Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino¶7 luglio 2014¶N. 28 37 Cultura e Spettacoli Mauro Harsch Compagni di Viaggio L’estate in una comitiva immaginata di alcune delle personalità musicali che operano nel nostro cantone Una ricerca della profondità umana Qualche anno fa un’amica mi chiese quale fosse la missione del musicista nella nostra società. Oggi sono più che mai convinto che l’arte – e la musica in modo particolare – costituisca una via privilegiata nella ricerca della dimensione più profonda dell’esistenza umana. Proprio in questo particolare periodo storico ogni artista deve soprattutto saper trasmettere valori che aiutino l’umanità a crescere. L’uomo è alla ricerca di armonia, di sentimenti autentici, del senso della bellezza. Il tema della bellezza è sempre stato presente nell’opera e nella vita di Fëdor Dostoevskij. Anselm Grun, monaco benedettino, racconta che il grande romanziere russo andava spesso a contemplare la bellissima Madonna Sistina di Raffaello, rimanendo a lungo in contemplazione davanti allo splendido dipinto. Nei suoi romanzi egli ha sempre penetrato le zone più oscure dell’animo umano, riuscendo tuttavia a vedere la Bellezza anche nell’anima dei personaggi più perversi. Letture appassionanti e rivelatrici. Dal 1974 al 1989 ho seguito il ma- Top10 DVD 1. The Wolf of Wall Street L. Di Caprio, C. Blanchett / novità Benedicta Froelich È pianista, docente e animatore culturale. estro Herbert von Karajan a capo dei Berliner Philharmoniker ogni volta che mi è stato possibile. Salisburgo era la meta preferita. Nella grande sala del Festspielhaus ho vissuto dei momenti unici. Mai scorderò la straordinaria ricerca di perfezione, di trascendenza e di bellezza del suono che Karajan sapeva ottenere da ogni singolo strumentista coinvolgendo l’ascoltatore in una sorta di incantesimo. La ricerca dell’armonia e del senso del bello l’ho ammirata anche nei capolavori del regista Franco Zeffirelli. Sia nelle opere cinematografiche, sia nelle regie teatrali e operistiche la forza carismatica del grande maestro ha sempre esercitato su di me un fascino particolare. Le memorabili traduzioni cinematografiche di Romeo e Giulietta e dell’Amleto, la spiritualità commovente del film dedicato a San Francesco e la travolgente regia dell’Otello alla Scala, nel 1976, sono solo alcuni esempi che confermano come, attraverso l’arte, un regista abbia saputo trasmettere valori essenziali per il bene e la crescita dell’umanità. Giovanni Paolo II è stato un importantissimo compagno di viaggio, che diede un ulteriore impulso alla mia convinzione che l’arte non può essere tale se non illuminata dal sen- so del trascendente e che un artista, anche quando scruta gli aspetti più sconvolgenti del male, manifesta in un certo senso il suo innato desiderio di redenzione. Quando presentai al grande papa polacco la documentazione sulla nascita dell’associazione Ars Dei, egli mi diede un grande incoraggiamento che mi spinse a continuare con entusiasmo sulla via intrapresa, soprattutto nella creazione del «Villaggio della Musica» a Sobrio. In questi ultimi mesi, proprio durante la preparazione del SobrioFestival, ho conosciuto la pianista Anna Kravtchenko con la quale è nato subito un sincero legame d’amicizia e una perfetta sintonia nel modo di concepire la musica. Abbiamo parlato molto, pensato, suonato insieme, abbiamo condiviso tante belle esperienze. Con mio grande piacere, Anna inaugurerà la prima edizione del SobrioFestival il prossimo 12 luglio, nella Chiesa di San Lorenzo a Sobrio. I cinque compagni 1. Fëdor Dostoevskij 2. Herbert von Karajan 3. Franco Zeffirelli 4. Giovanni Paolo II 5. Anna Kravtchenko Top10 Libri Top10 CD 1. Andrea