Anno 12 Numero 25 12 Luglio 2014 In questo numero troverete: •Ciro, oltre il giorno di dolore, Pag. 2 •Cesena-Latina playoff, Pag. 64 •Gad Lerner, chi si informa..., Pag. 4 •Virtus Roma-Siena gara 3, Pag. 70 •Lettera a Ciro, Pag. 6 •Latina-Cesena playoff, Pag. 77 •Le pennette Usb e il daspo..., Pag. 8 •50 anni di Basket a Cento, Pag. 87 •Recensione “E non vorrei...”, Pag. 10 •Virtus Roma-Siena gara 4, Pag. 90 •Tor di Quinto. Colpi segreti..., Pag. 12 •Novara-Varese playout, Pag. 94 •Milan-Bari 1989/90, Pag. 16 •Metz-Le Havre, Pag. 101 •Standard Liegi-Genk, Pag. 27 •Frosinone-Lecce playoff, Pag. 107 •Cesena-Modena playoff, Pag. 35 •40 anni della Ovest Ferrara, Pag. 113 •Latina-Bari playoff, Pag. 41 •Correggese-Matelica p.off, Pag. 117 •Lille-Guincamp, Pag. 51 •Castelfidardo-Rieti playoff, Pag. 120 •Siena-Virtus Roma gara 1, Pag. 57 •25 anni BB Minervino, Pag. 123 “Sport People”, Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Lecco, autorizzazione nº11/2003. Editore “Ragazzi di Stadio”, Via Adda 22, 23898, Imbersago (LC). Info: [email protected]. Pensieri & Parole: Ciro, oltre il giorno del dolore CIRO, OLTRE IL GIORNO DEL DOLORE Se non fosse per un contesto diverso, alcune immagini del funerale di Ciro Esposito sembravano, per certi versi, simili a quelle in occasione della cerimonia funebre di Gabriele Sandri. Solo quando qualcuno di noi ci lascia, purtroppo, riusciamo ancora a sentirci una comunità coesa. Con ideali sentiti e comuni. C’è magari chi si lascia andare ad un esibizionismo fuori luogo, per esempio postando le proprie foto con gran fretta sui social per dire “io c’ero”. C’è chi, sul posto, invece di rendere omaggio anonimamente fa di tutto per farsi notare da capi ultras di tifoserie “toste”. Ma, nel complesso, una morte che ci riguarda da vicino dà vita ad un omaggio sentito e che, nel più dei casi, parte dal cuore. Chi ha partecipato al funerale di Ciro da ogni angolo dello Stivale, ma anche chi ha guardato le immagini dei video del funerale, sentito i cori, visto tutta quella muraglia umana e nello stesso tempo composta, di sicuro qualche brivido l’ha avuto. Qualche lacrima sarà uscita, ne sono certo. E senza dubbio, in quella piazza di Scampia accompagnata dal sole, Ciro viveva ed era presente. Ma c’è anche il day-after. Il momento in cui, passata l’emozione capace di abbattere muri e pregiudizi tra di noi, si ricrea quella barriera fatta di proprie verità, di steccati ideologici e di diffidenza. Finisce il funerale e finisce la fratellanza in nome di uno stile di vita comune, di un sentire che va ben oltre radicate rivalità. In attesa del prossimo funerale, della prossima vita spezzata troppo in fretta da piangere. Ma Ciro, come gli altri sfortunati ragazzi che l’hanno preceduto, può ancora continuare a vivere, e non solo nei cuori dei familiari, degli amici, e di chi gli ha voluto bene. Ciro vivrà per tutti gli ultras se la sua morte sarà l’ultima; vivrà se si accetterà, finalmente, che delle regole esistono e non vanno mai trasgredite né derogate; vivrà nel momento Sport People n°25/2014 Pag. 2 Pensieri & Parole: Ciro, oltre il giorno del dolore in cui l’ultras, se mai accadrà, tornerà allo stadio mettendo al centro di tutto la propria squadra; vivrà se, pur affrontando il rivale, lo rispetterà; vivrà se, finalmente, saremo capaci di superare troppe divisioni interne per creare, chissà, è un sogno, un qualcosa di duraturo che legittimi ed organizzi gli ultras. Perché se l’unità esiste nel giorno del dolore, allora essa deve esistere anche in un giorno qualunque. In un Palermo-Milan come in un Gallipoli-Casarano. Dopo la morte di Spagna gli ultras si erano uniti nel nome di un “Basta lame, basta infame” rivelatosi effimero, retorico, se non ipocrita. Oggi non ci possiamo più voltare dall’altra parte, né coprirci con slogan di facciata e, anche se quanto accaduto a Ciro non è circoscrivibile esclusivamente all’interno delle dinamiche ultras, vicende tragiche come questa sono tutte legate ad un modo sbagliato di vivere lo stadio. Dove non si sono perse solo le regole, ma i valori di base che dovrebbero esistere sempre. Così come le motivazioni. Perché se il quin- dicenne esaltato va allo stadio col mito di qualche pistolero o accoltellatore non sbaglia lui, ma chi ha solcato quella strada. Se il quindicenne, come lo siamo stati noi, tornerà, invece, ad avvicinarsi allo stadio pensando a cori che abbattono i muri e ad un mare di bandiere, qualcosa sarà cambiato. E allora, in questo articolo, non voglio assolutamente spendere parole al miele dette e ridette. Vorrei solo che ci fosse una riflessione che vada al di là del momento di dolore. Vorrei che scorressero i nomi di tutti coloro che hanno perso la vita per una partita di calcio, e ci si chieda perché sono morti. In nome di che? Di chi? Non c’è stata una sola morte sensata. E nessuno venga a dirci che ci sono più morti per le risse in discoteca o per le stragi del Sabato sera, perché questo è il nostro mondo, che a me piace ancora guardare con gli occhi di un bambino. E negli occhi di un bambino non ci deve essere spazio alcuno per la morte. Mai. Sport People n°25/2014 Stefano Severi. Pag. 3 Pensieri & Parole: Gad Lerner, chi conosce e si informa non ha paura GAD LERNER, CHI CONOSCE E SI INFORMA NON HA PAURA Succede, in Italia, che troppo spesso ci si trovi a cavalcare l’onda di un evento tragico per fare facili sensazionalismi e buttare giù quattro righe intrise di perbenismo e luoghi comuni, atte ad accalappiarsi qualche follower o qualche lettore in più. Ed a farlo, quasi sempre, non sono giovani giornalisti alla ricerca di fama e di successo, ma bensì coloro che queste due componenti le hanno già raggiunte da tempo e potrebbero usarle per divulgare il proprio verbo in maniera saggia ed oculata, senza dimenticare da dove vengono e le regole assolute che questo mestiere teoricamente dovrebbe imporre. Nei giorni passati ho avuto modo di leggere le riflessioni del signor Gad Lerner sui funerali di Ciro Esposito celebrati a Scampia di fronte a migliaia di tifosi provenienti da tutta Italia e non solo. Il celebre giornalista e scrittore, in passato direttore del TG1 ed attualmente conduttore della trasmissione Fischia il Vento in onda su LaEffe, ha esordito asserendo: “… il raduno a Scampia per l’estremo saluto a Ciro Esposito mi ha fatto paura. Come già quel terribile 3 maggio allo Stadio Olimpico, ci ho visto la rappresentazione plastica dell’impotenza dello Stato davanti a fenomeni sociali che ormai sono sfuggiti al suo controllo…”. Dichiarazioni alquanto opinabili e che mi lasciano a dir poco basito. Signor Lerner, di quale impotenza dello Stato parla? La stessa che permette alle questure di comminare diffide gratuite perché un gruppo di tifosi non in possesso della tessera del tifoso (a proposito, lei che da sempre ha fatto della democrazia e della libertà d’espressione due dei propri cavalli di battaglia, sa di cosa stiamo parlando?) si è avvicinato troppo allo stadio dove la propria squadra gioca in trasferta (cfr. tifosi Bresciani in trasferta verso La Spezia, quest’anno, fermati a diversi chilometri dalla città ligure, identificati dalla polizia e fatti soggetto di un provvedimento restrittivo che a rigor di logica dovrebbe essere emesso solo verso chi mette a repentaglio l’ordine pubblico, ma penso che lei sappia di cosa parliamo...). Oppure, visto che anche lei, in maniera sorprendentemente qualunquistica, si è voluto accodare al treno di chi si è riempito la bocca e gli editoriali con il nome di Genny a’ Carogna, le chiedo se sa che quest’ultimo è stato oggetto di Daspo per aver violato il regolamento d’uso dello Stadio Olimpico per esser entrato in campo su espressa richiesta della Questura di Roma? Passibile per lui è stato anche aver indossato una maglietta che chiedeva non impunità ma giustizia per Antonino Speziale, il ragazzo accusato di aver ucciso l’ispettore Filippo Raciti durante gli scontri a margine della gara Catania-Palermo del 2007, un caso attorno al quale gravita più di qualche ombra e per il quale è stata da tempo richiesta la riapertura del fascicolo. Inoltre le voglio chiedere se ritiene, quest’ultimo, un aspetto trascurabile in un paese che si dice evoluto e che in più di un’occasione, attraverso i suoi principali rappresentanti istituzionali ha posto più di un quesito dubbioso sulla regolarità della magistratura e delle sue decisioni (cfr. “invasione” del tribunale di Milano da parte degli esponenti del Pdl, tra i quali l’integerrimo attuale Ministro degli Interni Angelino Alfano, in seguito alla decisione di disporre una visita fiscale per verificare il legittimo impedimento di Silvio Berlusconi), oltre al classico esempio degli esponenti leghisti che nei loro deliri di onnipotenza, facendosi forti di questa tanto decantata, ma a quanto pare faziosa, libertà d’espressione, si sono permessi il lusso di infangare, insultare e screditare impunemente chiunque gli capitasse a tiro. Nel suo assolo parla di una gioventù che, priva di tutto, fa riferimento alle tifoserie organizzate. E quindi la colpa di chi sarebbe? Degli ultras? Il nostro paese non offre nulla, o quasi, su questo le do piena ragione. Sa che noi giovani, spesso con lauree, master e dottorati, ci troviamo a lavorare dentro call Sport People n°25/2014 Pag. 4 Pensieri & Parole: Gad Lerner, chi conosce e si informa non ha paura center a 4 euro l’ora per sentirci i “vaffa…” nelle orecchie da parte di persone a cui spesso si propongono vere e proprie truffe? E cosa c’entrerebbero gli ultras in tutto ciò? Lei è mai stato in una curva, oppure è il classico che parla dopo essersi documentato attraverso Wikipedia, i video di YouTube e gli articoli di qualche suo collega che fino al 2 Maggio neanche sapeva che cosa fosse un fuorigioco? Sarebbe grave se fosse così, soprattutto da parte di un professionista accreditato come lei. Sa cosa le dico? Io che le curve degli stadi italiani non solo le ho frequentate, ma ci sono anche cresciuto. Che è vero, ha ragione, sono rimasti gli ultimi spazi di aggregazione per i nostri giovani. E fortuna che ci sono. Perché quando verranno svuotate anche queste, avremo la perfetta gioventù rintronata e pecorona che forse qualcuno sogna da tempo immemore. Nelle curve ci sono gli eccessi, come ci sono nella società di tutti i giorni. Poi, signor Lerner, lei parla dei tanti Genny che comandano uno “spazio vuoto che è poi lo spazio crescente della disperazione sociale e della miseria culturale”. Ma forse parla dello stesso spazio vuoto che nella sua gioventù lo ha spinto a fare attivamente politica al di fuori del Parlamento? Perché se è così parliamo di due mondi, per tanti versi, uguali e speculari: pensi che in quegli anni nasceva proprio il movimento ultras che lei ora tanto demonizza, ma che non va poi tanto lontano dalle organizzazioni politiche che lei frequentava attivamente, e sulle quali, destra o sinistra che siano, non mi permetto di emettere giudizi se non dopo averle analizzate e contestualizzate nel determinato periodo storico. Anche perché ai tempi che furono non è che lo Stato vedesse tali movimenti come un qualcosa di buono e salutare. “Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti”, diceva l’ex Ministro degli Interni Cossiga, che lei dovrebbe conoscere bene. Insomma signor Lerner, anche se la mia parola conta meno del due di coppe quando regna bastoni, le assicuro che lo stadio è una risorsa importante e fondamentale per la nostra gioventù. Un posto dove ancora si respira il concetto di aggregazione, nonostante una repressione bieca, eccessiva e spesso inutile oltre che sempre inconcludente, semplicemente perché mai volta a risolvere i problemi, ma solo a dare punizioni esemplari a cui poi i media fanno eco ammaestrando l’opinione pubblica. Forse è questo che le fa paura. Forse è questo che l’ha spaventata venerdì a Scampia. Tutti quei ragazzi, che non si conoscevano, ma che si stringevano la mano ed assistevano in assoluto rispetto alle esequie di uno di loro. Forse è il loro senso di fratellanza ad incuterle timore. Perché un uomo solo è facilmente manipolabile, anche e soprattutto sotto il punto di vista mediatico, mentre un gruppo di sconosciuti uniti da un qualcosa, anche da una semplice passione, è una bomba ad orologeria che rischia di saltare da un momento all’altro. Soprattutto in un momento come questo, dove gli spazi vuoti, come li chiama lei, sono troppi e sparsi ovunque. Forse è la semplice non conoscenza di tutto questo che le mette paura. È umano, io da bambino avevo una paura incredibile dei cani, pensavo mordessero di default, non appena ti avvicinavi, poi invece ho capito che sono gli esseri più buoni esistenti sulla faccia della terra, ed ora ne ho due oltre ad averne salvato qualcuno dalla strada. Chissà, forse un giorno capirà, se vorrà, che i tifosi, gli ultras, il tifo organizzato oltre a non mordere, non sono un coacervo di impunità e delinquenza. Come del resto non lo sono le redazioni giornalistiche. Basterebbe vedere le sfumature ed informarsi. La differenza è tutta là. La paura finisce dove inizia la conoscenza. Sport People n°25/2014 Simone Meloni. Pag. 5 Riceviamo & Pubblichiamo: Lettera a Ciro LETTERA A CIRO Ciao Cì, te scrivo sta lettera ner dialetto mio. Lo stesso che adesso, forse da lassù, starai a maledì p’esse una dell’urtime cose c’hai sentito quanno che ancora stavi qui. Che poi er mio nun è proprio dialetto, quello se lo so portato via l’avi, er mio è più quello che oggi chiameno slang. Romanaccio direbbero i veri curtori della parlata romana. Lo so’ che da voi è diverso, da voi er dialetto lo parlate davvero e guai a chi ve lo tocca. Te ne sei ito in un letto d’ospedale, come mai nessuno dovrebbe. Te ne sei ito perché sta città, sta società e sta gente so’ cambiate, peggiorate e imbastardite in poco tempo. Io ricordo ‘na Roma diversa, fatta de perzone ruvide e tignose, quello sì, ma de core e comprenzive. Pronte sempre a tendete la mano nella difficortà. Me ricordo una Roma fatta de passioni, de violenza perché no, ma sempre co’ criterio. Sempre co’ la testa utilizzata e messa davanti all’istinto. Ah Cì, quanno che ero pischelletto me diceveno che portasse ‘n curva ‘n cortello nun stava bbene, figurete se quarche d’uno avesse penzato a ‘na pistola pe’ combatte quer nemico ideale, quello diviso dar campanile e dar pallone, ma che l’artri 7 ggiorni della settimana c’aveva li stessi probblemi tua, combatteva le tue stesse battaje e spesso era perzino n’amico tuo. Perché la curva ha sempre unito. Pure quanno divideva. Pure quanno ce staveno de mezzo centinaja de chilometri, dialetti diverzi e modi totarmente differenti de intende la vita. Allo stadio ce semo sempre annati, i cori contro se li semo sempre fatti. Ma co’ rispetto, co’ sentimento, co’ quelle regole nostre che ereno sacre e intoccabili fino a ieri e che sembrano ‘na cojonella i davanti a tutta quella gente che t’è venuta a trovà da ogni parte dell’Italia e d’Europa oggi. Perché nun ce deve solo importà chi è er corpevole, chi è la vittima e chi è l’imputato. Ce deve importà de avè perzo pe’ l’ennesima vortà di fronte a chi ce vede come bestie. Come parassiti da eliminà ar più presto e da utilizzà Sport People n°25/2014 Pag. 6 Riceviamo & Pubblichiamo: Lettera a Ciro pe’ riempi’ le paggine de’ giornale e li teleggiornali della prima serata. Io nun lo so che po esse successo quer pommeriggio a Tor di Quinto. Nun lo so chi c’ha ragione e chi c’ha torto. So che er male che se semo fatti come omini, come tifosi e come romani e napoletani, è tanto. Troppo pure pe’ du’ città abbituate a combatte co’ tanta merda e tanto malessere tutti li santi giorni. Guardo tu madre oggi e ripenso alla sora Esperia, e a Antonio. Pure lui se n’è ito come mai se dovrebbe. Strappato dalla gente sua, dalla famija e dalla Roma cor sorriso sulle labbra, co’ quella maja giallorossa addosso e quella sciarpa piena de’ sogni. Er sogno de sbancà Milano. Er sogno de vive. Er sogno. Cì, adesso da lissù guardece e cerca de perdonacce se poi. Giallorossi o azzurri che semo. Perdona chi te pija ‘n giro, perdona chi penza che pareggianno li conti se risorveranno le cose. Qua parleno tutti de codice nun scritto, ce se riempono le bocche, ma poi strigni strigni ormai ognuno segue er suo de codice. Quello dell’egoismo e der protagonismo. Adesso vai, ‘nzieme a quell’altri che co’ le sciarpe, co’ li bandieroni, co’ le torce, li tamburi e li megafoni te stann’aspettà pe’ fa ‘n corteo e tifa’ alla faccia de tutte le nostre piccolezze d’essere umani. Stasera me so’ accorto che er male maggiore per noi, semo noi stessi. E da ‘sto male nun ze guarisce. E’ un canchero. Pieno de metastasi. Potemo fa’ tutte le terapie che volemo, ma ormai ce l’avemo. E solo un miracolo ce lo po guarì. Ma te ce credi nei miracoli Cì? Io no. Perché ortre a nun crede in Dio, nun credo manco nell’esseri umani. Te saluto adesso, s’è fatto tardi. Vattene al letto, come te diceva mamma quanno la matina dopo dovevi anna’ a scola. Magari mo’ che t’addormi, te rivedrai davanti er mare, er golfo, er Vesuvio e risentenno l’odori della città tua e della gente tua. E forse t’immaginerai pure che Roma nun po’ esse un letto d’ospedale, un proiettile de’ pistola e la fine d’un viaggio troppo breve. Ma la città dei Fori, dei Papi, der Colosseo e de tanta gente che nun è cattiva. E come in ogni parte der paese oggi te piagne co’ pietà, regalannote un po’ de Ponentino nostro. Quer vento dorce e fresco che d’estate ce allieta le serate. Perché semo umani pure noi. Ciao Cì, ‘ste parole tiettele pe’ te. Sport People n°25/2014 Pag. 7 Pensieri & Parole: Il rincaro delle pennette USB e il daspo IL RINCARO DELLE PENNETTE USB, IL DASPO, ED ALTRE AMENITÀ: QUANDO SEI GIÀ COLPEVOLE PER LEGGE Il giornalismo nostrano compie un’altra prodezza, segnalando, appena un giorno prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’aumento, spropositato, dei prezzi di vendita di PC, smartphone, tablet ma, soprattutto, hard disk esterni, chiavette USB e tutti i dispositivi contenenti una memoria interna. Il motivo? Una nuova applicazione della legge del 2003 sull’“equo compenso” per tutti quei diritti d’autore che, volenti o nolenti, non possono essere monetizzati in quanto rientranti nel campo delle copie illecite e non coperte dalla tassazione SIAE. Ma cosa unisce quest’ultimo provvedimento al nostro DASPO, il quale, almeno a detta di chi ci governa, dovrebbe diventare uno strumento di prevenzione (o di repressione, dipende dai punti di vista) ancora più duro? La risposta è semplice. L’aumento dei cosiddetti “dispositivi di riproduzione digitale” è, almeno ufficialmente, una tutela nei confronti degli autori registrati alla SIAE, che non possono vedersi riconosciuti i loro compensi quando i loro contenuti vengono copiati e trasmessi tramite chiavette USB, schede di memoria, CD, DVD, ma anche computer, smartphone e via dicendo. In pratica io copio la musica che ho nel mio computer su una chiavetta, magari per agganciarla all’autoradio e sentirmela anche quando sono in macchina? Bene, secondo il ragionamento della SIAE, solo per questo motivo dovrei pagare i diritti d’autore. Per non parlare di quando passo musica o filmati ad altre persone. Pagando una tassa, pure piuttosto pesante, si riconosce il principio che tu sei colpevole di violazione delle norme del diritto d’autore per il solo fatto di possedere uno o più dei suddetti mezzi di copia. All’atto pratico, una chiavetta puoi comprarla anche solo per motivi di lavoro e copiare materiale di tua proprietà, ma la tassa la paghi comunque. E, nonostante lo Stato riconosca il consumatore in anticipo colpevole di “copia abusiva”, facendogli pa- gare l’oneroso balzello, egli può comunque essere perseguito, come avviene da sempre, per aver violato il copyright nel caso che venga “beccato” con qualche dispositivo contenente copie non autorizzate e comunque non pagate. Questo, in sintesi, un problema che riguarda la nostra vita di tutti i giorni e sul quale si possono trovare spunti infiniti per parlare ore ed ore. Ma ciò che a noi preme di più, invece, è come lo Stato, con tale provvedimento, abbia applicato una specie di “DASPO preventivo” a tutti i fruitori dei prodotti supertassati. Già, il DASPO, quel provvedimento amministrativo ma non penale il quale, tuttavia, limita diversi principi di libertà personale sanciti dalla nostra Costituzione, che ti costringe a trovare un avvocato, che ti vieta, magari in futuro, di fare diversi concorsi pubblici e ti obbliga a dare spiegazioni che non dovresti dare alle persone che ti sono vicine, il tutto senza la quasi minima possibilità di difenderti dal provvedimento, se non per via amministrativa e quasi mai per questioni di merito sui fatti; tutto ciò mentre il soggetto a DASPO può essere innocente, può magari anche affrontare un processo per far valere le sue ragioni e tornare ad essere “pulito”, senza però riuscire mai a riparare i danni economici, la propria reputazione e, in diversi casi, la propria vita privata fatta a pezzi. Il DASPO, un provvedimento per nulla garantista e liberticida, è un provvedimento ben più grave di un aumento del prezzo della scheda di memoria SD, tuttavia risponde ad un concetto ben preciso e terrificante allo stesso tempo: per lo Stato puoi essere colpevole di un reato a priori, senza nemmeno la possibilità di dimostrare la tua innocenza. Se compri un tablet sei colpevole, a prescindere, di violazione del diritto d’autore, se vai allo stadio sei colpevole, a prescindere, della metà dei reati previsti dal Codice Penale. E, proprio perché vai allo stadio, non solo ti si può applicare il DASPO sulla base di un semplice sospetto, ma sei preventivamente esposto al sistema della “Questura on-line”. Anche quando ad acquistare il biglietto è un nonno con al seguito la sua nipotina di 5 anni. Casi in cui Sport People n°25/2014 Pag. 8 Pensieri & Parole: Il rincaro delle pennette USB e il daspo non vale più il principio di prevenzione, ma di presunzione di colpevolezza solo perché si compiono determinate, elementari, azioni. Ma i casi di condanna a priori di colpevolezza nei confronti dei cittadini sono anche altri. Per esempio, tutte le testate giornalistiche, dall’autunno scorso, hanno obbligo di rettifica dei propri articoli senza replica, nel caso che chiunque sia interessato al pezzo pubblicato si senta leso per una qualunque ragione, onde non incorrere nel reato di diffamazione; essenzialmente, basta che chiunque contesti quanto hai scritto e ti invii formalmente la richiesta di rettifica e sei obbligato a pubblicare la stessa senza poter aggiungere la tua opinione, riconoscendoti, a priori, colpevole di lesa maestà, anche quando ciò che hai scritto è provato ed argomentato. A meno che non si voglia rischiare di incorrere in sanzioni pecuniarie ormai diventate pesanti. mai collaudatissimi studi di settore: spiegando l’argomento in termini molto semplificativi, chiunque abbia un’attività propria e guadagni ben al di sotto di quanto indicato dai parametri medi dell’Agenzia