Economic EconomicResearch Research Zurigo, 219.maggio 2014 Zürich, Oktober 2013 Focus Wöchentlicher Marktausblick Raiffeisen Economic Research Raiffeisen Economic Research [email protected] [email protected] Tel.Tel. +41+41 (0)44 226 7474 4141 044 226 Fracking: considerazioni di natura economica sulla nuova tecnica di estrazione Il fracking negli Stati Uniti ha portato a prezzi del greggio più bassi; tuttavia per gli utenti finali i prezzi dei prodotti petroliferi, come carburanti o olio combustibile, sono rimasti invariati. Sono fortemente diminuiti, invece, i prezzi americani del gas, fattore che costituisce un vantaggio concorrenziale nel mercato mondiale soprattutto per i settori ad alta intensità energetica dell'industria statunitense. Sul mercato del lavoro statunitense il boom del fracking ha avuto ripercussioni solo marginali, ma rappresenta un fattore trainante nella riduzione del deficit della bilancia commerciale statunitense. L'OPEC dovrebbe risentire della nuova tecnica di estrazione. Il cartello, in conseguenza della rapidissima crescita del volume di petrolio estratto negli USA deve confrontarsi con una forte erosione di potere. La differenza di prezzo tra il greggio WTI importante per gli USA e il Brent determinante per l'Europa, dovuta anche al fracking, dovrebbe colmarsi entro fine anno. Negli Stati Uniti si pratica il fracking. Senza considerare i possibili incidenti dalle conseguenze ecologiche di vasta portata, in America mediante il cosiddetto hydraulic fracturing (fracking), si estraggono risorse petrolifere e gas, della cui esistenza si era a conoscenza da lungo tempo, ma che fino a poco tempo fa erano irraggiungibili, poiché inglobate in strati rocciosi profondi. Dal punto di vista ecologico il fracking è fortemente controverso; in termini economici la nuova tecnica di estrazione del petrolio rappresenta un fenomeno interessante, con potenziale per cambiamenti persistenti, sia per l'economia statunitense sia, per un certo grado, a livello globale. Di cosa si tratta? Spesso, erroneamente, in correlazione con il fracking si parla di petrolio di scisto, associazione tuttavia non corretta. Per esprimersi correttamente occorre utilizzare la terminologia impiegata dall'Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE), ossia tight oil. Questa precisazione è di fondamentale importanza sia per quanto concerne il tipo di petrolio sia per quanto riguarda le relative tecniche di estrazione. Il petrolio di scisto non si presenta in natura come una materia prima liquida, ma in strati di rocce sedimentarie inglobati sotto forma di idrocarburi non liquidi, i cosiddetti cherogeni. L'estrazione del petrolio di scisto avviene mediante una costosa procedura termo-fisica, nella quale producendo un elevato calore, dai cherogeni si estraggono gas e un tipo di petrolio greggio. Sebbene nel globo vi siano molti ed estesi giacimenti di formazioni rocciose con Economic Research una percentuale sufficiente di composti di cherogene, l'estrazione del petrolio di scisto avviene in quantità significative solo in Estonia. I motivi di questa esigua attività di estrazione sono riconducibili a ragioni di natura economica ed ecologica. Infatti la roccia di cherogene viene estratta o a cielo aperto, fatto che comporta un enorme degrado del paesaggio e consumo della superficie, oppure riscaldando, mediante accensione o riscaldamento elettrico, direttamente la roccia scistosa nel sottosuolo alla temperatura necessaria (ca. 500 °C) al fine di estratte il greggio così ottenuto mediante trivellazioni, processo che comporta il rischio di riscaldamento di strati rocciosi con potenziale impatto sulle acque freatiche. Entrambe le procedure causano elevate emissioni di CO2, sono molto dispendiose in termini energetici e inoltre lasciano quantità di rocce residue poco riciclabili (da una tonnellata di rocce a contenuto di cherogeni si estraggono circa 50 litri di petrolio greggio). Anche se alcuni gruppi petroliferi sono impegnati nella ricerca di procedure di estrazione a minore impatto ambientale e più efficienti, l'estrazione di petrolio di scisto, nell'attuale contesto dei prezzi del petrolio, non è redditizia dal punto di vista economico. Contrariamente al petrolio di scisto, il tight oil è un greggio già presente in forma liquida, che si rinviene talvolta a grandi profondità. A differenza dei giacimenti di petrolio convenzionali, il tight oil è però inglobato in rocce madri. Poiché gli strati rocciosi che lo avvolgono presentano una permeabilità (misura che fornisce informazioni sul grado di penetrabilità dei fluidi) troppo ridotta, fatto che impedisce completamente o quasi una migrazione del petrolio, l'estrazione median- mediante fracking sia più cara di circa il 70 per cento in confronto all'estrazione convenzionale. te le tradizionali trivellazioni non è possibile. Solo i miglioramenti repentini apportati e le innovazioni nel metodo dell'hydraulic fracturing a inizio del nuovo secolo hanno reso tecnicamente possibile l'estrazione del tight oil. Con la procedura di fracking si trivellano orizzontalmente, talvolta a grandi profondità, (circa 3'000 metri sotto il suolo) gli strati rocciosi portatori di petrolio e a contenuto di gas, e li si cementano e perforano verso gli strati rocciosi circostanti. Tramite queste perforazioni generate artificialmente si pompa infine un'enorme quantità di acqua a elevata pressione, provocando fratture in diversi punti della roccia madre («fracking»). Il primo significativo tentativo di fracking è avvenuto negli USA nel 2000, quando il Gruppo Halliburton ha avviato un numero limitato di trivellazioni di prova nella formazione di Bakken, che si estende nel nordovest del North Dakota, Montana e in parte della provincia canadese di Saskatchewan e abbraccia un territorio di oltre 520'000 km2, più di dodici volte la superficie svizzera. Secondo le stime dell'Energy Information Administration (EIA) statunitense, la formazione rocciosa presenta un deposito di oltre 500 miliardi di barili di tight oil e si attesta pertanto come uno dei più grandi giacimenti di greggio, se non il più grande al mondo. Tecnicamente di questi sono estraibili 10-12 miliardi di barili, il cui valore, in considerazione delle talvolta enormi evoluzioni nella tecnologia del fracking, negli anni potrebbe essere rivisto ulteriormente al rialzo. Fig. 1: Fracking ed estrazione