n°23 - Banca Cremasca

Notiziario
N° 23 - Dicembre 2013
per i
soci
Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano
Dall’area mercato, a nome di tutta Banca Cremasca,
Auguri a tutti i soci...
p.18
NUOVA ALLEANZA
Banca Cremasca-San Domenico
I biglietti per il teatro
adesso si comprano in banca
p.26
PERGOLETTESE
Crema nel calcio che conta
Nostre interviste a Cesare Fogliazza
e a mister Salvatore Giunta
02
Le nostre riflessioni
Gli auguri di
Banca Cremasca
Il nostro augurio sincero è che tutti i nostri soci e clienti possano trascorrere
un buon Natale e che il 2014 porti loro benessere e serenità.
Q
uesto 2013 che si sta chiudendo
sarà sicuramente ricordato per un
fatto davvero straordinario. Le dimissioni
di un Papa (Joseph Ratzinger, Benedetto
XVI) e l’elezione di Papa Francesco (Jorge
Mario Bergoglio), che ha espresso da subito un carisma fortissimo. Non c’è alcun
dubbio, infatti, che il nuovo Pontefice abbia
colpito la memoria collettiva per i suoi gesti umili: non si era mai visto un Papa che,
per esempio, dopo l’elezione non salisse
sulla Mercedes nera a lui riservata, ma andasse sul pulmino con i cardinali, e pagasse
personalmente il conto della stanza dov’era
ospitato a Roma prima dell’elezione al soglio pontificio, dopo aver cambiato da solo
una lampadina bruciata.
Il suo carisma non si esaurisce nel rappresentarlo come «uno di noi». E’ sicuramente incoraggiante, in questa stagione di
crisi e di aumento della povertà, vedere il
Papa che vive con uno stile semplice. Ma
non è solo questo. Fra gli indirizzi Pastorali,
quello che ha colpito molti è l’attenzione e
la cura che pone alla centralità dell’uomo e
il suo continuo richiamo alla fratellanza, al
fidarsi di più uno dell’altro, al «non lasciare
mai indietro nessuno». Non voglio addentrarmi in questioni religiose perché non ne
ho alcun titolo, ma penso che questo Papa
sia un dono contro la rassegnazione e le derive dell’individualismo: ci sembra dire che
la crisi e la povertà si superano se, attraverso le reti dei rapporti tra le persone, viene
garantita la coesione sociale. Pare rivolgere
un appello: o ci salviamo tutti o non si salva nessuno. E’ questo il salto culturale che
ognuno di noi deve fare: passare dal profitto
individuale alla creazione di valore condiviso. Ed è questo che hanno sempre fatto le
Bcc e che, a mio parere, devono continuare
a fare: camminare tutti insieme, banca, soci,
territorio e clienti per perseguire quell’obiettivo etico ed economico di “rialzare le misere sorti” dei ceti deboli, posto 130 anni fa
col sorgere della prima Cassa Rurale Italiana, di cui quest’anno ricorre l’anniversario;
obiettivo basato sulla solidarietà e sull’impegno di creare il “bene comune”, come
ribadito nel nostro statuto. Diventare tutti
socialmente responsabili, e partecipare a risollevare un territorio che da cinque anni sta
sopportando una crisi senza precedenti.
Mi sono venuti in mente questi pensieri
anche leggendo la cronaca di Papa Francesco che, poche settimane fa, ha ricevuto in
Vaticano i rugbisti di Italia e di Argentina
prima di un agonistico test match in programma a Roma, allo stadio Olimpico. Il
santo Padre, intrattenendo giocatori e dirigenti, ha detto: «Il rugby è uno sport molto simpatico e vi dico perché lo vedo così:
perché è uno sport duro, c’è molto scontro
fisico, ma non c’è violenza; anzi, c’è grande
lealtà e grande rispetto. Lo so che giocare a
rugby è faticoso e non è una passeggiata, e
questo penso che sia utile anche a temprare
il carattere e la forza di volontà».
Ma perché è così utile temprare la forza di volontà?, ci possiamo chiedere. Papa
Francesco lo ha spiegato prendendo ancora
a insegnamento il rugby: «In questo sport si
corre verso la meta. Questa parola così bella,
così importante, ci fa pensare alla vita, perché tutta la vita tende a una meta, e questa
ricerca è faticosa, richiede lotta e impegno,
ma l’importante è non correre da soli. Per
arrivare bisogna correre insieme, e la palla
viene passata di mano in mano, e si avanza
insieme finché si arriva alla meta».
E’ anche dall’insegnamento che viene
dalla Dottrina sociale della Chiesa il sostegno di Banca Cremasca al territorio e alla
persona, non solo continuando a erogare
credito in questi momenti critici dell’economia, ma seguitando a porre attenzione e
sostenere iniziative nei diversi ambiti della
vita quotidiana: sociale, culturale, ambientale, educativo, sportivo. Una delle ultime
iniziative sostenute dalla nostra banca, che
ritengo particolarmente attenta ai bisogni
reali, è la copertura delle spese effettuate dalla Diocesi per attrezzare il nuovo dormitorio
della Caritas realizzato in via Civerchi. La
nuova struttura, inaugurata l’8 di dicembre,
può contare su 20 posti letto e garantirà “accoglienza” sicura per i senzatetto che ogni
giorno si rivolgono sempre più numerosi
alla Caritas in cerca di aiuto. Da ora l’organizzazione potrà assisterne, purtroppo,
ancora di più.
Buon Natale e Buon Anno a tutti.
Francesco Giroletti
03
Filo diretto Notiziario
con i soci per i soci:
una copia
per casa
Se hai qualche comunicazione da trasmettere alla banca, dei chiarimenti da
chiedere, se hai bisogno di consigli o di
risolvere dubbi, ora puoi scrivere o telefonare a Banca Cremasca. Sarai ascoltato
e troverai una risposta.
La lotta agli sprechi nasce anche da piccoli gesti. Infatti, può capitare che in
una famiglia ci siano più soci a Banca
Cremasca, a ognuno dei quali viene
spedito il «Notiziario per i soci» della
banca. Ma avere in casa più copie della
stessa pubblicazione è sicuramente uno
spreco. Per riceverne una sola, scrivi o
telefona a Banca Cremasca.
Sommario
PAG.2
Le nostre filiali
PAG.3
Giroletti: un augurio sincero
PAG.5
Bcc a Genova: le nuove sfide
PAG.7
Il decennale di «Talent Scout»
PAG.10
Chi lavora dietro le quinte
PAG.13
Il Castello di Pandino
PAG.15
Due bravi manager a confronto
PAG.16
Le carte BCC
PAG.18
I biglietti per il teatro, ora si
comprano in Banca Cremasca
PAG.19
La “mansarda” del Mercato
Austroungarico per fare musica
PAG.2o
Se hai un computer, scrivi a questa
e-mail: [email protected]
Se hai un computer, scrivi a questa
e-mail: [email protected]
Concerto d’organo a 4 mani
PAG.21
Il concerto lirico vocale numero 17
e “Dizionario finanziario”
PAG.22
Festival dei libri per i bambini
PAG.23
In 400 a teatro per don Benzi
PAG.24
Sergnano, «Amici dei lebbrosi»
Se hai un telefono, chiama:
Ufficio soci 0373-877136
Se hai un telefono, chiama
Ufficio soci 0373-877136
PAG.25
Perché ci piace Banca Cremasca
PAG.26
Pergolettese: personaggi illustri
PAG.28
I soggiorni al mare 2014
NOTIZIARIO PER I SOCI
Direttore responsabile:
Sergio Cuti
Coordinatore editoriale:
Roberta Serina
Comitato di redazione:
Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini
e Cesare Cordani.
Testi di:
Chiara Scuri, Gionata Agisti, Michele Scarpellini
e Laura Ferrari
04
Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop
p.zza Garibaldi 29 CREMA
Registrazione del Tribunale di Crema n.128
del 20.1.2003
Progetto Grafico: TRENTUNODIECI SAS
Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8,
Spino d‘Adda (provincia di Cremona)
Associato all’USPI
N° iscrizione ROC: 23074
Si ringraziano tutti coloro che hanno messo
a disposizione le immagini presenti nel notiziario
PAG.29
Pina Zaghen, la “madrina”
delle vacanze d’inverno
PAG.30
Libro: «Civiltà dei Parchi»
PAG.31
Consigli per una buona polenta
Le nuove sfide del Credito
cooperativo lombardo tra
solidarietà e responsabilità
Le nostre riflessioni
Le Bcc riunite a Genova per il convegno studi che aveva questo titolo: «Solidarietà
responsabile». E poneva questo quesito: «Come far crescere le economia locali se
la congiuntura obbliga le banche di credito cooperativo a restrizioni economiche?».
Da sinistra: Giugno Magagni e Roberto Mazzotti, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di Iccrea Holding, insieme al presidente
di Banca Cremasca, Francesco Giroletti. Diverse le questioni affrontate: filiera distributiva, costi operativi, il mercato del credito e i modelli
europei di cooperazione bancaria.
L
a crisi sta mettendo in ginocchio
famiglie e imprese. Da qui le due
domande essenziali: come le Bcc stanno
fronteggiando questa crisi che dura ormai da troppi anni? E come le stesse Bcc
possono continuare ad essere solidali con
le comunità locali se la congiuntura le obbliga a restrizioni economiche? Su questi
interrogativi è stato chiamato a discutere
– non solo con analisi, ma soprattutto con
proposte e progetti – il Credito cooperativo
lombardo che si è riunito il 18 e 19 ottobre
scorsi a Genova per l’annuale convegno studi. Emblematico, infatti, è il titolo dell’appuntamento nella città della lanterna: «La
solidarietà responsabile: il Credito Coopera-
tivo nella stagione della crisi». Alle diverse
questioni affrontate - dalla filiera distributiva ai costi operativi, passando per l’attuale
mercato del credito ed i modelli europei di
cooperazione bancaria - i numerosi ospiti e
relatori hanno cercato di offrire molteplici
chiavi di lettura, approfondendo la crisi e
il debito, le nuove sfide imposte al Credi05
Alessandro Azzi, presidente di Federcasse: «Le Bcc debbono continuare a portare il loro contributo per la crescita delle economie locali. E’ il compito
che dobbiamo affidare a una nuova generazione di bancheri cooperativi competenti e consapevoli. Una generazione che dobbiamo aiutare a crescere».
Ha sottolineato Pietro Galbiati,
direttore della Federazione:
«Se il modello cooperativo
vuole rimanere responsabile
e solidale, occorre ripensare
le strutture organizzative
e rivedere i processi di lavoro,
anche nella direzione
di politiche volte a migliorare
redditività e produttività
ed a contenere i rischi e i costi
operativi inefficienti».
to Cooperativo con l’avvento dell’Unione
Bancaria.
La prima giornata – introdotta dagli
interventi di Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, e Giuseppe Bortolussi,
direttore del Centro Studi della Cgia di
Mestre – è stata caratterizzata da una vivace tavola rotonda, moderata da Enrico
Castelli, vice direttore del TG1 Rai, che
ha coinvolto per un confronto Leonardo
Becchetti, Gianfranco Fabi, Maurizio
Gardini e Suor Alessandra Smerilli. Il
06
pomeriggio si è chiuso con i contributi di
Giulio Magagni, presidente di Iccrea Holding, Giovanni Pontiggia, vice presidente
della Federazione e presidente Iccrea BancaImpresa, e Flavio Motta, segretario del
Comitato tecnico dei direttori.
Nella seconda sessione, i lavori si sono
concentrati maggiormente sui fattori interni al Credito cooperativo nazionale e lombardo, e sulle leve da azionare per continuare a mantenerlo su una rotta di sicurezza e
sostenibilità. Analisi e proposte hanno permesso di identificare alcune possibili azioni
ed ipotesi evolutive per aiutare famiglie e
imprese a superare definitivamente la crisi.
