II TRIMESTRE 2014 Numero 2/14 5 agosto 2014 IN SINTESI… Nel mondo pag.2 Poche le notizie sulla produzione del prossimo autunno. Per adesso solo qualche indicazione che arriva dalla Spagna porterebbe fra pensare ad una produzione non all’altezza di quella 2013/1014 che ha quasi raggiunto 1,8 milioni di tonnellate. Le tendenze flessive si sono sentite sui prezzi alla produzione spagnoli fino a maggio. Poi, da giugno, i primi rumors sulla prossima raccolta hanno fatto invertire la tendenza. In Grecia il mercato è apparso più stabile e solo con l’inizio dell’estate si sono avuti pochi centesimi di aumento sull’extravergine. Dopo la battuta d’arresto del 2013, dovuta in larga parte alle minori disponibilità spagnole, nel primo trimestre 2014 gli scambi internazionali sono ripartiti in modo molto dinamico segnando un +9% dei volumi accompagnati da una leggera flessione del valore corrispondente dovuta alla drastica riduzione dei listini, spagnoli in particolare. In Italia pag.5 Il secondo trimestre 2014 ha segnato, in controtendenza con la Spagna, un incremento dei listini per l’extravergine, mentre il lampante ha seguito le sorti negative dell’analogo prodotto iberico. La domanda interna di olio di oliva dei primi sei mesi del 2014 è scesa in volume, trascinata soprattutto dal segmento dello sfuso, mentre segni positivi si registrano per l’olio confezionato. In ascesa i valori. Cresce la domanda dei succedanei dell’olio di oliva, cioè olio di semi e margarina. Gli ordini in linea con le aspettative e la flessione delle scorte riportano su terreno positivo il clima di fiducia dell’industria olearia. I primi quattro mesi del 2014 hanno visto una ripresa degli scambi in volume sia sul fronte dell’import (+34%) che dell’export (+6%). In valore, invece, ad un +6% della spesa fa eco una sostanziale stabilità degli introiti che porta in negativo di 7 milioni di euro la bilancia commerciale. IN EVIDENZA… Nel mondo In Italia Olio extravergine di oliva: prezzi internazionali alla produzione (€/kg) Olio di oliva: prezzi alla produzione nei diversi segmenti (€/kg) 3,70 3,70 3,20 3,20 2,70 2,70 2,20 2,20 1,70 1,70 1,20 I trim 12 Tunisia II III IV I trim 13 Spagna II III IV Grecia I trim 14 II 1,20 I trim II 12 Italia III Extravergine IV I trim II 13 Vergine III IV I trim II 14 Lampante Prezzi franco partenza produttore, in cisterne, Iva esclusa. Prezzi franco partenza produttore, in cisterne, Iva esclusa. Fonte: Ismea Fonte: Ismea 1 1. Nel mondo 1.1 Gli scambi Dopo la battuta d’arresto del 2013, dovuta in larga parte alle minori disponibilità spagnole, nel primo trimestre 2014 gli scambi internazionali sono ripartiti in modo molto dinamico segnando un +9% dei volumi accompagnati da una leggera flessione del valore corrispondente, dovuta alla drastica riduzione dei listini internazionali e, in particolare, spagnoli. Tale risultato è da imputare essenzialmente all’olio di oliva (voce doganale 1509) che segna un +20% rispetto al primo trimestre 2013, attribuibile per intero agli oli di oliva di pressione. E’ del -15%, invece il risultato degli oli di sansa. Il maggior dinamismo mostrato dagli scambi internazionali, in realtà, sembra una partita a due giocata quasi per intero da Spagna, tra gli esportatori, e dall’Italia tra gli importatori. La ritrovata disponibilità spagnola, infatti, ha fatto sì che il Paese iberico riprendesse il proprio ruolo di assoluto dominatore, in termini di volumi, dei mercati internazionali. Prima destinazione, quasi obbligata, di questa maggior offerta è stata appunto l’Italia. La prima cosa da mettere in evidenza è che, proprio grazie ai volumi spagnoli, la Ue nel sul complesso ha tagliato la domanda presso i fornitori terzi (-68%). A subire la scure di questa mancata richiesta comunitaria è stata essenzialmente la Tunisia (-80%) che tuttavia, con 5 mila tonnellate sulle 13 mila importate dai Paesi Ue, resta il principale fornitore della Ue. Con 4 mila tonnellate ed un incremento del 28% su base annua, balza al secondo posto il Marocco scavalcando la Turchia che, nel frattempo, ha ridotto a poco più di 900 tonnellate