convenzionale a confronto Estrazione convenzionale Fracking Strato barriera Gas Petrolio Pietra arenaria Petrolio e/o gas Acque freatiche Dopo le difficoltà d'avvio iniziali, nel 2008 il fracking ha preso nettamente il via presso la formazione di Bakken: rispetto al 2007 sono state effettuate 422 nuove trivellazioni, che alla fine dell'anno hanno portato alla luce quasi 150'000 barili di petrolio al giorno. Fino alla fine del 2012 si sono aggiunte ulteriori 4'180 nuove trivellazioni, che hanno aumentato la percentuale di estrazione giornaliera di ulteriori 650'000 barili al giorno, così che a fine 2013 si estraevano già circa 800'000 barili al giorno. Giacimento roccioso a contenuto di petrolio Fratturazione della roccia generati da una miscela di fracking Confutazione della teoria del peak oil? Nel 2013 la produzione petrolifera annua degli Stati Uniti è aumentata rispetto all'anno precedente di quasi il 15 per cento. Più del 90 per cento di questa crescita è risultata dall'estrazione non convenzionale nella formazione di Bakken e nel cosiddetto Eagle Ford Shale (Texas), le altre miniere statunitensi in cui si è praticato il fracking in grande stile. I 2 milioni di barili giornalieri di tight oil estratti da queste due formazioni corrispondono a circa il 30 per cento dell'intera produzione statunitense e hanno contribuito in modo determinante, nel 2013, alla più forte crescita estrattiva mai registrata negli USA da quando, nel 1859, è iniziata la produzione petrolifera su suolo statunitense. Se la produzione statunitense continuerà a espandersi con la medesima velocità si prevede che gli USA già a fine 2015 diventeranno i maggiori estrattori di greggio, davanti a Russia e Arabia Saudita. Fonte: Raiffeisen Research Per quanto concerne la tutela ambientale, il processo di fracking è sotto accusa soprattutto perché al termine della rottura di queste rocce si deve inserire una soluzione composta da un mix di granuli di supporto, i cosiddetti proppant, e sostanze chimiche, per impedire che le fratture generate artificialmente, con la riduzione della pressione dell'acqua possano crollare. L'uso di sostanze chimiche è indispensabile da una parte per impedire la distruzione delle fratture a opera di batteri e dall'altra per ridurre l'incidenza della corrosione delle sezioni e delle linee di trivellazione. Nonostante le società petrolifere non rilascino informazioni esatte sulle sostanze chimiche utilizzate, non vi è dubbio che si tratti in parte di sostanze tossiche che in caso di perdite possano provocare danni ambientali imprevedibili. Il fracking quindi confuta la tesi del peak oil, secondo cui il massimo grado di estrazione si raggiunge proprio alla primissima trivellazione di un giacimento e quindi, a seguito della diminuzione della pressione, esso decresce costantemente? È un dato di fatto che secondo Marion King Hubbert, il fondatore della teoria del peak oil, la produzione petrolifera negli Stati Uniti a inizio degli anni '70 aveva raggiunto il massimo livello di estrazione, fatto che fu a lungo incontestabile: l'allora elevata quantità di estrazione pari, nel 1970, a 9.6 milioni di barili giornalieri, non è mai più stata raggiunta. Tuttavia, la continua flessione della quantità annua Stando alle stime, il fracking sarebbe economicamente interessante solo a fronte di un prezzo del petrolio pari a 70-80 dollari statunitensi al barile e di un prezzo del gas pari a 3 dollari statunitensi per mille piedi cubi, poiché, in confronto all'estrazione convenzionale, incidono soprattutto i costi per i proppant resistenti alle enormi condizioni di pressione, per gli additivi della soluzione di fracking e per il trattamento di riciclaggio dell'acqua utilizzata. Queste spese supplementari, nel complesso, fanno sì che l'estrazione di gas 2 petrolifera statunitense si prevede che ciò avverrà nel 2017. estratta, iniziata dal 1985, è stata invertita nel 2009 grazie al fracking, in modo tale che già nel 2016 dovrebbe essere eguagliata se non addirittura superata la quantità estratta nel 1970. Il WTI si sgancia dal Brent, ma… Per l'economia degli Stati Uniti, così come per il mercato energetico globale, il boom del fracking è sinonimo in parte di cambiamenti persistenti. Uno dei più eclatanti dovrebbe essere lo svincolo dei prezzi dei due principali tipi di petrolio. Dopo che il prezzo del tipo West Texas Intermediate (WTI) rilevante per gli USA e quello del Brent determinante per l'Europa sono andati a lungo praticamente di pari passo, dall'ascesa del fracking il WTI è stato visibilmente sotto pressione e quotato, talvolta significativamente, al di sotto del prezzo del Brent. Fig. 2: I 5 maggiori estrattori di greggio (incl. condensati; in migliaia di barili / giorno) 12'000 10'000 8'000 6'000 4'000 2'000 0 2001 USA USA 2003 2005 Russia Russland 2007 2009 Arabia Saudita Saudi Arabien 2011 Cina China 2013 Fig. 4: Svincolo del prezzo del WTI da quello del Brent Canada Kanada Fonte: EIA, IEA, Raiffeisen Research 140 Infatti, contrariamente all'estrazione di petrolio convenzionale, nel fracking le curve del numero di estrazioni procedono pressoché parallelamente ai volumi di estrazione ottenuti. In altri termini, ogni «frack job» supplementare genera la stessa percentuale di estrazione dei punti già sottoposti a fracking dello stesso giacimento. I campi di estrazione convenzionali, invece, in generale sono caratterizzati dal fatto che alcune poche (prime) trivellazioni sono particolarmente proficue, mentre le successive generano volumi di estrazione molto inferiori. 