartieri di Ombriano e Santa Maria della Croce. Il festival ha coinvolto le librerie locali e la Biblioteca. Importante è stata la partecipazione della casa editrice «Uovonero» di Crema che da anni porta avanti la mission: «La lettura è un diritto di tutti». Paola Vailati, assessore comunale alla Cultura, ha commentato: «AltreStorie è un modo meraviglioso per avvicinare i giovani alla lettura attraverso laboratori ed incontri con autori in cui si impara divertendosi». Il Sindaco Stefania Bonaldi ha poi ringraziato gli sponsor, (tra cui Banca Cremasca) che con il loro contributo hanno permesso la realizzazione del festival, e i cittadini che hanno accolto con entusiasmo questa importante proposta. Eros Miari, della cooperativa «Equilibri», che ha curato programma e organizzazione del festival, ha ricordato gli ospiti e i collaboratori, che si sono adoperati per coinvolgere i bambini e i ragazzi e i cittadini di Crema, auspicando che ‘altreStorie’ possano essere raccontate in futuro. La nostra cultura Erano in 400 a teatro per don Oreste Benzi E’ il fondatore delle Case-famiglia, morto sei anni fa. «Con le scarpe ai piedi», va in scena la sua vita spesa per i più poveri. Lo spettacolo è un racconto a più voci con testi, video e musiche prodotti dalla Comunità «Papa Giovanni XXIII». E’ l’inizio di un percorso di momenti di riflessione per gli studenti del Pacioli. I l teatro San Domenico, il 30 ottobre scorso, ha fatto il pieno con lo spettacolo «Con le scarpe sempre ai piedi». La rappresentazione è stata pensata, progettata e realizzata per ricordare la figura di don Oreste Benzi, fondatore della comunità «Papa Giovanni XXIII», a sei anni dalla morte del sacerdote avvenuta il 2 novembre a Rimini, all’età di 82 anni, per un attacco cardiaco. Lo spettacolo - un racconto a più voci con testi, video e musiche originali prodotti dalla stessa comunità - ha visto la regia di Pasquale D’Alessio. Chi è don Benzi e qual è lo scopo dell’associazione «Papa Giovanni XXIII»? Questo prete è nato in un paesino dell’allora provincia di Forlì, nell’entroterra collinare a 20 km da Rimini, da una povera famiglia di operai, settimo di nove figli. All’età di 12 anni (nel 1937) è entrato in seminario a Urbino per passare dopo tre anni a quello di Rimini. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1949. con chi non ce l’ha. L’associazione «Papa Giovanni XXIII», infine, lotta con tenacia per rimuovere le cause che generano le ingiustizie e per cambiare le condizioni che creano disuguaglianze e miseria. Dal 2006, la Comunità siede alle Nazioni Unite con lo status di Consultative Special nell’Ecosoc (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite), facendosi portavoce di tutti i poveri del mondo laddove i leader internazionali prendono le decisioni importanti sulle sorti dell’umanità. Lo spettacolo «Con le scarpe sempre ai piedi», destinato al ‘grande pubblico’ ma anche alle scuole, ha dato inizio a un percorso dal titolo «SoStare in relazione», che verrà completato durante l’anno scolastico e che prevede diversi momenti di riflessione. Alla fine dello spettacolo si è dato infatti spazio al dialogo tra attori e studenti per approfondire i grandi temi della dottrina sociale della Chiesa concretizzati nell’esperienza di vita dei membri della Comunità «Papa Giovanni XXIII». Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione tra gli insegnanti di religione del Pacioli e i formatori dell’associazione fondata da don Oreste Benzi. Dall’incontro con persone sole ed emarginate, don Benzi - aiutato dalla disponibilità a tempo pieno di alcuni giovani - ha maturato l’idea della prima Casa-famiglia dell’Associazione Comunità «Papa Giovanni XXIII» inaugurata il 3 luglio 1973 a Coriano (Rimini). Quest’associazione, fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, è impegnata concretamente per contrastare l’emarginazione e la povertà. I membri della Comunità sono persone che scelgono di condividere ogni giorno della propria vita con i poveri, con chi vive ai margini, i bambini abbandonati, le persone