Camilleri 1. Artisti Vari La piramide di fango, Sellerio 2. Paulo Coelho 2. Lone Survivor Adulterio, Bompiani Bravo Hits Vol. 85 2. Abba Gold - 40th Anniversary M. Wahlberg, T. Kitsch 3. Sveva Casati Modignani 3. American Hustle La moglie magica, Sperling 3. Michael Jackson Xscape C. Bale, A. Adams 4. Markus Zusak 4. A spasso con i dinosauri CD Il nuovo album della conturbante Lana Del Rey la conferma come reginetta di un vintage pop d’autore traboccante disagio e inquietudine A cura di Zeno Gabaglio È docente di pianoforte e musica da camera presso la Scuola Universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera Italiana dal 1987. Ha suonato in Svizzera e all’estero e realizzato incisioni discografiche che hanno ottenuto unanimi consensi di pubblico e di critica. Nel 2002 ha costituito una Fondazione che promuove iniziative artistico-culturali nella Svizzera italiana volte a favorire la formazione di studenti e l’attività di giovani artisti. Nel 2014 ha creato Il Villaggio della Musica a Sobrio (Leventina), un centro d’incontro internazionale dove studenti, giovani artisti e musicisti affermati operano nella ricerca e nella sperimentazione in campo artistico e pedagogico. Il Villaggio ospita masterclass, corsi di vario genere e un festival estivo dedicato al pianoforte e alla musica da camera (www.arsdei.org/festival). Recentemente ha ricevuto importanti riconoscimenti nell’ambito di produzioni discografiche dedicate all’opera di Fryderyk Chopin. A lui la parola. Riflessioni di una novella Dark Lady Storia di una ladra di libri, Frassinelli 4. I Nomadi Nomadi 50 + 1 Per quanto ridicolo ciò possa sembrare, il motivo principale per cui Lana Del Rey è recentemente risalita alla ribalta ha ben poco a che fare con la musica, essendo da imputarsi soprattutto alla sua «scandalosa» quanto ritrita dichiarazione sull’ambizione di soccombere a una morte precoce, da «vera rockstar». E se, in questo frangente, la 28enne Lana ha subito ricevuto un’appropriata quanto sdegnata risposta da parte di Frances Bean Cobain, figlia di Kurt, non sarebbe probabilmente troppo azzardato supporre che una simile dichiarazione potesse nascondere un malcelato desiderio di pubblicità in occasione di un evento cruciale quale l’uscita del suo nuovo album — Ultraviolence, terzo lavoro dell’artista, che giunge a due anni di distanza dal fenomenale successo di Born to Die (2012), a sua volta preceduto da un esordio ben poco celebrato (Lana Del Ray, 2010). Del resto, l’ascesa allo stardom internazionale della seducente Dark lady Lana (all’anagrafe Lizzy Grant) è stata a dir poco fulminante, visto che Born to Die si può tranquillamente definire come uno dei dischi di maggior successo degli ultimi vent’anni. La particolare impronta stilistica della Del Rey — la cui voce suadente, ma, allo stesso tempo, vagamente inquietante, si combina perfettamente alle atmosfere conturbanti e alle liriche irrequiete delle sue ballate — la rende immediatamente riconoscibile come cantrice di un certo disagio tipicamente americano, dalle sfumature molto cinematografiche e alquanto retrò, condite di ampi riferimenti (anche letterari) all’universo della cultura pop degli anni 50-60. In tal senso, anche l’impostazione di questo Ultraviolence è evidente fin dalla traccia di apertura, la suggestiva Cruel World, che presenta subito all’ascoltatore il particolare registro emotivo su cui la vocalità dell’interprete si muove: la voce accattivante, da novella «cantante confidenziale», della Del Rey sembra provenire direttamente da un film noir degli anni 30, e si fonde magistralmente con lo sguardo disagiato e cinico espresso dai testi delle sue canzoni, le cui atmosfere quasi gotiche la