120 100 80 60 2010 9000 50'000 8000 40'000 7000 30'000 6000 20'000 5000 10'000 1990 1994 1998 2002 Produzione Produktion non Non-OPEC OPEC (migliaia (Tsd.Fass/Tag) di barili/giorno) 2006 2010 2012 WTI Datenreihen1 2013 2014 Brent Datenreihen2 Fonte: EIA, Raiffeisen I motivi della differenza di prezzo riscontrabile negli ultimi anni devono essere ricercati da una parte nella geografia economica e dall'altra nell'infrastruttura petrolifera degli Sati Uniti. Il punto cardine per il greggio si colloca nel Cushing, Oklahoma. È da lì che il greggio viene trasportato tramite pipeline nelle sedi delle raffinerie, che si concentrano per lo più nel Sud del paese, presso il Golfo del Messico. Le trasformazioni sul mercato petrolifero americano negli ultimi anni hanno condotto a flussi petroliferi cui l'infrastruttura del Cushing non era e non è pronta. Da una parte il Canada, come maggiore fornitore di petrolio degli USA, ha potenziato ulteriormente la propria posizione di supremazia, mentre le importazioni dal Messico e oltreoceano sono diminuite significativamente e talvolta crollate drasticamente. I flussi petroliferi quindi non scorrono più dal Sud, ossia dal Messico e dalle grandi installazioni di importazione petrolifera del Golfo del Messico, verso il Cushing, ma provengono per lo più da quelle site a Nord, in Canada. Dall'altro lato il quantitativo di petrolio da fracking, in rapida crescita, proviene anche dalle formazioni di Bakken a nord del Cushing, in North Dakota e Montana. Poiché le direzioni di flusso delle pipeline sono modificabili solo a fronte di enormi oneri economici e tecnici, la variazione della situazione iniziale nel Cushing ha portato a un vero collo di bottiglia: da nord fluiva e fluisce verso il Cushing molto più greggio di quello che dal Cushing possa essere trasmesso alle sedi delle raffinerie. La conseguenza: una massiccia costituzione di scorte nel Fig. 3: Crescita della produzione petrolifera statunitense grazie al fracking 60'000 2011 4000 2014 Produzione OPECOPEC escl. exkl. Iraq (migliaia di Fass/Tag) barili/giorno) Produktion Irak (Tsd. Produzione USA USA (migliaia barili/giorno; Produktion (Tsd.diFass/Tag; r.S.) scala destra) Fonte: Bloomberg, EIA, Raiffeisen Research In ogni caso, neppure l'estrazione non convenzionale di tight oil mediante il metodo del fracking risulta immune da un calo nel tempo: la percentuale di estrazione in una trivellazione di fracking cala solitamente di circa il 50 per cento nei primi due anni, cosa che comporta un elevato numero di trivellazioni di compensazione. Pertanto l'estrazione non convenzionale di tight oil, pur non confutando la teoria del peak oil, relativizza il picco di estrazione postulato con l'apertura di un nuovo giacimento petrolifero e provoca uno spostamento temporale del massimo livello di estrazione petrolifera previsto. Al momento per l'estrazione 3 gli Stati Uniti dall'inizio del fracking abbiano ampliato costantemente l'estrazione di greggio, la percentuale di greggio importata è ancora di grande rilievo. Alla fine del 2013 il rapporto tra il greggio importato e quello estratto autonomamente era di circa 1:1, mentre a inizio dello svincolo del prezzo del WTI da quello del Brent il greggio importato era ancora circa due terzi di quello trasformato dalle raffinerie statunitensi. Di conseguenza non sorprende che i prodotti di raffineria siano correlati al prezzo del Brent piuttosto che a quello del WTI. Si deve pertanto supporre che con la ridotta dipendenza degli USA in fatto di greggio, i prezzi di carburanti e gasolio potranno orientarsi sempre più al WTI, una tendenza che è già in parte osservabile nel prezzo del carburante per veicoli normali. Cushing e nei dintorni. Poiché il Cushing è però il punto di fornitura per i contratti di greggio WTI, queste enormi scorte hanno fatto sì, secondo la legge della domanda e dell'offerta, che il prezzo WTI si trovasse in parte sotto una notevole pressione e di conseguenza ha avuto inizio lo svincolo dal prezzo del Brent. La pipeline Keystone XL in progetto, che trasporterebbe il petrolio canadese, aggirando il Cushing, direttamente dai luoghi di estrazione alla sede della raffineria di Port Arthur, nel Golfo del Messico, alleggerendo di molto i depositi del Cushing, sarebbe decisamente di grande utilità. La realizzazione del progetto tuttavia finora si è arenata contro gli ostacoli della politica (ambientale). Trattandosi di un progetto transfrontaliero, secondo il diritto statunitense il potere decisionale è prerogativa esclusiva del Presidente degli Stati Uniti; finora Barack Obama non si è espresso con tempistiche concrete. Fig. 5: Prezzi spot per prodotti distillati correlati al Brent piuttosto che al WTI In ragione di questi lunghi e difficili processi per la realizzazione di progetti di pipeline, le carenze di fornitura esistenti vengono ridotte solo «a piccoli passi», come avvenuto l'ultima volta nel gennaio di quest'anno, quando ha preso servizio una sezione di pipeline che conduce al Golfo del Messico (una sezione politicamente «non problematica» della pipeline Keystone XL). Anche se sono in programma, e in parte già in costruzione, ulteriori pipeline volte ad alleggerire il Cushing, la situazione del deposito nel Cushing dovrebbe dapprima distendersi solo lievemente e quindi il WTI dovrebbe riprendere terreno rispetto al Brent solo lentamente, anche se si deve supporre che il WTI nella seconda metà dell'anno subirà probabilmente una nuova pressione, poiché l'estate prossima diverse raffinerie del Golfo del Messico dovranno essere chiuse a lungo, del tutto o in parte, per lavori di manutenzione. 130 4.00 120 3.50 110 3.00 100 2.50 90 80 2.00 2011 2012 Benzina normale (USD / G) Normalbenzin (USD/G) Jet-Treibstoff Carburante jet (USD (USD/G) / G) WTI (USD / B, scala WTI (USD/F; r.S.)destra) 2013 2014 Gasolio (USD / G) Heizöl (USD/G) Diesel a basso tenore Diesel di zolfo (USD / G) Niedrig-Schwefel (USD/G) Brent (USD / B; scala Brent (USD/F; r.S.)destra Fonte: EIA, Raiffeisen Research Si riscontra che le differenze di prezzo tra i prodotti di raffineria suddescritti e il WTI si siano ampliate ulteriormente dal boom del fracking: sebbene il prezzo spot per il WTI negli ultimi anni abbia subito una forte flessione, gasolio, benzina normale, diesel e benzina per aerei hanno continuato a subire aumenti. I motivi di questo andamento contrario alle aspettative dovrebbero essere ricercati da una parte nello sfruttamento delle capacità in fase di trasformazione del greggio: più una raffineria si avvicina al carico massimo, maggiore è il potere di determinazione del prezzo. La figura 6 sembra almeno indicare una relazione di questo genere (settore evidenziato). …i prezzi dei prodotti petroliferi restano invariati Il greggio di per sé è inutile per l'economia reale. Molto più importanti sono i singoli prodotti, ottenuti dal greggio mediante processi di raffinazione. La maggior parte del greggio (circa l'85 per cento) viene trasformato per la produzione di combustibile per motori a benzina (circa il 45 per cento); seguono combustibili diesel e gasolio (circa il 30 per cento) nonché carburanti per aerei, utilizzati per il funzionamento di aerei a turboreattore