sole. In oltre 500 realtà di accoglienza – Case Famiglia, Mense per i poveri, centri nutrizionali, Capanne di Betlemme, Comunità terapeutiche, cooperative sociali e Centri di pronta accoglienza – e in 32 paesi del mondo, i membri della Comunità «Papa Giovanni XXIII» realizzano ogni giorno il grande progetto del fondatore don Oreste Benzi: essere famiglia 23 La loro solidarietà Mai più «sepolti vivi» Gli «Amici dei lebbrosi» a Sergnano. La loro storia, i loro nomi I l Gruppo missionario «Amici dei lebbrosi» è nato nel 1980 sull’esempio dell’«Associazione italiana amici di Raoul Follereau» di Bologna, che dal 1961 aiuta e difende i diritti dei malati di lebbra in tutto il mondo, con cui tutt’ora il Gruppo opera in stretta collaborazione. «Ci sembrava incredibile che nel mondo vivessero ancora milioni di lebbrosi» ricordano. «Volevamo aiutarli in qualche modo». Fu il parroco di allora, don Giovanni Zaninelli, a consigliarli di mettersi in contatto con l’associazione bolognese. Tre i fondatori: Eugenio Pavesi, Eugenio Scorsetti e Carlo Perola. Seguiti, poi, da altri giovani e da un gruppo di ragazze molto sensibili al dolore di quelli che Follereau chiamava i «sepolti vivi» e la «sottospecie umana condannata senza appello e senza amnistia». Aiutare i lebbrosi significa soprattutto raccogliere soldi per sconfiggere questa malattia infettiva, nutrirli e dare loro un futuro. Se non curata, infatti, la lebbra - che sta colpendo l’umanità da almeno 4mila anni - può essere progressiva, causando danni permanenti a pelle, nervi, arti e occhi. Negli ultimi 20 anni, 15 milioni di persone in tutto il mondo sono state curate dalla lebbra, ma a tutt’oggi in India (che conta oltre 1.000 lebbrosari), Egitto, Nepal, Somalia, Liberia, Vietnam e persino in Giappone esistono ancora diverse colonie di lebbrosi. Oltre 30 anni fa, nel nostro territorio «I sepolti vivi» di Follereau erano pressoché degli sconosciuti, ed è proprio per rendere nota la loro drammatica situazione che il gruppo di Sergnano si impegnò da subito in una campagna di informazione e sensibilizzazione con una mostra illustrativa alle scuole elementari sui lebbrosi e le loro inumane condizioni di vita. Alcuni filmati furono proiettati per gli scolari del paese. Da qui alla raccolta di fondi il passo è stato breve: i primi anni grazie alla vendita di oggettistica africana; oggi con la vendita di lavori femminili (come il ricamo) eseguiti dalle donne volontarie di Sergnano. Il clou di questo impegno missionario è la «Giornata mondiale dei malati di 24 Da sinistra, alcuni componenti degli «Amici dei lebbrosi».: Maria Pavesi, Assunta Degani, Carlo Perola e Claudio Besozzi. Altri membri: Gesuina Raimondi, Maria Regonesi, Marita Bosi, Rosaria Benzi, Marilena Foppa, Freancesco Darilli, Laura Comandulli. lebbra» che si celebra, ogni anno, l’ultima domenica di gennaio: a Sergnano con una messa solenne nella quale è presente un missionario o suore missionarie, e preceduta da tre giorni di preghiere e da una fiaccolata per il paese. Quest’anno in quell’occasione sono stati raccolti 5mila euro. Ma il gruppo «Amici dei Lebbrosi» si occupa anche di altre iniziative benefiche. Per esempio, nel 1983 è venuto in contatto con padre Luigi Pezzoni (morto il 12 novembre scorso), missionario del Pime, cioè del Pontificio Istituto Missioni Estere, fondatore e anima del Leprosy Health Centre di Nalgonda, nello Stato indiano dell’Andhra Pradesh, una struttura che si occupa della cura, della guarigione e della riabilitazione dei malati di lebbra: da allora, ha dato vita alle adozioni a distanza di bambini affetti da lebbra e di figli di lebbrosi. Ad oggi, queste adozioni sono 50 circa, e i soldi inviati sono stati 3mila. E ancora: preziosi e utilissimi sono stati i quintali di bende che il gruppo «Amici dei lebbrosi» di Sergnano ha inviato per anni, via treno, a Tivoli per essere poi spediti ai vari lebbrosari sparsi nel mondo: si trattava di scarti di lavorazione di bende che provenivano da uno stabilimento di Paderno Dugnano. La raccolta fondi non si limita, ovviamente, alla