delle Entrate per ogni categoria professionale, è messo sotto inchiesta, a prescindere, per evasione fiscale, e sta al malcapitato l’onere di provare, con qualunque mezzo, la propria innocenza. Tutto questo in un periodo di crisi economica, parametro del quale lo studio di settore non tiene minimamente conto, pubblicando guadagni medi, per attività, spropositati, neanche fossimo in Svizzera. Una volta, tutto sommato, l’ultrà poteva ritenersi un cittadino perseguitato e di “Serie B”. Oggi, per un motivo o per l’altro, il principio di colpevolezza a priori si è esteso, potenzialmente, a tutti i cittadini italiani. Non ne possiamo assolutamente gioire ma, almeno, non dite che non abbiamo provato ad avvertirvi. Stefano Severi. Ultimo esempio, che cito, è quello degli or- Sport People n°25/2014 Pag. 9 Culture Club: E non vorrei lo sai lasciarti mai perché Recensione del libro: E NON VORREI LO SAI LASCIARTI MAI PERCHÉ Partiamo da una premessa importante, non fosse altro che per una questione di onestà intellettuale: io Francesco Berlingieri, aka Lobanowski 2, l’autore del libro, lo conosco personalmente, non per questo quanto penso e sto per scrivere di questo libro è influenzato da ciò. Anche perché una rivista gratuita come la nostra non ha nulla da guadagnarci a far marchette. Non a caso Francesco non lo leggo perché lo conosco, ma lo conosco proprio perché, prima di questo, avevo già letto un altro suo libro, “Juve o Milan? Meglio il Foggia”, scritto a sei mani sotto il nome multipolo di “Collettivo Lobanowski”. Un libero patto tra pari – citandoli testualmente – che ha scelto l’anonimato perché quello che conta sono le storie. E le storie, quando sono valide, vanno collettivizzate, appartengono a tutti. Una scelta che, “filosoficamente”, mi piace molto, sia perché è la stessa che ho condiviso nell’avventura editoriale con “Sport People”, dove a contare sono le idee e non chi le enuncia, sia perché è per certi versi un approccio fortemente ultras. Almeno in teoria, visto che anche “Ultras”, o il nome del gruppo in genere, è un’identità multipla e situazionista, un abbattimento delle barriere individualistiche per condividere in gruppo valori e azioni, rifuggire l’isteria etichettatrice dei media, dell’opinione pubbli- ca e delle Forze dell’Ordine, che altro non è che un tentativo di controllo sociale totale, come totalizzante è l’appiattimento che ne consegue. Questo, dicevamo, in teoria, visto che poi nella pratica tanti disattendono attraverso la mistificazione del “capo ultras”, una delle più grandi menzogne del/sul mondo degli ultras che è un male tanto endogeno quanto esogeno. Che qualcuno a cui l’indebita manipolazione di questa figura egocentrica, in un movimento collettivo, in questi anni ha fatto comodo per ricavarne consensi, soldi, potere ricattatorio, candidature politiche, posti di lavoro, controllo su affari criminali, ville in Costarica e qualche coltellata o gambizzazione come effetto collaterale. Ma sono cose che con il mondo ultras non c’entrano granché, per quanto certa stampa prezzolata cerchi sempre di ricamare forzosamente legami blandi che forse, con quella ostinazione, avremmo fatto meglio noi a spazzare via definitivamente. Vabbe’, parliamo delle tre palle e del nonno flipper… Tornando al libro, “E non vorrei lo sai lasciarti mai perché” è dunque l’opera prima di Francesco Berlingieri come autore unico fuori dai passi mossi e scritti in Collettivo Lobanowski. La prima preventivabile sensazione che se ne percepisce è nel guadagno di omogeneità stilistica e narrativa, rispetto alla precedente esperienza. Nonostante la scelta della suddivisione in racconti, spesso distanti tra di loro in termini di tempo quanto Sport People n°25/2014 Pag. 10 Culture Club: E non vorrei lo sai lasciarti mai perché di argomenti, il peso specifico del filo conduttore è tale da non disorientare la lettura per dispersione o restituire la sensazione del deja-vu da ridondanza. Ovviamente il filo conduttore è l’amore per la propria squadra di calcio che chi ama davvero, visceralmente, finisce inevitabilmente per vivere “andando oltre”, da ultras, magari anche non nel senso stretto di militanza attiva in un gruppo, come fanno papà Leonardo o zio Franco, che una parte di sé in nome dell’amore calcistico l’hanno sacrificata, che qualcosa all’amata di rossonero vestita l’hanno data, anche solo considerando la trasmissione e la perpetuazione genetica di questo amore trasmesso in maniera virale. Poi ci sono le storie ultras vere e proprie, le incursioni semi-turistiche nelle città prossime a quelle dove il Foggia scendeva in campo, i boati, la cappa di gelo silenzioso dopo un goal subito, le poche gioie, le amarezze, le trasferte, il viaggio come metafora di vita. Tra le righe e fuori dalle righe, come in qualche racconto che esula dallo stretto contesto calcistico, c’è vita autentica che trasuda. “E non vorrei lo sai…” è romanzo vero e ci racconta l’ultimo calcio genuino che abbiamo vissuto, quello visto con l’incanto mistico del bambino, rivisitato nel Subbuteo per lavare l’onta della sconfitta che Paolo Valenti in TV o Ameri per radio avevano narrato, mentre in salotto pigramente finiva la domenica familiare ancora intrisa degli odori del ragù e del caffè. Il calcio dell’URSS, della Mitropa Cup e dell’Anglo-Italiano in cui piccole compagini di provincia varcavano le sacre porte di Wembley. Un calcio dove la passione del tifoso era strumento attivo per scrivere pagine di epica sportiva, non mero dato da studio di marketing atto a ideare e rivendere gadget di gusto pessimo. Chiara la citazione di “Ogni volta che torno” di Paul Anka, diverse altre le citazioni musicali, cinematografiche e letterarie in una sorta di collage socio-sportivo che diventa una bellissima operazione “amarcord” dalla quale si esce, voltata l’ultima pagina, non con poca nostalgia per quel che eravamo, come tifosi e come comunità in sé. Singo- lare se si considera che alcuni avvenimenti narrati sono cronologicamente anche piuttosto vicini, ma emblematici di quanto barbaro sia stato lo stupro di gruppo attuato dalle Tv a pagamento e completato dagli sgherri delle Tessere e dei divieti, mentre chi doveva denunciare stava invece connivente a guardare. Il calcio non è un prodotto, l’amore per il calcio non si attribuisce a brillanti prodotti commerciali svincolati da ogni senso di appartenenza, con efficienti quanto asettici stadi di proprietà che non potranno mai effondere la palpitante passione popolare delle folle sui gradoni scalcinati dei tempi che furono. Il calcio è emozione in grumi di terra e sangue il cui richiamo non giunge per réclame ma, trasmessa di padri in figli, di generazioni in generazioni: Perché non è niente. Per voi non sarà niente. Ma io li ho visti e me li ricordo, gli occhi di quel ragazzo di trent’anni che mi teneva sulle spalle mentre una ressa inenarrabile premeva per entrare. A vedere Foggia-Catanzaro. In una normale domenica di metà agosto. Un bel libro, che mi sento di consigliare a cuore veramente leggero e che può piacere indifferentemente a chi mastica pane e pallone (e ultras), ma anche a chi ne è avulso ed è solo amante di buona lettura, perché è scritto veramente con rara bravura, molto più godibile di tanta spazzatura che ha usato il calcio come tema di fondo (e mi mordo la lingua!). Faccia attenzione chi cerca il classico libro ultras più di stampo fotografico, perché qua di foto non ce ne sono. Solo parole. Parole pesanti e pensanti. Per chiudere con le segnalazioni tecniche, non cercatelo in libreria perché è un libro autoprodotto (sotto l’egida di “Autoproduzione Pirata”) e non lo troverete se non in qualcuna della zona Foggia o dei canali più alternativi. Se siete interessati all’acquisto contattate direttamente l’autore via email, all’indirizzo [email protected]: il volume è in vendita alla modica cifra di 10 € incluse le spese di spedizione. Ripeto, detto con onestà e al di fuori dell’amicizia: li vale tutti e molto di più. Sport People n°25/2014 Matteo Falcone. Pag. 11 Pensieri & Parole: Tor di Quinto, colpi segreti e strategie sistemiche Tor di Quinto. Colpi segreti e strategie sistemiche. «I cani da guardia sono come certi sfruttati a cui danno una divisa, un grado e il potere del sopruso: si trasformano in fedeli servitori di chi li tiene alla catena, e spesso diventano più feroci di quanti sono da sempre abituati a esercitare il potere» (In ogni caso nessun rimorso, Pino Cacucci) Verso la fine degli anni ’80, precisamente il 13 dicembre del 1989, viene varata in Italia la legge n. 401. Con questo passaggio di non poco rilievo, il legislatore interviene “nel settore del giuoco e delle scommesse clandestine e tutela della sicurezza nello svolgimento di competizioni agonistiche”, partorendo un particolarissimo dispositivo denominato D.A.SPO. (Divieto di Accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni SPOrtive). Un espediente giuridico gravidato sulla scorta delle misure di prevenzione. Il D.A.SPO., ossia la cd. “diffida”, così come l’obbligo di “comparire personalmente una o più volte negli orari indicati, nel (…) comando di polizia competente in relazione al luogo di residenza dell’obbligato(…), nel corso della giornata in cui si svolgono le manifestazioni” per le quali è disposto il divieto, rivestono natura di misure di prevenzione “atipiche”. Questo brevissimo excursus dipana la strada ad una serie di perplessità, se rapportato alla incombenza della limitazione in punto di libertà personale e di circolazione derivante dalle dette misure; tant’è che queste ultime si configurano per il fatto di essere strumentali ad un vivisezionamento pregresso da parte di un assetto congiunto di poteri tra loro interdipendenti, cioè l’asse legislativo-mediatico-giudiziario. Nel senso che la irrogazione delle limitazioni de quo, o meglio la cd. diffida, di cui la cd. “firma” costituisce soltanto un quid pluris, è subordinata ad una settarizzazione sociale, giacché l’esistenza di una precisa categoria di persone che aderisce ad una data subcultura, gli ultras, rappresenta per l’interprete il presupposto sintomatico ai fini dell’applicazione dei provvedimenti inibitori. Una dinamica socio-giuridica che mette in luce gli Sport People n°25/2014 Pag. 12 Pensieri & Parole: Tor di Quinto, colpi segreti e strategie sistemiche intenti anomali che la legge in esame sottende. approssimativi, striscioni lunghi e riunioni settimanali aperte a tutti gli interessati. In Italia, sulla base di quanto accaduto illo tempore in Inghilterra, vi è sempre stata un’attenzione particolare nei riguardi del movimento ultras. Fondamentalmente assecondando l’atavica logica ultralegalitaria ossessionata dall’ordine pubblico, e volta a destituire di ogni fondamento le pratiche autorganizzative di matrice curvaiola che sfuggono al controllo dello Stato. Come Valerio Marchi ha avuto, tempo addietro, la sensibilità di intuire: in curva ciò che va prendendo forma in occasione della partita è in tutto e per tutto una Zona Temporaneamente Liberata continuamente in itinere, ovvero un palcoscenico di conflitti e di aggregazioni comunitarie proiettate al confronto.1 «Folli, devianti e criminali di ogni tipo sono votati dalle logiche dell’ordine a un rigoroso mutismo, e quando rimane una fragile traccia della loro esistenza, sarà solamente quella che l’autorità o l’istituzione avrà registrato per assicurarsi una presa su questi corpi ribelli».2 L’idea di creare uno striscione viene attinta dagli anni ’70. Ergo si decide di creare una “pezza”, come quella degli studenti e degli operai, su cui imprimere il nome del gruppo scelto all’unisono da tutti i componenti; la sigla adottata sta a dimostrare l’adesione a determinate controculture o fazioni politiche, piuttosto che la provenienza da determinati quartieri o rioni della città. Lo striscione assume una connotazione sempre più forte, al punto che gli ultras finiscono per identificarsi in esso. Per questo motivo l’eventuale perdita dello striscione durante gli scontri determina lo scioglimento del gruppo. Strettamente connessa al rituale dello striscione è quella del “materiale”. La sciarpa o il berretto, la toppa o la maglietta, così come l’adesivo o la spilla sono elementi che attestano la propria appartenenza al relativo gruppo, cioè vessilli da indossare con fierezza la cui attribuzione costituisce un rito atteso e conquistato. Per gli ultras, la cui etimologia ha evidenti accezioni estremistiche, e per l’attitudine allo scontro fisico, e per la fortissima connotazione valoriale che da sempre contraddistingue questo movimento, è una sfida sotto ogni aspetto cercare di occupare il posto della curva dove il proprio striscione possa avere una maggiore visibilità nei confronti delle tifoserie nemiche o comunque una zona che rispecchi la propria centralità nell’equilibrio curvaiolo. Le linee di condotta adottate dai vari gruppi variano in ragione del modo di interpretare la propria ontologia. Le argomentazioni di cui sopra servono a chiarire la ratio legis posta a fondamento dei divieti sanciti dal legislatore nell’ultimo decennio. Invero l’impossibilità per i gruppi non legalmente riconosciuti di esporre i propri drappi, semplicemente palesa un attacco simbolico prima ancora che sostanziale. Con questo precipuo passaggio normativo, accelerato da turbative dell’ordine pubblico, i “vertici” hanno inteso destabilizzare il movimentismo da stadio nel suo aspetto più rappresentativo, sviscerando la stessa aggressività che vi è nello strappo di un burqa dal viso di una musulmana. Il panorama è frastagliato, ebbene si va dai gruppi più elitari, che si contraddistinguono per un numero relativamente basso di persone e la rigidità della militanza, a quelli più “clubbistici”, che di solito hanno una propria sede sociale, dei modelli comportamentali D’altra parte, lo striscione è l’apogeo comunicativo del movimento ultras; ed il fatto stesso che i contenuti potessero sfuggire ad un preventivo controllo istituzionale, ha indotto il legislatore ad incidere tale ambito con il filtro obbligatorio del vaglio da parte del Questore. Il senso dello striscione sta nell’esternare un pensiero che non rispetti la linearità di veduta imposta dall’informazione dominante. 1 V.MARCHI, Prefazione a Fanatics, Castelvecchi, Roma 1996, cfr. 2 A.BROSSAT, Scarcerare la società, Elèuthera, Milano 2003, cit. p. 35 Sport People n°25/2014 Pag. 13 Pensieri & Parole: Tor di Quinto, colpi segreti e strategie sistemiche È pacifico che l’odierna società sia contraddistinta da un punto di vista totalizzante, cosicché ogni segmento sociale che rappresenti in qualche misura una potenziale carica oppositiva viene fatto rientrare nell’alveo del crimine organizzato. Tale assunto spiega anche il tentativo mediatico di simbiotizzare il movimento curvaiolo di alcune città, con particolare riferimento al Meridione, con organizzazioni mafiose comunemente intese.3 La spinta determinante per il Sistema-Stato è stato l’animus diretto alla distruzione degli ultras al fine di neutralizzarne il ribellismo innato; una voluntas persequendi che si è raffinata col passare degli anni, fino al culmine della tensione, raggiunto con l’assassinio di Tor di Quinto. Riprendendo pedissequamente le critiche del Marchi, si può serenamente affermare che a tale preciso scopo si è reso necessario un evento mediatico sensazionale; una dinamica riprovevole sul piano umano; un precedente storico utile a relegare l’accaduto nella sfera delle rivalità tra tifoserie.4 Dunque una serie di circostanze utili all’ultima stretta repressiva di cui lo Stato necessitava, in questo preciso momento storico, per rendere le gradinate scevre da qualsivoglia scomoda presenza. La fase intermedia, o meglio il punto di passaggio da un inasprimento graduale volto all’addomesticamento delle curve, ad un repentino e drastico svuotamento, la si rinviene nel 20075. Nulla più della morte di un servitore dello Stato può significare una destabilizzazione determinata da zone aggregative che sfuggono ad un controllo pieno del potere, al punto da indurlo ad un clamoroso errore giudiziario6, coerente con quella che il Marchi definisce “Sindrome di Andy Capp”. Orbene questo stato di paranoia collettiva necessita di alcune rilevanti condizioni, quali un generalizzato rancore dovuto alla incertezza sul proprio presente e futuro, che sfocia nella ricerca di capri espiatori. In secondo luogo, la presenza di un sistema di comunicazione in grado di riamplificare gli stati di ansia collettiva. Nel caso di specie, basti tenere conto dell’accanimento della stampa nei confronti dei tifosi in balaustra allo Stadio Olimpico per l’ultima finale di Coppa Italia, distogliendo l’interesse dal fatto storico che ha determinato la morte di Ciro Esposito. «Le società contemporanee dispongono di almeno tre strategie per affrontare le condizioni e i comportamenti ritenuti indesiderabili, offensivi o minacciosi, la prima consiste nel socializzarli, cioè nell’agire a livello delle strutture e dei meccanismi collettivi che li producono e li riproducono, assicurando loro un lavoro o un sussidio. La seconda strategia è la medicalizzazione: significa cercare un rimedio medico a un problema definito senza esitazioni come una patologia individuale suscettibile di trattamento medico. La terza strategia adottata dallo Stato è la penalizzazione, che serve da tecnica per rendere invisibili i problemi sociali che lo Stato non può o non vuole affrontare fino in fondo».7 Agevolmente si comprende che agli ultras viene applicata la seconda strategia, procedendo al tradizionale metodo di demonizzazione di una ontologia sotto/contro culturale che per decenni ha rappresentato una minaccia sociale concreta rispetto alle pretese dei “piani alti”. NdA, Rimini 2004, cfr. Ripercorrendo a ritroso la storia, si può ben comprendere come questi temi siano ancorati al concetto di potere disciplinare. Già nel XVII secolo l’apparato disciplinare procedeva alla ripartizione degli individui nello spazio. Basti pensare alla diffusione del modello del convento così come quello 5 Corriere della sera del 3.2.07, pp. 2 ss., “Ucciso un poliziotto, calcio sotto choc.” 6 S.NASTASI, Il caso Speziale, Bonfirraro, Enna 2013, cfr. 7 L.WACQUANT, Punire i poveri. Il nuovo governo dell’insicurezza sociale, DeriveApprodi, Roma 2006, cit. p. 13 3 E. QUADRELLI, Il nodo di Gordio, in Stadio Italia, La Casa Usher, Firenze 2010, cfr. 4 V. MARCHI, La sindrome di Andy Capp, Sport People n°25/2014 Pag. 14 delle caserme, accanto ai quali si diffusero grandi spazi manifatturieri. I controllori dell’epoca infidamente si impegnavano nel progettare un’istituzione disciplinare perfetta volta ad assicurare una distribuzione capillare del potere. E tutt’oggi l’intento di fondo è quello di Sorvegliare e punire.8 E la preoccupazione ha assunto una portata ancora maggiore, per lo Stato, nel momento in cui gli osservatori si sono resi conto che comportarsi da ultras allo stadio acquisisce una dimensione più ampia: le condotte assunte allo stadio, o durante la trasferta, divengono uno stile di vita, un’attitudine comportamentale; tanto è vero che il fenomeno ultras si è espanso inarrestabilmente in senso positivo per oltre quattro decenni. I sentimenti interni ad un gruppo si ripercuotono, in un più ampio raggio, nei confronti delle altre tifoserie. Ed il pathos di cui ogni gruppo è portatore, si concretizza in azioni di vario taglio il cui tenore sfugge ad ogni tentativo di incanalamento. Pertanto torna ad essere di incredibile attualità la insidiosità del potere disciplinare, alla stregua di una manovra di distruzione di ogni carica oppositiva. La diagnosi dell’ultras-folk devil, combinata alla volontà statuale di non farsi sfuggire la proliferazione di ragionamenti autonomi, ha spianato la strada ad un accanimento metodologicamente ondivago ma continuativo negli anni. La consorteria formata dai poteri dello Stato, a cui va imprescindibilmente aggiunto il potere mediatico, quale longa manus, è partita col contemplare lo stadio come palestra utile a consolidare le pratiche repressive già in uso presso le Forze dell’Ordine. Invero queste misure preventive sui generis sono da contemplarsi come un innesto embrionale, da cui sviluppare nel tempo altri e più pregnanti strumenti di controllo da applicare all’intera civiltà. «La filosofia che ispira le strategie d’ordine pubblico negli stadi affonda le proprie radici nella natura stessa della nostra polizia. Se infatti esiste nella funzione di polizia, anche in uno Stato 8 M. FOUCAULT, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 2012, cfr. democratico, una tensione oggettiva tra il potere e il diritto, tra l’intervento rapido ed efficace, che travolge resistenze e ostacoli, e il dovere di rispettare pienamente i vincoli giuridici, soprattutto i diritti di tutti i cittadini, nell’ambito del tifo calcistico questa tensione oggettiva non trova spesso mediazione. La polizia ha un notevole potere discrezionale, non solo al livello complessivo ma anche a quello del singolo poliziotto. Le forze di polizia possono essere considerate come policy makers, nel senso che esse “fanno le politiche”. Questa percezione soggettiva implica, evidentemente, un elevato tasso di discrezionalità».9 Per strana ironia della sorte, rispetto alla quale anche il più fatalista nutrirebbe seri dubbi, l’accanimento militare che per anni ha perseguitato i “violenti da stadio” ha sgomberato le adiacenze dell’Olimpico in occasione di Fiorentina-Napoli. Già nel 2004, la stampa nazionale fece notare la scesa in campo degli 007 del Sisde;10 e lo stesso CASMS (Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive) vanta tra le proprie schiere diretti adepti dei servizi segreti. Il vuoto di controllo avutosi a Tor di Quinto, per i motivi sopraesposti, assume la piega della “distrazione premeditata”. Lasciare scoperta una porzione di territorio, diffusamente frequentata da alcune frange di romani, e facilmente raggiungibile dai napoletani ha il retrogusto della tensione voluta. Il dato scientifico consta nell’aver creato le condizioni affinché si potesse verificare uno scontro, anche prolungato, tra due delle tifoserie più numerose e violente onde creare il pretesto per un successivo intervento normativo di portata ancora maggiore di quelli avutisi dal 2001 ad oggi. Senza pretese inquisitorie, né accanimento giustizialista, a determinare l’ennesima morte da stadio, questa volta, potrebbe essere stata l’esplosione di una serie di “colpi segreti”. Giuseppe Milazzo. 