Gli affreschi del Pellegrinaio di Santa Maria della

Gli affreschi del Pellegrinaio di Santa Maria della Scala a Siena.
Facciata Ospedale
La civiltà ha fatto un passo decisivo, forse il passo decisivo, il giorno in cui lo
straniero, da nemico (hostis) è divenuto ospite (hospes), scriveva Danielou. È questa
scoperta del valore infinito di ogni persona che il Cristianesimo ha reso cultura. È dal
sentire che l'altro, qualsiasi altro è hospes che è nato l'ospedale, il luogo dell'ospite.
Uno dei più antichi e dei più grandi ospedali della storia europea è quella di Siena,
Santa Maria della Scala, che conserva all'interno un ciclo di affreschi, realizzati nel
Quattrocento, che raccontano la storia e lo scopo di questa grande opera. Ma prima
di vedere gli affreschi, vi dico qualcosa sul Santa Maria.
Secondo la tradizione, nel IX secolo il ciabattino Sorore, avendo pietà dei pellegrini
che attraversavano Siena lungo la via Francigena, cominciò ad ospitarli a casa sua:
nasce così uno dei più antichi ospedali d’Europa, il Santa Maria della Scala. La storia
di Sorore, per quanto leggendaria, come ha scritto Gabriella Piccinni, ha certamente
un valore emblematico: un’opera nasce dal movimento di un’io, dalla commozione
di una persona.
Facciata Ospedale
Ma il nome dell’antico ospedale è una traccia più certa sulla sua origine: l’opera
nacque ante gradus ecclesiae, davanti alla scala della Chiesa. Se infatti questa è la
sua collocazione geografica – l’ospedale di Santa Maria è di fronte alla scalinata del
Duomo di Siena – ne indica anche l’origine ideale. L’Ospedale infatti nacque
certamente per volere dei canonici della Cattedrale, come luogo di ospitalità dei
bisognosi della comunità cittadina e dei pellegrini della Francigena.
1
L’ospedale di Santa Maria della Scala si apri nel tempo a tutti gli uomini che avevano
bisogno. Cominciò come xenodochium, cioè come luogo di accoglienza dei pellegrini,
degli stranieri che arrivavano a Siena da tutta Europa, percorrendo la Francigena. Lo
sviluppo dell’Ospedale e il ricco patrimonio che ne garantiva l’esistenza dilatarono i
suoi scopi assistenziali: all’ospitalità dei pellegrini, si aggiunse quella dei poveri, degli
ammalati, dei vecchi. Il Santa Maria si prese presto cura anche dei gettatelli, i
bambini che per svariate ragioni venivano abbandonati e che nell’Ospedale
trovavano un luogo di accoglienza e di educazione. La prima attestazione di tale
accoglienza è del 1238, e sessant’anni dopo, nel 1298, venne realizzata la casa per
l’infanzia abbandonata, con facciata sulla piazza, sulla quale si legge un’epigrafe che
attesta che tale struttura poteva accogliere fino a 300 bambini. I figli dell’ospedale
trovavano così non solo un tetto e una mensa, ma anche la possibilità di una cura e
di un’educazione, in quei secoli non comune. Infatti ricevevano un’istruzione ed
erano avviati ad un mestiere: alle ragazze si garantiva un matrimonio dignitoso,
grazie ad una buona dote, i ragazzi a vent’anni lasciavano il Santa Maria con una
somma, in parte guadagnata e in parte donata, che permetteva loro di avviare
un’attività. Il legame con l’Ospedale non veniva però meno con la loro uscita, ma la
comunità ospedaliera rimaneva normalmente per i gettatelli il punto di riferimento
per tutta la vita, in qualche modo la loro famiglia.
Arliquiera
Fin dall'inizio nell'Ospedale operava una comunità di laici consacrati molto
variegata, con molti stati di vita e gradi diversi di dedizione. C’era chi viveva questa
oblazione in età giovanile e chi - coniugi che avevano ormai esaurito i compiti storici
della loro condizione o vedovi – offriva al santa Maria della Scala il proprio servizio e
le proprie sostanze negli ultimi anni della vita.
2
Agli oblati si affiancavano “volontari” che offrivano gratuitamente il loro servizio ai
poveri: il Santa Maria diventò la grande opera caritativa della città. In essa
prestarono il loro servizio tanti grandi santi senesi.
Il Capitolo dell'Ospedale - biccherna
La comunità laicale si autogovernava con un Capitolo che eleggeva un Rettore laico.