sola «Giornata mondiale dei malati di lebbra». Sono vari gli appuntamenti che si snodano durante l’anno. Per esempio, ad ottobre si è svolta una pesca di beneficenza nella quale sono stati venduti dei lavori di ricamo e delle torte, e il ricavato è andato in buona parte all’«Associazione italiana amici di Raoul Follereau», ma anche ai numerosi missionari cremaschi che compiono opere di bene in tante parti del mondo. Dal 1980 il gruppo degli «Amici dei Lebbrosi» ha raccolto 340mila euro a favore dei più poveri della terra. Tra questi c’è anche il contributo annuale di Banca Cremasca. Sergnano, comunità generosa. Perché ci piace Banca Cremasca I loro commenti Ingegner Bianchessi: «Veloci nel decidere» Katia Liso: «Dà credito alle imprese giovani» Giovanna Maria Bianchessi è un ingegnere con lo studio a Castel Gabbiano. Laureata in ingegneria dei trasporti territoriali nel 1982, libera professionista dal 1983 con lo studio in via Ponte Furio a Crema, poi nel ‘90-‘91 nel palazzo di vetro davanti allo stadio Voltini; nel 2002 ha fondato la società «Country House Srl» con sede a Castel Gabbiano, che segue principalmente il settore dell’edilizia residenziale. E’ cliente da dieci anni di Banca Cremasca, da quando aprì la «Country House Srl» e realizzò la sua prima ristrutturazione a Castel Gabbiano di un cascinale dalla quale furono ricavate 18 unità immobiliari. «Ho riscontrato che Banca Cremasca è più agile e veloce nelle decisioni di altri istituti di credito, e il rapporto è molto diretto con le persone. Mi sono trovata bene con Dario Cattaneo, responsabile dei finanziamenti dell’istituto, e con altri funzionari». L’ingegner Bianchessi costruisce le sue abitazioni in classe energetica A e B, quindi ad alto valore aggiunto. Le giovani copie che le hanno acquistate hanno usufruito di incentivi importanti. Che cosa chiedere a Banca Cremasca? «Sarebbe interessante sviluppare delle sinergie tra la Banca e i clienti costruttori, in modo da mettere in contatto potenziali acquirenti degli immobili e imprese, in un rapporto di reciproco vantaggio per il costruttore e per la Banca nell’acquisizione di nuova clientela». Katia Liso è titolare dell’azienda KLS, e ha otto dipendenti. Da anni è cliente di Banca Cremasca, della quale è pienamente soddisfatta. «La mia azienda è la testimo- nianza concreta che questo istituto appoggia i buoni progetti d’impresa e dà credito ai giovani. In Banca Cremasca ho potuto contare anche su un ottimo servizio di consulenza, grazie al supporto del direttore generale Cesare Cordani, e del direttore della filiale di piazza Garibaldi, Angelo Soldati». «La mia azienda» spiega Katia Liso, «è una subpartner di TNT Post di Cremona che ha come core business il recapito di posta, pacchi, plichi e lettere d’agenzia». Il suo raggio d’azione, per il momento, comprende Crema, Castelleone, Spino e Pandino. «Banca Cremasca mi ha seguito passo dopo passo nell’attività e nella strategia di crescita. Il mio obiettivo è servire tutto il Cremasco». Le garanzie? «La mia è stata quella di fare i passi giusti al momento giusto. Quella della banca è di avere avuto fiducia in me». Elisa Ascoli: «Ottimi consulenti finanziari» Elisa Ascoli è la direttrice scolastica dell’Ispe, acronimo di Istituto Superiore Professionale Europeo. È un ente di formazione professionale ed orientamento accreditato dalla regione Lombardia Fondato a Milano nel 1975; nel 1984 ha aperto a Crema con le due sedi di piazza Duomo 2 e di via Carlo Urbino 62. L’isti- tuto realizza progetti formativi nel settore dell’estetica e dell’acconciatura rispondenti alle nuove esigenze del mercato del lavoro, con l’obiettivo di preparare giovani con un’elevata professionalità validi per l’ottenimento di una qualifica di Estetica o di Acconciatura maschile e femminile o di specializzazione di Estetica validi per un immediato inserimento lavorativo e per l’iscrizione al ruolo. Nel nuovo anno scolastico l’istituto inaugurerà una nuova sede per il miglioramento e l’ampliamento della propria offerta formativa sul territorio. Che rapporti ha questa importante scuola di Crema, partner anche del Polo tecnologico della cosmesi, con Banca Cremasca? «Siamo clienti di questo istituto da 30 anni, praticamente da sempre. Apprezziamo la professionalità e l’efficienza delle persone che vi lavorano. E sono degli ottimi consulenti finanziari.