«Il quadro nel quale operiamo ormai da
più di un lustro ci spinge a non dare mai
per scontato il nostro modello, che è e vuole
rimanere solidale e responsabile» ha sottolineato Pietro Galbiati, direttore della Federazione, «Per questo, però, occorre ripensare
le strutture organizzative e rivedere i processi
di lavoro, anche nella direzione di politiche
volte a migliorare redditività e produttività ed a contenere i rischi e i costi operativi
inefficienti. Una migliore gestione della rete
distributiva e l’avvio del Fondo di Garanzia
Istituzionale potranno certamente aiutarci in
questo senso».
Su questo fronte, particolarmente interessanti sono stati i contributi offerti da
Marco Corbellini, responsabile dell’Uffi-
cio Studi della Federazione, Roberto Mazzotti, direttore generale della Holding, e
Federico Cornelli, direttore operativo di
Federcasse. Ulteriori spunti di riflessione –
pervenuti dall’ampio dibattito successivo,
che ha visto tra gli intervenuti Maurizio
Ottolini, presidente di Confcooperative
Lombardia, ed i presidenti delle Federazioni della Toscana, del Veneto e della Puglia
e Basilicata, Umberto Guidugli, Ilario
Novella ed Augusto Dell’Erba, oltre al
presidente del Collegio Sindacale della
Federazione, Ignazio Parrinello – sono
stati ripresi ed inquadrati nell’intervento
conclusivo del presidente Alessandro Azzi:
«Nel titolo del convegno “Solidarietà responsabile” è scritto un messaggio: il futuro di
ognuna delle nostre BCC è necessariamente
plurale, passa per il futuro delle BCC nel loro
insieme. Le BCC possono, debbono, continuare a portare il loro contributo per la crescita delle economie locali, affinché in esse ci sia
più concorrenza e nei territori più coesione,
inclusione, benessere. È il nostro compito. È il
compito che dobbiamo affidare ad una nuova
generazione di banchieri cooperativi competenti e consapevoli, che sappia continuare a
dare gambe a questa storia lunga 130 anni
ed ancora moderna. Una nuova generazione
che dobbiamo aiutare a crescere, a formarsi
nella solidità dei principi e dei riferimenti cooperativi, oltre che nella competenza tecnica».
Talent Scout: 10 anni
«Investire sui talenti»
Le nostre iniziative
Celebrato il decennale dell’iniziativa riservata ogni anno alla gara tra
mille studenti che si sfidano in dure selezioni.Banca Cremasca
tra i sostenitori del progetto dedicato a scuola e imprese
A destra il direttore generale di Banca Cremasca, Cesare Cordani, insieme ad Antonio Davò, presidente di Banca Cremonese. Il manager del nostro
istituto di credito ha voluto sottolineare a studenti, docenti e imprenditori che «il talento resta il più affidabile degli investimenti».
«
T
alent Scout», il progetto dedicato a
scuola e imprese, voluto fortemente
dai Giovani Industriali di Cremona, dalla
Camera di Commercio, da Banca Cremonese e da Banca Cremasca ha compiuto
dieci anni. E alla celebrazione dei due lustri
di Talent Scout è stato dedicato il convegno svoltosi nell’Auditorium della Camera
di Commercio a Cremona lo scorso giovedì
19 settembre. Presente una platea di studenti, docenti ed esponenti del mondo del
lavoro e della scuola. Due i concetti fon-
damentali emersi: contro la crisi, anche la
scuola deve fare la sua parte inserendo più
impresa nei programmi formativi, mentre
la competitività è una guerra in grado di
lasciare al palo chi la perde.
Sono intervenuti: il presidente della
07
Il mondo della scuola e delle imprese era presente nell’Auditorium della Camera di commercio
di Cremona dove sono stati celebrati i 10 anni di Talent Scout. Qui a destra il presidente dell’ente
camerale, Gian Domenico Auricchio che ha detto: «La selezione è una modalità costante del
mondo del lavoro. «Talent Scout» vuol dire competenza e stimolo per la sinergia tra scuola e lavoro».
I concetti emersi durante
il convegno e la tavola
rotonda nella Camera di
commercio sono stati due.
Il primo: contro la crisi,
anche la scuola deve fare
più impresa nei programmi
formativi. Il secondo
concetto: la competitività
è una guerra che lascia
al palo chi la perde.
Camera di Commercio, Gian Domenico
Auricchio: «La selezione è una modalità
costante del mondo del lavoro. Il concorso
“Talent Scout” ha permesso a oltre 10mila
studenti di confrontarsi con il merito e la selezione». Stefano Allegri, presidente dei Giovani industriali di Cremona: «In questi anni
ho visto ragazzi bravi e preparati pronti per
essere assunti, ma molti, altrettanto preparati,
che si sono presentati al colloquio di lavoro in
modo sbagliato, dimenticando che in pochi
minuti ‘ci si gioca tutto’ e che chi ci sta di
08
fronte deve avere il maggior numero di informazioni, non solo sui risultati scolastici, ma
sulle attitudini, sul carattere, sulla capacità di
lavorare in gruppo, sulla voglia di sacrificarsi,
su progetti e sogni». Giacomo Bonomi, economista, psicologo e consulente: «La scuola
deve essere sempre più vissuta come un’ impresa e l’impresa come una scuola permanente».
Gianni Ferretti, prorettore del Politecnico
di Milano, sede di Cremona: «I ragazzi arrivano da noi sempre meno preparati. In Italia storciamo il naso di fronte a chi sbaglia
i congiuntivi, ma ci si vanta di non capire
nulla di matematica e fisica. Un congiuntivo non produce danni come, invece, calcoli
o formule sbagliate applicati a processi lavorativi». Roberta Mozzi, dirigente scolastico,
prontamente risponde: «Sui piani di studio
possiamo intervenire solo marginalmente.
Ma altrettanto critici e preoccupanti sono i
tagli operati dalle riforme, che di fatto si traducono in una riduzione delle ore di laboratorio agli istituti tecnici o delle ore di diritto
e di economia negli istituti commerciali. Ciò
accresce il gap tra scuola e lavoro».
Massimiliano Salini, presidente della
Da sinistra: William Grandi (titolare di Megavit), Giacomo Bonomi (economista, psicologo, consulente aziendale) e Stefano Allegri (presidente dei Giovani Industriali). A destra, Massimiliano Salini
(presidente dell’amministrazione provinciale di Cremona). Sotto: Roberta Mozzi (dirigente scolastico)
e Gianni Ferretti (prorettore del Politecnico di Milano, sede di Cremona).
Provincia di Cremona: «Serve un più ampio
respiro, non c’è futuro per chi non aspira
sempre al meglio, per chi ha come orizzonte
sistematico il quarto d’ora successivo. Giocare
in difesa non serve, al massimo si pareggiano
le partite e avanti ci vanno sempre gli altri».
William Grandi, giovane imprenditore
titolare di Megavit è preoccupato per il futuro dei ragazzi: «Gli studenti che escono dagli
istituti tecnici spesso non sono in grado di
preparare un curriculum, sbagliano atteggiamento e talvolta persino l’abbigliamento.
L’abito non fa il monaco, ma in una selezione
presentarsi adeguatamente aiuta. Personalmente mi sono posto un obiettivo: piuttosto
di fare un lavoro non stimolante ho realizzato
una mia impresa, creando a mia volta nuovi
posti di lavoro».
Al convegno hanno preso parte anche le
due BCC che da anni sostengono Talent
Scout, con Antonio Davò, Presidente di
Banca Cremonese, e Cesare Cordani, direttore generale di Banca Cremasca, i quali
hanno ribadito l’impegno dei rispettivi istituti nei confronti del progetto perché, a conti
fatti, « il talento è il più affidabile degli investimenti».
09
I nostri servizi
Dietro le
quinte di Banca
Cremasca
Siamo andati nel «back office» della banca per
conoscere l’area amministrativa coordinata dal
vice direttore Mauro Regazzetti, costituita da diversi uffici vitali che sovrintendono al meccanismo
che regola l’attività dell’istituto di credito.
B
anca Cremasca, come tutti gli
istituti di credito, dietro le quinte della struttura più palese e conosciuta,
costituita dalle filiali che operano con
la clientela per offrire i vari servizi finalizzati alla raccolta ed agli impieghi, ha
un’organizzazione amministrativa che si
occupa di assolvere tutte le incombenze
burocratiche per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali.
Mauro Regazzetti
L’AREA AMMINISTRATIVA si occupa della gestione delle attività “non
business” della Banca.
E’ coordinata dal Vice Direttore Mauro Regazzetti e sovrintende alle attività
operative dell’Ufficio Contabilità e Pagamenti, dell’Ufficio Organizzazione e Trasparenza con la inerente Sezione dell’Ufficio Immobili e Servizi Vari, dell’Ufficio
Banca Elettronica e dell’Ufficio Perfezionamento Fidi.
10
Si occupa quindi delle attività legate al
buon funzionamento dell’organizzazione
aziendale, di supporto logistico/operativo e di sicurezza delle strutture mobiliari
ed immobiliari, impostando le strategie
informatiche/elettroniche, coordinando i
processi amministrativo contabili e quelli successivi alla delibera di concessione
dell’affidamento.
L’UFFICIO ORGANIZZAZIONE E
TRASPARENZA, dal punto di vista organizzativo coadiuva il responsabile della
Direzione Amministrativa nell’assicurare
che le strutture, le risorse umane e tecnologiche siano costantemente allineate
e rispondenti alle esigenze quotidiane.
Coordina le varie unità operative predisponendo quanto necessario per diramare le informazioni di carattere normativo
e/o procedurale a tutta la rete all’interno
della Banca, tenuto conto della continua
e costante evoluzione del settore. Cura
inoltre ed assicura gli adempimenti previsti dalla normativa in tema di trasparenza
bancaria e pubblicità delle informazioni
riguardanti i prodotti alla clientela, tramite l’aggiornamento tempestivo dei fogli informativi pubblicati sulla intranet
aziendale e sul sito internet della Banca.
L’Ufficio si relaziona inoltre con l’Area
Mercato per il corretto svolgimento ed
applicazione delle condizioni economiche alla clientela.
Lo staff dell’Ufficio Organizzazione e
Domenico Sgura
Trasparenza è coordinato dal responsabile, Domenico Sgura, che segue anche
i rapporti con l’outsourcer informatico Iside, in qualità di security manager
dell’Istituto.
Banca Cremasca, radicata nel territorio
con ben 19 filiali, ha la necessità, al proprio interno, di gestire la manutenzione
ordinaria e straordinaria delle proprie
infrastrutture, affinché siano sempre
rispondenti alle normative ed in piena
efficienza per l’utilizzo da parte degli
operatori e per l’offerta dei servizi. Emanuele Maffi è il responsabile di sezione,
Emanuele Maffi
che si occupa della gestione degli immobili, dell’economato e dei servizi vari nel
contesto dell’Ufficio Organizzazione e
Trasparenza.
Ernesto Piacentini è il responsabile
dell’UFFICIO CONTABILITÀ E PAGAMENTI, cui fa capo anche la sezione
Enti e Sistemi di Pagamento coordinata
da Nadia Vailati Venturi.
L’Ufficio Contabilità e Pagamenti si occupa degli adempimenti fiscali
dell’Istituto, a partire dalla redazione del
Bilancio, alla tenuta dei registri contabili, dall’emissione delle fatture, alla regi11
Ernesto Piacentini
strazione degli acquisti. Si occupa inoltre
della predisposizione e dell’invio dei dati
all’Organo di Vigilanza, della redazione
delle dichiarazioni fiscali e del versamento delle imposte e delle ritenute. Oltre ad
adempiere alle incombenze fiscali dirette
dell’Istituto, si preoccupa delle imposte
che indirettamente è chiamato a riversare in qualità di sostituto per la propria
clientela. All’Ufficio fanno inoltre capo
l’anagrafe relativa alla clientela, con annessi controlli sui corretti censimenti e
l’inoltro dei dati alla pubblica amministrazione, nonché il back-office titoli per
la gestione contabile ed amministrativa
ogni altro sistema di pagamento.