Veduta aerea Ospedale
Anche la struttura architettonica dell’Ospedale riflette la stessa caratteristica della
sua composita comunità: il Santa Maria non fu infatti mai interamente progettato,
ma crebbe inglobando un pezzo di città, attraverso donazioni.
Via interna
Entrando nella sua labirintica struttura, si riconosce ancora una via della Siena
medioevale, inglobata nel complesso e coperta con volte.
L’ingrandimento della struttura ospedaliera va di pari passo con la crescita del suo
patrimonio immobiliare e fondiario, derivato dai lasciti degli oblati e dei cittadini di
Siena. Le rendite dei numerosi immobili cittadini assicurano un gettito finanziario
notevole, ma sono soprattutto le vaste proprietà agricole che assicurano la ricchezza
dell’Ospedale.
Grancia di Cuna
Il Santa Maria, per governare questi vasti possedimenti e difendere cose e persone
che nelle campagne medioevali erano esposte a scorrerie e saccheggi, organizzò una
rete di fattorie fortificate, le grance, come centri di direzione dei lavori agricoli,
immagazzinamento dei raccolti e riparo della popolazione rurale.
Grancia di Spedaletto
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Questo permise ogni giorno di dare elemosine ai poveri e di preparare per loro tre
volte alla settimana un banchetto.
Il Rettore sovrintende ....
L’Ospedale divenne in tal modo la più grande azienda agricola e la più ricca
istituzione della Repubblica di Siena, tanto che sviluppò anche un’attività bancaria,
elargendo prestiti ai privati, ma anche allo Stato. “…il più grande Ospedale [… ]
diveniva la più grande azienda della Repubblica, con le sue grance, centri di
produzione agricola e di allevamento, sparse con oculata prudenza politicoeconomica nel territorio [… ] lo Spedale era grande proprietario immobiliare in città
e un centro finanziario da far impallidire i privati: i suoi forzieri salvarono più di una
volta la Repubblica dalla bancarotta quando il livello di indebitamento pubblico
divenne così alto da non dare più affidamento ai creditori.1
Dopo la peste del 1348, l'Ospedale acquistò - grazie ai tantissimi lasciti testamentari
- una vasta collezione di reliquie, reliquiari e manufatti bizantini, come questo
evangeliario
Evangeliario
La carità si fece bellezza: gli artisti senesi decorarono le volte, le pareti, perfino le
copertine dei registri dell’Ospedale.
Questo è un registro dell’Ospedale con la copertina dipinta, quelle che
impropriamente chiamiamo biccherna. La Biccherna era l'ufficio finanziario del
Comune di Siena che dal 1257, per 5 secoli, fece rilegare i libri contabili con
copertine dipinte dai grandi artisti senesi, come le due che vedete.
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M. Ascheri, Siena centro finanziario, gioiello della civiltà comunale italiana in Le Biccherne di Siena. Arte e Finanza all’alba
dell’economia moderna, Retablo-Bolis, Roma 2002, p. 18
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L'Ospedale segui l'esempio: vediamo tre preziosi registri.
Madonna della Misericordia
Il primo è questo: una Madonna della Misericordia decora la copertina del Libro
Vitale, compilato tra il 1416 e il 1458: in tale libro venivano registrate le rendite in
danaro e beni di consumo corrisposte alle persone che avevano diritto a tali vitalizi.
Sulla copertina troviamo la dicitura LIBRO VITALE DELO SPEDALE, con l’emblema del
Santa Maria, la scala con la croce.
Madonna della Misericordia - particolare
Nella parte alta c’è la Madonna della Misericordia che copre con il suo manto 12
oranti: l’Ospedale, a lei dedicato, è il suo manto che protegge tutti i bisognosi.
Madonna e banca
E’ la più antica copertina dipinta dell’Ospedale arrivata fino a noi, datata 1346: è una
lettera D che contiene la Vergine Maria, davanti alla quale sta inginocchiato un frate
dell’Ospedale. La D sta certamente a significare che è un libro del debito:
l’intitolazione e, soprattutto, i molti conti correnti contenuti all’interno, provano
che, almeno alla metà del Trecento, il Santa Maria svolgeva anche un’attività
bancaria.
Madonna e banca - particolare
Per quanto la biccherna sia di difficile lettura, anche per lo stato di conservazione, si
vede che la Madonna ha in mano un foglio, che consegna all'oblato, come fosse Lei
a garantire il prestito al povero.