e a turboelica (circa il 10 per cento). Si pone in primo luogo quindi la questione di quanto il prezzo dei carburanti e del gasolio sia correlato con quello del greggio: se non vi è correlazione o se è debole, gli effetti della differenza di prezzo suddescritta tra WTI e Brent per l'economia reale sarebbero di importanza modesta. Dovrebbe sorprendere ancora di più il fatto che negli USA il prezzo dei principali prodotti di raffineria, sia sì fortemente orientato a quello del greggio, ma non a quello del tipo WTI, determinante per gli USA, bensì piuttosto a quello del Brent, rilevante per l'Europa, come mostrato nel grafico che segue. Fig. 6: Aumento dello spread tra prezzi WTI e prezzi dei distillati 100 50 40 90 30 20 80 10 0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Carico della raffineria (in%,(in scala Raffinerieauslastung %,destra) r.S.) A un secondo sguardo, tuttavia, la correlazione con il Brent risulta in gran parte spiegabile. Infatti, sebbene Fonte: EIA, Raiffeisen Research 4 Gasolio Heizöl--WTI WTI 70 Diesel Diesel- WTI - WTI Dall'altro lato non è da escludere neanche che i gestori delle raffinerie, nel periodo in rassegna, con i prezzi WTI più bassi abbiano per così dire sfruttato il momento favorevole per incrementare il proprio margine di utile. 14 70 10 60 6 50 Prezzi del gas nettamente inferiori 40 2 2001 200237622 2003 200438353 2005 200639083 2007 200839814 2009 201040544 2011 201241275 2013 2014 36892 Estrazione di gas secco statunitense (miliardi di piedi cubi; US-Trockengasförderung (Mrd. Kubik-Fuss; r.S.)scala destra) Prezzo spot Henry Hub (USD(USD/Mio. / milioni di btu) Henry Hubgas Gas Spot-Preis Btu) Prezzo finale l'utente industriale (USD / miliardi piedi cubi) Endpreis fürperIndustrielle Verbraucher (USD/Tsd. Kubik-Fuss) Nonostante il prezzo in discesa del WTI, legato all'estrazione non convenzionale di petrolio, finora non vi sono state ripercussioni nell'economia americana in termini di prezzi più bassi per i prodotti petroliferi principali, fattore che a uno sguardo più approfondito, potrebbe apparire di secondaria importanza, poiché il petrolio e i relativi derivati per l'industria statunitense, rispetto alle altre fonti di energia, hanno un'importanza minore, che negli ultimi anni è calata ulteriormente. Fonte: EIA, Raiffeisen Research Per l'industria americana l'abbassamento del prezzo del gas significa un notevole risparmio dei costi di produzione: quando nel 2008 sono iniziate su vasta scala le attività di fracking, il prezzo del gas per gli utenti industriali si attestava sui 9.65 USD (prezzo medio annuo); nel 2013, con 4.66 USD, il prezzo era ormai pari solo alla metà. Ne è conseguito che l'industria statunitense nel 2013, nonostante un maggior consumo di circa il 10 per cento, ha dovuto spendere quasi 30 miliardi di dollari in meno per il gas rispetto al 2008, che corrisponde a circa un 1 per cento dell'intera produzione industriale. Fig. 7: Consumo energetico delle società industriali statunitensi per fonte energetica (in% del consumo energetico complessivo) 1 45 30 15 Vantaggi in termini di costi sul mercato mondiale 0 1994 Gas naturale, GPLLPG e GNL Erdgas sowie & Carbone Kohle Kokseund Koksgruse Coke polverino di coke 1998 NGL 2002 Anche se il prezzo del gas statunitense già a metà del 2005 era nettamente al di sotto rispetto a quello dell'Europa, la differenza tra i prezzi americani e quelli europei si è acuita nettamente con il boom del fracking (dal 2008): a inizio del terzo trimestre 2013 il gas costava all'industria statunitense solo circa un terzo rispetto all'industria europea. 2006 Altre fontiEnergieträger energetiche Andere Olio combustibile Schweröl und Distillierte pesante e Ölprodukte prodotti petroliferi distillati Fonte: EIA, sondaggio MECS, Raiffeisen Research Decisivo è il gas, che è di gran lunga la fonte energetica più richiesta e utilizzata dalle società industriali americane. E per il gas il fracking offre all'industria un vantaggio concorrenziale a livello internazionale da non sottovalutare, poiché, similmente al petrolio, il gas ottenuto dal fracking comporta un massiccio aumento dell'offerta nel mercato americano. Contrariamente al petrolio, per il gas tuttavia vi è un onere di trasformazione relativamente ridotto, affinché esso diventi utilizzabile dall'utente finale: dopo l'estrazione viene solo «essiccato», ossia avviene l'eliminazione di acqua ed eventuali idrocarburi. Dopodiché è utilizzabile come fonte energetica per l'uso commerciale sia in stato gassoso che in forma liquida, denominata anche LNG (liquified natural gas), mediante un massiccio raffreddamento. La differenza di prezzo tra il prezzo spot per il gas naturale e il prezzo che l'industria deve pagare resta pertanto al margine attuale abbastanza costante. Fig. 9: Prezzi del gas per l'industria (USD / TEP) 80 60 40 20 0 T T T T T T T T T T T T Q1 Q1 Q1 Q1 Q1 Q1 Q1 Q1 Q1 Q1 Q1 Q1 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Germania Deutschland USA USA OCSE OECDEuropa Europa Quelle: IEA, Raiffeisen Research Mentre tra il 2008 e il 2013 i prezzi negli Stati Uniti si sono quasi dimezzati, negli stati europei dell'OCSE i prezzi del gas nello stesso arco di tempo sono diminuiti solo lievemente, beninteso a un livello che dalla fine del 2005 è di molto al di sopra a quello degli USA. Una circostanza che avvantaggerà in modo persistente l'industria americana nel mercato mondiale. In particolare i settori ad alto fabbisogno energetico, come l'industria tessile, la lavorazione del legno, la produzione Fig. 8: Prezzo spot e prezzo per l'utente finale del gas 1 Poiché la quantità delle diverse fonti di energia è talvolta misurata con unità di misura differenti, per costruire un quadro uniforme è necessaria la conversione in un'unica misura. Se necessario i dati del settore energetico nel presente documento sono stati convertiti nell'unità british thermal unit (btu) (cfr. in merito: http://www.iea.org/interenerstat_v2/energy_unit.asp) 5 Fig. 11: Cifre dell'occupazione USA (in migliaia di posti di lavoro) di articoli minerari e metallici così come l'industria chimica e petrolchimica dovrebbero beneficiare abbondantemente di questo sviluppo. 