9 V.MARCHI, Il derby del bambino morto, DeriveApprodi, Roma 2005, cit. pp. 75-6 10 Il Messaggero del 24.3.04, p. 7, “Derby sospeso, in campo il Sisde.” Sport People n°25/2014 Pag. 15 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 I BARESI E LA TRASFERTA CHE NON DOVEVA ESSERE FATTA Ed ecco riemergere un racconto dal passato, quando eravamo un po’ più tifosi e un po’ meno casual, meno eleganti forse, di sicuro molto più ultras. Quando ultras, significava ancora andare “oltre”. Come quella volta, quando c’era da fare la trasferta di Bergamo per l’ultima giornata del campionato ‘89/’90, l’anno del ritorno in serie A e di Joao Paulo. A ripensarci, sembra ieri. Durante tutta la settimana precedente, i quotidiani sportivi (e non solo) sottolineavano il fatto che la partita che si sarebbe disputata allo stadio Comunale di Bergamo sarebbe stata riservata ai soli abbonati dell’A.C. Milan. E proprio a causa della limitata capienza dell’impianto sportivo bergamasco, che a malapena era in grado di ospitare gli abbonati rossoneri, non vennero messi in vendita ulteriori biglietti di ingresso. Pertanto, a più riprese, si invitarono i tifosi baresi a non mettersi in viaggio per assistere all’ultima partita del campionato di serie A 1989/1990. E allora noi cosa facemmo? Naturalmente, partimmo! A dire il vero, il Bari era ormai salvo da tempo, dopo aver disputato un campionato davvero avvincente per una neopromossa, in cui riuscì a centrare l’obiettivo salvezza con largo anticipo, sfiorando addirittura la qualificazione alla Coppa Uefa, mancata solo per un soffio. Il merito di tutto ciò fu per un sistema di gioco capace di mettere in difficoltà anche gli squadroni più forti del torneo, grazie alle qualità offensive del fantasista Joao Paulo, divenuto nel frattempo un vero e proprio idolo della tifoseria biancorossa. Qualche giorno prima della trasferta, il mio amico Silvio mi dice che ci sono alcuni ragazzi del gruppo ALCOOL che sarebbero intenzionati a mettersi in viaggio alla volta di Bergamo, seppure in pochi, anche perché il rischio di rimanere fuori o, addirittura di non riuscire nemmeno ad arrivare nei pressi dello stadio fa desistere la maggioranza di loro, soprattutto dopo l’esperienza vissuta in occasione della trasferta effettuata dagli stessi ALCOOL a Napoli il giorno prima di Pasqua, unico gruppo della curva nord di Bari ad essersi messo in viaggio malgrado la preannunciata indisponibilità di biglietti a prezzi ragionevoli. In quell’occasione, al manipolo di temerari arrivato fin sotto il San Paolo, era stato rifiutato l’ingresso allo stadio, lasciando i giovani baresi fuori dall’impianto partenopeo in balìa dei tentativi di aggressione da parte di bande di locali che, a dire il vero, di ultras avevano ben poco, essendo più interessate ai loro effetti personali che non al materiale del gruppo. Malgrado tutto, verso la fine della partita erano comunque riusciti ad entrare in tribuna per assistere agli ultimi minuti dell’incontro. Ad ogni modo, visto che noi tre amici già da un po’ bazzicavamo il settore degli ALCOOL in occasione delle partite interne dell’A.S. Bari, decidiamo di organizzarci con quelli del loro gruppo intenzionati ad avventurarsi fino a Bergamo. Ben presto, però, il numero di chi è seriamente intenzionato a partire si assottiglia, colpa soprattutto dei giornali, che continuano a sottolineare il fatto che la partita sia riservata ai soli abbonati e che non ci saranno biglietti di ingresso in vendita ai botteghini. Con l’avvicinarsi del sabato sera ci rendiamo conto di essere noi tre gli unici davvero decisi a partire ad ogni costo. Qualcuno dei ragazzi degli ALCOOL vorrebbe affidarci lo striscione grande, quello storico, che proprio da quell’anno ha ricominciato a fare la sua apparizione durante le partite casalinghe disputate allo stadio Della Vittoria, così come anche in occasione di alcune trasferte al seguito del Bari. Facciamo però presente che non è il caso, non in occasione di questa trasferta, troppe incertezze e troppo rischioso. Piuttosto ci si potrebbe portare uno dei due vessilli più piccoli che hanno fatto la loro apparizione durante l’anno. Ma come al solito, vai a capire chi ce l’ha. Dopo ulteriori giri di telefonate, viene fuori che c’è comunque qualcun altro del gruppo ALCOOL che ha intenzione di partire alla volta di Bergamo Sport People n°25/2014 Pag. 16 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 e così ci si dà appuntamento in stazione a Bari, sabato notte, per poter prendere il solito treno diretto al Nord, quello delle 00:17. Finalmente arriva il sabato sera. Una volta in stazione facciamo la conta di quelli che hanno risposto “presente” e ci rendiamo subito conto che, stavolta, gli UCN non avrebbero guidato la trasferta. Del resto, anche loro leggono i quotidiani locali e nazionali. Quindi, sanno già per certo che nessun biglietto sarà messo in vendita e che nessun tifoso ospite è atteso al seguito del Bari. Come di consueto prima di una trasferta, nei giorni precedenti la partenza si va a fare un giro presso la sede degli UCN, per sapere come si stanno organizzando. Seguiamo la prassi anche stavolta e, una volta lì nella loro sede, ci dicono di avere ricevuto forti pressioni dalla Questura di Bari affinché questa trasferta non venga effettuata. Quindi chi deciderà di partire, lo farà a titolo personale e non come UCN. Non sono dello stesso avviso i ragazzi del gruppo MALATI che, come sempre, anche quel sabato sera si presentano in stazione con il loro ormai mitico striscione da trasferta. Loro ci saranno, ancora una volta. Al momento di fare i biglietti del treno, ecco andare in scena i soliti teatrini. Visto che c’è da andare fino a Bergamo, c’è chi prova a fare il biglietto fino a… Foggia (!), chi fino a Termoli, mentre i più previdenti lo fanno “addirittura” fino a Pescara. Ma qualcuno, che si crede più furbo degli altri, reputa più che sufficiente pagare solo fino a Barletta. Dopo un po’ che vanno avanti queste scenette, ecco che i bigliettai della stazione di Bari, stanchi di essere presi in giro, decidono di dire “basta” e di non vendere più biglietti del treno a quelli che, secondo il loro insindacabile giudizio, sembrano diretti a Bergamo per seguire la trasferta dei biancorossi. Pertanto, il “minimo sindacale” per salire in treno lo stabiliscono loro: se si vuole partire, bisogna fare il biglietto almeno fino ad Ancona e poche storie! Al momento di salire sul treno è poi la Polfer che cerca di imporre un’ulteriore scrematura, Sport People n°25/2014 Pag. 17 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 ma senza particolare successo. Infatti, chi viene trovato senza biglietto di viaggio e viene fatto scendere da un vagone, risale un attimo dopo su quello a fianco. Alla fine, come sempre, quando tutti sono a bordo il treno parte, con somma gioia di tutti quei poveri viaggiatori pendolari diretti al Nord che di pallone, Bari ed altre questioni del genere ne hanno ormai fin sulla cima dei capelli. In tutto questo delirio, ci dimentichiamo anche dell’appuntamento con chi doveva partire con noi e portare lo striscione ALCOOL. A bordo del treno non lo troviamo e quindi, al pari degli esponenti degli UCN, è evidente che non sarà dei nostri. Amen. Una volta a bordo del treno, ha inizio un nuovo teatrino, quello con i controllori delle Ferrovie dello Stato. Questi ultimi, poveri loro, sanno benissimo di avere una bella gatta da pelare. Di fatto, non potendo fare nulla nei confronti di tutti quelli che mostrano biglietti ferroviari con le destinazioni più disparate, anche se inequivocabilmente diretti a Bergamo, possono rifarsi giusto su quelli che hanno fatto il biglietto fino a Barletta o a Foggia. Con l’aiuto della Polfer provano a farli scendere dal treno, ma anche in questo caso è una battaglia persa, con gente che viene fatta scendere da una porta e che poi risale a bordo da quella affianco. Ma alla fine è anche vero che da Foggia in poi non è più affar loro e perciò, tutto sommato, è inutile insistere più di tanto. Il viaggio d’andata, da lì in avanti, scorre tranquillo, grazie anche ai racconti del padre di Vito, il più vecchio e il più distinto tra i nostri compagni di viaggio, ferroviere e grande tifoso del Bari che ci tiene svegli con racconti di vecchie ed epiche partite e storie di trasferte ai confini della realtà, effettuate in una lontana epoca pre-ultras. Vengono così alla luce episodi incredibili, degni di un vero tifoso del Bari, come quando con la scusa di portare la famiglia in vacanza a respirare un po’ di aria di montagna, finiva sempre per ritrovarsi ”casualmente” nei pressi delle località in cui il Bari stava svolgendo il ritiro estivo. Oppure quella volta che, trovandosi in servizio a bordo di un treno che viaggiava lungo la linea ferroviaria Adriatica, il suo convoglio si trovò a passare per Riccione proprio mentre il Bari disputava un’amichevole contro la squadra locale e, giusto all’altezza dello stadio comunale della cittadina romagnola, un presunto “guasto improvviso” fece fermare il convoglio davanti allo stadio per il tempo necessario a finire di vedere la partita, con conseguenti ritardi per tutti i treni che viaggiavano sulla stessa linea. Più che un compagno di viaggio, un mito! E sì che, a proposito di compagni di viaggio, ancora non siamo riusciti a capire in quanti siamo ad essere partiti da Bari per questa trasferta. Praticamente impossibile provare a contarci, con tutto quel viavai di baresi sprovvisti di biglietto che continuano ad andare su e giù per i vagoni nel tentativo di “dribblare” i controllori. Poco male, perché lo scopriremo il mattino dopo, una volta giunti alla stazione Centrale di Milano, quando ci raggruppiamo per andare a prendere la metro che ci porterà fino alla stazione da cui partono i treni per Bergamo. In totale siamo circa una quarantina di cui, a quanto pare, soltanto in sei o sette in grado di parlare correttamente la lingua italiana e perciò in grado di farsi intendere dagli indigeni locali (leggi, milanesi e bergamaschi). Il che, come scopriremo più avanti, contribuirà a determinare alcuni degli eventi più divertenti di questa lunga e movimentata trasferta. Com’è facile immaginare, i successivi tragitti in metropolitana e sul regionale MilanoBergamo vengono effettuati utilizzando il classico metodo detto del “Paga Matarrese”. Questo sistema, molto in voga negli anni ’80, consisteva nell’attribuire il possesso dei biglietti ad un fantomatico capocomitiva (di solito il “Parigino”, anche quando non era presente in trasferta) della cui identità, però, il controllore di turno non veniva mai a capo. A quel punto, per rispondere alle rimostranze dei controllori che pretendevano di sapere chi avrebbe pagato il biglietto di viaggio per tutti, i più rispondevano con un classico… “Paga Matarrese”! Il treno locale che ci porta a Bergamo è un trionfo di colori rossoneri, fatta eccezione per quella piccola macchia biancorossa Sport People n°25/2014 Pag. 18 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 che occupa metà dell’ultimo vagone del convoglio. Per la tifoseria milanista è un giorno di festa, e non potrebbe essere diversamente visto che anche questo campionato 1989/90, per loro, è stato ricco di soddisfazioni: dopo aver conteso lo scudetto al Napoli di Maradona, si ritrovano in procinto di affrontare, di lì a pochi giorni, la seconda finale consecutiva di Coppa dei Campioni che verrà disputata al Prater di Vienna, contro il Benfica. Quale migliore occasione quindi, per i circa 40.000 abbonati del Milan, per salutare la propria squadra e augurarle un “in bocca al lupo” in vista del grande evento? Una volta giunti alla stazione di Bergamo ci muoviamo tutti assieme, a piedi, in direzione dello stadio Comunale seguendo il fiume di colori rossoneri e dilettandoci, nel tragitto, a lanciare cori per il Bari, mentre siamo intenti a strappare i manifesti elettorali della Lega Lombarda e dei suoi candidati che, in vista delle imminenti elezioni amministrative, fanno bella mostra di sé sui muri bergamaschi. Arrivati nelle vicinanze dello stadio di Bergamo, eccoci di fronte ad un altro ostacolo, non certo imprevisto ma non per questo da sottovalutare. Si tratta di un vero e proprio posto di blocco, formato da un reparto di celerini che in teoria avrebbero il compito di filtrare la gente in arrivo, lasciando passare soltanto coloro che sono in possesso di un abbonamento per accedere allo stadio e, nel contempo, bloccare l’accesso a chiunque ne sia sprovvisto. C’è da “trattare” con il nemico e, tacitamente, il gruppo affida a quelli di noi che hanno un po’ più di dimestichezza con la lingua italiana il compito di condurre le trattative, in virtù di un semplice quanto scontato principio: “Vu’ che sciat’ a la scol’, parlat ch’ chiss’” (traduzione: Voi che frequentate le scuole italiane, trattate con questi signori…). Lo “stop” imposto a tutta la comitiva è un fatto scontato quanto immediato, così come la raffica di domande in stile interrogatorio: “Chi siete? Da dove venite? Come avete fatto ad arrivare fin qua? Non lo sapete che Sport People n°25/2014 Pag. 19 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 per voi oggi la trasferta è vietata?”. A nulla sembrano portare le nostre spiegazioni e assicurazioni circa il fatto di avere un adeguato numero di accrediti che ci sta aspettando presso i botteghini dello stadio. La trattativa è in fase di stallo quando, come una manna dal cielo, interviene la solidarietà tra ultras (o presunti tali) a sbloccare la situazione a nostro favore. Si avvicinano alcuni ragazzi che si qualificano ai celerini come appartenenti alle Brigate Rossonere e, dopo aver mostrato ai solerti quanto inamovibili tutori dell’ordine una sfilza di biglietti omaggio e tessere di abbonamento, li invitano a lasciarci passare garantendo che, eventualmente, saranno loro a fornirci i biglietti per entrare allo stadio. Evidentemente, per i celerini questo gesto li persuade a lasciarci proseguire verso lo stadio, non senza averci prima risparmiato le solite raccomandazioni del caso. Ci incamminiamo verso la nostra meta, ormai in vista, assieme a questi “salvatori della patria” con i quali scambiamo qualche parola. Scopriamo così che fanno parte del famigerato “Gruppo Brasato”, un sottogruppo delle BRN che all’epoca era stato messo fuorilegge a seguito del drammatico episodio in cui perse la vita il povero tifoso romanista Antonio De Falchi. Ci dicono anche che sono realmente disposti a fornirci i biglietti d’ingresso, naturalmente dietro equo compenso. Alcuni di noi colgono l’occasione al volo, mentre altri preferiscono tentare la carta dell’entrata “a spinta”, approfittando della calca agli ingressi. In tutto questo, il gruppo “made in Bari” finisce per sparpagliarsi, tra chi va a caccia di qualche buon samaritano in possesso di un abbonamento in più da regalare, chi tenta la suddetta entrata forzosa (venendo puntualmente respinto) e chi invece ben presto capisce che forse è meglio provare a fare un po’ di “colletta” tra i passanti (forma di autofinanziamento all’epoca molto in voga) per racimolare quanto basta per comprare il biglietto da quei milanisti che poco prima ci avevano aiutati a passare il posto di blocco. Nella confusione generale ci perdiamo e ci ritroviamo più volte, gironzolando intorno al perimetro dello stadio e finendo addirittura all’interno del pub solitamente frequentato dagli atalantini, un locale che all’epoca si trovava fisicamente incastonato nelle mura esterne dello stadio Comunale. Lì veniamo invitati a bere da alcuni milanisti che erano stati in trasferta a Bari nella gara di andata, alcuni mesi prima, e con i quali avevamo scambiato qualche parola al termine di quella partita. In particolare due di loro, vedendoci passare, ci riconoscono e ci vengono a salutare per poi portarci all’interno del pub. Qui, con nostra grande sorpresa e soddisfazione, veniamo riforniti di birre (prevalentemente) e panini, trovandoci a chiacchierare con una quantità di ragazzi che scopriamo essere non solo milanisti, ma anche atalantini delle Brigate Neroazzurre, alcuni dei quali solo poche settimane prima erano stati anche loro in trasferta a Bari, al seguito della squadra orobica. Evidentemente, amicizie personali di lunga data rendono possibile questa strana quanto pacifica convivenza tra lombardi. Sempre durante quel concitato e frenetico pre-partita, fuori dal Comunale di Bergamo facciamo amicizia con alcune ragazze della curva sud rossonera e, in particolare, con due di loro che vivono a Torino e con le quali scattiamo anche una foto ricordo (nei mesi successivi, il sottoscritto intreccerà una relazione sentimentale proprio con una delle due fanciulle in questione: galeotta fu la trasferta... NdA). Infine, per non farci mancare niente, troviamo anche il tempo per scambiare “complimenti” a distanza con un gruppo di milanisti, accampati poco distante da noi e tra i quali riconosciamo i ragazzi del Gruppo Brasato conosciuti poco prima, in risposta ad uno di loro che, da lontano e nascosto dietro ai suoi soci, ci aveva apostrofati in malo modo… in dialetto leccese!!! L’episodio, fortunatamente, non ha strascichi ulteriori e così ognuno riprende a farsi i fatti suoi. Ma ormai la partita incombe e con l’avvicinarsi dell’ora fatidica ci raggruppiamo e facciamo la conta dei “danni”. (Foto 4) In molti, ma non tutti, siamo riusciti a rimediare un biglietto o un abbonamento utile per entrare all’interno dello stadio di Bergamo ma il problema, a questo punto, verte sul Sport People n°25/2014 Pag. 20 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 dove entrare, visto che c’è talmente tanta gente in giro che non si riesce a capire quale sia la dislocazione dei settori e se esista oppure no una sorta di settore ospiti. A risolverci il problema, questa volta, ci pensa l’amico Schiavetto che, affacciandosi dall’alto della curva sud, ci urla e si sbraccia cercando di attirare la nostra attenzione, nel tentativo evidente di comunicarci qualcosa. Immaginiamo che voglia dirci di raggiungerlo all’interno di quel settore dello stadio e così, senza alcuna esitazione ci dirigiamo all’ingresso più vicino. Riusciamo ad entrare tutti, più o meno “a spinta”, creando la solita confusione con i biglietti (il cui rapporto alla fine era aumentato fino ad uno per ogni 3/4 persone e perciò assolutamente accettabile!). Una volta dentro, io e i miei soci, Massi e Silvio, andiamo dritti verso la rete di recinzione che separa gli spalti dal campo, per capire finalmente in quale parte dello stadio siamo capitati. Ci giriamo con le spalle al campo e, con nostra grande sorpresa, ci troviamo di fronte ai tre più famosi striscioni della curva sud rossonera. Fossa, Brigate e Commandos. Ecco spiegato perché Schiavetto si sbracciava tanto, non per esortarci ad entrare ma bensì per dirci di rimanere fuori da quel settore! Torniamo dal resto del gruppo che, fortunatamente, si è fermato sotto le gradinate metalliche della curva; solo che ‘sti matti, essendo del tutto ignari di dove siamo capitati, nel frattempo hanno srotolato lo striscione “Malati” e si sono raggruppati dietro ad esso per festeggiare il più grande successo di questa trasferta: l’ingresso all’interno dello stadio Comunale di Bergamo. Così, poco alla volta, sempre più curiosi si avvicinano ad osservare la scena, per capire chi è questo gruppo di esagitati che fa tanto baccano, inneggiando ad una squadra che non è propriamente il Milan ma, addirittura, quella contro cui i rossoneri si stanno per confrontare. Ancora oggi mi domando come sia stato possibile essere usciti incolumi da quella situazione. Un vero e proprio mistero dal momento Sport People n°25/2014 Pag. 21 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 Sport People n°25/2014 Pag. 22 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 che, ad un certo punto, la situazione era la seguente: una trentina circa di “Malati” (nel vero senso della parola!), con sciarpe e berretti biancorossi e con in mano uno striscione che, all’epoca, era già molto conosciuto in giro per l’Italia, intenti a saltare e cantare dentro la stessa curva in cui erano posizionati i principali gruppi ultras milanisti. Tanto per non passare inosservati. Alle volte mi dico che forse sono stati i colori dello striscione “Malati” a trarre in inganno tutti quelli che si avvicinavano ad osservare la scena (e posso assicurarvi che non erano pochi). Sfondo nero, scritta rossa e contorni bianchi. Spiegazione plausibile, forse. Altre volte mi dico che forse sono state le facce “scomode” di alcuni del nostro gruppo. Ma che dico alcuni, la maggior parte! Facce non proprio da “chierichetti” che possono aver fatto dissuadere dal tentare una qualche azione nei nostri confronti. Fatto sta che non siamo certo passati inosservati, visto che dopo una decina di minuti di quell’andazzo ci siamo ritrovati circondati da un plotone di Carabinieri che evidentemente qualcuno si era preoccupato di chiamare. Questi ultimi, una volta capito chi eravamo, hanno cominciato a rivolgerci le solite inutili domande per poi giungere alla fatidica conclusione: “...e ora dove vi mettiamo? La trasferta per voi era vietata e non è previsto un settore ospiti”. Alcuni di noi, i soliti, ossia quelli ormai tacitamente eletti “capicomitiva”, cercano di trovare una soluzione decente rispetto a quella inizialmente proposta dagli stessi Carabinieri, che poi era la seguente: “vi mettiamo in un angolo di questa curva e noi intorno a fare da cordone!” a cui viene risposto all’incirca così: “bricatiè (brigadiere), quando questi capiscono chi siamo, nel giro di cinque minuti si mangiano vivi a noi e pure a voi, se la sente di rischiare?”. Altra pessima proposta (loro): “...e vabbè ma allora voi qua non potete stare, mò vi riportiamo in stazione”, al che noi rilanciamo con: “bricatiè, ma li ha visti in faccia a questi? Glielo dice lei che dopo una notte di viaggio, col biglietto dello stadio pagato e con un’altra notte da passare in treno non possono nemmeno vedersi la partita?” e lui, dopo aver guardato i trenta esagitati che nel frattempo continuavano a saltare e cantare come degli indemoniati, ci fa: “effettivamente...”