fanno sembrare una crepuscolare Jessica Rabbit dalle pericolose tendenze autodistruttive. Una percezione confermata anche da un lento ipnotico e avvolgente quale la titetrack Ultraviolence, che non avrebbe sfigurato come colonna sonora di un thriller alla Raymond Chandler, e dalla bella ballatona romantica Brooklyn Baby, la cui gradevole e tutt’al- tro che prevedibile andatura melodica riflette l’amarezza di liriche agrodolci e struggenti; e non è sicuramente una coincidenza se brani come Shades of Cool paiono richiamare le atmosfere avvolgenti tipiche delle soundtrack dei film di James Bond e della tradizione di grandi interpreti angloamericane del calibro di Shirley Bassey. Allo stesso tempo, però, si ha l’impressione che pezzi pur gradevoli quali la «sconveniente» Fucked My Way Up to the Top e Pretty When You Cry sarebbero forse risultati più efficaci se lievemente accorciati e interpretati con minore enfasi; come se la Del Rey stesse un po’ abusando dei tratti caratteristici della sua particolare connotazione stilistica — quel tono di voce a volte esasperatamente lamentoso (si veda un lento come West Coast, primo singolo tratto dall’album), e, soprattutto, l’uso un po’ troppo palese di filtri vocali e imbellettamenti da studio di registrazione, con le conseguenti, ben note difficoltà nelle esibizioni dal vivo. Tuttavia, per la maggior parte del disco l’equilibrio sembra reggere, dando vita al fascino orecchiabile di pezzi come l’avvolgente Sad Girl o lo sprezzante Money Power Glory: quasi degli esercizi da crooner à la Nina Simone, ma con in più un genuino spirito lisergico del tutto odierno (del resto, non è casuale che Lana si sia tatuata i nomi «Nina & Billie» sul torace, in omaggio proprio alla Simone e a Billie Holiday). Ciononostante, i brani forse più interessanti e studiati dell’album risultano essere proprio quelli che si distaccano dal tenore generale della tracklist — come la riflessiva e autorivelatrice ballata Old Money, che sembra riprendere le atmosfere del tormentone Videogames (primo grande successo di Lana tratto da Born To Die), ma con l’aggiunta di un testo ben più complesso; o il blues volutamente sgraziato di The Other Woman, dal sapore cantautorale che ricorda l’estro della compianta Amy Winehouse. In questo senso, l’acida e tagliente verve interpretativa della Del Rey riesce a mantenere Ultraviolence su un piano qualitativo più che interessante, anche considerando come l’estremo cinismo e sprezzo che ne caratterizzano il songwriting non mancheranno di procurare nuovi adepti a questa seducente sacerdotessa del rock, riuscita a far guadagnare al disco l’ambìto adesivo nero che, dalla copertina, avvisa della presenza di linguaggio esplicito nei brani. In attesa che, con gli anni e l’esperienza, Lana si senta meno obbligata a scandalizzare il pubblico, e magari più incline ad ampliare i propri attuali orizzonti stilistici. Animazione 5. Pierre Dukan 5. Frozen La dieta dei sette giorni, Sperling 5. Gotthard Bang! Animazione 6. John Green 6. Monuments Men Colpa delle stelle, Rizzoli 6. Moreno Incredibile G. Clooney, M. Damon 7. Irene Cao 7. Jack Ryan Per tutti gli sbagli, Rizzoli 7. Cesare Cremonini Logico C. Pine, K. Costner 8. Gianrico Carofiglio 8. The Butler F. Whitaker, O. Winfrey Una mutevole verità, Einaudi / novità 8. Mondo Marcio Nella bocca della tigre 9. George Michael 9. The Counselor B. Pitt, C. Diaz 9. Anna Premoli Finché amore non ci separi, Newton 10. Roby Facchinetti Ma che vita la mia 10. All Is Lost Robert Redford Symphonica 10. Tiziano Terzani Un’idea di destino, Longanesi Testi non adatti ai minori per l’ultimo album della cantante americana.
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