>> 25 Pergolettese rientrata nel calcio che conta I nostri sport Il protagonista di questo ritorno è Cesare Fogliazza, direttore generale La squadra è nelle mani di Salvatore Giunta. Li abbiamo intervistati. Da sinistra: Cesare Fogliazza (direttore generale), Salvatore Giunta (allenatore), Andrea Micheli (presidente). Fogliazza ringrazia gli sponsor e chiede agli imprenditori cremaschi di entrare nella società calcistica. Il mister racconta gli esordi da calciatore e le “lezioni” imparate da due mitici allenatori. D opo 31 anni vissuti tra Pizzighettone e Cremonese, c’è stato il felice («e anche fortunato» dice lui) sbarco a Crema dove ha preso in mano le redini dell’U.S. Pergolettese, fondata per far rinascere il vecchio Pergocrema. Un anno in serie D e dopo 10 mesi esatti, il ritorno tra i professionisti. Questa Pergoletterese, che sta facendo il campionato in seconda divisione, è la creatura di Cesare Fogliazza (ha la carica di direttore generale, mentre il presidente è suo nipote, Andrea Micheli). L’ha reinventata lui, portando Crema nel calcio che conta. «E’ un regalo che abbiamo voluto fare alla città, che ci ha accolto molto bene sin dall’inizio. Io e il mio staff siamo arrivati a Crema in punta di piedi e con la consapevolezza che qui si può programmare bene per fare un buon calcio. Quando sono venuto 26 qui, ho sposato una causa, ho fatto una scelta, anche se non è stato facile. Ma l’ho presa come una sfida». Le è dispiaciuto lasciare il Pizzighettone? «Dal 2009 è cambiato il mondo, l’economia e anche il calcio. Eravamo una decina di amici e soci a sostenere finanziariamente il Pizzighettone. Purtroppo, in seguito la crisi ha messo qualcuno davanti a una scelta dolorosa: o investi nel tuo lavoro o nel calcio, che è un divertente hobby, ma costoso. Così, dopo anni indimenticabili al Pizzighettone ho dei ricordi bellissimi della mia esperienza precedente - sono rimasto quasi da solo. In quel momento era venuto a mancare il Pergocrema, e sono stato avvicinato da politici e dall’amministrazione comunale che mi ha presentato un bellissimo progetto». E come è andata? «E’ andata così: l’ammini- strazione ha fatto la sua parte - giochiamo, infatti, al Voltini e ci alleniamo al Bertolotti di Santa Maria -, la politica no. Ci era stato promesso che gente del territorio sarebbe stata disponibile ad entrare in società rilevando circa il 50% della Pergolettese, ma così non è stato». E allora…? «Per fortuna ci sono gli sponsor. Loro ci hanno dato e ci stanno dando delle grandi soddisfazioni. Cito, tra gli altri, il prestigioso marchio Gagà di Ruben Tomella che è diventato il nostro main sponsor, la Quotidia, main sponsor della passata stagione che ci ha permesso di vincere il campionato, le due banche locali, la Popolare di Crema e Banca Cremasca, oltre a diverse altre aziende, per la maggior parte del territorio. Anche a nome della Società li ringrazio di cuore, il loro sostegno è fondamentale». Questa è la Pergolettese all’inizio del campionato 2013-2014 (Seconda divisione, girone A). Poi, come succede nel calcio, alcuni giocatori possono cambiare durante il torneo. Quali sono le ambizioni di questa compagine? «Arrivare tra le prime 7/8 squadre nella classifica finale» dice l’allenatore. Quanto costa una squadra come la Pergolettese? «Da 1,3 milioni a 1,5 milioni. Un impegno non da poco». Ha ripetuto spesso che questo sarà un campionato difficile; il motivo? «E’ un campionato nel quale molte squadre sono sullo stesso livello e vogliono, come noi, entrare fra i primi 7/8 posti della classifica finale. Si lotterà, quindi, fino all’ultima domenica. Ma non c’è solo la prima squadra. Non si deve dimenticare, infatti, che il settore giovanile è stato rifondato e ora ha un centro - il Bertolotti - che fa invidia a