Biccherna con Grancia
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Le biccherne dell’Ospedale raccontano brani della vita dell’Ospedale: in questo
registro sono elencati tutti i beni immobili comprati o venduti dall’Ospedale in un
lungo lasso di tempo tra il 1466 e il 1700.
Biccherna con Grancia
L’immagine di copertina riporta una grancia, una fattoria fortificata: si vedono due
edifici collegati, con le mura che proteggono un orto con alberi da frutta; sullo
sfondo colline, con case, alberi e animali selvatici, in grandi dimensioni, che danno
alla scena un vago sapore naif.
Sala del Pellegrinaio
All’inizio del ‘300, venne steso lo statuto in volgare dell’Ospedale e nel 1440 il
Rettore e la comunità sentirono l’esigenza di fissare, con un grande ciclo d’affreschi
nella vasta sala d’ingresso, il Pellegrinaio, l’origine e lo scopo della grande opera. Se
la volta, già decorata dal bolognese Agostino di Marsilio con un cielo trapunto di
profeti e santi, alludeva al Paradiso, le pareti illustravano l'origine e lo scopo di
un’opera nata da quella carità che Cristo indica come strada al destino: prendeva
così forma il primo ciclo a soggetto ospedaliero della nostra storia artistica.
Tre pittori senesi, tra i quali il più noto è il Vecchietta, affrescarono gli 8 grandi
lunettoni della vasta sala: sulla parete sinistra i 4 “fotogrammi” più significativi della
secolare storia del Santa Maria; sulla parete destra 4 grandi scene documentano la
sua opera.
Il Vecchietta - Storia del Beato Sorore (1441)
Secondo una leggenda trecentesca, il fondatore dell’ospedale sarebbe stato un
umile ciabattino, il Beato Sorore, morto nell’898, che cominciò ad accogliere i
pellegrini nella sua casa. Nell'affresco si vede il Beato Sorore, che inginocchiato,
racconta a un canonico della cattedrale il sogno di sua madre - una scala sulla quale
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salgono al cielo i bambini, accolti dall’abbraccio della Vergine Maria -, presagio della
sua opera di carità. A destra, Sorore riceve un’offerta per dare inizio all’opera e il
primo bambino da accogliere.
Il Vecchietta - Storia del Beato Sorore (1441) - particolare scala
Tutto inizia dalla commozione di un uomo che ha un sogno, un ideale: costruire una
scala che leghi gli uomini al loro destino. Qui la scala che dà il nome all'ospedale non
è più un indicazione geografica, ma diventa la natura dell'opera.
Domenico di Bartolo - La “limosina” del vescovo ovvero Ampliamento
dell'Ospedale della Scala (1442/43)
Dopo la sua fondazione, l'Ospedale crebbe: sullo sfondo un’architettura a pianta
ottagona, a sinistra una elegante loggia: a destra il cantiere dell’ospedale. Intorno ad
un’impalcatura, si muove la folla degli operai, ognuno alle prese con il suo compito.
Irrompe a cavallo il Vescovo e porta il suo contributo all’edificazione dell’opera: a
destra infatti un canonico consegna i danari al rettore che si affaccia tra le
impalcature, togliendosi il cappello e accennando un inchino.
Domenico di Bartolo - La “limosina” del vescovo - particolare scala
Torna in questo cantiere il tema della scala, che qui è il metodo per costruire
l'opera.
Priamo della Quercia - Il Beato Agostino Novello conferisce l'investitura al Rettore
dell'Ospedale (1442)
Il Beato Agostino Novello era un giurista siciliano, che dopo una brillante carriera,
ebbe una conversione repentina, e si dedicò ad una vita di preghiera nell'Eremo di
Lecceto vicino Siena, mettendo a servizio della Chiesa senese le sue competenze
giuridiche. Secondo la tradizione, fu lui ad elaborare lo statuto dell’Ospedale del
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1305, che definiva in termini più rigorosi la regola di vita degli oblati, ai quali diede
anche un nuovo abito, caratterizzato da una cuffia bianca, un cappello nero ed una
mantellina con il ricamo della scala.
L’affresco raffigura il Beato Agostino Novello che investe il Rettore del Santa Maria.
La scena si svolge in un ambiente rinascimentale: a destra tre chierici leggono un
libro, forse allusione allo Statuto del 1305.
