In edicola Fr. 2.– / € 1,35 ILTORNEO ILFENOMENO IL TICINO DELL’HOCKEY SI PREPARA PER I PLAYOFF ROGER FEDERER VINCE A DUBAI E LANCIA IL SUO 2014 UNA MONTAGNA DI NEVE SULL’ORLO DELLA VALANGA SCHIRA A PAGINA 14 MORO A PAGINA 15 Reuters LEPARTITE Ti-Press Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 8 08 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) A PAGINA 21 Domenica 2 marzo 2014 Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Anno XVI • Numero 8 La società Ora basta con i farmaci, curiamoci diversamente! www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè GUENZI ALLE PAGINE 18 e 19 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] L’editoriale LILLO ALAIMO C’ D’AGOSTINO, MAZZETTA, ROCCHI e SPIGNESI ALLE PAGINE 2 e 3 Reuters Ilreportage Con i ribelli e la gente di piazza Maidan a Kiev mentre aumenta la paura dell’intervento russo Ilpizzino è una classe politica disorientata. È la 9.2, figlia dei risultati del voto anti immigrati di un mese fa. Il 9 febbraio è stato il crinale che ora vede allineati conservatori e riformatori. I primi, da un anno hanno preparato la loro campagna esasperando i toni e deformando la realtà. La disoccupazione tra il 3-4% (dato fisiologico in qualsiasi mercato) è stata trasformata in allarme sociale. E le distorsioni del mercato del lavoro, certamente esistenti sul piano salariale, sono state cavalcate ed hanno legittimato accenti estremi, proposte eccessive figlie, talvolta, di un’esterofobia latente. A sinistra e al centro - se ancora queste categorie hanno un senso in un panorama fatto più di voglia di conservazione e chiusura che di riforme e aperture - per meri calcoli elettorali ci si è fatti trascinare sul paludoso e pericoloso terreno della demagogia, del populismo... È accaduto prima del voto e sta accadendo ora, con tratti politici che rischiano di rallentare e danneggiare per troppo tempo un’economia, quella elvetica, sì ricca ma non per questo impermeabile ai venti globali. Il 9 febbraio pochi s’attendevano un risultato così forte in alcuni cantoni. E meno ancora una vittoria a livello nazionale, seppur di misura, dell’iniziativa popolare udc. Pochi credevano che il populismo dei conservatori avesse attecchito così in profondità. Nemmeno loro, donne e uomini della demagogia politica che, in queste settimane post voto, quasi involontariamente hanno trasformato il dibattito in una sorta di arena totale del trash. Cioè a dire che in politica la “volgarità” è la ricerca del facile consenso. Nel breve tempo paga elettoralmente. Alla lunga danneggia il Paese. La situazione sembra sfuggita di mano. Alla destra, ma pure agli altri che, senza bussola (e con troppo opportunismo partitico) hanno e stanno di fatto seguendo gli avversari di sempre sul loro terreno. La politica supersemplificatoria, la 9.2 - che da un mese e ogni giorno dispensa ricette miracolose (fra un po’ qualcuno proporrà il controllo Dite al Sergio delle nascite con criteri legati al che al grido “avanti Savoia”, passaporto, così da evitare i contingenti ai lavoratori) - rallenti, si a qualcuno fermi e rifletta sulle prossime mosnon finì bene se da fare. Dovranno essere, checchè se ne dica, strategie riparatrici del voto uscito dalle urne, perché tornare a dieci, vent’anni fa - a prima dei Bilaterali con l’Europa cioè, come i conservatori auspicano - è certamente possibile per la Svizzera, ma sarebbe come tornare al medioevo economico. Perché il mondo nel frattempo è andato avanti. [email protected] Q@lilloalaimo Tutti in fondo... a destra Nel Paese accelera la corsa alla chiusura. Il ministro Sadis avverte: “Attenzione, la situazione può sfuggire di mano. La politica sia meno cinica!” Ma dopo il voto anti immigrati anche Ppd, Plrt e parte della sinistra rincorrono Lega, Verdi e Udc. Il nuovo asse dei conservatori René Bossi © il Caffè “POLITICI 9.2” FERMATEVI E RAGIONATE! L’allarme Reuters Venti di guerra spazzano la Crimea, braccio di ferro tra Mosca e gli Usa AGLIASTRO e BONANATE ALLE PAGINE 4 e 31 *(0* .+ 3&* +#- 1) $ )0 .0&!* 2##’#)", ," $##$2’*)"(’ *%$,/$ +$, (" ")#’" !*1"&$, -0 ( )!& ,!% #!" !$# Torna l’eroina ma si fuma dopo la sniffata A PAGINA 5 IL CAFFÈ 2 marzo 2014 Il ministro dell’Economia Johann Schneider Ammann ha incontrato ieri, sabato, a Palazzo federale i rappresentanti del mondo economico per fare il punto sul voto del 9 febbraio contro l’immigrazione di massa. Un primo scambio di “Troppe reazioni isteriche, si alimentano solo paure” Dopo il voto antiimmigrati Esclusione e chiusura l’ammucchiata è in fondo a... destra CLEMENTE MAZZETTA L a politica spinta dalle paure della gente, si sta sempre più accalcando a destra. Una dinamica che alimenta un clima emergenziale da ultima spiaggia: blocco degli stranieri, basta immigrati, stop ai frontalieri, no all’Europa, Ticino a Statuto speciale. Contro Roma e contro Berna. Contro i “padroncini” e contro i “padroni” alla Eveline Widmer Schlumpf, il consigliere federale fischiata come se fosse allo stadio dal “capopopolo”leghista Attilio Bignasca. Una situazione che preoccupa un esperto osservatore politico come Franco Masoni, ex senatore Plrt e anima dell’Associazione Carlo Cattaneo da sempre in prima fila nella promozione dei rapporti culturali con l’Italia: “Stiamo vivendo un cambiamento epocale – osserva Masoni -. Sta finendo un mondo a cui eravamo abituati e ne sta cominciando un altro L’allarme del ministro Sadis: “Attenti a questo clima anti stranieri la situazione può sfuggire di mano, la politica sia meno cinica!” I regressisti LIBERO D’AGOSTINO I Franco Masoni Nuovi conservatori Confronto delle percentuali di voto dal 1999 al 2011 per l’elezione del Gran consiglio ticinese Lega 18.2 Verdi 22.8 5 2.4 5.5 4.2 1.5 IL MINISTRO La direttrice del dipartimento finanze ed economia, Laura Sadis 2003 2011 toni. Partiti, politici e quanti altri orientano l’opinione pubblica, devono stare più attenti anche alle parole che usano, perché le Le richieste dell’asse conservatore Udc, Lega e Verdi stanno dettando l’agenda politica modalità espressive sono importanti e le parole stesse si possono caricare di violenza”. Avvertenze al vento, verrebbe da dire guar- dando a quanto sta capitando in questi giorni, al susseguirsi delle richieste più assurde per concretizzare subito in Ticino gli obiettivi dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, per fare pressione sul Palazzo federale ritenuto troppo accondiscendente e debole con l’Ue poco propensa ad accettare passivamente il no svizzero alla libera circolazione delle persone. I fischi che pochi giorni fa hanno accolto ad Agno il consigliere federale Widmer-Schlumpf hanno fatto da colonna sonora all’immagine di un cantone ripie- Il politologo/2 Oscar Mazzoleni gato su se stesso. Avvitato in un logica localistica che vuole deliberatamente ignorare le complesse ragioni degli interessi nazionali, della necessità di non tagliare i ponti con l’Ue e definire una nuova strada nelle trattative con Bruxelles. “Oggi questo ripiegamento localistico non è un problema che abbiamo solo noi - sottolinea Sadis-. Gli effetti stessi della globalizzazione, l’impatto che essa ha avuto sull’economia, sulla finanza e sulla società con il dirompente sviluppo tecnologico, hanno solleci- Pascal Sciarini N venti seguiti al voto dell’iniziativa del 9 febbraio i sintomi di “una sindrome da ridotto cantonale”. “Si nota l’esigenza di ridefinire i rapporti con quatro tipi di pubblici diversi - chiarisce -. Prima di tutto con la popolazione, col cittadino ticinese, poi con le autorità di Berna, quindi con l’imprenditore e il la- “Oggi si parla di ‘statuto speciale’, ma è da un secolo che si rivendica attenzione” voratore straniero. Il quarto pubblico, invece, è il gioco politico tutto interno al cantone. Senza dimenticare che non è da oggi che il Ticino si sente una regione periferica, è da decenni che rivendica un’attenzione particolare. Oggi si parla di ‘statuto speciale’, ma ieri lo si proponeva in forme diverse toccando temi differenti dal Gottardo alla lingua italiana”. e.r.b. LE ELEZIONI Ogni metodo è buono pur di avvantaggiarsi nella corsa alle prossime elezioni cantonali essuna animosità, perché il voto è ormai alle spalle, ma è con “tristezza” che Pascal Sciarini, docente di scienze politiche all’università di Ginevra guarda al Ticino del dopo “sì”. “Soprattutto nel constatare uno scadimento di quella che dovrebbe essere un’élite, nel linguaggio usato, nelle posizioni appiattite dei partiti che cercano solo un posizionamento, una manciata di voti in più alle prossime elezioni” commenta, constatando un sicuro danno d’immagine per il cantone . L’immagine del Ticino non ne uscirà migliorata, ribadisce, anche se si prova una certa forma di ‘comprensione’ nei riguardi di una regione che vive dei problemi particolari: “ Problemi che, in fondo, sono gli stessi di Ginevra, solo che Ginevra è molto più forte, più internazionale, mentre il Ticino, che non ha una forza d’attrazione economica, l’internazionalità non l’ha raccolta. Anzi, gli è sfuggito il concetto ‘glocal’ ed è di- tato un forte ritorno al referente territoriale, locale. È un bisogno naturale che vive ciascuno di noi e in sè questo localismo è positivo, diventa però molto pericoloso se viene esasperato, se vuole essere chiusura, creando la falsa illusione che così si possono risolvere tutti i problemi”. Resta il fatto, però, che oggi la scena politica cantonale appare monopolizzata da questo ripiegamento territoriale, con una sindrome d’assedio che detta l’agenda dei partiti, quando sarebbe invece più che mai necessario rio- L’economista/1 Orazio Martinetti “L’emarginazione degli intellettuali ha prodotto un’azione politica debole, senza profondità” La copresidente Adèle Thorens “I Verdi ticinesi non li capisco” ZANTONELLI A PAGINA 11 Paolo Pamini L’economista/2 Un ritorno al passato ma in tono minore, dunque: “Con la conseguenza che oggi la cultura politica dei partiti è meno profonda, meno quadrata di quella degli anni ‘30”. Paradossalmente l’apertura delle frontiere ha prodotto meno rispetto agli anni ‘30, quando le frontiere erano chiuse. “L’emarginazione delle forze intellettuali dai partiti ha generato una politica debole, friabile, con iniziative frutto dell’improvvisazione, confuse”. Il tutto con un rapporto ambivalente verso nord e sud. “Il Ticino continua ad esprimere verso l’Italia una specie di complesso di superiorità, giustificato dalla deriva italiana nel gestire problemi interni e dall’incapacità di concludere lavori pubblici come la Stabio-Arcisate – aggiunge Martinetti - . E ripropone verso Berna l’atteggiamento del cantone dimenticato, trascurato”. L’atteggiamento del figlio abbandonato, che ha bisogno di cure speciali. “Mi pare che le reazioni della classe politica – conclude Martinetti – siano scomposte, scarse di contenuto. Le rivendicazioni verso Berna, che ci sono sempre state, in passato erano più documentate e argomentate. La classe politica era più preparata rispetto a quella di [email protected] oggi”. Q@clem_mazzetta Angelo Rossi “Si sta navigando senza una bussola, “Non si è ancora capito che i frontalieri e questo non farà bene all’economia” hanno portato maggiore flessibilità” “L ventato invece decisamente ‘local’”. Per il politologo il cantone ha finito per subire tutti gli svantaggi del libero scambio tra le frontiere, senza coglierne i benefici. “Diciamo che non ha riscontrato una reciprocità di benefici, nè dall’Italia, nè da Berna, finendo per considerarsi comunque una periferia - precisa -. È an- “Si sono così esacerbati i problemi al punto che la percezione supera la realtà” che vero però, che sia i media, sia i politici hanno esacerbato questi problemi. Al punto che la percezione dei problemi è diventata molto più forte del problema stesso. Vorrei chiedere, ad esempio, a chi si lamenta per la disoccupazione, per i posti di lavoro persi, quanti ticinesi veri disoccupati conoscono personalmente”. e.r.b. rientarla sui veri problemi del Ticino. “Dovremmo dare la priorità ai grandi temi del lavoro, e senza allarmismi, alla formazione e alla riqualificazione professionale, alle condizioni perchè non si abbia bisogno dell’assistenza pubblica per vivere. Ma per fare ciò conclude il ministro Sadis - ci vuole un approccio diverso. Bisogna ritrovare la capacità di ascoltare gli altri e di lavorare assieme. In poche parole in politica ci vorrebbe meno cinismo”. [email protected] Q@LiberoDAgostino IL LAVORO Il dopo 9 febbraio rischia di produrre effetti negativi sotto il profilo economico e reazioni sul piano politico al voto del 9 febbraio, che avranno necessariamente riflessi su quello economico, per quanto tristi sono razionali”, dice l’economista Paolo Pamini, docente in Law&Economics all’Ethz di Zurigo. “E dico razionali - aggiunge perché tutti guardano già alle prossime elezioni, tra un anno. Così si prova, da destra e sinistra, ognuno a modo suo, a cavalcare la protesta, a interpretare e dare risposte a quel quasi 70 per cento di popolazione ticinese che ha detto sì all’iniziativa Udc. Talvolta, però, giungono proposte che pochi capiscono, come quella recente sullo statuto speciale per il Ticino”. Secondo Pamini, poi, “i riflessi che questo clima produrrà sotto il profilo economico, si annunciano assai negativi”. Si sta modificando un sistema che ha prodotto successo e benessere. “Quanto potrà essere frenato il mercato lo capiremo però solo fra tre anni, quando verranno messe D in pratica le misure sui flussi migratori”. Ma questo lasso di tempo, dove regnerà l’incertezza e dove le proposte si sussegueranno, non farà bene all’economia. “Stiamo andando - aggiunge Pamini verso un futuro scivoloso. Il problema vero, di fondo, è che mancano le proposte di lungo respiro. Questa massificazio- “Quanto potrà essere frenato il mercato lo capiremo solo fra tre anni” ne che ha compresso insieme destra e sinistra su un terreno identitario ci ha portato a ragionare in un contesto totalmente deideologizzato. Un contesto dove tutti da settimane sono impegnati in una navigazione di piccolo cabotaggio, senza bussola. Nessuno sa esattamente dove andare, perché nessuno dopo il voto ha la soluzione in tasca”. m.sp. Ti-Press protezionistica che ha contaminato anche gli altri partiti, senza più distinzioni tra destra e sinistra. È una corsa a chi arriva per primo con proposte eclatanti. Un fenomeno ormai sistemico e contagioso per il timore di non essere visibili mediaticamente, anche in vista delle prossime elezioni. “Sono queste dinamiche che rischiano di isolare il nostro cantone - dice Sadis -. È legitimo e doveroso far conoscere a Berna le nostre difficoltà, ma taluni accenti esasperati non ci aiutano di certo. Il mio invito è di abbasare i Ti-Press a situazione che si è venuta a creare in Ticino viene vista con un certo pragmatismo da Oscar Mazzoleni, responsabile dell’Osservatorio della vita politica. “Sì, perché in fondo costringe tutti a capire cosa succede in Ticino, in Svizzera - spiega -. Paradossalmente, anziché dividere può avvicinare di più gli europei agli svizzeri”. Uscendo dal paradosso, però, parlando di futuro prossimo il politologo usa una parola chiave: incertezza. “I riflessi mediatici in Europa e soprattutto in Italia già travalicano le frontiere influenzando le campagne elettorali continentali, generando incertezza in Ticino sia nei confronti di Berna, dell’Italia dell’Ue - aggiunge -. E l’incertezza diventa motore di una campagna permanente, anzi l’incertezza ne è la benzina ideale: tutti in questo clima si sentono ancora in gioco, e chi non partecipa si sente tagliato fuori”. Nello stesso tempo, però, Mazzoleni non esita a riconoscere, in tutti gli inter- 2007 Ti-Press mulare proposte che si possono davvero concretizzare”. Insomma, non basta soffiare sul fuoco, come si sta facendo in queste ultime settimane, dopo il voto del 9 febbraio. Una vittoria che ha santificato l’asse conservatore Udc, Lega e Verdi, con Marco Chiesa, Attilio Bignasca e Sergio Savoia che si rincorrono nel profilarsi meglio con nuove richieste per sbarrare la strada ai lavoratori d’oltre confine e un rivendicazionismo incendiario verso Berna, accusata di sottovalutare le ragioni del Ticino. Una schizofrenia 1999 “Una sindrome da ridotto cantonale” “Partiti appiattiti alla ricerca del voto che condanna alla totale incertezza e un’élite molto più local che glocal” Ti-Press che ha dei vantaggi, ma pure dei rischi. È comprensibile che la gente abbia paura di questi cambiamenti, meno comprensibile però che i politici reagiscano in modo quasi isterico. In politica bisogna conservare il sangue freddo: da un lato occorre sollecitare dal governo una maggiore fermezza, ma dall’altro non bisogna diffondere panico fra la gente. Per questo auspicherei che i partiti evitassero di agitare queste paure”. Dare risposte concrete, fattibili, non aumentare i timori nonostante la complessità della situazione e la difficoltà nel far capire a Berna le esigenze di un cantone di frontiera come il Ticino. “Certo che i problemi oggi sono di difficile soluzione – aggiunge Masoni -; avvertiamo la sensazione che il governo federale difenda meno e con minor determinazione certi valori della Svizzera rispetto a quello che vorremmo. Ma bisogna rendersi conto che dobbiamo cercare di risolverli con il massimo delle nostre capacità intellettive, senza lasciarci trasportare dalla rabbia momentanea”. Invece adagio, adagio i partiti sembrano scadere in un localismo esasperato. Cristallizzando, come sostiene lo storico Pompeo Macaluso, “una mentalità da bunker”, fra i cittadini, una piccola patria 7.6 5.9 2.8 contro i balivi del Nord e i ladroni romani. Costruendo un muro simbolico attorno al Ticino. Un sentimento che si ricollega a quell’identità “coatta”, stretta fra il “sospetto verso il nord e l’antitalianismo generico” costruita negli anni ’30. Insomma, il cantone viene rappresentato sempre più come il villaggio di Asterix isolato nel cuore dell’impero europeo. Senza pozione magica, ma con i fischietti di Attilio Bignasca. “Osservo che stanno assumendo sempre più importanza certi elementi della difesa, del ‘ridotto’, anche con figure mitologiche come il San Gottardo inteso come il ‘genio buono che ci protegge - dice al Caffè Orazio Martinetti, giornalista e saggista, autore di “Fare il Ticino” –. Il tutto senza la profondità di pensiero, senza lo sguardo oltre i propri confini che c’era negli anni ’30 con Guido Calgari, con Arminio Janner, personalità di spicco, con una formazione solida”. 16.2 Udc 11.9 Il politologo/1 L “È comprensibile che si provi timore, meno che i politici reagiscano in modo isterico” Ti-Press solazionismo, localismo, difesa territoriale e identitaria. Il voto contro l’immigrazione di massa non ha raffreddato gli animi. Tutt’altro. Contro frontalieri e padroncini i toni salgono con accenti ormai apertamente xenofobi. Un protezionismo esasperato alimentato da una grande ammucchiata a destra in cui persino le battute da bar si traducono immediatamente in proposte politiche. Il muro al confine minacciato da Giuliano Bignasca, il presidente leghista scomparso giusto un anno fa, oggi si è compattato in un sentimento di diffusa ostilità verso i lavoratori che arrivano dall’Italia. “Attenzione a questo clima antifrontalieri e anti stranieri, perchè la situazione potrebbe sfuggire di mano”, avverte il ministro Laura Sadis, che punta il dito contro il “cinismo” che avvelena la politica ticinese. Un desiderio trasversale di chiusura, infittito da allarmi, rivendicazioni e proclami che preoccupa il ministro delle Finanze, consapevole degli inevitabili contraccolpi sul tessuto sociale ed economico del cantone. “Il mercato del lavoro e le pressioni sui salari sono un problema serio che non va certamente sottovalutato e che abbiamo seguito attentamente afferma Sadis-. Ma questo problema non va enfatizzato, bisogna, invece, darsi da fare per for- vedute, durato circa tre ore, con cui le associazioni economiche hanno ribadito la necessità che si arrivi ad una definizione “equilibrata e non burocratica” dei contingenti per la manodopera estera per non penalizzare le imprese. Le analisi L’appello di Masoni e Martinetti per una politica più ragionata e aperta IL DIBATTITO LA PROTESTA Attilio Bignasca fischia l’arrivo ad Agno del consigliere federale WidmerSchlumpf 3 Ammann incontra il mondo economico I BILATERALI Per la destra i bilaterali hanno portato più danni che benefici ai lavoratori ticinesi ietro l’allineamento a destra di molti partiti, con la cascata di proposte anti stranieri dopo il voto del 9 febbraio, c’è un perché. “Una spiegazione, seppure parziale, – dice l’economista Angelo Rossi - sta nell’evoluzione seguita dalla classe media ticinese a partire dal 1995, quando c’è stato uno scollamento. Da un lato gli strati superiori hanno beneficiato degli effetti della crescita economica, mentre un’altra parte si è sentita più insicura e ha pensato che la colpa fosse dei frontalieri. Cercare la colpa altrove per sfogare il malcontento è un classico dei movimenti nazionalisti”. Un classico cavalcato in questi giorni da diversi partiti. “Ma i frontalieri - nota Rossinon hanno inciso direttamente sui salari, hanno invece portato a una maggiore flessibilizzazione del lavoro. Oggi si lavora di più a tempo parziale. E per una famiglia mettere insieme un reddito sufficiente è difficile”. Da qui la rea- zione che ha coinvolto, in parte, anche la sinistra. “Non è una novità. Prendiamo il movimento sindacale: ha sempre dato la precedenza agli svizzeri. Negli anni Sessanta era così. Si diceva che gli stranieri potevano arrivare nella Confederazione, ma c’erano precise priorità nelle assunzioni. Il cambio di linea è “Si agisce pensando solo all’immediato invece si deve ragionare su tempi lunghi” avvenuto con i bilaterali, perché c’erano patti da rispettare”. Ma quello che secondo Rossi oggi non si è compreso è che per ritrovare un equilibrio si dovrà ragionare su tempi lunghi. “Come è capitato dopo il voto sullo Spazio economico europeo. Ora non si andrà a trattare con il governo dell’Ue, ma con 28 governi diversi”. m.sp. 4 IL CAFFÈ 2 marzo 2014 Duro monito del presidente Usa mondo Reuters americano Obama che ha avvertito: “Gli Usa saranno a fianco della comunità internazionale.L’intervento armato di Mosca sarebbe destabilizzante per l’Ucraina e potenzialmente pericoloso” “È una chiara violazione dell’impegno della Russia a rispettare l'indipendenza, la sovranità e i confini dell’Ucraina e delle leggi internazionali”. Netta la condanna del presidente I MILITARI RUSSI IN CRIMEA IL REPORTAGE Mare Mar del Nord Caspio La crisi ucraina 55 Dopo il via libera del parlamento russo all’intervento dell’Armata Rossa, nella penisola sul Mar Nero è il caos LE MAPPE Dove e quante sono le navi da combattimento russe 8 U C R A I N A Mar Nero Oceano Pacifico Mar Baltico 25 53 30 LUIGI BONANATE Lo zar Putin e l’illusione di ricomporre l’ex Urss MA D'AZ R OV R USSIA C R I M E A Simferopol Sebastopol Quartier generale della flotta russa nel Mar Nero R MA O R E N Novorossiisk Porto che Mosca intende sviluppare militarmente “No, i fratelli russi non attaccheranno altrimenti gli Usa...” A Kiev fra le paure della gente di piazza Maidan mentre in Crimea soffiano i primi venti di guerra IL CAOS Sostenitori del nuovo governo ucraino, difesi dalla polizia, si oppongono ai filorussi Reuters GIUSEPPE AGLIASTRO da KIEV Nella penisola di Crimea soffiano i primi venti di guerra. Il parlamento russo, all’unanimità, ha approvato l’intervento dell’Armata Rossa in terra ucraina “finché la situazione non si sarà stabilizzata”. La tensione è altissima, ma a Kiev la gente di piazza Maidan sembra non voler credere all’eventualità di un scontro con la Russia. “Putin non attaccherà mai, perché se no interverranno gli Stati Uniti”, dice Nastia, 21 anni, mentre distribuisce tè ai manifestanti da un pentolone nero. “La comunità internazionale – sostiene - non permetterà mai una guerra adesso, dopo tutto quello che è successo”. In realtà non sembra molto convinta, sa che le nuove autorità di Kiev hanno già accusato Mosca di “invasione armata”, che l’esercito è in stato di allerta e che i media stanno seguendo i movimenti delle truppe russe nella penisola. Ma Nastia non è la sola a cercare di esorcizzare la guerra. Vladimir, che di anni ne ha una sessantina, non vuole nean- Reuters che sentir parlare di un conflitto con la Russia. Lui è un ex militare, uno dei “liquidatori” intervenuti a Chernobyl per arginare il disastro nucleare mettendo a repentaglio la propria vita: “I russi sono fratelli – dice -, sono slavi come noi, è impossibile che invadano l’Ucraina”. Andrei, 23 anni, è di Odessa, ed è uno dei pochi a venire dalla città sul Mar Nero dove si parla in prevalenza russo e dove le proteste di Maidan non godono di largo segui- to. “Sono arrivato solo tre giorni fa – spiega -, non ho partecipato agli scontri e forse è stato un errore venire a Kiev. Qui la situazione ora è calma, dovrei andare in Crimea, è lì che bisogna difendere l’Ucraina adesso”. Ma Andrei pensa che si debba impedire ai filorussi della Crimea di portare la penisola alla secessione, e non crede che Mosca possa invadere il territorio ucraino: “Putin non può mettersi contro Usa e Ue solo per la Crimea, ma se scoppia la guerra sono pronto a combattere. Non ho paura della morte: bisogna morire. Una volta tocca a tutti, tanto vale vivere nel frattempo”. Alyona ha 32 anni e dice di essere a Maidan “per la libertà del popolo ucraino”. L’obiettivo principale sembra essere stato raggiunto: cacciare l’ormai ex presidente Viktor Ianukovich, simbolo di un sistema statale corrotto e autoritario. “Ma dobbiamo restare all’erta – aggiunge –. Ianukovich pensa di essere ancora il presidente legittimo e qualcuno potrebbe tentare di farlo tornare al potere”. Anche lei non crede alla possibilità di una guerra con la Russia, ed è pure convinta che “Stati Uniti e Ue non lo permetterebbero”. A Maidan c’è anche una tenda di russi, con tanto di tricolore listato a lutto. “Siamo pochi per ora e credo che saremo sempre pochi, ma non importa”, racconta Ivgheni, 46 anni, della regione siberiana dell’Altaj. Anche lui non crede alla guerra: “Anche se qui ci sono gruppi di nazionalisti che non lo capiscono – dice puntando il dito contro il partito ‘Svoboda’ -, russi e ucraini sono fratelli”. Ma se davvero ci sarà un conflitto, Ievgheni non ha dubbi: “Non combatterò mai dalla parte di Putin”. Il centro della capitale è ancora sconvolto dagli scontri delle scorse settimane. I cadaveri sulla strada non ci sono più, ma il ricordo delle decine di persone uccise in quei giorni dai cecchini delle forze speciali continua a commuovere. Maidan, la piazza Indipendenza nel cuore di Kiev che è stata per tre mesi al centro della rivolta, si è riempita di fiori. Garofani, crisantemi, tulipani e rose sono dappertutto in piazza e nelle vie adiacenti, così come le foto dei caduti: gli “eroi di Maidan”, come li chiamano i manifestanti. Dietro le barricate del ‘fortino’ c’è anche chi si lascia scappare qualche lacrima mentre depone un fiore. Intanto, in Crimea soffiano pericolosi venti di guerra. Da giorni decine di uomini armati tengono sotto controllo gli aeroporti di Sinferopoli e Sebastopoli, nella penisola sul Mar Nero sono atterrati 2000 paracadutisti russi, mentre i tank inviati da Putin presidiano i confini orientali. I GASDOTTI RUSSI gasdotti principali nuovi gasdotti di circonvallazione dell’Ucraina (2011) nuovi gasdotti di circonvallazione dell’Ucraina (in costruzione) FINLANDIA SVEZIA RUSSIA ESTONIA Mosca LETTONIA LITUANIA BIELORUSSIA Il 60% del gas russo che arriva in Europa attraversa l’Ucraina Kiev POLONIA UCRAINA UNGHERIA ROMANIA QUANTI PARLANO RUSSO Kiev più del 75% tra il 25 e il 74% tra il 5 e il 44% meno del 4% SERBIA BULGARIA Mar Nero TURCHIA Fonte: Cnn Fonte: Cnn L’EMERGENZA FINANZIARIA Debito pubblico in dollari 73 61 CARRI ARMATI Al posto di confine di Balaclava in Crimea truppe russe scortano il passaggio dei tank dell’Armata Rossa inviati da Mosca miliardi in totale miliardi 12 miliardi da rimborsare entro il 2014 Pil per abitante nel 2013 (a parità di potere d’acquisto), in euro Polonia Debito pubblico in % del Pil 56 Polonia 37 Ucrain 50 17’200 48 a 15’700 Russia 14.6 12.5 Ucraina Russia 5’900 Fonte: Financial Times, Seri, Eurostat, Cia World Factbook 2012 2013 2014 Non illudiamoci. La questione ucraina, vista la minacciosa tensione di ieri, sabato, non è finita con la cacciata di Yanukovich e non finirà neppure con qualche aiuto finanziario dell’Unione europea. Sta giungendo solo ora a maturazione un fenomeno ben più importante, che segna il momento in cui i seguiti della grande rivoluzione internazionale dell’Ottantanove si depositano definitivamente. Forse