Il settore dei pagamenti è in continua
evoluzione sia dal punto di vista normativo, che tecnologico. Il legislatore
negli ultimi anni, in un’ottica di armonizzazione internazionale, si è sempre
più orientato alla tutela dei diritti del
cliente, avvalendosi di norme e standard
comunitari sempre più stringenti per la
lavorazione e la gestione dei vari sistemi
di pagamento. Nel 2010 è stata recepita nell’ordinamento Italiano la direttiva
PSD – acronimo di Payment Services Directive, mentre dal prossimo 1 febbraio
2014 verrà definitivamente recepita anche la direttiva SEPA – acronimo di Single Euro Payments Area, che uniformerà
secondo standard comunitari gli strumenti di pagamento effettuati a mezzo di
bonifici e RID. L’adeguamento riguarda
un grande volume di operazioni, dato
che la nostra Banca gestisce annualmente
più di 263.000 bonifici ed oltre 27.000
RID.
Marco Fornaroli
Antonella Zecchini
Nadia Vailati Venturi
dei titoli della clientela. Come detto,
all’interno dell’Ufficio Contabilità e Pagamenti è presente una sezione dedicata
sia alla gestione dei servizi di tesoreria
(servizi espletati per conto di Enti locali
e senza finalità di lucro, in ragione della
capillare presenza e vicinanza alle esigenze delle comunità del nostro territorio)
sia dei servizi di pagamento, che si occupa dei risvolti amministrativi correlati
alla gestione dei sistemi di pagamento
utilizzati dalla clientela, quali gli assegni,
i bonifici, le deleghe unificate, nonché
le carte di debito, le carte di credito, gli
effetti cambiari, le ricevute bancarie ed
12
to il modo di lavorare nel suo complesso, ha provveduto ad integrare il proprio
modello di business con un’attenta “gestione dei servizi”, decidendo di costituire un’apposita unità operativa, l’UFFICIO BANCA ELETTRONICA, sotto
la supervisione del responsabile Marco
Fornaroli. L’Ufficio svolge funzioni di
consulenza e supporto per la predisposizione e lo studio di progetti che richie-
Nel contesto dell’Area Amministrativa
è presente l’UFFICIO PERFEZIONAMENTO FIDI, con a capo Antonella
Zecchini, che si interfaccia direttamente
con il comparto dei crediti, il core business per eccellenza nel settore bancario.
L’Ufficio cura tutte le attività formali
successive alla delibera delle pratiche di
affidamento, provvedendo alla delicata
fase di verifica delle garanzie ed alla successiva erogazione del credito. Fra gli altri
importanti compiti dell’Ufficio si segnala la gestione amministrativa e contabile
dei crediti, nonché delle conseguenti segnalazioni alla Centrale dei Rischi della
Banca d’Italia.
Nella struttura organizzativa della
BCC, la Direzione Generale, consapevole dell’importanza e dello sviluppo della
cosiddetta “Banca On Line” e del fatto
che le nuove tecnologie hanno modifica-
dono l’utilizzo di strumenti informatici,
gestisce le procedure informatiche e gli
apparati tecnologici della Banca, al fine
di assicurare la qualità ed efficienza dei
dispositivi tecnologici e della rete di telecomunicazioni, di garantire la sicurezza,
l’integrità e la riservatezza dei dati preservandoli da utilizzi impropri. Il team,
composto da collaboratori giovani, sistemisti e periti informatici, assicura
competenza e professionalità nell’ambito
informatico legato al settore bancario.
Il personale preposto ricopre mansioni di System Administrator (in conformità al Provvedimento del Garante del
27/11/2008), monitorando gli accessi
fisici e logici di tutte le postazioni e degli
ambienti della banca.
Dal 2011 ad oggi, grazie anche alla
campagna dei “Conti online” promossa
dalla Banca (in meno di due anni ne sono
stati aperti ca. 350), il Servizio di Relax
Banking (l’internet banking del credito
cooperativo) ha registrato un incremento
del 70% circa delle utenze, ad oggi superiori a 2.650.
L’Ufficio evade inoltre le richieste di
installazione e/o disattivazione dei terminali “Point Of Sales” (POS) presso gli
esercenti che li richiedono, interfacciandosi direttamente con la società emittente ed evadendo le richieste provenienti
dalle filiali.
I nostri monumenti
Farsi un castello per abitarlo
durante le giornate di caccia
La costruzione voluta a Pandino da Bernabò Visconti a metà del 1300
Il signore di Milano veniva in paese perché i boschi vicini erano ricchi di selvaggina
Passò più volte di mano. Oggi ospita il Comune e la mensa della scuola casearia
La costruzione ha la tipica
formula dei castelli viscontei
di pianura: pianta quadrata
con quattro torri quadrate
ai lati (solo due sopravivono
nella loro interezza; le altre
furono smantellate durante
i secoli). Gli ingressi furono
rinforzati e protetti da ponti
levatoi. Ma a difesa del
maniero, c’era anche l’ampio
fossato che oggi è interrato.
L
’ ha costruito per abitarlo e dedicarsi
alla sua attività preferita: la caccia nei boschi intorno a Pandino, particolarmente ricchi di selvaggina. Stiamo
parlando di Bernabò Visconti, signore
di Milano. Gli anni della costruzione del
castello datano tra il 1354 (salita al potere di Bernabò) e il 1361 (data del primo
documento in cui si fa chiaro riferimento
al castello).
La costruzione ha la forma tipica dei
castelli viscontei di pianura dell’epoca:
pianta quadrata con quattro torri quadrate agli angoli (solo due sopravvivono
nella loro interezza: le altre sono stateparzialmente smantellate nel corso dei
secoli), e ingressi rinforzati protetti da
ponti levatoi. Uno schema geometricamente perfetto. L’ampio fossato è oggi
interrato.
Il cortile interno è caratterizzato da
portici a sesto acuto, e al piano superiore
da un loggiato con copertura a capriate.
La destinazione originaria degli spazi non
è nota, anche se non doveva essere mol13
Il cortile è caratterizzato da portici a sesto acuto. Al piano superiore c’è il loggiato con copertura a capriate (prima foto sotto, da sinistra) Il castello
del 1300 era tutto decorato. Molte le figure di animali (sotto, foto centrale) e gli stemmi dei signori del castello: il «biscione visconteo» (destra).
to differente da quella che è documentata
per i secoli XVI e XVII, con al piano terra
i servizi e ad oriente un ampio salone destinato ai banchetti. Si accedeva al piano
superiore tramite una piccola scala in legno, oggi sostituita da quelle costruite nei
torrioni. All’esterno sono visibili le numerose finestre, monofore (con una sola
apertura) al piano terra, in origine destinato alla servitù, bifore (è un tipo di finestra divisa verticalmente in due aperture,
divise da una colonnina su cui poggiano
due archi, a tutto sesto o acuti) al piano
superiore, riservato ai nobili.
Il castello nel 1300 era completamente
decorato, anche nella scuderia che oggi è
adibita a biblioteca. Le pitture, in gran
parte conservate, sono costituite da forme geometriche, decorazioni di tipo architettonico e ovunque sono disseminati
14
gli stemmi dei signori del castello, ossia
«il biscione» di Bernabò Visconti e «la
scala», insegna della famiglia della moglie
di Bernabò, Regina della Scala, figlia del
signore di Verona.
Tra i pochi dipinti con figure umane si distinguono S.Antonio Abate e
S.Cristoforo, dipinti ai lati dell’ex-salone
dei banchetti per proteggere il primo la
salute degli abitanti del castello e il secondo dalle morti improvvise. Nel 1400, sui
due ingressi del castello, furono aggiunti
due torrioni di difesa contro le incursioni
dei veneziani nel territorio pandinese.
Tolto di mezzo Bernabò con un colpo
di Stato, il nipote Gian Galeazzo divenne
il nuovo signore di Milano; anche lui veniva spesso a Pandino per la caccia. Dopo
i Visconti, a governare Milano furono gli
Sforza che presero possesso anche del ca-
stello di Pandino; conte di Pandino, dal
1470 circa, fu nominato Ludovico Maria Sforza, meglio noto come Ludovico
il Moro.
Diventato, poi, il Moro duca di Milano, il castello di Pandino passò nelle mani
di altre famiglie. Gli ultimi proprietari
furono i D’Adda, che nel corso del XIX
secolo diedero il castello in affitto, sia
come abitazione che come sede di svariate
attività. Nel 1947 il comune riuscì ad acquistare questa struttura e negli anni Cinquanta cominciarono i lavori di restauro.
Oggi il castello ospita gli uffici comunali, la mensa della scuola casearia e numerose manifestazioni. Ed è opportuno
ricordare che questa costruzione è una
delle residenze meglio conservate di tutta
la Lombardia, ed è ancora oggi molto simile al proprio aspetto originario.
I nostri dirigenti
Messi a confronto
due bravi manager
Giorgio Pesenti (capo area Commerciale) va in pensione,
sostituito da Dario Cattaneo, responsabile area Mercato.
G
iorgio Pesenti, 63 anni, sposato,
tre figli, laureato in Scienze statistiche ed economiche alla Statale di Bologna,
dopo aver insegnato tre anni matematica in
tre istituti a Bergamo, ha iniziato nel 1978
la sua carriera negli istituti di credito. E’ approdato in Banca Cremasca nel 2010 come
responsabile dell’Area commerciale. Andrà
in pensione a fine anno. Lo sostituirà come
responsabile dell’Area mercato Dario Cattaneo: 60 anni, diplomato ragioniere al «Bassi»
di Lodi, sposato con 2 figli, nel mondo delle
banche dal 1974, è arrivato in Banca Cremasca nel 1998 come responsabile della filiale
di S. Bernardino, poi di quella di Pianengo
e, infine, come l’uomo dei fidi dell’istituto
di piazza Garibaldi, a Crema. Conosciamoli meglio in questo faccia a faccia che riserva
delle sorprese.
PESENTI. Le sarebbe piaciuto rimanere
nel suo incarico? «Ho impostato una nuova metodologia all’attività commerciale della
rete perché i clienti, oggi, bisogna andare a
cercarli. Il percorso non è concluso, e tocca a
Cattaneo portarlo avanti ».
CATTANEO. Il suo sogno era prendere
il posto di Pesenti? «Non parliamo di sogni.
Di certo, cercherò di fare al meglio quanto ha
iniziato Pesenti»
PESENTI. Che cosa lascia in eredità a
Cattaneo? «Sarebbe un atto di presunzione
lasciare qualcosa in eredità a Cattaneo che da
12 anni ricopre ruoli apicali in Banca Cremasca. Gli lascio di certo un impegno gravoso».
CATTANEO. Spera che Pesenti le abbia
lasciato un’eredità o no? «Lui ha aperto un
solco, io proseguirò nella semina».
PESENTI. Che cosa farà adesso? «Non
mi comprerò un cane come vorrebbero le
mie figlie e viaggerò. Andrò a visitare le capitali europee, ma soprattutto andrò a scoprire
l’Italia: confesso di conoscere poco Roma, e
per niente Napoli».
CATTANEO. Farà rimpiangere Pesenti?
«Farò solo il bene della banca. Come sempre».
Da sinistra: Dario Cattaneo, in Banca Cremasca dal 1998 come responsabile della filiale di
San Bernardino. Giorgio Pesenti è approdato nel nostro istituto di credito nel 2010.
PESENTI. Che cosa le è piaciuto di più
del suo lavoro? «Sono sempre stato un uomo
di rete: quindi, grande vicinanza, contatto e
relazione con filiali e clientela. Questo pregio
mi è stato riconosciuto. E, quindi, sono soddisfatto».
CATTANEO. Che cosa le piace di più
del suo lavoro? «Il contatto con i miei collaboratori».
PESENTI. Il suo più grande rammarico? «Nessuno. Ho contribuito a raggiungere
risultati soddisfacenti. Certo, nel lavoro non
bisogna mai accontentarsi, sicuramente avrei
potuto fare ancora di più. Vorrei essere ricordato come una persona seria, corretta, un
buon professionista che è sempre stato vicino
agli uomini della rete».
CATTANEO. Il suo più grande rammarico? «Certe volte vengono dei dubbi: l’aver
concesso o no un fido, è stata la valutazione
giusta? Poi lasci perdere questi timori perché
l’importante è il sapere di avere lavorato con
onestà e professionalità»
PESENTI. Avrebbe voluto fare un altro
mestiere nella sua vita? «Sì. Il chitarrista solista alla Jimi Hendrix in una rock band».