le proprie consegne entro i confini comunitari. Dal punto di vista della composizione delle importazioni comunitarie si evidenzia, come tradizione, che più della metà è rappresentata dal segmento al vertice della piramide qualitativa (extravergine e vergine). Anche sul fronte della spesa, per le importazioni di olio di oliva e sansa, il risparmio comunitario è notevole. I 26 milioni di euro, infatti, risultano in meno del 71% rispetto agli 86 del primo trimestre 2013. Tab. 1.1– I principali Paesi importatori di olio d’oliva e di sansa (000 t) Tab. 1.2 – I principali Paesi importatori di olio d’oliva e di sansa (mln euro) gen-mar 13 gen-mar 14 var.% Import tot.* 462 504 9,0 Italia gen-mar 13 gen-mar 14 var.% 1.311 1.296 - 1,1 Import tot.* 131 180 37,0 Italia 342 373 9,3 Stati Uniti 77 74 - 3,1 Stati Uniti 210 200 - 4,8 Francia 24 23 - 3,7 Francia 75 65 - 13,6 Portogallo 25 21 - 14,1 Brasile 76 63 - 16,5 Brasile 20 17 - 14,2 Germania 54 58 6,5 Germania 16 17 5,6 Giappone 44 50 14,7 Regno Unito 16 17 4,1 Portogallo 63 45 - 27,9 Spagna 65 16 - 75,0 Regno Unito 40 44 11,3 Giappone 12 13 9,3 Canada 33 32 - 3,3 Canada 10 10 0,6 Spagna 118 24 - 79,3 Russia 6 8 28,8 Australia 20 22 10,2 Grecia 1 7 833,3 Cina 37 22 - 39,9 Australia Cina Belgio Altri 6 7 13,0 Russia 16 21 29,5 11 7 - 37,6 Belgio 15 15 2,0 4 5 10,5 Svizzera 14 14 0,1 38 81 114,2 154 246 59,7 Altri *Stima Ismea *Stima Ismea Fonte: Ismea su dati Gta Fonte: Ismea su dati Gta 2 II trimestre 2014 Scorrendo la lista dei principali Paesi importatori, a dimostrazione che almeno per i primi mesi il grosso della partita degli scambi si è giocato soprattutto tra Spagna e Italia, si evidenzia la flessione delle richieste da parte di molti dei principali acquirenti mondiali. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno ridotto le proprie richieste soprattutto in Tunisia, Grecia e Turchia. In grande ripresa, invece, la domanda statunitense di olio spagnolo, con l’Italia che mantiene comunque la propria leadership, con una quota in volume del 48%. In flessione anche l’import della Francia, mentre aumentano le richieste della Germania e del Regno Unito. Poche le buone notizie provenienti dai nuovi mercati. Sia la Cina che il Brasile, infatti, mostrano flessioni importanti, mentre cresce la Russia. Tab. 1.3 – I principali Paesi esportatori di olio d’oliva e di sansa (000 t) Tab. 1.4 – I principali Paesi esportatori di olio d’oliva e di sansa (mln euro) gen-mar 13 gen-mar 14 var.% Export tot.* 462 504 9,0 Spagna 134 307 130,0 Italia 103 108 4,2 Grecia 100 19 Tunisia 40 Turchia 40 Portogallo gen-mar 13 gen-mar 14 var.% Export tot.* 1.311 1.296 - 1,1 Spagna 382 697 82,4 Italia 349 352 1,0 - 81,0 Grecia 254 58 - 76,9 9 - 77,2 Tunisia 95 24 - 75,3 8 - 78,9 Turchia 93 22 - 76,0 24 32 33,7 Portogallo 78 85 9,5 Marocco 7 6 - 12,2 Francia 8 10 25,4 Stati Uniti 3 3 - 11,9 Marocco 10 8 - 23,0 Argentina 3 3 4,9 Cile 5 7 25,0 Cile 1 2 27,2 Stati Uniti 7 7 - 2,5 Francia 1 2 25,0 Argentina 7 6 - 11,4 Altri 8 6 - 19,6 23 21 - 10,2 Altri *Stima Ismea *Stima Ismea Fonte: Ismea su dati Gta Fonte: Ismea su dati Gta L’analisi dei Paesi esportatori, alla luce di quanto detto prima, diventa quasi ripetitiva. Per le note vicende produttive, infatti, nel primo trimestre 2014 la Spagna è tornata sui livelli medi degli ultimi anni. Verosimilmenete nel caso poi dell’Italia, la maggiore disponibilità di olio di oliva sfuso proveniente da oltreconfine, ha permesso al Paese di produrre maggiori quantitativi di confezionato e quindi di esportarlo. Sono, invece, crollate le esportazioni di Grecia, Tunisia e Turchia sempre per motivi di minori volumi prodotti. 