non hanno ancora tutti ben inteso che cosa capitò il 9 novembre 1989: in primo luogo, finendo la Guerra fredda, l’Unione Sovietica si ritrovò svuotata di ogni contenuto (tant’è vero che due anni dopo sparì dalla scena) e dovette re-inventarsi una personalità. In secondo luogo, gli Stati alleati, alcune ex-provincie dell’Urss, e altri di antica tradizione, appena liberati dal giogo sovietico, dovevano darsi un nuovo assetto, che tutti immaginavano sarebbe stato democratico. Ma la nuova Russia, dopo anni di tentennamenti, si è data un regime tutt’altro che democratico. Putin assomiglia un po’ a uno zar e un po’ a un vecchio primo segretario del Partito comunista dell’Unione Sovietica! Gli Stati che hanno ottenuto o ritrovato la loro autonomia o indipendenza hanno avuto una transizione variegata. Alcuni si sono accostati immediatamente all’Unione europea, nella quale sono stati rapidamente inglobati. Ma altri sono rimasti presi tra due fuochi: meno vicini all’Ue e quindi meno direttamente assimilabili, troppo vicini alla Russia per sfuggire al suo abbraccio. L’Ue promette sviluppo economico e sicurezza, ma non è disposta a regalare tutto ciò ai nuovi venuti. La Russia invece è disposta a regalare (o quasi) a tutti quel che vogliono, pur ché accettino di contribuire a una specie di ricomposizione del mosaico che era stata l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Ma l’Occidente non vede di buon occhio la rinascita di una Russia-grande potenza, e la Russia teme di essere accerchiata. In Ucraina si sono viste chiaramente in azione queste due anime che si lacerano. La risposta dovrebbe venire da una ben intesa svolta democratica: che sia il popolo a prendere la sua decisione. Voti e si vedrà che cosa sceglie. Ma, come quasi sempre, c’è un “ma”. E se la Russia, così coinvolta, tagliasse i viveri ai vicini ucraini? Ed ecco che il problema passa di colpo sul versante opposto, occidentale, che deve essere tanto generoso da sostenere la nuova democrazia ucraina. E tra poco, mentre soffiano venti di guerra, arrivano anche le elezioni europee: un bell’ingorgo. ROSA E CACTUS una rosa a... OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 5 un cactus a... Libero Gerosa Melitta Jalkanen Più che meritato riconoscimento per il direttore dell’Istituto internazionale di diritto canonico della Facoltà di teologia di Lugano. Papa Francesco lo ha riconfermato consultore del Pontificio consiglio per i laici. La consigliera comunale verde di Lugano esulta all’idea di bloccare il Gottardo al traffico straniero come risposta all’Ue che ha escluso la Svizzera da Erasmus. La “new entry” nella forsennata gara a chi la spara più grossa attualità Ti-Press IL FENOMENO Droga e criminalità L’eroina torna sul mercato, non s’inietta ma si fuma e si consuma dopo la coca I sequestri di “polvere bianca” toccano quota 24 chili TRAFFICI E PREZZI Sequestri di eroina delle guardie di confine Il sequestro più significativo 24 kg 18 kg Prezzi di mercato in Svizzera, dollari al grammo, droga non tagliata di eroina 95,6 Cocaina Ecstasy 19,1 Trovati il 1 giugno 2013 in un’auto targata Zurigo 4,4 kg 0,2 kg 2011 2012 1300 Le denunce, nel 2013, di polizia e guardie di confine per traffico di stupefacenti 104 Gli arresti per droga nel 2013 effettuati da polizia e guardie di confine 2013 Eroina 47,8 Marijuana 9,6 Droghe chimiche 286,7 Fonte: Havocscope mondiale black market value, Guardie di confine, Polizia MAURO SPIGNESI G li ultimi due sequestri hanno fatto scattare il campanello d’allarme. L’eroina, la droga della contestazione, il simbolo malato degli anni Settanta, si è riaffacciata bruscamente sul mercato. Non si inietta più, si fuma per stemperare gli effetti sovraeccitanti della cocaina e l’Aids trasmesso con le siringhe è solo uno spettro lontano nel tempo. Normale dunque la meraviglia sulle facce delle guardie di confine quando pochi mesi fa, alla dogana di Brogeda, hanno scoperto su un’auto targata Zurigo panetti per un totale di 18 chili di eroina. O quando, ad agosto, ancora una pattuglia di agenti ha controllato una coppia che viaggiava su un bus di linea e dalle loro valigie sono spuntati quattro chili d’eroina. Che il Ticino sia diventato un punto di transito, ma anche un mercato interessante per lo spaccio, lo dicono i numeri. Nel 2011 alla frontiera erano stati sequestrati appena 200 grammi di eroina. Nel 2012 si era arrivati a quasi 5 chili. L’anno scorso si è toccata quota 24 chili. “Anche noi abbiamo notato questo incremento - spiega il comandante del Corpo delle guardie di confine Mauro Antonini - e soprattutto abbiamo notato che il traffico con i Balcani, snodo scelto dai produttori afgani e pakistani, da dove questa droga parte verso l’Europa, è ripreso come un tempo”. Sicuramente l’intensità non è più quella degli anni Settanta e Ottanta, anche perché oggi sulmercato c’è un vasto assortimento di droghe in vendita, con la cocaina sempre in cima alla classifica del desiderio e della dipendenza. Ma 24 chili di eroina sono comunque tanti. “È possibile osserva il comandante Antonini - che anche la crisi economica abbia spinto i tossicodipendenti a riconsiderare l’eroina, che non si assume più bucandosi con una siringa ma fumandola. Inoltre, le altre sostanze continuano a essere spacciate a prezzi sicuramente superiori. Ma, al di là di questo aspetto, noi restiamo impegnati a stringere ancor di più i cordoni dei controlli per impedire che il traffico di droga faccia tappa nel nostro Paese”. Secondo la Polizia cantonale, però, i sequestri mostrano solo un aspetto del fenomeno. È vero che l’eroina transita in grandi quantità sul Ticino, ma il mercato locale ne assorbe solo una minima parte. Il resto prosegue per l’Italia. Perché quello che tendenzialmente emerge a livello cantonale è una realtà molto variegata, e aperta alle novità, come le nuove droghe sintetiche. Oggi, come spiegano a Ingrado, il servizio di aiuto contro le dipendenze, il consumo è sempre più orientato verso i cocktail, cioè verso quella che si chiama “politossicomania”, l’uso L’intervista di più sostanze insieme. “Il consumo più frequente è quello delle diverse varietà di canapa spiega Giudo De Angelis, sociologo di Radix, l’associazione che lavora sulla prevenzione delle dipendenze - seguono la cocai- na, e poi le anfetamine. L’eroina, invece, è sempre più usata per sedare gli effetti stimolanti e di euforia prodotti dalla cocaina. Non è più usata quale droga unica, come avveniva un tempo, ma con altre sostanze”. L’eroina ave- va avuto una brusca frenata col dilagare dell’Aids, ora viene fumata e, sparite le siringhe, è caduta anche la barriera psicologia della paura. [email protected] Q@maurospignesi Le tendenze dello sballo, tra eccessi e voglia di trasgressione, secondo il naturopata Mario Nurchis Si “arrotolano” anche le foglie dell’ortensia L illa o blu. L’ultima tendenza è fumare foglie e fiori di ortensia fatti essicare come si fa con le foglie di tabacco. “È uno sballo come un altro, è un po’ come fumarsi il rosmarino. Ormai ne sto sentendo di tutti i colori e non mi meraviglia più nulla”, spiega Mario Nurchis naturopata ed esperto di medicina naturale con studio a Mendrisio. In Svizzera l’ortensia è diventata una droga fai-da-te. Che effetti può avere? “Il problema è sempre lo stesso: ogni sostan- za, come ogni farmaco, ha un effetto diverso da persona a persona. C’è chi non prova nulla e chi invece dice di andare in estasi. Il più delle volte è una questione di testa”. Dopo le droghe chimiche ormai stiamo arrivando a quelle naturali. C’è sempre un pericolo, però, non crede? “Il concetto che mi sento di esprimere a li- “Superstiti del Platzspitz? Sono dei criminali, ora lascino la Svizzera” FRANCO ZANTONELLI A no su questi organi gli effetti sono sicuramente nocivi. Però, ribadisco, molto cambia da persona a persona”. Perché poi, come spesso avviene, entra in gioco anche la psiche? “Assolutamente sì. Io ho avuto il caso di una donna alla quale ho prescritto una pastiglia che non conteneva nulla. Lei è stata bene. Quando ha saputo che la pasticca non era una medicina mi ha chiesto spiegazioni. E io le ho spiegato che se le avessi detto che la compressa non era un farmaco su di lei non avrebbe avuto lo stesso effetto positivo”. Il caso di due drogati d’origine italiana, ma nati nella Confederazione La storia lfredo e Mariella, i nomi sono di fantasia ma corrispondono a persone reali, sono una coppia di cinquantenni di origine italiana . Sono nati e cresciuti nella Svizzera orientale, ma dovranno presto lasciare quello che ritengono essere il loro Paese, perché per loro è scattato un decreto di espulsione. Alfredo e Mariella sono sposati, hanno una figlia di 22 anni che lavora come commessa, e la loro dannazione è l’eroina. Sono, per intenderci, due superstiti del Letten e del Platzspitz, i luoghi simbolo della Zurigo del buco a cielo aperto, chiusi negli anni ’90 per far spazio alla distribuzione controllata di eroina. I protagonisti di questa incredibile storia, che è finita sulla prima pagina del Tages Anzeiger, sono sopravvissuti a quel doppio inferno che ha tuttavia lasciato loro delle ferite non più rimarginabili. Entrambi sono, infatti, sieropositivi ed hanno contratto l’epatite C. Inoltre, e qui sta la ragione della loro espulsione dalla Svizzera, hanno bazzicato per anni gli ambienti della microcriminalità, commetten- vello generale è uno solo: si sta esagerando. Ma questa esagerazione è comunque il sintomo di un malessere diffuso. Come si fa sempre in medicina si deve cercare da dove arriva il problema, per poi individuare una cura”. Gli esperti dicono che l’ortensia ha effetti che si avvicinano molto a quelli della cannabis. E che assunta in forti quantità può creare problemi gastrointestinali e respiratori. Conferma? “Cervello e intestino sono le due parti più sensibili e delicate del nostro organismo. Se gli effetti di una certa sostanza agisco- do tutta una serie di reati: dall’aggressione, al furto, dalla rapina allo spaccio di stupefacenti. “Spacciando hanno contribuito a mettere in pericolo la vita di centinaia di persone”, ha rilevato la polizia. “Ma noi dice Antonio - cosa ci andiamo a fare in Italia? Noi parliamo lo schwiizerdütsch e quel Paese lo conosciamo solo per esserci stati in vacanza con i nostri genitori. In più, ve- nale socialista Paul Rechsteiner. La sua previsione, però, non è particolarmente rosea, visto che l’espulsione dei due coniugi, secondo lui, è da ricondurre all’inasprimento delle norme sugli stranieri che delinquono volute dall’Udc. Poco importa se il primario del Kantonspital di San Gallo, Pietro Vernazza, che ha in cura la coppia, ritenga controindicato il trasferimento al- “Questo è il nostro Paese, non l’Italia, e poi parliamo solo lo schwiizerdütsch” Mellini, Udc: “Basta con il buonismo della sinistra, chi sbaglia deve andare via” nendo espulsi, non potremo più venire in Svizzera a trovare nostra figlia”. Fatto sta che, dopo dopo essere giunti fino al Tribunale federale, Antonio e Mariella si sono sentiti definire, dai giudici di Mon Repos, due “delinquenti incorreggibili” e “una minaccia per l’ordine pubblico”. Ora la loro ultima speranza l’hanno affidata alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, tramite l’avvocato e consigliere nazio- l’estero. Il caso di Antonio e Mariella ha riportato d’attualità l’eroina che si pensava ormai scomparsa, ma anche il problema degli eroinomani sopravvissuti al buco degli anni ‘70. “In realtà - spiega Marcello Cartolano della fondazione Ingrado - l’eroina non è mai scomparsa. La differenza, rispetto al passato, è che non viene più iniettata con la siringa come un tempo ma fu- mata. Gli eroinomani degli anni ‘70 sono una popolazione di dipendenti cronici che sta invecchiando, cui va prestato un tipo particolare di sostegno e che va presa a carico”. Per Antonio e Mariella il segretario cantonale dell’Udc ticinese Eros Mellini non ammette concessioni: “Dato che non hanno la nazionalità svizzera e visto che possiamo liberarci di due delinquenti perché non approfittarne per allontanarli”. A Mellini non importa che la coppia abbia più radici in Svizzera che non in Italia: “Vero, ma resta il fatto che entrambi hanno il passaporto italiano, quindi approfittiamone per allontanarli e bando al buonismo della sinistra”. L’intransigenza di Mellini non ammette eccezioni. Neppure per Yasin, il bellinzonese di origine curda per cui è stata lanciata una petizione: “Nessuna eccezione, altrimenti creeremmo dei precedenti che, al di là di quel ragazzo, che si presume sia una brava persona, finirebbero per valere poi anche per i delinquenti”. [email protected] 6 IL CAFFÈ 2 marzo 2014 attualità La storia L’arrivo in Ticino, il lavoro, la voglia d’essere donna. I “peccati” dei clienti che si confessano con lei. La vita di una escort, che predica sobrietà e conosce sette lingue, raccontata senza pregiudizi. Dagli anni d’oro della prostituzione sino alla spietata concorrenza degli ultimi tempi IN CASA Angel Venturini, transessuale di origini francesi, ritratta nella sua abitazione “Mi chiamo Angel e sono il trans della porta accanto” Peter Ruggle MAURO SPIGNESI I Peter Ruggle Il grande business degli affittacamere Un’immagine di Angel che racconta di alcuni proprietari di case che offrono alle ragazze che si prostituiscono stanze minuscole ma a prezzi molto elevati telefonini squillano a intervalli regolari. E lei si scusa, chiede un attimo di pausa, e liquida gentilmente l’interlocutore: “Ti richiamo io, amore”, e mette giù. Poi riprende: “Dove eravamo rimasti? Ah, già alla mia infanzia. Sì, onestamente non mi sono mai sentita maschio e sono sempre stata attratta dagli uomini. In vita mia non ho mai avuto un rapporto con una donna. M-a-i”, scandisce bene Angel Venturini, transessuale e massaggiatrice. “Ma massaggiatrice con diploma federale – precisa indicando l’attestato – perché tante mie colleghe dicono d’essere massaggiatrici, ma in realtà s’improvvisano. Io nella vita mi sono sempre posta obiettivi precisi, non per nulla parlo sette lingue”. Angel si muove spesso, da Lugano viaggia verso San Gallo dove ha un salone da estetista e vende cosmetici, oppure va nella Svizzera francese chiamata da diversi clienti. La sua storia inizia da un piccolo paese in Francia, dove lei è nata in una famiglia molto cattolica. “La fede mi è rimasta, ogni mattina vado a seguire la messa – dice –. Sin da piccola ho capito d’essere più donna, ho avuto comportamenti da donna, ho ragionato da donna, mi sono vestita da donna. D’altronde nel mio corpo avevo l’80 per cento di ormoni femminili. Al resto ci ha pensato il chirurgo plastico. Non nego nulla, io”. Dopo le scuole, Angel ha cercato un lavoro: “Ho fatto la parrucchiera. Mi è sempre piaciuto stare a contatto con la gente, parlare, scherzare. E già allora ogni tanto andavo con qualche cliente. Una cosa così, occasionale. Poi ho deciso che dovevo dare una svolta alla mia vita e sono arrivata in Svizzera. Non è stata una scelta casuale, qui vivevano mia sorella e mio fratello”. Angel Venturini aveva vent’anni e sapeva già che in Ticino c’erano regole, leggi precise. “Che io ho seguito subito e che rispetto alla lettera, perché le regole sono La precisazione Fabrizio Nobili dal 1999 non fa più parte dell’azienda di rubinetteria di cui il Caffè ha scritto la scorsa domenica. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori. La vita La famiglia Il lavoro Il Ticino I clienti Gli affari IN FRANCIA PARRUCCHIERA I FRATELLI LE CHIAMATE IL SALONE Angel Venturini nasce in Francia, da una famiglia molto cattolica. La fede è uno dei valori che conserva: ancora oggi va a messa. Dopo gli studi nel suo Paese comincia a lavorare in un salone da parrucchiera e incontra i primi, occasionali clienti. Attorno ai vent’anni Angel arriva in Ticino, in Svizzera vivono anche il fratello e la sorella. Inizia a lavorare con altri trans. Dopo qualche anno, la escort comincia a selezionare la clientela e viaggia in tutta la Confederazione. Oltre l’attività da escort possiede un salone di massaggi e vendita cosmetici a San Gallo, uno dei suoi primi investimenti. quelle che ti consentono di vivere stabilmente qui senza avere guai - racconta -. All’inizio abitavo in una casa con altre ragazze, tutte trans. Tutte persone per bene, che sapevano lavorare. Al cliente piaceva scegliere perché tutte eravamo allo stesso livello. C’era un ambiente allegro, si usciva insieme”. Assicura che mai, da quando è in Svizzera, sisia sentita in qualche modo discriminata. “Anche perché io parto dalla convinzione che se tu accetti te stessa, quello che sei realmente, anche gli altri ti accetteranno. L’importante è non esagerare mai. In tutti i sensi. Invece vedo certe colle- ghe, e mi viene da sorridere per i loro trucchi pesanti, le labbra gonfie, le scarpe con tacchi vertiginosi, l’abbigliamento chiasso- “Un anziano mi ha chiamato perché era morta la moglie. E ho capito la solitudine nella nostra società” so. Chi fa questa vita deve costruire le proprie relazioni partendo da un concetto che si chiama sobrietà. Io vado spesso a casa di clienti, ma quando scendo dal taxi indosso un paio di je- ans, una bella camicetta, la giacca, mai nulla di vistoso. Sono l’escort della porta accanto. Tanto che con i padroni di casa, come con i vicini, non ho mai avuto un problema”. Soltanto una volta a Lugano ha avuto un problema. “Mi avevano affittato un monolocale per lavorare a Paradiso, era poco più di una stalla- ricorda Angel -. Eppure, come richiesto, avevo dato 700 franchi di caparra. Tutti vogliono fare affari sulla nostra pelle. Chi fa il nostro mestiere, invece, deve poter accogliere i clienti in un ambiente pulito, ordinato. Ecco, in Ticino, contrariamente ad altre regioni svizzere, comin- …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali SAPORI E MITI E. Moro C.Cenni LE PAROLE DEL 2013 Autori vari APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico cia a mancare la qualità, il mercato si è dilatato, ci sono prostitute che arrivano da ogni parte del mondo. Sono disposte a tutto, perché nei loro Paesi d’origine la crisi si fa sentire, perciò si fanno una concorrenza spietata, è diventato un gigantesco business al ribasso. Un cliente mi ha raccontato d’essere stato con due ragazze per mezz’ora pagando 50 franchi. E sono convinta che non tutte pagano le tasse. Ecco perché negli anni ho imparato a selezionare la clientela, a fissarmi delle regole come l’orario di lavoro che non va mai oltre le 11 di notte, perché poi ti arrivano a casa solo ubriachi o gente carica di cocaina. Poi, appena mi chiamano, magari perché hanno letto un annuncio su escortsvizzera.ch, vado a San Gallo piuttosto che a Ginevra o Zurigo”. Alla porta di Angel bussano bancari, medici, impiegati statali. “E anche macellai - precisa ridendo-, ma non chiedo mai la professione. I miei clienti, parecchi con tanti soldi davvero, li conosco bene e so perché passano da me. Perché? Primo perché sanno di potersi fidare, secondo perché con me si lasciano andare. In questo lavoro devi essere molto flessibile, e non solo per le richieste sessuali più fantasiose, per quel senso del peccato che spinge molti a venire con una come me. Ma perché trovi chi arriva e fa quello che deve fare, soprattutto i giovani e giovanissimi, e va via senza dire una parola. E poi trovi chi ti racconta della sua vita, di quella della sua famiglia”. Insomma serve tatto, sensibilità, e anche un po’ di psicologia: “Noi trans siamo i confessori della gente, raccogliamo le miserie della vita. Ci capita di tutto. Ricordo un cliente di 72 anni, veniva spesso a casa, restava ore a parlare, era preoccupato perché la moglie stava molto male. Io lo consolavo, non abbiamo mai fatto sesso. Una notte mi ha chiamato, piangeva, mi ha chiesto se poteva passare. Era sconvolto, la moglie era appena morta. L’ho aiutato io, ho chiamato l’ambulanza. Una settimana dopo è passato a salutarmi, mi ha ringraziato. Non l’ho mai più visto, né sentito. Ma mi ha fatto capire quanto in una società ricca come la nostra ci si possa sentire davvero soli”. [email protected] Q@maurospignesi IL CAFFÈ 2 marzo 2014 7 IL PERSONAGGIO Lo sport e gli affari attualità Il sogno infranto del magnesio russo In bancarotta la Rusmag e dagli Urali a Bellinzona si chiude l’era Giulini della società”. L’ex patron dell’AcB non aggiunge altro. Nel frattempo si attende, entro settembre di quest’anno, la chiusura della procedura dell’iter fallimentare del Bellinzona calcio. Secondo le indiscrezioni affiorate all’Ufficio esecuzione e fallimenti ci sarebbe un conto aperto con i creditori che oscilla fra i 5 e i 10 milioni di franchi. Una vicenda, quella del Bellinzona calcio, che ha viaggiato parallelamente, seppure con uno scarto temporale diverso, con quella della Rusmag. Ad Asbest, un centro alle pendici orientali dei monti Urali, il progetto era stato accolto inizialmente con grande entusiasmo dalle autorità della regione, che lo vedevano come un’occasione di sviluppo. La Rusmag doveva creare uno stabilimento per la lavorazione del magnesio, che a regime avrebbe dovuto raggiungere le 160 mila tonnellate di prodotto all’anno. Il ministero dell’industria, secondo i patti, sarebbe dovuto intervenire finanziariamente, ma non lo ha fatto inceppando dunque il programma di crescita. Il governo della regione degli urali sino a pochi mesi fa, quando or- Le tappe L’INIZIO Nel 2004 Gabriele Giulini, con un socio russo crea la Rusmag, con stabilimento negli Urali per la lavorazione del magnesio $ LE DIFFICOLTÀ Giulini investe nel progetto 50 milioni di dollari, ma l’altro socio, il governo degli Urali, non fa fronte agli impegni. E comincia il lento declino LA CHIUSURA La famiglia Giulini esce dall’azienda, vende a una ditta americana il 50% delle azioni, nel frattempo scatta la procedura di fallimento TiPress D al Ticino agli Urali, dal magnesio al calcio. Da un fallimento riconosciuto a un altro annunciato. La storia imprenditoriale di Gabriele Giulini, ex presidente del Bellinzona, si intreccia di nuovo con una vicenda che porta nell’ex Unione sovietica, dove Giulini, stavolta, è vittima di un investimento finito male. La società Rusmag, che aveva creato nel 2004 con un socio russo, Anatolij Scelkogonov, è stata recentemente dichiarata in bancarotta dalla Corte arbitrale della regione di Sverdlovsk. Lo riporta la stampa locale, spiegando che la richiesta è stata presentata dall’amministratore Dmitri Selezniov. Curatore fallimentare è stato nominato Igor Dmitriev che per il 21 giugno dovrà chiudere la procedura di falimento della società di cui la famiglia Giulini è uscita chiedendo anche un risarcimento. Quanto questa vicenda possa aver influenzato le sorti del Bellinzona calcio non si sa. Ma la disavventura in Russia, secondo la stampa locale, ha fatto perdere parecchi soldi alla famiglia Giulini. Che ora attende di recuperare almeno una parte dell’investimento. “Non so nulla di quello che sta succedendo in Russia, né della vicenda Rusmag – spiega Gabriele Giulini raggiunto da Il Caffè – è da quattro anni che io non faccio più parte del consiglio d’amministrazione L’AVENTURA NEGLI URALI Gabriele Giulini, ex propritario del Bellinzona calcio, che negli Urali ha gestito il progetto di una fabbrica di magnesio che non è mai decollato mai la sorte dell’azienda pareva già segnata, aveva continuato a fornire rassicurazioni. Si era parlato anche di una banca pronta a sostenere l’iniziativa. Invece, soltanto una parte dei fabbricati sono stati realizzati con i soldi dei soli soci privati della Rusmag, tra i quali Giulini, e ora l’azienda è crollata sotto il peso dei debiti. Si parla di oltre 50 milioni di rubli. La Minmet di Losanna, società legata alla famiglia Giulini, prima che iniziasse la procedura di fallimento ha venduto le sue quote a un gruppo Usa tenendo soltanto due azioni. Ritenendosi danneggiata per i mancati investimenti dopo aver speso circa 60 milioni di rubli per pagare fornitori, la costruzione del primo blocco dello stabilimento, tasse e salari - ha chiesto ai giudici di Sverdlovsk un indennizzo di circa 57 milioni di franchi. Perciò, è stata inserita nel registro dei creditori. Una brutta avventura, ricostruita anche in reportage giornalistici, l’ultimo qualche mese fa, del New York Times. m.sp. NOI FESTEGGIAMO – VOI APPROFITTATE ! IBIZA IBIZA IITECH TECH C CON ON V VANTAGGIO ANTAGGIO A ANNIVERSARIO NNIVERSARIO D DII FFR. R. 3 3’010.– ’010.–* IBIZA IBIZA EENTRY NTRY D DA 11’950.– A FFR. R. 1 1’950.–** E Esempio sempio di ccalcolo: alcolo: * S SEAT EA AT Ib Ibiza iza ITE ITECH CH 1.2 TTSI SI 85 CV CV, V, m manuale listino stino Fr. Fr. 19’450.– incl. incl. vantaggio vantaggio anniversario anniversario di Fr. 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IL CAFFÈ 2 marzo 2014 10 politica Così il Ps si rimbocca le maniche Avviati tre gruppi di lavoro per un programma e una lista tutta a sostegno di Bertoli CLEMENTE MAZZETTA mento alla rielezione di Bertoli, con spazio per qualche giovane promessa. Entro giugno i nomi dei candidati per il Consiglio di Stato, che saranno ratificati dal partito a settembre. Escluse le primarie, fatta salva la possibilità di qualche scontento di autocandidarsi davanti al congresso. Tempi simili a quelli del Plrt, dunque. Ma con qualche problema in più, come trattare con i gruppi interni quale il Forum alternativo di Franco Cavalli che punta ad una maggior radicalizzazione dei temi. Quali accordi trovare con i comunisti, molto attivi nel mondo giovanile. E come contrastare il tentativo del verde Sergio Savoia, che nel 2011 pote- “E adesso rimbocchiamoci le mani”. Nel Ps, dopo l’esito della votazione contro l’immigrazione di massa, si guarda alle elezioni del 2015. Già all’opera dei gruppi di lavoro che si occuperanno del programma, della campagna elettorale e della ricerca di candidati. Compito quest’ultimo coordinato dal vicepresidente del partito Carlo Lepori. L’obiettivo è riconfermare Manuele Bertoli in governo, ma anche rimpolpare la compagine parlamentare, al minimo dopo la ricongiunzione, avendo perso nel 2011 il 4% dei voti rispetto al 2007, con soli 14 deputati (prima erano 18). “Punteremo sul programma per qualificarci all’interno di una politica sempre più urlata e confusa - spiega Pelin Kandemir, capogruppo parlamentare -. Privilegeremo alcuni temi che consideriamo importanti. Al primo posto il lavoro, la formazione poi a seguire l’ambiente, la socialità”. Ma pure la scuola, l’istruzione avrà un peso considerevole , anche per dare risalto all’azione del dipartimento guidato per la prima volta da un socialista (vedi articolo a lato). “L’idea è di presentare il tutto in una conferenza cantonale nel prossimo autunno”, precisa Kandemir che sembra intenzionata a non candidarsi per il governo. La lista, pare configurarsi sostanzialmente come accompagna- L’intervista va contava ancora su una base di tremila voti all’interno del Ps (dati del panachage), che ha impegnato gli ambientalisti pure sulla difesa dell’occupazione e del lavoro. Inevitabile, anche solo per la legge del contrappeso, dare, perciò, più forza alla questione ambientale. Una questione che sta a cuore al deputato Bruno Storni. “Non dimentichiamo che il Ticino è uno dei cantoni che ha perso più terreno agricolo negli ultimi 15 anni - dice Storni . Come Ps da sempre ribadiamo la necessità del risparmio energetico, della tutela del territorio, delle ciclopiste. Non solo. Personalmente ho segnalato che il Ticino è penalizzato dalla perequa- zione intercantonale, che ci colloca nei cantoni ricchi, rispetto a Berna che riceve un miliardo”. Insomma, un Ps all’insegna della difesa degli interessi del Ticino. “Su un fatto non transigeremo mai - ribadisce il presidente Saverio Lurati - ed è la difesa del lavoro. Che sarà al centro del nostro programma, così come altri problemi, dalla difesa dell’ ambiente alle casse malati, dagli ospedali alla pianificazione del territorio. Al momento si tratta solo di punti di discussione, semplici enunciazioni che approfondiremo prossimamente, penso già a marzo”. (2-continua) [email protected] Q@clem_mazzetta “U i PROTAGONISTI LA CAPOGRUPPO Pelin Kandemir, capo gruppo, coordina il programma elettorale. Non sarà in lista per il governo IL PRESIDENTE Saverio Lurati, presidente, punta a mettere al centro del programma elettorale il lavoro e l’occupazione L’opinione di Marco Marcucci, insegnante e divulgatore scientifico “È necessario aumentare gli stipendi se si vuole migliorare la nostra scuola” n miglioramento della qualità della scuola media passa anche attraverso una miglior retribuzione dei docenti”. Marco Marcucci, 64 anni, insegnante, esperto di problemi scolastici e divulgatore scientifico, concorda col ministro Bertoli per rivalutare gli stipendi: “Altrimenti la professione sarà sempre meno attrattiva”. Con quali rischi per la scuola ticinese? “Con un salario modesto, che è già al di sotto la media svizzera, si rischia di veder scappare i docenti migliori e di peggiorare la qualità della scuola. E invece di ticinesi, si dovranno Ti-Press 2/verso le elezioni assumere docenti frontalieri”. Con varie prese di posizione, la scuola è tornata al centro del dibattito politico? “Sì, ed è un bene. Anche perché in passato era stata trascurata nel confronto politico a scapito di una scuola più prestigiosa”. Da più parti si ribadisce l’importanza di rivedere i livelli, di eliminarli del tutto. “Sarebbe un errore. Personalmente sono a favore di una differenziazione in grado di dare di più alla maggioranza di allievi mediamente capaci, che ora non riescono ad avere il giusto insegnamento”. Favorevole dunque ad un mantenimento? “Non solo, occorrerebbe ampliarli. Altrimenti si penalizzano gli allievi che vogliono studiare. Non si tratta di una segregazione” Che rapporto deve avere la scuola con il mondo del lavoro? “La scuola media non deve essere una scuola utilitaristica, è vero, ma dovrebbe dare più risalto alle iniziative del singolo, alla sua responsabilizzazione, ad una cultura del lavoro. Oggi si chiede troppo poco a questi ragazzi. Ci vorrebbe più rigore, quello che poi chiederà loro il mondo del lavoro”. )(Î PgXÉmXΔ )(Î gŁ0ÀÀgXÉ0” )(Î Få¨Îî MmXÉ0 «gF¬ÎŁgł0 )åł¨0X0 łÎÉgł0 5 aeM 1ea }YMv}} 8 ä ˘ ae££8 Ma [/8zIe 1KG äˇh [ IMezaeˇ Dµµ¸B[c ÝcŽÖ„c $¸B $¸BGüïc „lBcï[¸ Ž?