CATTANEO. Avrebbe voluto fare un altro mestiere nella sua vita? «Da giovane ho
fatto il fornaio, l’agricoltore e il facchino. A
volte mi chiedo come sarebbe andata se avessi
proseguito una di queste strade».
PESENTI. Fare il bancario è un mestiere o una missione? «E’ un mestiere difficile
per il quale servono tante qualità: equilibrio,
serietà, capacità di soffrire e di non farsi coinvolgere. Infine, bisogna essere fortemente
aziendalisti».
CATTANEO. Fare il bancario è un mestiere o una missione? «Se pensi allo stipendio è un mestiere. Se lo fai con il cuore, è quasi una missione».
PESENTI. Faccia un augurio a Cattaneo. «Che i suoi prossimi anni in banca siano
meno pesanti e più sereni. E una raccomandazione: pensi di più alla sua salute».
CATTANEO. Faccia un augurio a Pesenti. «Che si goda serenamente la pensione
coltivando i suoi interessi».
15
Le carte BCC rendono
la vita più facile
Nell’era dell’informatizzazione massiva, gli strumenti di pagamento elettronico (carte di credito, carte bancomat
e prepagate) sono ormai entrate a far
parte della nostra operatività quotidiana e lo saranno ancora di più nei prossimi anni. Attualmente la nostra Banca gestisce circa 8.000 carte di debito
e 7.500 carte di credito, e il comparto
è in crescita, perché le carte hanno costi contenuti e danno grandi vantaggi,
molto apprezzati dalla clientela. Esistono diverse tipologie di carte con varie
funzioni. Vediamole nello specifico.
La definizione:
Carta di credito: strumento di pagamento che consente al titolare di effettuare acquisti di beni o servizi presso
qualsiasi esercizio convenzionato con
l’emittente oppure di effettuare prelievi
per anticipo di contante. Il pagamento
da parte del titolare è posticipato rispetto all’acquisto o prelievo e avviene
a cadenza predefinita di norma mensile
in un’unica soluzione.
Carta di debito: strumento di pagamento che abilita il titolare ad effet-
tuare acquisti di beni e servizi oppure
prelievi di contante. A differenza della
carta di credito, l’addebito di ogni transazione viene effettuato direttamente
ed immediatamente sul conto; questo
significa che al momento del pagamento il conto deve avere disponibilità, diversamente dalla carta di credito che è
una forma di finanziamento.
Carta prepagata: strumento di pagamento ricaricabile che “incorpora” una
somma, con una specifica giacenza;
ogni volta che si effettua un pagamento
o un prelievo di contante il “saldo della carta” diminuisce. A differenza delle
due carte di cui sopra, le carte prepagate non sono collegate ad un conto
corrente.
I vantaggi delle nostre carte di credito
Il nostro Istituto da tempo offre strumenti
innovativi nel segmento della monetica, con
particolare attenzione a giovani, famiglie,
soci, aziende. Il circuito internazionale su
cui abbiamo puntato per le carte di credito è
Mastercard, che tra l’altro offre una serie di
interessanti agevolazioni:
- Grace period: corrisponde al nume-
ro di giorni che trascorrono tra la chiusura
dell’estratto conto in cui viene utilizzata la
carta e il giorno di addebito in conto corrente. Con Mastercard il grace period è di 18
giorni dopo la chiusura dell’estratto conto
per le carte Classic e Classic Socio, e ben 28
giorni dalla chiusura dell’estratto conto per
16
le carte Gold, Gold Socio, Impresa; in entrambi i casi il costo in valuta non è a carico
del cliente, ma viene sostenuto dalla Banca.
- Protezione 100%: in caso di frode
nell’utilizzo della carta di credito vengono
rimborsate al 100% le spese addebitate,
inoltre i beni acquistati con la carta sono
protetti contro il furto avvenuto nelle prime 24 ore dall’acquisto. E non è finita qui:
i prelievi di contante sono assicurati contro
il rischio di scippo o rapina avvenuto nelle
prime 24 ore e, come ulteriore protezione, è
possibile attivare gratuitamente il servizio di
SMS Alert che ci avvisa quando spendiamo
una somma superiore ai 70 €.
- Acquisto facile: con la nostra carta di
credito abbiamo sino a 30 giorni di tempo
per restituire un bene acquistato, anche se
solo non ci piace o non convince più, ed essere rimborsati al 100% con una copertura
annua di 5.000 € e con un massimo di 3 richieste; inoltre per i beni acquistati con carta
di credito c’è un ulteriore anno di garanzia
rispetto ai due già previsti dalla legge per un
totale di tre anni.
- Formula Rebate: cosa significa? Vuol
dire che la carta di credito è gratuita se si
raggiunge la soglia annua di spesa prefissata.
In sintesi “più la usi e meno ti costa” e non
paghi più il canone annuo!
Una Novità
Assoluta
I nostri prodotti
È un’esclusiva delle BCC, si chiama Carta BCC
Beep ed è l’ultimo prodotto Iccrea Banca. Per importi superiori a € 25 funziona come una normale
carta di credito, mentre per micropagamenti (fino
a € 25) può essere utilizzata anche senza firma.
Basta un semplice avvicinamento al lettore, un
“beep”, per pagare presso gli esercenti abilitati.
La catena Mc Donald’s l’ha subito adottata per
la comodità e la rapidità di utilizzo. Tutto avviene
in una manciata di secondi, davvero una piccola
grande rivoluzione.
Le carte di Banca
Cremasca:
Carta Bcc Impresa
Carta Bcc Beep
Carta Bcc Gold
Carta Bcc Gold Socio
Carta Bcc Tasca
Carta Bcc Classic
Carta Bcc Classic Socio
Le nostre Filiali sono a vostra completa disposizione per approfondire tutti gli aspetti
che, per motivi di spazio, non abbiamo potuto affrontare.
Carta Prepagata
17
I biglietti per il teatro
si comprano in banca
E’ ripartita la collaborazione tra Banca Cremasca e il San Domenico
Il servizio - gratuito e senza commissioni - è attivo dal 20 novembre nelle 19 sedi
dell’istituto. Intervista al presidente della Fondazione San Domenico, Giovanni Marotta:
«Obiettivi: pareggio di bilancio, più spettatori, alta qualità degli spettacoli».
La conferenza stampa per l’annuncio della collaborazione tra Banca Cremasca e la Fondazione del teatro San Domenica. Da sinistra: Roberta
Serina (ufficio relazioni esterne di Banca Cremasca), Giovanni Marotta (presidente Fondazione) e Ilda Maria Zucca (vice presidente).
D
opo un anno di interruzione, dovuto al cambio del gestore informatico, riparte la collaborazione tra Teatro San
Domenico e Banca Cremasca, socio fondatore dell’omonima Fondazione. Ogni filiale
della banca diventa così una biglietteria per
abbonamenti e biglietti della stagione teatrale 2013/2014. L’iniziativa è stata presentata
dal presidente della Fondazione, Giovanni Marotta, dal vice presidente Ilda Maria
Zucca e dall’addetta alle relazioni esterne di
Banca Cremasca, Roberta Serina, nel corso
della conferenza stampa che si è tenuta il 19
novembre scorso nella sede dell’ente in piazza Trento e Trieste.
E’ stato annunciato, quindi, che a partire
dal 20 novembre, oltre alla biglietteria storica
del teatro e al servizio online sul sito www.
18
teatrosandomenico.it, per l’acquisto dei biglietti è possibile rivolgersi alle 19 filiali di
Banca Cremasca dislocate su tutto il territorio cremasco e a Caravaggio.
In virtù della valenza socioculturale della Fondazione e a riconferma della volontà
dell’istituto di sostenere l’ente di cui è socio
fondatore, Banca Cremasca fornirà il servizio
a titolo gratuito, senza alcun onere commissionale. Così come non verranno caricati costi aggiuntivi agli utenti (clienti della banca e
non) che si rivolgeranno agli sportelli bancari
per l’acquisto dei biglietti.
È «un ritrovarsi con estremo piacere» ha
detto il presidente della Fondazione, Giovanni Marotta. Che ha spiegato l’obiettivo di
questa alleanza: «Rendere ancora più facile
agli spettatori accedere agli spettacoli». Un
servizio che Banca cremasca, nel corso degli
anni, ha saputo fornire al meglio. E di «condivisione di valori» ha parlato anche Roberta
Serina.
Giovanni Marotta è un personaggio conosciuto, stimato e apprezzato nel Cremasco
anche perché, nonostante le difficoltà del
mercato automobilistico, da direttore generale della Vhit, azienda del gruppo Bosch,
era riuscito a rilanciare la produzione nei due
stabilimenti di Crema e Offanengo, mantenendo alta l’occupazione in entrambe le
strutture. Un manager - legato all’associazione Industriali di Cremona - che ha dimostrato qualità tecniche, strategiche, umane, e una
grande capacità imprenditoriale.
Marotta sta ora combattendo un’altra importante e difficile mission nella Fondazione
La nostra cultura
La musica piace. C’è stato, infatti, il tutto esaurito al concerto della jazz band guidata dallo speciale pianista cremasco Mario Piacentini: grandi applausdi ai sei straordinari artisti.
L’evento è stata una prima assoluta scelta come serata inaugurale della stagione del teatro.
del San Domenico. L’obiettivo è quello di
arrivare al pareggio dopo un 2012 «che ha visto le entrate complessive in calo di 120mila
euro», pur con un incremento degli abbonati, e una stagione 2013-2014 che si prospetta
ancora difficile anche perché la Fondazione
non ha la possibilità di limitare alcuni costi,
in crescita, tra cui per esempio quello del personale. Una grande sfida quella di Marotta
dunque. Un traguardo che lui stesso definisce «ambizioso».
Pareggiare i conti senza venir meno alla
mission della Fondazione del San Domenico: «Mantenere elevata la qualità degli spettacoli teatrali e della formazione musicale
e incrementare il numero di spettatori e le
iscrizioni al Folcioni». Da qui il rapporto
stretto e propositivo che il direttore artistico
del San Domenico, Enrico Coffetti, e il direttore del Folcioni, Alessandro Lupo Pasini,
mantengono con il presidente e il Cda della
Fondazione. «Loro devono preoccuparsi di
tenere alto il livello artistico del teatro e della scuola, a noi compete trovare l’equilibrio
economico di entrambe le strutture».
Marotta non demorde. E mantiene un
cauto ottimismo: «Mi aspetto di più dai
cremaschi». Ma non vuole trovare eventuali
giustificazioni future in caso di risultati non
raggiunti: ««Abbiamo bisogno di vendere più
biglietti» dice, «ma se il pubblico scarseggerà
e gli spettacoli non funzioneranno, sarà solo
colpa nostra» avverte. E annuncia alcune idee
in campo: economie di scala sugli spettacoli
per risparmiare, collaborazione con le associazioni culturali presenti sul territorio, tra le
quali, per esempio, il Franco Agostino Festival e gli appassionati della lirica per avere più
gente in teatro, e la stagione estiva da gestire
a CremArena.
Nel frattempo, il San Domenico ha aperto la stagione 2013-2014 con il botto. Un
foltissimo pubblico è accorso per accogliere
il professore/poeta Roberto Vecchioni, e
c’è stato il «tutto esaurito» anche al concerto
della jazz band guidata dal pianista cremasco
Mario Piacentini: i sei artisti sul palco sono
stati applauditissimi con calore e ammirazione da un pubblico attento, composto e partecipe. Chi ben comincia…
Taglio del nastro del sottotetto del Mercato Austroungarico che sarà utilizzato dal Folcioni
Una “mansarda” per fare musica
S
ono stati inaugurati gli spazi sopra il
Mercato Austroungarico. Una “mansarda” di 450 metri quadri è stata consegnata
all’adiacente istituto Folcioni, il quale, grazie
a una scala di accesso costata 20mila euro,
avrà a disposizione tre nuove aule e l’ampio
salone del sottotetto dall’acustica considerata
«eccezionale».
