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UNICOST
Unità per la costituzione
Un progetto per il rinnovamento della
magistratura
Il ruolo del CSM.
Il CSM del prossimo quadriennio dovrà:

assumere un ruolo da protagonista sui temi della riforma della Giustizia
e
del
sistema
giudiziario,
imponendosi come
attendibile
e
propositivo
interlocutore del potere politico;

superare ogni logica di degenerazione correntizia o localistica, nella
prospettiva della tutela della autonomia e della indipendenza della Magistratura
senza indulgere in atteggiamenti corporativi;

riaffermare e valorizzare il proprio ruolo costituzionale, ed evitare di
trasformarsi, in una logica meramente aziendalistica, in un organo burocratico
con funzione di valutazione di numeri, e di ritardi nel lavoro;

recuperare la centralità del suo ruolo istituzionale di autogoverno della
magistratura nei rapporti con il vicepresidente ed il comitato di presidenza;

riaffrontare il nodo dei rapporti rimasti insoluti con la Scuola della
magistratura, ribadendo che quest’ultima nel proprio agire deve trovare il suo
punto di riferimento nelle linee direttive per la formazione elaborate dal CSM il
cui ruolo primario la Costituzione afferma come punto di riferimento di ogni
magistrato;

adottare scelte coraggiose sui temi degli incarichi direttivi, delle
valutazioni
di
professionalità
e
del
funzionamento
del
sistema
disciplinare per realizzare il rinnovamento della Magistratura;

essere vicino alle esigenze dei colleghi e saper interpretare le problematiche del
loro lavoro quotidiano, soprattutto ai colleghi del civile oggi alle prese con le
difficoltà di attuazione del processo civile telematico, nonchè alle esigenze dei
giovani
e delle donne magistrato istituendo delle commissioni itineranti sul
territorio.
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Incarichi direttivi.
Il problema della nomina dei dirigenti costituisce lo snodo centrale dell’organizzazione
degli uffici ed incide in modo determinante sull’esercizio della giurisdizione, nonché
sulle legittime aspettative di ogni singolo magistrato. Spesso sono proprio le nomine
dei direttivi a creare disaffezione e sfiducia nei confronti del CSM.
Pertanto, occorrono scelte coraggiose ed innovative da realizzarsi mediante l’adozione
di:

tempi certi nella nomina dei dirigenti, per evitare che gli uffici rimangano privi
di una guida per lunghi periodi senza alcuna plausibile giustificazione e con il
rischio di favorire accordi spartitori;

regole certe, predeterminate e trasparenti. Le nomine devono prescindere
dalle logiche di appartenza e risultare fondate esclusivamente sui criteri del
merito e delle attitudini. Il superamento del criterio dell'anzianità ha segnato un
punto di non ritorno ma è sempre più pressante l'esigenza di fissare dei criteri il
più possibile oggettivi;

motivazioni coerenti che diano adeguatamente conto delle ragioni della
scelta. Ciò sia per renderla pienamente comprensibile e persuasiva a tutti ed in
special modo ai controinteressati , sia allo scopo di limitare il contenzioso, a
volte interminabile ed
estenuante per i magistrati coinvolti e disfunzionale per
gli uffici interessati. Fondamentale sul punto l’affinamento e, se necessario,
l'ampliamento delle fonti di conoscenza interne agli uffici giudiziari, da
realizzarsi mediante: a) un più intenso ricorso all’audizione dei candidati,
utile per conseguire la conoscenza immediata e diretta degli aspiranti; b) la
generale e preventiva individuazione dei dati significativi e rilevanti
nell’esperienza professionale di ciascun aspirante all’incarico come valore da
privilegiare e da tenere in considerazione nella scelta, in relazione alla natura e
tipologia di ogni singolo incarico da conferire.
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La conferma degli incarichi direttivi.
Costituisce essenziale momento di verifica della validità della scelta effettuata nel
conferimento dell’incarico e dell’idoneità del dirigente a svolgere proficuamente il ruolo
affidatogli. Pertanto devono essere vagliate attentamente tutte le iniziative e le misure
organizzative
intraprese
dai
dirigenti
nel
quadriennio,
rivolgendo
particolare
attenzione all’azione degli stessi negli uffici in cui si siano registrati ritardi nel
deposito di sentenze da parte dei magistrati, o disfunzioni nello svolgimento delle
attività, valutando anche le modalità ed i criteri sulla distribuzione dei carichi di lavoro
e gli strumenti, anche di sostegno, adottati per ridurre i ritardi e superare le
criticità. Come pure in sede di conferma dovrà essere seriamente valutata l’adeguata
personalizzazione dei pareri redatti dal dirigente, in occasione delle valutazioni di
professionalità dei singoli magistrati. Altrettanto rilievo dovrà essere attribuito, per i
dirigenti degli uffici di Procura, al modello organizzativo adottato, alla sua concreta
attuazione, nonché al contributo partecipativo richiesto ai sostituti per l’elaborazione
dello stesso.
Valutazioni di professionalità.
Un valido sistema di controlli seri ed efficaci non deve costituire un momento di
oppressione della vita del magistrato, ma e' presupposto fondamentale per avere
magistrati preparati, qualificati e professionalmente attrezzati.
Pertanto, occorre:

