considerazioni di natura economica sulla nuova tecnica

Economic
EconomicResearch
Research
Zurigo,
219.maggio
2014
Zürich,
Oktober
2013
Focus
Wöchentlicher Marktausblick
Raiffeisen
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Raiffeisen
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(0)44
226
7474
4141
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Fracking: considerazioni di natura economica sulla nuova tecnica di estrazione
Il fracking negli Stati Uniti ha portato a prezzi del greggio più bassi; tuttavia per gli utenti finali i
prezzi dei prodotti petroliferi, come carburanti o olio combustibile, sono rimasti invariati.
Sono fortemente diminuiti, invece, i prezzi americani del gas, fattore che costituisce un vantaggio
concorrenziale nel mercato mondiale soprattutto per i settori ad alta intensità energetica dell'industria statunitense.
Sul mercato del lavoro statunitense il boom del fracking ha avuto ripercussioni solo marginali, ma
rappresenta un fattore trainante nella riduzione del deficit della bilancia commerciale statunitense.
L'OPEC dovrebbe risentire della nuova tecnica di estrazione. Il cartello, in conseguenza della rapidissima crescita del volume di petrolio estratto negli USA deve confrontarsi con una forte erosione
di potere.
La differenza di prezzo tra il greggio WTI importante per gli USA e il Brent determinante per l'Europa, dovuta anche al fracking, dovrebbe colmarsi entro fine anno.
Negli Stati Uniti si pratica il fracking. Senza considerare
i possibili incidenti dalle conseguenze ecologiche di
vasta portata, in America mediante il cosiddetto
hydraulic fracturing (fracking), si estraggono risorse
petrolifere e gas, della cui esistenza si era a conoscenza da lungo tempo, ma che fino a poco tempo fa erano irraggiungibili, poiché inglobate in strati rocciosi
profondi.
Dal punto di vista ecologico il fracking è fortemente
controverso; in termini economici la nuova tecnica di
estrazione del petrolio rappresenta un fenomeno interessante, con potenziale per cambiamenti persistenti,
sia per l'economia statunitense sia, per un certo grado,
a livello globale.
Di cosa si tratta?
Spesso, erroneamente, in correlazione con il fracking si
parla di petrolio di scisto, associazione tuttavia non
corretta. Per esprimersi correttamente occorre utilizzare la terminologia impiegata dall'Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE), ossia tight oil. Questa precisazione è di fondamentale importanza sia per quanto concerne il tipo di petrolio sia per quanto riguarda le relative tecniche di estrazione. Il petrolio di scisto non si
presenta in natura come una materia prima liquida, ma
in strati di rocce sedimentarie inglobati sotto forma di
idrocarburi non liquidi, i cosiddetti cherogeni. L'estrazione del petrolio di scisto avviene mediante una costosa procedura termo-fisica, nella quale producendo
un elevato calore, dai cherogeni si estraggono gas e
un tipo di petrolio greggio. Sebbene nel globo vi siano
molti ed estesi giacimenti di formazioni rocciose con
Economic Research
una percentuale sufficiente di composti di cherogene,
l'estrazione del petrolio di scisto avviene in quantità
significative solo in Estonia. I motivi di questa esigua
attività di estrazione sono riconducibili a ragioni di
natura economica ed ecologica. Infatti la roccia di
cherogene viene estratta o a cielo aperto, fatto che
comporta un enorme degrado del paesaggio e consumo della superficie, oppure riscaldando, mediante
accensione o riscaldamento elettrico, direttamente la
roccia scistosa nel sottosuolo alla temperatura necessaria (ca. 500 °C) al fine di estratte il greggio così ottenuto mediante trivellazioni, processo che comporta il
rischio di riscaldamento di strati rocciosi con potenziale impatto sulle acque freatiche. Entrambe le procedure causano elevate emissioni di CO2, sono molto dispendiose in termini energetici e inoltre lasciano quantità di rocce residue poco riciclabili (da una tonnellata
di rocce a contenuto di cherogeni si estraggono circa
50 litri di petrolio greggio). Anche se alcuni gruppi
petroliferi sono impegnati nella ricerca di procedure di
estrazione a minore impatto ambientale e più efficienti, l'estrazione di petrolio di scisto, nell'attuale contesto dei prezzi del petrolio, non è redditizia dal punto di
vista economico.
Contrariamente al petrolio di scisto, il tight oil è un
greggio già presente in forma liquida, che si rinviene
talvolta a grandi profondità. A differenza dei giacimenti di petrolio convenzionali, il tight oil è però inglobato
in rocce madri. Poiché gli strati rocciosi che lo avvolgono presentano una permeabilità (misura che fornisce informazioni sul grado di penetrabilità dei fluidi)
troppo ridotta, fatto che impedisce completamente o
quasi una migrazione del petrolio, l'estrazione median-
mediante fracking sia più cara di circa il 70 per cento
in confronto all'estrazione convenzionale.
te le tradizionali trivellazioni non è possibile. Solo i
miglioramenti repentini apportati e le innovazioni nel
metodo dell'hydraulic fracturing a inizio del nuovo
secolo hanno reso tecnicamente possibile l'estrazione
del tight oil. Con la procedura di fracking si trivellano
orizzontalmente, talvolta a grandi profondità, (circa
3'000 metri sotto il suolo) gli strati rocciosi portatori di
petrolio e a contenuto di gas, e li si cementano e perforano verso gli strati rocciosi circostanti. Tramite queste perforazioni generate artificialmente si pompa
infine un'enorme quantità di acqua a elevata pressione, provocando fratture in diversi punti della roccia
madre («fracking»).
Il primo significativo tentativo di fracking è avvenuto
negli USA nel 2000, quando il Gruppo Halliburton ha
avviato un numero limitato di trivellazioni di prova
nella formazione di Bakken, che si estende nel nordovest del North Dakota, Montana e in parte della provincia canadese di Saskatchewan e abbraccia un territorio di oltre 520'000 km2, più di dodici volte la superficie svizzera. Secondo le stime dell'Energy Information
Administration (EIA) statunitense, la formazione rocciosa presenta un deposito di oltre 500 miliardi di barili
di tight oil e si attesta pertanto come uno dei più
grandi giacimenti di greggio, se non il più grande al
mondo. Tecnicamente di questi sono estraibili 10-12
miliardi di barili, il cui valore, in considerazione delle
talvolta enormi evoluzioni nella tecnologia del fracking, negli anni potrebbe essere rivisto ulteriormente
al rialzo.
Fig. 1: Fracking ed estrazione convenzionale a confronto
Estrazione
convenzionale
Fracking
Strato barriera
Gas
Petrolio
Pietra arenaria
Petrolio e/o gas
Acque freatiche
Dopo le difficoltà d'avvio iniziali, nel 2008 il fracking
ha preso nettamente il via presso la formazione di
Bakken: rispetto al 2007 sono state effettuate 422
nuove trivellazioni, che alla fine dell'anno hanno portato alla luce quasi 150'000 barili di petrolio al giorno.