Oltre all’uso quotidiano per le lezioni degli
studenti del Folcioni, questi spazi potranno
essere utilizzati anche per le prove di piccoli
ensemble musicali, per la Corale Marinelli, per sala di registrazioni di qualità, per la
biblioteca del Folcioni. «Vorrei ringraziare
l’amministrazione comunale per i tempi brevi con cui l’intervento è stato realizzato» ha
commentato Giovanni Marotta, presidente
del S. Domenico. «Si tratta di un meraviglioso regalo, non tanto alla scuola, che comunque ne aveva bisogno, quanto alla città intera.
Speriamo che si possa trovare una soluzione
per un suo utilizzo collegato anche alla parte
sottostante completando così la riqualificazione dell’intera struttura».
19
Fotografia di Lorenzo Rossi
Trescore Cremasco, chiesa parrocchiale, 2 novembre: l’organo Serassi-Cavalli ha fatto sentire
la sua splendida voce grazie all’abilità dei maestri Francesco Zuvadelli e Pietro Pasquini.
S
abato 2 novembre, nella chiesa
parrocchiale di Sant’Agata a Trescore Cremasco si è svolto con grande
successo il tradizionale «Concerto d’Organo a Quattro Mani». Nato nel 2000
da un’idea di Angelo Zuvadelli e Carlo
Ogliari, presidente dell’«A.S.D. Trescore» per celebrare i 30 anni di fondazione
dell’associazione sportiva, il concerto che da anni è organizzato in collaborazione con la parrocchia, grazie soprattutto al
sostegno del parroco don Paolo Ponzini
e la sponsorizzazione di Banca Cremasca
- è giunto alla 14sima edizione. L’organo Serassi-Cavalli, bellissimo strumento
storico vanto dell’arte organaria nel Cremasco, ottimamente restaurato nel 1989
dalla bottega organaria dei f.lli Piccinelli
di Ponteranica (Bg), ha potuto far sentire ancora una volta la propria splendida
voce grazie all’abilità dei maestri Francesco Zuvadelli e Pietro Pasquini. Un
particolare significativo: tutti i concerti,
dal 2000 ad oggi, sono stati tenuti da
questi due musicisti, un binomio artistico di alto profilo che ha saputo conquistarsi il consenso del numeroso pubblico
di appassionati che, ogni volta, affolla la
bella chiesa parrocchiale.
I brani eseguiti hanno spaziato attraverso numerosi autori collocabili in un
periodo che va dal XVIII al XX secolo;
dalla «Fantasie in D moll» op. 87 di A.
F. Hesse (primo brano in programma)
alla Sinfonia da «Luisa Miller» di G.
Verdi (ultimo brano in programma), dal20
E’ risuonata
la pura magia
del Concerto
d’Organo
a Quattro mani
la Sinfonia dalla Cantata «Wir danket
dir, Gott, wir danken dir» Bwv 29 di
J.S. Bach (la cui trascrizione per organo
a 4 mani è stata realizzata dal maestro
Francesco Zuvadelli) alla meravigliosa
«Suite» op. 46 n° 1 di E. H. Grieg (realizzata dall’autore stesso come riduzione
pianistica della musica di scena composta
originariamente per il dramma giocoso
«Peer Gynt» di Ibsen) ai tre movimenti
dai «Quadri da un’esposizione» di M. P.
Mussorgsky.
La gradita novità di quest’anno è stata
la partecipazione straordinaria del sopra-
no Ayako Suemori che ha cantato «Pie
Jesu» dal «Requiem» op. 48 di G. Fauré, e per commemorare i 200 anni dalla
nascita di Giuseppe Verdi l’«Ave Maria»
da «Otello», e «La vergine degli Angeli» da «La forza del destino». Applauditissimo il primo bis eseguito dal trio,
sulle note di «C’era una volta il west» di
E. Morricone (la cui trascrizione per organo a 4 mani e soprano è stata realizzata
dal maestro Francesco Zuvadelli) come
anche il secondo bis in cui è stata ripetuta
«La vergine degli Angeli» di G. Verdi.
Laura Ferrari
Fotografia di Adamo Zuvadelli
Da sinistra in basso: Ayako Suemori, Carlo Ogliari, Alessandro Piccinelli e Don Paolo Ponzini. In alto da
sinistra: Pietro Pasquini e Francesco Zuvadelli
La nostra cultura
Si è svolto il «17° Concerto lirico vocale» nella chiesa di Trescore
Parroco: «Il più bello»
S
Il notissimo e apprezzato soprano Ayako Suemori, giapponese, residente a Palazzo Pignano
i è svolto, il 21 settembre scorso nella chiesa parrocchiale di
Sant’Agata di Trescore Cremasco, il «17°
Concerto lirico vocale» che ha avuto il
sostegno di Banca Cremasca. Uno straordinario evento che ha visto la partecipazione di Ayako Suemori (soprano, giapponese, residente a Palazzo Pignano), Li
Wei Wei (soprano, cinese), Roberto Cazzaniga (tenore, di Renate Brianza), Wu
Hao (tenore, cinese). Al piano, il maestro
Leonardo Marzagalia.
Soddisfatto il parroco, don Paolo Ponzini che ha commentato così l’evento:
«Non vorrei sbagliami, ma quest’ultimo è
stato il miglior concerto lirico vocale. Ha
superato le 16 edizioni precedenti. Anche
la gente era molto contenta. Questi sono
ottimi momenti per la nostra comunità.
Con questo concerto ci è stato fatto un
bel regalo. Spendidi i duetti. Un ringra-
ziamento a Banca Cremasca che è sempre
molto attenta a questi eventi culturali»
Questi i brani eseguiti: F. Cilea, «E’ la
solita storia del pastore» da L’Arlesiana,
(Cazzaniga). F. Cilea, «Una lettera» da
Vita Breve (Suemori). A. Rotoli da «Mia
Sposa sarà la mia bandiera» (Wu Hao).
G. Donizetti, «Il barcaiolo» (Suemori).
A seguire la grande lirica: A. Ponchielli, «Cielo e mar» da La Gioconda (Cazzaniga). G. Puccini, «Un bel dì vedremo»
da Madama Butterfly (Suemori). A. C.
Gomes, «Mia Piccirella» da Salvator Rosa
(Cazzaniga). S. Gastaldon, «Musica Proibita» (duetto Wu Hao e Li Wei Wei). L.
Marzagalia, solo piano. G. Verdi, «O cieli
Azzurri» dall’Aida (Suemori). U. Giordano, «Improvviso» da Andrea Chénier
(Cazzaniga). G. Piccini «Sola, perduta,
abbandonata» da Manon Lescaut (Li Wei
Wei). E altre melodie.
Dizionario Finanziario
Corporate governance
Sabatini-bis
Asset quality review
E’ l’organizzazione interna d’impresa,
che regola le relazioni tra i soggetti che a
diverso titolo intervengono nello svolgimento dell’attività e che punta a tutelare
i diversi interessi coinvolti. L’obiettivo di
queste regole è di tutelare la buona gestione
e, nel contempo, gli interessi di soci, creditori e dipendenti.
Il «Decreto Del fare», approvato dal governo Letta, ha introdotto una agevolazione (similare alla legge Sabatini) in favore delle imprese (in particolare le piccole e le medie) che
acquistano, anche mediante operazioni di leasing finanziario, macchinari, impianti, beni
industriali d’impresa e attrezzature nuove a
uso produttivo, o che investono in hardware,
software e tecnologie digitali. L’incentivo consiste in contributi in conto interessi a fronte di
finanziamenti accesi per tali acquisti. I prestiti
hanno durata massima di cinque anni.
Con questo termine viene indicato il grande check-up che la banca centrale europea
farà sui bilanci delle 128 maggiori banche
europee. L’asset quality review è stata varata
in vista della vigilanza unica europea: la Bce
dovrà concluderla entro ottobre 2014.
CTz
CTz, acronimo di Certificati del Tesoro
zero coupon, sono titoli di Stato con durata
di 24 mesi. Gli interessi non sono corrisposti sotto forma di cedole (come nel caso dei
BTp), ma sono determinati dallo scarto di
emissione: di fatto i titoli vengono emessi
a un prezzo inferiore rispetto al valore nominale a cui verranno rimborsati. La differenza tra il valore nominale e il prezzo corrisposto corrisponde dunque agli interessi.
Tapering
Il termine indica la progressiva riduzione,
da parte della Fed, degli stimoli monetari con
cui ogni mese la Banca centrale immette liquidità per un ammontare pari a 85 miliardi
di dollari attraverso un piano di acquisti di titoli di Stato e obbligazioni garantite da mutui
immobiliari.
Patto di sindacato
Il patto di sindacato è un accordo attraverso il quale due o più azionisti si impegnano
a comportarsi in un determinato modo nelle
attività aziendali, per esempio nell’espressione del voto durante l’assemblea. Modalità
di controllo molto diffusa, ha la funzione di
accentrare di fato il potere nelle mani di un
gruppo ristretto di azionisti. I patti di sindacato possono essere di diverse tipologie, a
seconda del vincolo stabilito tra gli azionisti.
21
La nostra cultura
«AltreStorie» festival
dei libri per bambini
L’obiettivo: far diventare Crema una “piccola Mantova”, famosa
per la letteratura scritta per i più piccoli. Primo, grande successo.
S
i è svolta da 3 al 6 ottobre scorsi,
la prima edizione di «AltreStorie»,
il festival che Crema ha dedicato ai libri
per bambini e ragazzi, con l’obiettivo di far
diventare la nostra città un punto di riferimento per il settore, una piccola Mantova
della letteratura dei bambini. Al centro del
festival sono stati le passioni civili e i sentimenti sociali: «temi che solo apparentemente sembrano avere scarsa relazione col
mondo dell’infanzia» hanno spiegato Paola
Vailati, assessore comunale alla Cultura.
Il pubblico dei bambini e dei ragazzi è
stato coinvolto insieme agli educatori - insegnanti, genitori, nonni - in discussioni e
riflessioni, che hanno preso il via dalla lettura di libri avvincenti. Uno dei momenti più
emozionanti è stato l’incontro dedicato a
Malala Youszafai, la ragazzina pakistana gravemente ferita in un attentato dei talebani
a causa delle sue battaglie civili a favore del
diritto all’istruzione per le ragazze del suo
Paese, minacciate dalla volontà degli inte-
gralisti di chiudere tutte le scuole femminili
del Pakistan. Viviana Mazza, giornalista del
«Corriere della sera» e autrice del libro «La
storia di Malala», edito da Mondadori, ha
condotto il dibattito con un pubblico attento e curioso, composto da bambini, ragazzi
e adulti.
Ma la lista degli autori che hanno interloquito con il pubblico è lunga: da Beatrice
Masini, finalista del premio Campiello, a
Vivian Lamarque, una delle più note protagoniste della scena poetica italiana; Fabrizio
Silei, Chiara Carminati ed Emanuela Bussolati, tre dei vincitori delle più recenti edizioni del premio Andersen.
E ancora: da Massimiliano Tappari,
grande inventore di immagini fotografiche
ad illustratori e illustratrici come Arianna
Papini, Giulia Orecchia, Peppo Bianchessi, Matteo Gubellini, fino a Sualzo e Silvia Vecchini autori di graphic novel e alla
scrittrice Nora Relaigh Baskin, arrivata
dagli Stati Uniti per presentare ai ragazzi
«AltreStorie» ha detto Paola Vailati, assessore comunale alla Cultura, «è un modo meraviglioso per
avvicinare i giovani alla lettura con laboratori e incontri con autori in cui si impara divertendosi»
22
delle scuole medie il suo libro più recente:
«Tutt’altro che tipico», la storia di un ragazzo autistico.
Autismo, e poi dislessia, differenze, integrazione, diritto all’istruzione, razzismo,
immigrazione, Palestina: questi e altri ancora i temi affrontati negli incontri. Giorgio Scaramuzzino ha portato i bambini
tra le macerie del conflitto tra israeliani e
palestinesi, raccontando però la bellissima
storia dell’amicizia tra un bambino e una
zebra nello zoo della striscia di Gaza. Roberto Anglisani, che ha riscritto il «Libro
della Giungla» di Kipling, ambientandolo
nella giungla metropolitana della stazione
ferroviaria di Milano, tra piccoli migranti,
costretti a rubare e a vivere come schiavi dal
losco Shirkan, trafficante di bambini.