abbandonare il cliché dei pareri stereotipati, genericamente elogiativi, che
in una sorta di generale omologazione non individuano le reali capacità ed
attitudini di ogni singolo magistrato;

correttamente individuare ed ampliare delle fonti di conoscenza interne
agli uffici giudiziari. E’ necessario sul punto: a) una assunzione di
responsabilità da parte dei
dirigenti e dei semidirettivi chiamati a valutare
l'attività nel quadriennio i quali devono riporre particolare impegno ed attenzione
nella redazione di rapporti; b) un maggior coinvolgimento dei consigli
giudiziari, per i quali sono auspicabili e vanno favoriti i modelli itineranti
all'interno degli uffici giudiziari del distretto;
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
rifiutare il ricorso sistematico e generalizzato a fonti esterne e
destabilizzanti, quali la sollecitazione di pareri ai Consigli dell’Ordine degli
Avvocati o ai capi degli uffici “frontistanti”, suscettibili di innescare dinamiche
imprevedibili e pericolose per il corretto esercizio della giurisdizione.
Disciplinare.
Il sistema disciplinare non può essere forte con i deboli e debole con i forti.
Scaricare la responsabilità del ritardo e delle disfunzioni organizzative sul singolo
magistrato, colpendo il più delle volte i colleghi più sensibili alla situazione di ormai
intollerabile sovraccarico degli uffici, è profondamente ingiusto, ed inoltre rischia di
indurre soprattutto nei giovani magistrati meccanismi di autodifesa destinati a
burocratizzarne la funzione privilegiando la rincorsa ai numeri a scapito della dignità
del lavoro. Sanzionare il comportamento neghittoso dei magistrati disattenti alle
esigenze del cittadino che chiede tutela è un preciso dovere del C.S.M., che va assolto
con rigore e determinazione. Ma creare una forma di responsabilità oggettiva del
magistrato colpevole solo di farsi carico dell’alluvionale ricorso alla giurisdizione
attraverso una scrupolosa ricerca delle soluzioni più corrette, oltre ad essere
ingeneroso, è miope, perché non tiene conto che una sentenza frettolosa alimenta
nuovo contenzioso, allungando i tempi della giustizia.
Sul versante disciplinare occorrono piuttosto risposte forti nei confronti di quelle
situazioni di opacità nello svolgimento, e fuori dello svolgimento, delle funzioni
giudiziarie, che minano la credibilità della Magistratura.
Mobilità orizzontale e giovani magistrati.
Anche sul versante dei trasferimenti occorre dare una svolta:

tempi certi e due date fisse all'anno per i bollettoni;

mettere in moto ed attuare un valido meccanismo di programmazione
pluriennale della mobilità – oggi tecnicamente possibile mediante il ricorso
alle dotazioni informatiche del C.S.M. – che consenta di superare in questa
materia la logica dell’emergenza, assicurando e coordinando le esigenze di
funzionamento degli uffici e di copertura dei relativi organici con le legittime
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aspettative dei colleghi interessati ai trasferimenti;

superare, quanto ai tempi di concreta attuazione di ogni singolo tramutamento,
il “gioco” disfunzionale degli anticipati e posticipati possessi mediante
l’attivazione di un affidabile protocollo con il Ministero: l’obiettivo da realizzare è
la contestualità di ogni singolo avvicendamento;