Öï[¸Bü GüÂÂÖüBïü ï¸ÂŽÖ cŽu¸BÂÎÖ c„¸B¸ï[Ö cŽŽ?ÖïÖçÖc[ÖÝc. MB¸ïü[c[¸ Gl ŸŸŸ.¸ïÂc„Öï.G[çüBÖ[ç.¢Î IL MINISTRO Manuele Bertoli, consigliere di Stato, eletto nel 2011, si presenta per una rielezione che sembra scontata IL COMMISSARIO Carlo Lepori, presiede la “Commissione cerca” che deve allestire la lista del Ps per il Consiglio di Stato IL CAFFÈ 2 marzo 2014 In piazza l’altra Svizzera Keystone Migliaia di persone hanno manifestato ieri, sabato, a Berna per una Svizzera aperta. La manifestazione è stata promossa da partiti e associazioni contrari all’iniziativa udc contro l’immigrazione, che chiedono buone relazioni con l’Ue e di non reintrodurre lo status dello stagionale. Manifestazione nazionale Le alleanze con la sinistra Siamo e rimaniamo per una Svizzera aperta e vogliamo mantenere buoni rapporti con l’Unione europea, questo ribadiremo a Berna La sinistra è stata più spesso in sintonia con i nostri temi, ma noi lavoriamo con chi è d’accordo con le nostre proposte politiche Lo strappo del coordinatore La posizione di Savoia si basa sulla difesa dei salari e non parte da una posizione di destra, ma noi restiamo comunque molto liberi L’intervista “No, i Verdi ticinesi non li capisco!” La copresidente nazionale degli ambientalisti, Adèle Thorens, scettica sulla posizione di Savoia FRANCO ZANTONELLI Nessuna polemica verso chi ha contribuito alla vittoria dell’iniziativa Udc, lo scorso 9 febbraio. Verso quel Sergio Savoia e i Verdi ticinesi che in quell’occasione sono andati pericolosamente contromano rispetto al resto del partito. Semmai stupore: “Una scelta che non capisco” afferma la consigliera nazionale vodese Adèle Thorens Goumaz, una delle due co-presidenti dei Verdi svizzeri, l’altra è la basilese Regula Rytz. Thorens sfodera tutta l’arte politica del “fair play”, dice d’aver bisogno di capire cosa sia successo in Ticino, a tre settimane da quel voto che ha provocato un terremoto, con ripercussioni pesanti anche in Europa. Tant’è che, proprio ieri, sabato, a Berna i Verdi hanno partecipato a una manifestazione “per una Svizzera aperta e solidale”, quasi a voler sottolineare che quella decisione popolare continua a pesare come un macigno e necessita di un contraltare. Tutto il contrario, insomma, a quanto predicano gli ambientalisti ticinesi. “La nostra non è una manifestazione contro il voto del 9 febbraio. Noi siamo per una Svizzera aperta e chiediamo, semplicemente, che l’applicazione di quel risultato delle urne consenta lo stesso di mantenere buone relazioni con l’Unione europea”. Ma al proposito Daniel CohnBendit, carismatica figura dei Verdi europei e icona della rivolta del ‘68, mercoledì scorso dal Parlamento di Strasburgo ha attaccato senza mezzi termini la Confederazione: “Gli svizzeri vogliono il burro e i soldi del burro”. L’uovo e la gallina diremmo in italiano. Lei che pensa di questa esternazione dell’europarlamentare franco-tedesco? “Dico che Cohn-Bendit ha ragione. La maggioranza del popolo svizzero, infatti, ha detto di non volere la libera circolazione delle persone e, al contempo, di volere, tuttavia, l’accesso al mer- chi è Consigliere nazionale dei Verdi, solettese, 43 anni. Copresidente, con Regula Rytz del movimento nazionale dall’aprile del 2012. Dal 2005 al 2007 è stata capogruppo dei Verdi nel consiglio comunale di Losanna. Dall’ottobre del 2007 siede in Consiglio nazionale. cato europeo”. Cohn-Bendit nel suo intervento ha pure affermato: “Gli svizzeri torneranno da noi in ginocchio”. Se la sente di smentirlo? “La mia speranza è che il Consi- glio federale riesca a fare tutto il possibile per mantenere le relazioni bilaterali con Bruxelles. Direi che questa è l’unica via”. Mentre si sta ancora a discutere del voto di tre settimane fa, si avvicina la scadenza di Eco- pop, un’altra iniziativa antistranieri, per la quale si andrà alle urne probabilmente a novembre. Qual è, al riguardo, la posizione dei Verdi svizzeri? “Una posizione ufficiale non l’abbiamo ancora, però quando l’iniziativa è stata lanciata il nostro comitato, che raggruppa tutte le sezioni cantonali, si è espresso negativamente sull’opportunità di partecipare alla raccolta delle firme”. Resta il fatto che Ecopop, se da un lato ha degli accenti xenofobi, dall’altro potrebbe attrarre con argomenti che richiamano il rispetto dell’ambiente e del territorio. Non a caso, in un primo tempo, lo stesso Franz Weber aveva detto di appoggiarla. Voi Verdi ritenete sia, comunque, da respingere? “Ecopop denuncia la distruzione del territorio e del paesaggio, un argomento che ci trova d’accordo. Però noi non crediamo che l’obbiettivo della loro tutela si possa raggiungere con la chiusura delle frontiere”. Tornando al voto del 9 febbraio, cosa pensa della posizione dei Verdi ticinesi che, almeno a sud delle Alpi, ha suscitato grande dibattito? “Non la capisco, perché l’iniziativa Udc non è una buona risposta ai problemi del Ticino. Io capisco la situazione difficile del cantone, ma non la decisione dei Verdi ticinesi”. C’è chi sostiene che Savoia, coordinatore dei Verdi in Ticino, si stia spostando sempre più a destra. Che ne pensa? “Non le so rispondere. Comunque posso dire che la sua decisione di appoggiare l’iniziativa udc è basata su argomenti considerati di sinistra, quali la difesa dei salari, non su una posizione di destra”. Però uno strappo, con la sinistra, almeno in Ticino, c’è stato. Il fronte rosso-verde è saltato. Non la preoccupa? “Dirò una cosa di cui sono molto convinta: i Verdi sono aperti e sono liberi. Spesso noi lavoriamo con la sinistra, che capisce meglio i nostri obbiettivi, ma ci è anche capitato di collaborare con la destra. Noi lavoriamo con tutti quelli che sono d’accordo con noi”. [email protected] L’inchiesta La grande ammucchiata, tutti in fondo a destra ALLE PAGINE 2 e 3 11 IL PUNTO CATHERINE BELLINI Nel palazzo del governo due perdenti molto diversi Sono entrambi uomini dal carisma più che discreto. Entrambi liberali-radicali. E si sono entrambi ritrovati nel campo dei perdenti il 9 febbraio col voto sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa, come tutti gli altri consiglieri federali ad eccezione di Ueli Maurer. Sì, avete riconosciuto il neocastellano Didier Burkhalter e il bernese Johann Schneider-Ammann, ossia il presidente della Confederazione e il ministro dell’Economia. La loro somiglianza si ferma qui. Perché se il primo sembra crescere nel suo ruolo, pilotando sovrano la sua barca - o piuttosto il suo aereo tra Berlino e Washington, l’altro fa grande fatica a riemergere dal pantano in cui si è arenato da quando è esploso il caso delle società offshore del gruppo Ammann, una holding che il ministro presiedeva prima della sua elezione nel governo svizzero. Con autocontrollo, Didier Burkhalter non ha gridato alla “domenica nera” il 9 febbraio. Si è messo al lavoro, incaricandosi in particolare di spiegare al resto del Continente il voto elvetico e la volontà del governo di proseguire sulla via bilaterale. Quanto a Johann Schneider-Ammann, visto che la sua presenza non era gradita alla conferenza stampa del Consiglio federale il giorno del voto, ha cercato la visibilità concedendo qualche intervista, annunciando tra l’altro che avrebbe invitato a riunirsi i vertici dell’economia e i partner sociali (ne ha già ricevuti alcuni nei giorni scorsi). Ma si è fatto rapidamente richiamare all’ordine. D’ora in poi le sue comunicazioni saranno gestite dal portavoce della Confederazione. È in queste condizioni, debole e rimproverato da tutti, che l’ex “grand patron” deve condurre la prossima battaglia, essenziale agli occhi dell’economia nazionale: convincere i cittadini a respingere l’iniziativa della sinistra per un salario minimo di 4mila franchi mensili. Johann Schneider-Ammann già non aveva la fama dell’elemento più brillante in governo, avendo dovuto imparare dolorosamente che industriale e politico non sono la stessa professione. Didier Burkhalter, professionista della politica quasi da sempre, era certamente più preparato. Eppure, per battersi contro il salario minimo, l’ex capitano d’industria aveva la credibilità di chi sa di cosa si parla quando si discute di concorrenza internazionale e contratti collettivi di lavoro. Ma da quando i cittadini sanno che, come tanti altri, ha scelto la strada dell’ottimizzazione fiscale facendo fuggire milioni di franchi dal fisco svizzero, non lo vedono più con gli stessi occhi. Anche se lui afferma: “Sono rimasto lo stesso”. IL CAFFÈ 2 marzo 2014 12 economia Allarme fiscale tra gli italiani sull’autodenuncia CONTROLLI ALLA DOGANA Un furgone usato dalla Guardia di finanza italiana con una telecamera installata per controllare le auto di passaggio alla dogana di Chiasso Rischia il fallimento il “voluntary disclosure” LE CIFRE in franchi Scudi fiscali italiani, capitali emersi*, in miliardi 300 miliardi ca. $ 160 miliardi ca. Capitali stranieri in Ticino Capitali italiani in Ticino 94 11300 5200 1300 Capitali gestiti da banche svizzere Capitali gestiti in Svizzera da banche svizzere Capitali di clienti privati elvetici in banche svizzere miliardi miliardi 63 Svizzera Ticino 59 39 miliardi 11 2009-2010 8 2003 2001 *somma dei rimpatri sia giuridici che fisici Fonte: Banca d’Italia, Associazione svizzera banchieri, Il Sole 24 ore Ti-Press GIORGIO CARRION Il neo governo Renzi ha esattamente quattro settimane per approvare il decreto legge sulla voluntary disclosure, l’autodenuncia fiscale, con annesse circolari applicative, pena la sua decadenza. Ma forse, come spiega il fiscalista ticinese Francesco Baccaglini, autore di un saggio sulla rivista Novità Fiscali della Supsi, l’Italia dovrebbe prendere esempio proprio dalla Svizzera per le sanzioni sull’evasione fiscale: “L’esperienza maturata negli altri Stati che hanno adottato forme di voluntary disclosure insegna che certezza e forme premiali di sanzioni sono la chiave vincente”. La Svizzera non applica penalità al contribuente che si autodenuncia la prima volta; queste entrano in vigore dalla seconda autodenuncia, ma sono ridotte: 20%, anziché 100%. La disposizione elvetica ha portata ampia, riguarda le contravvenzioni e i delitti fiscali, e non distingue fra occultamento di fondi all’interno o all’esterno dello Stato. Inoltre, è permanente, cioè non limitata a una finestra temporale. Al contrario, il decreto italiano non comporta alcuna riduzione dell’imponibile o delle imposte dovute, non prevede forme di anonimato e non esclude l’applicazione delle sanzioni previste in materia, riduce solo quelle amministrative. Per le sanzioni penali, non è chiaro quali resteranno e quali no, il Partito democratico sta pensando, difatti, ad un emandamento per reinserire la norma sull’autoriciclaggio. “Sono misure troppo severe – nota un direttore di banca ticinese che chiede l’anonimato – perché gli italiani si autodenuncino in massa”. Ma Roma ha fretta. “Non possiamo più attendere. Un’azione a livello internazionale contro l’evasione fiscale ormai s’impone – dichiara al Caffè il parlamentare del Partito Democratico, Giovanni Sanga, relatore sul decreto legge -. Nei mesi scorsi cinque Paesi dell’Ue, tra cui l’Italia, si sono espressi per lo scambio automatico di informazioni in tutta Europa. Il che significa la fine del segreto bancario e la tanto invocata trasparenza”. C’è, però, chi parla apertamente di rischio ‘flop’. Come il presidente della Commissione Finanze della L’intervista Daniele Capezzone “Così com’è potrebbe naufragare in un clamoroso flop che non produrrebbe le entrate di gettito previste dal governo” Camera, il berlusconiano Daniele Capezzone: “Così com’è, rischia di naufragare e di non produrre le entrate fiscali previste dal governo”. Capezzone ha proposto una modifica significativa: la forfettizzazione delle imposte dovute, limite a cinque anni come periodo massimo oggetto dell’accertamento e semplificazioni per gli importi minori, ad esempio fino a 5 milioni di euro. “Non si tratta né di uno scudo, né di un condono, ma di un’opportunità, forse l’ultima, concessa ai contribuenti italiani di ravvedersi spontaneamente – spiega il docente e avvocato tributarista Antonio Della Carità, che ha firmato un altro saggio sulla rivista Novità Giovanni Sanga “Non possiamo più attendere. Un’azione a livello internazionale contro l’evasione delle imposte ormai s’impone” Pallara, docente di diritto tributario al Centro di Vezia, stronca la legge in discussione a Roma “Si potrebbe perdere il capitale” “Il costo fiscale, che risulta dalla somma di imposte, interessi, sanzioni tributarie e di evasione dalla dichiarazione dei redditi, è così rilevante da assorbire l’intero capitale”. Avvocato e docente di diritto tributario, Alessandro Pallara stronca senza appello il decreto italiano. La voluntary disclosure, insomma, non pare possa interessare nessun italiano con fondi all’estero non dichiarati. “Solo coloro che possano dimostrare di detenere la totalità del capitale almeno dal 31.12.2002 o dal 31.12.2004, sono gli unici che possono immaginare di sostenere un costo fiscale ragionevole”. Facciamo qualche numero. Di quante imposte stiamo parlando? La curiosità “Gli italiani che hanno costituito le loro attività nel corso degli ultimi 10 anni, dovranno mettere in conto che le imposte saranno applicate in misura progressiva, ovverosia fino al 43% oltre addizionali, alle quali aggiungere le sanzioni Irpef che, si rammenta, per quanto riguarda la Svizzera, vanno da un minimo del 200% ad un massimo del 480%, senza tenere conto degli ulteriori incrementi previsti per essere redditi esteri”. E sotto il profilo penale cosa rischia un italiano? “Adempimenti antiriciclaggio e il rischio che taluni atti possano essere qualificati come reati diversi dall’infedele dichiarazione, costituiscono gli ulteriori disincentivi, per cui il provvedimento necessiterebbe di talune modifiche. Per rendere quanto più efficace la disclosure su tali ulteriori informazioni, il decreto ha introdotto un nuovo reato penale che sanziona la dichiarazione mendace all’interno della procedura di collaborazione volontaria”. E l’anonimato? “Non è previsto alcun anonimato nella procedura, né alcuna garanzia a favore del contribuente sull’utilizzabilità delle informazioni derivanti dall’accertamento tributario”. Fiscali -. Tuttavia, non mancano delle criticità che potrebbero rendere la procedura di disclosure meno attraente. L’ostacolo principale è certamente l’incertezza che caratterizza il diritto tributario italiano”. Eppure al legislatore romano non mancano gli esempi di successo. Oltre alla Svizzera, anche i Paesi Bassi non applicano multe o altre sanzioni in caso di autodenuncia entro il 30 giugno 2014. Alla fine del 2013 si è aggiunto il Liechtenstein con un programma di tax amnesty per i fondi non dichiarati detenuti all’estero che non applica sanzioni per chi si autodenuncia nel corso del 2014. Altri Stati, però, hanno scelto la riduzione delle sanzioni senza esenzioni. Ad esempio, gli Usa. Tanta severità da parte di Roma si spiega con la convinzione che sarà l’ Ue ad imporre a Berna le regole del gioco: gli italiani (e le banche svizzere), dunque, non potranno sottrarsi all’emersione dei capitali all’estero. La situazione migliore, pensano a Roma, per costringerli a pagare il massimo delle sanzioni e a far rientrare i capitali. Perché incombe pure il rischio di un risvolto penale, che scatterà in caso di introduzione del reato di autoriciclaggio. “Ritengo che l’opportunità di aderire alla procedura volontaria debba prescindere dagli effetti premiali, che non sono così attraenti- precisa Della Carità-. La voluntary disclosure è, però, senza dubbio, una buona opportunità per rendere i capitali all’estero liberamente utilizzabili” . [email protected] Lotta dura ai padroncini tedeschi della pizza Polemiche per il via vai di scooter carichi di pietanze pronte dalla Germania al canton Argovia Quando il padroncino viene dalla Germania e indossa la maglietta bianca del pizzaiolo. Succede a Rheinfelden, Frick e in altre località del Canton Argovia, dove almeno cinque ristoranti take away della confinante cittadina tedesca di Bad Säckingen inviano i loro corrieri a consegnare pizze, insalate, lasagne, cibo messicano, tailandese e indiano. Suscitando l’ira e l’impotenza della concorrenza elvetica, visto che i piatti che arrivano dalla Germania costano, il più delle volte, quasi la metà di quelli dei locali da asporto argoviesi. Il prezzo di una pizza margherita, ad esempio, scende da 15 a 8 franchi. Fatto sta che, per contrastare quello che considerano alla stregua del dumping, i pizzaioli svizzeri si sono rivolti alle Ufficio federale delle dogane, chiedendo se quel via vai dal confine di furgoncini e scooter carichi di pietanze, non sfuggisse a qualche legge. Il che in effetti è vero. Ogni consegna dovrebbe essere, preventivamente, accompagnata da una dichiarazione doganale, pena una multa di 250 franchi. “Se siamo di fronte ad un fenomeno episodico è sufficiente una dichiarazione orale, ma qui la cosa è diversa”, puntualizzano all’Ufficio federale delle dogane. “Purtroppo le dogane hanno orari d’ufficio e noi effettuiamo le consegne FURGONCINI E SCOOTER I pizzaioli svizzeri si sono rivolti alle Ufficio federale delle dogane per lamentarsi del via vai di forniture dalla Germania Concorrenza di confine, otto franchi invece di quindici per una margherita quando sono già chiusi, prevalentemente di sera e nei fine settimana”, si è lamentato, con il Blick, Herpreet Singh, titolare del Venedig Pizza Heimservice di Bad Säckingen. “Il risultato - ha aggiunto - è che perdiamo un sacco di soldi, considerando che il 40 per cento delle nostre consegne le effettuiamo in Svizzera”. Per i pizzaioli tedeschi, però, non è a rischio solo la cifra d’affari. Se non riescono a trovare una via d’uscita gli toccherà, pure, ridurre il personale, come ha lasciato intendere un collega di Herpreet Singh. La normativa sul cibo da asporto, attraverso il confine vale, evidentemente, per tutta la Svizzera. E a quanto pare, una volta tanto, sembra non toccare il Ticino. Il motivo è molto semplice ed è lo stesso che ha inguaiato i pizzaioli tedeschi. I corrieri della pizza italiani non possono passare il confine con la Svizzera senza sdoganare la merce. Si tratta, in sostanza, di traffico commerciale e non di traffico privato. “Non abbiamo questo tipo di problema, anzi, lo abbiamo in senso inverso visto che molti italiani, che vivono dall’altra parte del confine, ci chiamano chiedendoci di portargli la pizza a casa”, fanno sapere da un ristorante di Ponte Tresa che effettua consegne a domicilio di pizze, focacce e piadine. “Purtroppo- aggiungono immediatamente -non ci è possibile soddisfare queste richieste poiché, per ragioni doganali, dovremmo passare da Chiasso”. Insomma, almeno per le pizze, in Ticino non si profila alcuna guerra ai padroncini. f.z. IL CAFFÈ 2 marzo 2014 13 Reuters economia Un automobilista su due tra venti anni guiderà un’ibrida o una vettura elettrica. E spuntano ovunque nuove colonnine per il rifornimento LORETTA NAPOLEONI IL BOOM Nell’ultimo anno le vendite di auto ibride sono aumentate del 24% e le auto elettriche del 53% EZIO ROCCHI BALBI Le previsioni indicano che tra vent’anni un’auto su due in Svizzera sarà elettrica. E il pronostico non deve essere poi così esagerato se, in settimana, una della case automobilistiche che operano nel settore ha quadruplicato, di colpo, i primi punti di “ricarica veloce” garantendo la rete pubblica a 22 kWh più grande del Paese. E gli esperti del settore parlano solo di un inizio, visto che nell’ultimo anno sia le le vendite di vetture ibride (a elettricità e benzina), sia di quelle elettriche sono aumentate con percentuali a due cifre. Indipendentemente dal prezzo della benzina, per cui si profila un altro aumento di 15 centesimi, il Tcs stima che entro il 2020 quando entrerà in vigore la tassa forfettaria di 340 franchi sulle ecar - solo in Ticino ci saranno almeno 10mila veicoli elettrici in circolazione, con 3.000 nuove immatricolazioni all’anno. “Infatti tutti si stanno attrezzando, perché l’importante è avere una rete pubblica di terminali di ricarica adeguata ai nuovi standard - spiega Fiorenza Trento di Infovel, il Centro di competenze per la mobilità sostenibile che in Ticino vanta già un network di 115 “stazioni di servizio” -. Il nostro progetto è di rimodernare tutti le nostre colonnine, con la ricarica veloce e con la possibilità di collegamento per ogni marchio di auto elettriche che, purtroppo, finora adottano ‘prese’ diverse. Ma la crescita del settore è evidente visto che dal 2012 a oggi le ibride sono aumentate del 24% e le elettriche sono più che raddoppiate, con un +53%. Non a caso, questa primavera, lanceremo un ‘app’ per individuare con lo smartphone il punto di rifornimento elettrico più vicino”. Con partnership e investimenti ad hoc un po’ tutte le case automobilistiche stanno implementando il network pubblico di stazioni di ricarica nel Paese. Dopo Renault che, attraverso la collaborazione con E-mobility, principale distributore di energia elettrica nei cantoni di Friburgo e Neuchâtel, ha creato la nuova La polemica La ricarica elettrica si fa con il network Nasce la rete che fa ripartire in un lampo le e-car I PUNTI DI RICARICA VELOCE PER AUTO ELETTRICHE E-MOBILITY ULTRAVELOCE Nell’ultima settimana la nuova rete “Move” in partnership con Renault ha quadruplicato i siti di “ricarica veloce” sul territorio garantendo la rete pubblica a 22 kWh più grande del Paese Basilea Groupe E Zurigo Ckw Lucerna Neuchâtel 1to1 Energy San Gallo Berna Friborgo Move Renault Coira Losanna Ginevra Sion Lugano Fonte: Groupe E, Renault rete “Move” con una sessantina di stazioni di servizio, diventando così leader nel rifornimento ultraveloce delle auto 100% elettriche. Ma già è annunciata un’iniziativa analoga del gruppo Mercedes, come è previsto che il gruppo Migros valorizzi, con la filiale M-Way, il suo progetto di “elettromobilità”fondato nel 2010 e destinato imizialmente alle e-bike e agli scooter elettrici. “Era scontato che partissimo noi per primi, anche perchè circa metà delle auto elettriche in circolazione sono rappresentate dal nostro modello Zoe - spiega Ivano Riverso, direttore della Autors Renault di Bioggio -. Per il momento siamo gli unici in Ti- cino ad aver fatto l’investimento con una stazione ‘Move’ a ricarica rapida da 22 kWh, che permette il ‘pieno’ in un’ora circa. Ma tutte le tredici concessionarie Renault della regione sono dotate di centraline da 11 kWh. Il settore è in forte evoluzione e non abbiamo ancora studiato un piano tariffario. Per ora lo consideriamo un servizio di cortesia, e una ‘ricarica’ costa tra gli 8 e i 10 franchi”. Chi vende auto elettriche, del resto, e indipendentemente dal network di “distributori di energia” già esistente, consiglia di montare una centralina personale. Il costo è di 1’500/2’000 franchi e non sono pochi i clienti che, oltre ad averla installata nel garage di casa, l’hanno voluta anche nel parcheggio sul posto di lavoro. Il network Move, organizzato da E-mobility, Gruppo E e Renault, aggiunge quindi la possibilità di avere una ricarica rapida pubblica di almeno l’80% della piena potenza in un’ora con una semplice tesserina. Il sistema, infatti, funziona con una speciale scheda elettronica che costa 96 franchi all’anno. Ma il mercato riserva ancora delle grandi sorprese, visto che Gruppo E sta già lavorando ad una nuova partnership che dovrebbe consentire l’installazione di terminali ancor più potenti (43 kWh), riducendo il tempo di ricarica a 30 minuti. “Un’altra spinta al mercato potrebbe fornirla, almeno qui in Ticino, il famoso ‘eurobonus’ scaduto nello scorso anno, ma che è previsto ritorni in Gran Consiglio - aggiunge Franco Fontana, presidente della sezione ticinese dell’Unione professionale svizzera dell’automobile (Upsa) -. Al di là degli incentivi e della volontà politica, però, non dimentichiamo che le percentuali delle auto elettriche e ibride su un totale di quattro milioni di veicoli circolanti nel Paese sono ancora minime. Tutti parlano di ecologia, di ambiente, poi quando si tratta di pagare 2 o 3mila franchi in più per l’auto nuova non manifestano lo stesso entusiasmo. Però è anche vero che rispetto al migliaio di vetture di questo tipo presenti all’inizio del terzo millennio, il mercato va crescendo con valori esponenziali e la capillarità con cui si stanno diffondendo le ‘stazioni di servizio’ elettrico è un segnale più che positivo”. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi In 10 anni il pieno più caro di 14 franchi Nel giro di vent’anni ogni pieno, calcolato mediamente sui 40 litri di una utilitaria, è costato circa 21 franchi in più. Negli ultimi dieci anni, invece, 14 franchi in più. Attualmente, in media, un litro di benzina ‘95 si paga in Ticino da 1.60 a 1.69 franchi, quella ‘98 da 1.70 a 1.75 franchi, mentre il diesel oscilla fra 1.78 e 1.82 franchi. Usare l’auto, per andare al lavoro o anche semplicemente per spostarsi con la famiglia, è diventato sempre più caro. E adesso che Berna pensa di aumentare ancora la benzina di 15 centesimi per finanziare i lavori autostradali, lo diventerà ancora di più. “Gli automobilisti – spiega Renato Gazzola, portavoce del Tcs, che s’è subito detto contrario all’idea del Consiglio federale - in imposte e costi vari versano già oggi 9 miliardi e mezzo di franchi alla Confederazione. Di questi soldi soltanto 2 miliardi e 600 milioni vengono investiti per le strade. Il resto finisce altrove. Per questo, se si devono fare sacrifici, occorre una ripartizione più equa”. Aumenti a parte, i costi attuali restano comunque competitivi rispetto alla fascia di frontiera italiana, sia sul confine lombardo che su quello piemontese, dove pure resiste la carta per fare il pieno finanziata dalle regioni Ti-Press I prezzi della benzina in costante aumento ma all’estero va peggio per allineare i prezzi a quelli svizzeri. E dove ogni litro si paga con uno scontro di circa 0.33 euro per la fascia A (0-10 chilometri dal confine) e 0.25 per la fascia B (0-20 chilometri dal confine). Sconti che, tuttavia, hanno incontrato problemi, soprattutto quando la Regione Piemonte non ha più finanziato il programma, tanto che sono dovuti intervenire i Comuni. Come, ad esempio, quello di Cannobio che ha anticipato i soldi ai gestori delle stazioni di carburante. Intanto, il costo per gli automobilisti svizzeri negli anni è progressivamente aumentato. Una progressione rilevabile nei dati dell’Ufficio federale di statistica. Nel 1970 un litro di benzina in Svizzera costava mediamente 59 centesimi. Lo scorso anno si è toccata quota 1.77 e 1.83 al litro, in pratica il triplo rispetto a 44 anni fa. Eppure nella Confederazione, complici anche le accise statali che vengono poi parzialmente dirottate nei cantieri stradali, la crescita dei prezzi non è stata brusca come in altri Paesi europei, fatta eccezione per l’Austria. L’Italia, ad esempio, se ci si basa sui dati del Touring club, ha avuto nell’ultimo anno un incremento di quasi il 20 per cento, portando la benzina verde ‘95, in media, all’equivalente di 2 franchi e 19 centesimi, e quella ‘98 a 2 franchi e 35 centesimi. Anche in Germania c’è stato un rincaro, seppure più lieve, che si è assestato al più 1,36 per cento con la benzina ‘98 a un franco e 90 centesimi. C’è poi la Francia dove l’incremento è stato del più 4,2 per cento, con la ‘95 a un franco e 80 centesimi e la ‘98 a un franco e 94 centesimi. m.sp. L’Uganda contro i gay brucia aiuti miliardari In un gesto inusuale la Banca Mondiale ha congelato 90 milioni di dollari in aiuti all’Uganda per boicottare la legislazione anti-gay votata dal governo questa settimana. Gli aiuti dovevano completare i prestiti concessi nel 2010 alla sanità pubblica, in particolare erano diretti a migliorare le condizioni di arretratezza in cui stagna il settore della maternità. La Banca Mondiale deve ancora elargire all’Uganda 1,56 miliardi di dollari per progetti di sviluppo, è dunque possibile che, se la legislazione non viene eliminata, pure questi soldi siano congelati. Partecipano al boicottaggio anche alcuni stati: la Danimarca ha cancellato 9,2 milioni di dollari in aiuti al governo per donarli ad organizzazioni non governamentali e la Norvegia ha sospeso 8,3 milioni di dollari. La Svezia sta revisionando il programma economico di sostegno all’Uganda e Richard Branson, capo del Virgin Group, ha incoraggiato il mondo degli affari a boicottare il Paese. L’Uganda è considerata dalla Banca Mondiale una delle nazioni più povere e quindi dipendente dagli aiuti esteri. Con un reddito pro-capite di appena 506 dollari l’anno, questi contributi ammontano a circa il 20 per cento del bilancio annuale. L’economia (che ha un valore di circa 20 miliardi di dollari) è poco sviluppata e dipende dall’esportazione di alcuni prodotti, ad esempio il caffè. Ciò significa che il Paese importa gran parte di quello che consuma. Questo spiega il deficit della bilancia commerciale, che nel 2013 era pari al 4,1 per cento. Secondo il Fondo monetario internazionale nel 2014 quest’ultimo potrebbe salire al 13,4 per cento, contro le stime precedenti che lo fissavano al 9,9 per cento. Al momento l’inflazione è al 14 per cento ed il tasso di crescita si aggira intorno al 3,4 per cento, basso per una nazione in via di sviluppo. L’economia arranca e forse questo è uno dei motivi della legislazione anti-gay. L’Uganda, come tutti i Paesi africani, è omofobica e criminalizzare i rapporti omosessuali distrae l’opinione pubblica dai problemi reali: cattiva gestione della cosa pubblica e corruzione. Non è la prima volta che tutto ciò succede, lo scorso mese la Nigeria ha varato una legislazione che restringe le libertà dei gay, nel 2013 la Russia ne ha introdotto un’altra che criminalizza la propaganda sessuale mentre la Corte suprema indiana ha votato una legge che vieta scene omosessuali nei film. Si tratta naturalmente di palliativi, alla fine tutti i nodi vengono al pettine. È, però, importante che l’opinione pubblica mondiale si rifiuti di essere complice di qualsiasi politica discriminatoria. Semifinale di Coppa amara per i Tigers Anche il Bayern Monaco umilia lo Schalke 04 Impegnati nella semifinale della Coppa della Lega di basket, i Lugano Tigers sono usciti battuti per 85-81 dallo scontro con i Lions di Ginevra, che all’atto conclusivo affrontano l’Union Neuchâtel, vittorioso sull’Olympic. In pochi giorni, lo Schalke 04 ha subito due sconfitte davvero cocenti. Dopo averne prese sei dal Real Madrid in Champion’s League, infatti, Boateng e compagni hanno perso in campionato per 5-1 contro il Bayern di Guardiola. losport IN TELE VISIONE domenica 2 febbraio 11.25 LA2 Sci: Super G maschile venerdì 7 febbraio 17.00 LA2 Paralympics 2014: Apertura Rientro brillante in Nhl per Jonas Hiller e i Ducks Per Goldberg e Randall sprint vincente a Lahti Felipe Massa sugli scudi al penultimo giorno di test domenica 2 febbraio 12.45 LA2 Sci: supercombinata f. sabato 8 febbraio 10.25 / 13.25 LA2 Sci: slalom femminile Jonas Hiller è rientrato dai Giochi in gran forma, come dimostra lo shutout (il 21° in carriera) ottenuto nella gara vinta dai Ducks per 1-0 contro St. Louis. Anaheim mantiene così la vetta della Western Conference. Gare sprint al maschile e al femminile a Lahti per il ritorno della Coppa del Mondo di sci nordico. Tra gli uomini, il norvegese Paal Golberg ha battuto tutti i rivali, tra le donne, vittoria per la statunitense Kikkan Randall. Il penultimo giorno di test prima dell’avvio del Mondiale di Formula 1 hanno visto, sul circuito del Bahrein, primeggiare la Williams del brasiliano Felipe Massa. Conferme dalla Mercedes di Rosberg, ok la Ferrari, molto male Red Bull e Sauber. mercoledì 5 febbraio sabato 8 febbraio 20.15 LA2 9.25 / 12.25 LA2 Calcio: Svizzera-Croazia Sci: slalom gigante m. Ti-Press Domenica 2 marzo 2014 Il fenomeno PATRICK FISCHER La nuova impostazione varata dal neo allenatore del Lugano sta iniziando a portare frutti, che ora vanno raccolti con maggiore continuità Metri di neve… e cresce il rischio di valanghe www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè A PAGINA 21 Ti-Press L’hockey Il Ticino si scalda per i playoff Ambrì Piotta e Lugano si avvicinano alla fase incandescente della stagione MASSIMO SCHIRA Playoff, meno una. Il Ticino dell’hockey si scalda verso la fase decisiva della stagione che, quest’anno, vedrà impegnate entrambe le ticinesi. Mancano ancora incroci e avversarie (se non sarà derby), ma l’ambiente si annuncia già sin d’ora caldissimo. Alla luce dei risultati della penultima giornata, l’Ambrì se la vedrebbe da sesto con il Kloten, mentre il Lugano con il Ginevra nella sfida 4°-5°. Ai playoff andrebbe il Losanna, mentre il Berna campione in carica ai playout. Condannato definitivamente, invece, lo Zugo. Ma andiamo con ordine. Due notizie positive per l’Ambrì ancor prima di affrontare ieri, sabato, il Losanna, visto che i leventinesi ritrovano Richard Park e annunciano il rinnovo biennale per Alexandre Giroux e Adrian Trunz. Meno allegro, per contro, l’avvio di partita, con il Losanna subito avanti nel punteggio con Antonietti e i biancoblù a pasticciare ancora una volta più del consentito in superiorità numerica, anche doppia. A risistemare il punteggio sull’1-1 arriva poi una caparbia azione a firma Reichert. La conferma dell’importanza della partita per i vodesi si nota nella seconda parte del periodo centrale, quando la pressione dalle parti di Zurkirchen cresce, pur senza occasioni clamorose. Anche se, poi, al Losanna serve un gol più che rocambolesco per portarsi di nuovo avanti con Hytönen. Ma tanto basta a John Gobbi e compagni, perché la reazione offensiva dell’Ambrì è impacciata e senza fortuna nel terzo tempo. Autentico test con vista playoff alla Resega, con il Lugano impegnato contro uno Zugo fino ai ieri a caccia di un posto al sole. Fischer ne approfitta per ridare ghiaccio a Dal Pian al posto di Conne e a Flückiger a difesa della gabbia. Una partita che si è presto trasformata in una vera prova generale per il post season, basti pensare che il primo tempo si è chiuso con 11 penalità minori in totale, più 10 minuti sul conto di Tobler. E sull’1-0 per gli ospiti, grazie ad Alessio Bertaggia. Ti-Press SERGE PELLETIER Pian piano sta plasmando la squadra secondo il suo credo e un primo obiettivo raggiunto è segnale che la strada intrapresa è quella giusta Ti-Press iprotagonisti Mc Lean Con i suoi molti assist e un buon bottino anche di gol è l’uomo in più per il Lugano. Giroux Non fa l’unanimità, ma è spesso sul tabellino e questa è “merce rara”. Ha rinnovato per 2 anni Zurkirchen L’Ambrì ha trovato il portiere per il futuro e anche Pelletier se n’è accorto… E Schaefer se ne va. Merzlikins È giovane, deve crescere, ma come per l’Ambrì nessun problema in vista nella gabbia. SUGLISPALTI Nel terzo centrale, quando il Lugano trova il pareggio, con un punto curioso di Reuille, di certo nessuno grida allo scandalo, perché l’1-1 è meritato e anche la difesa ci mette del suo contenendo lo Zugo in un’inferiorità di 5 minuti a cavallo tra secondo e terzo tempo, periodo che inizia con il botta e risposta in 49 secondi che porta il punteggio sul 2-2 (gol di Earl e Julien Vauclair) e prosegue con più Lugano che Zugo. Ma senza gol e con gli arbitri Prugger e Stricker fin troppo in evidenza (negativa). Ai rigori, infine, vittoria inutile per lo Zugo. MASSIMO SCHIRA LA FRONTIERA DEL GAS DOPANTE S i chiamano Xenon e monossido di carbonio. Sono due gas. Normalmente se ne sente parlare nell’industria automobilistica. Ora, invece, si scopre che le due sostanze hanno un potere che va oltre la loro applicazione industriale: aumentano il livello di Eritropoietina naturale nel corpo umano se vengono assunti. Ma, come? Il monossido di carbonio? Quello dei suicidi in automobile dei film gialli? Sì, esattamente quello. Un gas che, se assunto in dosi errate, ha conseguenze letali, sentenziano gli esperti. Poco diversa la “posologia” dello Xenon. Eppure già ai Giochi di Sochi il responsabile dell’Agenzia russa di biomedicina ha “ventilato” un possibile uso da parte degli atleti del suo Paese di due sostanze che, per ora, non rientrano nelle sostanze proibite. Proprio perché l’ormone non viene immesso nel corpo. Si stimola il corpo a produrlo in modo… naturale. Il solo fatto di pensarci, dimostra che la lotta al doping necessita di ulteriori, enormi, sforzi. E, onestamente, fa correre gelidi brividi lungo la schiena pensando alla salute degli atleti. Di tutti gli atleti… Il primo bilancio stagionale per bianconeri e biancoblù è quindi certamente positivo. L’arrivo di Fischer in panchina alla Resega non ha mancato di avere conseguenze dirette su una formazione che, tutto sommato, era ancora “figlia” della gestione Huras, con acquisti come Fritsche che hanno ben presto dovuto capire come il vento in riva al Ceresio fosse cambiato. E dopo una fase di assestamento anche piuttosto lunga e laboriosa, la squadra ha risalito la china, togliendosi d’impaccio da una zona calda della classifica piuttosto ben frequentata vista la presenza di Berna e Zugo. Per poi consolidare la graduatoria e mantenere aperte fino alla fine le speranze di terminare nella top-4 - il primo obiettivo stagionale - pur senza incantare per continuità. Discorso parzialmente diverso in casa leventinese, con Serge Pelletier che ha finalmente potuto beneficiare del suo lavoro di costruzione della squadra, presentando ai blocchi di partenza un Ambrì Piotta capace di partire lancia in resta, presentandosi alla pausa natalizia con il biglietti per i playoff già praticamente in tasca. Una situazione ideale per i biancoblù, che ha permesso alla squadra anche di assorbire senza troppi affanni - malgrado qualche sconfitta evitabile - alcune assenze, anche di peso. Risolvendo con i punti messi in cassaforte il problema di una panchina di certo non lunghissima. Obiettivo numero uno centrato, insomma, dalle parti della Valascia. che è stato fatto segnare da Silvan Zurbriggen che per la prima volta in stagione è riuscito a piazzarsi tra i primi dieci, concludendo al sesto posto. Una giornata sicuramente non esal- Sono due le notizie importanti che sono scaturite dalla seconda libera che si è disputata ieri, sabato, a Kyitfjell. La prima è che la vittoria è stata ottenuta da Erik Guay e la seconda è che c’è stato il balzo in testa alla generale di Coppa del Mondo da parte di Aksel Lund Svindal. Un successo certamente non atteso, quello conquistato sul tracciato norvegese dal canadese, soprattuto visto che i favori del pronostico erano concentrati sui protagonisti della prova che si è disputata venerdì. Ed invece il podio è stato completamente stravolto, con Guay che ha avuto la meglio sul francese Johan Clarey e sul campione olimpico, l’austriaco Mathias Mayer. Occasione nuovamente mancata per il padrone di casa Svindal, che si è dovuto accontentare del sesto posto. Un risultato che è comunque bastato per scavalcare al comando della generale l’austriaco Marcel Hirscher, scavando un vantaggio però di soli ventisette punti che non permettono di dormire sonni tranquilli. Per il norvegese c’è comunque la grossa possibilità di cercare di sfruttare al meglio il SuperG in programma oggi, domenica, sempre nella località scandinava. Hirscher, che ha rinunciato alle due libere, la scelta parrebbe quella di prendere parte alla gara per cercare di mettere pressione a Svindal. Una decisione che sembra comunque non necessaria, visto che la prossima tappa di Coppa del Mondo sarà di scena a Kranjska Gora dove andranno in scena un gigante e uno speciale, prima di fare tappa alle finali di Lenzerheide. Per quanto riguardala la squadra rossocrociata c’è da segnalare, finalmente, il buon risultato tante per gli altri elvetici, dal momento che Patrick Küng e Didier Défago hanno terminato rispettivamente in dodicesima e sedicesima posizione, mentre gli altri svizzeri sono finiti lontani. Per il vallesano, alla sua ultima stagione in Coppa del Mondo, un risultato sufficiente per qualificarsi per le finali di Lenzerheide, dove farà compagnia a Küng e Carlo Janka. m.m. Ledonne Neve e nebbia fermano le gare a Crans Montana ERIC GUAY BRILLANTE A KVITFJELL Nella seconda discesa libera sulla pista di Kvitfjell, il canadese ha mostrato linee precise che gli hanno permesso di battere tutti Il tennis Neve e nebbia fermano le gare a Crans Montana. Anche la seconda discesa di Coppa del Mondo in programma ieri, sabato, sul nuovo tracciato vallesano è stata annullata a causa delle condizioni meteorologiche. Gli organizzatori hanno cercato in tutti i modi di far disputare la prova, spostando diverse volte l’orario di partenza. Alla fine hanno comunque dovuto alzare bandiera bianca, cancellando definitivamente la gara. Lo sfortunato week-end vallesano si chiude oggi, domenica, tempo permettendo, con in cartellone il recupero di una delle discese cancellate. Per Lara Gut sarebbe una decisione più che buona, visto che nel solo allenamento disputato, aveva dimostrato si trovarsi a proprio agio sulla pista di casa, dal momento che aveva fatto segnare il miglior tempo. Fra una settimana le donne saranno impegnate in due giganti e uno speciale sul tracciato svedese di Are, prima di trasferirsi nuovamente in terra rossocrociata e precisamente a Lenzerheide, dove anche quest’anno andranno di scena le finali, sia in campo femminile, sia in campo maschile. m.m. Il calcio Federer centra il sesto titolo a Dubai Il Chiasso vince il derby I rossoblù battono 2-1 il Lugano e inguaiano il Locarno Negli Emirati il basilese supera in finale in tre set il ceco Tomas Berdych e rilancia la corsa salvezza MASSIMO MORO Roger Federer conquista per la sesta volta il titolo del torneo Atp 500 di Dubai. Una partita certamente combattuta quella che è andata in scena, ieri, sabato, nell’Emirato, con il basilese che ha superato il ceco Tomas Berdych 3-6, 6-4, 6-3 in un’ora e cinquantotto minuti di gioco. Per l’elvetico si tratta del primo successo del 2014 che lancia al meglio la mini tournée americana che scatterà domani, lunedì, ad Indian Wells. Un match cominciato al meglio per Federer che è riuscito nel terzo gioco a strappare il servizio a Berdych e portarsi sul 2-1. Pronta è stata però la risposta da parte del ceco che, a sua volta, ha carpito la battuta al basilese, centrando il controbreak e rimettendo l’incontro in perfetta parità. Un vero colpo al morale quello accusato dall’elvetico che, a causa anche di un servizio a dir poco inefficace, ha su- bito il gioco potente di Berdych, concedendo nuovamente la propria battuta, ritrovandosi sotto per 4-2. Un break che è risultato decisivo per la conquista del primo set da parte del ceco che ha chiuso a suo favore per 63. Una partita che si è fatta in salita per Federer che, dopo aver ritro- Reuters Realizzando ogni fine settimana due o tre rapporti su partite di Super o Challenge League, mi sono spesso interrogato sul reale valore del nostro campionato svizzero per rapporto a quanto ci sta attorno. Ci si chiede infatti sovente dove si situa la Super League per rapporto ai campionati considerati più importanti. È davvero inferiore come pensa gran parte della gente a causa di fattori come il numero di spettatori, risultati e storia nel panorama calcistico europeo? La Swiss Football League, ha quindi deciso di investire e portare avanti un progetto che prevedeva di dare mandato a una ditta esterna nella realizzazione di un’analisi su aspetti fisici e tecnici del nostro campionato. I dati raccolti sono molto interessanti. E il confronto è stato fatto con le partite della Premier League inglese, della Ligue 1 francese, della Bundesliga tedesca, della Liga spagnola, della Serie A italiana e con il torneo della Champion’s League. Il primo aspetto considerato è quello fisico, per cui sono stati raffrontati dati come i chilometri percorsi in partita dagli 11 giocatori, l’intensità della corsa, il numero di sprint e la distanza di questi sprint. Per tutti i dati si è anche fatta la differenza tra fase di possesso e non possesso palla. Senza entrare eccessivamente nel dettaglio e considerando che le statistiche atletiche possono essere influenzate da aspetti come il sistema di gioco e la strategia tattica di gioco, emergono elementi molto interessanti proprio perché l’analisi si basa sulle medie di campionati interi. E il dato più eclatante è certamente quello che vede la Super League al primo posto assoluto per chilometri percorsi in media durante la partita. Il volume, insomma, è da record. A fare difetto - solo la Serie A italiana è inferiore - è invece la qualità dello sforzo fisico. Per intensità di corsa e lunghezza degli sprint, infatti, il massimo campionato svizzero è in ritardo. E qualche dubbio in questo senso, per la verità già c’era osservando regolarmente le partite. Un primo punto su cui lavorare è quindi la qualità dello sforzo atletico in campo. Aspetto che è però a mio modo di vedere direttamente legato al secondo punto centrale dell’analisi: quello relativo alla qualità tecnica della Super League rispetto agli altri grandi tornei continentali. Ne riparleremo nella prossima rubrica “Fuori Campo”. A Kvitfjell s’impone Erik Guay, Svindal va in vetta alla generale Nella libera in Norvegia buon sesto posto di Silvan Zurbriggen PIERLUIGI TAMI Un’analisi oggettiva per il calcio rossocrociato Lo sci Reuters FUORI CAMPO 15 ROGER FEDERER Il basilese conquista a Dubai il primo titolo del 2014, lanciando al meglio la mini tournée americana che prenderà via la prossima settimana ad Indian Wells vato a sprazzi il proprio servizio, ha concesso nuovamente la battuta al ceco che si è portato sul 32. Trovatosi con le spalle al muro, il basilese ha cominciato ad attaccare, e non solo a difendersi, riuscendo ad effettuare il controbreak del 3-3. La parità ritovata ha messo letteralmente le ali al renano che ha preso in mano le redini del gioco, chiudendo (grazie al break nel decimo gioco) la seconda frazione per 6-4. Nel terzo e decisivo set, il basilese è salito in cattedra e, dopo aver buttato al vento tre palle di break in entrata - concedendone comunque una al suo avversario - nel quarto gioco è riuscito a strappare il servizio a Berdych, per andare a condurre per 3-1. Confermati i propri servizi da Federer e Berdych, il settimo game è stato un vero e proprio crocevia verso il successo per basilese che, dopo aver cancellato due pericolosissime palle di controbreak, ha chiuso il match per 6-3. [email protected] Il Chiasso vince il derby contro il Lugano, il Wohlen batte il Winterthur e a ritrovarsi con la “pepa tencia” nella lotta di bassa classifica in Challenge League è ora il Locarno, costretto quest’oggi meteo permettendo - a fare punti (tre per la precisione) in casa contro l’ostico Wil e a preparare poi al meglio il match della vita nel recupero contro Ti-Press lo stesso Wohlen. Con in campo un Chiasso molto diverso negli uomini e nell’atteggiamento rispetto alla sconfitta contro il Servette, il derby parte subito su buoni ritmi, malgrado un terreno di gioco “sofferente”. La prima occasionissima è per Magnetti, ma il suo tocco si stampa incredibilmente sul palo. Al 16’ è ancora l’argentino a farsi trovare pronto e stavolta Russo è battuto. La reazione del Lugano non si fa certo attendere, visto che dal vantaggio chiassese al pareggio bianconero passano sei minuti. Dubajic imbecca Rafael e l’1-1 è servito. La partita resta vivace, anche se è il Chiasso a farsi preferire. E a sciupare un’altra grossa occasione con Becchio. Derby piacevole per i 1.200 del Comunale anche nella ripresa, quando le occasioni sono diverse su entrambi i fronti. Ma a fare la differenza è Alberto Regazzoni, abile a servire su un piatto d’argento Reclari, per il 2-1 che l’assalto finale di un buon Lugano non riesce a ribaltare. m.s. 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Si possono prevenire i malanni e stare bene anche senza pasticche Basta farmaci! PERCOMINCIARE PATRIZIA GUENZI UN “LIKE” NON COSTA NULLA N on sempre Facebook è un contenitore di sciocchezze. Spesso, serve anche per una buona causa. È il caso di Bérangère Carron, una giovane proprietaria di una piccola fattoria a Charrat, nei pressi di Martigny, dove alleva delle razze autoctone di capre e mucche, oltre ad alcuni asini e cavalli. Un mese fa ha lanciato un Sos sulla rete per salvare i suoi animali, alcuni appena nati. Ha bisogno di soldi per continuare la sua attività, costruire uno spazio adatto, e a norma, per le capre, ne ha ben 32. In una settimana, racconta la giovane a Le Matin Dimanche, è passata dalla disperazione più totale all’euforia. Ben 5mila franchi sono già arrivati. Contemporaneamente, il suo profilo ha scatenato un sacco di “like”. Ma anche tantissime promesse di aiuto materiale, che le potranno far risparmiare tanti soldi. Per costruire un edificio in cemento di 600 m2 si stima una spesa di 600mila franchi. Ecco che il sostegno di architetti, geometri e altri professionisti sarà per lei essenziale. E, senza spendere un franco, regaliamole almeno un “like”. LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare LA SETTIMANA NON È BIANCA A PAGINA 44 E’ PATRIZIA GUENZI tutta una questione di testa. O, meglio, di cervello. Dipende infatti, anche, da questo organo la capacità di non ammalarsi, combattere e resistere agli acciacchi, più o meno gravi. Di vivere bene pure senza farmaci. Una sorta di autoterapia, che conquista sempre più persone, basti vedere il boom registrato dalle cure alternative. segue a pagina 18 S CAROLINA CENNI i riconoscono dai pianti lunghi e disperati. E sono l’incubo di qualsiasi neo mamma e neo papà. Le coliche nei neonati arrivano così. All’improvviso. Il bimbo inizia a piangere a lungo e intensamente, senza un apparente motivo. Normale che i genitori, soprattutto se al primo figlio, si facciano prendere dall’ansia e da una buona dose di panico. Ma un rimedio c’è: il massaggio infantile. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 2 marzo 2014 19 tra parentesi 1/ilmassaggio LA SALUTE L’”autoterapia” piace. Sempre più apprezzate le scelte alternative. Perché il corpo può guarire da sè Le carezze mamma-papà-bebè, che mano santa contro le coliche S Basta farmaci! 16% SPESE SANITARIA SEMPRE PIÙ SU Come curarsi e star bene ...anche senza medicinali L’amministrazione delle finanze a Berna stima che entro il 2060 la percentuale della spesa del settore sanitario rispetto al Pil potrebbe salire al 16%. La spesa complessiva dal 1995 al 2011 ha avuto una crescita nominale media del 3,8% annuo I NUMERI 50 % 70% Il 70% degli svizzeri è convinto dell’efficacia dell’omeopatia 17.200 1° Tra le nazioni europee, la Svizzera è al primo posto per l’utilizzo dell’omeopatia PATRIZIA GUENZI È tutta una questione di testa. O, meglio, di cervello. Dipende infatti, anche, da questo organo la capacità di non ammalarsi, combattere e resistere agli acciacchi, più o meno gravi. Di vivere bene anche senza farmaci. Una sorta di autoterapia, che conquista sempre più persone, come testimonia anche il boom delle cure alternative. Piacciono alla metà degli svizzeri. E molti di loro visiteranno certamente Mednat, Salone delle medicine naturali e del benessere, all’Expo Beaulieu di Losanna dal 27 al 30 marzo. La rassegna compie 26 anni e affonda la sua storia sugli insegnamenti di antichi e famosi medici “alternativi”. Le oltre 250 conferenze in cartellone, infatti, si terranno in sale denominate Paracelsus, Hippocrate, Bach, Kneipp, Hahnemann. A tenere banco oggi tra i metodi di autoterapia sono: il placebo, che si fonda su un inganno (a fin di bene), la meditazione e il neurofeedback, che invece coinvolgono la nostra consapevolezza. Sempre sulla cresta dell’onda omeopatia, fitoterapia, agopuntura, massaggio infantile, antibiotici naturali, ipnosi e agopuntura (servizio presente pure nei quattro ospedali dell’Ente ospedaliero cantonale)... è lungo l’elenco, Il 50% della popolazione svizzera preferisce un ospedale che offre trattamenti omeopatici, complementari ed alternativi, rispetto ad uno che si limita a cure mediche convenzionali Il medico tedesco S. Hahnemann (1755-1843) è il padre dell’omeopatia In Svizzera sono attualmente operativi circa 17.200 specialisti che praticano la medicina alternativa e complementare senza contare, poi, il ruolo chiave dell’alimentazione (vedi sotto). Paladino di una medicina più dolce Alberto R. Mondini, naturopata veneziano: “Ingoiamo chili di chimica, dimenticandoci del ruolo curativo di vitamine, sali minerali, enzimi e altre sostanze naturali”, sottolinea l’autore, tra gli altri saggi, del manuale “Come vivere senza malattie e senza medicine”. Piace l’idea dell’attento “fai da te” per restare in salute. Anche chi è gravemente ammalato a volte cerca aiuto nella medicina naturale, in Svizzera l’hanno fatto l’80% dei pazienti oncologici. La maggior parte dei giovani medici è aperta a questo tipo di terapie. “È inutile fare il despota con i pazienti, se vogliono provare altro lo fanno - nota il medico Beppe Savary -. E allora tanto vale trovare una via di mezzo, parlandone”. In- VITAMINE, BACCHE E... Vitamine per vivere bene, oltre a semi, bacche, cavolo e tè verde Nel piatto Açai, Goji e Quinoa assicurano lunga vita S ucco di açai, bacche di Goji e quinoa assicurano benessere e longevità. Così come acqua di cocco, cavolo riccio, uova vegane e cacao crudo in polvere. Chiamati anche supercibi, perché proteici, antiossidanti ecologici e sani. Veri e propri elisir di giovinezza e lunga vita, grazie a proteine, fitosteroli, vitamine, proteine, antiossidanti, manganese, fibre, calcio, acido laurico, minerali, lipidi naturali, calcio. Prevengono alcune patologie legate all’età, come l’osteoporosi, combattono il colesterolo cattivo, mantengono lubrificati i cuscinetti delle cartilagini e delle membrane di sostegno delle articolazioni ossee, hanno un’azione antinfiammatoria e antiossidante, rigenerano organismo e muscoli, rafforzano capelli, unghie e denti. L’açai è già stato soprannominato la papaya del futuro. È una sorta di “mirtillo” brasiliano, una minuscola bacca proveniente dalla foresta amazzonica, classificata come “frutto della vita dai salutisti”. C’è chi lo consuma frullato magari con l’aggiunta di una banana e di una mela, al posto del pranzo. Alcuni studi sostengono sia del tutto paragonabile a un uovo, per il suo apporto proteico. In Brasile la versione classica è la “açai na tigela”, la polpa decorata con granella e fettine di banana servita in una coppa. Le bacche di Goji sono invece ricche di cromo, rame, ferro, magnesio, manganese, fosforo, potassio, selenio, sodio, zinco e germanio. Abbassano la glicemia, aumentano le difese immunitarie e danno una sferzata di energia. Ottime gustate da sole, ancora meglio mescolate nello yogurt, nell’insalata, nelle zuppe o nel birchermüsli. Povera di grassi e ricca di ben nove amminoaci- di essenziali, oltre a fibre e minerali, come fosforo, magnesio, ferro e zinco, fonte di proteine è la quinoa. Pianta erbacea annuale della famiglia delle chenopodiaceae, come gli spinaci o la barbabietola. Cuoce in pochi minuti ed è un ottimo complemento per qualsiasi piatto. Con un filo di olio, si rivela un pasto gustoso e nutriente. Insomma, la filosofia alimentare del futuro si baserà sempre più sul concetto di curarsi mangiando e la barriera tra cibo e medicina sarà vieppiù sottile. Meno farmaci e più cibi salutari, per prevenire malattie e disturbi. Ecco perché gli alimenti assumeranno un ruolo più complementare a quello dei medicinali e degli integratori. Basterà curarsi a tavola per tener lontani acciacchi e malanni. p.g. fatti, la maggior parte delle persone che si rivolgono alla medicina alternativa lo fa di nascosto dal proprio medico curante. “Ci sono però patologie per cui non è possibile fare a meno della pasticca o del bisturi - avverte Savary -. Come l’ipertensione o un’anca consumata. Ma pure in questi casi alcuni pazienti non vogliono assolutamente sentir parlare di pillole o operazioni, convinti di trovare da sè la cura migliore”. Senza scadere negli eccessi, è vero che il nostro corpo ha le risorse per reagire ai malanni. Certo, non a tutti. D’altro canto, se ciò aiuta a far sì che in Svizzera quasi tre quarti della popolazione (84% degli uomini e 81% delle donne) dichiari di essere in buona o ottima salute benvenga. E se, come nel caso del placebo, la cura si basa su un benevolo “inganno” chi se ne importa! Studi specifici dimostrano come il 75% dell’effetto antidepressivo deriva proprio da questo fattore. Percentuali di efficacia alte anche se confrontate a farmaci per il dolore, il morbo di Parkinson o patologie del sistema immunitario ed endocrino. Nessun inganno, invece, con meditazione e neurofeedback. Otto settimane di meditazione ridurrebbero la reazione dell’amigdala, quella parte del cervello che risponde in modo prepotente agli stimoli di rabbia, paura e ansia. Il neurofeedback è ottimo per combattere il deficit di attenzione, l’iperattività, i dolori cronici, insonnia e stress. [email protected] Q@PatriziaGuenzi stimolare la crescita e la salute del bimbo. È un modo privilegiato per comunicare ed essere costantemente in contatto con lui. “Infatti, ha effetti benefici innanzitutto per la relazione dei genitori col bambino – prosegue l’esperta -. È un al- tro modo per conoscersi ed entrare in sintonia, mamma bimbo, papà bimbo. Un semplice gesto che incrementa l’attaccamento tra genitori e bebè”. Il massaggio ai piccoli piace, statene certi. Ed è piacevole anche da fare. “Ha un effetto rilassante e, allo stesso tempo, stimolante – conferma Vignola -. In quest’ultimo caso si stimolano l’apparato circolatorio, digerente, ormonale, immunitario e sensoriale. Col massaggio diamo una percezione mente-corpo al bambino, ossia coscienza del suo essere per poter sentire tutte le sue parti del corpo. Non dimentichiamo poi che il rilassamento ha effetti benefici sul sonno e sugli stati comportamentali del bebè. Dà sollievo, soprattutto in tutte quelle fasi di disturbo, malessere o dolore, come gas intestinali, coliche, meteorismo e stipsi, aiutandoli a ritrovare un equilibrio”. Insomma, si può parlare di vero benessere. I corsi in Ticino sono numerosi, per mettersi in contatto con l’insegnante più vicina basta cliccare il sito iaim.ch per vedere cosa c’è nella propria zona oppure basta scrivere direttamente alla rappresentante regionale. Nel mondo una cinquantina di Paesi ospitano associazioni di massaggio infantile. “Tutte le nostre insegnanti hanno una formazione continua, grazie agli aggiornamenti - precisa Vignola - e sono in possesso di una certificazione riconosciuta”. c.c. 2/l’ipnosi Superare paure e malesseri dissociando la coscienza È utile a 360° gradi. E numerosi studi dimostrano come l’ipnosi sia, in molti casi, un ottimo rimedio per superare malesseri, ansie, paure e recuperare ricordi. La richiesta di questa cura alternativa, che può sostituire o ridurre di molto l’uso di farmaci, è in continua crescita. Secondo stime recenti sono sempre più le persone che si avvicinano e apprezzano questo tipo di terapia. “Con ipnosi clinica s’intende sia la procedura per indurre un reale stato ipnotico che lo stato ipnotico che segue, entrambi finalizzati a sostenere un processo di guarigione nella persona spiega Damiano Lafranchi, ipnologo clinico -. Ma non va confusa con quella che spesso vediamo nell’ambito di spettacoli, dove lo stato ipnotico, reale o presunto che sia, viene indotto solo per spettacolirizzare e divertire”. L'ipnosi clinica può essere efficacemente utilizzata per un grande numero di disturbi organici, soprattutto di origine psicosomatica: “Ma anche per sopportare il dolore di interventi odontoiatrici, o come una sorta di anestesia per interventi chirurgici più invasivi - prosegue Lafranchi -. Tramite l'ipnosi clinica, ad esempio, è anche possibile facilitare un parto indolore. Ma non solo. Si possono identificare e superare le barriere che impediscono di eliminare un comportamento errato, come nel caso di dipendenze. In ambito psichico si possono curare insicurezze, stati depressivi, ansie, paure, fobie...”