140'000 650 Quindi l'IEA prevede che, in virtù del vantaggio concorrenziale dovuto all'energia relativamente conveniente, la percentuale di esportazioni mondiali di prodotti ad alta intensità energetica provenienti dalla produzione statunitense entro il 2035 aumenterà leggermente, mentre la percentuale del Giappone e dell'Unione Europea insieme caleranno di circa un terzo. 136'000 500 132'000 350 128'000 200 2003 124'000 2005 2007 2009 Settore del Ölpetrolio e del gas und Gas Sektor Tale riduzione del prezzo del gas per le imprese americane, resa possibile dal fracking, è particolarmente importante per l'economia statunitense soprattutto perché gli americani nel confronto internazionale sono i secondi, dopo la Cina, quanto a spesa energetica per il proprio prodotto nazionale lordo. Rispetto alla Germania, negli USA si utilizza qualcosa come il 50 per cento di energia in più per conseguire 1'000 dollari statunitensi di prodotto interno lordo; rispetto al Giappone circa il 40 per cento in più e rispetto alla media OCSE comunque un buon 20 per cento in più. 0.2 0.1 USA Germania Deutschland 1990 OSCE OECD Non-farm nonfarm (r.S.)(scala destra) Anche se il fracking esercita quindi un influsso pressoché trascurabile sul mercato del lavoro complessivo americano, a livello regionale si riscontrano effetti misurabili. Per esempio nel North Dakota, con i suoi circa 700'000 abitanti. Il tasso di disoccupazione locale negli ultimi tre decenni è sceso a un livello più basso rispetto a quello complessivo degli Stati Uniti. Dall'incentivazione del fracking avviata nel 2008, tuttavia lo stato federale del nord, in cui è sita gran parte della formazione di Bakken succitata, ha ottenuto risultati nettamente migliori: se prima del boom del fracking il tasso di disoccupazione nel North Dakota si attestava tra il 54 e il 90 per cento del tasso di disoccupazione americano complessivo, dalla fine del 2007 questo rapporto si è nettamente ridotto, con una tendenza ulteriormente al ribasso. A fine 2013 il tasso di disoccupazione americano complessivo era pari al 6.7 per cento, mentre nel North Dakota ammontava al 2.7 per cento. 0.3 USA 2013 Fonte: Bureau of Labour Statistics, Raiffeisen Research Fig. 10: Energia utilizzata (in TEP / migliaia di dollari statunitensi PIL) 0.0 2011 Il saldo del commercio estero americano beneficia del boom del fracking UE 27 EU 27 2010 Il crescente approvvigionamento autonomo degli Stati Uniti con petrolio proveniente dalla produzione domestica ha effetti di vasta portata sulla bilancia commerciale americana, visibili già oggi. In tal modo con la diminuzione del volume di petrolio importato si riduce anche il pressoché cronico saldo negativo del commercio estero degli USA: emerge una correlazione nettamente negativa tra la variazione nell'importazione di petrolio e la variazione del saldo della bilancia commerciale. Un trend che a nostro avviso proseguirà anche nei prossimi anni. Infatti, se si considera l'andamento del saldo della bilancia commerciale in funzione della crescita economica americana e dell'importazione di petrolio, secondo il nostro calcolo basato sulla crescita economica americana e sull'importazione statunitense di petrolio per il primo semestre 2014 risulta, ceteris paribus, un'ulteriore leggera riduzione del deficit del commercio estero statunitense, prima che esso si estenda di nuovo nella seconda metà dell'anno, per diminuire ancora leggermente nell'ultimo trimestre. Questa previsione da una parte si fonda sulla nostra ipotesi di una crescita economica americana annualizzata del 2.5 per cento per il 2014 e dall'al- Fonte: OCSE, Raiffeisen Research Effetto marginale sul mercato del lavoro americano Se si mettono in relazione l'occupazione nell'estrazione di petrolio e gas con i dati del mercato del lavoro complessivo, emerge che il boom del fracking ha comportato una notevole crescita occupazionale nel settore dell'estrazione del petrolio e del gas, ma in generale ha esercitato un effetto molto marginale sul mercato del lavoro complessivo. Infatti, sebbene il numero di occupati nell'estrazione di petrolio e gas negli ultimi dieci anni sia raddoppiato, il numero di posti di lavoro nel settore risulta scarso, se lo si confronta all'occupazione complessiva (senza agricoltura e settore pubblico, nonfarm). A fine 2013, per esempio, lavoravano all'estrazione di petrolio e gas circa 615'000 persone mentre al contempo si registravano più di 135 milioni di posti nonfarm. 6 Fig. 13: Esportazioni di petrolio negli Stati Uniti tra sul presunto proseguimento del trend al ribasso dell'importazione di greggio. Il grafico mostra i principali fornitori di petrolio e prodotti petroliferi degli Stati Uniti. Le singole colonne indicano le quantità di esportazioni ad agosto 2006 ( ) e a novembre 2013 ( ). La colonna più alta (Canada) corrisponde a un volume di fornitura di circa 93 milioni di barili al mese; la più piccola (Norvegia) a un volume di circa 1.5 milioni di barili al mese. Fig. 12: Miglioramento della bilancia commerciale statunitense grazie al fracking? 0 160% -10 120% -20 80% -30 40% -40 0% -50 -40% -60 -80% 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 Canada: +22% Messico: -45% -70 2014 Bilancia commerciale (in+Charts!$16:$16 USA (in miliardi di USD; scala US-Handelsbilanz Mrd.destra) USD; r.S.) Bilancia commerciale (Veränderung USA (variazione rispetto all'anno precedente) US-Handelsbilanz ggü. VJ) Valoredes dell'importazione di greggio (variazioneggü. rispetto Wert Rohölimports (Veränderung VJ)all'anno precedente) Virgin Island: -100% Ecuador: -22% Fonte: Reuters Datastream, Bloomberg, Raiffeisen Research Non da ultimo, questo andamento diminuisce la dipendenza dell'economia americana dagli eventi della politica mondiale, che talvolta possono ripercuotersi fortemente sui volumi di petrolio importati e/o sul prezzo del petrolio. Infatti a livello cumulativo la dipendenza americana dal petrolio estero in generale è calata e continuerà a diminuire anche in futuro. Nell'agosto 2006, al livello massimo di importazione di petrolio, gli Stati Uniti hanno importato ben 455 milioni di barili di petrolio e prodotti petroliferi, ovvero il 69 per cento della richiesta complessiva americana. Alla fine dello scorso anno la percentuale di importazione del consumo complessivo mensile ammontava ancora a quasi il 50 per cento, corrispondente a un volume di importazione di ben 294 milioni di barili. Nel giro di circa poco più di 5 anni gli Stati Uniti hanno da una parte permesso di ridurre la percentuale di importazione di