! La soluzione che proponiamo noi, mette d’accordo tutti. Così, ci portano via dalla curva sud e ci mettono nella tribunetta laterale di fianco alla curva nord dove, almeno lì, c’è un po’ di spazio libero e non ci sono ultras milanisti a rischio di contatto. Dopo aver attraversato mezzo stadio passando dall’interno della tribuna, ci ritroviamo finalmente in una sottospecie di settore ospiti da cui poter vedere la partita. Vengono montati gli striscioni, primo fra tutti naturalmente quello dei “Malati” e a questo punto occorre aprire una parentesi per far capire la mentalità veramente “malata” (di nome e di fatto) di questi ragazzi. In un primo momento il loro striscione viene appeso, giustamente, alla rete di recinzione che affaccia sul terreno di gioco, in prima fila rispetto alle altre due pezze esposte quel giorno (Gruppo Pilone e Gruppo Monelli). Ad un certo punto, vediamo che un paio di ragazzi dei Malati stanno smontando lo striscione per appenderlo in una posizione molto più defilata, precisamente alla rete che separava il nostro settore dall’adiacente curva nord, in pratica una posizione che lo rende invisibile ai giocatori in campo e al resto dello stadio. Mi avvicino per chiedere il perché di quello spostamento e anche per dire loro che, assolutamente, quello striscione deve stare davanti a tutti gli altri. Loro, tranquillamente, mi dicono una cosa del tipo: “Noooo, ma ci ijè adaver’? Che adacsì par’ a v’dè u’ striscion’ d’ l’ sbirr’” (Trad.: No, ma ci mancherebbe. Così sembra che lo striscione appartenga alle solerti Forze dell’Ordine…). Effettivamente, guardando meglio, mi accorgo che i Carabinieri che ci avevano accompagnati nel settore, nel frattempo si erano posizionati uno di fianco all’altro lungo la rete di recinzione, giusto dietro lo striscione dei Malati. E questi ultimi, piuttosto, hanno preferito toglierlo da lì (effettivamente, le poche foto esistenti scattate al settore barese, mostrano i carabinieri a ridosso della recinzione che separa gli spalti dal campo, ma se si guarda attentamente, in un angolo della rete di Sport People n°25/2014 Pag. 23 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 recinzione che separa il settore ospiti dalla curva nord, si noterà il colore grigio della parte posteriore dello striscione Malati). Comincia la partita e il settore occupato dai tifosi del Bari prova a tifare come meglio può, anche se malgrado la vicinanza al terreno di gioco, ci si accorge ben presto che con lo stadio pieno come un uovo è quasi impossibile riuscire a farsi sentire dai nostri giocatori in campo. Se poi ci mettiamo pure che la nostra squadra subisce costantemente la superiorità milanista, finendo per prendere ben quattro pappine, si intuisce come il nostro tifo quel giorno, malgrado tutti gli sforzi fatti per riuscire ad essere presenti, non sia stato proprio di quelli da iscrivere negli annali. Nel frattempo, la voce (e non solo quella) della nostra presenza all’interno dello stadio si è sparsa tra gli addetti all’ordine pubblico e così, dopo un po’, nel nostro settore prendono posto anche i celerini ed alcuni funzionari della Digos, oltre ai già presenti Carabinieri. Durante l’intervallo tra il primo ed il secondo tempo veniamo anche avvicinati da alcuni di questi funzionari di polizia che si prodigano nelle ormai consuete domande di rito: “chi siete? Come avete fatto ad arrivare fino allo stadio? E come avete fatto ad entrare? Lo sapete che la trasferta per voi era vietata? etc... etc...”. La cosa davvero curiosa è che ad un certo punto, contando i presenti nel nostro settore ospiti improvvisato, sembra quasi che Carabinieri e poliziotti siano più di noi. Verso la fine della partita accade un altro episodio strano e che ancora oggi, a ripensarci e a riparlarne, non trova una spiegazione logica. Mentre il sottoscritto si trovava da solo in un angolo del settore, si avvicinano alcuni dei Carabinieri con i quali, in precedenza, avevo “contrattato” la nostra collocazione all’interno dello stadio. Questi, senza troppi giri di parole, mi dicono che li devo seguire fuori per un controllo. Alla mia richiesta di spiegazioni non mi viene data alcuna risposta, anzi, mi viene intimato ancor più in malo modo di seguirli senza protestare. Sport People n°25/2014 Pag. 24 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 A quel punto la situazione si fa tesa e i miei due soci, Massi e Silvio, che nel frattempo si sono accorti che qualcosa non andava, si avvicinano e cominciano a fare “cagnara” per attirare l’attenzione degli altri baresi presenti nel settore, mentre i Carabinieri ormai stanno cercando di trascinarmi via con la forza. Attirati dal casino che ne sta venendo fuori, si avvicinano due dei funzionari Digos presenti, “Terminator” e “la Signora” (chi è mai stato in trasferta a Bergamo da fine anni ‘80 in poi li avrà sicuramente notati), che chiedono spiegazioni ai militari dell’Arma dai quali si sentono rispondere che: “lo dobbiamo portare fuori perché dobbiamo perquisire lui e il contenuto del suo zaino”. Per mia fortuna (forse… chissà…), i due funzionari Digos li invitano ad effettuare la perquisizione sul posto, in loro presenza, visto che a loro avviso non c’è alcun bisogno di condurmi all’esterno. Così avviene e, naturalmente, non viene trovato nulla di compromettente. A tal proposito, durante il viaggio di ritorno, un ragazzo di Bari del nostro gruppo mi riferirà di aver sentito, a fine partita, uno dei Carabinieri che diceva che in realtà volevano portarmi negli spogliatoi del Bari per farmi avere le maglie dai giocatori. Mah! Strano modo di voler premiare le mie doti diplomatiche. Nel dubbio, meglio evitare. Finisce la partita e oltre ai quattro goal del Milan, raccogliamo i complimenti da parte di tutti i milanisti che erano presenti nella parte alta del nostro settore e nella curva di fianco a noi, sia per la nostra inaspettata e caparbia presenza, sia per aver provato anche a sostenere i nostri colori. Qualche milanista, addirittura, propone uno scambio di sciarpe, che però non riscuote molto successo tra i baresi presenti. Si avvicina così il momento dell’uscita dallo stadio, ma un altro paio di sorprese ci attendono dietro l’angolo. Per prima cosa, veniamo fatti transitare all’interno della tribuna stampa, ritrovandoci a passare praticamente alle spalle di Ruud Gullit (!) mentre sta rilasciando le interviste di fine gara. Naturalmente, non poteva mancare qualcuno del nostro gruppo che lo interrompe mentre sta rispondendo ai giornalisti e gli chiede se per caso non si trova qualche spicciolo in tasca da prestargli! Poi, dopo aver assistito a questa scenetta, un attimo prima di uscire all’esterno, ci si para davanti una troupe televisiva di Tele Lombardia. Un giornalista, con tanto di microfono e cameraman al seguito, ci ferma per chiederci di rilasciare alcune dichiarazioni su... indovinate un po’? Come abbiamo fatto ad arrivare fino allo stadio… come abbiamo fatto ad entrare… se sapevamo che la trasferta era vietata ai tifosi ospiti: bastaaaaaaaa!!! Al termine dei nostri cinque minuti di notorietà, che resterà confinata ai soli telespettatori della regione Lombardia, veniamo scortati fino alla stazione di Bergamo e da lì prendiamo il treno regionale per Milano per percorrere a ritroso lo stesso tragitto dell’andata. A Milano saliamo sul treno diretto a Bari rigorosamente sprovvisti di biglietti (un classico dei viaggi di ritorno dalle trasferte dell’epoca) e cominciamo a sparpagliarci per il convoglio o ad imboscarci nei bagni, dando il via al solito teatrino per cercare di evitare il controllore, almeno fino a Bologna, sapendo bene che poi, da lì in avanti, difficilmente ne sarebbe passato un altro fino al mattino seguente. Ma questa trasferta non è ancora terminata, così come le sorprese che ancora ci riserva. E così, nel cuore della notte, ci ritroviamo fermi nella stazione di Pescara, dove all’improvviso viene spalancata la porta del nostro scompartimento, viene accesa la luce all’interno e, ormai strappati al sonno in malo modo, ci rendiamo conto di avere davanti diversi poliziotti che, per prima cosa ci chiedono se abbiamo il biglietto del treno per Bari e, dopo aver ricevuto la nostra risposta negativa, ci intimano di scendere dal treno per seguirli al posto di polizia ferroviaria. Assonnati come siamo, non tentiamo nessun tipo di reazione e li seguiamo. Una volta lì, scopriamo che il treno era fermo già Sport People n°25/2014 Pag. 25 Tifocronache Amarcord: Serie A 1989/90, Milan-Bari 4-0 da un po’, per colpa di alcuni incoscienti, apparentemente riconducibili al gruppo dei baresi di rientro dalla trasferta bergamasca, che durante la notte avrebbero commesso non si sa bene quali furti o rapine a bordo del convoglio, per poi concludere in bellezza la loro impresa con tanto di minacce al controllore. Quest’ultimo, esasperato, ha richiesto via radio l’intervento della Polfer alla prima stazione utile. Pescara, appunto. Alla fine eccoci qui, riuniti negli uffici della Polizia Ferroviaria. Ci siamo quasi tutti, noi reduci della trasferta a Bergamo. Ci vengono chiesti i documenti, per il controllo delle generalità e dei precedenti, con la seguente premessa: chi è a posto con la legge si becca il verbale di contravvenzione e poi via, fuori dalle scatole. Mentre, chi risulta avere dei precedenti penali, rimane in stato di fermo per ulteriori accertamenti in merito agli episodi avvenuti a bordo del treno. Inutile dire che alla fine, su circa una ventina che eravamo stati “beccati”, solo in 5 o 6 ne veniamo fuori dopo poco, con la nostra bella multa e pronti a riprendere il prossimo treno per Bari, dove potremo finalmente scrivere la parola fine sull’ultima trasferta di un campionato che ci ha regalato emozioni a non finire. Che poi, a pensarci, sembra ieri. Per la cronaca, non ricordo se la maggior parte di quelli fermati in stazione a Pescara furono realmente portati in questura per ulteriori accertamenti circa il presunto autore del furto/rapina con annesse minacce, oppure se il tutto si risolse negli uffici della Polfer, certo è che non presero il treno con noi ma, in un modo o nell’altro, riuscirono comunque a tornare a Bari, visto che diversi di loro li rividi qualche settimana dopo, in occasione delle partite di Mitropa Cup disputate a Bari e a Barletta. Sport People n°25/2014 J.J. Foto tratte dagli archivi del Gruppo Pilone e SoloBari.it, per gentile concessione. Pag. 26 Tifocronache: Pro League Belgio, Standard Liegi-Genk 1-0 UN PO’ ITALIA E UN PO’ INGHILTERRA Erano alcuni anni che non tornavo a Liegi, ma quando ho avuto l’occasione di andare nella “Città ardente” per vedere l’ultima partita della stagione dei “Rouches” (i rossi) locali, ho preso subito la palla al volo. ga. La cosa assurda è che l’Anderlecht ha totalizzato più vittorie durante questi famosi play-off che non durante il campionato, lasciando più di qualche perplessità sulla bontà o la giustizia di questa formula. Un sistema pazzesco che, da buon francese quale sono, definirei proprio di… belga. La giornata è perfetta, sole su tutto il Belgio ed un fine di campionato pazzesco: lo Standard, che ha dominato il girone di andata e di ritorno del campionato, ha fatto alcuni passi falsi nella seconda parte, quella costituita dai play-off. Sì, perché il campionato belga è molto strano, con una prima parte come in tutti i campionati europei, ed una seconda in cui le sei prime classificate si affrontano tra di loro in un girone all’italiana, con il totale di punti che viene diviso per due ed arrotondato per eccesso. Il vantaggio iniziale dello Standard si è perso per strada e, in quest’ultima giornata, le restano pochissime speranze di vincere il titolo, perché Anderlecht precede con due punti in più. Questi dettagli non mi scoraggiano comunque dal venire a Liegi. Per essere sicuro, ho sentito uno dei ragazzi della curva dello Standard e mi ha assicurato che anche se la speranza di vincere è ridotta al 1%, il tifo ci sarà eccome. Basta un pareggio, ai viola della capitale, per aggiudicarsi un altro campionato bel- A due ore della partita ci sono un sacco di tifosi del Standard in giro, e in questo quartiere molto particolare, col suo fascino indu- Arrivo a Liegi, nella moderna stazione presso il centro e dopo un quarto d’ora di pullman arrivo nei dintorni dello stadio di Sclessin, ubicato nel omonimo quartiere, un ex-villaggio lungo il fiume Meuse, dove sorge un immenso impianto siderurgico che ci fa capire che siamo nell’antico cuore industriale del Belgio. C’è anche un terril, una collina fatta dei rifiuti delle miniere, dietro la curva di casa. Sport People n°25/2014 Pag. 27 Tifocronache: Pro League Belgio, Standard Liegi-Genk 1-0 Sport People n°25/2014 Pag. 28 Tifocronache: Pro League Belgio, Standard Liegi-Genk 1-0 striale, tra le case basse in mattoni rossi, sembra di essere in Inghilterra o nel Nord della Francia. Arrivo dietro il settore ospite e posso notare alcune scritte dagli ultras del Genk, i... “Drughi”, fatte di recente: hanno lasciato diverse scritte politiche contro il credo antifascista degli ultras locali, un po’ strano visto che gli ultras del Genk hanno avuto per anni la bandiera con Che Guevara. Lo stadio è immerso in questo quartiere dove c’è anche un bel po’ di verde, con le foreste delle Ardenne tutt’attorno. Appena ritirato l’accredito, vado nella famosa via Solvay, dove c’è una concentrazione di bar altissima e di camion di cibo industriale venuti apposto per accontentare i tifosi. L’atmosfera è allegra, con maglie rosse ovunque. Arrivo di fronte al club del principale gruppo ultras dello Standard, gli “Ultras Inferno”. La Cosa S.L. (che sta per Standard Liegi) assomiglia ad un bar, ma è molto di più, perché serve non solo da sede a questo gruppo, ma anche da punto di ritrovo per tutti i tifosi locali. Un bancone grande accoglie gli astanti, ci sono bei murales, una bancarella col materiale e pure un DJ set nel fondo. Davvero un luogo di vita perfetto per questo gruppo. Di fronte c’è un altro posto, dove l’età media dei tifosi è più alta ed alcune facce sono davvero brutte. Gli “Hell-side”, il gruppo storico dei “siders” dello Standard si ritrova lì. Il Belgio ha una cultura molto anglosassone per certi versi, una prossimità culturale che si nota negli stadi dove, per anni, ha dominato la “non-organizzazione” del tifo. Le curve erano il covo dei siders che, per definirsi, prendevano il nome della porta da cui erano soliti entrare. A Liegi un giornalista aveva definito lo stadio come “l’inferno di Sclessin”, e per questo nel 1981 i siders hanno preso il nome di “Hell side”. A quel tempo dominavano questi tifosi che prendevano spunto dalla vicina Inghilterra, l’elemento hooligans e casuals era già ben presente e c’era pochissimo colore, tra cui Sport People n°25/2014 Pag. 29 Tifocronache: Pro League Belgio, Standard Liegi-Genk 1-0 alcuni drappi con scritto il nome del loro “Side”, ma il paese rimaneva assolutamente ermetico alla cultura ultras che si andava diffondendo in tutta l’Europa latina. mentre al Nord (cioè nelle Fiandre), ci sono alcuni gruppi soprattutto nelle città industriali laddove forte è la presenza di comunità di migranti italiani. Nel 1996, per rilanciare l’atmosfera nello stadio in ristrutturazione che doveva accogliere l’Euro 2000 (organizzato nel Belgio e nei Paesi Bassi), una sezione del Hell-Side prese il nome di “Ultras Inferno”. L’idea veniva da giovani belgi di origini italiane che importano, nel loro paese d’adozione, le tecniche e l’organizzazione vista negli stadi italiani durante le loro vacanze. Tra alti e bassi il progetto decolla, dovendosi muovere tra mille difficoltà. Genk, città fiamminga, entra in questo novero, con due gruppi attivi sugli spalti: i “Drughi” nati nel 2002, poi raggiunti dai “Geneches” nel 2007. A partire dal 2001, altri gruppi ultras si costituirono nel resto del Regno, la maggiore parte nella parte Vallona, cioè francofona. Oggi come oggi, gli spalti del sud del paese, sono organizzati sul modello italiano. Anche Bruxelles, che ha uno statuto a parte (il Belgio è uno stato federale, BruxellesCapitale ha pure il suo governo), ha il suo gruppo ultras al seguito dell’Anderlecht, Lo stadio è particolare, molto alto, con una capienza di 30.000 spettatori, ed è un vero cattino. Si espande su tre anelli tranne i distinti che sono su due livelli. La curva principale è occupata dai due striscioni degli Hell Side e degli Ultras Inferno. Nell’altra curva prendono posto i “Publik Histerik Kaos”, un gruppo costituito da alcuni fuoriusciti degli Ultras Inferno nel 2004, per accendere un altro focolare di tifo nella seconda curva. Entro allo stadio e noto pochi poliziotti, la sicurezza è affidata tutta agli steward. Ci sono tornelli pure qua, ma il “modello italiano” è riservato alla curva locale, mentre le altre tribune hanno solo piccoli tornelli, tipo da metropolitana. Sport People n°25/2014 Pag. 30 Tifocronache: Pro League Belgio, Standard Liegi-Genk 1-0 Il settore ospite non è gremito, ci sono tra 400 e 500 tifosi del Genk, tra il secondo anello e il terzo. Ma la squadra del Genk, cittadina di 63.000 abitanti distante appena 50 kilometri da Liegi, non ha niente da aspettarsi oggi da quest’ultima giornata, dunque il numero di tifosi biancoblu non è disprezzabile. Lo stadio è quasi pieno, con circa 27.000 spettatori. Una cinquantina di bandiere bianche, rosse e nere sono disposte nella curva di casa e già a cinque minuti del via, vengono fatte sventolare con alcuni stendardi di contorno. Un bel tocco di colore, ma la vera sorpresa arriva quando le due squadre entrano sul prato verde, con una marea di fumogeni si accendono nel secondo anello e creano un colpo d’occhio stupendo. L’arbitro deve aspettare alcuni minuti prima di dare il fischio d’inizio, perché una nuvola rossoarancione rende impossibile lo svolgimento della partita. Di fronte, nella curva occupata dai PHK c’è un più classico misto di stendardi e bandie- re mentre accanto, nel settore ospite, c’è niente o quasi, se si considera una bandiera sventolata come colore. La curva è calda e i primi minuti sono un’autentica bolgia, con il tifo guidato dagli Ultras Inferno che la gente è pronta a seguire. Dopo neanche tre minuti c’è il goal, lo stadio esplode e spera in una sconfitta dell’Anderlecht. Ma il nervosismo prende pian piano il passo ed il tifo finirà per restar limitato agli ultras, cioè al settore degli Ultras Inferno, con cento/centocinquanta persone che canterano fino alla fine, oltre ad una cinquantina del PHK. La maggiore parte della curva seguirà in silenzio la partita, malgrado i tanti sforzi dei lanciacori. In balconata noto uno stendardo sulla balconata, dove prende posto il “nucleo” degli Ultras Inferno: vi è riportato il logo del gruppo locale e quello degli “Ultras Hapoel” dell’ omonima squadra del Tel-Aviv. Una rappresentanza di alcuni elementi è venuta apposta per onorare il gemellaggio che li lega alla curva di casa. Può sembrare incredibile che Sport People n°25/2014 Pag. 31 Tifocronache: Pro League Belgio, Standard Liegi-Genk 1-0 Sport People n°25/2014 Pag. 32 Tifocronache: Pro League Belgio, Standard Liegi-Genk 1-0 questi ragazzi israeliani abbiano fatto più di tremila kilometri per questo, ma soprattutto che gente così diversa si ritrovi solo per un comune interesse. È il bello del mondo ultras, che lega ad un filo di indissolubili valori ragazzi di tutto il mondo. Non è comunque una sorpresa vera e propria, perché gli Ultras Inferno fanno parte della rete Alerta, che accomuna gruppi antifascisti di tutta Europa ed anche dell’Asia, considerata la presenza di alcune realtà israeliane e persino turche. Le diverse amicizie e gemellaggi degli Ultras Inferno sono, non a caso, tutte con gruppi dichiaratamente di sinistra e che fanno parte di questa rete: Green Brigade del Celtic, Ultras Sankt Pauli, Gate 9 Omonia Nicosia, Horda Frenetik Metz ed infine con le Brigate Rossoblù della Civitanovese. La partita prosegue con molta tensione sugli spalti. Al 35° un bello scambio di cori tra le due curve, rimbomba nello stadio, dopo di che il tifo andrà avanti in modo ridotto. Nel settore ospite c’è movimento, ma sento solo a due riprese la loro voce. Vedo un centinaio di giovani a petto nudo, dietro le due insegne ultras piccolissime: una è capovolta e mi sembra di leggere G07, cioè Geneches (07 per l’anno di fondazione, il 2007) ed a sei/sette metri posso vedere una bandiera italiana con scritto “Onore a Gabbo” (con una A cerchiata, tipo “Anarchia”); mi sembra che siano i Drughi. Siamo nel paese delle birre e si nota. Con la fine del primo tempo, i tifosi dello Standard vanno a rifornirsi di birra, che è in vendita dappertutto ma non si può consumare sugli spalti. Il secondo tempo iniza e parecchi fumogeni bianchi sono accessi nella curva di casa, creando un bell’effetto scenico. Noto alcune bandiere Vallone, gialle con un gallo rosso, anche se lo Standard non è propriamente una squadra portabandiera della Vallonia: approssimativamente il 30% dei suoi tifosi sono fiamminghi ed anche se quasi tutti i cori sono in francese, ogni tanto cantano anche in inglese. Continuo ad analizzare i diversi drappi Sport People n°25/2014 Pag. 33 Tifocronache: Pro League Belgio, Standard Liegi-Genk 1-0 e noto una bandiera della Palestina sullo striscione degli Hell Side: potrei dire un classico delle curve. Sopra, al terzo anello, c’è uno striscione di carta fatto dagli Ultras Inferno con scritto “Anti Play-off!!”: posso capire l’avversione di questi ragazzi che devono subire questo campionato in due fase, pensato solo per vendere al meglio il “prodotto calcio” alle televisioni. Lo Standard s’impone sul campo, ma è una vittoria che ha il sapore della sconfitta, visto che l’Anderlecht, che necessitava di un solo punto, vince l’ultima gara dei Play-off e si prende lo scudetto. La gente sugli spalti è delusa, come i giocatori che, pur finendo secondi, fanno un giro d’onore fermandosi di fronte a tutti i settori dello stadio. Nel settore ospite, naturalmente, la gente prende in giro quelli dello Standard per come si sono lasciati sfilare lo scudetto da sotto al naso. Esco dello stadio e punto dritto verso il settore ospite, ma la polizia vigila e non ci sarà niente di particolare da vedere o racconta- re. Decido così di finire la mia giornata nella famosa via Solvay, dove tanti tifosi si riversano. Tanti pullman che ritornano in tutte le città del paese, ma anche in Lussemburgo, per riportare a casa i tifosi dello Standard. Di fronte ai due locali dove si ritrovano i tifosi più caldi, c’è tensione e rabbia, tanto che un primo battibecco tra tifosi del Liegi degenera in uno scontro. Subito dopo, una voce lascia pensare che la “banda” avversaria stia per arrivare, così una cinquantina di persone si mettono subito in moto, ma non ci sarà niente tranne alcune pietre sulla polizia a cavallo, cacciata della via a colpi di sassi e bottiglie di birre. È tempo per me di partire e lascio questo quartiere abbastanza brutto, che potrebbe tranquillamente essere in Inghilterra, visti i paesaggi e la mentalità dei tifosi belghi che, un’ora dopo la fine del campionato, affollano ancora i pub attorno allo stadio. Sport People n°25/2014 Sèbastien Louis. Pag. 34 Tifocronache: Playoff Serie B, Cesena-Modena 1-1 THE SOUND OF ULTRAS Ultime battute del campionato di serie B 2013/2014, con la gara di ritorno della semifinale tra Cesena e Modena che si disputa in uno stadio “Manuzzi” mai come questa volta così carico di entusiasmo e passione. Il tutto, malgrado la presenza di pubblico risulti essere stranamente al di sotto rispetto alla media spettatori fatta registrare durante il corso della stagione regolare. Sono circa 9.500, di cui 700 provenienti da Modena, coloro che rispondono “presente” alle ore 18 di questo caldo e assolato Mercoledì 11 Giugno 2014. A guardare gli spalti, sia dal punto di vista del pubblico di casa, sia da quello degli ospiti, verrebbe quasi da pensare che entrambe le tifoserie abbiano deciso di snobbare l’evento. In realtà non è affatto così e, anzi, si potrebbe discutere per ore circa l’opportunità di far disputare una partita di tale importanza nel bel mezzo di una giornata lavorativa che, come se non bastasse, in Romagna coincide con il pieno avvio della “stagione”, cioè del periodo dell’anno in cui più si lavora, grazie alle presenze turistiche. Del resto, non si spiegherebbe