Per i più piccoli le narrazioni di Andrea
Cazzalini, di Alessandra Baschieri e Cristina
Busani, e le musiche di Gian Luca Magnani e degli allievi dell’Accademia di musica
Concorde. Gli incontri si sono svolti nel
Museo di Crema, ma anche nei quartieri
di Ombriano e Santa Maria della Croce.
Il festival ha coinvolto le librerie locali e la
Biblioteca. Importante è stata la partecipazione della casa editrice «Uovonero» di Crema che da anni porta avanti la mission: «La
lettura è un diritto di tutti».
Paola Vailati, assessore comunale alla
Cultura, ha commentato: «AltreStorie è un
modo meraviglioso per avvicinare i giovani
alla lettura attraverso laboratori ed incontri
con autori in cui si impara divertendosi».
Il Sindaco Stefania Bonaldi ha poi ringraziato gli sponsor, (tra cui Banca Cremasca)
che con il loro contributo hanno permesso
la realizzazione del festival, e i cittadini che
hanno accolto con entusiasmo questa importante proposta. Eros Miari, della cooperativa
«Equilibri», che ha curato programma e organizzazione del festival, ha ricordato gli ospiti
e i collaboratori, che si sono adoperati per
coinvolgere i bambini e i ragazzi e i cittadini di
Crema, auspicando che ‘altreStorie’ possano
essere raccontate in futuro.
La nostra cultura
Erano in 400 a teatro
per don Oreste Benzi
E’ il fondatore delle Case-famiglia, morto sei anni fa. «Con le scarpe
ai piedi», va in scena la sua vita spesa per i più poveri.
Lo spettacolo è un racconto a più voci con testi, video e musiche prodotti dalla Comunità «Papa
Giovanni XXIII». E’ l’inizio di un percorso di momenti di riflessione per gli studenti del Pacioli.
I
l teatro San Domenico, il 30 ottobre
scorso, ha fatto il pieno con lo spettacolo «Con le scarpe sempre ai piedi». La
rappresentazione è stata pensata, progettata e
realizzata per ricordare la figura di don Oreste
Benzi, fondatore della comunità «Papa Giovanni XXIII», a sei anni dalla morte del sacerdote avvenuta il 2 novembre a Rimini, all’età
di 82 anni, per un attacco cardiaco. Lo spettacolo - un racconto a più voci con testi, video e
musiche originali prodotti dalla stessa comunità - ha visto la regia di Pasquale D’Alessio.
Chi è don Benzi e qual è lo scopo dell’associazione «Papa Giovanni XXIII»? Questo
prete è nato in un paesino dell’allora provincia di Forlì, nell’entroterra collinare a 20 km
da Rimini, da una povera famiglia di operai,
settimo di nove figli. All’età di 12 anni (nel
1937) è entrato in seminario a Urbino per
passare dopo tre anni a quello di Rimini. E’
stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1949.
con chi non ce l’ha.
L’associazione «Papa Giovanni XXIII», infine, lotta con tenacia per rimuovere le cause
che generano le ingiustizie e per cambiare le
condizioni che creano disuguaglianze e miseria. Dal 2006, la Comunità siede alle Nazioni
Unite con lo status di Consultative Special
nell’Ecosoc (Consiglio Economico e Sociale
delle Nazioni Unite), facendosi portavoce di
tutti i poveri del mondo laddove i leader internazionali prendono le decisioni importanti
sulle sorti dell’umanità.
Lo spettacolo «Con le scarpe sempre ai piedi», destinato al ‘grande pubblico’ ma anche
alle scuole, ha dato inizio a un percorso dal
titolo «SoStare in relazione», che verrà completato durante l’anno scolastico e che prevede
diversi momenti di riflessione. Alla fine dello
spettacolo si è dato infatti spazio al dialogo
tra attori e studenti per approfondire i grandi
temi della dottrina sociale della Chiesa concretizzati nell’esperienza di vita dei membri
della Comunità «Papa Giovanni XXIII». Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione tra gli insegnanti di religione del Pacioli
e i formatori dell’associazione fondata da don
Oreste Benzi.
Dall’incontro con persone sole ed emarginate,
don Benzi - aiutato dalla disponibilità a tempo
pieno di alcuni giovani - ha maturato l’idea
della prima Casa-famiglia dell’Associazione
Comunità «Papa Giovanni XXIII» inaugurata
il 3 luglio 1973 a Coriano (Rimini).
Quest’associazione, fondata nel 1968 da
don Oreste Benzi, è impegnata concretamente per contrastare l’emarginazione e la povertà.
I membri della Comunità sono persone che
scelgono di condividere ogni giorno della propria vita con i poveri, con chi vive ai margini,
i bambini abbandonati, le persone sole. In
oltre 500 realtà di accoglienza – Case Famiglia, Mense per i poveri, centri nutrizionali,
Capanne di Betlemme, Comunità terapeutiche, cooperative sociali e Centri di pronta
accoglienza – e in 32 paesi del mondo, i membri della Comunità «Papa Giovanni XXIII»
realizzano ogni giorno il grande progetto del
fondatore don Oreste Benzi: essere famiglia
23
La loro solidarietà
Mai più «sepolti vivi»
Gli «Amici dei lebbrosi» a Sergnano. La loro storia, i loro nomi
I
l Gruppo missionario «Amici dei lebbrosi» è nato nel 1980 sull’esempio
dell’«Associazione italiana amici di Raoul
Follereau» di Bologna, che dal 1961 aiuta
e difende i diritti dei malati di lebbra in
tutto il mondo, con cui tutt’ora il Gruppo
opera in stretta collaborazione. «Ci sembrava incredibile che nel mondo vivessero ancora milioni di lebbrosi» ricordano.
«Volevamo aiutarli in qualche modo». Fu
il parroco di allora, don Giovanni Zaninelli, a consigliarli di mettersi in contatto
con l’associazione bolognese. Tre i fondatori: Eugenio Pavesi, Eugenio Scorsetti e Carlo Perola. Seguiti, poi, da altri
giovani e da un gruppo di ragazze molto
sensibili al dolore di quelli che Follereau
chiamava i «sepolti vivi» e la «sottospecie
umana condannata senza appello e senza
amnistia».
Aiutare i lebbrosi significa soprattutto
raccogliere soldi per sconfiggere questa
malattia infettiva, nutrirli e dare loro un
futuro. Se non curata, infatti, la lebbra
- che sta colpendo l’umanità da almeno
4mila anni - può essere progressiva, causando danni permanenti a pelle, nervi,
arti e occhi. Negli ultimi 20 anni, 15 milioni di persone in tutto il mondo sono
state curate dalla lebbra, ma a tutt’oggi in
India (che conta oltre 1.000 lebbrosari),
Egitto, Nepal, Somalia, Liberia, Vietnam
e persino in Giappone esistono ancora diverse colonie di lebbrosi.
Oltre 30 anni fa, nel nostro territorio «I
sepolti vivi» di Follereau erano pressoché
degli sconosciuti, ed è proprio per rendere
nota la loro drammatica situazione che il
gruppo di Sergnano si impegnò da subito
in una campagna di informazione e sensibilizzazione con una mostra illustrativa
alle scuole elementari sui lebbrosi e le
loro inumane condizioni di vita. Alcuni
filmati furono proiettati per gli scolari del
paese. Da qui alla raccolta di fondi il passo è stato breve: i primi anni grazie alla
vendita di oggettistica africana; oggi con
la vendita di lavori femminili (come il ricamo) eseguiti dalle donne volontarie di
Sergnano.
Il clou di questo impegno missionario è la «Giornata mondiale dei malati di
24
Da sinistra, alcuni componenti degli «Amici dei lebbrosi».: Maria Pavesi, Assunta Degani,
Carlo Perola e Claudio Besozzi. Altri membri: Gesuina Raimondi, Maria Regonesi,
Marita Bosi, Rosaria Benzi, Marilena Foppa, Freancesco Darilli, Laura Comandulli.
lebbra» che si celebra, ogni anno, l’ultima domenica di gennaio: a Sergnano con
una messa solenne nella quale è presente un missionario o suore missionarie, e
preceduta da tre giorni di preghiere e da
una fiaccolata per il paese. Quest’anno in
quell’occasione sono stati raccolti 5mila
euro. Ma il gruppo «Amici dei Lebbrosi» si
occupa anche di altre iniziative benefiche.
Per esempio, nel 1983 è venuto in contatto con padre Luigi Pezzoni (morto il 12
novembre scorso), missionario del Pime,
cioè del Pontificio Istituto Missioni Estere, fondatore e anima del Leprosy Health
Centre di Nalgonda, nello Stato indiano
dell’Andhra Pradesh, una struttura che si
occupa della cura, della guarigione e della
riabilitazione dei malati di lebbra: da allora, ha dato vita alle adozioni a distanza
di bambini affetti da lebbra e di figli di
lebbrosi. Ad oggi, queste adozioni sono
50 circa, e i soldi inviati sono stati 3mila.
E ancora: preziosi e utilissimi sono stati
i quintali di bende che il gruppo «Amici
dei lebbrosi» di Sergnano ha inviato per
anni, via treno, a Tivoli per essere poi spediti ai vari lebbrosari sparsi nel mondo: si
trattava di scarti di lavorazione di bende
che provenivano da uno stabilimento di
Paderno Dugnano. La raccolta fondi non
si limita, ovviamente, alla sola «Giornata
mondiale dei malati di lebbra». Sono vari
gli appuntamenti che si snodano durante
l’anno. Per esempio, ad ottobre si è svolta
una pesca di beneficenza nella quale sono
stati venduti dei lavori di ricamo e delle torte, e il ricavato è andato in buona
parte all’«Associazione italiana amici di
Raoul Follereau», ma anche ai numerosi
missionari cremaschi che compiono opere
di bene in tante parti del mondo.
Dal 1980 il gruppo degli «Amici dei
Lebbrosi» ha raccolto 340mila euro a favore dei più poveri della terra. Tra questi
c’è anche il contributo annuale di Banca
Cremasca. Sergnano, comunità generosa.
Perché ci piace
Banca Cremasca
I loro commenti
Ingegner Bianchessi:
«Veloci nel decidere»
Katia Liso: «Dà credito alle imprese giovani»
Giovanna Maria Bianchessi è un ingegnere con lo studio a Castel Gabbiano. Laureata in ingegneria dei trasporti territoriali nel
1982, libera professionista dal 1983 con lo
studio in via Ponte Furio a Crema, poi nel
‘90-‘91 nel palazzo di vetro davanti allo stadio Voltini; nel 2002 ha fondato la società
«Country House Srl» con sede a Castel Gabbiano, che segue principalmente il settore
dell’edilizia residenziale. E’ cliente da dieci
anni di Banca Cremasca, da quando aprì la
«Country House Srl» e realizzò la sua prima
ristrutturazione a Castel Gabbiano di un cascinale dalla quale furono ricavate 18 unità
immobiliari.
«Ho riscontrato che Banca Cremasca è più
agile e veloce nelle decisioni di altri istituti
di credito, e il rapporto è molto diretto con
le persone. Mi sono trovata bene con Dario
Cattaneo, responsabile dei finanziamenti
dell’istituto, e con altri funzionari». L’ingegner Bianchessi costruisce le sue abitazioni in
classe energetica A e B, quindi ad alto valore
aggiunto. Le giovani copie che le hanno acquistate hanno usufruito di incentivi importanti. Che cosa chiedere a Banca Cremasca?
«Sarebbe interessante sviluppare delle sinergie
tra la Banca e i clienti costruttori, in modo
da mettere in contatto potenziali acquirenti
degli immobili e imprese, in un rapporto di
reciproco vantaggio per il costruttore e per la
Banca nell’acquisizione di nuova clientela».
Katia Liso è titolare dell’azienda KLS,
e ha otto dipendenti. Da anni è cliente di
Banca Cremasca, della quale è pienamente
soddisfatta. «La mia azienda è la testimo-
nianza concreta che questo istituto appoggia i buoni progetti d’impresa e dà credito
ai giovani. In Banca Cremasca ho potuto
contare anche su un ottimo servizio di consulenza, grazie al supporto del direttore generale Cesare Cordani, e del direttore della
filiale di piazza Garibaldi, Angelo Soldati».