. Ricorrere all’ipnosi clinica può servire pure a recuperare ricordi smarriti nei meandri della mente. Tutti possiamo essere ipnotizzati. Basta seguire le istruzioni. “Ovviamente, non tutti reagiscono agli stimoli allo stesso modo. Molto dipende dalla mente della persona, dalla sua intelligenza, dalla sua capacità di adattamento a cose e situazioni nuove e all’abilità nel fronteggiare con fiducia nuove situazioni, migliore è allora la sua risposta ipnotica”. La durata, come precisa Lafranchi, è variabile: “Una seduta efficace può durare da pochi minuti a più ore. Nella mia pratica clinica, l'impegno per la prima seduta è di circa tre ore, e per le successive mediamente da mezz'ora a un'ora. Molto spesso i risultati desiderati si ottengono già con la prima seduta”. c.c. 3/leerbe La curiosità Quando le parole giuste aiutano più delle pillole È il più antico e, per alcuni, il più efficace trattamento terapeutico: l’effetto placebo. Quando il paziente è convinto dell’efficacia di una cura, guarisce. Alla base, emozioni, aspettative e credenze che hanno un’influenza diretta sulla biologia e sui processi di guarigione e che dimostrano la potenza guaritrice della mente-corpo. Già, ma fino a che punto? Bè, c’è chi assicura che la sola credenza possa già aiutare a stare meglio. Ovvero, avere un atteggiamento mentale positivo è di per sé un buon punto di partenza. Metterebbe il nostro corpo in condizione di reagire meglio alle cure. Lo certificano le numerose ricerche scientifiche che indicano chiaramente quanto mente e corpo siano collegati. Addirittura, stando ad alcuni studi recenti, l’effetto placebo si verificherebbe anche se c’è la consapevo- i riconoscono dai pianti lunghi e disperati. E sono l’incubo di qualsiasi neo mamma e neo papà. Le coliche nei neonati arrivano così. All’improvviso. Il bimbo inizia a piangere a lungo e intensamente, senza un apparente motivo. Normale che i genitori, soprattutto se al primo figlio, si facciano prendere dall’ansia e da una buona dose di panico. Ma un rimedio c’è: il massaggio infantile. Un’antica tradizione presente nelle culture di molti Paesi, che da qualche anno sta prendendo piede anche nel mondo occidentale. “Il massaggio del bambino è un’attività semplice, che ogni genitore può imparare facilmente e adattare poi alle esigenze del proprio figlio – spiega Lorena Vignola, rappresentante regionale dell’Associazione svizzera di massaggio infantile -. È adatto a tutti i neonati e in ogni tipo di situazione, anche per i bimbi più fragili, quelli disabili o nati prima del termine”. I benefici del massaggio infantile vanno ben oltre le coliche. Con pochi gesti è possibile accompagnare, proteggere e lezza di non assumere un vero farmaco. Non solo. Più potente sarà ritenuto l’atto terapeutico e più gli effetti benefici saranno evidenti. Ad esempio, più grande è la pillola e maggiore sarà il suo effetto; una iniezione di soluzione fisiologica funzionerà meglio di una pasticca placebo. Ed è un ottimo rimedio pure in chirurgia: ad esempio, una semplice incisione al ginocchio produce gli stessi benefici di un intervento per l’osteoartrite del ginocchio. Tuttavia, è importante che prima si creino le condizioni ideali per far sì che il paziente creda nella propria guarigione. Ecco, allora, che la relazione medico paziente diventa fondamentale. Prima di tutti è proprio il medico che deve credere nella forza del placebo e comunicarlo con le parole giuste al paziente. p.g. Zenzero, aglio, origano e tè verde veri e propri antibiotici naturali N on solo semplici erbe aromatiche o alimenti, ma dei simil farmaci, anzi antibiotici naturali, grazie alle loro proprietà benefiche e curative. Origano, estratto di foglie d’olivo, aglio, tè verde e zenzero. Ecco i magnifici cinque che possono aiutare ad affrontare raffreddore, febbre e influenza. Proprio Edward Bach, il medico britannico che mise a punto preparati a base di fiori, sosteneva che: “Niente nella natura può farci del male, se siamo felici e in armonia. Al contrario, l'intera natura è a nostra disposizione perché possiamo rallegrarcene e servircene”. Vero o non vero, fatto sta che molte persone si affidano a fiori, erbe e sostanze naturali per stare bene. L’origano, ad esempio, è una delle erbe aromatiche più utilizzate in cucina grazie al suo particolare profumo per arricchire e insaporire piatti. In realtà, è particolarmente prezioso anche per la nostra salute con le sue innumerevoli proprietà terapeutiche. Si rivela un ottimo rimedio se usato quale analgesico, antisettico e antispasmodico. Alcuni recenti studi hanno dimostrato che è in grado di uccidere quasi la totalità di batteri più comuni, come lo stafilococco. Perciò è molto utilizzato nell’aromaterapia per curare problemi all’apparato respiratorio, febbre, bronchite, tosse ma anche asma, mal di denti, reumatismi e intossicazioni alimentari. L’estratto delle foglie di olivo, invece, è uno dei più potenti antibiotici che la natura ci offre. Non solo antibatterico, antinvecchiamento, antinfiammatorio, il liquido estratto dalle foglie fresche dell’olivo sembra avere pure capacità antiossidanti e dunque aiuta a proteggere il corpo dai radicali liberi. Ma il re degli antibiotici naturali, antifungini e antivirali, resta l'aglio, che dovrebbe essere aggiunto, quotidianamente, alla nostra dieta alimentare soprattutto in questo particolare periodo dell’anno. Contiene, infatti, potassio e germanio, due minerali indispensabili per una buona salute, e in particolare l’allicina, responsabile del forte odore ma a cui va il merito della maggior parte delle sue proprietà, in particolare quelle che rinforzano le difese immunitarie. Altro antiossidante naturale è il tè verde, utilizzato nella medicina tradizionale cinese e indiana per molte delle sue doti curative. Vari test effettuati su bevitori regolari, hanno evidenziato un rischio minore di sviluppare malattie dell’apparato cardiovascolare, ma anche tumori. C’è poi lo zenzero, secondo recenti studi uno dei dieci alimenti, dotati dei più alti livelli di attività anti-cancro. In grado di guarire i disturbi più banali, come raffreddori e influenza grazie al suo rizoma carnoso dai principi attivi come zingiberene, gingeroli e shogaoli,resine e mucillagini che sciolgono il muco e liberano i bronchi. A tutta natura, insomma. c.c. 20 tra l’abito parentesi Total look Chic Colorato Patch Completo giacca pantalone, camicia e borsa. Tutto in tema, a fiori, per Laura Biagiotti. Il minidress in seta cangiante azzurro con fiori ricamati di Blugirl. Le rose, declinate in diverse dimensioni, sono protagoniste dei look di Moschino, shorts e camicia e abito-camicione. L’interpretazione del trend floreale del marchio Bcbg Max Azria. Una romantica cascata di petali per una primavera molto loreale LINDA D’ADDIO R animalia ieccoli, come sempre, ogni primavera. Annunciano con largo anticipo l’arrivo della bella stagione portando una nota di colore e fantasia nel guardaroba. Sono i fiori,un evergreen che piace, alle donne e agli stilisti, che puntualmente li propongono in modo nuovo e diverso. Sono proprio loro, i fashion designer, a rivisitare il trend potenziando la loro connotazione pittorica e scultorea e combinandoli, a contrasto, con pezzi sporty, altre fantasie e forme geometriche. Non risparmiano un capo, piccolo o importante, non disdegnano gli accessori, e soprattutto non deludono perché aperti a tutte le interpretazioni, romantiche, esagerate, bon ton e sportive. Non escludono il total look come pure le mise eleganti per la sera. Punta sui contrasti Prabal Gurung spezzando la stampa floreale con spezzati sporty e forme geometriche. Sono declinati in stile tropicale per Prada che li abbina a pellicce multicolor. Mette assieme le diverse stampe per un effetto patchwork Bcbg Max Azria sui suoi abiti. Sperimenta il trend con ricami e applicazioni di pailette- gioiello a forma di cuore su gonne e giacche di pizzo il marchio Burberry. Le applicazioni assumono aspetti scultorei e pittorici per Mathew Wlliamson, Christopher Kane, Jonathan Saunders e John Rocha. Sfilano sugli abiti dal taglio classico e dai colori vivaci di Dior. Diventano papaveri sugli abiti e sugli shorts di Andrea Incontri; tulipani stilizzati sui cappottini seventies di Miu Miu; margherite sui caban e sui dress di Blugirl. Sono loro, bianchi, neri, colorati, delicati, pic- Decise note di colore su fantasiosi abiti, shorts, tubini, camicie e borsette coli o grandi, la scelta giusta dei prossimi mesi. Il trend è stato anticipato al Golden Globe 2014 in occasione del quale Kaley Cuoco e Drew Barrymore hanno ravvivato il classico rigore del red carpet con i loro abiti floreali. Anche sulle passerelle di Dolce&Gabbana, Alberta Ferretti, Tory Burch, Versace e Antonio Marras il fiori vivono una seconda giovinezza declinati su una palette di tinte pastello applicate a soprabiti, giacche, vestiti, gonne e top. Propone il tutto coordinato Dolce&Gab- bana per la stampa su broccato di seta: soprabito, dress a trapezio, persino culotte e bra. È romantica l’interpretazione del disegno floreale di Kristina Ti sul completo in chiffon top e pantalone come la versione del minidress, sempre in chiffon, nei toni delicati dell’azzurro di Nina Ricci. Ridotto ai minimi termini l’abitino a sottoveste fiorato in chiffon di Isabel Marant. Assolutamente bon ton le giacchine a fiori di Giorgio Armani. È lunga la gonna rosa a fiori di Roccobarocco. Lunga e fluida la tuta a fiori di Matthew Williamson. Stampati su fondo rosso i fiori degli shorts di Moschino combinati con una camicia fiorata su fondo bianco. Impeccabile e glam per un’occasione speciale il tubino in seta cangiante con fiori ricamati di Blugirl. Petali e corolle contagiano anche gli accessori di stagione ravvivando ogni capo anche il più serioso e anonimo. Non a caso è una “wall flower”, una parete di fiori, il mood della nuova collezione di Coccinelle. Protagoniste le nuove it bag: dalla tracollina alla postina, passando per le shopping ultra colorate. Testimonial d’eccezione la top model Giedre Dukauskaite, a cui rende onore il fotografo di moda americano Billy Kid. Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Una buona pédicure al coniglio evita infezioni, tagli e abrasioni La domanda La risposta di Stefano Boltri E gregio dottore, da sempre ho la passione per quei simpatici Bugs Bunny dalle lunghe orecchie e dal musetto grazioso. Ne ho uno che durante la brutta stagione tengo in casa, ma appena viene bello lo lascio fuori, in un piccolo e ben protetto giardino. Da qualche settimana ho notato che il mio coniglietto ha un problema alle zampe posteriori. In sostanza, presenta delle lesioni sulle dita delle zampette e sulla parte di zampa che sta a contatto col terreno. Mi potrebbe dare qualche “dritta” per curare la bestiola e, meglio ancora, prevenire tali inconvenienti? P otrebbe sembrare una stranezza ma è proprio l’ambiente all’apparenza protetto della casa e della gabbia a presentare le maggiori insidie per la salute delle zampette del coniglio. La parte inferiore è ovviamente poco visibile per il proprietario che rischia di accorgersi in ritardo che qualcosa non va. In questo caso è molto importante usare alcune strategie per evitare inconvenienti spiacevoli. Al contrario del cane e del gatto, con spessi cuscinetti che fungono da ammortizzatori, il coniglio ha solo un po’ di pelo per proteggere i tessuti della parte inferiore delle zampe. Materiali duri ed abrasivi, come tappeti ruvidi e sabbia per gatti possono consumare il pelo che perde la sua capacità protettiva. Una delle patologie più frequenti è infatti rappresentata dalla pododermatite, causata dalla compressione costante del flusso sanguigno e che porta alla formazione di ulcere infette,a volte anche gravi. La lunga permanenza in gabbia, oltre ad essere molto triste rappresenta un rischio, soprattutto quando non è presente un substrato morbido, pulito ed asciutto ottimamente rappresentato dal fieno. Da evitare nel modo più assoluto il contatto diretto con un fondo a griglia! Ovviamente, peggiora anche la pododermatite e se il fondo è sporco le piccole ulcere, ancora allo stato iniziale, s’infettano in modo pericoloso. Tuttavia, anche i conigli lasciati liberi in casa hanno i loro problemi con il pavimento, ma in questo caso riescono a compiere comunque una sana attività fisica che giova alla loro salute. In conclusione, tempo permettendo, il luogo migliore resta sempre il giardino. Gli arti dei conigli sono delicati e quindi vanno tenuti sempre sotto controllo, così come la lunghezza delle unghie, visto che la vita in appartamento ne impedisce il naturale consumo. Non dimentichiamoci che in natura il coniglio è un grande scavatore. Consiglio, quindi, il taglio regolare delle unghie, facilmente praticabile anche con un normale taglia unghie per cani, oppure, in caso di dubbi o timori, fate un salto dal veterinario. concorso Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. Pochi metri dalla fermata dell’autobus. Accesso diretto. PICCOLO RUSTICO CON PERMESSO DI COSTRUZIONE Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 + grande spazio esterno, cantina per vino e bosco privato. Attacchi elettricità e acqua presenti. Prezzo CHF 130'000.Interessati rivolgersi a: 091 756 24 08 COMPILA LA CARTOLINA DAL 3 AL 9 MARZO 2014 E VINCI! IN PALIO UN VIAGGIO PER DUE PERSONE NELLA CITTA’ DAL FASCINO INTRAMONTABILE MAGGIORI info SU: WWW.CASINOLUGANO.CH IL CAFFÈ 2 marzo 2014 21 tra parentesi IL FENOMENO Le abbondanti nevicate in quota, la situazione di pericolo e gli allarmi spiegati dagli specialisti di Davos 254cm È il quantitativo (record) di neve misurato sulle piste di Airolo Pesciüm ad inizio febbraio Una montagna di neve a rischio 5 Livelli valanghe La scala del pericolo valanghe prevede 5 livelli: debole, moderato, marcato, forte e molto forte 30°pendenza La pendenza del terreno che fa passare il pendio da moderato a ripido MASSIMO SCHIRA S u molte regioni al Sud delle Alpi ben frequentate dagli amanti dello sci fuori pista e delle escursioni, questo inverno sono caduti quantitativi impressionanti di neve. Ben oltre i quattro metri, come testimoniano le registrazioni dell’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe di Davos (Slf ). Una situazione che, in un primo momento, ha innescato anche un grado molto elevato di pericolo valanghe, addirittura con strade chiuse e paesi isolati per evitare rischi. “In realtà il rapporto tra quantità di neve e rischio di valanghe non è automatico spiega al Caffè Thomas Stucki, responsabile di bollettini e allarmi valanghe dell’Istituto di Davos -. Una situazione come quella attuale, non è così inconsueta. Dopo una prima fase in cui il rischio è stato elevato, la situazione è rientrata pian piano nella normalità. La neve rimane molta, ma il grado di pericolo dal grado 4, forte, è tornato in settimana al grado 2 attuale, cioè moderato”. Prima di risalire per le nevicate nella notte su ieri, sabato, a “marcato” in gran parte del territorio e “forte” in alcune zone dell’alto Ticino. Una “normalizzazione” che tuttavia, come dimostrano i due incidenti degli scorsi giorni, non permette certo di abbassare la guardia. Conoscenza del territorio e Il responsabile dei bollettini:“Il manto è più stabile e sotto controllo”, serve però esperienza della neve, pianificazione attenta delle uscite, verifica dei bollettini, consigli degli esperti e prudenza sono sempre d’obbligo. Anche perché le notizie di valanghe scese qua e là a media ed alta quota non sono mancate. “In Ticino abbiamo riscontrato una stabilità migliore del manto nevoso rispetto ad altre regioni della Svizzera - osserva ancora Stucki -, dove si è assistito, ad esempio, al fenomeno di una prima nevicata con cristalli di consistenza zuccherina, cioè molto sottile. Il che ha complicato la stabilità sui pendii”. Tanto che, anche in Ticino, in qualche caso, si sono viste valanghe che hanno trasportato a valle l’intera massa nevosa depositata sul pendio. Lasciandolo praticamente “nudo”. Altro fenomeno osservato in alcune zone, lo slittamento di grandi lastroni di neve. Una situazione che, secondo Stucki, è piuttosto circoscritta a terreni in cui il sottosuolo presenta molta erba: “Dove perciò l’umidità gioca un ruolo importante. In generale a Sud delle Alpi la temperatura del terreno è scesa attorno agli zero gradi abbastanza rapidamente, visto che il gradiente di isolazione della neve 300km/h La velocità che la valanga può raggiungere in condizioni “ideali”, sottoponendo ad enormi pressioni eventuali ostacoli 400-700 kg Il peso al metro cubo della neve accumulata sopra i 2.000 metri di quota 400cm La coltre nevosa in alcune zone dell’alto Ticino ha superato quota 4 metri caduta era buono. Per questo le condizioni si sono normalizzate abbastanza rapidamente”. Ed è mancato per fortuna un altro fattore che rende solitamente rischioso l’abbandonare le piste tracciate: il vento. “In effetti ci sono state alcune giornate ventose - aggiunge Stucki -. Ma sinora la situazione è stata ampiamente sotto controllo anche per gli accumuli che il vento crea su determinate creste. Vista la compattezza attuale del manto nevoso, il vento da ora in poi, salvo nuove precipitazioni importanti, non sarebbe più rilevante”. In ogni caso la prudenza s’impone sempre. Magari iniziando dallo scaricare l’applicaizone “White Risk”, creata proprio dall’Istituto di Davos per tutti gli appassionati di montagna e fuoripista. L'app per smartphone, che include il bollettino delle valanghe e altri importanti dati nivo-meteorologici, informa sulla situazione e offre gli elementi necessari per valutare il pericolo di valanghe. Ma, gli esperti dell’Istituto Slf avvertono: “White Risk non solleva, però, dalla responsabilità di decidere: è sempre chi lo usa che deve giudicare quali pendii possono essere attraversati e quali no”. I PERICOLI Le masse nevose importanti possono creare accumuli pronti allo stacco I consigli L’esperto Pedroli: “I parametri di valutazione tradizionali sono stravolti” “È una situazione particolare, si impone molta attenzione” L L’esperienza “A Bosco Gurin con una scuola, per studiare la massa nevosa e i suoi segreti ” a grande quantità di neve caduta su alcune aree del cantone ha risvegliato l’interesse di molti per questo elemento. Parola di Pierre Pedroli, esperto osservatore della montagna e consulente di sicurezza. “Quella venutasi a creare è una situazione certamente anomala, perché la massa nevosa ha letteralmente modificato la morfologia stessa di parte del territorio - spiega -. E questo è un fatto che non va sottovalutato, perché modifica anche parametri essenziali quando si parla di valanghe. Pendenza, versante o soleggiamento vengono in un certo senso superati dallo spessore della coltre”. Un problema questo che deve forzatamente indurre gli appassionati di escursionismo e di racchette a modificare le proprie abitudini. “Situazioni come quella attuale devono spingere a ragionare fuori dagli schemi del tradizionale piano valanghe - conferma Pedroli -. Ragionamenti come ‘Eh, ma qui non è mai sceso nulla!’ non sono validi. Prendiamo l’esempio delle racchette. Attualmente passare un torrente, anche a quote relativamente basse, è estremamente rischioso. Perché magari lo stacco della valanga avviene 300 o 400 metri più in alto. In questi casi è obbligatorio passare uno per volta, mentre gli altri membri del gruppo fanno da osservatori”. Della situazione particolarmente interessante sotto il profilo nivologico hanno di recente approfittato anche alcune scuole. Che con Pedroli ed altri esperti hanno analizzato la struttura delle precipitazioni e le varie fasi che possono portare allo stacco di una valanga. “A Bosco Gurin abbiamo realizzato un cosiddetto profilo su una massa nevosa di addirittura 358 centimetri - afferma Pedroli -. E la particolarità della condizione attuale è stata confermata dal fatto che la massa è stata raggiunta con soli cinque strati. Accumuli davvero importanti che hanno molto impressionato gli allievi”. Tornando agli appassionati di uscite sulla neve, Pedroli conclude sottolineando due aspetti: non sottovalutare i rischi con le racchette e non fare troppo affidamento su tecnologie come l’airbag per gli escursionisti. “Entrambe le cose sono importanti, perché le racchette sono anche peggio rispetto agli sci, visto che non offrono via di fuga rapida in caso di pericolo e perché una volta raggiunti da una valanga, si viene chiusi in una morsa, difficile da gestire pure per i soccorritori. D’altra parte il sistema Airbag non deve diventare una sorta di licenza per morire in sicurezza’. Soprattutto con queste masse nevose, il sistema rischia di rivelarsi inutile e magari anche dannoso”. Ritirare i pacchi presso le stazioni di servizio: la Posta è anche questo. La Posta fa molto più di quanto si pensi. Ad esempio è possibile ritirare i pacchi anche nelle stazioni di servizio, agli sportelli FFS e presto anche presso circa 40 sportelli automatici. Inoltre, per le ordinazioni online, le aziende possono ora offrire ai loro clienti addirittura l’opzione di recapito serale o di sabato. Fate crescere anche voi la vostra azienda con le soluzioni innovative della Posta: posta.ch/dinamismo-giallo IL CAFFÈ 2 marzo 2014 Lugano - Lucerna 172 km Lucerna leauto Lugano SULLE STRADE DEI QUATTRO CANTONI In “Combi” lungo la storia dei trasporti Alla scoperta di Lucerna e dei suoi musei a bordo della nuova Skoda Octavia D iciamolo subito: la nuova Skoda Octavia Combi è davvero un’auto riuscita e tutta da apprezzare. Presentata in prima mondiale lo scorso anno al Salone di Ginevra, questa terza generazione si distingue dalle concorrenti soprattutto per la sua spaziosità e comodità, nonché per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. Andiamo dunque a scoprire più da vicino questo nuovo modello con una prova su strada per la quale abbiamo scelto come destinazione Lucerna, dove visiteremo il Museo svizzero dei trasporti, itinerario di 172 chilometri con partenza da Lugano. Salendo a bordo dell’Octavia Combi ci si rende presto conto della raffinatezza e della praticità dell’abitacolo, che presenta diverse soluzioni intelligenti (o “simply clever”, come recita il motto della marca), fra cui un supporto sul parabrezza per l’esposizione di biglietti, gli ampi vani portaoggetti sulla portiera, un vano multimediale nella consolle centrale dove riporre cellulari e altri piccoli oggetti. Sempre guardando alla praticità troviamo ancora il doppio pavimento nel bagagliaio, le reti di trattenuta, numerosi ganci per borse o sacchetti e ancora il raschietto per il ghiaccio integrato nello sportello per il rifornimento di carburante. Avviato il motore Per il costruttore tedesco l’auto elettrica sarà una realtà non prima del 2018 mediante il tasto start/stop, iniziamo il viaggio verso il San Gottardo. Bastano pochi chilometri per apprezzare la comodità che questa station-wagon è capace di offrire anche durante i percorsi di lunga durata. I meriti sono senza altro da attibuire anche alla crescita in lunghezza di 9 cm ed al suo passo, che è aumentato addirit- La scheda Skoda Octavia Combi elegance Motore turbo 4 cilindri benzina Cilindrata (ccm) 1’798 Cambio DSG a 7 rapporti CV 180 Coppia max. 250 da 1'250-5’000 gir./min. 0-100 km/h (s) 7,3 Velocità massima (km/h) 231 Consumi (l/100 km) 6,5 (test) Prezzo (vettura test) 45'440 franchi tura di 11 cm. Un pregio supplementare che influenza pure la guida risultata senz’altro piacevole, accompagnata da un ottimo sistema tecnologico di intrattenimento, ma anche sicura e poco dispendiosa (pur essendoci sotto il cofano un propulsore da 1,8 litri e 180 cv di potenza, i consumi hanno infatti superato di poco i 6 litri per 100 km). Raggiungiamo dunque Lucerna, dove è d’obbligo una passeggiata fra le vie del centro e soprattutto la visita del celebre Ponte della Cappella (“Kappelbrücke”), edificato durante la prima metà del XIV secolo, distrutto da un incendio nel 1993 e infine nuovamente ricostruito e riaperto al pubblico, dove si possono ammirare tavole del XVII secolo con scene di storia svizzera e della città. Dopo uno spuntino nel centro congressi KKL, ci spostiamo al Museo Svizzero dei trasporti, anch’esso simbolo della città, che ancora oggi sa affascinare grandi e piccoli mostrando l’evoluzione che i diversi mezzi di locomozione hanno conosciuto negli ultimi secoli. Si rientra infine in Ticino a bordo della nuova ed elegante Skoda, pensando che i modelli del passato sono già ormai solo un lontano ricordo. e.s. LA TECNOLOGIA La batteria può essere ricaricata, da una qualsiasi presa domestica, in circa 4 ore e aiuta l’auto a percorrere oltre 900 chilometri con ottime prestazioni LE PRESTAZIONI I due motori abbinati sono in grado di sviluppare 204 cavalli, con un consumo medio di circa 1,5 litri al 100 e un valore di emissioni di Co2 di soli 35 g/km IN BREVE La Suzuki Il piccolo “Suv” SCross Celerio, lungo 360 cm, si presenta con interni spaziosi, consumi particolarmente contenuti, un motore tre cilindri 1.0 a benzina e basse emissioni di CO2 ai vertici della propria categoria La Jeep STEFANO PESCIA N on capita spesso di poter chiacchierare con il presidente del consiglio direttivo di un marchio automobilistico. Abbiamo quindi approfittato della presenza alla manifestazione di Rupert Stadler che di Audi, come afferma bene un proverbio, ne sa veramente una pagina in più del libro. Il 2013 è stato un anno impegnativo anche per la casa dei quattro anelli ma, ancora una volta, il successo si è confermato non solo in Svizzera (n. 2 nella classifica complessiva delle vendite dietro l’indiscusso leader Volkswagen) ma anche a livello mondiale. Le oltre 1,57 milioni di vetture vendute sono un ottimo punto di partenza per Due motori e si va lontano con la tecnologia “e-tron” Audi che, entro il 2020, mira a vendere 2 milioni di modelli. Una cifra che permetterà al marchio di diventare il numero uno nel segmento delle vetture Premium. Nel mondo ogni decima vettura venduta appartiene proprio al segmento Premium. Questo dimostra che i clienti sono disposti a investire qualcosa in più per ricevere qualità, tecnologia e affidabilità. Negli ultimi quattro anni Audi ha conquistato 600.000 nuovi clienti. A stuzzicare la nostra conversazione una frase chiara: “Sono convinto - dice Rupert - che nel prossimo decennio vivremo i maggiori cambiamenti della storia dell’automobile”. Per il costruttore tedesco il primo passo si con- cretizzerà con l’aggiunta nella propria gamma di una serie di modelli ibridi a benzina, come pure a gas. Tra questi ci sarà anche la A3 Sportback e-tron in vendita in Svizzera dall’ autunno. A ve- Audi entra nel settore dei veicoli ibridi con lo sguardo sul futuro derla solo l’evidente scritta sulla fiancata indica che, rispetto alla conosciuta A3 Sportback, il modello si differenzia in particolare per la sua tecnologia sotto il cofano. Infatti, dispone di un motore benzina quattro cilindri 1,4 litri Tsi al quale è stato aggiunto un propulsore elettrico. Insieme sono in grado di sviluppare 204 cavalli, con un consumo medio di circa 1,5 litri al 100 e un valore di emissioni di Co2 di soli 35 g/km. Il cambio è un automatico a doppia frizione a 6 rapporti. In modalità elettrica ha un’autonomia di 50 km. Ma allora la vettura elettrica come si posiziona in casa Audi? Per Stadler sarà una realtà tra circa quattro anni. La mobilità deve essere sì ecologica ma soprattutto funzionale e piacevole. “Per noi - aggiunge - la vettura elettrica deve essere in grado di percorre un minimo di 250 km. Ecco perchè ci indirizziamo dapprima alla tecnologia Plug-In-Hybrid. In effetti con la nuova Audi A3 La nuova Jeep Cherokee è ora disponibile sia a due ruote motrici, sia a trazione integrale, con un nuovo cambio automatico a nove rapporti con il motore a benzina, sarà in vendita da inizio marzo mentre la variante diesel in maggio Sportback e-tron le prestazioni sono ottime: da 0 a 100 km/h in soli 7,6 secondi, una velocità massima di 222 km/h e la batteria può essere ricaricata, da una qualsiasi presa domestica, in circa quattro ore. In più è in grado di percorrere quasi 900 km con un pieno. Alla presentazione troviamo anche il Ceo del gruppo Amag, numero uno nelle vendite in Svizzera, Morten Hannesbo, che conferma: “Il 2014 non sarà semplice. Molte le sfide per l’economia Svizzera, in particolare per il settore automobilistico. Solo se sapremo entusiasmare i nostri clienti con un servizio di qualità e sempre più completo, riusciremo ad affermarci”. I nostri yogurt Bifidus, chi li produce? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMTc0MAIAHwt0OQ8AAAA=</wm> <wm>10CFXKIQ7DMBBE0ROtNbMZe©0srMKigircJCru_VGbsIIPvvTšPWvB3WN7HtsrCUqšKAjP7l6gSLqiuBKO8B9YSQ0šcfnzBkQdwLyMXR©TMIXVNntjqKp8zvcXeAzbrnYAAAA=</wm> –––––––––––––––––––––––––––––––––––– Ciò che ci sta più a cuore lo facciamo noi stessi: proprio per questo i nostri yogurt Biidus vengono prodotti dai collaboratori delle aziende Migros in Svizzera. –––––––––––––––––––––––––––––––––––– Maggiori informazioni su: www.noifirmiamo-noigarantiamo.ch IL CAFFÈ 2 marzo 2014 25 tra parentesi LA TECNOLOGIA Italia e Inghilterra in pole position per insegnare ai bimbi l’informatica. Il Ticino resta al palo Html, Css e JavaScript, ecco come ti allevo un piccolo Zuckerberg IL “MOZART” A soli 8 anni il macedone Marko Calasan è stato definito “il Mozart dei computer” IL RECORD Uno dei più giovani programmer è Wasik FarhanRoopkotha, di 7 anni La curiosità CAROLINA CENNI P ScratchJr, perché giocando s’impara rogrammatori già a 5 anni. Entrano in classe con lo zainetto, la merendina e un computer portatile. Si siedono, si concentrano e iniziano a digitare codici Html, Css e JavaScript, come l’avessero sempre fatto. A loro la definizione di “nativo digitale” fa un baffo, mentre si stanno diffondendo a macchia d’olio i corsi per insegnare il linguaggio del computer ai più piccoli. Con l’Italia e l’Inghilterra in testa, in Ticino, invece, si va più lenti. “Dalla terza elementare iniziano ad utilizzare due o tre volte all’anno i computer, assieme all’insegnante, ma solo per lavori di ricerca”, spiega Athos Ottini, direttore della scuola elementare di Arbedo. Italia e Inghilterra, quindi, i Paesi più innovativi. Quelli che puntano a formare futuri Zuckerberg (il fondatore di Facebook) sin dalle elementari. La soglia di età per i primi approcci con la tastiera è infatti di 5 anni, a 7 sono già in grado di creare un semplice videogioco. In Italia partono i primi corsi grazie a giovani ingegneri e nuove start up; in Inghilterra, L a scena che si svolge abitualmente in una classe del Massachusetts è questa: i bambini entrano in classe, prendono posto al loro banco, un insegnante li aiuta a caricare le applicazioni sui propri iPad, dà loro un breve tutorial e loro iniziano a muovere le icone, inserire le istruzioni, costruire animazioni. Hanno tra i quattro e i sette anni e stanno prendendo parte ad un progetto pilota alla Tufts University di Medford, Massachusetts, per “Dalla terza elementare due o tre volte l’anno usano il pc con il docente” visto che il 2014 è l’anno del linguaggio informatico, “Year of Code”, l’insegnamento dei codici di programmazione partirà nella scuola primaria. Una rivoluzione nelle aule che punta a trasformare le nuove generazioni da utenti passivi di tecnologia a veri e propri costruttori. L’obiettivo è di forgiare fin da piccoli i professionisti di un settore che presto sarà interamente nelle loro mani. Tant’è che in Inghilterra non manca chi sostiene che si debba privilegiare l’insegnamento del linguaggio informatico rispetto a quello delle lingue straniere. Considerato anche il fatto che loro con l’inglese, la lingua jolly, giocano in casa. Comunque sia, la nuova tecnologia non può più restare al di fuori della scuola. Al grido di “programmare è importante come leggere e scrivere” si plasmano intere classe di mini Mark Zuckerberg, Sergey Brin e Larry Page. Purtroppo, nelle elementari ticinesi non si parla il linguaggio informatico. “Non c’è neppure la richiesta da parte dei genitori - osserva il direttore Ottini -. Probabilmente ritengono che i figli siano già sin troppo esposti alla tecnologia”. Già. È vero che i bambini fin da piccolissimi usano strumenti tecnologici. Ma non sanno quello che c’è dietro. L’uso scorretto dell’iPad o di un pc, spiegano gli esperti, può risultare dannoso per lo sviluppo del bambino. Ed è proprio in quest’ottica la decisione delle scuole elementari di Locarno: “Proprio sui pericoli dell’informatica - spiega la direttrice, Elena Zaccheo -, a giugno organizzeremo due giornate per le quinte elementari assieme all’esperto Paolo Attivissimo. I docenti han- IL PRODIGIO Santiago Gonzalez ha iniziato il college a 12 anni e ha già sviluppato 15 app per iOS IL PROGETTO Massachusetts in prima fila per insegnare ai bambini il linguaggio di programmazione tramite il gioco I CORSI In Inghilterra il linguaggio informatico verrà insegnato nella scuola primaria Per bambini dai 5 ai 14 anni Coderdojo è una palestra digitale (dojo in giapponese è la palestra per arti marziali) inventata nel 2011 per insegnare la programmazione agli amici e replicata in 165 città del mondo I più piccoli sono accompagnati dai genitori ma agli adulti è vietato toccare la tastiera A seguirli ci sono dei mentor, l’insegnamento è diverso a seconda dei livelli di età costruzione di videogiochi basici Durante alcuni corsi viene utilizzato il programma Scratch del laboratorio del Massachusetts Institute of Technology, linguaggi Html, Css e Java L’OBIETTIVO piccoli circuiti con i led robot che si muovono (anche con materiale riciclato) elettronica programmazione robotica Codemotion è una start up che organizza conferenze sulla tecnologia e ora ha creato Codemotion Kids, i corsi per bambini LE MATERIE Fonte: La Repubblica no i computer e li usano con gli alunni a loro discrezione e bisogno”. Sì alle ricerche, ma no alla programmazione dunque. Almeno alle elementari. E così la pensano anche negli Stati Uniti, patria dei più recenti geni del linguaggio informatico, dove tre quarti delle scuole secondarie offrono corsi introduttivi d’informatica, ma meno di un quarto li rende obbligatori. Il governo federale non considera l’informatica una materia principale, per questo distribuisce pochi finanziamenti. Ma i bambini di quell’età sono davvero in grado di apprendere il linguaggio del computer? Sembrerebbe di sì. Tramite i corsi per creare app e videogame scoprono che il computer è una scatola vuota da poter riempire con le loro creazioni. Programmazione significa dare istruzioni al computer. Ed è quello che i ragazzini imparano a fare: infilare nel computer i loro prodotti, frutto della logica e della fantasia. Un istinto che sorprende: i bambini non hanno solo propensione a consumare oggetti tecnologici ma anche ad immaginarli. Il loro non è un vero e proprio apprendimento, ma hanno capacità innate. Da consumatori si trasformano in protagonisti e in un’ora realizzano un videogioco, ovviamente molto semplice. Insomma, così crescono i piccoli programmatori, quelli che in futuro faranno impallidire persino uno Zuckerberg. [email protected] vedere come i bambini rispondono a “ScratchJr”, la versione più semplice del linguaggio di programmazione “Scratch” creato dal celebre Mit (Massachusetts Institute of Technology). Il programma è stato inventato per insegnare agli studenti di appena otto anni come programmare utilizzando blocchi grafici al posto del testo. Strumenti come questo servono a capire se c’è davvero una lacuna nella programmazione di computer nelle scuole di oggi, come ritengono i ricercatori. Il pensiero generale è che i bambini crescono circondati da macchine estremamente potenti che non sono in grado di capire, per questo l’insegnamento deve essere rivisto così da preparare meglio i giovani ad un futuro professionale in cui il computer la farà da padrone. “Scratch”, a differenza dei tipici linguaggi di programmazione (che richiedono agli utenti di digitare comandi di testo complicati), usa blocchi colorati che sono legati insieme per creare righe di codice. “ScratchJr” è simile, ma i suoi comandi sono ancora più semplici. A prova di bimbo. È molto chiaro e i concetti diventano più complessi solo con i progressi del bambino, ma tutto è sempre fatto sotto forma di gioco. Un gioco proprio come far guizzare un serpente in un prato mentre un uccello arriva giù dal cielo. Semplice no? LEGUIDE &GLIITINERARI Pagina a cura di Ferrovie Federali Svizzere Che sconti e idee di vacanza nelle agenzie Ffs Grande successo in Ticino per la nuova brochure, “Tuffarsi nel relax”, disponibile nelle Agenzie viaggio Ffs del Ticino. Il volantino, edito in lingua italiana ed elaborato in collaborazione con Hotelplan e Travelhouse, è una raccolta di spunti e idee di vacanza per la prossima estate. Tutte le offerte pubblicate offrono al cliente prestazioni aggiuntive o riduzioni particolari, valide esclusivamente per prenotazioni nelle Agenzie viaggio Ffs di Bellinzona, Locarno e Lugano. Richiedete il prospetto speciale e scegliete la vostra meta per tempo, riuscirete in questo modo ad approfittare di condizioni di prezzo estremamente vantaggiose. I consulenti di vendita delle Ffs sono a vostra disposizione per qualsiasi prenotazione di viaggi e vacanze, per l’elaborazione di viaggi di nozze e la gestione di liste nozze e per viaggi di gruppo. AL ACANZE BALNEARI VA SOLE DELLA CROAZIA DA CHF 8 GIORNI A PARTIRE 455.–* CROCIERA NEL MEDITERRANEO A TIRE DA CHF RNI A PAR 8 GIORNI 610.–* NEGLI VIAGGIO CIRCOLARE A D USA CON PARTENZA LAS VEGAS DA CHF 15 GIORNI A PARTIRE * 1190.– Maggiori informazioni Agenzie viaggi Ffs Bellinzona, Locarno e Lugano ffs.ch/agenziaviaggi Consigli di viaggio per famiglie con bambini. Una scelta ampia per quanti prenotano per tempo, approfittando di numerose e convenienti offerte Per coloro che amano recarsi al mare in treno oppure “su 4 ruote” vi segnaliamo il Solaris Hotel Andrjia, un villaggio-vacanze in Croazia, nel cuore della Dalmazia, sulla costa adriatica tra Zadar e Split. Considerato il primo resort tematico della Croazia il Solaris Hotel Andrjia è un vero paradiso per i più piccoli. La facciata dell’albergo è verniciata e decorata in rilievo con gli elementi dei fondali marini e anche gli interni dell’albergo sono decorati con colori e immagini del mondo sottomarino. All’arrivo in hotel gli adulti vengono accolti al check-in, mentre che i bambini si intrattengono con la mascotte Solarko e i suoi amici, giocando con loro sullo scivolo a forma di vulcano. Il ristorante-buffet, che prevede anche un ampio spazio dedicato ai piccoli ospiti, offre menu dedicati e appetitosi e le “baby-sitter” dell’hotel si occupano di loro mentre gli adulti possono tranquillamente rilassarsi, consumando il loro pasto. Gli ambienti esterni, ben strutturati, sono Tra l’azzurro mare e il sole del Mediterraneo dotati di piscine per tutte le età e, a pochi passi del resort, si trova la spiaggia di ghiaia attrezzata per gli amanti del mare. Il Parco acquatico, primo sulla costa adriatica, fa parte del complesso alberghiero e propone un’offerta di programmi e di attrazioni. All’interno del resort è stato ricostruito fedelmente un tipico villaggio dalmata con ristoranti, caffè, bar, negozi e souvenir shop per scoprire come vivevano le popolazioni locali originariamente. L’ho- tel, dotato anche di un ottimo centro benessere, ricopre di attenzioni i suoi clienti e propone, tra l’altro, programmi di animazione giornalieri e serali con show, folclore, serate da ballo e eventi durante l’alta stagione. Molto apprezzato il miniclub estivo - dal 15 giugno al 7 settembre - , gratuito per i clienti dell’hotel. Le camere, arredate in modo confortevole, sono strutturate in modo tale che possono ospitare min. 3 fino a 5 persone e il soggiorno dei bambini con due adulti paganti è gratuito. Un’altra interessante proposta di viaggio ideale anche per famiglie con bambini è la crociera. Interessante infatti è il fatto che i bambini e i ragazzi fino al 18mo anno d’età pagano, quasi sempre, solo le tasse portuali, a condizione che soggiornino in una cabina con due adulti paganti. Prenotando quindi per tempo è possibile approfittare di quest’offerta, davvero interessante. Nella brochure “Tuffarsi nel relax” viene proposto un itinerario nel Mediterraneo occidentale a bordo della Msc Musica, della durata di 8 giorni, in partenza e con ritorno a Genova. La Msc è una compagnia di navigazione che ben rappresenta il meglio della tradizione crocieristica italiana. L’itinerario fa tappa a Civitavecchia, Palermo, Tunisi, Palma de Maiorca, Valencia, e Marsiglia, dando in ogni porto la possibilità, per tutti coloro che lo desiderano, di scendere per una visita individuale oppure di gruppo, scegliendo tra una delle tante proposte di escursioni. La Msc Musica, dal servizio eccellente, sa davvero coccolare i suoi ospiti, dai più grandi ai più piccoli. Dotata di 1275 cabine, arredate elegantemente, la motonave dedica grande attenzione alla gastronomia e al variegato programma di intrattenimento. Per i clienti delle Agenzie di Viaggio Ffs la quota include un credito a bordo oppure il pacchetto bevande incluso. Informazioni più dettagliate e altre proposte di viaggio nella brochure speciale “Tuffarsi nel relax”, disponibile in lingua italiana, nelle vostre Agenzie viaggio Ffs del Ticino. ***%&!$)#(% " 1"& +(& +))"- &(& -"*0(/ ,"!"." +/," % 0*-.,% * $%6 " * % )*-.,% *’.," GZZ (*!"’’%J ÃʾÑ!è.èÄ9-"145šè41.ªÄÍ,¦¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+)1ï"-& -¼©ì¦š;’66³5-)š(4-/ï0ÑÌï6"9Ê/ͦ’¬Þšè¬5ì&Ê5ÝÑ˙2’¼À°55šÑö,) +À¬.³Ó(úïæ1(!/ï!ú)Ý 16æ4Ý8Ñö¦;;/¬ÈÑûÞÊéèæÃñʾ +- +* 1*/$$&+ (&"*/" #&*+ #-= 8 CCC=7 A " (".&*$ ( A5:< B *0+1 ’*$++ 3="=4 ! #-= ;: 6CA=7 ; *0+1 -"*0(/ ’*$++ "2,-"..4 ! #-= ;;>69=7 ; -"*0(/ /-#& 4 ! #-= ;6 ?9;=7 ; -"*0(/ )./"-4 ! #-= ;6 6CC=7 ; -"*0(/ % &( 1"& +(+ !//+ ,"- ( 1+./- &),-".= %B DJ G H9M @ W9@5EB@ 5ECC9M5@2B@ <@DE 2 S7= R HMEHED9 N9CHM9 B2 NEBUY@ED9 H9M<9RR2 H9M KU2BN@2N@ 2RR@W@R3 HME<9NN@ED2B9J #M2Y@9 2BBL2CH@2 E<<9MR2 : HENN@4@B9 N59>B@9M9 @B W9@5EBE 9 B2 W9MN@ED9 H@V 282RR@ 2BB9 HMEHM@9 9N@>9DY96 WEBUC9 8@ 52M@5E 82 T 2 TZ CS7 52M@5E UR@B9 82 S== 2 G;=Z A>7 BUD>?9YY2 82 S7; 2 P7; C 9 2BR9YY2 82 G7O 2 T7; CJ " 5EC9 2BR9MD2R@W2 H2MR@5EB2MC9DR9 W2DR2>>@EN27 W@ HMEHED@2CE &2D>EE 1J"J7 @B DUEWE <UM>ED5@DE GZZI 9B9RRM@5E 8@NHED@4@B9 NUB C9M52REJ RURRE 5@F N@ 2>>@UD>EDE DUC9MEN@ 9KU@H2>>@2C9DR@ 9 S 2DD@ 8@ >2M2DY@2 89B 5ENRMURREM9J (2>>@EM@ @D<EMC2Y@ED@ NU XXXJM9D2UBRJ5? 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E se pure il mammismo è ora considerato un problema tale da provocare l’annullamento dell’unione siamo davvero messi male. “Ovviamente un attaccamento morboso a uno dei genitori è deleterio - dice -, tuttavia, se c’è il desiderio di restare uniti, Corbis La religione Il “mammismo” patologico è punito anche dalla Chiesa Se la suocera è troppo presente il matrimonio può essere nullo PATRIZIA GUENZI T di superare le difficoltà si riesce a trovare una sorta di modus vivendi”. Oltre alla fragilità c’è forse pure leggerezza nel compiere il grande passo. “Questo è indubbio. Prima di scambiarsi l’anello i due fidanzati dovrebbero chiedersi cosa vogliono davvero”. E oggi cosa vogliono le coppie? “Forse non lo sanno. Troppo poche sono quelle che fanno una scelta di fede. Non basta essere innamorati”. Ma è comunque una buona base. O no? “Sicuramente. Ma senza la fede non si resiste alle difficoltà. È un collante indispensabile per compiere il viaggio del matrimonio. A me piace ricordare Renzo e Lucia dei Promessi sposi quando incontrano padre Cristoforo, malato di peste, che dice loro: amatevi come compagni di viaggio. Ecco, il matrimonio è un lungo viaggio, con alti e bassi”. E la passione? “Se c’è un’esasperazione del piacere sessuale, quando finisce resta solo la disperazione. Il matrimonio non è stare sempre appiccicati, ma rispettarsi, ascoltarsi, condividere, il bello e il brutto”. Nella buona e nella cattiva sorte... “Il regista è solo Dio, dobbiamo seguire i suoi suggerimenti anche quando non ci stanno bene”. E con la fede si è più resistenti? “Certo. I modelli di riferimento non possono essere i personaggi della tv. Che esempio possono dare? ”. ra moglie e marito non mettere il dito. Proverbio sacrosanto, a cui molte suocere da sempre fanno spallucce. Invadenti, indiscrete, onnipresenti, s’infilano nella vita dei due sposi e… ci restano. Tollerate, ma spesso pure ben accolte, da uno dei due coniugi, quasi sempre lui. Eh sì, perché è sovente l’uomo a soffrire di “mammismo” nei confronti del proprio genitore. Così, si instaura una sorta di ménage a trois, in cui il vero coniuge è la suocera. Nulla si muove senza il parere e il consenso di mammà. Una dipendenza psicologica che sfiora la patologia. E se pensate di minimizzare, ritenendo che dopotutto non è così grave, che insomma si può anche chiudere un occhio che, si sa, il maschio è da sempre attaccato alla figura materna, vi sbagliate di grosso. Il mammismo rientra in uno dei problemi psicologici gravi, è un rapporto patologico che può anche determinare la nullità del matrimonio. Lo dice la Chiesa. Una scelta epocale. D’ora in poi il sacramento del matrimonio potrà essere dichiarato nullo dal Tribunale ecclesiastico - ovviamente seguendo un iter lungo e complicato - per il mammismo di uno dei due coniugi. S’aggiun- matrimoni celebrati nel 2012, sedici sono stati resi nulli per cause diverse. Inevitabilmente il mammismo andrà ad incrementare questa casistisca. Anche dal profilo del nuovo diritto di famiglia, visto che dal 2000 non viene più valutato il motivo del divorzio, si può solo immaginare che, tra gli altri motivi, ci possa essere anche la suocera troppo invadente. Una presenza, quella della suocera, ingombrante e che pregiudica anche le gioie del talamo.... Non si fa più pace nemmeno sotto le lenzuola, il sesso non basta più, spiega la sessuologa. Non basta più anche perché, forse, altro non c’è mai stato a spingere i due sposi a infilarsi la fede al dito. E quando l’intesa traballa... “C’è una fragilità di fondo, una banalizzazione dei sentimenti che mina le coppie”, nota severo don Feliciani. Non è una novità, da più parti c’è l’impressione che spesso ci si sposi senza grandi motivazioni. Così, un po’ per gioco, perché gli amici hanno già fatto il grande passo, mamma e papà ci tengono o lei è incinta... “Non c’è più una preparazione vera, s’è perso il concetto di famiglia, si pensa che il matrimonio sia una sorta di festa permanente. Ma in breve tempo ci si scontra con la realtà”, nota Daniele Jörg, avvocato divorzista. Una realtà in cui, spesso, si deve fare i conti anche con la suocera. E, allora, i guai diventano seri. Difficile trovare un modus vivendi, un giusto equilibrio. La luna di miele si esaurisce in un lampo, seguono le recriminazioni, i risentimenti e le difficoltà nel ritrovare un’intesa comune da cui ripartire. “Da quando nel divorzio è stato eliminato il concetto di colpa, quindi anche di punizione, il valore del matrimonio si è completamente svilito - nota Jörg -. Tant’è che anche dopo un divorzio non si è imparata la lezione e ricomincia la trafila con un altro partner”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi 2 3 ge a quei motivi che già possono determinare la nullità per vizi di volontà, come i disturbi e le deviazioni che impediscono una normale e naturale vita sessuale, o se uno dei due fidanzati si sposa con la riserva mentale di non volere dei figli. Intanto, in Svizzera si va all’altare sempre meno. Negli ultimi quindici anni, il numero di unioni cattoliche nelle diocesi di Sion, Lugano e San Gallo è sceso del 40%. Fenomeno analogo si registra nelle Chiese riformate. Su 17.550 “Non c’è più il concetto di colpa e s’è svilito il significato dell’unione” sipuòchiederese... 1 Incapacità di assolvere agli obblighi matrimoniali Essersi sposati con riserva mentale L’incapacità di assolvere agli obblighi matrimoniali a causa di problemi psicologici e neurologici. In questo capitolo rientra il mammismo, quando “lo sposo diventa un sostituto e il vero coniuge è invece la mamma o il papà”. Se per ogni scelta serve l’approvazione di un genitore, il ménage di coppia diventa un simulacro e il matrimonio non è più un atto di volontà consapevole 4 L’assenza di responsabilità verso l’altro coniuge In aumento nelle richieste di annullamento c’è il riferimento al narcisismo. In particolare, se il peso del ménage è tutto sulle spalle di uno solo, l’altro non fa nulla e delega qualunque cosa, anteponendo ai diritti e ai doveri della vita di coppia i suoi hobby e interessi vari. Insomma, seppur sposato uno dei due non considera diritti e doveri del matrimonio, ma vive una vita da single La convinzione che il vincolo si possa sciogliere Fra i vizi di volontà pure quello di essere convolati a nozze con la riserva mentale di non volere dei figli e, quindi, non accettare la finalità procreativa del matrimonio, fondamentale invece per la Chiesa cattolica. Se uno dei due sposi al momento del “sì” non ha rivelato i suoi dubbi in proposito ecco che l’altro può chiedere che il vincolo sia annullato. Da qui, infatti, si aggiungono molte concause psicologiche 5 Immaturità e mancanza di discernimento Un aumento del peso della litigiosità e della conflittualità fra i coniugi è dovuto all’immaturità, così come la mancanza di discernimento, di capacità di giudizio su diritti e doveri del matrimonio. Secondo la Chiesa, questo è uno dei sintomi della mancanza di preparazione alla vita matrimoniale, di molte coppie che si sposano senza sapere bene a cosa stanno realmente andando incontro Salire all’altare con la riserva mentale sull’indissolubilità del matrimonio è uno dei motivi classici di annullamento. In sostanza, uno dei due mentre infila l’anello al dito all’altro pensa già alla possibilità del divorzio, e magari anche a quella di risposarsi. Per la Chiesa, se uno dei due coniugi pensa sia possibile sciogliere il vincolo matrimoniale, significa che non ha una corretta consapevolezza spirituale del sacramento 6 I problemi di tipo sessuale Nella casistica del Tribunale ecclesiale anche i problemi di tipo sessuale che impediscono o rendono molto difficoltosa l’unione coniugale e una normale e naturale vita di coppia. Tra queste c’è l’impotenza, un tempo la ragione più diffusa di annullamento insieme al matrimonio non consumato, ma anche le deviazioni sessuali causate da impostazioni di vita vissute sin dalla giovinezza “B è, certo, la presenza di una suocera ingombrante incide eccome sul matrimonio e sul rapporto di coppia. Ci va di mezzo anche l’intesa sessuale, complicato condividere il talamo essendo in tre”. Non fa giri di parole la dottoressa Rosamaria Spina, sessuologa e perito del Tribunale ecclesiastico e individua esattamente il terreno di scontro di due sposi in crisi: il letto. “Se ci sono dei problemi, di qualsiasi tipo, diventa arduo ritrovarsi nell’intimità, si preferisce evitarsi. Con conseguenze anche nefaste per l’unione”. Convivere con una suocera non è certo facile. “Ovvio. Ma spetta al figlio, della suocera intendo, cercare di mediare, in modo intelligente però non riversando la colpa sul partner. Perché la presenza di una suocera può anche essere una risorsa”. Più facile a dirsi che a farsi... “Un accordo va trovato, se non ci si prova significa che il matrimonio poggia davvero su basi fragilissime”. Non crede che a volte ci si sposi, anche in Chiesa, con troppa leggerezza? “Sono d’accordo. Spesso le coppie finiscono sull’altare perché è una logica conseguenza di una relazione che dura da un po’, perché tutti se l’aspettano, perché è una festa... Ma in realtà non c’è una reale consapevolezza di ciò che si va a fare. I due non si sono mai interrogati seriamente sui motivi che li spingono a compiere il grande passo. Insomma, non sempre il rito religioso è sentito”. Così, quando iniziano le difficoltà tutto salta. “Probabilmente il dialogo è sempre stato carente se la coppia alla minima crisi smette di comunicare e a non più ritrovarsi nell’intimità”. Ma quanto pesa il sesso in una crisi di coppia? “A volte è la causa della rottura, ma questo soprattutto se ci sono delle disfunzioni fisiche. Spesso c’è però già un’insofferenza di fondo che s’infila anche sotto le lenzuola”. IL CAFFÈ 2 marzo 2014 28 Di norma i bimbi nati prematuri pesano meno di 2500 g tra parentesi In Svizzera ben l‘8% dei bambini nascono prematuri Il parto prematuro avviene prima della 38esima settimana Discutere e parlare migliora il cervello del bebè prematuro Spesso gli organi del prematuro non sono ancora autonomi CRISTINA GAVIRAGHI C osa può esserci di più rassicurante per un bimbo appena nato di un tenero abbraccio e del sentire le voci di mamma e papà? Se il piccolo in questione poi ha avuto troppa fretta di venire al mondo, udire le parole pronunciate dai genitori potrebbe avere anche un effetto quasi terapeutico, aiutando lo sviluppo delle sue funzioni cognitive. Alla Brown University, la pediatra Betty Vohr ha indagato gli effetti che i suoni ascoltati da bambini, nati tredici settimane prima del termine naturale della gravidanza, potevano avere sullo sviluppo della loro mente e ha pubblicato i risultati delle sue ricerche sulla rivista Pediatrics. L’equipe dell’esperta ha registrato