diversamente il perché di una così bassa affluenza di pubblico per un match di questa importanza, laddove la presenza media stagionale registrata al “Manuzzi” quest’anno è stata di 10.500 spettatori a partita. Malgrado tutto, la curva di casa si presenta più piena del solito e, ciò che più conta, capace di ergersi per novanta minuti a baluardo della propria squadra. Anche il manipolo di ragazzi che di solito si ritrovano “casualmente” nei distinti, sono quest’oggi più attivi e incisivi delle altre volte nel sostenere la loro squadra e riesco a sentirli in più di un’occasione, grazie anche alla collocazione nella parte bassa del loro settore. Prima dell’inizio del match, la Curva Mare mette in scena una coreografia davvero spettacolare, che la trasforma in un vero e proprio muro bianconero. Ma ciò che Sport People n°25/2014 Pag. 35 Tifocronache: Playoff Serie B, Cesena-Modena 1-1 Sport People n°25/2014 Pag. 36 Tifocronache: Playoff Serie B, Cesena-Modena 1-1 più conta, in una giornata come quella odierna, è la capacità di riuscire a sostenere i propri colori con grinta, passione e costanza lungo tutto l’arco dei novanta minuti. Ed i sostenitori romagnoli ci riescono alla grande, dando ottima prova di potenza vocale, degna di ben altri palcoscenici. E non è certo impresa facile visto che, pur giocando tra le mura amiche, hanno di fronte a loro una curva ospiti che, seppure non gremitissima, è giunta dall’Emilia determinata a vendere cara la pelle ed a giocarsi il tutto per tutto, nel tentativo di realizzare il miracolo. Sì, perché è un miracolo quello che inseguono i sostenitor gialloblu, dal momento che il match dell’andata al Braglia è terminato con la vittoria del Cesena per una rete a zero e, stando anche alla posizione in classifica occupata da entrambe le squadre al termine della stagione regolare, i Gialli di “mister” Novellino dovrebbero vincere con ben due goal di scarto per riuscire a passare il turno. Sport People n°25/2014 Pag. 37 Tifocronache: Playoff Serie B, Cesena-Modena 1-1 Sport People n°25/2014 Pag. 38 Tifocronache: Playoff Serie B, Cesena-Modena 1-1 La sfida, evidentemente, appassiona i sostenitori modenesi e li carica al punto giusto, tanto che i miei occhi e le mie orecchie assistono ad una prova di tifo veramente lodevole, malgrado siano solo in 700 a dover fronteggiare un intero stadio che, complice anche l’afa del pomeriggio, in certi momenti riesce davvero a togliere il fiato. Quello che ne viene fuori, sugli spalti così come in campo, è un match davvero appassionante in cui la curva di casa fa rimbombare la propria voce e fa ballare le tettoie che coprono gli spalti, mentre dalla parte opposta del campo i modenesi tengono botta e continuano a sostenere i propri colori anche quando tutto ormai sembra essere compromesso. Anzi, è proprio qui che viene il bello da parte della curva modenese. Proprio quando le lancette dell’orologio si avvicinano allo scadere dei fatidici novanta minuti (più recupero), i gialloblu compiono un ulteriore scatto d’orgoglio e cominciano a cantare un unico coro, sulle note dell’indimenticabile “The sound of silence” del duo Simon & Garfunkel, che poco alla volta si propaga a tutti i presenti nel settore ospiti e continua ad essere cantata a squarciagola ben oltre il triplice fischio finale. Addirittura, il coro dei modenesi continua ad andare avanti imperterrito ben oltre la fine dell’incontro, fin tanto che vengono trattenuti all’interno dello stadio, tanto da attirare la curiosità di diversi giornalisti che, a più riprese, escono dalla sala stampa, incuriositi, per cercare di capire cos’è quel coro in sottofondo che continua a provenire dagli spalti. Sul fronte di casa, inutile dirlo, è festa grande per essere riusciti a conquistare una finale che, c’è da giurarci, darà vita a 180 minuti di fuoco e fiamme sia in campo che sugli spalti. Niente male per questo Cesena, che all’inizio del campionato aveva come obiettivo dichiarato quello di una tranquilla permanenza in serie B. Sport People n°25/2014 Giangiuseppe Gassi. Pag. 39 Tifocronache: Playoff Serie B, Cesena-Modena 1-1 Sport People n°25/2014 Pag. 40 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 IL GUSTO DELL’ESULTANZA Ogni tanto capita anche che un campionato amorfo, asettico e grigio come quello di Serie B, offra una serata ricca di emozioni e spettacolo sugli spalti. Capita di rado, e bisogna quasi sempre aspettare occasioni di “gala” come gli spareggi. Però tanto vale non farsi sfuggire l’occasione e raccogliere le ultime forze disponibili in questo colpo di coda della stagione, armarsi di buona volontà e partire. La strada ormai la conosco, e del resto non è che sia poi così difficile. La Pontina scorre nuovamente sotto i miei piedi per la terza volta in un mese, e pensare che fino a qualche tempo fa era quasi esclusivamente un’arteria che utilizzavo per qualche gita fuori porta, nelle belle zone balneari del Lazio meridionale. Ma se la ferrovia non mi permette di tornare a casa in orari notturni non ci sono molte alternative. Venendo direttamente dal lavoro devo percorrere, con davvero poco piacere, oltre venti chilometri di Grande Raccordo Anulare, dallo svincolo della Tiburtina a quello della Pontina. Tutto sommato di ingorghi, essendo l’ora di punta, ne trovo anche pochi, e dopo quello più sostanzioso, chiaramente nei pressi della Tangenziale, tutto fila liscio ed in un ora e mezza sono a Latina. Dove parcheggiare ormai lo so e non rimane che inoltrarmi nel solito vicoletto senza uscita, dove gli abitanti dei palazzi disinteressati al calcio guardano i tifosi con facce sconsolate come a dire: “Ma quando finisce ‘sto campionato?”. In effetti è una domanda che dovrebbero porre ai cervelloni della Lega Calcio che hanno ideato questa Serie B interminabile ed estenuante. Avvicinandomi al Francioni noto subito che il dispiegamento di forze dell’ordine è ingente e superiore alle altre volte. Sono Sport People n°25/2014 Pag. 41 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 Sport People n°25/2014 Pag. 42 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 attesi oltre 1.500 baresi e per l’occasione l’integerrima Questura di Latina, in accordo con l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (praticamente un pool di menti pensanti strappate allo sprofondo sociale ed economico al quale è in preda l’Italia), ha emanato un comunicato in cui si fa presente ai tifosi pugliesi che l’accesso al settore ospiti sarà consentito fino alle 19:30. Leggo questa notizia tra il serio ed il faceto, pensando a come possano impedire l’ingresso ad una persona teoricamente libera, che ha acquistato un biglietto sborsando dei soldi e sottostando al ridicolo ricatto della tessera del tifoso. Ergo, ovvio che decisioni del genere, in questi casi, siano solo ed esclusivamente moniti (come avrò modo di verificare più tardi, quando a pochi minuti dal fischio d’inizio i supporters biancorossi continuavano tranquillamente ad entrare) per stressare ulteriormente i tifosi, portandoli o alla rinuncia della trasferta o alla bieca esecuzione di un’altrettanto bie- co e stupido diktat senza senso né logica. Forse tra qualche anno arriveranno a chiederci di giustificare un eventuale ritardo allo stadio pena annullamento di una partita sull’abbonamento o sanzione pecuniaria. Il pallone è ormai talmente un’opera circense e giullaresca che non mi sorprenderebbe affatto. Ritiro il mio accredito ed anche se non è poi tanto tardi, decido di entrare, considerando il maggior caos che oggi sicuramente ci sarà all’interno del piccolo stadio latinense. L’impianto è chiaramente già stracolmo e la Curva Nord sta scaldando i motori sulle note del nuovo coro, quel “Totalmente dipendente” che sta facendo viralmente il giro d’Italia, collaudato in occasione della gara d’andata in terra di Puglia. Alla mia destra, come già detto, i baresi stanno ultimando il loro ingresso allo stadio ed occupano praticamente già tutto il settore loro destinato. Al Sport People n°25/2014 Pag. 43 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 Sport People n°25/2014 Pag. 44 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 centro ci sono le pezze dei Floriano Ludwig affiancate da quelle dei Bulldog e dai tanti bandieroni che popolano il settore ospiti. E pensare che i baresi furono una delle prime tifoserie a capitare sulla mia strada di fotografo al seguito degli ultras. Era un Ternana-Bari di parecchi anni fa, una bella presenza quella degli UCN, li ricordo ancora bene, quasi un migliaio, striscione in mano, tamburo, bandieroni e tanta voce. Così, mentre faccio le mie considerazioni personali, il tempo passa e l’orario del calcio d’inizio si fa sempre più prossimo. Devo decidere dove posizionarmi per l’entrata in campo, scattare dalla tribuna è ovviamente sempre più complicato, a causa dello spazio limitato e delle persone che giustamente vogliono vedere la partita e non il tuo fondoschiena. Mi posiziono dal lato della curva di casa, ragionando sul fatto di poter immortalare a pieno i due settori occupati dai tifosi ospiti. Quasi non mi accorgo che le due squadre stanno facendo il loro ingresso sul terreno di gioco. A segnalarmelo sono le due curve. Su sponda pontina la coreografia è semplice, ma d’effetto: tante bandierine nere ed azzurre si alzano al cielo, completate da torce e fumogeni accesi qua e là, mentre alla mia destra gli ultras pugliesi si stanno esibendo in un loro piatto forte, la sciarpata. Non c’è una persona che non abbia un vessillo biancorosso alzato al cielo e l’effetto è chiaramente di grande impatto. Arriva poi il turno di un altro classico: “E tutti con le mani al ciel, tutti insieme canterem…”, eseguito davvero da tutti, tanto da risultare un vero e proprio boato. Tuttavia i padroni di casa non hanno certamente voglia di sfigurare e stasera il tifo sarà molto buono, anche tante persone posizionate ai lati della curva, che solitamente non sono molto di aiuto a chi si fa in quattro per fare il tifo, stasera cantano rendendo la Nord un Sport People n°25/2014 Pag. 45 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 Sport People n°25/2014 Pag. 46 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 bel blocco chiassoso e continuo. I petti nudi esibiti quasi da tutti poi fanno il loro bell’effetto visivo. In campo il primo tempo è noioso. Il Latina controlla ed il Bari, che è obbligato a vincere, prova a pungere ma risulta alquanto evanescente. Nel frattempo per me la tribuna è diventata un vero e proprio forno e sembra di essere più sulla spiaggia di Sabaudia il 15 Agosto che allo stadio. Ma del resto ognuno è cosciente e consapevole di quello che fa. Se scegli di andare a seguire una partita ad estate appena iniziata, sapendo che ci sarà il tutto esaurito, non puoi certo pretendere di portarti anche un cappottino per ripararti dalla brezza marina di fine autunno. È un dazio che pago volentieri però, soprattutto stasera. L’importanza della posta in palio, infatti, ha reso incandescente anche il pubblico della tribuna, che si lamenta, sbraita e rumoreggia ad ogni occasione buona. Insomma, tutti gli ingredienti di cui il calcio ha bisogno per essere interessante e conservare il suo appeal. Sul finire di primo tempo il tifo ospite sale d’intensità e quando saltano e cantano tutti, sembra di tornare indietro di qualche anno. Ma il bello deve ancora venire. Il secondo tempo, infatti, si rivelerà una vera e propria fucina di emozioni, smentendo il mio inconscio che cominciava a pensare: “Possibile che ogni volta che venga a Latina veda gol con il contagocce?”. La gara sale man mano di intensità, seguita dalle due curve che comprendono il momento cruciale delle rispettive stagioni. È il minuto 28’ quando l’arbitro decreta un calcio di rigore a favore del Bari. Sul dischetto va Polenta che non sbaglia. L’esultanza pugliese è di quelle da incorniciare, intensa, lunga e passionale. Di rado ormai si vede il pubblico gioire con tale enfasi. E nei minuti seguenti il loro tifo raggiunge fisiologica- Sport People n°25/2014 Pag. 47 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 mente il picco. Un qualcosa davvero bello a vedersi. Devo essere sincero, qualche partita sotto gli occhi mi è passata, ed a questo punto, generalmente, una squadra alla sua prima apparizione in Serie B, che si trova a giocarsi la massima categoria contro un sodalizio che di Serie A ne ha giocata tanta ed a buoni livelli, crolla e rischia persino l’imbarcata. L’inerzia peraltro sembra essere tutta dalla parte dei baresi. Eppure, questo Latina ha una dote nascosta che è stata il vero e proprio ingrediente segreto in quest’annata: la caparbietà. Così dopo i primi istanti di sbandamento, gli uomini di Breda si riorganizzano e si gettano in avanti con criterio: prima l’arbitro sorvola su un netto fallo di mano in area di un difensore barese e poi, sull’azione successiva, concede un altro penalty, stavolta ai nerazzurri, assolutamente meno netto. Il Francioni diventa una bolgia e quando Jonathas scaraventa la palla oltre le spalle di Guarna, il boato è di quelli storici. Forse il più forte che abbia mai sentito da queste parti. Il contraccolpo psicologico ora è tutto per il Bari. Il Latina capisce di aver scampato il pericolo e gioca sul velluto. Passano solo 3’ e Laribi si invola da solo per vie centrali, entrando in area e facendo secco per la seconda volta l’estremo difensore avversario. È l’estasi del pubblico pontino, il gol che spezza i sogni pugliesi e manda in paradiso quelli laziali. C’è ancora tempo per le emozioni, al 43’ Galano riequilibra il match sfruttando una leggerezza di Iacobucci. Ma a nulla vale l’assedio finale della squadra di Alberti, al triplice fischio sono i padroni di casa a festeggiare. Quello che il calcio voglia dire, il motivo per cui ancora lo seguo, per cui mi incazzo, Sport People n°25/2014 Pag. 48 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 Sport People n°25/2014 Pag. 49 Tifocronache: Playoff Serie B, Latina-Bari 2-2 faccio chilometri e impieghi tanto del mio tempo, che a volte sarebbe meglio spendere in altro, beh, stasera ce l’ho davanti ai miei occhi: “…e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce, stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutte completamente perse, senza nient’altro nella testa. Poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono, e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo…”, sono le celebri ed abusate parole di Hornby nel suo Febbre a 90°, a cui ho inevitabilmente pensato vedendo le espressioni ed i comportanti dei tifosi al mio fianco, ma anche dei dirigenti del Bari, dietro le mie spalle. A dimostrazione di come questo sport, se proposto in maniera naturale, sia un insieme di emozioni a cui nemmeno il più posato dei manager sappia rinunciare e rimanere indifferente. Le squadre si recano sotto i rispettivi settori, il Bari raccoglie ugualmente applausi ed incoraggiamento dai propri sostenitori, tanto che i più delusi sembrano proprio i ragazzi in casacca biancorossa, che vengono rincuorati dal proprio pubblico. La grande festa è invece sotto la Nord, con i giocatori del Latina che si denudano, saltellando e cantando assieme alla curva. Lo speaker invita tutti a Cesena, dove i nerazzurri saranno attesi dai romagnoli per l’ultimo episodio di questo lunghissimo campionato. Il momento di andarsene è giunto. Lascio una Latina in festa che si prepara, a prescindere dal risultato, ad affrontare un evento storico per una tifoseria che fino a qualche anno fa era relegata nei bassifondi del calcio italiano. L’appuntamento con l’esito finale è rimandato di dieci giorni. Cercheremo di non mancare. Sport People n°25/2014 Simone Meloni. Pag. 50 Tifocronache: Ligue 1 Francia, Lille-Guincamp 1-0 NON TIFOSI MA SOLO CONSUMATORI È vero, non volevo andare a questa partita, ma le circostanze, il lavoro e la curiosità per lo stadio nuovo hanno preso il sopravvento sui miei dubbi iniziali. Sono gia stato varie volte a Lille, ma negli altri stadi. Di fatti, la squadra della quarta città francese, ha giocato per lungo tempo nel centralissimo stadio “Grimonprez Jooris”. Questo stadio, molto carino, era un catino, con una capienza di 21.000 spettatori nel parco centrale di Lille, con attorno alcuni canali in cui alcuni ospiti sono finiti dentro. Ma la sua capienza non era sufficiente e, soprattutto, non era in regola con le norme della UEFA, cosa che ha costretto il Lille a giocare le partite di Champions League nello stadio degli odiati cugini e rivali del Lens, 45 kilometri più a Sud, o persino a Parigi, nello Stade de France. Ma non si poteva rifare lo stadio in questo parco, accanto ad un monumento storico che è la cittadella del famoso architetto militare Vauban. Per anni, la città di Lille ha cercato soluzioni, fino a trasferirsi nel 2004, per otto lunghi anni, nel bruttissimo “Stadium Lille-métropole” di Villeneuve-d’Ascq, uno stadio allestito inizialmente per l’atletica leggera. Dopo tanti anni il municipio ha preso la questione sul serio, e ha deciso di costruire un nuovo stadio nella periferia della città, che sarà utilizzato per ospitare alcune partite degli Europei del 2016. Lo stadio “Pierre Mauroy” (dal nome del vecchio sindaco di Lille, morto poco tempo fa) è stato inaugurato in agosto 2012 per il grande piacere dei tifosi del Lille, che hanno lasciato senza nessuno rimorso l’orribile “Lille-métropole”. Arrivo a quindici minuti del fischio d’inizio Sport People n°25/2014 Pag. 51 Tifocronache: Ligue 1 Francia, Lille-Guincamp 1-0 Sport People n°25/2014 Pag. 52 Tifocronache: Ligue 1 Francia, Lille-Guincamp 1-0 al parcheggio e devo dire che il posto è brutto, anzi bruttissimo, posto in mezzo alle autostrade, i centri commerciali giganti ed i parcheggi. Forse solo gli appassionati di Ikea e dei centri commerciali possono godere con piacere di quei posti in periferia delle metropoli. In compenso il flusso del traffico è ottimo, almeno questo… Arrivo di fronte alla biglietteria e l’impiegata ci metterà dieci minuti per trovare i miei biglietti: è vero che è utile fare parcheggi grandi e comodi, ma se poi sbagliano persino il tuo nome e cognome, finisci lo stesso ed inevitabilmente per perdere l’inizio della partita. L’entrata allo stadio avviene tramite un controllo elettronico del biglietto e superato un piccolissimo tornello siamo dentro. Lo stadio è stra-pulito e tutto ordinato, si vede che siamo in uno di questi nuovi stadi moderni, il cui aspetto è anche decisamente commerciale. Decido di mettermi sotto il settore degli ultras del Guingamp che sono presenti con una cinquantina di elementi: non male, visto che la partita si disputa di domenica alle ore 17 (l’orario tradizionale del calcio in Francia è il sabato alle ore 20), a 650 km da casa loro. Ma, soprattutto, il “Kop rouge” di Guingamp è un gruppo di una città di 17.000 abitanti che, è vero, ha l’entusiasmo del ritorno in serie A ma, senza troppe considerazioni ulteriori, hanno onorato la trasferta e tanto basta. Posso notare varie bandiere bianconere della Bretagna, gli striscioni del “Kop Rouge” e delle loro sezione di Parigi e della... Germania. Devo dire che non li sentirò per niente durante la partita, ma anche che saranno sempre in movimento. L’architettura dello stadio non mi aiuta nella loro valu- Sport People n°25/2014 Pag. 53 Tifocronache: Ligue 1 Francia, Lille-Guincamp 1-0 tazione, essendo al primo anello e gli ospiti al secondo. goria che deve immancabilmente animare questi “show” da supermercato. Gli ultras del Lille prendono posto dietro la porta, sotto lo striscione dei “Dogues Virages Est”. Il molosso è il simbolo della società e del gruppo trainante, che nel vecchio stadio prendeva posto nella curva Est, cosa che spiega il loro nome. Lo stadio è veramente bello e ben fatto, ma il pubblico è composto prevalentemente da spettatori e non da tifosi. Si vede che la gente viene a “consumare” il prodotto calcio e tutto è pensato in quest’ottica, tra gli schermi giganti nei corridoi dello stadio e gli ambulanti “ufficiali” che vendono il kit del perfetto tifoso moderno, con la bandiera della società. Brutto spettacolo, che ho già visto nel nuovissimo “Juventus Stadium” o in Germania. È vero, dobbiamo convivere con i nostri tempi ed alcune cose sono davvero migliorate, tipo i posti per gli handicappati, le recinzione rimosse o i bagni puliti (sempre riforniti con sapone e carta igienica). Ma la sensazione nettissima e disorientante è quella di trovarsi più in un “non luogo” come un centro commerciale che non in uno spa- Decido di andare preso il loro settore alla fine del primo tempo. È l’unico settore dove tutta la gente è in piedi, almeno questo. Ma devo sopportare uno spettacolo ridicolo, durante l’intervallo, una specie di sorteggio seleziona tre spettatori che devono provare a mettere la palla in una porta siglata con la parola “LOSC” (Lille Olympique Sporting Club); se non ce la fanno non sarà un problema, hanno pur sempre avuto la fortuna (?) di passare sui vari schermi dello stadio, con accanto una velina di seconda cate- Sport People n°25/2014 Pag. 54 Tifocronache: Ligue 1 Francia, Lille-Guincamp 1-0 Sport People n°25/2014 Pag. 55 Tifocronache: Ligue 1 Francia, Lille-Guincamp 1-0 zio da sempre sociale ed aggregativo come lo stadio. La media spettatori del LOSC è passata da 17.000 al vecchio “Stadium” ai piu di 38.500 qua. Di sicuro tanti nuovi consumatori ma pochissimi tifosi. Lo si evince anche dal fatto che la squadra non sarà mai sostenuta dal resto del pubblico, che anzi arriverà pure a fischiare: è vero che il gioco proposto è stato molto brutto, ma sono pur sempre terzi in classifica... I “Dogues Virage Est” hanno tifato per i loro colori ma, anche nel loro caso, il risultato non è un gran che. I due lanciacori, mi permetto con molto umiltà, non erano affatto in grado di trascinare l’ambiente. Il fatto di lanciare troppo spesso cori contro il Lens, mi è sembrato fuori luogo, forse perché non sono mai stato un fan di questi cori contro, a maggior ragione quando non si gioca contro i rivali. Nel secondo tempo saranno autori di una sciarpata, oltre a varie bandiere che saranno sventolate abbastanza spesso. Decido di lasciare in anticipo lo stadio e con me tanti tifosi-consumatori. Eccolo il risultato più evidente di questi imminenti Europei: oltre che costare molto, oltre alla tanta repressione, non saranno certo di grande aiuto per allargare i ranghi dei gruppi ultras francesi. Anche se alcune società hanno capito di aver comunque bisogno di un sostegno vocale, ciò avverrà però in una zona circoscritta dello stadio, secondo le regole di ferro della nostra società ansiogena. Il resto del pubblico sarà considerato come una categoria particolare, finendo per diventare nulla più che materiale per gli studi delle varie agenzie di marketing. Sport People n°25/2014 Sébastien Louis. Pag. 56 Tifocronache: Gara 1 Playoff Lega A, Mens Sana-Virtus Roma 75-73 AL PALAZZETTO PER DISINTOSSICARSI Esiste un torneo, quello di basket, che oltre a non finire praticamente mai (con una finale