1.3 Il mercato Il mercato dell’olio di oliva è da sempre molto sensibile alle notizie sulle previsioni di produzione provenienti da Madrid. Già da qualche tempo i primi rumors sulla campagna prossima parlano di una raccolta quantomeno non all’altezza di quella record del 2013/14 che ha raggiunto 1,77 milioni di tonnellate, triplicando quasi le 618 mila tonnellate dell’anno prima. Sebbene sia ancora piuttosto prematuro fare previsioni, sembra che il mercato abbia da subito accolto questa primissima indicazione con un rialzo dei listini. In Spagna, infatti, dopo mesi in cui le quotazioni alla produzione dell’extravergine avevano perso centesimo dopo centesimo - arrivando a 2,02 euro al chilo del mese di maggio, dai 2,16 di gennaio -, in giugno si è assistito alla repentina risalita fino a 2,11 euro al chilo. C’è stata una domanda un po’ più dinamica da parte degli imbottigliatori, sia interni sia esteri, che ha permesso ai detentori di riprendere fiato. A Jaen in giugno si è arrivati a chiudere contratti a 2,4 euro al chilo, mentre in altre parti dell’Andalusia si sono sfiorati anche i 2,60 euro al chilo. A dimostrazione di questo ritrovato “entusiasmo” del mercato iberico anche i dati relativi al lampante. In giugno infatti questo prodotto è salito a 1,88 euro al chilo guadagnano 21 centesimi rispetto al mese prima. Anche il mercato dei futures di Jaen, l’unico di questo tipo nel mercato dell’olio, sembra aver recepito le notizie della prossima raccolta con incrementi delle quotazioni sui contratti a termine. Nonostante questo mercato, in parte rivitalizzato, il secondo trimestre 2014 ha chiuso in lieve flessione rispetto 3 II trimestre 2014 al trimestre precedente, -3%, sia nell’extravergine che nel lampante. La situazione è molto più pesante se il confronto si fa in termini tendenziali o considerando il dato cumulato da gennaio a giugno. In entrambi i casi le variazioni negative superano il 25%. Segnali molto positivi per i produttori spagnoli sono arrivati, invece, con il mese di luglio, che ha visto i listini medi dell’extra iberico salire a 2,38 euro al chilo mentre l’extra ha superato di nuovo la soglia dei due euro. Fig. 1.1 – Spagna: prezzi all’origine (€/kg) Fig. 1.2 – Grecia: prezzi all’origine(€/kg) 3,00 2,80 2,60 2,40 2,20 2,00 1,80 1,60 1,40 2,90 2,70 2,50 2,30 2,10 1,90 1,70 1,50 1,30 I trim 12 II III IV I trim 13 II III extravergine IV I trim 14 II I II trim 12 lampante III IV extravergine I II trim 13 III IV I II trim 14 lampante Prezzi franco partenza produttore, in cisterne, Iva esclusa. Prezzi franco partenza produttore, in cisterne, Iva esclusa. Fonte: Ismea Fonte: Ismea Stranamente la Grecia non è sembrata così prontamente reattiva agli aumenti spagnoli. Nel Paese ellenico, che a differenza della Spagna, non aveva nella campagna in corso alcuna flessione delle quotazioni, da marzo ad ora si registrano prezzi alla produzione dell’extra stabili sui 2,79-2,80 euro al chilo, mentre sul lampante giugno ha mostrato qualche tendenza ribassista attestandosi a 1,79 euro rompendo una certa stabilità di 1,88 euro dei tre mesi precedenti. Forse le esportazioni in caduta libera sono uno dei motivi che non spingono i produttori a tirare troppo sui prezzi. Il confronto dei listini medi del secondo trimestre 2014 risulta leggermente in positivo per l’extravergine (+1%) e, di contro, leggermente negativo per il lampante (-2%). Su base tendenziale il primo è in crescita del 6%, mentre è stabile il secondo. Considerando, invece, il dato cumulato da gennaio a giugno si ha una dinamica positiva per l’extra (+5%), mentre è minima la perdita del lampante. Qualche tiepido passo in avanti si è avuto in luglio per l’extravergine, la cui quotazione si è attestata a 2,82 euro al chilo, mentre il lampante ha perso un centesimo sul mese precedente. Anche in Tunisia, parallelamente a quanto accaduto in Tab. 1.3 – Tunisia: prezzi all’origine (€/kg) Spagna, giugno ha fatto guadagnare all’extravergine qualche centesimo sul mese precedente. Le quotazioni, 2,70 infatti, si sono attestate a 2,38 euro al chilo. Questo però 2,50 non ha impedito al dato medio trimestrale di chiudere in 2,30 flessione del 3%. Più consistente il calo del lampante (2,10 14%). Quest’ultimo, peraltro perde il 28% su base tendenziale a fronte del -9% dell’extravergine. 