per 16 ore, tramite uno strumento digitale in grado di registrare e discriminare parole e vocalizzi, ciò che veniva percepito ed emesso dai piccoli quando questi avevano raggiunto, nonostante fossero già stati partoriti, un’età corrispondente alla trentaduesima e trentaseiesima settimana di gestazione. Raggiunti poi i sette e i 18 mesi di vita, i bambini sono stati sottoposti a test per valutarne le abilità legate al linguaggio e alla comunicazione. È stato rilevato che a ogni aumento di 100 parole, pronunciate da un adulto e ascoltate da un neonato giunto alla trentaduesima settimana, corrispondeva un incremento di due punti nel punteggio dei test cognitivi svolti dal bambino all’età di un anno e mezzo. Risultati analoghi si riscontravano anche eseguendo i test quando i piccoli avevano sette mesi di vita e quando si consideravano i suoni da loro ascoltati all’età di trentasei settimane. “Per me è stato incredibile dichiara Vohr - scoprire che per un bambino, nato due mesi prima della data prevista, il ruolo delle parole pronunciate da un adulto sia già così importante”. Tanto potrebbero fare dunque, per lo sviluppo mentale dei bimbi, i discorsi di L’evoluzione della parola nei bimbi venuti al mondo prima del termine può rischiare di subire un ritardo mamma e papà pronunciati nei reparti di terapia intensiva neonatale dove sono ricoverati i piccoli prematuri. “Cercare di comunicare e interagire verbalmente con i propri figli nati prima del termine, anche se non sono ancora in grado di parlare, potrebbe fare davvero la differenza nella maturazione di certe loro attività cognitive”, afferma l’esperta. Precedenti studi hanno mostrato come sia importante ascoltare e cercare di rispondere a un discorso per lo sviluppo di una normale abilità del linguaggio. L’evoluzione di tale capacità, nei bambini prematuri, cioè nati prima della trentasettesi- Questo nostro a more La risposta di Linda Rossi Capisca i motivi della stanchezza e poi lavori su respiro e bacino P osso capire che per lei, maschio, il confrontarsi con questo tipo di difficoltà sia devastante. Quindi fa bene ad attivarsi sin da subito per evitare che la disfunzione erettile diventi permanente. Bene aver lavorato sulla respirazione, ma è certo di essere ricorso a quella addominale e non a quella toracica? La prima ha quale effetto di abbassare l’ansia ed è la respirazione degli sforzi lunghi. La seconda è la respirazione degli sforzi brevi, quella che caratterizza l’ansia con tutte le sue sgradevoli derive fisiche. Ovviamente è fondamentale che lei, al di fuori dell’incontro amoroso, impari questo tipo di respirazione e si alleni regolarmente alfine di padroneggiarla. In merito ai tentativi fatti per ritrovare l’erezione mi auguro che non sia ricorso alla manipolazione diretta sul pene; questo infatti sarebbe come un cercare volontariamente un riflesso che La lettera Vent’anni e da un mese con una coetanea a volte faccio cilecca dopo i preliminari H o vent’anni e sto con una coetanea. Malgrado sia passato solo un mese ci amiamo già tanto e stiamo molto bene insieme, ma qualcosa mi affligge. La prima volta che abbiamo fatto l’amore è andato tutto bene, ma alla seconda è apparso un problema d’erezione. Durante i preliminari tutto bene, al momento della penetrazione non ce la faccio. E allora riprendiamo i preliminari per stimolarmi, ma poi succede di nuovo. Questo mi capita a “singhiozzo”, nel senso che quando ci vediamo nei weekend talvolta funScrivi a LINDA ROSSI ziona meravigliosamente, ma quasi psicoterapeuta e sessuologa la metà delle volte no, la sera prima Posta: Linda Rossi – Il Caffè va, il giorno dopo no. Ho provato a Via Luini 19 - 6600 Locarno controllare la respirazione o a stimolarmi con pensieri o con i sensi E-mail: (l’avevo letto nella sua rubrica), ma [email protected] non è servito. Prima di lei ho avuto alcuni rapporti occasionali con ragazze diverse e tutto andava bene. Inizialmente ho pensato che fosse dovuto alla stanchezza visto che in settimana, soprattutto nel weekend, sono tanto impegnato con uno sport che mi toglie molte energie. Però mi è sembrata una scusa banale. Se non riesco a far l’amore con la mia ragazza anche quando ho molta voglia di lei deve esserci un problema. Lei mi rassicura, ma io ho paura che se non trovo una soluzione si rovini il nostro rapporto. Può darmi qualche consiglio utile? FiberSpeed ma settimana di gestazione, rischierebbe di subire un ritardo rispetto a quanto accade nei nati a termine, causando deficit anche in età scolare e nell’adolescenza. E non basterebbero coccole e carezze per cercare di recuperare queste lacune. “Il cervello è come un meraviglioso computer”, precisa Vohr, “e migliora quanto più è stimolato; ecco perché è importante parlare al bambino già nelle prime settimane dopo il parto, cercando di stabilire con lui una vera e propria interazione a cui reagirà prima emettendo semplici vocalizzi e, col passare dei mesi, pronunciando le prime piccole parole”. Il ritmo vertiginoso con cui si formano le connessioni cerebrali nei primissimi anni di vita di un bimbo rende questa fase temporale il periodo più adatto per fornire stimoli al cervello ed evitare eventuali ritardi nella capacità di comunicare. Lo studio statunitense ha coinvolto un piccolo numero di neonati, ma i risultati incoraggiano nuove ricerche su come influenzare lo sviluppo del linguaggio nei nati prematuri. Nel frattempo gli esperti consigliano ai genitori di questi bambini di non sottovalutare il ruolo attivo che possono avere nello stimolare la mente dei figli, raccontando loro una storia, cantando una canzoncina o semplicemente parlando, il modo più facile e immediato per aiutarli a crescere. Più velocità a minor costo Internet Router Wi-Fi GRATUITO invece scatta e si mantiene grazie a uno stimolo adeguato, come, ad esempio, quei pensieri per lei eccitanti. Se d’altro lato non ha notato una coincidenza con un’importante assunzione di alcolici e se in generale lei non è una persona particolarmente ansiosa, allora forse può considerare come valido l’impatto della grande stanchezza fisica senza pensare sia una “scusa banale”. Un modo per saperlo è quello di verificare se, quando è più riposato, la sua sessualità funziona bene o se si presenta lo stesso fenomeno. Si ricordi anche l’altra importante abilità sessocorporea che consiste nel movimento di oscillamento del bacino abbinato alla respirazione addominale. Più precisamente sappia che quando va in avanti con il bacino espira (perché i muscoli addominali si contraggono), quando invece va indietro con il bacino inspira (poiché gli addominali si distendono). Grazie a questo movimento gioca con le tensioni muscolari, poiché non è rilassandosi che ritroverà l’erezione. 15/1.5 Mbit/s 24. 90 mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese BenEssere Se il piccolo è nato troppo presto, sentire le voci di mamma e papà lo aiuta a sviluppare le sue funzioni cognitive L’APPETITO VIEN MANGIANDO. Fine Food è sinonimo di pregiate specialità culinarie provenienti da tutto il mondo, come per esempio lo Shortloin Eye of Irish Lamb, una lombata d’agnello G£Ó Ł¬Ł£ıŸ˘ Ò−£o˘Wˇ˘Á irlandese che deve il suo gusto inconfondibile ai metodi di allevamento tradizionali. Consultate le nostre ricette su çççðo¹¹þðoˆÕ–æ£fl¹¹x IL CAFFÈ 2 marzo 2014 ILLAVORO LASOCIETÀ L’INCONTRO C’ERA UNA VOLTA L’INDUSTRIA COSÌ CAMBIA LA PRODUZIONE IL “PRIVATO” FINISCE DIETRO LE SBARRE DEL CARCERE LUXURIA: “COMBATTERÒ MA SENZA ETICHETTE” ALLE PAGINE 32 e 33 SCHIRA A PAGINA 35 ARMENI A PAGINA 42 tra virgolette RIFLESSIONI D’AUTORE CULTURA | POLITICA | STILI | SPORT | INCONTRI UNA SETTIMANA UNA PAROLA Est Troppe contraddizioni nella difficile transizione dai regimi comunisti alla nuova democrazia. Con rischi e pesanti incognite sul futuro LUIGI BONANATE Ti-Press L o studio delle carte geografiche ci insegna che le mappe non sono altro che la rappresentazione del punto di vista dal quale definiamo il nostro rapporto con il pianeta e con cui costruiamo una visione del mondo. Dal luogo nel quale ci collochiamo, deduciamo non soltanto a quale punto cardinale fare capo, ma anche quale direzione il mondo imbocchi. Mentre l’idea di Occidente ci parla di declino e di tramonto (l’occaso dei poeti), non solo della giornata, ma della civiltà o della grandezza degli imperi, l’Est illustra l’idea opposta: il futuro, l’inizio di un’avventura e di un viaggio. Oriente magico e misterioso... Per un occidentale, nato nell’Europa continentale, che è la culla della civiltà come noi siamo abituati a pensarla (dalla Grecia a Roma, e poi dal Sacro romano im- L’Occidente è stato la terra della civiltà eurocentrica, mentre l’Oriente restava quasi impenetrabile e misterioso pero agli imperi francesi e inglesi), i punti cardinali hanno segnato le tappe della nostra storia. L’Occidente (con il Nord) è stato la terra delle conquiste e dello sviluppo della civiltà eurocentrica, intanto che l’Oriente (associato al Sud) continuava a restare un mondo quasi impenetrabile, culturalmente lontanissmo da noi, religiosamente alternativo rispetto alle nostre tradizioni (confucianesimo e buddhismo non si integrano con le teologie cristiana, islamica, ed ebraica), socialmente e industrialmente infinitamente più arretrato dell’Occidente. L’Oriente rimaneva il regno dell’esotico. Destinazione di esploratori e curiosi (come André Malraux), difficilissimo da comprendere nel suo spirito e nella sua cultura. Ma poi l’Est improvvisamente fece esplodere le nostre visioni geografiche del mondo. Superata l’età del colonialismo e sopraggiunta la grande svolta della Secon- da guerra mondiale, questo punto cardinale si impose a tutto il mondo, a partire dal suo raddoppiamento, e dai due diversi nomi che gli abbiamo dato: “Europa dell’Est” e “Estremo Oriente”. Definizioni che evocano momenti centrali della storia contemporanea. Incominciando dall’Estremo Oriente, che è il più lontano da noi, vedemmo il Giappone diventare uno dei poli più avanzati dell’industrialismo mondiale, e una Cina faro del comunismo internazionale: due imprevisti, ma importantissimi punti di riferimento per la società occidentale. Ancora più anomalo si rivelò, alla fine della guerra, l’insediamento nell’Europa dell’Est di un grande impero, quello sovietico, costruito su un sogno avveniristico (il socialismo), che si tradusse ben presto in una società autoritaria e illiberale, tanto da diventare simbolo di oscurantismo e arretratezza economica. Quella “cortina di ferro” che, secondo il famoso discorso del 1946 di Churchill, era scesa da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico aveva effettivamente diviso il mondo in due. L’Occidente eravamo “noi”, cioé l’Europa occidentale associata all’America del Nord, uniti dalla cultura storica, dai valori politici, dall’ideologia liberal-democratica, e dal capitalismo. L’Europa dell’Est era esclusa da tutto ciò e condannata all’arretratezza, impossibilitata a competere con lo straordinario sviluppo industriale e tecnologico del mondo occidentale. Soltanto lo sport, per molti anni, fu utilizzato come vetrina delle virtù del socialismo reale, producendo non pochi “mostri”, dai muscoli gonfiati, dalla salute devastata, ma capaci, di momento in momento, di sconfiggere in gara qualsiasi atleta occidentale. Ma la storia delle difficoltà storiche dell’Est non finisce lì, perché anzi essa va incontro a un evento di immensa portata storica, inimmaginabile nelle sue dimensioni: il crollo dell’Urss. Quell’Unione Sovietica che aveva egemonizzato, controllato e represso poliziescamente qualsiasi tentativo di sganciamento, causò quasi in un solo istante un cataclisma di portata epocale. Pur restando la Russia acora oggi lo Stato territorialmente più gran- de del mondo, laddove nell’89 c’era un solo grande Paese, oggi ce ne sono diciannove! Ma non tutto è andato per il meglio, in questa grandiosa transizione dal comunismo di Stato alla democrazia di ispirazione occidentale. Così come il comunismo era fallito, la liberal-democrazia trova oggi molte difficoltà a strutturarsi adeguatamente. E così, mentre alcune delle ex-Repubbliche socialiste si adattarono quasi immediatamente, ciascuna a modo suo, ai modelli occidentali (Polonia, Ungheria, Repubbliche baltiche), altre si sono improvvisamente scoperte ricchissime di risorse naturali, ma incapaci di muoversi sul nuovo scenario, e preferirono restare agganciate alla ex-grande madre russa. Ma troppe contraddizioni in un colpo solo rischiano di causare un ingorgo, che è esattamente quello che vediamo crescere in alcuni di L’espansionismo autoritario e il revanscismo di Putin che sogna una grande restaurazione della Russia questi Paesi: quello ukraino ne è soltanto il più recente esempio. In tutto ciò sguazza l’espansionismo autoritario e revanscistico di Putin, che sogna una grande restaurazione. L’Est europeo (storica sede di grande e nobile cultura) si trova ora ad affrontare una sfida di immensa complessità politica e culturale, muovendosi in un ambiente - quello dell’Unione europea - che non è sempre attento alle vicende esterne ai suoi confini. Un ambiente geloso delle sue fortune, e in un quadro internazionale in cui l’altra ex-grande potenza, gli Stati Uniti, non dà segno di avere idee chiare. L’Est va oggi dall’Europa all’Asia e c’è chi prevede che, se ci sarà, la prossima grande guerra scoppierà proprio al nostro Est, tra Europa orientale e Asia centrale. C’è di che non dubitare, insomma, che se il futuro del mondo si volge verso Est, non sappiamo ancora bene quale futuro sarà. DOMENICA LIBERO D’AGOSTINO EVASIONE FISCALE LAST MINUTE E roico. Davvero eroico Brady Dougan. Davanti alla commissione d’inchiesta Usa sull’evasione fiscale, il Ceo di Credit Suisse ha scaricato sulle spalle di alcuni dipendenti della banca la responsabilità di aver aiutato migliaia di clienti americani a nascondere capitali non dichiarati. Il vertice e il management del CS non ne sapevano nulla, ha affermato Dougan. Non sapevano dei voli turistici dei consulenti verso gli Usa per conquistare nuovi clienti, che per agganciarli si organizzavano eventi e si regalavano biglietti omaggio per manifestazioni sportive e culturali. Non sapevano neanche che nella filiale del CS all’aeroporto di Zurigo era stato creato un servizio “last minute” per offrire ai potenziali evasori la possibilità di sbrigare le loro pratiche senza lasciare lo scalo. Parola di banchiere. IL CAFFÈ 2 marzo 2014 33 GLI OPERAI/2 Anna Maria Palmisano; sotto Alberto Cipriani e Antonio Alfiero (con le braccia conserte); in basso Giusy Larosa; sotto, Giovanni Comparetto GLI OPERAI/1 Nella foto sotto, Michele Grillo e, accanto a destra, Francesco Pansini; in basso, uno degli ingressi dell’impianto Fiat di Mirafiori. Migliaia di dipendenti oggi sono in cassa integrazione tra virgolette INTICINO “Alle cinque l’ultima colata poi si spensero tutte le luci” I ricordi di “famiglia” della storica acciaieria di Bodio Il lavoro La produzione che cambia L’OPINIONE Il sociologo De Masi “La tecnologia ha stravolto tutto” C’era una volta “L l’industria Dalla Fiat alla Monteforno, dalla svolta all’estinzione... i grandi mutamenti produttivi raccontati dagli operai La fabbrica, come storicamente l’abbiamo conosciuta, non tornerà più. Tecnologia e globalizzazione, sostiene il sociologo del lavoro Domenico De Masi, ne hanno decretato il tramonto. Il triste declino della grande industria di una volta, cancellata dai GLI EX OPERAI E DIRIGENTI A sinistra Antonio Delogu; sotto, l’ex capo del personale della Monteforno Carlo Franscini e, a fianco, Bruno Gatti a fabbrica come l’abbiamo conosciuta storicamente, con quel retrò romantico da grande mamma che offre lavoro a intere famiglie, garantisce il doposcuola ai figli, lo spaccio aziendale e anche una polisportiva, non tornerà più”. Domenico De Masi, sociologo del lavoro, ha visto il tramonto della vecchia grande industria. “Un tramonto dettato da due fattori: la tecnologia e la globalizzazione. Con la tecnologia le macchine hanno sostituito i lavori più usuranti, ripetitivi, pericolosi- La globalizzazione ha spostato certe produzioni in aree del sud del mondo dove i diritti dei lavoratori non sono arrivati e tutto ancora costa poco”. Non solo: la globalizzazione ha portato una concorrenza sempre più internazionale. “Il mercato è cambiato profondamente - aggiunge De Masi - oggi quel che conta è la specializzazione, perché gli impieghi solo esecutivi sono sempre meno richiesti per effetto della tecnologia. Servono meno operai ma più ingegneri, più professionisti del marketing per vendere i prodotti. Quei tempi non torneranno più”. mutamenti produttivi che hanno pure stravolto la vita degli operai. Come raccontano il reportage di Famiglia Cristiana dalla Fiat di Torino e quello del Caffè tra gli ex dipendenti della Monteforno di Bodio, con cui svanì il sogno siderurgico del Ticino. ALBERTO CHIARA Fotoservizio PAOLO SICCARDI E due. Torino viene disarcionata per la seconda volta nell'arco di un secolo e mezzo. Nel 1864 smise i panni di capitale d’Italia. Ora cessa di essere la capitale dell’auto. La Fiat cambia nome e se ne va. Quanto meno sposta altrove molte funzioni che contano. La nuova holding, frutto della fusione tra il Lingotto e Auburn Hills, Detroit, si chiama Fiat Chrysler Automobiles, con tanto di logo e acronimo (Fca) coniati apposta: la sede legale sarà in Olanda, per la residenza fiscale è stata scelta la Gran Bretagna, come Borsa principale si è optato per Wall Street. C’è pure piazza Affari, a Milano. Ma un passo indietro. Mercoledì 29 gennaio il Consiglio d’amministrazione alza il velo sul nuovo gruppo e vara una riorganizzazione che dice molto, ma non tutto, dal momento che il piano industriale sarà presentato solo a maggio, negli Usa. C’è chi sorride, come il presidente John Elkann (“La nascita di Fca segna l'inizio di un nuovo capitolo della nostra storia”). E c’è chi gioisce, come Sergio Marchionne, che si presenta all’appuntamento come amministratore delegato della Fiat e, al tempo stesso, anche come presidente e amministratore delegato di Chrysler: “È il giorno più importante della mia carriera”. Fuori dal Lingotto, una fredda pioggia mista a neve sferza volti, ricordi, speranze. Giovanni Comparetto ha 47 anni, una moglie e due figli da mantenere. È operaio Fiat dal 1988. “Ho cominciato nello stabilimento di Rivalta, poi chiuso - spiega -. In seguito, sono stato spostato a Mirafiori. Assemblo radiatori. Lì produciamo ancora la Mito. Ma si lavora sempre meno. Siamo in cassa integrazione. C’è chi lo è da due anni e mezzo di fila”. Speriamo che Marchionne... “Veniamo chiamati ogni tanto - precisa Comparetto -. Per me, l'ultima volta è stata a metà dicembre: tre giorni. Se mi va bene, ritorno in fabbrica entro la fine Ti-Press Dipendenti Fiat Metalmeccanici Solo nelle fabbriche di Torino nel 1980 erano 130mila, oggi 10mila La più grande federazione sindacale Ue conta sette milioni di lavoratori Metallurgia Secondario In 20 anni dal 1980 gli addetti in Italia sono scesi da 260mila a 155mila Il peso della produzione industriale rappresenta il 15,6% del Pil europeo Siderurgia Forza lavoro In 10 anni dal 2003 la produzione Ue ha perso 10 milioni di tonnellate Dal 47% del 1960 la manodopera svizzera nell’industria è scesa al 23% di febbraio. Stando a casa tutto il mese, senza assegni familiari e detrazioni si prende 850 euro. Per fortuna non devo pagare mutuo o affitto. Sergio Marchionne? Non lo reputavo santo cinque-sei anni fa, non lo ritengo un diavolo oggi. Confido che mantenga la parola e che investa a Mirafiori”. “Mi spiace che Torino continui a perdere pezzi, e lo dico io, uomo del Sud: devo tutto a questa città e alla Fiat, dove ho lavorato tra il 1977 e il 2008 - sospira Michele Grillo, 59 anni, in pensione dopo una vita da operaio, prima, e da impiegato, poi -. Sono nato a Guardia Sanframondi, in provincia di Benevento. Mi sono trasferito a Torino nel 1976. Tempo un anno e sono entrato in Fiat. Prima al Lingotto, quindi a Mirafiori, in Carrozzeria. Ho cominciato montando le 127. Me ne sono comprata presto una: poco più di tre milioni di lire. E poi ho acquistato casa: 45 milioni. La banca ti faceva il mutuo senza tante storie. Essere operai Fiat era un orgoglio e una garanzia. Con mia moglie e mia figlia siamo stati bene. Ogni tanto passo davanti alle porte dalle quali entravo e uscivo. La 2 è spesso deserta. Chiuso il chiosco dove si prendeva un Beniamino Piro, 71 anni Se facevo il primo turno mi svegliavo alle tre, prendevo il treno Asti-Torino delle 4.10 caffè al volo. Sparito il giornalaio che veniva ai cambi turno. La porta l’hanno addirittura buttata giù per costruire un concessionario, il Mirafiori Motor Village”. All’alba in fabbrica “La fatica, tanta, era compensata dalle soddisfazioni - conferma Beniamino Piro, 71 anni, operaio alle Meccaniche dal 1966 al 1988, sposato, due figli -. Sono calabrese di Campana, in provincia di Cosenza. Sono emigrato al Nord nell’aprile 1960. Prima tappa: Asti. Ho cominciato nel settore del legno, quindi sono passato all'industria meccanica. Quando, sei anni dopo, sono stato assunto in Fiat, mi è sembrato di aver vinto alla lotteria. Certo: se facevo il primo turno mi svegliavo alle tre, prendevo il treno Asti-Torino delle 4.10, arrivavo alla stazione del Lingotto alle 5 suonate e su un pullman riservato raggiungevo le Meccaniche, porta 31, dove oggi c’è la Case New Holland (Cnh), l’ex Fiat trattori e movimento terra. Il rischio è che la capitale dell’auto, o quel che ne rimane, si trasformi in museo a cielo aperto”. “No, no, per carità - interviene Rodolfo Gaffino Rossi, che del Museo nazionale dell’automobile di Torino è il direttore -. Questo territorio ha le carte in regola per non farsi travolgere. La storia dimostra che è possibile. Nel 1864 Firenze fu designata capitale del Regno e Torino si sentì mancare il fiato, ma seppe reagire. Nel 1865 incartò il primo gian- Giusy Larosa, 44 anni Eravamo rimasti 1.100, senza prospettive e con soli 600/800 euro al mese duiotto, nel 1889 inaugurò la Mole Antonelliana, nel 1897 osservò la Juventus segnare i primi gol e nel1899 registrò l’uscita del primo modello Fiat. Nel giro di trent’anni, perso il prestigioso ruolo di capitale d’Italia, Torino vide nascere ciò che l’ha resa famosa in tutto il mondo. Per quanto riguarda le quattro ruote c’era in città un saper fare diffuso: nel Novecento, si contarono più di 70 aziende automobilistiche e oltre 80 carrozzieri. Oggi il territorio vanta un sistema universitario d’eccellenza, Politecnico in primo luogo, che attira studenti da ogni dove. Qui hanno centri di ricerca e centri stile case automobilistiche come la tedesca Volkswagen o la cinese Changan”. Meglio dei tedeschi “La Fiat ha salvato la Chrysler e ciò ha permesso alla Fiat di salvarsi a sua volta. Tra il 1998 e il 2007 ci provò invano la Daimler: gli italiani ce l’hanno fatta dove hanno fallito i tedeschi di Mercedes”, ragionano Alberto Cipriani, della Fim-Cisl nazionale e Antonio Alfiero, della Fim-Cisl torinese. “È finita un’epoca, si dice. Vero. Ma adesso si conclude un processo avviato vent’an- ni fa. Questa città può farcela. La nascita del settimo gruppo automobilistico al mondo, che punta a produrre cinque milioni di vetture all’anno, non significa la deindustrializzazione del capoluogo piemontese e dell’Italia. Anzi. L’eccellenza fatta di processi produttivi che puntano alla precisione di un orologio svizzero e di auto di qualità sono le chiavi del successo. Ricordiamoci che nel 2012 Pomigliano ha vinto l’Automotive Lean Production, un prestigioso premio assegnato da una giuria di esperti tedeschi che valuta 700 stabilimenti in tutta Europa. Purtroppo dobbiamo dimenticarci i numeri di una volta. A Mirafiori non ci saranno più i 60 mila dipendenti d'un tempo, ma se, passando dalle parole ai fatti, si completerà il polo del lusso, le 18 mila persone a vario titolo oggi occupate, 4 mila delle quali in cassa integrazione, potrebbero tornare tutte al lavoro e magari si assumerà pure. Guardate l’ex Bertone di Grugliasco”. Giusy Larosa, 44 anni, 3 figli, parla d’un fiato prima di entrare con il secondo turno: “Alla Bertone eravamo rimasti 1.100, senza prospettive, aggrappati ai cosiddetti ammortizzatori sociali, tra 600 e 800 euro al mese. Arrivò la Fiat. Faremo Maserati, disse. Mamma mia, che scommessa. Le Quattroporte e le Ghibli che escono da qua (si producono circa 150 vetture al giorno, ndr.) si vendono. E noi lavoriamo. Siamo stati affiancati da colleghi di Mirafiori. Adesso, in tutto, siamo più di 2 mila”. Francesco Pansini, 47 anni, due figli, in Bertone dal 1989, conferma il lungo calvario e il senso di riscatto che oggi caratterizza lui e gli altri operai. Annamaria Palmisano, 36 anni, un figlio, confida: “Avevamo paura di perdere il lavoro. Le cose sono cambiate grazie alla Fiat. Un anno fa la banca mi ha finalmente concesso il mutuo. Abbiamo comprato casa”. © Famiglia Cristiana MAURO SPIGNESI A ntonio Delogu quel giorno di vent’anni fa lo ricorda come fosse ieri: “L’ultima colata è venuta giù alle cinque del mattino del 31 gennaio 1995. Poi alla Monteforno di Bodio si sono spente le luci. Per sempre”. La malinconica parabola della grande acciaieria, nata nel 1946 su iniziativa di due industriali piemontesi, in Ticino la ricordano ancora tutti. “E non solo perché un’industria così non è più nata, non solo perché è arrivata a distribuire oltre mille salari, ma anche perché la Monteforno non era solo un’azienda, era qualcosa di più, di speciale”, racconta ancora Delogu che era entrato in fabbrica giovanissimo. “Arrivai a Bodio da Tula, il paese della Sardegna dove sono nato, esattamente il 17 settembre 1961”. Oggi Delogu vive a Faido, ed è la memoria storica della Monteforno, i cui ultimi pezzi, compreso un forno di colata, vennero smontati e caricati su undici camion che la notte del 28 maggio 1998 in fila uno dietro l’altro come in un corteo funebre attraversarono lentamente il Ticino diretti al porto di Genova dove vennero imbarcati per l’Indonesia. Contro la chiusura della fabbrica, che sosteneva l’intera economia delle Tre Valli, ci fu una lunga battaglia alla quale partecipò idealmente tutto il Ticino. “Perché la Monteforno oltre a garantire salari e benessere a tutta la zona era una sorta di famiglia allargata”, ricorda Gabriele Cieslakiewicz, che dentro l’acciaieria ha passato trentanni della sua vita. Quaranta, invece, li ha passati lì dentro Bruno Gatti: “Sono entrato nel 1953. Prima – racconta - facevo il pasticciere, tanti di noi venivano da altri settori, c’erano muratori, agricoltori. Si partiva dai rottami che arrivavano da ogni parte del mondo, avevamo anche spezzoni bellici che andavano trattati con una certa prudenza prima di finire in fonderia. Ma l’ acciaio per i tondini del cemento armato che usciva dalla Monteforno era all’avanguardia. Io poi sono diventato il responsa- bile della prevenzione, avevamo avuto 13 morti. Devo dire che dopo un lungo e paziente lavoro, dopo aver eliminato situazioni di pericolo, gli infortuni sono diminuiti drasticamente”. È stato calcolato che grazie a quanto guadagnava allora un lavoratore della Monteforno, per effetto delle ricadute economiche e dei soldi spesi nel territorio, vivevano circa otto persone. Rammenta bene quei tempi Carlo Franscini, a lungo capo del personale: “La nostra preoccupazione fu sempre di offrire condizioni economiche e sociali buone per tutti. Promuovemmo colonie per i bambini degli operai, feste per coinvolgere le famiglie, persino un coro e andammo incontro a tutti coloro che avevano bisogno. Un altro fattore di aggregazione fu la mensa e la commissio- “Quando nel 1994 chiuse lo stabilimento per anni qui ha regnato solo la tristezza” ne di fabbrica mista, con lavoratori ticinesi e stranieri fianco a fianco. In questo senso la Monteforno può essere considerata un grande esempio di integrazione”. Franscini conosceva tutti gli operai. Era stato lui ad assumerli negli anni. “Avevamo bisogno di personale e non se ne trovava - racconta Franscini, entrato in azienda nel 1956 - avevamo preso bresciani e bergamaschi, poi è arrivata la volta dei sardi, gente tosta, grandi lavoratori”. Era il 1961 quando Franscini arrivò in Sardegna e con l’aiuto del fratello e dello zio di Antonio Delogu, alla vigilia di Pasqua era riuscito a portare in Ticino una quarantina di operai. La scelta della Sardegna era però stata caldeggiata anche da un altro dirigente della Monteforno: l’ingegner Giovanni Morini, direttore tecnico, che da tenente aveva fatto parte della “leggendaria” Brigata Sassari e dunque conosceva il carattere dei sardi. Negli anni Settanta cominciò l’era delle ri- Ti-Press vendicazioni, con gli operai spalleggiati da monsignor Luigi del Pietro, il grande riorganizzatore del sindacato cattolico Ocst. “A Bodio ci fu il primo sciopero - ricorda Delogu che faceva parte della rappresentanza sindacale aziendale -, noi che lavoravamo sui forni, 48 ore dal lunedì alla domenica mattina, ottenemmo un aumento di 84 centesimi all’ora, 72 i laminatori e un forfait di 60 franchi al mese per i reparti ausiliari”. Lo stipendio mensile venne introdotto alla Monteforno nel 1970. “Io rammento solo - aggiunge Franscini - che quando sono entrato in azienda la paga oraria era di 2 franchi, quando ho lasciato era arrivata a 29 franchi”. All’epoca l’acciaieria aveva un monte salari di 25 milioni. Ed era passata attraverso alti e bassi, con crisi, come quella del 1975, che avevano portato molti ad accettare una buonauscita e licenziarsi. “Perdemmo i giovani, ed era un dispiacere - sottolinea l’ex capo del personale della società - perché rappresentavano il futuro, ma salvammo chi aveva famiglia”. Tra gli anziani c’era Delogu: “Racconto un episodio: la mattina di un lunedì del 1990 prese fuoco una cabina di distribuzione, c’era una perdita in un tubo del gas. Mi resi subito conto della gravità della situazione. Con due estintori riuscii a spegnere l’incendio e poi bloccanmmo l’impianto. Poteva accadere una tragedia, poteva saltare la fabbrica. Tutto passò sotto silenzio. A fine mese però mi ritrovai 400 franchi in più in busta paga. Solo quando l’acciaieria era già chiusa da anni, uno dei capi mi chiese cosa fosse successo quel giorno”. Nel 1994 la Von Roll di Gerlafingen decise di chiudere. Oggi molti operai sono rimasti nelle Tre Valli, altri sono tornati nei loro Paesi d’origine. “Quando chiuse la Monteforno - conclude Delogu - per anni qui ha regnato la tristezza, la coglievi ovunque, la notavi impressa nei volti della gente. Oggi tutti noi abbiamo la consapevolezza d’aver vissuto insieme una bella avventura che resta nei nostri cuori, ma anche nella storia del Ticino”. 