Fino alla fine del 2012 si sono aggiunte ulteriori 4'180
nuove trivellazioni, che hanno aumentato la percentuale di estrazione giornaliera di ulteriori 650'000 barili
al giorno, così che a fine 2013 si estraevano già circa
800'000 barili al giorno.
Giacimento roccioso a
contenuto di petrolio
Fratturazione della roccia generati
da una miscela di fracking
Confutazione della teoria del peak oil?
Nel 2013 la produzione petrolifera annua degli Stati
Uniti è aumentata rispetto all'anno precedente di quasi
il 15 per cento. Più del 90 per cento di questa crescita
è risultata dall'estrazione non convenzionale nella
formazione di Bakken e nel cosiddetto Eagle Ford
Shale (Texas), le altre miniere statunitensi in cui si è
praticato il fracking in grande stile. I 2 milioni di barili
giornalieri di tight oil estratti da queste due formazioni
corrispondono a circa il 30 per cento dell'intera produzione statunitense e hanno contribuito in modo determinante, nel 2013, alla più forte crescita estrattiva
mai registrata negli USA da quando, nel 1859, è iniziata la produzione petrolifera su suolo statunitense. Se la
produzione statunitense continuerà a espandersi con
la medesima velocità si prevede che gli USA già a fine
2015 diventeranno i maggiori estrattori di greggio,
davanti a Russia e Arabia Saudita.
Fonte: Raiffeisen Research
Per quanto concerne la tutela ambientale, il processo
di fracking è sotto accusa soprattutto perché al termine della rottura di queste rocce si deve inserire una
soluzione composta da un mix di granuli di supporto, i
cosiddetti proppant, e sostanze chimiche, per impedire
che le fratture generate artificialmente, con la riduzione della pressione dell'acqua possano crollare. L'uso di
sostanze chimiche è indispensabile da una parte per
impedire la distruzione delle fratture a opera di batteri
e dall'altra per ridurre l'incidenza della corrosione delle
sezioni e delle linee di trivellazione. Nonostante le
società petrolifere non rilascino informazioni esatte
sulle sostanze chimiche utilizzate, non vi è dubbio che
si tratti in parte di sostanze tossiche che in caso di
perdite possano provocare danni ambientali imprevedibili.
Il fracking quindi confuta la tesi del peak oil, secondo
cui il massimo grado di estrazione si raggiunge proprio
alla primissima trivellazione di un giacimento e quindi,
a seguito della diminuzione della pressione, esso decresce costantemente? È un dato di fatto che secondo
Marion King Hubbert, il fondatore della teoria del peak
oil, la produzione petrolifera negli Stati Uniti a inizio
degli anni '70 aveva raggiunto il massimo livello di
estrazione, fatto che fu a lungo incontestabile: l'allora
elevata quantità di estrazione pari, nel 1970, a 9.6
milioni di barili giornalieri, non è mai più stata raggiunta. Tuttavia, la continua flessione della quantità annua
Stando alle stime, il fracking sarebbe economicamente
interessante solo a fronte di un prezzo del petrolio pari
a 70-80 dollari statunitensi al barile e di un prezzo del
gas pari a 3 dollari statunitensi per mille piedi cubi,
poiché, in confronto all'estrazione convenzionale,
incidono soprattutto i costi per i proppant resistenti
alle enormi condizioni di pressione, per gli additivi
della soluzione di fracking e per il trattamento di riciclaggio dell'acqua utilizzata. Queste spese supplementari, nel complesso, fanno sì che l'estrazione di gas
2
petrolifera statunitense si prevede che ciò avverrà nel
2017.
estratta, iniziata dal 1985, è stata invertita nel 2009
grazie al fracking, in modo tale che già nel 2016 dovrebbe essere eguagliata se non addirittura superata la
quantità estratta nel 1970.
Il WTI si sgancia dal Brent, ma…
Per l'economia degli Stati Uniti, così come per il mercato energetico globale, il boom del fracking è sinonimo in parte di cambiamenti persistenti. Uno dei più
eclatanti dovrebbe essere lo svincolo dei prezzi dei due
principali tipi di petrolio. Dopo che il prezzo del tipo
West Texas Intermediate (WTI) rilevante per gli USA e
quello del Brent determinante per l'Europa sono andati
a lungo praticamente di pari passo, dall'ascesa del
fracking il WTI è stato visibilmente sotto pressione e
quotato, talvolta significativamente, al di sotto del
prezzo del Brent.
Fig. 2: I 5 maggiori estrattori di greggio (incl. condensati; in
migliaia di barili / giorno)
12'000
10'000
8'000
6'000
4'000
2'000
0
2001
USA
USA
2003
2005
Russia
Russland
2007
2009
Arabia Saudita
Saudi
Arabien
2011
Cina
China
2013
Fig. 4: Svincolo del prezzo del WTI da quello del Brent
Canada
Kanada
Fonte: EIA, IEA, Raiffeisen Research
140
Infatti, contrariamente all'estrazione di petrolio convenzionale, nel fracking le curve del numero di estrazioni procedono pressoché parallelamente ai volumi di
estrazione ottenuti. In altri termini, ogni «frack job»
supplementare genera la stessa percentuale di estrazione dei punti già sottoposti a fracking dello stesso
giacimento. I campi di estrazione convenzionali, invece, in generale sono caratterizzati dal fatto che alcune
poche (prime) trivellazioni sono particolarmente proficue, mentre le successive generano volumi di estrazione molto inferiori.
120
100
80
60
2010
9000
50'000
8000
40'000
7000
30'000
6000
20'000
5000
10'000
1990
1994
1998
2002
Produzione
Produktion
non Non-OPEC
OPEC (migliaia
(Tsd.Fass/Tag)
di barili/giorno)
2006
2010
2012
WTI
Datenreihen1
2013
2014
Brent
Datenreihen2
Fonte: EIA, Raiffeisen
I motivi della differenza di prezzo riscontrabile negli
ultimi anni devono essere ricercati da una parte nella
geografia economica e dall'altra nell'infrastruttura
petrolifera degli Sati Uniti. Il punto cardine per il greggio si colloca nel Cushing, Oklahoma. È da lì che il
greggio viene trasportato tramite pipeline nelle sedi
delle raffinerie, che si concentrano per lo più nel Sud
del paese, presso il Golfo del Messico. Le trasformazioni sul mercato petrolifero americano negli ultimi
anni hanno condotto a flussi petroliferi cui l'infrastruttura del Cushing non era e non è pronta. Da una parte
il Canada, come maggiore fornitore di petrolio degli
USA, ha potenziato ulteriormente la propria posizione
di supremazia, mentre le importazioni dal Messico e
oltreoceano sono diminuite significativamente e talvolta crollate drasticamente. I flussi petroliferi quindi non
scorrono più dal Sud, ossia dal Messico e dalle grandi
installazioni di importazione petrolifera del Golfo del
Messico, verso il Cushing, ma provengono per lo più
da quelle site a Nord, in Canada. Dall'altro lato il quantitativo di petrolio da fracking, in rapida crescita, proviene anche dalle formazioni di Bakken a nord del
Cushing, in North Dakota e Montana. Poiché le direzioni di flusso delle pipeline sono modificabili solo a
fronte di enormi oneri economici e tecnici, la variazione della situazione iniziale nel Cushing ha portato a un
vero collo di bottiglia: da nord fluiva e fluisce verso il
Cushing molto più greggio di quello che dal Cushing
possa essere trasmesso alle sedi delle raffinerie. La
conseguenza: una massiccia costituzione di scorte nel
Fig. 3: Crescita della produzione petrolifera statunitense
grazie al fracking
60'000
2011
4000
2014
Produzione
OPECOPEC
escl. exkl.