che contempla la possibilità di arrivare a Gara 7, il rischio di finire ad inizio Luglio è più che un’ipotesi), ti dà la possibilità di rifiatare da quello pesante e spesso stressante del pallone. L’ho detto centomila volte e continuerò a ripeterlo fino allo sfinimento. Sperando che nessuno decida di metter mano su questa che, almeno per ora, resta ancora un’oasi felice, almeno a livello di pubblico, non appena è possibile, mi prendo una boccata d’ossigeno mettendo piede nei palazzetti. Prendiamo Siena, a naso direi che negli ultimi due anni sono venuto al PalaEstra ben sette volte. Non una bazzecola insomma, eppure devo dire che ogni volta non c’è da annoiarsi, anche fosse solo per le partite che riservano sempre tanto entusiasmo, condito dalle rivalità sugli spalti. È in quest’ottica che decido di sobbarcarmi nuovamente questi 500 km andata e ritorno, coinvolgendo stavolta anche la mia ragazza, con la scusa di una bella giornata a Siena tra monumenti e, perché no, i tipici prodotti culinari che la Valdichiana offre gustosamente. Partiamo con netto anticipo e l’autostrada risulta abbastanza sgombra, con il cielo che intervalla secchiate d’acqua a sprazzi di sole e cielo azzurro. Una volta entrati sulla superstrada Bettolle-Siena i chilometri passano velocemente ed ecco materializzarsi davanti a noi il centro cittadino, dopo aver passato i tanti paesini e borghi che sono romanticamente disseminati in questa tranquilla zona d’Italia. Lasciata la macchina tra il palazzetto ed il centro storico, possiamo goderci per qualche ora la città. Assolti i compiti turistici, quando l’orologio segna le 19:30, è ora di incamminarsi verso il PalaEstra. La strada ormai la conosco, così come il posto dove lasciare la macchina. Come spesso mi accade, la mia perso- Sport People n°25/2014 Pag. 57 Tifocronache: Gara 1 Playoff Lega A, Mens Sana-Virtus Roma 75-73 Sport People n°25/2014 Pag. 58 Tifocronache: Gara 1 Playoff Lega A, Mens Sana-Virtus Roma 75-73 nale “area di parcheggio” nei pressi degli impianti sportivi, è contraddistinta da una rigogliosa natura che si sviluppa selvaggia tra licheni e pioppi. Oltre all’erba umida che logicamente penetra nelle mie scarpe dandomi la mera illusione di essere in Piazza San Marco durante l’acqua alta. Riprendiamo la strada asfaltata ed in pochi minuti siamo davanti alle entrate. Ritiro il mio accredito e subito dopo siamo dentro. Il PalaEstra si sta riempiendo, come spesso accade da queste parti, infatti, i biglietti sono andati quasi tutti esauriti per il primo atto delle semifinali scudetto. A mettere ulteriore pepe a queste sfide c’è l’orgoglio ed il senso di appartenenza del pubblico senese, che sente tali incontri come una vera e propria chiamata alle armi per quelle che potrebbero essere le ultime battaglie di grido, prima della discesa negli inferi delle serie inferiori a causa dei noti problemi legali del presidente Minucci. La Brigata si fa sentire subito, spronando i giocatori che sono impegnati nel riscal- damento, mentre sul fronte ospiti, quando manca qualche minuto all’inizio della partita, fanno il loro ingresso i Roma 1960. In totale sono un centinaio i tifosi provenienti dalla Capitale, una rappresentanza più che buona, che si mette subito in evidenza con un paio di battimani che punzecchiano gli avversari toscani. C’è spazio poi per la sciarpata biancoverde sulle note della classica Verbena, coro che viene cantato praticamente da tutto il palazzo e che non tradisce mai le attese. Le due squadre si portano nel centro del campo, con l’arbitro che dà il la alle ostilità scodellando al cielo la palla a due. Sugli spalti il clima è di quelli giusti, gli ultras senesi cantano al ritmo dei loro tamburi, facendo un bello sfoggio di bandierine e bandiere che in più di un’occasione offrono un gran colpo d’occhio. Gli ospiti sembrano carichi e motivati con le loro manate secche ed il loro “Tutti quanti cantano e bevono per te” che risulta davvero possente e ben fatto in più di un’occasione. Sport People n°25/2014 Pag. 59 Tifocronache: Gara 1 Playoff Lega A, Mens Sana-Virtus Roma 75-73 Sport People n°25/2014 Pag. 60 Tifocronache: Gara 1 Playoff Lega A, Mens Sana-Virtus Roma 75-73 La rivalità tra le due fazioni è ormai cosa arcinota ed è stata infiammata dalla finale scudetto dello scorso anno, con le molte recriminazioni su sponda romana per qualche arbitraggio giudicato, a loro modo di vedere, iniquo. È proprio sulla scorta di questo che il pubblico mensanino offende a pieni polmoni il presidente della Virtus Claudio Toti, reo di aver rilasciato dichiarazioni contro il club toscano e la sua politica societaria. Intanto in campo le due squadre si fronteggiano a viso aperto, con i primi due quarti che si disputano sul filo dell’equilibrio. Un andamento della partita che galvanizza le tifoserie, le quali non si risparmiano rispondendosi coro su coro. È negli ultimi due quarti che gli equilibri mutano, con i padroni di casa che prendono dapprima il sopravvento, conquistando un cospicuo vantaggio, salvo poi subire il ritorno dei romani nella ripresa con un epilogo che rischia di essere clamoroso. L’ultima azione, infatti, è nelle mani del giallorosso Jones che, con la sua squadra sotto di un punto dopo averne recuperati oltre dieci, penetra in area avver- saria ma non riesce a fare canestro, provocando l’esplosione del PalaEstra che esulta per il successo. Ultime schermaglie tra le tifoserie e poi anche per noi è ora di fare retromarcia e riguadagnare la strada di casa. L’umidità chiaramente rende il mio già provvisorio parcheggio un vero e proprio pantano, così a farne le spese sono nuovamente le mie scarpe, che diventano pressappoco come quelle delle mondine nelle risaie piemontesi. L’immagine non è certo idilliaca, ma quantomeno veritiera. Altre due ore e mezza ci separano da casa ed il buio della superstrada per Bettolle non è certo un buon inizio. Mentre la mia ragazza dorme, io rielaboro nella mia testa un po’ tutta la serata del palazzetto, e come sempre sono contento di aver vissuto quest’ambiente che fa da cornice ad uno sport ancora poco contaminato come il basket. Il mio personale antidoto all’alta tossicità del calcio moderno. Sport People n°25/2014 Simone Meloni. Pag. 61 Tifocronache: Gara 1 Playoff Lega A, Mens Sana-Virtus Roma 75-73 Sport People n°25/2014 Pag. 62 Tifocronache: Gara 1 Playoff Lega A, Mens Sana-Virtus Roma 75-73 Sport People n°25/2014 Pag. 63 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Cesena-Latina 2-1 SERIE B, ATTO FINALE Si disputa sul terreno dello stadio “Manuzzi” di Cesena, il primo round della finale che sancirà l’ultimo accesso al campionato di serie A 2014/15. A giocarsela, sono due delle sorprese del campionato di serie B. La matricola Latina, addirittura alla sua prima apparizione in serie B, ed il sorprendente Cesena di Bisoli, che all’inizio della stagione aveva come obiettivo una tranquilla permanenza. La partita di andata si gioca di domenica sera, 15 giugno, in una Romagna già nel pieno della stagione estiva. Questo, purtroppo, si traduce in una ridotta affluenza di pubblico, dal momento che la quasi totalità di coloro che lavorano nelle località di mare sono impiegati nel turismo e perciò, di fatto, impossibilitati ad allontanarsi dai luoghi di lavoro per assistere ad una partita che si disputa di domenica sera. Dispiace, quindi, per i tanti “forzati” del lavoro stagionale, che stasera non potranno assistere a questa storica partita e che un domani non potranno dire “io c’ero”. Purtroppo, ne risente anche la cornice di pubblico, visto che per un match di questa portata sono presenti solo 12.500 spettatori, di cui 1.200 provenienti da Latina, a fronte dei quasi 13.500 che avevano assistito al precedente incontro tra Cesena e Latina, disputatosi anche quello di domenica sera, 25 Maggio (con una presenza pontina di circa 400/500 persone). Malgrado tutto, anche stavolta il settore del “Manuzzi” che più di ogni altro si presenta affollato e carico di entusiasmo è come sempre la Curva Mare, pronta a spingere i ragazzi di mister Bisoli alla conquista di una promozione in serie A che, solo nove mesi fa, al solo parlarne avrebbe suscitato l’ilarità generale. Invece, contro ogni pronostico, i romagnoli sono riusciti a conquistare punti grazie ad un gioco concreto, anche se non sempre bello da vedere e, cosa ancora più incredibile, Sport People n°25/2014 Pag. 64 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Cesena-Latina 2-1 Sport People n°25/2014 Pag. 65 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Cesena-Latina 2-1 senza l’ausilio di un “uomo goal” capace di andare in doppia cifra. Per onorare l’evento, la Curva Mare realizza una coreografia che ricalca molto quella già realizzata contro il Modena soltanto quattro giorni prima, per mezzo della quale i sostenitori romagnoli cercano di trasmettere grinta ed entusiasmo alla propria squadra. Da sottolineare che anche nel settore distinti viene proposta una coreografia in tinte bianconere, realizzata dal Centro Coordinamento dei clubs bianconeri. E sempre sul fronte di casa, si segnala che i ragazzi che di solito sono “casualmente” presenti nei distinti, questa sera tornano ad occupare la parte alta del settore, mostrandosi anche stavolta molto attivi nel sostegno alla loro squadra. Saranno autori di parecchi cori e battimani, che si sentono anche in tribuna e, come di consueto, non si faranno mancare qualche sano e goliardico sfottò nei confronti dei supporters del Latina. Ma il fulcro del tifo casalingo rimane la Curva Mare, che dimostra di essere il dodicesimo uomo in campo, tanto nel settore superiore, guidato dalle WSB, quanto nella parte bassa della curva di casa in cui sono presenti Viking, ex Mad Men ed altri gruppi, tutti insieme riuscendo nell’intento di tramutarsi nell’elemento in più, in grado di trasmettere la carica agli undici bianconeri in campo. La spinta che proviene dalla Curva, di fatto, sembra in grado di far resistere la squadra alle sfuriate del Latina, per poi ripartire in contropiede spinta dal grande entusiasmo dei sostenitori di casa. Tanti i cori, a volte dei veri e propri boati, numerosi battimani molto ben riusciti ed un “Romagna mia” con annessa sciarpata iniziale da far venire i brividi. Tutto ciò fa sì che si possa confermare, anche stavolta, quanto la Curva Mare sia stata determinante nel sospingere i propri giocatori verso una vittoria che, alla vigilia del match, appariva improbabile anche al più ottimista dei tifosi del Cavalluccio. L’originaria indifferenza tra le due tifoserie, vista soltanto poche settimane prima Sport People n°25/2014 Pag. 66 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Cesena-Latina 2-1 Sport People n°25/2014 Pag. 67 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Cesena-Latina 2-1 sempre qui al “Manuzzi”, quest’oggi va a farsi benedire e si trasforma in aperta ostilità, con tanto di reciproco scambio di cori poco amichevoli a causa di due episodi: lo striscione offensivo che viene esposto dai pontini contro il Presidente bianconero, Giorgio Lugaresi; la presenza in Curva Mare di un cospicuo contingente di bresciani della Curva Nord, gemellati, oltre che con i sostenitori cesenati, anche con gli ultras della Curva Sud del Milan nei confronti dei quali, da qualche tempo a questa parte, si è scatenato un profondo astio. I sostenitori ospiti si presentano come detto in 1.200 circa, numero considerevole visti i tempi che corrono, soprattutto poi se si tiene conto del fatto che si gioca di domenica sera e Cesena, rispetto a Latina, non è proprio dietro l’angolo. Si fanno sentire parecchio fin dal loro ingresso in curva ospiti e si può tranquillamente dire che durante il prepartita sono loro a farla da padrone sugli spalti, almeno fino a quando il “Manuzzi” non si va a riempire. Sono autori di un buon tifo che, a tratti, riesce a coinvolgere tutti i sostenitori del Latina presenti nel settore, anche se il fulcro del tifo nerazzurro durante tutto l’arco della gara resta sempre il gruppo principale, posizionato al centro della curva. Si fanno notare con diversi battimani e colorano la loro curva con una bella sciarpata, davvero ben riuscita, oltre al costante sventolio di alcune bandiere. Insomma, sotto il profilo del tifo è stata davvero un’ottima prestazione su entrambe le sponde, sicuramente degna di una finale con una posta in palio così elevata, peccato solo non aver visto il “Manuzzi” esaurito in ogni ordine di posti. Per il resto, ogni ulteriore commento è superfluo e, piuttosto, preferisco rimandarvi alla visione delle immagini che ritraggono le due curve in azione. Sport People n°25/2014 Giangiuseppe Gassi. Pag. 68 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Cesena-Latina 2-1 Sport People n°25/2014 Pag. 69 Tifocronache: Gara 3 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 69-78 METRO E RICORDI, UNA SEMIFINALE DAL SAPORE ANTICO Dieci anni. Esatti esatti. Questo è il lasso di tempo che mi separa dalla mia ultima apparizione al PalaEur. Nel frattempo, di acqua sotto i ponti ne è passata davvero molta, forse anche troppa. Così, quando apprendo della decisione da parte della Virtus di disputare le semifinali all’EUR provo un sentimento misto tra il felice ed il depresso. Contento perché, a rigor di logica, questa dovrebbe essere la casa naturale per la squadra della città più grande e popolosa del paese, depresso perché non essendo propriamente così, so che per riempirlo ci vorrà un miracolo e si rischia un effetto boomerang in una partita a dir poco delicata per il quintetto di Dalmonte. Eppure, pronti via. Stavolta la metro è la Linea B, presa dopo il solito, stressante, cambio a Termini, con turisti e romani che vagano all’impazzata perdendosi a causa dei recenti mutamenti negli interscambi delle due linee e lasciandosi chiaramente andare ai soliti morigerati commenti sulla situazione. Della serie “bestemmie volanti nel sottosuolo capitolino”. Nonostante odi in assoluto la Linea B, per la sua sempreverde inefficienza e i suoi treni vecchi, fetidi e puzzolenti, è con rinnovato spirito che oggi salgo a bordo di essa. Sarà perché raggiungere il PalaEur con la metro mi riporta indietro di qualche anno, così mentre le fermate passano ripenso ai tanti bei momenti trascorsi con amici e conoscenti occasionali a margine delle mie prime partite di pallacanestro. Ma si sa, a volte fare un balzo indietro con la memoria può essere controproducente, si rischia davvero di cadere in depressione, soprattutto se mentre filosofeggi mentalmente il treno si riempie, ed anche un paio di turiste scandinave che ad incontrarle in Piazza di Spagna non disdegneresti, ti recano fastidio per il loro pressare sulla calca già di per se rac- Sport People n°25/2014 Pag. 70 Tifocronache: Gara 3 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 69-78 Sport People n°25/2014 Pag. 71 Tifocronache: Gara 3 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 69-78 chiusa a mo’ di scatoletta del tonno Rio Mare. O Nostromo. Insomma, fate voi per le marche. Peraltro scendere alla stazione EUR Palasport per me rappresenta davvero un concentrato di ricordi, quasi tutti belli, di una parte della mia vita che non ha nulla a che vedere con il basket o con gli ultras. Sarò cretino io, non saprò forse gestire le emozioni, ma tutto questo mix di ricordi e pensieri finisce con l’appannarmi il cervello, stordendomi sensibilmente, tanto che decido di fermarmi sul ponte con il quale la via Cristoforo Colombo sovrasta il celebre laghetto del quartiere per scattare qualche foto al palazzetto che comincia ad intravedersi. Inoltre, nel tentativo di accorciare il tragitto, mi inerpico alle pendici della collinetta dove il PalaEur è edificato, dimenticando completamente di come, non essendoci scale o asfalto, la cosa non sia poi tanto consigliabile, ed infatti, a metà cammino, con Sport People n°25/2014 Pag. 72 Tifocronache: Gara 3 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 69-78 Sport People n°25/2014 Pag. 73 Tifocronache: Gara 3 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 69-78 l’impossibilità di tornare indietro, rischio in almeno un paio di occasioni di ruzzolare giù come un cretino. E forse mi sarebbe pure stato bene. Altro che nel mezzo del cammin di nostra vita. Qua la retta via oltre ad esser smarrita, rischiava di essere mortale. Quando manca un’ora all’inizio della partita, un buon numero di tifosi è già fuori dai cancelli. Si parla di circa 6.000 biglietti venduti, il che è senza dubbio un buon numero, ma in un ambiente che ne può contenere quasi il doppio rischia lo stesso di risultare dispersivo. Ritiro il mio accredito ed anche io, dopo una non usuale fila per una partita di basket, riesco ad entrare con il controllo persino troppo asfissiante degli steward. Nulla di simile rispetto alla tranquillità assoluta del PalaTiziano. Ma ogni cosa ha i suoi pro ed i suoi contro. Piuttosto barcamenarmi tra i tre piani a disposizione non è impresa facile, ed alla fine trovo il mio posto capendo, ma solo negli ultimi due quarti, di potermi spostare anche in altre zone per scattare. Tutto questo perché nei palazzetti preferisco gli spalti al campo, a causa della poca libertà di movimento offerta da quest’ultimo. Gli spalti si vanno via via riempiendo, anche se purtroppo, come detto, a causa della grandezza dell’impianto, alla fine il colpo d’occhio non sarà da 6.000 presenti. La Curva Ancilotto invece si compatta subito alla grande, occupando tutti e due gli spicchi dove storicamente si posizionano i gruppi ultras e mettendosi in evidenza con belle manate che chiamano la squadra all’impresa. Mentre, almeno per il momento, nel settore ospiti non si vede traccia della Brigata. Comincia la partita e se il pubblico normale, infarcito davvero di tanti occasionali forse alla prima partita di pallacanestro, fatica a scaldarsi, gli ultras sembrano galvanizzati dall’aver ritrovato la loro casa. Tanta voce, battimani, petti nudi e cori eseguiti a lungo, Sport People n°25/2014 Pag. 74 Tifocronache: Gara 3 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 69-78 Sport People n°25/2014 Pag. 75 Tifocronache: Gara 3 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 69-78 davvero con buona costanza. L’avvio dei capitolini è quindi ottimo e l’ambiente si accende quando, dopo una decina di minuti, fanno il loro ingresso i supporters senesi. Subito scambio di vedute poco amichevoli con i dirimpettai ed i classici gesti dell’entrata nel settore, quelli per i quali, parliamoci chiaro, noi malati di questo mondo impazziamo. In campo la sfida si mantiene abbastanza equilibrata nei primi due quarti, mentre negli ultimi 20’ è la Mens Sana a prendere il sopravvento, andando a conquistare il 3-0 della serie che lascia poche speranze agli avversari. Per quanto riguarda la prova degli ospiti, un centinaio in totale, il giudizio non può che essere più che sufficiente. I senesi hanno ormai uno stile ben delineato, fatto di tifo continuo e colorato da bandiere e stendardi. La giovane età funge sicuramente da fattore stimolante, c’è sempre tanta voglia di divertirsi e l’esposizione in prima linea di una bandiera del Chianti la dice lunga su ciò. I Roma 1960, nonostante la sconfitta che allontana quasi definitivamente il sogno di raggiungere la finale, si dimostrano in crescita ed ho apprezzato molto il fatto che, non solo non abbiano risentito del cambio di palazzetto, ma ne abbiano quasi giovato, riuscendo a girare le difficoltà in loro favore ed offrendo un’assoluta prova di valore, condita dal “Che sarà sarà” finale che è sempre un qualcosa di bello da sentire in stadi e palazzetti. Lascio così le gradinate del PalaEur cosciente che tra 48 ore ci sarà il sequel di questa interminabile sfida. Per ora c’è da percorrere il tragitto inverso e tornare a casa. La limitazione oraria della metro non lascia spazio a molta immaginazione o a perdite di tempo. Sport People n°25/2014 Simone Meloni. Pag. 76 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 UN’ANNATA FANTASTICA, COMUNQUE SIA FINITA Qualcuno già sogghignerà al pensiero del mio racconto circa il viaggio sulla Strada Regionale 148, c.d. Pontina. Sì, in effetti è difficile per me cominciare un racconto senza narrare minimamente il viaggio. Penso più che altro si tratti di un retaggio risalente ai tempi delle trasferte, in cui la parte più bella erano forse quelle ore passate insieme sui mezzi su e giù per l’Italia. Ed allora, per non farci mancare nulla, anche oggi vi ammorbo con la partenza. Stavolta per prendere la macchina devo raggiungere il versante sud-est di Roma, precisamente l’EUR. Un quartiere che certamente non brilla per la sua bellezza e la sua pulizia, ma che per un motivo o per l’altro ritrovo sempre sulla mia strada. Una delle tante bizze del meteo corrente, vuole che dopo alcuni giorni di solleone appesantito dalla tipica afa cittadina, arrivino fastidiosi fenomeni temporaleschi, ovviamente pro- prio nel momento in cui decido di muovermi dalla città. Dopo aver prelevato la macchina da mio padre posso incamminarmi verso il capoluogo pontino. Eccolo, il momento che in molti aspettano senza ammetterlo. La Pontina, per l’ennesima volta negli ultimi due mesi, fa da accompagnatrice al mio viaggio. Una lingua d’asfalto che corre per l’intero Agro, favorendone gli spostamenti se sgombra, e complicando fastidiosamente la vita a migliaia di automobilisti in caso di ingorghi o incidenti. Devo dire che di traffico non ce n’è poi molto, ma le secchiate d’acqua che di tanto in tanto colpiscono il mio parabrezza non sono certo un buon viatico per la mia serata al Francioni. Peraltro, dopo i primi chilometri abbastanza soleggiati, le nubi si ammassano sempre più, facendosi da grigie a nere, per trasformarsi in un vero e proprio zampillio di goccioloni al mio ingresso in quel di Latina. Inoltre stasera ci si mette anche la viabilità. Sport People n°25/2014 Pag. 77 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 Sport People n°25/2014 Pag. 78 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 Quando arrivo nei pressi dello stadio, infatti, mi ritrovo nel bel mezzo di una coda massiccia e rumorosa, che dapprima riesco a bypassare infilandomi in una viuzza, ma questa si rivelerà tuttavia una valutazione erra. La strada senza uscita, adiacente all’ingresso accrediti, dove generalmente lascio bellamente la mia macchina, stavolta è già full, e riuscire a fare inversione per uscirne non è solo un’impresa stressante per me, ma anche per gli abitanti di suddetta strada che sciorinano, giustamente, tutto il loro repertorio volgare nei confronti di quelli che a tutti gli effetti sono diventati indebiti invasori settimanali. Quando finalmente riprendo la via principale sono un po’ interdetto sul dove parcheggiare, ma mentre di fuori l’acqua si fa sempre più intensa, adocchio un altro bel praticello che già è stato adibito a posteggio. Qua di spazio ce n’è a iosa, ed anche per me non c’è alcun problema di sorta. Prendo l’ombrello e la macchinetta, mettendo finalmente piedi