1,90 1,70 1,50 1,30 I II III IV I II trim trim 12 13 extravergine III IV I II trim 14 lampante Fonte: Ismea 4 II trimestre 2014 2. In Italia Il secondo trimestre del 2014 ha segnato, in controtendenza con la Spagna, un incremento dei listini per l’extravergine mentre il lampante ha seguito le sorti negative dell’analogo prodotto iberico. Intanto la domanda interna di olio di oliva dei primi sei mesi del 2014 è scesa più in volume, trascinata soprattutto dal segmento dello sfuso mentre segni positivi si registrano per l’olio confezionato. In ascesa i valori. Sul fronte industriale, secondo rilevazioni Ismea, gli ordini risultano in linea con le ottimistiche aspettative, mentre le scorte sono in flessione. Questo ha contribuito a riportare su terreno positivo il clima di fiducia dell’industria olearia. Peraltro, a differenza del solito, nel trimestre in esame il settore risulta uno dei meglio posizionati dell’intero settore agroalimentare. In tema di commercio con l’estero, secondo elaborazioni Ismea su dati Istat, i primi quattro mesi del 2014 hanno visto una ripresa, peraltro ampiamente prevedibile, degli scambi in volume sia sul fronte dell’import (+34%) che dell’export (+6%). In valore, invece, ad un +6% della spesa fa eco una sostanziale stabilità degli introiti che porta in negativo di 7 milioni di euro la bilancia commerciale. I costi dei mezzi produttivi crescono, invece, anche se di poco su base congiunturale mentre il 2013 nel suo complesso ha chiuso con un incremento a due cifre. Intanto gli ordini non in linea con le aspettative riportano su terreno negativo il clima di fiducia dell’industria olearia. Saldo positivo, e pari a 151 milioni di euro, quello della bilancia commerciale del settore olio di oliva e sansa del 2013. In volume, si è evidenziata una minore domanda italiana all’estero (-20%) a fronte di un -8% delle consegne. Nel frattempo Istat ha reso noto il dato produttivo del 2013 che si attesta a 461 mila tonnellate, il 9% in meno rispetto alla produzione 2012. Tale dato risulta in linea con le stime che Ismea, in collaborazione con alcune associazioni di prodittori (Aifo, Cno e Unaprol), aveva elaborato all’inizio di campagna quando erano state stimate poco meno di 470 mila tonnellate. Tab 2.1 Il settore dell’olio di oliva in sintesi 2013 Var. % 2014/13 - Tab 2.2– Tendenze del settore olivario IV trim 13/IV trim 12 2014 - Produzione (000hl)* - Export (000hl) 461 385 404 5,0 - Import (000hl) 481 577 20,0 - prezzi all’origine 124,6 119,0 -4,5 - prezzi dei mezzi di prod 142,6 143,5 0,6 Indice dei pezzi1 *Dato Istat al 4 agosto 2014; In grigio le variabili stimate; 1) calcolato da gennaio al trimestre in corso; 2) Base2010=100; 3) Base 2000=100 I trim 14/ I trim 13 II trim 14/ II trim 13 Produzione - nd nd Prezzi alla produzione - + + Prezzi dei mezzi di produzione + + + Import (volume) - + + Export (volume) - + + Consumo delle famiglie - - - Prezzi al consumo - + + In grigio le variabili stimate Fonte: Ismea Fonte: Ismea 2.1 La produzione 2.1.1 La produzione industriale Nel secondo trimestre 2014 il clima di fiducia dell’industria olearia è migliorato fino a toccare il record degli ultimi tre anni, registrando peraltro il miglior risultato del trimestre tra tutti i settori dell’agroalimentare. Gli ordini sembrano in aumento, così come la produzione. Da ricordare che tale indicatore viene calcolato sulla base di interviste effettuate alle aziende industriali che, come noto, confezionano a partire sia da olio italiano che importato. Altra nota positiva sono le scorte che, invece, risultano inferiori a quanto considerato “normale”. Il settore dell’olio di oliva risulta, quindi, in controtendenza rispetto all’agroalimentare nel suo complesso che, peggiora e va su terreno negativo. 5 II trimestre 2014 Fig. 2.1 – L’indice del clima di fiducia nell’industria olearia italiana Fig. 2.2 – Evoluzione dell’indice del clima di fiducia dell’industia olearia e alimentare +29,0 -4,9 35 25 15 5 -5 I trim II III 12 IV I trim II 13 III IV I trim II 14 -15 -25 ind. olearia ind. alimentare Legenda: freccia scura trimestre di riferimento; freccia chiara Fonte: Ismea trimestre precedente (max: 100, min: -100). Fonte: Ismea 2.2 Gli scambi In una campagna di produzione italiana non eccezionale e con la Spagna che è tornata a produrre quasi 1,8 milioni di tonnellate di olio di pressione, i dati dell’import-export nazionale dei primi quattro mesi del 2014 non arrivano certo inattesi. Comunque, al netto aumento delle importazioni in volume e con un +6% del valore, fa eco una progressione più contenuta delle esportazioni in termini quantitative e sostanzialmente a parità di introiti rispetto allo scorso anno. Tale dinamica riporta in negativo di 7 milioni di euro il saldo della bilancia commerciale del settore. Tab. 2.3 – la bilancia commerciale dell’olio di oliva e sansa gennaio-aprile 2014 (var.