Iraq (migliaia
di Fass/Tag)
barili/giorno)
Produktion
Irak (Tsd.
Produzione
USA USA
(migliaia
barili/giorno;
Produktion
(Tsd.diFass/Tag;
r.S.) scala destra)
Fonte: Bloomberg, EIA, Raiffeisen Research
In ogni caso, neppure l'estrazione non convenzionale
di tight oil mediante il metodo del fracking risulta
immune da un calo nel tempo: la percentuale di estrazione in una trivellazione di fracking cala solitamente
di circa il 50 per cento nei primi due anni, cosa che
comporta un elevato numero di trivellazioni di compensazione. Pertanto l'estrazione non convenzionale di
tight oil, pur non confutando la teoria del peak oil,
relativizza il picco di estrazione postulato con l'apertura di un nuovo giacimento petrolifero e provoca uno
spostamento temporale del massimo livello di estrazione petrolifera previsto. Al momento per l'estrazione
3
gli Stati Uniti dall'inizio del fracking abbiano ampliato
costantemente l'estrazione di greggio, la percentuale
di greggio importata è ancora di grande rilievo. Alla
fine del 2013 il rapporto tra il greggio importato e
quello estratto autonomamente era di circa 1:1, mentre a inizio dello svincolo del prezzo del WTI da quello
del Brent il greggio importato era ancora circa due
terzi di quello trasformato dalle raffinerie statunitensi.
Di conseguenza non sorprende che i prodotti di raffineria siano correlati al prezzo del Brent piuttosto che a
quello del WTI. Si deve pertanto supporre che con la
ridotta dipendenza degli USA in fatto di greggio, i
prezzi di carburanti e gasolio potranno orientarsi sempre più al WTI, una tendenza che è già in parte osservabile nel prezzo del carburante per veicoli normali.
Cushing e nei dintorni. Poiché il Cushing è però il punto di fornitura per i contratti di greggio WTI, queste
enormi scorte hanno fatto sì, secondo la legge della
domanda e dell'offerta, che il prezzo WTI si trovasse in
parte sotto una notevole pressione e di conseguenza
ha avuto inizio lo svincolo dal prezzo del Brent.
La pipeline Keystone XL in progetto, che trasporterebbe il petrolio canadese, aggirando il Cushing, direttamente dai luoghi di estrazione alla sede della raffineria
di Port Arthur, nel Golfo del Messico, alleggerendo di
molto i depositi del Cushing, sarebbe decisamente di
grande utilità. La realizzazione del progetto tuttavia
finora si è arenata contro gli ostacoli della politica
(ambientale). Trattandosi di un progetto transfrontaliero, secondo il diritto statunitense il potere decisionale
è prerogativa esclusiva del Presidente degli Stati Uniti;
finora Barack Obama non si è espresso con tempistiche concrete.
Fig. 5: Prezzi spot per prodotti distillati correlati al Brent
piuttosto che al WTI
In ragione di questi lunghi e difficili processi per la
realizzazione di progetti di pipeline, le carenze di fornitura esistenti vengono ridotte solo «a piccoli passi»,
come avvenuto l'ultima volta nel gennaio di quest'anno, quando ha preso servizio una sezione di pipeline
che conduce al Golfo del Messico (una sezione politicamente «non problematica» della pipeline Keystone
XL). Anche se sono in programma, e in parte già in
costruzione, ulteriori pipeline volte ad alleggerire il
Cushing, la situazione del deposito nel Cushing dovrebbe dapprima distendersi solo lievemente e quindi il
WTI dovrebbe riprendere terreno rispetto al Brent solo
lentamente, anche se si deve supporre che il WTI nella
seconda metà dell'anno subirà probabilmente una
nuova pressione, poiché l'estate prossima diverse raffinerie del Golfo del Messico dovranno essere chiuse a
lungo, del tutto o in parte, per lavori di manutenzione.
130
4.00
120
3.50
110
3.00
100
2.50
90
80
2.00
2011
2012
Benzina normale (USD
/ G)
Normalbenzin
(USD/G)
Jet-Treibstoff
Carburante jet (USD
(USD/G)
/ G)
WTI (USD
/ B, scala
WTI
(USD/F;
r.S.)destra)
2013
2014
Gasolio (USD
/ G)
Heizöl
(USD/G)
Diesel a basso tenore Diesel
di zolfo (USD
/ G)
Niedrig-Schwefel
(USD/G)
Brent (USD
/ B; scala
Brent
(USD/F;
r.S.)destra
Fonte: EIA, Raiffeisen Research
Si riscontra che le differenze di prezzo tra i prodotti di
raffineria suddescritti e il WTI si siano ampliate ulteriormente dal boom del fracking: sebbene il prezzo
spot per il WTI negli ultimi anni abbia subito una forte
flessione, gasolio, benzina normale, diesel e benzina
per aerei hanno continuato a subire aumenti. I motivi
di questo andamento contrario alle aspettative dovrebbero essere ricercati da una parte nello sfruttamento delle capacità in fase di trasformazione del
greggio: più una raffineria si avvicina al carico massimo, maggiore è il potere di determinazione del prezzo.
La figura 6 sembra almeno indicare una relazione di
questo genere (settore evidenziato).
…i prezzi dei prodotti petroliferi restano invariati
Il greggio di per sé è inutile per l'economia reale. Molto più importanti sono i singoli prodotti, ottenuti dal
greggio mediante processi di raffinazione. La maggior
parte del greggio (circa l'85 per cento) viene trasformato per la produzione di combustibile per motori a
benzina (circa il 45 per cento); seguono combustibili
diesel e gasolio (circa il 30 per cento) nonché carburanti per aerei, utilizzati per il funzionamento di aerei a
turboreattore e a turboelica (circa il 10 per cento). Si
pone in primo luogo quindi la questione di quanto il
prezzo dei carburanti e del gasolio sia correlato con
quello del greggio: se non vi è correlazione o se è
debole, gli effetti della differenza di prezzo suddescritta tra WTI e Brent per l'economia reale sarebbero di
importanza modesta. Dovrebbe sorprendere ancora di
più il fatto che negli USA il prezzo dei principali prodotti di raffineria, sia sì fortemente orientato a quello
del greggio, ma non a quello del tipo WTI, determinante per gli USA, bensì piuttosto a quello del Brent,
rilevante per l'Europa, come mostrato nel grafico che
segue.