molte società di Serie B. Stiamo seminando». Il suo rapporto con i tifosi? «Inizialmente mi hanno accolto con qualche titubanza, poi sono arrivati allo stadio in numero sempre maggiore. Capiscono i sacrifici che stiamo facendo. Se l’impegno resta solo di pochi, diventa sempre più difficile fare calcio a livello agonistico. Ecco perché rinnovo l’invito ai cremaschi: entrate a far parte della società perché la Pergolettese è un patrimonio della città. Troverete le porte aperte e una società ben organizzata che fa le cose in maniera trasparente». L’altro protagonista della Pergolettese è l’allenatore, mister Salvatore Giunta. Brevemente, la sua carriera? «Ho cominciato a giocare a 15 anni, ed è stata dura, ma nello stesso tempo anche emozionante, perché devi essere subito competitivo. Sono cresciuto nelle giovanili del Milan, e ho esordito in Serie A a 18 anni non ancora compiuti, il 31 marzo 1985, nella partita di campionato MilanAvellino, vinta dai rossoneri per 2-0. Poi ho giocato tre anni in B nel Como (fu protagonista della salvezza della squadra lariana nella stagione 1987-1988, quando inanellò 5 reti nelle ultime partite di campionato ndr), e nel Brescia dove mi cambiarono ruolo: da attaccante (seconda punta) a centrocampista». Di chi fu la colpa o il merito? «L’idea fu di mister Bolchi, poi confermata dal tecnico Lucescu. Fu senza dubbio un’esperienza positiva perché, come nella vita, anche nel calcio devi essere predisposto a cambiare e metterti in gioco». Appese le scarpette al chiodo, ha iniziato la carriera da allenatore… «Ho cominciato la gavetta da allenatore. Una professione completamente diversa dal mestiere di giocatore». Gli allenatori che ti hanno dato di più? «Avevo Capello come mister al Milan. Aveva il distacco giusto per farti crescere, puntando su lavoro e disciplina; non era, per intenderci, il buon padre di famiglia o l’amico che ti dà una pacca sulle spalle…». E Lucescu? «Già nei primi anni Novanta, lui vedeva le cassette delle partite, un metodo di lavoro sconosciuto alla stragrande maggioranza degli allenatori. Era didascalico e curava i dettagli: ti spiegava, cioè, perché tu dovevi trovarti proprio qui e perché dovevi passare la palla proprio là. Il calcio diventava una scienza, mentre prima era più pressappochista». Da loro hai imparato molto, dunque. «Certo. Da Capello, ho appreso che l’allenatore deve sempre parlare molto chiaro, deve essere trasparente nelle scelte e deve dire anche le verità più scomode. Inoltre, sulla panchina, negli spogliatoi e in allenamento deve essere sempre se stesso con le sue idee, convinzioni, valori. Lucescu mi ha insegnato tattica, schemi e strategia». Come è questa Pergolettese? «Una squadra giovane che è partita molto bene e ha espresso un buon calcio. Ora bisogna stare all’erta perché questo è un campionato durissimo». La sua idea di calcio? «Chiedo alla mia squadra di praticare un calcio aggressivo e d’attacco, nel quale, però, conta sì la conquista della palla, ma anche il saperla gestire bene. Un agonismo, insomma, intelligente». Si è trovato bene a Crema? «Sì, si lavora bene, anche se noi allenatori è inutile negarlo - dipendiamo dai risultati; l’importante è lavorare con equilibrio, senza farsi ricattare dai risultati». L’obiettivo minimo della Pergolettese in questo campionato difficile dove sono previste 8 retrocessioni? «Arrivare alla fine tra le prime otto squadre in classifica». 27 I soggiorni al mare d’inverno sono salutari. Le proposte 2014 Organizzati per la terza età dalla banca che offre un contributo B anca Cremasca organizza ogni anno soggiorni di vacanza invernali per la terza età al mare. Tante sono le ragioni di questa scelta, che trovano il consenso dei soci: il clima è più mite, sicuramente migliore del freddo rigido e delle nebbie cremasche, fa bene alla salute, si è in buona compagnia, si possono fare conoscenze e stabilire rapporti di amicizia. Il tutto con la tranquillità e la sicurezza di una vacanza interamente organizzata, con la garanzia dell’assistenza medica. Non solo: Banca Cremasca offre un