greggio di circa il 30 per cento e dall'altra parte hanno superato la soglia a partire dalla quale essi estraggono più petrolio localmente rispetto a quello che importano. Norvegia: -8 2% UK: -82% Algeria: -82% Venezuela: -47% Brasile: -60% Russia: -35% Paesi Bassi: -68% Iraq: -72% Angola: -78% Saudi-Arabien: +/-0% Corea: -66% Nigeria: -91% Fonte: EIA, Raiffeisen Research Nettamente diversa appare la situazione per gli altri fornitori di petrolio degli Stati Uniti, anch'essi tradizionalmente importanti2. La Nigeria, ad esempio, con un volume di fornitura di oltre 16 milioni di barili, nell'agosto 2006 costituiva uno dei principali fornitori degli USA, mentre, secondo le cifre più recenti, da allora il volume di fornitura è calato di oltre il 91 per cento. Un andamento simile si riscontra anche in Algeria e Angola, dove la quantità di petrolio esportata in America nel periodo in rassegna è scesa rispettivamente di circa l'82 e il 78 per cento. A livelli inferiori, si registrano flessioni significative nelle esportazioni di petrolio negli USA per le Isole Vergini britanniche (-100 per cento; nessun fornitore), per il Regno Unito e la Norvegia (-82 per cento ciascuno), per la Corea del Sud (-66 per cento) e per la Russia (-35 per cento). Queste flessioni dovrebbero rappresentare per gli USA soprattutto un incremento della sicurezza di pianificazione, poiché in tal modo si riduce quella percentuale di petrolio per la cui importazione occorre attraversare mari interi: Nell'agosto 2006 quasi 197 milioni di barili, ovvero il 43 per cento dell'importazione di petrolio americana, hanno percorso vie transatlantiche o transpacifiche. A livello cumulativo ciò significava che circa un terzo del consumo mensile statunitense veniva importato attraversando uno dei due oceani. Cinque anni dopo questa percentuale si attestava ancora al 14 per cento, ovvero a 82 milioni di barili e a circa il 30 per cento dell'importazione di petrolio statunitense. Per gli USA, con questa riduzione della dipendenza dal petrolio, risultano alcuni spostamenti nell'importanza, puramente in termini di petrolio, dei partner commerciali (cfr. figura 13). Il Canada resta indiscutibilmente il più importante fornitore di petrolio: rispetto all'agosto 2006 il vicino settentrionale degli Stati Uniti ha incrementato il proprio volume di fornitura portandolo a circa 93 milioni di barili al mese. Il secondo fornitore di petrolio per importanza, l'Arabia Saudita, con quasi 47 milioni di barili al mese, esporta decisamente meno negli Stati Uniti rispetto al Canada. Al contempo, tuttavia, nel periodo in rassegna, l'Arabia Saudita non ha registrato alcuna ripercussione legata al calo dell'importazione di petrolio da parte degli Stati Uniti. Il volume di fornitura della monarchia araba del Golfo Persico si è attestato nel novembre 2013 più o meno allo stesso livello dell'agosto 2006: l'Arabia Saudita resta per l'economia americana, e quindi anche per la politica estera statunitense, come di consueto, di grande importanza. Infine il calo di importanza delle rotte navali commerciali per gli USA potrebbe comportare anche 2 Per motivi di chiarezza non sono stati considerati tutti i paesi che riforniscono di petrolio gli USA. Sono stati presi in considerazione quei fornitori che al momento di massima importazione di petrolio (agosto 2006) esportavano negli Stati Uniti almeno mezzo milione di barili di prodotti petroliferi Questi paesi coprono circa oltre l'86 per cento dell'importazione di petrolio americana. 7 tezza quale sarà questa soglia. Secondo alcune stime, sopratutto gli stati dell'Arabia necessitano di un prezzo del petrolio medio pari a 100 dollari statunitensi al barile per poter garantire in modo persistente il finanziamento del proprio bilancio statale, fatto confermato indirettamente dai rappresentanti dell'OPEC la scorsa estate. Pertanto al momento non ci sono ancora motivi per cui il cartello dovrebbe ridurre il volume di estrazione: entrambi i tipi di petrolio da quasi tre anni sono quotati rispettivamente tra circa 77 e 107 (WTI) e tra 92 e 116 dollari statunitensi al barile (Brent). Prevediamo che i prezzi, soprattutto del WTI, in conseguenza della crescente produzione americana dovuta al fracking, delle scorte non smaltibili rapidamente e dei problemi di pipeline, anche in futuro non si allontaneranno da questo range. conseguenze strategiche. Considerando l'importanza delle forze militari dei marines nella sicurezza delle vie marittime, non sono da escludere cambiamenti nella politica di sicurezza marittima internazionale, poiché si relativizzano notevolmente i vantaggi che gli Stati Uniti trarrebbero dalla propria presenza sui mari. Cosa tale sviluppo significhi per la sicurezza dello stretto di Hormuz e in particolare per il commercio mondiale attraverso le vie marittime commerciali principali lo si scoprirà in futuro. Erosione del potere dell'OPEC: il petrolio da fracking condurrà effettivamente alla fine del cartello? Un ulteriore punto in materia di fracking resta la questione di come i metodi di estrazione non convenzionali agiscano sull'andamento futuro dei prezzi del petrolio e della differenza di prezzo tra WTI e Brent. Una questione cui non è tuttavia semplicissimo rispondere, poiché il prezzo del petrolio è determinato anche da molti fattori esogeni imprevedibili, come mostra uno sguardo nel lungo termine a ritroso. Si deve però presumere che l'OPEC, anche in caso di significativa e persistente discesa al di sotto della soglia dei 100 dollari, non reagirà immediatamente con una riduzione del volume di estrazione. Il motivo potrebbe risiedere nella comunque sufficiente attrattiva, per alcuni membri del cartello, di soglie al di sotto dei cento dollari che li porterebbe a discostarsi dalle quote di estrazione concordate. Evidenti segni di questo approccio sono emersi già negli ultimi due anni: Infatti l'attuale volume di estrazione target vigente di circa 30 milioni di barili al giorno è valido già dal quarto trimestre 2011, e tuttavia il volume di estrazione effettivo dell'OPEC da allora è stato costantemente al di sopra di questo livello target e ha registrato temporaneamente persino significative, seppur brevi, fasi di crescita, come illustra l'accettazione spezzettata della percentuale di estrazione target. Fig. 14: Fattori d'influenza del prezzo del petrolio nel lungo termine Termine