«La mia azienda» spiega Katia Liso, «è una
subpartner di TNT Post di Cremona che ha
come core business il recapito di posta, pacchi, plichi e lettere d’agenzia». Il suo raggio
d’azione, per il momento, comprende Crema, Castelleone, Spino e Pandino. «Banca
Cremasca mi ha seguito passo dopo passo
nell’attività e nella strategia di crescita. Il
mio obiettivo è servire tutto il Cremasco».
Le garanzie? «La mia è stata quella di fare i
passi giusti al momento giusto. Quella della
banca è di avere avuto fiducia in me».
Elisa Ascoli: «Ottimi consulenti finanziari»
Elisa Ascoli è la direttrice scolastica
dell’Ispe, acronimo di Istituto Superiore Professionale Europeo. È un ente di
formazione professionale ed orientamento accreditato dalla regione Lombardia
Fondato a Milano nel 1975; nel 1984 ha
aperto a Crema con le due sedi di piazza
Duomo 2 e di via Carlo Urbino 62. L’isti-
tuto realizza progetti formativi nel settore
dell’estetica e dell’acconciatura rispondenti alle nuove esigenze del mercato del lavoro, con l’obiettivo di preparare giovani
con un’elevata professionalità validi per
l’ottenimento di una qualifica di Estetica
o di Acconciatura maschile e femminile o
di specializzazione di Estetica validi per un
immediato inserimento lavorativo e per
l’iscrizione al ruolo. Nel nuovo anno scolastico l’istituto inaugurerà una nuova sede
per il miglioramento e l’ampliamento della
propria offerta formativa sul territorio.
Che rapporti ha questa importante
scuola di Crema, partner anche del Polo
tecnologico della cosmesi, con Banca Cremasca? «Siamo clienti di questo istituto da
30 anni, praticamente da sempre. Apprezziamo la professionalità e l’efficienza delle
persone che vi lavorano. E sono degli ottimi consulenti finanziari.>>
25
Pergolettese rientrata
nel calcio che conta
I nostri sport
Il protagonista di questo ritorno è Cesare Fogliazza, direttore generale
La squadra è nelle mani di Salvatore Giunta. Li abbiamo intervistati.
Da sinistra: Cesare Fogliazza (direttore generale), Salvatore Giunta (allenatore), Andrea Micheli (presidente). Fogliazza ringrazia gli sponsor e chiede
agli imprenditori cremaschi di entrare nella società calcistica. Il mister racconta gli esordi da calciatore e le “lezioni” imparate da due mitici allenatori.
D
opo 31 anni vissuti tra Pizzighettone e Cremonese, c’è stato il felice («e
anche fortunato» dice lui) sbarco a Crema
dove ha preso in mano le redini dell’U.S.
Pergolettese, fondata per far rinascere il
vecchio Pergocrema. Un anno in serie D e
dopo 10 mesi esatti, il ritorno tra i professionisti. Questa Pergoletterese, che sta facendo il campionato in seconda divisione, è la
creatura di Cesare Fogliazza (ha la carica di
direttore generale, mentre il presidente è suo
nipote, Andrea Micheli). L’ha reinventata
lui, portando Crema nel calcio che conta.
«E’ un regalo che abbiamo voluto fare
alla città, che ci ha accolto molto bene sin
dall’inizio. Io e il mio staff siamo arrivati a
Crema in punta di piedi e con la consapevolezza che qui si può programmare bene per
fare un buon calcio. Quando sono venuto
26
qui, ho sposato una causa, ho fatto una scelta, anche se non è stato facile. Ma l’ho presa
come una sfida».
Le è dispiaciuto lasciare il Pizzighettone?
«Dal 2009 è cambiato il mondo, l’economia e anche il calcio. Eravamo una decina di
amici e soci a sostenere finanziariamente il
Pizzighettone. Purtroppo, in seguito la crisi
ha messo qualcuno davanti a una scelta dolorosa: o investi nel tuo lavoro o nel calcio,
che è un divertente hobby, ma costoso. Così,
dopo anni indimenticabili al Pizzighettone ho dei ricordi bellissimi della mia esperienza
precedente - sono rimasto quasi da solo. In
quel momento era venuto a mancare il Pergocrema, e sono stato avvicinato da politici
e dall’amministrazione comunale che mi ha
presentato un bellissimo progetto».
E come è andata? «E’ andata così: l’ammini-
strazione ha fatto la sua parte - giochiamo,
infatti, al Voltini e ci alleniamo al Bertolotti di Santa Maria -, la politica no. Ci era
stato promesso che gente del territorio sarebbe stata disponibile ad entrare in società
rilevando circa il 50% della Pergolettese, ma
così non è stato».
E allora…? «Per fortuna ci sono gli sponsor.
Loro ci hanno dato e ci stanno dando delle grandi soddisfazioni. Cito, tra gli altri, il
prestigioso marchio Gagà di Ruben Tomella
che è diventato il nostro main sponsor, la
Quotidia, main sponsor della passata stagione che ci ha permesso di vincere il campionato, le due banche locali, la Popolare di
Crema e Banca Cremasca, oltre a diverse altre aziende, per la maggior parte del territorio. Anche a nome della Società li ringrazio
di cuore, il loro sostegno è fondamentale».
Questa è la Pergolettese all’inizio del campionato 2013-2014 (Seconda divisione, girone A). Poi, come succede nel calcio, alcuni giocatori possono
cambiare durante il torneo. Quali sono le ambizioni di questa compagine? «Arrivare tra le prime 7/8 squadre nella classifica finale» dice l’allenatore.
Quanto costa una squadra come la Pergolettese? «Da 1,3 milioni a 1,5 milioni. Un
impegno non da poco». Ha ripetuto spesso
che questo sarà un campionato difficile; il
motivo? «E’ un campionato nel quale molte
squadre sono sullo stesso livello e vogliono,
come noi, entrare fra i primi 7/8 posti della
classifica finale. Si lotterà, quindi, fino all’ultima domenica. Ma non c’è solo la prima
squadra. Non si deve dimenticare, infatti,
che il settore giovanile è stato rifondato e ora
ha un centro - il Bertolotti - che fa invidia a
molte società di Serie B. Stiamo seminando».
Il suo rapporto con i tifosi? «Inizialmente
mi hanno accolto con qualche titubanza, poi sono arrivati allo stadio in numero
sempre maggiore. Capiscono i sacrifici che
stiamo facendo. Se l’impegno resta solo di
pochi, diventa sempre più difficile fare calcio a livello agonistico. Ecco perché rinnovo
l’invito ai cremaschi: entrate a far parte della
società perché la Pergolettese è un patrimonio della città. Troverete le porte aperte e
una società ben organizzata che fa le cose in
maniera trasparente».
L’altro protagonista della Pergolettese è l’allenatore, mister Salvatore Giunta. Brevemente, la sua carriera? «Ho cominciato a giocare
a 15 anni, ed è stata dura, ma nello stesso
tempo anche emozionante, perché devi essere subito competitivo. Sono cresciuto nelle
giovanili del Milan, e ho esordito in Serie A
a 18 anni non ancora compiuti, il 31 marzo
1985, nella partita di campionato MilanAvellino, vinta dai rossoneri per 2-0. Poi ho
giocato tre anni in B nel Como (fu protagonista della salvezza della squadra lariana nella
stagione 1987-1988, quando inanellò 5 reti
nelle ultime partite di campionato ndr), e
nel Brescia dove mi cambiarono ruolo: da
attaccante (seconda punta) a centrocampista».
Di chi fu la colpa o il merito? «L’idea fu di
mister Bolchi, poi confermata dal tecnico
Lucescu. Fu senza dubbio un’esperienza
positiva perché, come nella vita, anche nel
calcio devi essere predisposto a cambiare e
metterti in gioco». Appese le scarpette al
chiodo, ha iniziato la carriera da allenatore… «Ho cominciato la gavetta da allenatore. Una professione completamente diversa
dal mestiere di giocatore». Gli allenatori che
ti hanno dato di più? «Avevo Capello come
mister al Milan. Aveva il distacco giusto per
farti crescere, puntando su lavoro e disciplina; non era, per intenderci, il buon padre di
famiglia o l’amico che ti dà una pacca sulle
spalle…». E Lucescu? «Già nei primi anni
Novanta, lui vedeva le cassette delle partite,
un metodo di lavoro sconosciuto alla stragrande maggioranza degli allenatori. Era
didascalico e curava i dettagli: ti spiegava,
cioè, perché tu dovevi trovarti proprio qui e
perché dovevi passare la palla proprio là. Il
calcio diventava una scienza, mentre prima
era più pressappochista».
Da loro hai imparato molto, dunque. «Certo. Da Capello, ho appreso che l’allenatore deve sempre parlare molto chiaro, deve
essere trasparente nelle scelte e deve dire
anche le verità più scomode. Inoltre, sulla
panchina, negli spogliatoi e in allenamento
deve essere sempre se stesso con le sue idee,
convinzioni, valori. Lucescu mi ha insegnato tattica, schemi e strategia».
Come è questa Pergolettese? «Una squadra giovane che è partita molto bene e ha
espresso un buon calcio. Ora bisogna stare all’erta perché questo è un campionato
durissimo». La sua idea di calcio? «Chiedo
alla mia squadra di praticare un calcio aggressivo e d’attacco, nel quale, però, conta
sì la conquista della palla, ma anche il saperla gestire bene. Un agonismo, insomma,
intelligente». Si è trovato bene a Crema?
«Sì, si lavora bene, anche se noi allenatori è inutile negarlo - dipendiamo dai risultati;
l’importante è lavorare con equilibrio, senza
farsi ricattare dai risultati». L’obiettivo minimo della Pergolettese in questo campionato
difficile dove sono previste 8 retrocessioni?
«Arrivare alla fine tra le prime otto squadre
in classifica».
27
I soggiorni al mare d’inverno
sono salutari. Le proposte 2014
Organizzati per la terza età dalla banca che offre un contributo
B
anca Cremasca organizza ogni anno
soggiorni di vacanza invernali per
la terza età al mare. Tante sono le ragioni di
questa scelta, che trovano il consenso dei soci:
il clima è più mite, sicuramente migliore del
freddo rigido e delle nebbie cremasche, fa
bene alla salute, si è in buona compagnia, si
possono fare conoscenze e stabilire rapporti di
amicizia. Il tutto con la tranquillità e la sicurezza di una vacanza interamente organizzata,
con la garanzia dell’assistenza medica. Non
solo: Banca Cremasca offre un contributo di
80euro ai soci e ai clienti con domiciliazione
della pensione in una delle filiali dell’istituto
di credito.
Quali sono le proposte per il 2014? Per
quanto riguarda i soggiorni in Italia, l’offerta
riguarda due località. Ischia, all’Hotel Terme
d’Oriente dal 15 al 29 marzo, situato in centro a Ischia Porto, con piscine termali coperte
e scoperte, e molta animazione. L’isola non
ha bisogno di presentazioni: posta all’estremità settentrionale del golfo di Napoli, grazie
alla sua posizione geografica nel mar Tirreno
centrale, Ischia ha un clima mite anche nei
periodi invernali. E’ una rinomata stazione
internazionale di cura e soggiorno, nota per
il suo mare cristallino e per i famosi negozi.
L’altra località è Alassio (nella foto sopra).
Tre gli hotel a disposizione, tutti centrali:
Corso, Spiaggia e Toscana (15 giorni, tra la
fine di gennaio e i primi giorni di febbraio),
ognuno dei quali offre cucina tipica ligure,
serate danzanti con musica dal vivo e molta
28
animazione. Chi non conosce o non ha sentito parlare di Alassio? E’ una tra le più famose
stazioni balneari e turistiche della riviera del
ponente ligure. il centro storico della città è
chiamato «Budello», nel quale si trovano una
vasta quantità di negozi e molteplici punti di
ristoro. La vera perla di questa città è il «muretto», abbellito dalle firme di tutti i personaggi famosi che si sono fermati per le vacanze e hanno lasciato la loro illustre firma.