%) 2014/2013 gen-apr 2014* mln € quant. (var.%) 2014/2013 gen-apr 2014* valore val.un. mln € quant. export gen-apr 2014* valore val.un. (var.%) 2014/2013 mln € quant. import valore saldo totale - UE 27 463 6,0 0,0 -5,7 470 34,4 6,4 -20,8 -7 142,1 -133,1 166 -2,8 -8,7 -6,1 457 52,6 19,5 -21,7 -291 86,5 45,0 - Paesi terzi 297 12,2 5,7 -5,8 13 -73,9 -77,6 -14,3 284 50,6 28,0 *2014 provvisorio Fonte: Ismea su dati Istat Certo, le 227 mila tonnellate di olio di oliva e sansa importate nei primi quattro mesi dell’anno, con una progressione del 34% su base annua, risultano vicine solo a quelle dello stesso periodo del 2011, quando a fine anno era stato toccato il record di 612 mila tonnellate arrivate dall’estero. E’ troppo presto, con i dati Istat che arrivano ad aprile, per dire se il 2014 si candida ad avvicinarsi a tale livello, ma per ora c’è da registrare questa decisa impennata della domanda oltre i confini nazionali. Domanda, come di consueto, concentrata sui segmenti alti della piramide qualitativa, cioè extravergine e vergine, anche se le performance migliori in termini percentuali sono riferite all’olio lampante e al raffinato. In valore, invece, l’incremento è decisamente più contenuto e questo è conseguenza della flessione dei prezzi internazionali, o meglio spagnoli, che nello stesso periodo sono diminuiti del 27% nel segmento dell’extravergine e del 33% nel lampante. 2.2.1 La destinazione e l’origine degli scambi La Spagna assorbe ben l’88% del totale importato dall’Italia. Nei primi quattro mesi del 2014, peraltro, il Paese iberico, con 200 mila tonnellate ha praticamente quadruplicato le proprie consegne in Italia rispetto allo stesso periodo del 2013. Da segnalare, comunque, che l’anno anomalo è stato proprio il 2013 quando la Spagna ha dovuto fare i conti con una campagna di produzione 2012/2013 a dir poco scarsa. 6 II trimestre 2014 Tab. 2.4 – Principali Paesi fornitori dell’Italia nel settore dell’olio di oliva e sansa (t) gen-apr 2013 gen-apr 2014* Tab. 2.5 – Principali Paesi fornitori dell’Italia nel settore dell’olio di oliva e sansa (000 €) gen-apr 2013 var.% gen-apr 2014* var.% Mondo 168.800 226.857 34,4 Mondo 441.658 470.135 6,4 Spagna 45.905 199.930 335,5 Spagna 121.413 405.245 233,8 Grecia 95.644 13.499 - 85,9 Grecia 252.354 32.644 - 87,1 2.153 6.411 197,8 Portogallo 22.311 4.604 - 79,4 Tunisia - 1.018 - Francia 528 542 2,7 Turchia 1.754 483 - 72,4 506 371 - 26,8 Altri Portogallo Tunisia Australia Altri 6.728 17.217 155,9 54.871 9.186 - 83,3 - 2.177 - Francia 1.330 1.266 - 4,8 Turchia 3.964 1.145 - 71,1 999 1.256 25,7 Australia *2014 provvisorio *2014 provvisorio Fonte: Elaborazioni Ismea su dati Istat Fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat La performance 2014 della Spagna ha, di fatto, cannibalizzato tutti gli altri Paesi tradizionalmente fornitori dell’Italia, a partire dalla Grecia che, comunque, ha dovuto fare i conti con una produzione 2013 non particolarmente abbondante e con prezzi alla produzione in aumento. Crollata anche la domanda italiana di olio proveniente da Tunisia e Turchia. Tab. 2.6 – Principali Paesi clienti dell’Italia nel settore dell’olio di oliva e sansa (t) gen-apr 2013 gen-apr 2014* Mondo Tab. 2.7 – Principali Paesi clienti dell’Italia nel settore dell’olio di oliva e sansa (000 €) gen-apr 2013 gen-apr 2014* var.% var.