contributo di 80euro ai soci e ai clienti con domiciliazione della pensione in una delle filiali dell’istituto di credito. Quali sono le proposte per il 2014? Per quanto riguarda i soggiorni in Italia, l’offerta riguarda due località. Ischia, all’Hotel Terme d’Oriente dal 15 al 29 marzo, situato in centro a Ischia Porto, con piscine termali coperte e scoperte, e molta animazione. L’isola non ha bisogno di presentazioni: posta all’estremità settentrionale del golfo di Napoli, grazie alla sua posizione geografica nel mar Tirreno centrale, Ischia ha un clima mite anche nei periodi invernali. E’ una rinomata stazione internazionale di cura e soggiorno, nota per il suo mare cristallino e per i famosi negozi. L’altra località è Alassio (nella foto sopra). Tre gli hotel a disposizione, tutti centrali: Corso, Spiaggia e Toscana (15 giorni, tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio), ognuno dei quali offre cucina tipica ligure, serate danzanti con musica dal vivo e molta 28 animazione. Chi non conosce o non ha sentito parlare di Alassio? E’ una tra le più famose stazioni balneari e turistiche della riviera del ponente ligure. il centro storico della città è chiamato «Budello», nel quale si trovano una vasta quantità di negozi e molteplici punti di ristoro. La vera perla di questa città è il «muretto», abbellito dalle firme di tutti i personaggi famosi che si sono fermati per le vacanze e hanno lasciato la loro illustre firma. Per quanto riguarda i soggiorni all’estero, una proposta è Djerba (3-17 febbraio 2014) con soggiorno al «Settemari Club Seabel Rym Beach», 4 stelle. Il trattamento previsto è all inclusive, in camere di tipo “superior”. Djerba (si pronuncia Gerba) è la più grande isola del Nordafrica, situata di fronte alle coste della Tunisia. Gode di un clima temperato, ideale per i soggiorni invernali. Le altre proposte di soggiorni invernali all’estero sono entrambe in Spagna. All’Hotel Don Pedro Sol, 4 stelle, di Torremolinos (216 febbraio 2014), comune Andaluso della Costa del Sol. La città si divide in due parti: la parte alta, che rappresenta il centro storico, e la parte bassa, costituita essenzialmente dal suo bel lungomare. L’altra località è Tenerife (nella foto sotto), nelle isole Canarie, all’hotel IClub Park Hotel Europe, 3 stelle, all inclusive (27 gennaio - 10 febbraio 2014) situato nel cuore di Playa de Las Americas. Le Canarie sono situate nell’oceano Atlantico al largo dell’Africa nord-occidentale. Il clima di queste isole, e in particolare quello di Tenerife, viene descritto come «il più bello al mondo». Pina Zaghen: «Per molti soci fu un evento. Non erano mai stati al mare» E’ stata lei la “madrina” delle vacanze al mare d’inverno. «Nei primi tempi la gente era spaesata. Bisogna spingere i cremaschi a lasciare il “paesello” e conoscere un altro mondo» P ierina Zaghen (detta Pina) è una veterana dei soggiorni invernali al mare organizzati da Banca Cremasca. Anzi, è stata proprio lei a suggerire all’istituto di pianificarli. «Tutto è nato» racconta, «agli inizi degli anni Novanta. Ero venuta a sapere da amici che l’allora Cassa rurale ed artigiana del Cremonese con sede a Casalmorano organizzava già questi soggiorni. Allora ne ho parlato agli amministratori della mia banca spronandoli a copiare questa bellissima iniziativa. Non bisogna dimenticare, infatti, che a quei tempi, c’era gente che non aveva ancora visto il mare». Pina Zaghen ha un ottimo rapporto con la BCC, di cui è cliente fin da quando era la Cassa rurale di Depositi e Prestiti di Sergnano e paesi limitrofi; è una socia entusiasta e propositiva, con a cuore il futuro di quella che da una vita considera (a ragione) ‘la sua Banca’ e ha una grande stima nei confronti di Amministratori e Direzione. Ma torniamo ai soggiorni. «Dicevo che molti soci della banca non erano mai stati al mare. Era arrivato il momento di farli uscire dai loro ‘paeselli’ e portarli a conoscere un po’ di più il mondo sia con i soggiorni al mare d’inverno sia con i viaggi». All’inizio, la signora Zaghen faceva anche un po’ da tutor, cioè