Per quanto riguarda i soggiorni all’estero,
una proposta è Djerba (3-17 febbraio 2014)
con soggiorno al «Settemari Club Seabel Rym
Beach», 4 stelle. Il trattamento previsto è all
inclusive, in camere di tipo “superior”. Djerba (si pronuncia Gerba) è la più grande isola del Nordafrica, situata di fronte alle coste
della Tunisia. Gode di un clima temperato,
ideale per i soggiorni invernali.
Le altre proposte di soggiorni invernali
all’estero sono entrambe in Spagna. All’Hotel
Don Pedro Sol, 4 stelle, di Torremolinos (216 febbraio 2014), comune Andaluso della
Costa del Sol. La città si divide in due parti:
la parte alta, che rappresenta il centro storico,
e la parte bassa, costituita essenzialmente dal
suo bel lungomare.
L’altra località è Tenerife (nella foto sotto), nelle isole Canarie, all’hotel IClub Park
Hotel Europe, 3 stelle, all inclusive (27 gennaio - 10 febbraio 2014) situato nel cuore di
Playa de Las Americas. Le Canarie sono situate nell’oceano Atlantico al largo dell’Africa
nord-occidentale. Il clima di queste isole, e in
particolare quello di Tenerife, viene descritto
come «il più bello al mondo».
Pina Zaghen:
«Per molti soci
fu un evento.
Non erano mai
stati al mare»
E’ stata lei la “madrina” delle
vacanze al mare d’inverno.
«Nei primi tempi la gente era
spaesata. Bisogna spingere
i cremaschi a lasciare il
“paesello” e conoscere un
altro mondo»
P
ierina Zaghen (detta Pina) è una
veterana dei soggiorni invernali al
mare organizzati da Banca Cremasca. Anzi,
è stata proprio lei a suggerire all’istituto di
pianificarli. «Tutto è nato» racconta, «agli
inizi degli anni Novanta. Ero venuta a sapere da amici che l’allora Cassa rurale ed
artigiana del Cremonese con sede a Casalmorano organizzava già questi soggiorni.
Allora ne ho parlato agli amministratori
della mia banca spronandoli a copiare questa bellissima iniziativa. Non bisogna dimenticare, infatti, che a quei tempi, c’era
gente che non aveva ancora visto il mare».
Pina Zaghen ha un ottimo rapporto con
la BCC, di cui è cliente fin da quando era
la Cassa rurale di Depositi e Prestiti di Sergnano e paesi limitrofi; è una socia entusiasta e propositiva, con a cuore il futuro di
quella che da una vita considera (a ragione)
‘la sua Banca’ e ha una grande stima nei
confronti di Amministratori e Direzione.
Ma torniamo ai soggiorni.
«Dicevo che molti soci della banca non
erano mai stati al mare. Era arrivato il momento di farli uscire dai loro ‘paeselli’ e
portarli a conoscere un po’ di più il mondo
sia con i soggiorni al mare d’inverno sia con
i viaggi».
All’inizio, la signora Zaghen faceva anche
un po’ da tutor, cioè da accompagnatore,
da guida della comitiva… «Anche perché
nei primi viaggi all’estero e nei soggiorni
marini, la gente era come spaesata. Oggi
non più: i nostri soci si muovono più sicuri
e preparati, vanno praticamente ovunque».
Perché le vacanze d’inverno hanno avuto
successo? «Perché si arriva in località molto belle, si soggiorna in alberghi deliziosi
e a costi accessibili. Poi il merito va anche
all’organizzazione: sia l’Ufficio relazioni
esterne di Banca Cremasca sia le agenzie di
viaggio coinvolte fanno ottimamente il loro
lavoro». I soggiorni che ricorda meglio?
«Praga, Berlino, Vienna. Sono già stata a
Djerba. Poi a Sharm el Sheik, negli alberghi
costruiti da Preatoni: da qui si possono fare
tante escursioni; ho visitato, per esempio,
Petra, Luxor, l’eremo di Santa Caterina.
Posti stupendi»
Ha viaggiato molto in Medio Oriente.
«Sono stata quattro volte a Gerusalemme
e ho vissuto anche in un kibbutz». Oltre al
Medio Oriente, quali altri ricordi? «Palma
di Maiorca: un soggiorno bellissimo. Mi
dicono che siano graziosi anche gli alberghi
in Liguria, ma io preferisco l’estero. L’Australia… da non perdere».
29
Le nostre oasi della natura
Un libro ce le fa conoscere
«Civiltà dei Parchi»: bellezze
paesaggistiche che non si
possono delocalizzare. Sono
tesori di livello mondiale
che dobbiamo proteggere,
custodire e averne cura.
I
l libro che vi proponiamo è «Civiltà
dei Parchi. Cooperazione e ambiente»
che fa parte della collana «Italia della nostra
gente» (è il volume numero 32), edizioni Ecra
(pp. 240, € 68,20). Fotografie di Pepi e Luca
Merisio, testi di Leonardo Becchetti.
Il filo conduttore è il viaggio: parchi nazionali, regionali, aree marine, riserve statali
o naturali. Ogni regione italiana custodisce
centinaia di aree protette incontaminate. Il
Ministero dell’Ambiente, a luglio 2010, ne
censiva 871 per una superficie totale, fra terra
e mare, di oltre 6 milioni di ettari.
Nonostante una speculazione edilizia devastante, nel nostro Paese, ancora oggi, abbiamo una flora e una fauna straordinariamente
ricche e varie. Conoscerle può rappresentare
un’esperienza indimenticabile.
30
«Civiltà dei parchi. Cooperazione e ambiente» porta così alla scoperta di bellezze
naturalistiche e paesaggistiche che, spesso,
vanno a intrecciarsi con le banche di Credito
cooperativo. Dalle Dolomiti al Cilento, dalle
Alpi Marittime all’Alta Murgia, passando per
i Monti Sibillini e il Circeo - solo per citarne
alcune - sono molte le Bcc che riportano, nella propria denominazione, queste oasi della
natura.
Ma, soprattutto, nel tempo è cresciuto l’impegno delle nostre banche a favore
dell’ambiente e del territorio dove operano,
divenuti elementi distintivi e fondamentali
della loro azione a favore delle comunità di
riferimento.
Il commento letterario è stato affidato a
Leonardo Becchetti, noto studioso di economia civile e ambientale. A immortalare i
paesaggi montani e marini, le grotte e i boschi del “bel paese”, gli inconfondibili scatti
di Pepi e Luca Merisio, grandi interpreti delle bellezze d’Italia. Di Becchetti, un concetto
è stato illuminante. E ve lo proponiamo, nei
passaggi più significativi.
«Una delle risposte più efficaci (… alla globalizzazione…) è quella di puntare su fattori
compe­titivi non delocalizzabili, ovvero di re-
alizzare ed accrescere vantaggi competitivi su
ambiti tali da impedire a paesi poveri o emergenti di poter replicare la stessa produzione di
beni e servizi a costi più bassi con manodopera più a buon mercato.
«Ebbene uno dei fattori competitivi non
delo­calizzabili più importanti è proprio il
territo­rio in quanto, per sua natura, non
delocaliz­zabile. Per fare alcuni esempi brutali: Venezia o Roma non sono delocalizzabili.
Chi vorrà godere di que­ste bellissime risorse
culturali del nostro paese dovrà venire a vederle qui dato che il tentati­vo grottesco di
“copiare” alcuni pezzi di questi capolavori,
come la ricostruzione della basilica di San Pietro in scala naturale in Costa d’A­vorio, non
ha lo stesso fascino dell’originale.
Territori da custore. Il motivo: «Ecco che la
qualità dei servizi che siamo in grado di offrire in loco e la capacità di pubblicizzare i nostri
tesori a livello mondiale restano fondamenta­
li. Il territorio è così strategico nell’era della
globalizzazione che persino settori economici tradizionali come quello agroalimentare
posso­no vincere la sfida della globalizzazione
solo se scoprono la ricchezza dei territori e ne
certifi­cano l’unicità con i marchi a denominazione di origine controllata».
Le nostre ricette
Perché la polenta è un piatto
che non passa mai di moda?
Come si cuoce e quanto tempo serve perché sia ben cotta? Due consigli da ricordare
Con chi si accompagna
Ecco due belle poesie di Amos Edallo
scritte in dialetto castelleonese. Il Castelleonese è un territorio non propriamente cremasco, ma è confinante, e il
testo è comprensibile anche dalle nostre
parti. Buona lettura.
La pulenta
L parares ‘n mester de nigutt.
Ghè teuta na siensa
anca a straecà la pulenta:
Pataflunfeta
e l’era la
bela, düra, seul taer
biunda e fümenta.
N tuchelen de rèf
per tira zo la feta
e mangiala cu i dit.
A
llieta i nostri pranzi e cene. La polenta, un piatto semplice e complesso da fare. Facile perché basta far cuocere
- un tempo sul fuoco del camino in uno
stignàt (pentola di rame) e oggi sul fuoco del fornello - acqua, sale e farina di
mais. Complessa perché ci vuole calma e
riflessione. Quindi: quando l’acqua bolle, bisogna aggiungere il sale e versare la
farina a pioggia. Poi si mescola il tutto a
mano con un apposito bastone di legno
e, poco per volta, si aggiunge altra farina.
E si rimescola ancora.
Quando è pronta? Dipende: bastano
25 minuti se la farina è macinata fine; in
caso contrario servono anche 40 minuti.
L’importante è che la polenta sia cotta
bene. Poi? Un tempo - racconta il libro
«Crema a tavola ieri e oggi» del Gruppo
antropologico cremasco - «veniva scodellata sul tagliere in legno, calda e fumante, e veniva tagliata col refursì (era
il filo di refe, una cordicella, che serviva
soprattutto per fare le diverse porzioni).
Come alimento, accompagnava le varie
pietanze».
La polenta si poteva mangiare in tanti modi. «Cotta e lasciata molle, veniva
messa nel latte freddo (la «pulentina col
làt); a volte accompagnava i fichi e si potrebbe dire in «agro dolce», ovvero i fichi
secchi con la cipolla affettata e spruzzati
d’aceto. Il giorno dopo, quando la polenta era fredda, poteva essere tagliata a fette
e accompagnata a spicchi di mela fritta
nell’olio e spolverata di zucchero. Oppure veniva cosparsa di zucchero e mangiata
a colazione».
Non solo: «c’era la «pulenta pastisada», fritta con cipolle e con i ciccioli del
maiale, oppure «brüstülida» direttamente
sulla brace del camino, e accompagnata
a fette di lardo, o «rüstida», cioè fritta
nell’olio o nello strutto e unita al formaggio grattugiato e allo zucchero.
Ci sono due tipi di polenta. Una è di
colore giallo vivace, più granulosa al palato (è la più indicata per i piatti della
cucina cremasca) e l’altra, diffusa soprattutto nel Veneto, è bianca. Nel nostro
territorio c’è l’usanza di accompagnare
la polenta con il brasato, il guanciale e
il cotechino: ma, come si leggerà nella
poesia in questa pagina, «sono molti gli
accostamenti gustosi della polenta che
costituiva la base di molti piatti semplici:
con cipolle e sale, grasselli, lardo, salame,
salsiccia, latte, stracchino, rane e ravanelli.
Ades i me fa
de le pulente
che le se spantega de per teut
i la tul zo cu ‘l cügiar
cume la füss panada.
N du el
chèl bel stagnat de ram
chèl bel fuc
chèl ben menà
cun forsa.
N du el
chèl bel mangià
pulenta e teutt
tanta tanta pulenta
e basta.
Che bel mangià, quand se ga
el pa e po i dent
Pulenta frèda, sigule e sal
pulenta frèda e graséi de camp
pulenda brestulida e lard
pulenta brestulida e oss de roi
pulenta e salam cut
pulenta e salam rustìt
pulenta e salam crüt
pulenta e sarsisa
pulenta cunsa
pulenta e lat
pulenta e merleuss
pulenta e strachén cu i erbe
pulenta e furmai da gratà
pulenta e piarell
pulenta e rane
pulenta e raanei
pulenta e teut
31