Domenico di Bartolo - Papa Celestino III nel 1194 concede privilegi di autonomia
all'Ospedale (1442-44)
Alla fine del XII secolo si acuì un contenzioso tra gli oblati del Santa Maria e i
canonici della Cattedrale, che rivendicavano il diritto di gestione dell’Ospedale,
contro l’autorità del capitolo della comunità ospedaliera. Protagonista del conflitto
fu l’allora rettore dell’Ospedale: la sua storia personale e l’autorevolezza con cui
interpretò il suo compito alla guida del Santa Maria meritano di essere raccontati,
come un brano di storia chiarificatore. Incontrato di Giovanni era un laico sposato,
di profonda religiosità, in rapporto da tempo con l’Ospedale: il lunedì di Pasqua del
1193, lui e sua moglie Teodora decidono di rendere radicale e definitiva la loro
appartenenza al Santa Maria, offrendo all’opera le proprie persone e tutti i beni.
Incontrato diviene subito rettore, riuscendo ad ottenere l’intervento del Papa per
dirimere il contenzioso con i canonici. Il Papa Celestino III nel 1194, con due privilegi,
indirizzati ai “poveri di Cristo dimoranti nell’ospedale” concede al Santa Maria la
protezione apostolica, la tutela dei beni posseduti e soprattutto la libertà agli oblati
di sceglierne liberamente il rettore. La comunità del Santa Maria vedeva così
riconosciuta la libertà della sua iniziativa caritativa: tale libertà sarà la radice del
grande sviluppo dell’opera nei due secoli successivi. L’affresco illustra un momento
decisivo per la storia dell’Ospedale: il papa Celestino III – che ha i tratti del pontefice
dell’epoca Eugenio IV - consegna al rettore dell’Ospedale – nel cui volto è ritratto il
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rettore Buzzichelli, committente degli affreschi – la bolla che riconosce l’autonomia
del Santa Maria della Scala (1194). Attorno ai due protagonisti, il Papa e il Rettore
inginocchiato, si dispone una folla di dignitari, variamente abbigliati, anche con vesti
di foggia orientale.
Nel XIII e XIV secolo, si apre l’interessante capitolo del rapporto tra l’Ospedale e il
Comune: inizialmente quest’ultimo avvertì come proprio compito la difesa della
grande opera di carità. I podestà di Siena nel giuramento d’ufficio proclamavano
solennemente: et iuro bona et res et iura Hospitalis Sancte Marie ante gradus et
possessiones ipsius difendere et manutenere. (e giuro di difendere e conservare i
beni, i patrimoni e i diritti dell'Ospedale di Santa Maria davanti alla Scala e i suoi
possedimenti)2. La difesa dell’opera, a cavallo tra XIII e XIV secolo, fu sempre più
sentita come controllo: nel 1309 si dà ordine che sulla facciata dell’Ospedale
vengono apposte le insegne comunali, dalla seconda metà del ‘300 i rettori vengono
in qualche modo imposti dal Comune. Nel 1433 il capitolo viene definitivamente
soppiantato da una commissione mista, composta di sei savi eletti dal consiglio del
popolo e da sei frati scelti dal rettore…. Sarà proprio questo nuovo “capitolo”
ospedaliero l’espressione più alta di una identità istituzionale…mutata: quella di un
Ospedale che non si identifica più con la sola comunità di coloro che ad esso avevano
offerto la propria persona e le proprie sostanze, ma piuttosto si riconosce ormai in
un ente pienamente inserito tra le diverse articolazioni istituzionali in cui, nel
contesto cittadino, si esprimeva la dimensione politica del pubblico3.
Domenico di Bartolo - Cura e governo degli Infermi (1440/41)
2
Il costituto del Comune di Siena dell’anno 1262, 1897, I, 21
3
M. Pellegrini, L’Ospedale e il Comune, in Arte e Assistenza a Siena, Pisa, 2003, p.39
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Nella parete di sinistra, le scenografie e i costumi delle solenni composizioni
ricreavano il senso di un’epopea storica, confinante con la leggenda e fortemente
idealizzata; nella parete di destra irrompe il realismo del presente. Le vaste sale
dell’Ospedale, fedelmente riprodotte, si popolano dei derelitti quotidianamente
ospitati e se prima gli oblati erano rappresentati deferenti alle grandi autorità della
storia, qui si chinano a soccorrere il bisogno dei poveri sconosciuti alle cronache
ufficiali.