da accompagnatore, da guida della comitiva… «Anche perché nei primi viaggi all’estero e nei soggiorni marini, la gente era come spaesata. Oggi non più: i nostri soci si muovono più sicuri e preparati, vanno praticamente ovunque». Perché le vacanze d’inverno hanno avuto successo? «Perché si arriva in località molto belle, si soggiorna in alberghi deliziosi e a costi accessibili. Poi il merito va anche all’organizzazione: sia l’Ufficio relazioni esterne di Banca Cremasca sia le agenzie di viaggio coinvolte fanno ottimamente il loro lavoro». I soggiorni che ricorda meglio? «Praga, Berlino, Vienna. Sono già stata a Djerba. Poi a Sharm el Sheik, negli alberghi costruiti da Preatoni: da qui si possono fare tante escursioni; ho visitato, per esempio, Petra, Luxor, l’eremo di Santa Caterina. Posti stupendi» Ha viaggiato molto in Medio Oriente. «Sono stata quattro volte a Gerusalemme e ho vissuto anche in un kibbutz». Oltre al Medio Oriente, quali altri ricordi? «Palma di Maiorca: un soggiorno bellissimo. Mi dicono che siano graziosi anche gli alberghi in Liguria, ma io preferisco l’estero. L’Australia… da non perdere». 29 Le nostre oasi della natura Un libro ce le fa conoscere «Civiltà dei Parchi»: bellezze paesaggistiche che non si possono delocalizzare. Sono tesori di livello mondiale che dobbiamo proteggere, custodire e averne cura. I l libro che vi proponiamo è «Civiltà dei Parchi. Cooperazione e ambiente» che fa parte della collana «Italia della nostra gente» (è il volume numero 32), edizioni Ecra (pp. 240, € 68,20). Fotografie di Pepi e Luca Merisio, testi di Leonardo Becchetti. Il filo conduttore è il viaggio: parchi nazionali, regionali, aree marine, riserve statali o naturali. Ogni regione italiana custodisce centinaia di aree protette incontaminate. Il Ministero dell’Ambiente, a luglio 2010, ne censiva 871 per una superficie totale, fra terra e mare, di oltre 6 milioni di ettari. Nonostante una speculazione edilizia devastante, nel nostro Paese, ancora oggi, abbiamo una flora e una fauna straordinariamente ricche e varie. Conoscerle può rappresentare un’esperienza indimenticabile. 30 «Civiltà dei parchi. Cooperazione e ambiente» porta così alla scoperta di bellezze naturalistiche e paesaggistiche che, spesso, vanno a intrecciarsi con le banche di Credito cooperativo. Dalle Dolomiti al Cilento, dalle Alpi Marittime all’Alta Murgia, passando per i Monti Sibillini e il Circeo - solo per citarne alcune - sono molte le Bcc che riportano, nella propria denominazione, queste oasi della natura. Ma, soprattutto, nel tempo è cresciuto l’impegno delle nostre banche a favore dell’ambiente e del territorio dove operano, divenuti elementi distintivi e fondamentali della loro azione a favore delle comunità di riferimento. Il commento letterario è stato affidato a Leonardo Becchetti, noto studioso di economia civile e ambientale. A immortalare i paesaggi montani e marini, le grotte e i boschi del “bel paese”, gli inconfondibili scatti di Pepi e Luca Merisio, grandi interpreti delle bellezze d’Italia. Di Becchetti, un concetto è stato illuminante. E ve lo proponiamo, nei passaggi più significativi. «Una delle risposte più efficaci (… alla globalizzazione…) è quella di puntare su fattori competitivi non delocalizzabili, ovvero di re- alizzare ed accrescere vantaggi competitivi su ambiti tali da impedire a paesi poveri o emergenti di poter replicare la stessa produzione di beni e servizi a costi più bassi con manodopera più a buon mercato. «Ebbene uno dei fattori competitivi non delocalizzabili più importanti è proprio il territorio in quanto, per sua natura, non delocalizzabile. Per fare alcuni esempi brutali: Venezia o Roma non sono delocalizzabili. Chi vorrà godere di queste bellissime risorse culturali del nostro paese dovrà venire a vederle qui dato che il tentativo grottesco di “copiare” alcuni pezzi di questi capolavori, come la ricostruzione della basilica di San Pietro in scala naturale in Costa d’Avorio, non ha lo stesso fascino dell’originale. Territori da custore. Il motivo: «Ecco che la