Fig. 6: Aumento dello spread tra prezzi WTI e prezzi dei distillati
100
50
40
90
30
20
80
10
0
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Carico della raffineria (in%,(in
scala
Raffinerieauslastung
%,destra)
r.S.)
A un secondo sguardo, tuttavia, la correlazione con il
Brent risulta in gran parte spiegabile. Infatti, sebbene
Fonte: EIA, Raiffeisen Research
4
Gasolio
Heizöl--WTI
WTI
70
Diesel
Diesel- WTI
- WTI
Dall'altro lato non è da escludere neanche che i gestori
delle raffinerie, nel periodo in rassegna, con i prezzi
WTI più bassi abbiano per così dire sfruttato il momento favorevole per incrementare il proprio margine di
utile.
14
70
10
60
6
50
Prezzi del gas nettamente inferiori
40
2
2001 200237622
2003 200438353
2005 200639083
2007 200839814
2009 201040544
2011 201241275
2013 2014
36892
Estrazione di gas secco statunitense
(miliardi
di piedi cubi;
US-Trockengasförderung
(Mrd.
Kubik-Fuss;
r.S.)scala destra)
Prezzo spot
Henry
Hub (USD(USD/Mio.
/ milioni di btu)
Henry
Hubgas
Gas
Spot-Preis
Btu)
Prezzo finale
l'utente industriale
(USD / miliardi
piedi cubi)
Endpreis
fürperIndustrielle
Verbraucher
(USD/Tsd.
Kubik-Fuss)
Nonostante il prezzo in discesa del WTI, legato all'estrazione non convenzionale di petrolio, finora non vi
sono state ripercussioni nell'economia americana in
termini di prezzi più bassi per i prodotti petroliferi
principali, fattore che a uno sguardo più approfondito,
potrebbe apparire di secondaria importanza, poiché il
petrolio e i relativi derivati per l'industria statunitense,
rispetto alle altre fonti di energia, hanno un'importanza minore, che negli ultimi anni è calata ulteriormente.
Fonte: EIA, Raiffeisen Research
Per l'industria americana l'abbassamento del prezzo
del gas significa un notevole risparmio dei costi di
produzione: quando nel 2008 sono iniziate su vasta
scala le attività di fracking, il prezzo del gas per gli
utenti industriali si attestava sui 9.65 USD (prezzo
medio annuo); nel 2013, con 4.66 USD, il prezzo era
ormai pari solo alla metà. Ne è conseguito che l'industria statunitense nel 2013, nonostante un maggior
consumo di circa il 10 per cento, ha dovuto spendere
quasi 30 miliardi di dollari in meno per il gas rispetto al
2008, che corrisponde a circa un 1 per cento dell'intera produzione industriale.
Fig. 7: Consumo energetico delle società industriali statunitensi per fonte energetica (in% del consumo energetico complessivo) 1
45
30
15
Vantaggi in termini di costi sul mercato mondiale
0
1994
Gas
naturale,
GPLLPG
e GNL
Erdgas
sowie
&
Carbone
Kohle
Kokseund
Koksgruse
Coke
polverino
di coke
1998
NGL
2002
Anche se il prezzo del gas statunitense già a metà del
2005 era nettamente al di sotto rispetto a quello
dell'Europa, la differenza tra i prezzi americani e quelli
europei si è acuita nettamente con il boom del fracking (dal 2008): a inizio del terzo trimestre 2013 il gas
costava all'industria statunitense solo circa un terzo
rispetto all'industria europea.
2006
Altre
fontiEnergieträger
energetiche
Andere
Olio combustibile
Schweröl
und Distillierte
pesante e Ölprodukte
prodotti
petroliferi distillati
Fonte: EIA, sondaggio MECS, Raiffeisen Research
Decisivo è il gas, che è di gran lunga la fonte energetica più richiesta e utilizzata dalle società industriali
americane. E per il gas il fracking offre all'industria un
vantaggio concorrenziale a livello internazionale da
non sottovalutare, poiché, similmente al petrolio, il gas
ottenuto dal fracking comporta un massiccio aumento
dell'offerta nel mercato americano. Contrariamente al
petrolio, per il gas tuttavia vi è un onere di trasformazione relativamente ridotto, affinché esso diventi utilizzabile dall'utente finale: dopo l'estrazione viene solo
«essiccato», ossia avviene l'eliminazione di acqua ed
eventuali idrocarburi. Dopodiché è utilizzabile come
fonte energetica per l'uso commerciale sia in stato
gassoso che in forma liquida, denominata anche LNG
(liquified natural gas), mediante un massiccio raffreddamento. La differenza di prezzo tra il prezzo spot per
il gas naturale e il prezzo che l'industria deve pagare
resta pertanto al margine attuale abbastanza costante.
Fig. 9: Prezzi del gas per l'industria (USD / TEP)
80
60
40
20
0
T
T
T
T
T
T
T
T
T
T
T
T
Q1
Q1
Q1
Q1
Q1
Q1
Q1
Q1
Q1
Q1
Q1
Q1
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Germania
Deutschland
USA
USA
OCSE
OECDEuropa
Europa
Quelle: IEA, Raiffeisen Research
Mentre tra il 2008 e il 2013 i prezzi negli Stati Uniti si
sono quasi dimezzati, negli stati europei dell'OCSE i
prezzi del gas nello stesso arco di tempo sono diminuiti solo lievemente, beninteso a un livello che dalla fine
del 2005 è di molto al di sopra a quello degli USA. Una
circostanza che avvantaggerà in modo persistente
l'industria americana nel mercato mondiale. In particolare i settori ad alto fabbisogno energetico, come l'industria tessile, la lavorazione del legno, la produzione
Fig. 8: Prezzo spot e prezzo per l'utente finale del gas
1
Poiché la quantità delle diverse fonti di energia è talvolta misurata
con unità di misura differenti, per costruire un quadro uniforme è
necessaria la conversione in un'unica misura. Se necessario i dati del
settore energetico nel presente documento sono stati convertiti
nell'unità british thermal unit (btu)
(cfr. in merito: http://www.iea.org/interenerstat_v2/energy_unit.asp)
5
Fig. 11: Cifre dell'occupazione USA (in migliaia di posti di
lavoro)
di articoli minerari e metallici così come l'industria
chimica e petrolchimica dovrebbero beneficiare abbondantemente di questo sviluppo.