in terra, dirigendomi verso lo stadio. Agli accrediti la fila è corposa, ma già intuisco che le resse di Latina-Bari sono lontane e non ripetibili, sebbene nel capoluogo pontino si sia fatta nottata per accaparrarsi il tagliando di questo avvenimento storico per la città. Una volta preso il pass, entro volgendo il mio primo sguardo sulla destra, vale a dire verso il settore ospiti. Chiaro che in una partita come questa la tessera, e le scelte dei cesenati a riguardo, influisca in maniera importante. A parte qualcuno che singolarmente ha deciso di sottoscriverla ed il gruppetto che al Manuzzi si posiziona in distinti, la componente ultras infatti non è di molto rilievo tra le fila romagnole. Noto inizialmente un bandierone delle WSB appeso in balaustra, ma poco dopo l’inizio lo stesso scompare. Ipotizzo possa essere stato portato da qualche singolo e poi fatto togliere per rispetto del gruppo che, come ampiamente annunciato in settimana, non avendo aderito a tdt o away, ha accompagnato la squadra fino ad Orte dove l’aspetterà per Sport People n°25/2014 Pag. 79 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 Sport People n°25/2014 Pag. 80 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 un’eventuale festa promozione. Ma ripeto, la mia è soltanto un’ipotesi, quindi se qualcuno ne sa di più è libero di rettificare. La presenza ospite si attesta forse attorno alle mille unità, ed è una tristezza notare come una parte del settore sia vuota, soprattutto pensando alle potenzialità in possesso di una tifoseria come quella cesenate al completo. Almeno quando tornarono in Serie A qualche anno fa, a Piacenza se non erro, vigeva ancora il criterio di concessione della trasferta da parte dell’Osservatorio, ed ai bianconeri fu consentito di spostarsi in toto dando vita ad una bella giornata. Di contro il pubblico di casa affolla ampiamente le gradinate ed è alquanto palese che la Curva Nord si colorerà con una coreografia: il cuore pulsante del tifo nerazzurro, infatti, appare diviso in varie sezioni con il nastro dei lavori in corso, tipico segnale di quando bolle in pentola qualcosa dal punto di vista del tifo. I motori si scaldano sul tormentone del momento, quel Totalmente dipendente che sembra coinvolgere anche gli spettatori della tribuna scoperta. Nel frattempo in campo fa il proprio ingresso la banda della Marina Militare, per inscenare una sorta di manifestazione in ricordo della situazione di prigionia dei Marò in India. Iniziativa voluta dalla Lega di Serie B. Ognuno può pensarla come vuole, ci mancherebbe. Ma su questo argomento mi riesce difficile essere solidale ed approvare tali esternazioni. Innanzi tutto perché ho sempre l’impressione si tratti di quel nazionalismo indotto e non spontaneo, che a volte fa leva sul pietismo e sul luogo comune, e poi perché anche andando ad analizzare i fatti, beh, potremmo dire che se si è punito chi invocava attraverso una t-shirt la libertà di Speziale, che è già in carcere e probabilmente ci rimarrà per molti anni, nonostante sulla sua reale colpevolezza gravi più di qualche ombra, allora non si può chiedere la liberazione di chi dei morti ce l’ha davvero sulla coscienza, a prescindere dalle dinamiche dolose o colpose. Sport People n°25/2014 Pag. 81 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 Sport People n°25/2014 Pag. 82 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 Tornando a ciò che più ci compete, vale a dire la mera cronaca ultras, all’ingresso in campo delle due squadre, le due tifoserie mettono in mostra le rispettive coreografie. Su sponda latinense tutto lo stadio si colora con cartoncini arancioni, neri e blu con l’aggiunta di parecchie torce accese in Nord, dove viene anche esposto lo striscione “Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile”. Molto ben riuscita e d’impatto. I cesenati, di contro, sventolano tante bandierine con i colori sociali cantando il loro celebre inno “Dal mare alla montagna, c’è tutta la Romagna…”. In campo la squadra di Breda parte subito forte e dopo soli 12’ Bruno colpisce con un gran gol in mezza rovesciata ed il boato dei tifosi pontini è a dir poco assordante. Persino a pochi metri da me, in tribuna, si fatica a respirare per quanto gli spettatori siano attaccati tra loro, molti dei quali in piedi proprio come in curva. La tensione è nell’aria ed è forse per questo che la Nord si concede qualche pausa tra un coro e un altro. Su sponda romagnola, tutto sommato il tifo è abbastanza costante, anche se, come detto, manchevole di una vera e propria compattezza tipica dell’organizzazione degli ultras. Molto buoni un paio di cori a rispondere e qualche manata. Si va negli spogliatoi sull’1-0, tra gli applausi del Francioni. L’ottimo Latina visto nella prima frazione di gioco, che per il momento ha ribaltato il risultato sfavorevole della gara d’andata, ha dato la carica ai propri tifosi che già pregustano un traguardo davvero storico, sia a livello cittadino che regionale. Eppure, quando il gioco riprende, s’intuisce che i nerazzurri hanno perso qualcosa in lucidità mentre il Cesena appare più motivato e reattivo. Così dopo soli 120’’ arriva il pareggio di Defrel, bravo ad approfittare di una clamorosa dormita della difesa avversaria. È il pari che manda in visibilio i tifosi ospiti, tirando un Sport People n°25/2014 Pag. 83 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 Sport People n°25/2014 Pag. 84 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 colpo basso alla formazione di casa che, nei minuti successivi, rischia in più di un’occasione di capitolare per la seconda volta. giustamente le mani: qualunque sia stato l’epilogo, si è trattato di un’annata incredibile per tutti a Latina. Le due tifoserie continuano a tifare con discreta continuità, non lesinando insulti reciproci, rimarcati dai cori anti bresciani, amici dei cesenati, scanditi dalla curva di casa. Quando decido di tornare verso la macchina, il Cesena è ancora tutto sotto la propria curva, con giocatori e staff che festeggiano a suon di gavettoni e lancio di maglie ai tifosi. Per i bianconeri si tratta di un ritorno nella massima serie dopo solo due anni di purgatorio, una promozione insperata e che, per quanto emozionante, dovrà certamente suggerire alla società un intervento massivo in fase di mercato. In campo le emozioni sono davvero poche e, salvo qualche folata nerazzurra negli ultimi minuti, si arriva al 45’ senza sussulti. Nei minuti di recupero la difesa di Breda ne combina un’altra, concedendo un penalty agli avversari: dal dischetto va Cascione che non sbaglia e regala la promozione ai suoi. L’esultanza con i tifosi giunti dalla Romagna è di quelle da immortalare e da lì alla fine sarà soltanto una festa scandita dal boato di gioia al triplice fischio del direttore di gara. Nelle fila latinensi c’è grande delusione con molti giocatori che si gettano in terra piangendo, consolati però dai tifosi che rimangono all’interno dello stadio per battergli Il ritorno a casa porta con sé la consapevolezza che forse si è trattato dell’ultimo evento di questa stagione sportiva. Da una parte è un peccato, ma dall’altra anche un gran toccasana per riempire, d’ora in avanti, le mie domeniche con mari, laghi, montagne. L’importante è che stadi e palazzetti non siano poi troppo lontani. Sport People n°25/2014 Simone Meloni. Pag. 85 Tifocronache: Finale playoff Serie B, Latina-Cesena 1-2 Sport People n°25/2014 Pag. 86 Tifocronache Extra: 50 anni della Benedetto XVI Basket Cento 50 ANNI DI BENEDETTO XVI BASKET CENTO Con il 2014 si festeggiano i cinquant’anni della Benedetto XIV Basket fondata nel 1964. Luogo delle celebrazioni è il parco adiacente al palazzetto, alla presenza di oltre 1000 persone. Attorno al campo di gioco sono posizionati diversi stand da quello per la vendita del materiale ad altri per di natura enogastronomica (primi piatti, anguilla ai ferri, panini con la salsiccia, gnocchini fritti e tanta birra). Naturalmente non possono mancare tutti i striscioni storici del tifo Centese: Overdose biancorossa, Vecchia Fossa, Old Lions, Fossa dei Leoni, Benedetto wonderful e Win for us. L’evento inizia poco dopo le 20:30. Dopo che i presentatori hanno illustrato la sca- Sport People n°25/2014 Pag. 87 Tifocronache Extra: 50 anni della Benedetto XVI Basket Cento letta della serata, che inizia con la storia della nascita della Benedetto, si passa ad una sfilata- presentazione di tanti giocatori che hanno fatto storia di questo sodalizio, tutto ciò con la musica di Rocy come colonna sonore. Due squadre composte da tali giocatori, una in canotta bianca e l’altra rossa (che sono poi i colori della Benedetto), entrano una affianco all’altra e dopo un breve riscaldamento si sfidano sul parquet. La partita si svolge su un quarto unico da 50 minuti, chiaro riferimento agli anni di vita del club, con i circa 40 giocatori che giocano in modo molto amichevole, senza falli, con cambi volanti, doppi passi, diciamo pure senza regole. Fra un tiro a canestro e l’altro, non può ovviamente mancare il tifo che, per tutta la partita, ha messo in mostra il meglio del proprio repertorio, intonando diversi cori e facendo seguire anche l’accensione di alcuni fumogeni. Quando manca ormai poco alla fine della partita, si ritrovano tutti in campo in una sorta di tutti contro tutti, con il quale si conclude l’incontro con un pareggio concordato e simbolico che decreta vincitori tutti quanti abbiano partecipato. Successivamente, sul palco, c’è anche spazio per il ricordo, allorquando vengo- Sport People n°25/2014 Pag. 88 Tifocronache Extra: 50 anni della Benedetto XVI Basket Cento no chiamate le famiglie di giocatori, allenatori e tifosi scomparsi per consegnar loro delle targhe in memoria dell’importante contributo dato alla causa del basket a Cento. La serata finisce con uno spettacolo di burlesque, la presentazione della squadra migliore degli ultimi 50 anni votata dai tifosi, asta di indumenti e cimeli dei giocatori fra gli applausi di tutti i presenti. Una storia di passione meritava questa festa, soprattutto merita di vivere per altri 50 anni ancora. Una storia resa ancora più bella perché percorsa a braccetto con il proprio tifo, perché essenzialmente un sodalizio sportivo è anche e soprattutto patrimonio storico di chi lo sostiene, cosa che nel calcio sembrano aver dimenticato per vendere l’anima al diavole delle televisioni a pagamento. Fabio Bisio. Sport People n°25/2014 Pag. 89 Tifocronache: Gara 4 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 71-65 IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO Venerdì sera. In molti escono con amici, consumando aperitivi e serate in centro dal sapore snob. Noi no. Siamo qui ancora una volta per commentare questa Gara 4 delle semifinali scudetto. Come per l’andata, il mezzo che mi accompagna è la metro. Stavolta, provenendo dal lavoro, posso avere il “lusso” di coprire quasi l’intera tratta della Linea B. Rebibbia-EUR Palasport sono ben 19 fermate e se tale distanza in una città normale, sotto il profilo dei mezzi pubblici, non rappresenta un grande ostacolo, posso assicurare che a Roma 20 fermate sulla “metro blu”, possono equivalere ad un vero e proprio inferno sotto il profilo emotivo e psicologico. Che poi, una volta, a tentare di alleviare questi viaggi urbani c’erano anche figure simpatiche come maghi e “sombreroni” messicani che cantavano, pure bene, il loro Cielito Lindo. Ora anche chi sbarca il lunario con queste attività ha deciso di rinunciarvi, preferendo l’umanità della Linea A. Terminato il mio personale assolo sulle metropolitane di Roma, che non so a quanti possa interessare, possiamo partire con il resoconto. Ritiro l’accredito quando manca una mezz’ora all’inizio e stavolta, rispetto a due giorni prima, non ci penso su e mi metto nella curva opposta a quella di casa, dove poter scattare entrambe le tifoserie è più semplice e produttivo. Nel settore ospiti, stavolta, la Brigata è già al suo posto: il contingente senese si presenta con qualche unità in più rispetto a Gara 3, dimostrandosi sin dal riscaldamento chiassoso e speranzoso di raggiungere quest’oggi la finale. Il PalaEur, seppur con un’affluenza minore rispetto a due giorni prima, appare più compatto, grazie alla saggia decisione della società di chiudere il terzo anello, facendo confluire tutto il pubblico nel primo e secondo. La scelta si rivela vincente e stasera anche gli spettatori generalmente più freddi appaiono avvezzi all’incitamento, dando, nel loro piccolo, un contributo fondamentale Sport People n°25/2014 Pag. 90 Tifocronache: Gara 4 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 71-65 Sport People n°25/2014 Pag. 91 Tifocronache: Gara 4 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 71-65 per quella che sarà una vittoria d’orgoglio. Lo stesso orgoglio mostrato dai ragazzi della Curva Ancilotto che, in barba ad una probabile eliminazione, si mostrano compatti e decisi ad imporre il loro tifo. Davvero poco da dire sulla prestazione dei capitolini che si migliorano ulteriormente riuscendo ad essere costanti per tutti e quattro i quarti. Da parte senese, come sempre, ottima prestazione, sempre in movimento e con bandiere e stendardi tenuti spesso in alto. Inutile ripetersi su quanto detto, a livello di tifo sono una certezza ormai. Stasera però per la Mens Sana la festa è rimandata, Goss e compagni non ci stanno a lasciare la serie con un umiliante 4-0 e danno il tutto per tutto, riuscendo a conquistare un successo che, anche se poco utile, suscita gli applausi soddisfatti del pubblico romano, il quale che capisce che stasera questi ragazzi hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, onorando le casacche che indossano. Sì andrà a Gara 5, da disputarsi di nuovo al PalaEstra. La stagione volge verso la conclusione ed anche le fatiche degli sportpeopliani più accaniti stanno per andare, almeno per qualche mese, in mansarda o, preferibilmente, su una bella spiaggia a prendere il meritato sole estivo. Per ora, per me, c’è davanti un altro viaggio… e una Linea B per cantare! Sport People n°25/2014 Simone Meloni. Pag. 92 Tifocronache: Gara 4 Playoff Lega A, Virtus Roma-Mens Sana Siena 71-65 Sport People n°25/2014 Pag. 93 Tifocronache: Playout Serie B, Novara-Varese 0-2 DALLE STELLE ALLE STALLE Dalle stelle alle stalle, questo potrebbe essere il motto della stagione di Novara e Varese. Due squadre che appena tre anni fa si giocarono l’accesso alla massima serie che vide i piemontesi trionfare. Tornando indietro di appena una stagione, gli stessi azzurri, dopo una rimonta incredibile, arrivarono ai playoff promozione cedendo all’Empoli, che poi venne battuto dal Livorno. Sicuramente nemmeno il più pessimista si sarebbe aspettato ad inizio stagione di lottare per la permanenza in cadetteria, ma le squadre hanno visto invece scivolare le ambizioni di promozione a furia di risultati negativi o terremoti societari, per quanto riguarda i biancorossi. Per cercare di riempire lo stadio, la società piemontese ha deciso di abbassare notevolmente i prezzi per tutti i settori del Piola, il risultato è tutto sommato buono anche se, come sempre accade con l’abbassamento dei prezzi, molti posti sono occupati da tifosi d’occasione, pronti con la stessa abilità a saltare sul carro dei vincitori oppure mettere alla gogna la squadra se dovesse andare male, ma si sa, gli occasionali questo offrono. Volgendo lo sguardo alla curva Nord, casa degli ultras azzurri, le presenze si assestano sulle 250 unità circa. A margine delle pezze casalinghe si nota un piccolo drappo dei RWS Rimini, presenti per rinsaldare il gemellaggio tra le due tifoserie, così come furono presenti anche nei playoff dello scorso anno. Spostando l’attenzione al settore ospite, la presenza varesina si aggira intorno alle 600 unità, molti saranno stati attirati dal tagliando al prezzo di 1€ che, in aggiunta all’importanza e alla rivalità tra le due squadre, Sport People n°25/2014 Pag. 94 Tifocronache: Playout Serie B, Novara-Varese 0-2 Sport People n°25/2014 Pag. 95 Tifocronache: Playout Serie B, Novara-Varese 0-2 fa sì che anche la partita sugli spalti abbia i suoi motivi di interesse. Sono presenti, oltre ai semplici club di tifosi con le loro pezze al seguito, anche i BH 98 e gli Arditi, la frangia ultras del tifo varesino pronta a sostenere i propri colori per tutti i novanta minuti. La curva novarese accoglie la squadra con varie torce “flash” e diversi bandieroni che fanno sì che l’inizio sia a dir poco spettacolare. Anche i varesini accolgono ottimamente l’entrata in campo della propria squadra con un fortissimo “Varese Varese” e con lo sventolio di numerose bandierine. Il tifo da ambedue le parti è di alto livello: i novaresi sfoderano subito cori a ripetere molto potenti, i varesini, superiori di numero, con il cuore e la voglia giusta, rispondono alla grande, facendosi sentire molto bene ed arrivando a sovrastare i novaresi che coprono di fischi i rivali. La partita vede il dominio, senza mai troppo affondare il colpo, del Novara, che accompagnato dall’incessante tifo della propria curva cerca il vantaggio. Varese e tifosi che resistono, chi a suon di falli e chi con il sostegno vocale: cori secchi che denotano il chiaro schieramento politico dei varesini, fanno da muro verso gli infruttuosi attacchi novaresi. Varese che cinicamente si porta in vantaggio alla prima occasione buona con il suo uomo migliore, Pavoletti, bravo ad insaccare di testa un cross piovuto dalla destra. Estasi per i 600 biancorossi che, oltre ad esultare di gioia per un gol molto importante, non perdono occasione per indirizzare diversi sfottò ai propri rivali. Doccia fredda per tutto lo stadio ma non sul settore degli ultras i quali, armati di voglia e attaccamento ai colori, non mollano un attimo e continuano ad esortare la squadra. Per far capire ai propri giocatori che loro ci Sport People n°25/2014 Pag. 96 Tifocronache: Playout Serie B, Novara-Varese 0-2 Sport People n°25/2014 Pag. 97 Tifocronache: Playout Serie B, Novara-Varese 0-2 credono, i novaresi chiedono e ottengono l’aiuto di tutto il pubblico, facendo sollevare un paio di fortissimi cori secchi. Il vantaggio permette agli ospiti la libertà di concedersi cori all’indirizzo dei novaresi, insulti rispediti prontamente al mittente. L’intervallo si avvicina e gli ultras novaresi spingono sull’acceleratore con un “Fino alla fine forza Novara” che chiude il primo tempo. Il secondo si apre con i padroni di casa che ricordano due ultras prematuramente scomparsi. Dopo qualche bordata di fischi per rifiatare e disturbare il possesso palla avversario, gli ultras azzurri ripartono prima salutando i gemellati oggi presenti e poi con un susseguirsi di cori prolungati. A differenza del solito, quando il battimani sovrasta la voce, oggi, essendo anche in numero superiore alla media, il risultato è davvero ottimo e fa capire che, quando vuole, questa piazza sa offrire numeri di tutto rispetto. La curva varesina ha speso molto nel primo tempo, lasciando a cantare solo la parte ultras del settore, ma non molla un attimo; dal palo il lanciacori sprona i suoi: un susseguirsi di cori a ripetere, certamente l’arma migliore dei biancorossi, assieme a cori più prolungati fanno capire alla squadra che loro sono lì per spingerli alla vittoria. Anche se non tutti partecipano al tifo regolarmente, devo dire che sotto l’aspetto visivo i varesini sono molto attivi: accendono qualche torcia rossa, sventolano un buon numero di bandiere, più o meno piccole, e un grosso bandierone, risultando molto vivaci agli occhi dei presenti. La partita si fa difficile per i novaresi, la squadra si sbilancia in avanti alla ricerca della rete del pareggio ma la cinicità del Varese ha ancora la meglio, ed è ancora Pavoletti che infilza il portiere azzurro. Reazioni opposte nelle curve: i varesini Sport People n°25/2014 Pag. 98 Tifocronache: Playout Serie B, Novara-Varese 0-2 Sport People n°25/2014 Pag. 99 Tifocronache: Playout Serie B, Novara-Varese 0-2 sono incontenibili, mentre Curva Nord e stadio intero fanno capire alla squadra che non ci stanno, riversando tutto il loro disappunto contro l’allenatore Aglietti, bersaglio di diverse critiche soprattutto ad opera del settore Rettilineo. I varesini ricordano il gemellaggio che li lega agli interisti con qualche coro a tono, ma non è dato sapere se fossero presenti o meno i nerazzurri, data la totale assenza di un qualche segno distintivo che lo dimostrasse. La partita volge al termine, il Novara rischia la capitolazione più volte e solo l’imprecisione degli attaccanti biancorossi lascia che sia lo 0-2 il punteggio finale. Esultanza ospite a più non posso, mentre il resto dello stadio di opposto colore non ci sta, riservando una bordata di fischi all’uscita di scena degli azzurri. La contestazione pacificamente continua fuori dallo stadio, dove circa un centinaio di tifosi aspetta il pullman della squadra per un confronto che non avverrà, così i tifosi si sposteranno a Novarello dove il confronto, contrariamente agli intenti iniziali, è uscito un po’ fuori dalle righe. Si chiude così anche questo anno, il primo completo per me, volevo ringraziare Matteo che con i suoi consigli e correzioni ha reso più facile il mio lavoro. Un altro grazie ai vari contatti che si sono prestati all’arricchimento dei miei articoli, rendendoli quanto più completi e veritieri. Il prossimo anno sarà Lega Pro, un campionato a livello calcistico più basso ma, per quello di cui noi ci occupiamo, molto ricco di incontri con vecchi “amici”. Chi vivrà vedrà. Sport People n°25/2014 Alessio Farinelli. Pag. 100 Tifocronache: Ligue 2 Francia, Metz-Le Havre 3-0 NEI MOMENTI FELICI TI STANNO ACCANTO GLI AMICI Penultima giornata di campionato di serie B francese e il Metz, promosso da due giornate, festeggia stasera la conquista del titolo di campione di serie B. È pure l’ultima apparizione dei granata nello loro stadio di Saint-Symphorien questa stagione, prima del ritorno in serie A fra tre mesi. Lo stadio si presenta quasi completamente esaurito, con un po’ più di 22.000 spettatori, preannunciando spettacolo sul campo e nelle curve. Difatti, stasera, ricorre l’anniversario della Coppa di Francia vinta dal Metz nel 1984, con la squadra che scende in campo con una replica della gloriosa maglia con cui conquistò il trofeo. Il clima è disteso, per i risultati già acquisiti e per via del amicizia che lega una parte degli ultras del Metz (quelli della gradinata ovest) a quelli di Le Havre. Non a caso, quando ar- rivo allo stadio, noto presso che il club della “Génération Grenat” ci sono i “Barbarians”, gli ultras normanni che si spendono a bere e socializzare con gli amici granata. Entro nello stadio mezz’ora prima della partita e posso scorgere, con gli ultras del Metz, anche alcuni ragazzi di Vicenza, quelli della Contrada San Domenico (cioè gli ex-Vigilantes), venuti apposta dall’Italia per essere vicini agli amici francesi nel giorno della storica promozione in Serie A, dopo sei anni trascorsi tra serie B e serie