ufficiale dell'occupazione Esplosione della crisi finanziaria L'Iraq invade il Kuwait Inizio della Inizio della crisi in Asia guerra in Iraq 9/11 L'OPEC riduce i volumi di L'OPEC riduce i volumi di Alla luce di ciò si può prevedere che l'OPEC, in via non ufficiale, sembrerebbe accettare una significativa differenza tra il prezzo del petrolio desiderato, pari a circa cento dollari al barile, e la soglia di sopportazione effettiva, alla quale si cerca di mantenere un determinato prezzo mediante un volume di estrazione target effettivo accettato dai membri. Questa soglia di sopportazione sembrerebbe attestarsi intorno agli 80 dollari statunitensi al barile. Così il cartello ha alzato il volume di estrazione target fino all'estate 2006, quando il prezzo di entrambi i principali tipi di greggio era di circa 79 dollari al barile. Questa notevole riduzione del volume di estrazione nell'autunno 2007 è stata praticamente compensata completamente, quando dopo un netto abbassamento a inizio dell'anno il prezzo al barile è risalito a circa 82 dollari. Un simile modello è stato osservato anche nel 2009: Il cartello ha imposto riduzioni, talvolta massicce, del volume di estrazione quando il prezzo del barile si è attestato rispettivamente a circa 72 (Brent) e 79 (WTI) dollari statunitensi. Prezzo spot Brent (USD / barile) Prezzo spot WTI (USD / barile) Fonte: Reuters Datastream, Raiffeisen Research Emerge che, oltre agli eventi economici e politici, sono soprattutto le variazioni dei volumi di estrazione dell'OPEC a incidere sul prezzo del petrolio. Riteniamo che, oltre al crescente volume di estrazione degli USA, il comportamento dell'OPEC rappresenterà anche in futuro una variabile di input decisiva. Tuttavia la grande incognita è come si manifesterà questo comportamento. Secondo noi sussistono due possibili scenari relativi alle reazioni degli stati dell'OPEC a un'ulteriore pressione sul prezzo del petrolio a seguito dell'aumento di produzione da parte degli Stati Uniti. Scenario 1: L'OPEC reagisce con la diminuzione del volume di estrazione target Nel primo scenario l'OPEC compenserà l'aumento dell'offerta di mercato riducendo il proprio volume di estrazione, non appena il prezzo del petrolio scenderà al di sotto di una determinata soglia sostenibile. Non è possibile tuttavia definire con cer8 Previsioni per il 2014… Fig. 15: L'OPEC sembra essere soddisfatto con 80 USD al barile Anche nell'anno in corso il volume di petrolio e gas estratti in modo non convenzionale negli USA continuerà ad aumentare. Per quanto riguarda il greggio l'EIA prevede un volume di estrazione di circa poco più di 8.7 milioni di barili al giorno, quota che corrisponde a un incremento di quasi il 9 per cento, ovvero di circa 730'000 barili al giorno, rispetto all'estrazione attuale (fine febbraio 2014). 160 6 4 120 2 80 0 -2 40 -4 0 -6 2001 2005 2009 2013 Poiché entro la fine dell'anno non vi saranno pipeline pronte che possano alleggerire in modo significativo la situazione nell'area del Cushing, anche nel 2014 il collo di bottiglia continuerà a sussistere; inoltre l'arresto temporaneo delle raffinerie dovrebbe inasprire ulteriormente la situazione e non c'è da attendersi neppure un allentamento completo del divieto di esportazione del greggio. Volume di estrazione target dell'OPEC (milioni di barili / giorno; variazione rispetto all'anno precedente) Prezzo spot Brent (USD; scala destra) Prezzo spot WTI (USD; scala destra.) Quelle: EIA, OPEC, Reuters Datastream, Raiffeisen Research Scenario 2: L'OPEC diventa effettivamente incapace di agire e perde il proprio potere nella determinazione dei prezzi Per il 2014 gli scenari relativi all'OPEC su descritti risultano ancora irrilevanti, poiché il prezzo del petrolio nell'anno in corso difficilmente scenderà al di sotto della soglia magica degli 80 dollari; nel prossimo anno quindi non si verificherà l'evento scatenante per il primo scenario. Il secondo scenario a sua volta può essere trascurato di per sé, poiché una «non reazione» dell'OPEC alla fine rappresenta il proseguimento dello status quo. La seconda possibilità è rappresentata dal fatto che l'OPEC non reagirà, ovvero non potrà reagire, all'aumentata offerta di petrolio mediante variazioni dei volumi di estrazione target previsti. Riteniamo che vi siano due importanti punti a supporto di questo scenario. Innanzitutto le tensioni all'interno del cartello negli ultimi anni sono aumentate notevolmente, fatto che è emerso in modo significativo nella questione del reinserimento dell'Iraq, che dalla guerra del Golfo del 1991 non è più vincolato alla quota di estrazione target, ma che nel frattempo è diventato il secondo maggior produttore di petrolio dell'OPEC, dopo l'Arabia Saudita. Stando alle valutazioni dell'IEA, l'Iraq nei prossimi sei anni potrebbe raggiungere un volume di produzione di 6 milioni di barili al giorno (circa un quinto dell'attuale volume di produzione dell'OPEC). Soprattutto i sauditi, che temono per la propria supremazia in seno all'OPEC, desiderano assoggettare al più presto l'Iraq al sistema delle quote di estrazione, opzione che per gli iracheni tuttavia risulta poco interessante. Se anche si trovasse una soluzione alla questione irachena, vi sono tanti eventi secondari che minano le fondamenta del cartello e ne minacciano persino il crollo. Le tensioni politiche e religiose tra la casa reale saudita e gli iraniani, la disponibilità in calo dei singoli stati a rispettare le soglie di estrazione (l'OPEC non prevede un regime di sanzioni in caso di violazione), così come in parte l'escalation di controversie nella ripartizione dei volumi di estrazione complessivi tra i singoli membri, cosa che non da ultimo nel 2008 ha portato all'uscita dell'Indonesia. Considerando l'eccedenza di offerta che continua a sussistere nel Cushing, l'utilizzo delle capacità nelle raffinerie statunitensi e le nostre previsioni per la crescita economica americana, ci aspettiamo che il prezzo del WTI nel corso dell'anno prosegua la tendenza leggermente rialzista. Prevediamo quindi che, in ragione delle ridotte capacità delle raffinerie, la situazione di difficoltà nel Cushing si inasprirà ancora e di conseguenza il WTI sarà sotto pressione. Nel complesso, tuttavia, la sezione di pipeline messa in servizio a gennaio tra il Cushing e le sedi delle raffinerie del Golfo del Messico daranno un lieve