140'000
650
Quindi l'IEA prevede che, in virtù del vantaggio concorrenziale dovuto all'energia relativamente conveniente, la percentuale di esportazioni mondiali di prodotti ad alta intensità energetica provenienti dalla
produzione statunitense entro il 2035 aumenterà leggermente, mentre la percentuale del Giappone e
dell'Unione Europea insieme caleranno di circa un
terzo.
136'000
500
132'000
350
128'000
200
2003
124'000
2005
2007
2009
Settore del Ölpetrolio
e del
gas
und Gas
Sektor
Tale riduzione del prezzo del gas per le imprese americane, resa possibile dal fracking, è particolarmente
importante per l'economia statunitense soprattutto
perché gli americani nel confronto internazionale sono
i secondi, dopo la Cina, quanto a spesa energetica per
il proprio prodotto nazionale lordo. Rispetto alla Germania, negli USA si utilizza qualcosa come il 50 per
cento di energia in più per conseguire 1'000 dollari
statunitensi di prodotto interno lordo; rispetto al Giappone circa il 40 per cento in più e rispetto alla media
OCSE comunque un buon 20 per cento in più.
0.2
0.1
USA
Germania
Deutschland
1990
OSCE
OECD
Non-farm
nonfarm
(r.S.)(scala destra)
Anche se il fracking esercita quindi un influsso pressoché trascurabile sul mercato del lavoro complessivo
americano, a livello regionale si riscontrano effetti
misurabili. Per esempio nel North Dakota, con i suoi
circa 700'000 abitanti. Il tasso di disoccupazione locale
negli ultimi tre decenni è sceso a un livello più basso
rispetto a quello complessivo degli Stati Uniti. Dall'incentivazione del fracking avviata nel 2008, tuttavia lo
stato federale del nord, in cui è sita gran parte della
formazione di Bakken succitata, ha ottenuto risultati
nettamente migliori: se prima del boom del fracking il
tasso di disoccupazione nel North Dakota si attestava
tra il 54 e il 90 per cento del tasso di disoccupazione
americano complessivo, dalla fine del 2007 questo
rapporto si è nettamente ridotto, con una tendenza
ulteriormente al ribasso. A fine 2013 il tasso di disoccupazione americano complessivo era pari al 6.7 per
cento, mentre nel North Dakota ammontava al 2.7 per
cento.
0.3
USA
2013
Fonte: Bureau of Labour Statistics, Raiffeisen Research
Fig. 10: Energia utilizzata (in TEP / migliaia di dollari statunitensi PIL)
0.0
2011
Il saldo del commercio estero americano beneficia del boom del fracking
UE 27
EU 27
2010
Il crescente approvvigionamento autonomo degli Stati
Uniti con petrolio proveniente dalla produzione domestica ha effetti di vasta portata sulla bilancia commerciale americana, visibili già oggi. In tal modo con la
diminuzione del volume di petrolio importato si riduce
anche il pressoché cronico saldo negativo del commercio estero degli USA: emerge una correlazione
nettamente negativa tra la variazione nell'importazione di petrolio e la variazione del saldo della bilancia
commerciale. Un trend che a nostro avviso proseguirà
anche nei prossimi anni. Infatti, se si considera l'andamento del saldo della bilancia commerciale in funzione della crescita economica americana e dell'importazione di petrolio, secondo il nostro calcolo basato
sulla crescita economica americana e sull'importazione
statunitense di petrolio per il primo semestre 2014
risulta, ceteris paribus, un'ulteriore leggera riduzione
del deficit del commercio estero statunitense, prima
che esso si estenda di nuovo nella seconda metà
dell'anno, per diminuire ancora leggermente nell'ultimo trimestre. Questa previsione da una parte si fonda
sulla nostra ipotesi di una crescita economica americana annualizzata del 2.5 per cento per il 2014 e dall'al-
Fonte: OCSE, Raiffeisen Research
Effetto marginale sul mercato del lavoro americano
Se si mettono in relazione l'occupazione nell'estrazione di petrolio e gas con i dati del mercato del lavoro
complessivo, emerge che il boom del fracking ha comportato una notevole crescita occupazionale nel settore dell'estrazione del petrolio e del gas, ma in generale
ha esercitato un effetto molto marginale sul mercato
del lavoro complessivo. Infatti, sebbene il numero di
occupati nell'estrazione di petrolio e gas negli ultimi
dieci anni sia raddoppiato, il numero di posti di lavoro
nel settore risulta scarso, se lo si confronta all'occupazione complessiva (senza agricoltura e settore pubblico, nonfarm). A fine 2013, per esempio, lavoravano
all'estrazione di petrolio e gas circa 615'000 persone
mentre al contempo si registravano più di 135 milioni
di posti nonfarm.
6
Fig. 13: Esportazioni di petrolio negli Stati Uniti
tra sul presunto proseguimento del trend al ribasso
dell'importazione di greggio.
Il grafico mostra i principali fornitori di petrolio e
prodotti petroliferi degli Stati Uniti. Le singole
colonne indicano le quantità di esportazioni ad
agosto 2006 (
) e a novembre 2013 (
). La
colonna più alta (Canada) corrisponde a un volume di
fornitura di circa 93 milioni di barili al mese; la più
piccola (Norvegia) a un volume di circa 1.5 milioni di
barili al mese.
Fig. 12: Miglioramento della bilancia commerciale statunitense grazie al fracking?
0
160%
-10
120%
-20
80%
-30
40%
-40
0%
-50
-40%
-60
-80%
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
Canada:
+22%
Messico:
-45%
-70
2014
Bilancia commerciale (in+Charts!$16:$16
USA (in miliardi di USD; scala
US-Handelsbilanz
Mrd.destra)
USD; r.S.)
Bilancia commerciale (Veränderung
USA (variazione rispetto
all'anno precedente)
US-Handelsbilanz
ggü. VJ)
Valoredes
dell'importazione
di greggio
(variazioneggü.
rispetto
Wert
Rohölimports
(Veränderung
VJ)all'anno precedente)
Virgin Island:
-100%
Ecuador:
-22%
Fonte: Reuters Datastream, Bloomberg, Raiffeisen Research
Non da ultimo, questo andamento diminuisce la
dipendenza dell'economia americana dagli eventi
della politica mondiale, che talvolta possono ripercuotersi fortemente sui volumi di petrolio importati
e/o sul prezzo del petrolio. Infatti a livello cumulativo la dipendenza americana dal petrolio estero in
generale è calata e continuerà a diminuire anche in
futuro. Nell'agosto 2006, al livello massimo di importazione di petrolio, gli Stati Uniti hanno importato ben 455 milioni di barili di petrolio e prodotti
petroliferi, ovvero il 69 per cento della richiesta
complessiva americana. Alla fine dello scorso anno
la percentuale di importazione del consumo complessivo mensile ammontava ancora a quasi il 50
per cento, corrispondente a un volume di importazione di ben 294 milioni di barili. Nel giro di circa
poco più di 5 anni gli Stati Uniti hanno da una parte
permesso di ridurre la percentuale di importazione
di greggio di circa il 30 per cento e dall'altra parte
hanno superato la soglia a partire dalla quale essi
estraggono più petrolio localmente rispetto a quello
che importano.