% 133.631 141.712 6,0 Mondo 462.880 463.102 0,0 Stati Uniti 40.454 42.801 5,8 Stati Uniti 141.071 141.663 0,4 Germania 14.404 14.984 4,0 Germania 55.131 56.500 2,5 Canada 6.528 10.725 64,3 Giappone 33.864 34.594 2,2 Francia 8.351 10.403 24,6 Canada 22.994 32.838 42,8 Giappone 8.398 8.633 2,8 Francia 30.933 26.045 - 15,8 Regno Unito 19.556 18.085 - 7,5 42 12.580 29.805,2 - 10,4 Grecia 10 6.232 62.198,1 Regno Unito 5.352 5.213 - 2,6 Grecia Belgio 2.489 2.801 12,5 Svizzera 12.537 11.233 Australia 3.002 2.601 - 13,3 Belgio 9.124 9.054 - 0,8 Cina 3.121 2.554 - 18,2 Australia 9.649 8.225 - 14,8 Svizzera 2.540 2.255 - 11,2 Cina 9.833 7.956 - 19,1 Polonia 1.631 2.049 25,7 Russia 4.954 7.192 45,2 Austria 1.359 1.840 35,4 Polonia 5.632 6.419 14,0 Russia 1.356 1.785 31,7 Austria 5.491 6.202 13,0 Brasile 1.123 1.743 55,2 Brasile 4.387 6.067 38,3 Taiwan 1.268 1.579 24,5 Svezia 5.626 5.693 1,2 Svezia 1.512 1.547 2,3 Taiwan 4.325 5.547 28,3 30.735 21.967 - 28,5 87.732 67.207 - 23,4 Altri Altri *2014 provvisorio *2014 provvisorio Fonte: Elaborazioni Ismea su dati Istat Fonte: Elaborazioni Ismea su dati Istat Spostando l’analisi alla sezione attiva della bilancia commerciale si evidenzia il dato estremamente positivo del segmento al vertice della piramide qualitativa che fa segnare un +15% in volume, accompagnato da un +7% in valore. Questo evidenzia, quindi un flessione del valore medio all’export, nonostante i listini interni degli oli extravergini italiani nei primi quattro mesi dell’anno non abbiano subito le flessioni viste per la Spagna, tutt’altro. Da gennaio ad aprile, infatti, secondo rilevazioni Ismea i prezzi alla produzione in Italia dell’extravergine sono lievemente in crescita, mentre le flessioni si sono evidenziate nel segmento del vergine (-8%) e del lampante (-23%). Nel complesso, quindi, l’indice dei prezzi alla produzione Ismea segna un -7% 7 II trimestre 2014 per il comparto dell’olio di pressione. C’è sempre, comunque, da considerare il fatto che l’Italia per sua natura è un Paese importatore di olio sfuso ed esportatore di blend confezionati, per cui le dinamiche del valore medio all’export sono molto influenzate dai prezzi internazionali. Scorrendo la lista dei Paesi clienti si evidenziano performace positive in tutti i principali clienti a partire dal +6% in volume messo a segno negli Usa e non si possono non sottolineare le progressioni a due cifre del Canada e della Francia. Nel Paese transalpino scende però il valore. La scarsa produzione ellenica ha fatto sì che nel primo quadrimestre 2014 siano aumentati in modo sostanziale gli invii di olio dall’Italia alla Grecia, mentre per il motivo opposto hanno mostrato un vero e proprio crollo quelle verso la Spagna. Ad avvio di anno l’export di olio dall’Italia ha segnato una decisa battuta d’arresto alla volta della Cina, mentre ha avuto un netto progresso in Russia. Bene anche nei Paesi Scandinavi. 2.3 La domanda 2.3.1 La domanda delle famiglie In un contesto di aumento dei consumi domestici degli oli e grassi vegetali, per l’olio di oliva Tab. 2.8 – Dinamica degli acquisti domestici e continuano i segni negativi già evidenziati nel corso della spesa per gli oli vegetali (var. %) dello scorso anno. gen-giu 2014/ gen-giu 2013 Nei primi sei mesi dell’anno, infatti, dai dati q.tà val. val. unitario Ismea/Gfk-Eurisko si evidenzia una frenata degli 1,8 3,0 1,1 acquisti delle famiglie in termini quantitativi, mentre Oli e grassi vegetali la spesa aumenta per la crescita dei listini. In tema Olio di oliva -2,8 1,0 3,9 di olio di oliva, per la verità, c’è da sottolineare il fatto - Olio confezionato 3,1 4,6 1,4 che la flessione complessiva è totalmente imputabile extravergine 2,3 3,6 1,3 al prodotto sfuso, dizione impropria (perché la norma normale 4,0 6,9 2,8 impone che il prodotto destinato al consumo finale sansa 42,0 39,6 -1,7 sia confezionato in contenitori al massimo di cinque - Olio extravergine sfuso -35,8 -9,6 40,7 litri). Fenomeno questo in atto già da tempo che trova giustificazione in una molteplicità di cause tra Oli di semi 6,4 8,6 2,0 cui i prezzi elevati. Del resto l’olio extravergine Margarina 7,4 2,6 -4,4 acquistato dal frantoio ha un prezzo più elevato della maggior parte del prodotto proposto dagli scaffali Fonte: Ismea, panel famiglie Gfk/EuriskoFonte: Ismea, panel della Distribuzione moderna. Non