C. Gli ultras del Metz ci sono sempre stati (perfino una nuova entità è nata da queste parti, il “Gruppa”), al contrario di tutti gli occasionali che posso notare oggi. Ci sarà una coreografia, con migliaia di bandiere bianchegranata realizzate e distribuite da alcuni sponsor. La bandiera poteva anche essere carina, senza gli sponsor, ma ovviamente, i “generosi” contributori volevano apparire. Accanto al logo del Metz, c’è scritto in inglese “We are back”. Almeno i bambini sa- Sport People n°25/2014 Pag. 101 Tifocronache: Ligue 2 Francia, Metz-Le Havre 3-0 ranno felici, e già solo per questo possiamo dire che una parte dell’obiettivo è stata raggiunta: magari la sventolano per la partita di oggi e forse torneranno fra qualche anno tra le fila degli agitatori degli stadi che sono gli ultras. Nella gradinata est, dove prende posto la “Horda Frenetik”, posso notare i drappi dei gemellati dello Standard Liege (“Ultras Inferno”) e del Kaiserslautern (“Generazion Lucifer” e “Youth Frenetik”). I ragazzi di Le Havre sono una trentina, tra il club “Kop Ciel et Marine” e gli ultras dei “Barbarians”. La loro squadra (la più antica del calcio francese, fondata nel 1872, con una divisa blu scuro e blu chiaro, per riprendere i colori delle prestigiose scuole di Oxford e Cambridge), non ha più niente da chiedere alla sua stagione, che è stata penosa, e la serie A non è arrivata malgrado il nuovo impianto (bellissimo) costruito per la squadra normanna. Ore 20.29, le squadre sono nel tunnel, e tutto lo stadio si tinge di bianco e di granata, tramite le bandiere sventolate. Una coreografia con strisce bianche e granata (anche se erano più tendenti al rosso, per dir la verità...) è allestita in tribuna, ma non so da chi; in mezzo un piccolo bandierone con lo stemma della squadra, cioè la croce della Lorraine. Nella gradinata ovest, sede di “Génération grenat” e di “Gruppa”, non c’è niente di particolare allestito dagli ultras, tranne qualche stendardo con il nome della città e un fumogeno arancione. Stesso spettacolo nella gradinata est, che lascia spazio alla coreografia degli sponsor e aggiunge alcuni bandieroni bianco-granata ma, dopo che le squadre sono sul campo, una bella sorpresa mi aspetta, concretizzata in una fumogenata vecchio stampo. Non sarà affatto male, anche se ristretta, ma per questi tempi e la repressione che c’è in Francia, va più che bene. La polizia sta pre- Sport People n°25/2014 Pag. 102 Tifocronache: Ligue 2 Francia, Metz-Le Havre 3-0 Sport People n°25/2014 Pag. 103 Tifocronache: Ligue 2 Francia, Metz-Le Havre 3-0 parando “al meglio” gli Europei del 2016 e tutto quel che assomiglia a un fumogeno è assolutamente vietato. Bisogna aggiungere che stasera c’è pure il presidente della Lega francese, e lui è uno degli avversari più accaniti di queste pratiche, che colpisce con multe a pioggia sulle società che non sanno gestire i loro tifosi più “scalmanati”. Il tifo comincia ma, con mia sorpresa, non sarà un gran ché. Non è mai facile gestire un sacco di occasionali in queste partite di cartello, ma comunque, tranne l’onorevole impegno dei nuclei dei gruppi più i simpatizzanti, mi aspettavo di meglio. Il livello è sotto tono, pur se canteranno per tutto il primo tempo senza sosta. Il goal del Metz al primo minuto lascia presagire che la partita sarà una passeggiata per i giocatori granata. Una sciarpata si materializza durante il primo tempo, nella gradinata ovest, ma resterà circoscritta agli ultras. Dall’altro lato è lo stesso: il cuore dell Est canta, ma non ce la fa a coinvolgere il pubblico restante. Nel settore ospite, invece, ci sarà niente o quasi: i ragazzi sembrano in contestazione, ma non ne sono sicuro. Guardano la partita dietro i loro striscioni e nulla di più. Il secondo tempo comincia e un lungo striscione viene appeso alla balconata della gradinata ovest per i “cugini” e rivali del Nancy (città distante neanche 40 kilometri a Sud): “Nancy: due anni fa eravate fieri, stasera state al posto del cretino”. Praticamente, due anni fa il Nancy tornava in Serie A mentre il Metz retrocedeva in Serie C, mentre quest’anno, per sei punti, il Nancy dice addio alla massima serie, coincidenza sei punti persi proprio nelle due partite con il Metz. Durante il secondo tempo il tifo sarà ugualmente sotto tono, malgrado altri due goal. Ci saranno comunque varie occasioni di vedere torce e soprattutto, attorno al sessantesimo, le due curve cominciano alcuni cori a rispondere lasciando intuire tutto Sport People n°25/2014 Pag. 104 Tifocronache: Ligue 2 Francia, Metz-Le Havre 3-0 Sport People n°25/2014 Pag. 105 Tifocronache: Ligue 2 Francia, Metz-Le Havre 3-0 il potenziale degli ultras granata: lo “scambio” di cori avviene col nome del club, “FC Metz”. Bellissimo, peccato che durerà solo per due minuti. Al terzo goal del Metz, i ragazzi della Horda tirano fuori un bandierone con la testa di un ultras, sotto al quale accendono vari fumogeni, ottenendo un bell’effetto. I “Barbarians” di Le Havre, invece, stufi della prestazione della loro squadra, decidono di abbandonare lo stadio. Ad un paio di minuti dal fischio finale, ci sono vari fumogeni, uno striscione contro il Nancy ed un altro per ringraziare l’allenatore del Metz, fra l’altro ex-giocatore di spicco della squadra. Nel frattempo lo speaker dello stadio avverte che è proibito invadere il campo perché, appena finisce l’incontro, i giocatori ringrazieranno il pubblico, poi seguirà la premiazione dei campioni della Serie B ed infine ci sarà un fuoco d’artificio (la pirotecnica è un reato solo per gli ultras, a quanto pare). Gli steward si posizionano dappertutto e, appena viene fischiata la fine della partita, anche la polizia antisommossa si posiziona di fronte alla gradinata ovest, un atteggiamento provocatorio che non serve a niente, tranne surriscaldare il clima di una serata molto calma. La squadra fa il giro del campo, altre torce vengono accese e si sentono diversi cori contro il presidente della Lega. In questo lasso di tempo, il palco viene montato ed il Metz riceve il suo trofeo, proprio dal presidente della Lega che viene mandato a quel paese dagli ultras. Anche i vari politici di turno, che salgono sul carro dei vincitori, si prendono la loro bordata di fischi. Finalmente la serata si conclude, sotto i fuochi d’artificio. Finalmente l’anno prossimo sarà di nuovo Serie A. Sport People n°25/2014 Sébastien Louis. Pag. 106 Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Frosinone-Lecce 1-1 (3-1 dts) GIOIA SFRENATA E BOCCONI AMARI Come tutte le finali, anche questa che contrappone Frosinone e Lecce, per decidere la promozione in B, ha il sapore della storia. L’approccio però è per certi versi opposto. Il Frosinone arriva a questa gara al culmine dal punto di vista mentale, forte anche del pareggio in terra salentina che gli permette di affrontare la partita da una posizione di privilegio strategico. Il Lecce, o per meglio dire la tifoseria leccese, ci arriva con una certa disilussione, un po’ per il già citato pareggio interno che ha tanto il sapore dell’occasione sfumata, ma soprattutto per la ferita ancora aperta e bruciante della sconfitta subita la stagione scorsa ad opera del Carpi. Una sconfitta che ha pesato molto sia a livello calcistico ed ha pesato ancor di più nella prospettiva degli ultras, colpiti in maniera brutale per i famosi scontri scatenatisi a margine, la cui successiva ondata di moralistica indignazione mediatica richiedeva necessariamente provvedimenti penali. Perché oggi, purtroppo, è così: l’agenda e le priorità le stabiliscono l’opinione pubblica e quando lo Stato reagisce “di pancia”, istintiva scatta la reazione del braccio violento dello Stato stesso. Inutile dire che, invece, una risposta “di testa”, ragionata non c’è e non c’è mai stata. Ferme restando le responsabilità di ognuno (e ce ne sono un bel po’ Sport People n°25/2014 Pag. 107 Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Frosinone-Lecce 1-1 (3-1 dts) Sport People n°25/2014 Pag. 108 Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Frosinone-Lecce 1-1 (3-1 dts) anche degli organi di sicurezza e delle Istituzioni...) è però assurdo che nessuno se ne avveda che l’uso deterrente della “pena esemplare”, colpendo in maniera indiscriminata a prescindere da innocenti o meno, non ha prodotto risultato alcuno se non fomentare rabbia e ad accrescere l’odio verso divise e ogni altra emanazione dello Stato. Tornando alla stretta attualità, gran fermento nella città laziale, dove la squadra viene incitata prima ancora di scendere in campo, fin dal suo arrivo in pullman allo stadio. Tante le presenze sui gradoni, compresa la folta rappresentanza giallorossa; ancor di più il colore, da ambo le parti. Frosinone saluta l’ingresso delle sqaudre in campo con un bel bandierone copricurva con palloncini gialli e blu ai lati. Coreografia semplice ma di bell’effetto. Leccesi meno ricercati, puntano tutto sul più classico ed italiano degli spettacoli garantito dalle sciarpe levate al cielo. Colpo d’occhio splendido anche per loro. Meritano menzione anche i ragazzi del gruppo “Frvsna”, non tesserati Frusinati che si collocano nei Distinti, il cui apporto di voce e colore non è meno importante Ottima la presenza dei giallorossi ospiti, significativa per numeri e per generosità. Tra di loro si registra anche qualche defezione per via di un gruppo di non tesserati bloccati all’esterno dell’impianto, rei di non aver accettato la sottoscrizione del noto e discusso piano ministeriale di “tracciabilità del bestiame”. Qualche problema con le locali forze di Sport People n°25/2014 Pag. 109 Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Frosinone-Lecce 1-1 (3-1 dts) Sport People n°25/2014 Pag. 110 Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Frosinone-Lecce 1-1 (3-1 dts) polizia che i media hanno fatto passare per la battaglia di Stalingrado, ma nulla di nuovo per chi conosce l’aria torbida che avvolge da qualche anno l’ambiente calcistico. In campo regna l’equilibrio, tanto che al triplice fischio si giunge con lo stesso risultato dell’andata. Servono i supplementari e risulteranno decisivi per determinare la vittoria dei padroni di casa che, con un 3-1 inatteso, salutano la terza serie e tornano in cadetteria, con giubilo incontenibile del proprio pubblico, autore di un’invasione di campo scattata anzitempo e sfuggita al controllo degli addetti alla sicurezza. Bene per i padroni di casa, peccato che ad una grande gioia faccia sempre da contraltare la cupa delusione di chi esce sconfitto. E la sconfitta del Lecce ha un peso specifico doppio, per le motivazioni già espresse. Capro espiatorio dello scandalo scommesse, dal quale ne sono usciti in scioltezza tutti gli altri, una soddisfazione sportiva sarebbe servita a lenire non solo questo, ma anche il dolore dell’anno successivo e il sale sulla ferita che arresti e diffide hanno significato. Bisognerà tornare a lottare e soffire, che è un po’ l’indole degli ultras, per cui sappiamo che sapranno farlo con umiltà e fierezza, come d’altronde hanno già fatto in questi anni di Serie C, una categoria stretta per il loro blasone, detto con sincera assenza di retorica. Testo di Matteo Falcone. Foto di Around-the-ground.com. Sport People n°25/2014 Pag. 111 Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Frosinone-Lecce 1-1 (3-1 dts) Sport People n°25/2014 Pag. 112 Tifocronache Extra: 40 anni di Curva Ovest Ferrara FERRARA, 40 ANNI DI CURVA OVEST La Spal, oltre a festeggiare la promozione nella nuova Lega unica della ex Serie C, si ritrova di fronte ad un altro importante avvenimento, l’anniversario dei 40 anni di militanza della Curva Ovest, il cuore pulsante del tifo spallino. Nella cornice suggestiva e storica dello stadio “Paolo Mazza”, concesso senza problemi dalla società, si inizia già alla mattina, di buon’ora, con un torneo di calcio a 5 fra i gruppi della Curva per poi continuare nel pomeriggio con un dibattito sulla tessera del tifoso e sul articolo 9. Chiusura del cerchio con la premiazione del torneo di calcio e la consegna di una targa da parte della tifoseria dell’Ancona. Attorno al campo di gioco sono tutti gli striscioni che hanno scritto questi lunghi 40 anni di storia del tifo spallino da Astra Alcool a Vecchio Astra, passando per Porro Group ed Estensi Curva Ovest, finendo per altri che la memoria aveva rimosso ma costituiscono vere chicche per gli appassionati di ultras, come per esempio il Pigs – I maiali di Via Cattaneo e tanti, tanti altri ancora. Alle recinzioni trovano posto anche alcuni striscioni fatti per l’occasione, tra questi: “Onore, rispetto e gloria ai pionieri della nostra storia. Grazie VG 74”, oltre ad uno dedicato ai fratelli scomparsi ed un altro, sulla stessa falsariga, per Ciro Esposito, lo sfortunato ultras partenopeo recentemente scomparso. Sport People n°25/2014 Pag. 113 Tifocronache Extra: 40 anni di Curva Ovest Ferrara Sport People n°25/2014 Pag. 114 Tifocronache Extra: 40 anni di Curva Ovest Ferrara Presenti, come intuibile dal cenno fatto poc’anzi sulla targa, un buon gruppo di tifosi dell’ Ancona ed una rappresentanza più ristretta del Potenza, che si palesano anche attraverso le proprie pezze esposte. Per tutto il pomeriggio, fra una chiacchierata e l’altra, l’accensione di torce e fumogeni, non sono mancati diversi cori contro la Reggiana per un derby che ritorna dopo tanti anni ed un coro per un sogno che si chiama Serie B. Allestita anche una mostra sul tifo spallino, mostra composta principalmente da foto, sciarpe, adesivi e ritagli di giornale dagli anni ‘70 in poi. La serata finisce a notte inoltrata con una coreografia divisa in due parti, la prima composta da delle torce bianche disposte in modo da comporre un 40, chiaro riferimento agli anni della curva), mentre nella seconda invece vengono accesi altri 40 fumogeni di colore rosso. Il tutto si conclude con tanta musica ed uno stand gastronomico che sfidano l’avanzare della notte. Non è ovviamente mancata l’attenzione alle cause di solidarietà, con una raccolta fondi a favore di un bambino ferrarese bisognoso di costose cure negli Stati Uniti, oltre al resto dei proventi della serata che sono stati destinati alle vittime dell’alluvione che ha recentemente colpito la cittadina di Senigallia, nelle Marche. Sport People n°25/2014 Fabio Bisio. Pag. 115 Tifocronache Extra: 40 anni di Curva Ovest Ferrara Sport People n°25/2014 Pag. 116 Tifocronache: Playoff Serie D, Correggese-Matelica 2-1 GRAZIE LO STESSO Semifinale fra Correggese-Matelica dei play off di Serie D, una coda della stagione regolare che determinerebbe la graduatoria dei ripescaggi per la prossima stagione di Lega Pro unica. Nel merito non sono mancate, negli anni passati, le polemiche tra le due leghe di D e della ex C: quest’ultima ha sempre ribadito l’inutilità di questi spareggi, rifiutandosi di garantire in maniera assoluta la promozione diretta alla vincente di tali gare ad eliminazione. Anche se poi, vuoi o non vuoi, con la moria di squadre tipica di ogni estate, non solo la vincente, ma anche diverse altre compagini partecipanti ai playoff hanno ottenuto il ripescaggio. Oltretutto con criteri poco chiari, con semifinaliste che hanno preceduto in graduatoria la finalista perdente in nome del blasone, del bacino d’utenza o altri parametri molto discutibili. Da Matelica, paese marchigiano, sono presenti circa 200 tifosi giunti con un paio Sport People n°25/2014 Pag. 117 Tifocronache: Playoff Serie D, Correggese-Matelica 2-1 di pullman ed auto private, che vengono sistemati in un prato improvvisato come settore ospiti. Alcuni striscioni come Ultras, Skizzati, Matellicesi, D’Addazio 5 Group rappresentano il loro biglietto da visita. Nella tribuna Correggese, quasi al completo (circa 800 spettatori in tutto), sono invece solo due gli striscioni: dei semplici “Forza Correggese” e “Orgogliosi di essere biancorossi”. A livello di tifo praticamente zero, si segnalano solamente diverse contestazioni contro l’arbitro ed a fine partita un lungo applauso per la vittoria conquistata. La tifoseria del Matelica si dispone in maniera abbastanza dispersiva nel prato, separata dal campo da alcune transenne e da una rete, sotto lo sguardo di alcuni steward improvvisati per questa occasione. A cantare e tifare sono circa 30 persone, con alcune bandiere biancorosse ed un paio di tamburi. Verso la metà del primo tempo viene esposto uno striscione in due parti con scritto: “Non è una lettera D o C che cancella il nostro amore. Mauro sempre con noi!!!”, riferito al presidente che, prima dell’inizio, era anche andato a salutare i tifosi al seguito. Dopo il goal dello 0-1 realizzato dopo 13 minuti dal Matelica, i tifosi marchigiani scavalcano le transenne per poi arrampicarsi sulla rete, trattenuti a fatica dalla sicurezza che solo dopo diversi tentativi riesce a ristabilire la situazione. Sport People n°25/2014 Pag. 118 Tifocronache: Playoff Serie D, Correggese-Matelica 2-1 La Correggese, dopo diversi tentativi, pareggia nel secondo tempo con il suo bomber Luppi, che si dirige sotto la tribuna a prendersi la sua buona dose di applausi. La partita è molto combattuta per entrambe le squadre, senza che nessuna delle due riesca a sferrare il colpo vincente, ma all’ultimo minuto di recupero, quando la lotteria dei calci di rigore sembra ad un passo, i padroni di casa trovano il goal decisivo che li porterà in finale contro l’Akragas, tra sette giorni sul campo neutro di Fondi. Dopo il triplice fischio i Correggesi festeggiano in campo con tutta la squadra, panchina e staff tecnico compresi, mentre i marchigiani, sconsolati per la sconfitta dell’ultimo minuto, applaudono ugualmente la squadra mostrandole anche lo striscione “Grazie di tutto”. Fabio Bisio. Sport People n°25/2014 Pag. 119 Tifocronache: Playoff Eccellenza, Castelfidardo-Rieti 2-1 DOPO 60 ANNI LA D Esattamente dopo 60 anni il Castelfidardo torna in serie D. All’epoca non c’era nessun gruppo organizzato a spingere i biancoverdi, ma da alcune foto in bianco e nero viste qualche tempo fa, credo che la spinta del pubblico non mancasse. Ora, invece, dal 2005 il tifo viene coordinato dai Bad Boys, un gruppo di ragazzi molto volenterosi e vogliosi di divertirsi, che non fanno mancare mai il proprio sostegno, sia in casa che in trasferta. Nel giorno della partita, c’è il pubblico delle grandi occasioni e i ragazzi giungono allo stadio in un bel corteo, carico e compatto, affiancati anche dai Boxeurs, gruppo nato questo e che colgo l’occasione per ringraziare di avermi ospitato nella gara d’andata a Rieti. Sport People n°25/2014 Pag. 120 Tifocronache: Playoff Eccellenza, Castelfidardo-Rieti 2-1 Sport People n°25/2014 Pag. 121 Tifocronache: Playoff Eccellenza, Castelfidardo-Rieti 2-1 La squadra in campo viene salutata con una bella ma semplice coreografia, oltre che con bandieroni e torce accese a più riprese che, assieme al tifo vocale, spingono gli undici in campo fino al 2-1 che li porterà finalmente a confrontarsi con tifoserie di spessore. Durante la gara vengono intonati cori contro i rivali storici di Osimo e contro i Cremisi di Tolentino, tifoseria gemellata proprio con gli Osimani. Sugli ospiti poco da dire: sono una decina gli ultras, partono con belle manate e cori contro la Viterbese, tengono fino al doppio vantaggio dei locali per poi applaudire la squadra a fine partita. Ovviamente il livello della loro prestazione è stato proporzionato al numero. Al triplice fischio tutti in campo per accaparrarsi una maglietta e festeggiare il presidente o gli altri artefici di questo traguardo. Il tutto si sposterà poi per le vie del centro, con caroselli e cori. Questa è veramente l’ultima gara per questa stagione, mi attendono domeniche di sole e mare, ma il pensiero di quei gradoni tanto amati mi accompagnerà per tutta l’estate. Sport People n°25/2014 Francesco Fortunato. Pag. 122 Tifocronache Extra: 25 anni dei Blue Boys Minervino MENO TEORIA E PIÙ MILITANZA Minervino Murge è un piccolo comune di poco meno di 10 mila anime, arroccato sulla Murgia barese. Per anni ho completamente ignorato l’esistenza di un movimento ultras in questa piccola cittadina ma, grazie alla mia passione per il collezionismo ultras, sono entrato in contatto con i responsabili dei “Blue Boys Minervino” che, con umiltà e gentilezza mi hanno invitato a festeggiare con loro i 25 anni del gruppo. Calendario alla mano ho subito intuito che il 21 giugno era una data perfetta da far combaciare con i miei impegni, così in solitaria mi sono diretto verso il piccolo centro pugliese. Appena arrivato ho avvertito immediatamente la sensazione di trovarmi di fronte a gente squisita, gentile, a modo; persone difficili da incontrare nella cruda realtà dei nostri giorni, figuriamoci nel mondo ultras attuale, fatto di codici non scritti reinterpretabili a comodo e tanta, trop- pa mentalità, alcuni ne hanno cosi tanta che sono disposti anche a venderla. Il tempo di salutare Antonio, il mio contatto, e farmi presentare agli altri “Blue Boys”, che vedo arrivare gli “Irascibili” e la GBA (Gioventù Bianco Azzurra) di Trani, legati da una profonda amicizia con i minervinesi. Entro nella loro sede, proprio sotto la gradinata di quello in stadio in cui, ogni domenica, sostengono i propri colori. Vi sono esposte tante maglie dei gruppi ultras amici, foto e adesivi. Sport People n°25/2014 Pag. 123 Tifocronache Extra: 25 anni dei Blue Boys Minervino Sport People n°25/2014 Pag. 124 Tifocronache Extra: 25 anni dei Blue Boys Minervino Il tempo passa tra una chiacchera e qualche birra e sopraggiungono nell’ordine: Army Korps Monopoli, K-Tost Mola, Vecchia Guardia Mola, Ultras Taurisano, Ultras Spinazzola e Ultras Terlizzi. La serata è piacevole, si beve, si mangia (tanto) e si parla di tutto, ma per fortuna non ho sentito cori contro la tessera, l’articolo 9 e quant’altro, che hanno quello sgradevole retrogusto modaiolo e di cui poi, se si interroga qualcuno, non ne sa niente nessuno al di là degli slogan e delle frasi fatte. Atmosfera distesa, clima sereno, famiglie e bimbi che giocano felici. Gente stupenda quella di Minervino, consapevole della realtà che vive e che non rincorre gli stereotipi del nostro movimento, stereotipi che hanno ucciso l’essenza stessa del mondo ultras. Dopo ogni trasferta, dopo ogni partita, dopo ogni evento ultras al quale in tanti anni ho partecipato, nella mente mi si fissa sempre un coro, martellante, continuo, che mi accompagna per qualche giorno. Anche a questa serata associo un coro, genuino, goliardico, ma soprattutto ultras, che non riesco a levarmelo dalla testa: “Se te ne vai salsiccia non ne hai, se te ne vai salsiccia non ne hai”. Giudicateli vaneggiamenti di un folle, ma ci siamo persi il divertimento e la voglia di fare gruppo per correre dietro a teoriche menate pseudo-filosofiche che poi nella pratica vengono allegramente sconfessate. Lunga vita ai “Blue Boys Minervino”, ultras sicuramente di uno stampo ormai perduto. Sport People n°25/2014 Michele D’Urso. Pag. 125
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