La grandezza di una comunità sta proprio in questa capacità di tenere insieme la
memoria di una storia e il gusto per un’operosità nel presente: così si evitano sterili
nostalgie e inconsapevoli attivismi. È la coscienza della propria origine che alimenta
continuamente il fuoco di una creatività presente.
Anco statuimo e ordinamo che li infermi e poveri, li quali verranno al detto ospitale
deggano essere ricevuti benigna e graziosamente; [.....] sì che ciascuno infermo sia
aiutato nella sua infermità secondo el detto de li medici e del guardiano pelegrinieri;
in tal modo che coloro che sonno infermi, deggano avere siroppo, farre, polli, et ogni
cosa la quale a loro fa bisogno secondo la qualità de la sua infermità sì che per
alcuno defecto non periscano. E che in adiutode li infermi li quali vengono a giacere
nel detto ospitale esso ospitale degga avere a le sue spese duo medici cioè lo uno
fisico e lo altro cirurgico et uno spetieri... (Statuto del 1318, cap. LXIX)
Domenico di Bartolo - Distribuzione delle elemosine (1441)
Ogni giorno l'Ospedale offriva elemosine ai poveri, ai poveri non vergognosi e a
quelli vergognosi, secondo una distinzione che la sensibilità medioevale conosceva. I
poveri vergognosi erano quelli nati ricchi a cui l'aiuto veniva portato a casa.
Anco che sia ordinato e diputato uno de li frati del spedale el quale sia et essare
debbia datore et dispensatore delle lemosine de li pani interi li quali se danno et
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dispendono continoamente a le famellie e a li povari vergognosi de la città. (Statuto
1305, cap. XXVIIII)
San Bernardino, nelle sue prediche, ricorderà ai Senesi questa generosità
dell’Ospedale verso i poveri: De la casa de lo Spedale è utilissima cosa la limosina
che n’esce ché io mi credo che quella sia una delle cagioni che Idio placa l’ira verso di
voi
Domenico di Bartolo - Accoglimento e nozze dei gettatelli (1441/42)
Per raccontare la storia dell'Ospedale, si racconta la storia di una bambina, dal
giorno in cui viene accolta, agli anni in cui viene allevata ed educata, a quando viene
data sposa, con i pretendenti delusi.
Anco statuimo et ordinamo che tutti li gittatelli e ciascuni di quelli li quali serano
gittati, quandunche se sia, appo el predetto ospitale sieno ricevuti benigna et
graziosamente, e sieno dati a lactare e nutricare a baile, a le spese del detto ospitale.
(Statuto 1318, cap. CXI)
Anco statuimo et ordinamo, che tutti li gittati et exposti masche [….] quando
saranno in tempo che sieno da ponare ad arte, debbia ciascuno essere posto a quella
arte la quale più li piacerà, e la quale parrà al camerlengo. (Statuto 1318, cap. CXIII)
Anco statuimo et ordinamo, che tutte le cittelle femine gittate et exposte [….]
potrano essere maritate, e sieno date a ciascuna cinquanta libre di denari senesi de
la pecunia et denari del detto ospitale. (Statuto 1318, cap. CXIV)
Domenico di Bartolo - Il banchetto dei poveri (1443/44)
Anco stantiamo et ordinamo che li masari povari, li quali stanno nella città e nel
contado di Siena di bona gente e natione, e verranno o ver saranno menati al detto
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ospedale a dimorare per ricevare quello che li viene ad huopo per casgione di grande
bisogno e di grande povertà, abbiano et avere debbiano uno servitore, el quale
aconci le letta e diali mangiare, e a loro servano a ciò che non patiscano menovanza,
anzi ricevano tutte le cose le quali li sonno bisogno, secondo la possibilità de la casa
del spedale, a laude di Dio (Statuto 1305, cap. XXXI)
Ospedale di Santa Maria della Scala, 56 - Testamenti, contratti, privilegi
Siena, 1437 dicembre 21 - 1505 agosto 26
Chiudo con un quarto registro che raccoglie testamenti : è aperto alle pagine del
testamento del Vecchietta, il pittor dell’Ospedale, uno dei grandi maestri del
Rinascimento senese, autore del primo affresco del Pellegrinaio. Il pittore destina
tutti i suoi averi al Santa Maria e sigla il suo testamento con l’immagine, in lamina
d’oro e china, di Cristo risorto. La creatività nasce da uomini come il Vecchietta che
sentono Cristo Risorto come il loro nome: è questa certezza che genera opere.
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