a caso famiglie Gfk/Eurisko quest’ultimo, quindi l’olio di oliva confezionato, nei primi sei mesi del 2014 ha registrato un incremento del 3% in volume e del 4% in valore. Questo inverte la tendenza del 2013. Analizzando i singoli segmenti emerge che, nei primi sei mesi del 2014, a fronte di aumenti contenuti dell’olio di oliva extravergine e dell’olio di oliva “normale”, si ha una vera e propria impennata dell’olio di sansa di oliva, e questo per il suo prezzo, più basso rispetto all’extravergine. Nei prodotti sostitutivi dell’olio di oliva si evidenzia una situazione analoga in volume per oli di semi e margarina. Per entrambi i primi sei mesi del 2014 hanno comportato significativi incrementi dei volumi. Opposto, invece, l’andamento dei valori medi. 2.4 Il mercato 2.4.1 I prezzi alla produzione Il settore dell’olio di oliva, trascinato essenzialmente dall’olio extravergine, da gennaio ad ora è in decisa controtendenza rispetto alla Spagna. Secondo l’indice dei prezzi Ismea (che nel frattempo è stato calcolato su base 2010=100 e al quale sono stati apportate delle variazioni relative ai pesi che i diversi prodotti rivestono all’interno dell’aggregato stesso), il secondo trimestre del 2014 segna, infatti, un incremento dell’intero aggregato olio di oliva del 6% su base congiunturale, in decisa controtendenza anche rispetto al totale agricoltura (-2%) e del comparto coltivazioni (-3%). Tutti negativi, invece i confronti su base tendenziale. All’interno del settore dell’olio di oliva, comunque, le tendenze non sono univoche. Come ribadito, a portare su terreno positivo la variazione dell’intero aggregato è essenzialmente l’olio extravergine, aumentato negli ultimi tre mesi del 12% su base congiunturale. Di segno completamente opposto, invece, l’andamento del lampante che, essendo un prodotto più di massa ed indifferenziato, segue le sorti dell’omologo prodotto spagnolo. 8 II trimestre 2014 Fig. 2.3 – Indice dei prezzi alla produzione (2010=100) Fig. 2.4 – Indice dei prezzi alla produzione dell’olio di pressione in Italia (2010=100) 150 135 140 125 130 115 120 110 105 100 95 90 85 I trim II 12 III olio di oliva totale IV I trim II 13 III coltivazioni IV I trim II 14 80 I trim II 12 IV I trim II 13 extravergine totale agricoltura Fonte: Ismea III III IV I trim II 14 vergine lampante Fonte: Ismea Tab. 2.9 – Prezzi medi alla produzione dell’olio di oliva per segmento (€/kg) var. % II trim 14 I trim14 II trim14 II trim13 I trim 14 Extravergine III trim13 3,01 2,91 IV trim 13 3,12 3,48 8,9 11,5 Vergine 2,44 2,28 2,30 2,33 -8,2 1,3 Lampante 2,16 1,87 1,74 1,60 -34,4 -8,0 Prezzi franco partenza produttore, in cisterne, Iva esclusa. Fonte: Ismea Per l’olio extravergine, in particolare, non si può non sottolineare il deciso incremento anche a livello tendenziale. Cosa, questa, del tutto inattesa all’inizio della campagna quando a guidare il mercato erano i ribassi consistenti delle piazze spagnole. Da aprile a giugno, infatti, i listini medi sono costantemente cresciuti passando da 3,42 a 3,61 euro al chilo, per poi arrivare ai 3,65 di luglio. Non è superfluo indicare che da gennaio ad ora ci sono ben 64 centesimi in più. Sono le piazze del Nord della Puglia ad aver determinato questa evoluzione positiva delle quotazioni all’origine. Nel Barese che dall’inizio dell’anno a fine luglio si è passati da 2,88 a 3,68 euro al chilo, mentre nel Foggiano la progressione è stata da 2,83 a 3,66 euro al chilo. A sostenere i prezzi italiani è stata sicuramente una produzione italiana ridotta rispetto allo scorso anno ed il fatto che le partite di qualità migliori sono state molto richieste e ben pagate. 2.4.2 I prezzi delle Dop in Italia Nel segmento delle Dop il primo semestre 2014 ha mostrato tendenze alterne e non sempre in linea con l’andamento dell’olio extravergine convenzionale. E questo trova una ragione nel fatto che i prodotti Dop, essendo considerarti il vertice della piramide qualitativa, hanno delle dinamiche di mercato che in molti casi si differenziano da quelle del prodotto extravergine “convenzionle”, che possiamo definire più standardizzato. Analizzando più nel dettaglio le singole Dop e considerando solo i primi due prodotti in termini produttivi si evidenzia il calo dell’Igp Toscano a fronte dell’aumento del Terre di Bari. Da considerare che in Puglia il gap tra il prezzo dell’olio extravergine convenzionale e quello Dop non è particolarmente elevato. 