sollievo, cosicché prevediamo che il WTI per fine anno verrà quotato a quasi 110 dollari statunitensi. Prevediamo anche che, principalmente in ragione della ripresa, leggera ma continua, dell'Eurozona, il recente rallentamento del calo dei prezzi del Brent nel prosieguo dell'anno dovrebbe presentare un leggero movimento rialzista. Questa temporanea inversione di tendenza sarà rafforzata dal lieve incremento delle importazioni americane di petrolio atteso per i mesi estivi, per compensare al meglio con le raffinerie non in pausa il calo di produzione dei prodotti petroliferi; un maggiore approvvigionamento delle raffinerie operative tramite la rete delle pipeline, come su spiegato, non è così facile. Già nella seconda metà dell'anno il Brent dovrebbe essere di nuovo moderatamente sotto pressione; in virtù del prezzo leggermente al rialzo del WTI, la differenza di prezzo tra i due tipi di greggio per la fine del 2014 dovrebbe ridursi; non può tuttavia colmarsi. Ci aspettiamo che il Brent per la fine dell'anno tenda a 109 dollari statunitensi. Oltre a questi problemi interni all'organizzazione, l'OPEC fa i conti, in secondo luogo, con le diverse condizioni esterne, che hanno ridotto ulteriormente il potere del cartello: le esportazioni del cartello negli USA hanno già subito una forte flessione. La più grande economia nazionale del mondo è riuscita con il fracking ad affrancarsi sempre più dall'OPEC: una riduzione dei volumi di estrazione non avrebbe affatto lo stesso impatto sugli USA che avrebbe avuto solo qualche tempo fa. 9 Fig. 16: Previsione dei prezzi per il WTI e il Brent (USD / barile) moderazione o si muoverà lateralmente sul livello raggiunto. Tuttavia la spesa per il mantenimento di questo livello è destinata a crescere costantemente. Il motivo è da ricercarsi nel principio «best first»: sono stati e vengono dapprima trivellati i punti in cui si generano maggiori profitti. Per questo le trivellazioni di estrazione nella formazione di Bakken si concentrano in relativamente poche regioni, nonostante l'enorme estensione della formazione. Una volta esauriti questi cosiddetti sweet spot si procede alla trivellazione di aree caratterizzate da minori tassi di estrazione. Sebbene l'estrazione di petrolio e gas ricopriranno ancora un ruolo determinante nel prossimo futuro, in particolare per il rifornimento degli Stati Uniti, il fracking si avvicina già al massimo livello economico dopo poco meno di dieci anni. La probabilità che il metodo di estrazione del fracking venga «copiato» e applicato anche al di fuori degli Stati Uniti è, almeno per i prossimi anni, piuttosto ridotta poiché, oltre ai requisiti geologici degli USA, per la riuscita del fracking si deve soddisfare una serie di criteri che altrove non sono presenti o lo sono solo con riserva. Tra questi la disponibilità di acqua, così come la relativa struttura giuridica e di licenze, la facilità d'investimento e la qualità dell'infrastruttura. Allo stato attuale delle conoscenze, al di fuori degli Stati Uniti, vi sono solo sporadiche formazioni geologiche in cui è possibile praticare il fracking, sia in termini tecnici che economici. Costose ispezioni esplorative sul campo non vengono effettuate per l'assenza dei succitati criteri o vengono escluse direttamente per ragioni di politica (ambientale). In Europa, ad esempio, i più grandi giacimenti si trovano in Francia e Bulgaria: entrambi i paesi di recente hanno deciso per una moratoria del fracking. Quindi per il momento l'hydraulic fracturing è destinato a rimanere un fenomeno statunitense. 160 120 80 40 0 2000 2002 2004 2006 Spot Brent 2008 2010 2012 2014 Spot WTI Fonte: Thomson Reuters Datastream, Raiffeisen ResearchPer il mercato del gas le previsioni a breve termine sono difficili, come evidenziano, non da ultimi, i recenti eventi in Ucraina. Se, nell'ambito di una spirale di sanzioni reciproche, in Europa si dovesse arrivare a una sospensione delle forniture di gas dalla Russia, conseguenze inevitabili sarebbero un notevole aumento dei prezzi del gas, già più elevati rispetto a quelli americani. Non è dato sapere in che misura gli Stati Uniti in tal caso sarebbero disposti a scendere in campo e a consegnare più gas rispetto a oggi all'Europa; a prescindere dalle sfide tecniche, poiché il gas può essere spedito solo in forma liquida mediante speciali navi cisterna. Recenti dichiarazioni di Barack Obama a margine del G 7 lasciano pensare che Washington si aspetti piuttosto che l'Europa si impegni di più per emanciparsi dal rifornimento di gas russo e prenda le distanze dalle posizioni contrarie, talvolta nette, nei confronti dell'estrazione di gas mediante tecniche non convenzionali. … e il futuro a lungo termine L'estrazione non convenzionale di petrolio e gas consentirà agli Stati Uniti anche dopo il 2014 di proseguire nell'aumento di produzione propria: l'EIA prevede che il volume di estrazione annuo potrà aumentare ancora fino al 2020. Tuttavia i ripidi tassi di crescita degli anni scorsi appartengono già al passato. Soprattutto il tasso di crescita del gas registra, già nell'anno in corso, le prime perdite nella crescita. [email protected] Fig. 17: La crescita delle estrazioni rallenta 9500 70 7500 60 5500 50 40 3500 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 Produzione di petrolioofUSA di bariliBarrels / giorno) U.S. Field Production Crude(migliaia Oil (Thousand per … Natural Gas di Total Produzione gasDry USAProduction (miliardi di(Mrd. piediKubik-Fuss/Tag) cubi / giorno, scala destra) EIA, Raiffeisen Research A una flessione del volume di estrazione non si arriverà in ogni caso neppure dopo il 2020; piuttosto il volume di petrolio e gas estratto continuerà a crescere con 10 EDITORE TEAM Raiffeisen Svizzera, Economic Research Economista capo Martin Neff Brandschenkestrasse 110d, CH-8002 Zurigo Tel.: 044 226 74 41 E-Mail: [email protected] Roland Kläger (Svizzera) Tel.: 044 226 74 22 E-Mail: [email protected] Alexander Koch (UME, Germania) Tel.: 044 226 74 37 E-Mail: [email protected] Santosh Brivio (Economia mondiale) Tel.: 044 226 74 35 E-Mail: [email protected] Domagoj Arapovic (USA, Economia mondiale) Tel.: 044 226 74 38 E-Mail: [email protected] Importanti note legali Esclusione di offerta I contenuti della presente pubblicazione vengono forniti esclusivamente a titolo informativo. 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