qualità dei servizi che siamo in grado di offrire in loco e la capacità di pubblicizzare i nostri tesori a livello mondiale restano fondamenta li. Il territorio è così strategico nell’era della globalizzazione che persino settori economici tradizionali come quello agroalimentare possono vincere la sfida della globalizzazione solo se scoprono la ricchezza dei territori e ne certificano l’unicità con i marchi a denominazione di origine controllata». Le nostre ricette Perché la polenta è un piatto che non passa mai di moda? Come si cuoce e quanto tempo serve perché sia ben cotta? Due consigli da ricordare Con chi si accompagna Ecco due belle poesie di Amos Edallo scritte in dialetto castelleonese. Il Castelleonese è un territorio non propriamente cremasco, ma è confinante, e il testo è comprensibile anche dalle nostre parti. Buona lettura. La pulenta L parares ‘n mester de nigutt. Ghè teuta na siensa anca a straecà la pulenta: Pataflunfeta e l’era la bela, düra, seul taer biunda e fümenta. N tuchelen de rèf per tira zo la feta e mangiala cu i dit. A llieta i nostri pranzi e cene. La polenta, un piatto semplice e complesso da fare. Facile perché basta far cuocere - un tempo sul fuoco del camino in uno stignàt (pentola di rame) e oggi sul fuoco del fornello - acqua, sale e farina di mais. Complessa perché ci vuole calma e riflessione. Quindi: quando l’acqua bolle, bisogna aggiungere il sale e versare la farina a pioggia. Poi si mescola il tutto a mano con un apposito bastone di legno e, poco per volta, si aggiunge altra farina. E si rimescola ancora. Quando è pronta? Dipende: bastano 25 minuti se la farina è macinata fine; in caso contrario servono anche 40 minuti. L’importante è che la polenta sia cotta bene. Poi? Un tempo - racconta il libro «Crema a tavola ieri e oggi» del Gruppo antropologico cremasco - «veniva scodellata sul tagliere in legno, calda e fumante, e veniva tagliata col refursì (era il filo di refe, una cordicella, che serviva soprattutto per fare le diverse porzioni). Come alimento, accompagnava le varie pietanze». La polenta si poteva mangiare in tanti modi. «Cotta e lasciata molle, veniva messa nel latte freddo (la «pulentina col làt); a volte accompagnava i fichi e si potrebbe dire in «agro dolce», ovvero i fichi secchi con la cipolla affettata e spruzzati d’aceto. Il giorno dopo, quando la polenta era fredda, poteva essere tagliata a fette e accompagnata a spicchi di mela fritta nell’olio e spolverata di zucchero. Oppure veniva cosparsa di zucchero e mangiata a colazione». Non solo: «c’era la «pulenta pastisada», fritta con cipolle e con i ciccioli del maiale, oppure «brüstülida» direttamente sulla brace del camino, e accompagnata a fette di lardo, o «rüstida», cioè fritta nell’olio o nello strutto e unita al formaggio grattugiato e allo zucchero. Ci sono due tipi di polenta. Una è di colore giallo vivace, più granulosa al palato (è la più indicata per i piatti della cucina cremasca) e l’altra, diffusa soprattutto nel Veneto, è bianca. Nel nostro territorio c’è l’usanza di accompagnare la polenta con il brasato, il guanciale e il cotechino: ma, come si leggerà nella poesia in questa pagina, «sono molti gli accostamenti gustosi della polenta che costituiva la base di molti piatti semplici: con cipolle e sale, grasselli, lardo, salame, salsiccia, latte, stracchino, rane e ravanelli. Ades i me fa de le pulente che le se spantega de per teut i la tul zo cu ‘l cügiar cume la füss panada. N du el chèl bel stagnat de ram chèl bel fuc chèl ben menà cun forsa. N du el chèl bel mangià pulenta e teutt tanta tanta pulenta e basta. Che bel mangià, quand se ga el pa e po i dent Pulenta frèda, sigule e sal pulenta frèda e graséi de camp pulenda brestulida e lard pulenta brestulida e oss de roi pulenta e salam cut pulenta e salam rustìt pulenta e salam crüt pulenta e sarsisa pulenta cunsa pulenta e lat pulenta e merleuss pulenta e strachén cu i erbe pulenta e furmai da gratà pulenta e piarell pulenta e rane pulenta e raanei pulenta e teut 31
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