Norvegia:
-8 2%
UK:
-82%
Algeria:
-82%
Venezuela:
-47%
Brasile:
-60%
Russia:
-35%
Paesi Bassi:
-68%
Iraq:
-72%
Angola:
-78%
Saudi-Arabien:
+/-0%
Corea:
-66%
Nigeria:
-91%
Fonte: EIA, Raiffeisen Research
Nettamente diversa appare la situazione per gli altri
fornitori di petrolio degli Stati Uniti, anch'essi tradizionalmente importanti2. La Nigeria, ad esempio,
con un volume di fornitura di oltre 16 milioni di
barili, nell'agosto 2006 costituiva uno dei principali
fornitori degli USA, mentre, secondo le cifre più
recenti, da allora il volume di fornitura è calato di
oltre il 91 per cento. Un andamento simile si riscontra anche in Algeria e Angola, dove la quantità di
petrolio esportata in America nel periodo in rassegna è scesa rispettivamente di circa l'82 e il 78 per
cento. A livelli inferiori, si registrano flessioni significative nelle esportazioni di petrolio negli USA per le
Isole Vergini britanniche (-100 per cento; nessun
fornitore), per il Regno Unito e la Norvegia (-82 per
cento ciascuno), per la Corea del Sud (-66 per cento) e per la Russia (-35 per cento). Queste flessioni
dovrebbero rappresentare per gli USA soprattutto
un incremento della sicurezza di pianificazione,
poiché in tal modo si riduce quella percentuale di
petrolio per la cui importazione occorre attraversare
mari interi: Nell'agosto 2006 quasi 197 milioni di
barili, ovvero il 43 per cento dell'importazione di
petrolio americana, hanno percorso vie transatlantiche o transpacifiche. A livello cumulativo ciò significava che circa un terzo del consumo mensile statunitense veniva importato attraversando uno dei due
oceani. Cinque anni dopo questa percentuale si
attestava ancora al 14 per cento, ovvero a 82 milioni di barili e a circa il 30 per cento dell'importazione
di petrolio statunitense.
Per gli USA, con questa riduzione della dipendenza
dal petrolio, risultano alcuni spostamenti nell'importanza, puramente in termini di petrolio, dei partner
commerciali (cfr. figura 13). Il Canada resta indiscutibilmente il più importante fornitore di petrolio:
rispetto all'agosto 2006 il vicino settentrionale degli
Stati Uniti ha incrementato il proprio volume di fornitura portandolo a circa 93 milioni di barili al mese.
Il secondo fornitore di petrolio per importanza, l'Arabia Saudita, con quasi 47 milioni di barili al mese,
esporta decisamente meno negli Stati Uniti rispetto
al Canada. Al contempo, tuttavia, nel periodo in
rassegna, l'Arabia Saudita non ha registrato alcuna
ripercussione legata al calo dell'importazione di
petrolio da parte degli Stati Uniti. Il volume di fornitura della monarchia araba del Golfo Persico si è
attestato nel novembre 2013 più o meno allo stesso
livello dell'agosto 2006: l'Arabia Saudita resta per
l'economia americana, e quindi anche per la politica
estera statunitense, come di consueto, di grande
importanza.
Infine il calo di importanza delle rotte navali commerciali per gli USA potrebbe comportare anche
2
Per motivi di chiarezza non sono stati considerati tutti i paesi che
riforniscono di petrolio gli USA. Sono stati presi in considerazione
quei fornitori che al momento di massima importazione di petrolio
(agosto 2006) esportavano negli Stati Uniti almeno mezzo milione di
barili di prodotti petroliferi Questi paesi coprono circa oltre l'86 per
cento dell'importazione di petrolio americana.
7
tezza quale sarà questa soglia. Secondo alcune stime, sopratutto gli stati dell'Arabia necessitano di un
prezzo del petrolio medio pari a 100 dollari statunitensi al barile per poter garantire in modo persistente il finanziamento del proprio bilancio statale, fatto
confermato indirettamente dai rappresentanti
dell'OPEC la scorsa estate. Pertanto al momento
non ci sono ancora motivi per cui il cartello dovrebbe ridurre il volume di estrazione: entrambi i tipi di
petrolio da quasi tre anni sono quotati rispettivamente tra circa 77 e 107 (WTI) e tra 92 e 116 dollari
statunitensi al barile (Brent). Prevediamo che i prezzi, soprattutto del WTI, in conseguenza della crescente produzione americana dovuta al fracking,
delle scorte non smaltibili rapidamente e dei problemi di pipeline, anche in futuro non si allontaneranno da questo range.
conseguenze strategiche. Considerando l'importanza delle forze militari dei marines nella sicurezza
delle vie marittime, non sono da escludere cambiamenti nella politica di sicurezza marittima internazionale, poiché si relativizzano notevolmente i vantaggi che gli Stati Uniti trarrebbero dalla propria
presenza sui mari. Cosa tale sviluppo significhi per la
sicurezza dello stretto di Hormuz e in particolare per
il commercio mondiale attraverso le vie marittime
commerciali principali lo si scoprirà in futuro.
Erosione del potere dell'OPEC: il petrolio da
fracking condurrà effettivamente alla fine del
cartello?
Un ulteriore punto in materia di fracking resta la
questione di come i metodi di estrazione non convenzionali agiscano sull'andamento futuro dei prezzi
del petrolio e della differenza di prezzo tra WTI e
Brent. Una questione cui non è tuttavia semplicissimo rispondere, poiché il prezzo del petrolio è determinato anche da molti fattori esogeni imprevedibili, come mostra uno sguardo nel lungo termine
a ritroso.
Si deve però presumere che l'OPEC, anche in caso di
significativa e persistente discesa al di sotto della
soglia dei 100 dollari, non reagirà immediatamente
con una riduzione del volume di estrazione. Il motivo potrebbe risiedere nella comunque sufficiente
attrattiva, per alcuni membri del cartello, di soglie al
di sotto dei cento dollari che li porterebbe a discostarsi dalle quote di estrazione concordate. Evidenti
segni di questo approccio sono emersi già negli
ultimi due anni: Infatti l'attuale volume di estrazione
target vigente di circa 30 milioni di barili al giorno è
valido già dal quarto trimestre 2011, e tuttavia il
volume di estrazione effettivo dell'OPEC da allora è
stato costantemente al di sopra di questo livello
target e ha registrato temporaneamente persino
significative, seppur brevi, fasi di crescita, come
illustra l'accettazione spezzettata della percentuale
di estrazione target.