9 II trimestre 2014 Tab. 2.10 – Prezzi all’origine degli oli Dop (€/kg) gen-giu 13 gen-giu 14 Alto Crotonese 4,15 4,14 Var. % I sem 14 /I sem 13 -0,4 Aprutino Pescarese 6,54 4,16 -36,4 18 18 0,0 Bruzio 3,49 3,72 6,6 Canino 7,7 7,7 0,0 7,75 7,8 0,6 Cilento nq 4,25 - Colline Salernitane nq 4,43 - Colline Teatine 4,12 4,17 1,2 Dauno 3,65 3,67 0,5 Garda 9,25 9,25 0,0 Laghi Lombardi 14,5 14,5 0,0 Lametia 4,11 3,98 -3,2 6,75 6,75 0,0 10,08 9,62 -4,6 1,6 Brisighella Chianti Classico Monti Iblei Riviera Ligure Sabina 6,4 6,5 Terre di Bari 3,16 3,33 5,4 Toscano 7,01 6,78 -3,3 Umbria 7,5 7,5 0,0 Valli Trapanesi 3,75 4,1 9,3 Val di Mazara 3,45 3,8 10,1 Veneto 9,52 9,5 -0,2 Valle del Belice 3,75 4,1 9,3 Prezzi franco partenza produttore, in cisterne, Iva esclusa. Fonte: Ismea Sembrano, inoltre in deciso apprezzamento le Dop siciliane, soprattutto della parte occidentale dell’isola, mentre la Dop Monti Iblei non sembra particolarmente dipendente dalle oscillazioni di mercato. Qualche segno negativo si evidenzia anche per le produzioni del Nord, a cominciare dalla Dop Riviera Ligure, mentre è stabile la Dop Garda. 2.4.3 I prezzi dei mezzi di produzione L’indice dei prezzi mezzi correnti di proiduzione per il secondo trimestre del 2014, a fronte di listini all’origine del settore oleario in lieve rialzo, mostra una sostanziale stabilità su base congiunturale. In lieve crescita dell’indicatore calcolato per il totale agricoltura. Minime le variazioni anche su base tendenziale anche se per olivicoltura e totale coltivazioni la variazione è positiva mentre per il totale agricoltura risulta negativa e, comunque, entro l’1%. Su base tendenziale, quindi rispetto al secondo trimestre 2013, si segnala una lieve crescita per olivicoltura e coltivazioni, mentre per l’agricoltura si registra una flessione. Nell’uno e nell’altro caso il valore assoluto della variazione è contenuto entro l’1%. Situazione analoga considerando il dato cumulato da gennaio a giugno 2014 rispetto ai primi sei mesi del 2013. Tab. 2.11 – Indice dei prezzi dei mezzi di produzione (2000=100) 145 2.4.5 I prezzi al consumo Il secondo trimestre del 2014 ha segnato per il comparto olio di oliva un rialzo dei prezzi al consumo su base tendenziale. Per tutti i segmenti, infatti, si 140 evidenziano segni positivi ad esclusione dell’olio di sansa. Il più importante è sicuramente quello 138 dell’extravergine sfuso. 135 Da sottolineare la differenza tra l’andamento del prezzo I II III IV I II III IV I II dell’olio sfuso, acquistato di norma direttamente dal trim trim trim frantoiano e caratterizzato dal fatto di essere un olio 12 13 14 olivicoltura tot. agricoltura coltivazioni extravergine di provenienza italiana, e quello dell’olio confezionato. Quest’ultimo infatti comprende anche Fonte: Ismea l’olio ottenuto da blend di oli italiani, comunitari e non che, come visto precedentemente, seguono maggiormente le sorti del mercato all’origine spagnolo. Situazioni opposte per oli di semi e margarina: salgono i primi, mentre la seconda scende del 3%. 143 10 II trimestre 2014 Tab. 2.11 – Valori medi unitari al consumo (€/litro) III trim 2013 IV trim 2013 I trim 14 II trim 14 Var.% II bim 14/II bim 13 Oli e grassi 2,78 3,50 2,78 3,02 6,9 Olio di oliva 3,88 4,67 4,00 4,38 9,0 - Olio di oliva confezionato 3,69 3,60 3,59 3,60 0,4 extravergine 3,79 3,67 3,63 3,71 0,6 normale 3,40 3,43 3,48 3,33 0,2 sansa 2,81 2,73 2,85 2,73 -1,4 - Sfuso 5,70 7,70 9,90 9,23 29,0 Olio di semi 1,52 1,52 1,59 1,61 3,5 Fonte: Ismea, panel famiglie Gfk/Eurisko Area Mercati Responsabile di redazione: Giovanna Ferrari Redazione a cura di: Tiziana Sarnari, Francesca Monduzzi e-mail: [email protected] www.ismeaservizi.it www.ismea.it 11 II trimestre 2014
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