tutelare le legittime aspettative dei giovani colleghi che lavorano negli uffici con
più elevato turn over, sollecitando la reintroduzione di adeguati incentivi
per la copertura delle sedi non richieste e coordinando la tempistica dei
bollettoni ordinari con l’assegnazione delle sedi ai magistrati di nuova nomina.
L’organizzazione degli uffici giudiziari.
Occorre anche promuovere un’idea di organizzazione dinamica e non statica,
parametrata sulle esigenze reali degli uffici giudiziari, che offra risposte sostanziali e
non solo formali e garantisca una distribuzione equa del lavoro tra i
magistrati,
quindi di maggiore efficienza.
Se per un verso occorre semplificare la normazione secondaria e le richieste ai dirigenti
di programmi organizzativi, per altro verso va loro richiesto che si facciano carico di
monitorare la situazione dell’ufficio
adottino tempestivamente gli
e che, nell'ambito della materia tabellare,
accorgimenti organizzativi tali da superare le
sopravvenute criticità. A fronte di una ormai acquisita “cultura tabellare”, ne va a
pieno compresa la potenzialità innovatrice, proprio per la sua portata dinamica,
valorizzandosi le prassi virtuose e le azioni innovative dell’organizzazione. Vanno in
tal senso promosse le occasioni di confronto fra i referenti dell’informatica: la “riforma
digitale” in atto, promossa dal Ministero della Giustizia, deve vedere il
CSM
interloquire, come già avvenuto, poiché le scelte politiche del Ministero, che non sono
neutre,
incidono sulla concretezza del lavoro del magistrato e sulla efficienza del
servizio offerto. Di ciò dovrà farsi carico il prossimo CSM.
L'assetto delle Procure.
Il CSM dovrà esprimere una chiara opzione di modello di capo di ufficio ed una nitida
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indicazione del rapporto tra capi e sostituti. L'assetto delle Procure non puo' essere
improntato ad una visione verticistica dell'ufficio ma deve favorire la realizzazione di
modelli di gestione partecipata tra il procuratore capo ed i sostituti. Nell'ambito dei
progetti organizzativi degli uffici l'elaborazione dei criteri di priorità nella trattazione
dei procedimenti non deve costituire una deroga al principio di obbligatorietà
dell'esercizio dell'azione penale ma più correttamente deve tendere a meglio
organizzare l'ufficio razionalizzando i tempi dell'esercizio dell'azione penale.
L’accesso alle funzioni di legittimità.
La disciplina dell'accesso in Cassazione deve
tenere conto che la Corte di legittimità
ha necessità, oltre che dell’apporto, in funzione nomofilattica, delle professionalità che
si caratterizzano per la specifica attitudine allo speculazione e all’approfondimento
dogmatico, del contributo della profonda esperienza maturata nell’esercizio delle
funzioni di merito. E dunque, la valutazione dei titoli scientifici, generalmente
premiata dai giudizi della Commissione tecnica prevista dalla legge, non può
avere valore assorbente ai fini del conferimento delle funzioni di legittimità.
Ciò comporta la necessità di una rivisitazione del rapporto tra Commissione tecnica e
Commissione consiliare, che consenta alla seconda, nel rispetto dei principi di
trasparenza ed imparzialità, di valorizzare massimamente, nell’attribuzione del
punteggio
complessivo,
l’attitudine
evidenziata
nello
svolgimento
dell’attività
giudiziaria.
Trasparenza e pubblicità.
Occorre favorire ogni forma di trasparenza incrementando i canali che rendano
immediatamente fruibili e conoscibili le decisioni. Fondamentale da questo punto di
vista sarà quello di incentivare il sito internet e le modalità con le quali rendere il più
possibile partecipi i colleghi alla vita del CSM.
Semplificazione della normazione secondaria.
La rilevantissima e capillare produzione normativa consiliare, stratificatasi negli anni,
esige oggi una urgente opera di rivisitazione e snellimento al fine di consentirne una
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più agevole fruizione da parte di tutti i destinatari, Consigli Giudiziari, Uffici, Dirigenti
e singoli magistrati. Va quindi proseguita l’opera di sistemazione delle disposizioni
secondarie per materia in testi unici ed individuato un modello di provvedimento
normativo che coniughi completezza e facilità di consultazione, anche mediante la
contestuale redazione di “testi brevi” contenenti i principi e le disposizioni
fondamentali e di “appendici analitiche” contenenti dati di dettaglio e richiami.
Unità per la Costituzione per una svolta culturale: avere fiducia
nei magistrati.
Il prossimo CSM avrà dinanzi una sfida anche culturale. L’ordinamento giudiziario del
2006 è ispirato da un atteggiamento di sfiducia nei confronti dei magistrati. Spetterà
al CSM modificare questo atteggiamento, interpretarlo perché sia riconosciuto il
contributo offerto dai
magistrati al progresso del Paese, nonché per ribadire il ruolo
che la Costituzione assegna loro. Occorre trasformare la diffidenza in una intelligente
fiducia.
Il prossimo CSM dovrà essere vicino ai colleghi nei propri territori, ripristinando le
commissioni che incontravano i colleghi
negli uffici, recandosi presso gli uffici
giudiziari, perché la rappresentanza va nutrita nel corso del quadriennio di incontri,
confronti, idee, ascolto.
Il prossimo CSM dovrà vigilare ed esigere risorse adeguate: la carenza di
amministrativo e di strumenti informatici mette a
Magistratura,
personale
rischio in concreto l’autonomia e
l’indipendenza
della
mentre
urgono
interventi
di
depenalizzazione,
di deflazione processuale nei settori civile e penale, anche con
riguardo alla Corte di cassazione.
Una sfida alta, che serve a restituire ai magistrati italiani dignità e soprattutto il gusto
per lo straordinario lavoro che compiono. Una sfida che Unità per la Costituzione vuole
raccogliere.
I candidati di Unità per la Costituzione al CSM 2014-2018
Legittimità: Maria Rosaria SANGIORGIO
Requirente: Luca PALAMARA
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Giudicante:
Francesco
CANANZI,
Francesco
D’ALESSANDRO,
Massimo
FORCINITI, Rosario SPINA
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