Fig. 14: Fattori d'influenza del prezzo del petrolio nel lungo termine
Termine ufficiale dell'occupazione
Esplosione della crisi finanziaria
L'Iraq invade il Kuwait
Inizio della
Inizio della crisi in Asia guerra in Iraq
9/11
L'OPEC riduce i volumi di
L'OPEC riduce i volumi di
Alla luce di ciò si può prevedere che l'OPEC, in via
non ufficiale, sembrerebbe accettare una significativa differenza tra il prezzo del petrolio desiderato,
pari a circa cento dollari al barile, e la soglia di sopportazione effettiva, alla quale si cerca di mantenere
un determinato prezzo mediante un volume di estrazione target effettivo accettato dai membri.
Questa soglia di sopportazione sembrerebbe attestarsi intorno agli 80 dollari statunitensi al barile.
Così il cartello ha alzato il volume di estrazione
target fino all'estate 2006, quando il prezzo di entrambi i principali tipi di greggio era di circa 79 dollari al barile. Questa notevole riduzione del volume
di estrazione nell'autunno 2007 è stata praticamente compensata completamente, quando dopo un
netto abbassamento a inizio dell'anno il prezzo al
barile è risalito a circa 82 dollari. Un simile modello
è stato osservato anche nel 2009: Il cartello ha imposto riduzioni, talvolta massicce, del volume di
estrazione quando il prezzo del barile si è attestato
rispettivamente a circa 72 (Brent) e 79 (WTI) dollari
statunitensi.
Prezzo spot Brent (USD / barile)
Prezzo spot WTI (USD / barile)
Fonte: Reuters Datastream, Raiffeisen Research
Emerge che, oltre agli eventi economici e politici,
sono soprattutto le variazioni dei volumi di estrazione dell'OPEC a incidere sul prezzo del petrolio. Riteniamo che, oltre al crescente volume di estrazione
degli USA, il comportamento dell'OPEC rappresenterà anche in futuro una variabile di input decisiva.
Tuttavia la grande incognita è come si manifesterà
questo comportamento. Secondo noi sussistono
due possibili scenari relativi alle reazioni degli stati
dell'OPEC a un'ulteriore pressione sul prezzo del
petrolio a seguito dell'aumento di produzione da
parte degli Stati Uniti.
Scenario 1: L'OPEC reagisce con la diminuzione
del volume di estrazione target
Nel primo scenario l'OPEC compenserà l'aumento
dell'offerta di mercato riducendo il proprio volume
di estrazione, non appena il prezzo del petrolio
scenderà al di sotto di una determinata soglia sostenibile. Non è possibile tuttavia definire con cer8
Previsioni per il 2014…
Fig. 15: L'OPEC sembra essere soddisfatto con 80 USD al
barile
Anche nell'anno in corso il volume di petrolio e gas
estratti in modo non convenzionale negli USA continuerà ad aumentare. Per quanto riguarda il greggio
l'EIA prevede un volume di estrazione di circa poco più
di 8.7 milioni di barili al giorno, quota che corrisponde
a un incremento di quasi il 9 per cento, ovvero di circa
730'000 barili al giorno, rispetto all'estrazione attuale
(fine febbraio 2014).
160
6
4
120
2
80
0
-2
40
-4
0
-6
2001
2005
2009
2013
Poiché entro la fine dell'anno non vi saranno pipeline
pronte che possano alleggerire in modo significativo la
situazione nell'area del Cushing, anche nel 2014 il
collo di bottiglia continuerà a sussistere; inoltre l'arresto temporaneo delle raffinerie dovrebbe inasprire
ulteriormente la situazione e non c'è da attendersi
neppure un allentamento completo del divieto di esportazione del greggio.
Volume di estrazione target dell'OPEC (milioni di barili / giorno; variazione rispetto all'anno
precedente)
Prezzo spot Brent (USD; scala destra)
Prezzo spot WTI (USD; scala destra.)
Quelle: EIA, OPEC, Reuters Datastream, Raiffeisen Research
Scenario 2: L'OPEC diventa effettivamente incapace di agire e perde il proprio potere nella determinazione dei prezzi
Per il 2014 gli scenari relativi all'OPEC su descritti risultano ancora irrilevanti, poiché il prezzo del petrolio
nell'anno in corso difficilmente scenderà al di sotto
della soglia magica degli 80 dollari; nel prossimo anno
quindi non si verificherà l'evento scatenante per il
primo scenario. Il secondo scenario a sua volta può
essere trascurato di per sé, poiché una «non reazione»
dell'OPEC alla fine rappresenta il proseguimento dello
status quo.
La seconda possibilità è rappresentata dal fatto che
l'OPEC non reagirà, ovvero non potrà reagire, all'aumentata offerta di petrolio mediante variazioni dei
volumi di estrazione target previsti. Riteniamo che vi
siano due importanti punti a supporto di questo scenario. Innanzitutto le tensioni all'interno del cartello negli
ultimi anni sono aumentate notevolmente, fatto che è
emerso in modo significativo nella questione del reinserimento dell'Iraq, che dalla guerra del Golfo del
1991 non è più vincolato alla quota di estrazione
target, ma che nel frattempo è diventato il secondo
maggior produttore di petrolio dell'OPEC, dopo l'Arabia Saudita. Stando alle valutazioni dell'IEA, l'Iraq nei
prossimi sei anni potrebbe raggiungere un volume di
produzione di 6 milioni di barili al giorno (circa un
quinto dell'attuale volume di produzione dell'OPEC).
Soprattutto i sauditi, che temono per la propria supremazia in seno all'OPEC, desiderano assoggettare al
più presto l'Iraq al sistema delle quote di estrazione,
opzione che per gli iracheni tuttavia risulta poco interessante. Se anche si trovasse una soluzione alla questione irachena, vi sono tanti eventi secondari che
minano le fondamenta del cartello e ne minacciano
persino il crollo. Le tensioni politiche e religiose tra la
casa reale saudita e gli iraniani, la disponibilità in calo
dei singoli stati a rispettare le soglie di estrazione (l'OPEC non prevede un regime di sanzioni in caso di violazione), così come in parte l'escalation di controversie
nella ripartizione dei volumi di estrazione complessivi
tra i singoli membri, cosa che non da ultimo nel 2008
ha portato all'uscita dell'Indonesia.
Considerando l'eccedenza di offerta che continua a
sussistere nel Cushing, l'utilizzo delle capacità nelle
raffinerie statunitensi e le nostre previsioni per la crescita economica americana, ci aspettiamo che il prezzo
del WTI nel corso dell'anno prosegua la tendenza
leggermente rialzista. Prevediamo quindi che, in ragione delle ridotte capacità delle raffinerie, la situazione
di difficoltà nel Cushing si inasprirà ancora e di conseguenza il WTI sarà sotto pressione. Nel complesso,
tuttavia, la sezione di pipeline messa in servizio a gennaio tra il Cushing e le sedi delle raffinerie del Golfo
del Messico daranno un lieve sollievo, cosicché prevediamo che il WTI per fine anno verrà quotato a quasi
110 dollari statunitensi.
Prevediamo anche che, principalmente in ragione della
ripresa, leggera ma continua, dell'Eurozona, il recente
rallentamento del calo dei prezzi del Brent nel prosieguo dell'anno dovrebbe presentare un leggero movimento rialzista. Questa temporanea inversione di tendenza sarà rafforzata dal lieve incremento delle importazioni americane di petrolio atteso per i mesi estivi,
per compensare al meglio con le raffinerie non in pausa il calo di produzione dei prodotti petroliferi; un
maggiore approvvigionamento delle raffinerie operative tramite la rete delle pipeline, come su spiegato, non
è così facile. Già nella seconda metà dell'anno il Brent
dovrebbe essere di nuovo moderatamente sotto pressione; in virtù del prezzo leggermente al rialzo del WTI,
la differenza di prezzo tra i due tipi di greggio per la
fine del 2014 dovrebbe ridursi; non può tuttavia colmarsi. Ci aspettiamo che il Brent per la fine dell'anno
tenda a 109 dollari statunitensi.
Oltre a questi problemi interni all'organizzazione, l'OPEC fa i conti, in secondo luogo, con le diverse condizioni esterne, che hanno ridotto ulteriormente il potere
del cartello: le esportazioni del cartello negli USA hanno già subito una forte flessione. La più grande economia nazionale del mondo è riuscita con il fracking
ad affrancarsi sempre più dall'OPEC: una riduzione dei
volumi di estrazione non avrebbe affatto lo stesso
impatto sugli USA che avrebbe avuto solo qualche
tempo fa.
9
Fig. 16: Previsione dei prezzi per il WTI e il Brent (USD /
barile)
moderazione o si muoverà lateralmente sul livello raggiunto. Tuttavia la spesa per il mantenimento di questo livello è destinata a crescere costantemente. Il
motivo è da ricercarsi nel principio «best first»: sono
stati e vengono dapprima trivellati i punti in cui si generano maggiori profitti. Per questo le trivellazioni di
estrazione nella formazione di Bakken si concentrano
in relativamente poche regioni, nonostante l'enorme
estensione della formazione. Una volta esauriti questi
cosiddetti sweet spot si procede alla trivellazione di
aree caratterizzate da minori tassi di estrazione. Sebbene l'estrazione di petrolio e gas ricopriranno ancora
un ruolo determinante nel prossimo futuro, in particolare per il rifornimento degli Stati Uniti, il fracking si
avvicina già al massimo livello economico dopo poco
meno di dieci anni. La probabilità che il metodo di
estrazione del fracking venga «copiato» e applicato
anche al di fuori degli Stati Uniti è, almeno per i prossimi anni, piuttosto ridotta poiché, oltre ai requisiti
geologici degli USA, per la riuscita del fracking si deve
soddisfare una serie di criteri che altrove non sono
presenti o lo sono solo con riserva. Tra questi la disponibilità di acqua, così come la relativa struttura giuridica e di licenze, la facilità d'investimento e la qualità
dell'infrastruttura. Allo stato attuale delle conoscenze,
al di fuori degli Stati Uniti, vi sono solo sporadiche
formazioni geologiche in cui è possibile praticare il
fracking, sia in termini tecnici che economici. Costose
ispezioni esplorative sul campo non vengono effettuate per l'assenza dei succitati criteri o vengono escluse
direttamente per ragioni di politica (ambientale). In
Europa, ad esempio, i più grandi giacimenti si trovano
in Francia e Bulgaria: entrambi i paesi di recente hanno
deciso per una moratoria del fracking. Quindi per il
momento l'hydraulic fracturing è destinato a rimanere
un fenomeno statunitense.
160
120
80
40
0
2000
2002
2004
2006
Spot Brent
2008
2010
2012
2014
Spot WTI
Fonte: Thomson Reuters Datastream, Raiffeisen ResearchPer il
mercato del gas le previsioni a breve termine sono
difficili, come evidenziano, non da ultimi, i recenti
eventi in Ucraina. Se, nell'ambito di una spirale di sanzioni reciproche, in Europa si dovesse arrivare a una
sospensione delle forniture di gas dalla Russia, conseguenze inevitabili sarebbero un notevole aumento dei
prezzi del gas, già più elevati rispetto a quelli americani. Non è dato sapere in che misura gli Stati Uniti in tal
caso sarebbero disposti a scendere in campo e a consegnare più gas rispetto a oggi all'Europa; a prescindere dalle sfide tecniche, poiché il gas può essere spedito
solo in forma liquida mediante speciali navi cisterna.
Recenti dichiarazioni di Barack Obama a margine del G
7 lasciano pensare che Washington si aspetti piuttosto
che l'Europa si impegni di più per emanciparsi dal
rifornimento di gas russo e prenda le distanze dalle
posizioni contrarie, talvolta nette, nei confronti dell'estrazione di gas mediante tecniche non convenzionali.
… e il futuro a lungo termine
L'estrazione non convenzionale di petrolio e gas consentirà agli Stati Uniti anche dopo il 2014 di proseguire
nell'aumento di produzione propria: l'EIA prevede che
il volume di estrazione annuo potrà aumentare ancora
fino al 2020. Tuttavia i ripidi tassi di crescita degli anni
scorsi appartengono già al passato. Soprattutto il tasso
di crescita del gas registra, già nell'anno in corso, le
prime perdite nella crescita.
[email protected]
Fig. 17: La crescita delle estrazioni rallenta
9500
70
7500
60
5500
50
40
3500
1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015
Produzione
di petrolioofUSA
di bariliBarrels
/ giorno)
U.S. Field Production
Crude(migliaia
Oil (Thousand
per …
Natural Gas di
Total
Produzione
gasDry
USAProduction
(miliardi di(Mrd.
piediKubik-Fuss/Tag)
cubi / giorno, scala destra)
EIA, Raiffeisen Research
A una flessione del volume di estrazione non si arriverà
in ogni caso neppure dopo il 2020; piuttosto il volume
di petrolio e gas estratto continuerà a crescere con
10
EDITORE
TEAM
Raiffeisen Svizzera, Economic Research
Economista capo Martin Neff
Brandschenkestrasse 110d, CH-8002 Zurigo
Tel.: 044 226 74 41
E-Mail: [email protected]
Roland Kläger (Svizzera)
Tel.: 044 226 74 22
E-Mail:
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Alexander Koch (UME, Germania)
Tel.: 044 226 74 37
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Santosh Brivio (Economia mondiale)
Tel.: 044 226 74 35
E-Mail: [email protected]
Domagoj Arapovic (USA, Economia mondiale)
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