34 LE RICE TTE tra virgolette Carbonade di manzo Mondare e tagliare 500 g di cipolle gialle a fettine sottili. In una padella antiaderente far rosolare 75 g di speck a fuoco medio. Metterlo in un piatto. Nella stessa padella far cuocere le cipolle nel fondo di cottura, a fuoco dolce per circa 20 minuti. Scoperchiare, alzare la fiamma e unire 1/2 cucchiaio di zucchero di canna. Cuocere fino a quando le cipolle si saranno caramellate. Spegnere. In un piatto fondo disporre 30 g di farina insieme a sale e pepe, passarvi 1 kg di polpa di manzo cubetti di carne, avendo cura che siano completamente infarinati. Nella stessa padella utilizzata per le cipolle rosolare la carne in più riprese e a fuoco vivo. Quando sarà uniformemente rosolata trasferirla in casseruola capiente. Deglassare il fondo di cottura della padella, con 40 ml di aceto di vino rosso e poi con 125 ml di birra scura. Portare ad ebollizione e trasferite il tutto nella pentola con la carne. Unire lo speck e le cipolle, un pizzico di timo secco, la foglia di alloro e mescolare con un cucchiaio di legno per amalgamare gli ingredienti. Aggiungere 375 ml di birra rimasta. Prendere due fette di pane, eliminare la crosta e spalmarle da un lato con la senape. Disporle sulla carne con la parte della senape verso il basso, chiudere con il coperchio e cuocere a fuoco moderato per circa 2 ore e mezza, mescolando di tanto in tanto. Trascorso questo tempo eliminare il pane e regolare di sale e di pepe. Aggiungere il prezzemolo tritato e mescolare delicatamente. Trasferite in un piatto da portata e servite. La cucina è slow con meno calore ma più sapore M eno calore uguale più sapore. È il primo principio della termodinamica gastronomica. O, per usare le parole del momento, la proporzione aurea della cottura a bassa temperatura. Esaltata da alcuni, detestata da altri. C’è chi la considera la grande svolta della cucina contemporanea. E chi una tendenza passeggera, figlia modaiola dell’infatuazione molecolare. Ma in realtà, mode stellate a parte, l’idea di ottimizzare il rapporto tra fuoco e gusto non è solo roba da cuochi fatui. Anche le nostre nonne si ponevano il problema di conciliare economia e gastronomia. Cercando di far da mangiare al meglio, con il minimo spreco di combustibile. Ma anche di trovare la temperatura adatta a ogni preparazione. Vie intermedie tra il crudo e il cotto. Cotture dolci, sobbolliture a fuoco lentissimo, stufature sotto la cenere calda, essiccature al sole, affumicature, marinature, preparazioni al vapore, bagnimaria. Esercizi di chimica del sapore con bottiglie vuote a mo’ di alambicchi. Come nei sublimi fagioli al fiasco toscani. Messi nel forno spento, immediatamente dopo la cottura del pane, e lasciati a crogiolarsi nel calduccio tutta la notte. Risultato un capolavoro della scienza in cucina. E un grande esempio di trasformazione del tempo in energia. Insomma l’andamento lento tra i fornelli non è cominciato certo negli ultimi vent’anni. Né nella cucina popolare, né in quella d’autore. Infatti, l’inventore dei primi strumenti per le cotture a bassa temperatura è il conte Rumford, ufficiale dell’armata inglese nella guerra d’indipendenza americana. A metà del Settecento questo straordinario esperto di chimica e maniaco del risparmio creò dispositivi per il bagnomaria e forni a riscaldamento indiretto in grado di cuocere arrosti a sessanta gradi. Più o meno quello che fanno oggi gli chef con tanto di sottovuoto e di elettrodomestici come il roner. Un esempio per tutti, il “bollito non bollito” di Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena. Sessantatre gradi per trentasei ore di cottura, quasi una frollatura. E improvvisamente coda, testina e guancia di vitello vi schiuderanno insospettabili abissi di voluttà. di CAROLINA Ingredienti per 4 persone - 500 g di cipolle ramate - 20 g di burro - 1 cucchiaino raso di zucchero - 2 cucchiai di farina - brodo di manzo qb - 1/2 bicchiere di vino bianco secco - 1/2 foglia di alloro - 1 rametto di timo fresco - baguette a fette - 50 g di gruyère - sale - pepe Soupe à l’oignon ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Economia e gastronomia. Il trucco per ottimizzare il rapporto tra fuoco e gusto è cuocere a basse temperature Mondare le cipolle e tagliarle ad anelli sottili. Far fondere il burro in una casseruola ed unirvi le cipolle, facendole cuocere a fuoco lento per circa 20-25 minuti mescolando di tanto in tanto. Quando inizieranno a diventare dorate aggiungere la farina e lo zucchero e mescolare per 2 minuti fino a quando la farina prenderà colore. Sfumare con il vino, unire il brodo caldo e aggiungere l’alloro e il timo. Regolare di sale e pepe e portare ad ebollizione. Coprire e proseguire la cottura a fuoco basso per circa 1 ora, mescolando di tanto in tanto. Tagliare la baguette a fette, posizionarle su una teglia rivestita di carta da forno e farle dorare sotto al grill del forno da entrambi i lati. Togliere le erbe aromatiche dalla zuppa e suddividerla in 2-4 zuppiere individuali. Posizionarvi sopra le fette di pane tostato e spolverizzare con il gruyère grattugiato. Appoggiare le cocotte su una teglia e passare sotto al grill fino a quando il formaggio sarà gratinato. untamenti L’agenda degli app ! per tutta la famiglia me 5 marzo ATELIER lu 3 marzo EVENTO Rabadan La città dei bambini Ore 14.00 Animazione per i bambini con spettacoli, baby dance e molto altro ancora..... La Città dei bambini, in Piazza Governo a Bellinzona “Italia mia Italia” Un grido di amore e di rabbia Venerdì 7 marzo ore 20.30 Maddalena Crippa prova a immaginare e raccontare un’altra Italia, meno piagnucolona e piegata su sé stessa, pronta a prendere in mano le redini del destino e a ribaltare la situazione. «L’Italia è una terra benedetta da dio e dagli uomini. È ancorata all’Europa, ma scende verso Sud. Lo dice bene il sociologo Franco Cassano nel saggio “Paeninsula”, in un brano che è al centro dello spettacolo: abbiamo la vocazione naturale a un crocevia tra popoli e religioni, potremmo farne una forza, essere una terra in cui si sperimenta l’incontro ecumenico tra i popoli. E invece abbiamo dimenticato la vita “dolce”, aperta agli altri, alla carezza, all’abbraccio. Non siamo mai stati uniti come storia, abbiamo dovuto adattarci, mitigando le differenze. Una qualità da riscoprire». (Maddalena Crippa in un’intervista a Repubblica) Il volto nell’arte: Matisse, Klee, Modigliani Ore 14.30-16.00 Raccontare emozioni con colori, linee, contrasti, forme (Emanuela Bergantino) A Bellinzona Grande concorso premi per 1000 chf su www.ticinoperbambini.ch Non è un bel momento per l’Italia. Messo in ginocchio dalla congiuntura economica e attraversato da una profonda crisi politica, il Bel Paese vive un momento non proprio idilliaco. Con questa situazione si confronta e dialoga il primo spettacolo della seconda parte della quinta stagione al San Materno. Uno spettacolo che mette in luce le straordinarie doti attorali e canore di Maddalena Crippa. Come spiega l’attrice stessa, la quale ha scritto di suo pugno il testo, tutto nasce «dal bisogno di reagire, di rompere l’immobilità rassegnata, il lamento continuo, la visione solo negativa e assecondare invece la voglia di spostare il fuoco, di ritrovare un’identità positiva del nostro essere italiani, di riconoscere la fortuna di vivere adesso, in questo tempo sbandato, per citare Ivano Fossati». Gli spettatori potranno compiere un viaggio attraverso il Bel Paese, scaldato dalla voce di Maddalena Crippa, dal pianoforte e dagli arrangiamenti di Massimiliano Gagliardi e dalle atmosfere musicali evocate dalla Bubbez Orchestra. Italia mia Italia è uno spettacolo che, in questo «tempo dificile, molto dificile per l’Italia», si propone come «una carezza che conforta», invitando ad un percorso in questa terra di santi, poeti e navigatori, passando quindi da Pier Paolo Pasolini e Lucio Battisti a Giacomo Leopardi, Toto Cutugno, Francesco Piccolo e Fabrizio De André; può capitare, lungo il tragitto, che Federico Fellini conviva con Sergio Endrigo, Franco Cassano con Battiato, la Gualtieri con Ivano Fossati, Farinetti con Domenico Modugno e Paolo Conte. Dopo aver cantato gli anni Sessanta nello spettacolo “Sboom” e il Sud America in “Sud dell’alma”, la Crippa torna a mostrare le sue straordinarie doti canore, ma questa volta con un taglio più militante. Un’esperienza che il pubblico non potrà certo dimenticare. La regia La regia è a cura di Peter Stein, compagno di Maddalena Crippa: da anni vive con lei in Italia ed è stato insignito dei più grandi riconoscimenti a livello internazionale. È annoverato tra i più importanti arteici del teatro tedesco ed europeo nella seconda metà del Novecento, in particolare nel grande impeto creativo degli anni Settanta, per aver realizzato progetti monumentali e spesso in spazi inconsueti. Nel 1970 ha fondato il collettivo teatrale della “Schaubühne am Halleschen” di Berlino Ovest, che ha guidato ino al 1985. Il gruppo, del quale han fatto parte interpreti d'eccezione come Bruno Ganz, Edith Clever, Jutta Lampe, Michael König, è rimasto nella storia del teatro per le messinscene trasgressive e corrosive rispetto alla struttura dello spazio teatrale e scenico. IL CAFFÈ 2 marzo 2014 35 tra virgolette La tendenza Politica carceraria Il privato dietro le sbarre MASSIMO SCHIRA LE PROTESTE A CHAMP DOLLON Il carcere di Champ Dollon (foto in alto), teatro di proteste per il sovraffollamento della struttura, con 850 persone detenute e 342 guardie. Condizioni “inumane” anche per il Tribunale Federale LASCELTA E Si riprogetta la Stampa, accoglierà tutti i detenuti U Ti-Press se gli imprenditori privati finissero… dietro le sbarre? No, nessuna retata in vista, ma quanto prima qualche cambiamento nella gestione e nella costruzione delle strutture carcerarie ci potrebbe pure essere. Anche alla luce delle recenti tensioni per il sovraffollamento un po’ in tutte le strutture che hanno portato alla rivolta i carcerati nella struttura ginevrina di Champ Dollon, con risse, detenuti che rifiutano di tornare in cella e con la protesta anche da parte delle guardie carcerarie che denunciano una situazione divenuta insostenibile e pericolosa. Tanto che il Tribunale Federale ha definito “inumane” le condizioni di detenzione nella struttura. L’esempio di Bolzano, che adotta il modello americano di privatizzazione delle carceri, rilancia insomma un dibattito che aveva già in parte interessato anche il Ticino, con la proposta, poi bocciata, di affidare alcuni compiti di sicurezza ad agenti privati. E alla vigilia di un progetto importante, pure economicamente, come la realizzazione del nuovo carcere della Stampa, pensare all’intervento di privati non è certamente fantascienza. Ma chi ha potuto valutare l’esperienza della privatizzazione, a livello internazionale, invita alla prudenza. “In Germania ormai da tempo si è seguito l’esempio degli Stati Uniti e, in parte, pure in Inghilterra - afferma Marcel Ruf, direttore delle strutture carcerarie Jva di Lenzburg, nel canton Argovia -. All’inizio la scelta era apparsa vantaggiosa sotto il profilo economico, perché lo Stato non era costretto a mettere mano più di quel tanto al portafogli. Ma poi con il passare del tempo si è scoperto che le spese per il settore pubblico erano diventate più elevate rispetto ad un carcere gestito secondo i criteri tradizionali”. L’ipotesi “privatista” non trova per ora terreno fertile nemmeno in Romandia, regione con cui il Ticino collabora attivamente per la gestione dei flussi dei carcerati. “Il canton Vaud è firmatario di un concordato e si assume i compiti e gli obblighi in materia di detenzione che sono inseriti nell’accordo - spiega Béatrice Metraux, direttrice del Dipartimento delle Istituzioni e della sicurezza vodese -. Tutte le questioni sono discusse con gli altri Cantoni romandi e nessuno guarda con favore ad una privatizzazione per la missione di sicurezza e di sovranità dello Stato nella gestione dei detenuti, nell’esecuzione delle pene e il loro reinserimento nella società”. Anche il modello che prevede il carcere in mani private per un periodo determinato di tempo (20 o 30 anni), per poi tornare sotto l’ala dello Stato ha già mostrato diversi difetti. Come conferma ancora il direttore del carcere di Lenzburg. “Nei Paesi con esperienze di questo tipo, ci si è accorti che alla riconsegna delle carceri, in media dopo una ventina d’anni, le strutture necessitavano di profondi interventi di rinnovamento. Il che, ancora una volta, torna a far esplodere i costi. È un po’ come la differenza tra l’acquistare un’automobile in Controverse prove di carceri in “outsourcing” per contenere i costi di gestione e costruzione contanti o sottoscrivere un leasing. Scegliendo la seconda opzione non si mette mano al capitale, ma…” Qualche esperienza con l’intervento dei privati, comunque, attualmente c’è già in Svizzera. “Ci sono aziende private che si occupano, ad esempio, del trasporto dei detenuti da un cantone all’altro - osserva ancora Béatrice Metraux -. Oppure, per quel che conI SERVIZI Mensa, lavanderia, lavoro e formazione iniziano ad essere privatizzati cerne il canton Vaud, del controllo dei perimetri esterni di alcuni istituti di pena. Ma, secondo me, il limite è abbastanza chiaro: la gestione del detenuto all’interno delle mura del carcere spetta al personale che dipende dal servizio penitenziario, selezionato e formato secondo criteri validi per tutta la Svizzera, e certificati dall’attestato federale di capacità per gli agenti di custodia. E non spetta certamente a terzi. Ancor meno ad aziende private”. Una tesi confermata anche da Marcel Ruf, che lascia comunque le porte aperte all’intervento dei privati: “Certamente affidare completamente una prigione ai privati non è una buona opzione. Mentre per alcuni servizi, soprattutto esterni [email protected] alla struttura, è interessante”. Q@MassimoSchira ILCASO In mano alla Regione restano sicurezza e costi degli educatori Bolzano come il Texas con l’esclusiva galera solo per metà di Stato L’ Alto Adige come il Texas, Bolzano come Huntsville. O quasi. Con l’approvazione dei progetti è partita in Italia la costruzione del primo carcere “privato” del Paese. Una struttura che ospiterà dal 2016 circa 200/220 posti per i detenuti, 100 operatori, 30 agenti in caserma e 25 unità di personale civile. Nel progetto sono previsti anche l’infermeria, gli spazi per il lavoro, una sala polivalente, una palestra, i servizi cucina e lavanderia e un campo da calcio. Il tutto in un “pacchetto” da quasi 80 milioni di euro a cui lo Stato parteciperà al massimo per la metà dei costi. Come? Affidando a privati la costruzio- ne della struttura e la gestione di mensa, lavanderia, spazi comuni, lavoro e formazione. Dopo vent’anni di usufrutto, il carcere passerà nelle mani dello Stato. Le mansioni di sicurezza, invece, rimarranno a carico della polizia penitenziaria statale. Così come in mano pubblica resteranno le spese per gli educatori all’interno della nuova prigione. Sul libro paga dei privati, per contro, finiranno gli stessi carcerati. Nel senso che nel mandato ventennale di prestazione sono compresi anche quei compiti che possono generare introiti per la struttura. Comprese le attività degli “ospiti” che lavorano negli atelier, come succede anche in Ticino al carcere della Stampa. Contro la struttura alto atesina, per la verità, qualche critica si è levata. Sia per le scelte progettuali, sia per la decisione di tentare la via del “project financing”, di fatto, semi privato. Diverse voci hanno evidenziato come il nuovo carcere di Bolzano sarà “a cinque stelle”, con agi giudicati eccessivi per i carcerati. Una critica respinta al mittente dalle autorità locali, che hanno sì sottolineato che la struttura sarà moderna, ma soprattutto nel senso di preservare la dignità dei detenuti e di favorirne il reinseri- mento nella società una volta tornati in libertà. Le critiche alla privatizzazione, invece, hanno evidenziato da un lato come l’esempio americano - dove diverse carceri sono private in tutto e per tutto, sicurezza compresa - hanno portato ad un sovraffollamento delle strutture per garantire maggiori introiti. E dall’altro come dietro la compravendita dei terreni su cui sorgerà la nuova prigione si celasse il rischio della speculazione edilizia. Tutto però superato dagli eventi, visto che a partecipare all’appalto sono state ben sei società. Un numero importante per una “prima” carceraria. na sola struttura carceraria capace di contenere tutti i detenuti: quelli attesa di giudizio, che stanno scontando una pena definitiva o che beneficiano del cosiddetto carcere aperto. È segnato il futuro degli istituti detentivi in Ticino dopo che, come anticipato dal Corriere del Ticino, l’Ufficio federale della giustizia ha dato luce verde all’idea di costruire un edificio ex novo sul Piano della Stampa, a Cadro, al posto del carcere attuale, datato 1968 e ritenuto non più al passo con le esigenze attuali. Oggi l’organizzazione carceraria cantonale vede il totale di 288 posti disponibili divisi tra il penitenziario della Stampa, il carcere giudiziario della Farera e il carcere aperto Naravazz. Agli uomini sono destinati 263 posti, 20 alle donne, 5 ai minori, mentre 3 sono le celle disciplinari. L’ipotesi è, quindi, quella di avere a disposi- Tramontata l’ipotesi della ristrutturazione, allo studio un istituto capace di essere al passo con i tempi zione una nuova prigione capace di accogliere circa 300 detenuti, considerando anche il fatto che spesso - l’organizzazione e gli spazi attuali si sono dimostrati al limite per la capacità di soddisfare la domanda di posti. Una carenza che oggi riguarda tutta la Svizzera, per cui il trasferimento di detenuti da un istituto carcerario all’altro per mancanza di spazi è all’ordine del giorno. Fattibilità e costi dell’operazione ticinese sono ora allo studio, mentre sembra profilarsi anche la possibilità di costruire una struttura provvisoria per accogliere parte dei detenuti durante i lavori della nuova prigione, in modo da garantire la massima sicurezza. La progettazione vera e propria dell’edificio principale sarà avviata una volta che saranno analizzati da parte degli esperti tutti i dettagli tecnici e le necessità della “nuova Stampa”. Anche all’interno della futura struttura carceraria saranno verosimilmente garantite ed implementate le attività che già oggi mirano al reinserimento dei detenuti terminata l’espiazione della pena. Come la formazione scolastica interna, la possibilità di svolgere un apprendistato e la disponibilità di atelier di lavoro. Oggi le strutture carcerarie cantonali offrono un totale di 149 posti di lavoro, di cui 108 per agenti di sicurezza. Cifre che dovrebbero essere confermate anche nelnuovo istituto. IL CAFFÈ 2 marzo 2014 37 THE LEGO MOVIE Realizzato con un misto stop motion e live action il film d’animazione è diretto da Miller e Lord, gli stessi autori di “Piovono polpette” tra virgolette schermi libri U no dei pregiudizi duri a morire riguarda i film di animazione. Peggio che convincere i maschi a vedere una commedia romantica. Peggio che convincere le femmine a vedere un film western (son queste le vere e inconciliabili differenze tra i sessi). C’è chi non li va a vedere perché è infastidito dalla tecnica che fa muovere i disegni o i pupazzetti. C’è chi non li va a vedere perché li considera film per bambini. C’è chi non li va a vedere perché non si appassiona alle avventure di un ratto in cucina, anche se il ratto è adorabile e bravissimo, molto meglio di un attore in carne e ossa che recita così così. Con il suo carico di nostalgia per i mattoncini colorati, “The Lego Movie” potrebbe convincere qualche irriducibile. Visto dall’esterno, è il più clamoroso “product placement”, piazzamento di prodotto nella storia del cinema. Uno spot che dura un’ora e mezza, tutto interno all’universo Lego e alla sua evoluzione nello scorso mezzo secolo. Prima erano solo mattoncini, poi arrivò il trenino, poi altre parti meccaniche, poi la scatola dei pirati, poi i pupazzetti ispirati a Guerre Stellari o a Harry Potter. Gli ultimi in arrivo saranno ispirati alla gialla famiglia Simpson. Per celebrare l’evento, in un prossimo episodio della serie tv, la casa e il divano e i vicini di Springfield saranno ricostruiti in plastica colorata, e un po’ spigolosi. Diretto dai registi di “Piovono polpette”, il film è più irriverente di quel che ci si aspetta. Il patrimonio della ditta viene fatto saltare in aria, sottoposto a tor- Mattoncini colorati carichi di nostalgia ture, ferocemente preso in giro. Il cattivo Lord Business ha un’arma vincente chiamata Kragl: niente altro che un tubetto di colla a presa rapida. Vuole un mondo disciplinato ai suoi ordini, non sopporta i Mastri Costruttori che fanno di testa loro, ama i palazzi squadrati e gli altri edifici saranno rasi al suolo. Lo contrasta Emmet, operaio e uomo medio in una città dove tutti si alzano alla stessa ora, sentono la stessa radio, fanno la stessa ginnastica. Per caso trova un mattoncino diverso dagli altri, poi incontra una bella ragaz- THOR THE DARK WORLD DVD 12+ 13.95 MARCO BAZZI za con la felpa che si fa chiamare Wildstyle. Da lei ascolta la profezia di Vitruvius, e con qualche difficoltà si convince di essere l’Eletto destinato a salva- Il “product placement” più clamoroso della storia del cinema RICCARDO III William Shakespeare re il mondo. Trama non proprio originale, compensata da un ritmo veloce e dalla follia pop che mette nella stessa scena Lincoln, Shakespeare, Batman, Michelangelo scultore e Michelangelo tartaruga Ninja. Crudeltà e bugie armi della politica È un Riccardo III innovativo e magistrale quello portato in scena a Lugano nei giorni scorsi da Alessandro Gassman. Oltre all’ottima prova della compagnia, bellissime le luci e la scenografia. Memorabile, in particolare, la scena finale dove il Re crudele, poco prima di morire e pagare col sangue la colpa dei suoi delitti, viene tormentato nel sogno dai fantasmi degli amici e dei famigliari che ha ucciso. La tragedia fa parte del ciclo “storico” di William Shakespeare. Mondadori l’ha pubblicata nella traduzione di Salvatore Quasimodo. “Sogna i tuoi nipoti trucidati nella Torre! Saremo piombo nel tuo petto, Riccardo, e ti trascineremo alla rovina, all’infamia, alla morte”, dicono gli spettri dei legittimi eredi al trono che lui ha fatto uccidere per ottenere la corona. “Riccardo, tua moglie, la tua infelice moglie Anna, che mai ebbe un’ora di sonno tranquillo, ora riempie il tuo sonno d’inquietudini. Domani, nella battaglia, ricordati di me, e cada spezzata la tua spada. Dispera e muori!”. E lo spettro di Buckingham, che è stato consigliere del re fino alla sua ascesa al trono, anch’egli trucidato da un sicario: “Sono stato il primo ad aiutarti a conquistare la corona e l’ultimo a cadere vittima della tua tirannia. Oh, nella battaglia, ricordati di Buckingham, e muori nel terrore della tua infamia”. Ebbene, dice Riccardo III alla madre dopo aver commesso le stragi, “non c’è rimedio per i fatti compiuti. Gli uomini, a volte, commettono, senza riflettere, azioni delle quali si pentono dopo qualche ora”. Ma il pentimento del re crudele non è credibile. Lo scopo di tutta la sua azione, nella tragedia di Shakespeare, è conquistare il potere e per farlo mette in atto tutta la sua malvagità. Un istrione sublime, è stato definito questo personaggio ispirato alla storia della Corona inglese, “che eleva l’impostura ad arte perversa della politica”. In questo sta l’attualità della tragedia, che richiama alla mente non solo i regimi moderni ma anche l’agire di certi politici. THOR THE DARK WORLD Blu-Ray 12+ 18.95 Offerte valide fino ad esaurimento delle scorte. Vendita limitata esclusivamente al consumatore fi nale e in quantità necessarie per un utilizzo domestico. Tutti i prezzi sono comprensivi di IVA e tassa di riciclaggio anticipata (TRA). Con riserva di errori o modifi che tecniche MARIAROSA MANCUSO 111%FORD 100% DI TECNOLOGIA PIÙ 11% DI OPZIONI DESIDERATE GRATUITE Con 111% Ford ottenete semplicemente di più. Indipendentemente dal modello scelto, ricevete gratuitamente in aggiunta le opzioni desiderate per un valore pari all’11% del prezzo di listino. Inoltre approfittate dell’allettante leasing dall’1.11%*. Scegliete subito la vostra Ford e decidete come arricchirla. Tutti i dettagli su www.ford.ch. * Esempio di calcolazione leasing Ford Credit: Focus Winner 1.0 EcoBoost, 100 CV/74 kW: prezzo del veicolo Fr. 24’230.- (prezzo di listino Fr. 25’230.- dedotto premio speciale Fr. 1000.-) incluso 11% di opzioni desiderate gratuite Fr. 2775.-. 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IL CAFFÈ 2 marzo 2014 39 tra virgolette La comunicazione Media e pubblicità La vecchia radio sa cavalcare l’onda della crisi L’AUDIENCE Percentuale degli ascolti nel secondo trimestre del 2013 Rete Uno L’ sono registrati anche dei risultati record, come quello di Europe 1 che in un solo anno ha guadagnato 156mila ascoltatori in più della media ed è pure la quarta crescita d’audience consecutiva. Il primato Corbis Audience da record, streaming e web evitano cali pubblicitari alle emittenti hanno data per spacciata in favore della tv. Poi agonizzante con l’avvento di internet. Invece si scopre che la radio non solo è viva e vegeta, ma fra tutti i media è quella che ha retto meglio all’urto devastante della crisi negli investimenti pubblicitari. Non solo, proprio il web, che doveva minare alle fondamenta le abitudini all’ascolto radiofonico, ha finito paradossalmente per rafforzare le emittenti. La radio, infatti, con il boom dello streaming si è dimostrata lo strumento più adatto alla fruizione multipiattaforma. Non a caso Publica Data, nel suo rilevamento dell’audience radiofonica nazionale, da più di un anno ha inserito tra le 150 emittenti monitorate anche i network che si ascoltano in rete. Quello che nessuno s’aspettava, però, è che tra tutti i media la radio è quella che ha meno sofferto il calo di inserzioni pubblicitarie. La crisi finanziaria e la flessione dei consumi a livello continentale ha provocato, infatti, un crollo degli investimenti pubblicitari che ha penalizzato soprattutto la carta stampata, ma che non ha risparmiato altri mediacome il cinema, la tivu e la stessa rete. Anche se per il web, che conquista sempre più spazio, la crisi ha probabilmente provocato solo un rallentamento. Fatto sta che la cara, vecchia radio in quella che è considerata la più grave recessione economica dal dopoguerra ad oggi s’è dimostrata il medium più vitale ed affidabile. Anche per gli inserzionisti pubblicitari, che non hanno certo ignorato quanto - a differenza della televisione l’ascolto radiofonico non lamenti défaillance d’ascolti. Anzi. Un po’ in tutta Europa la radio vede confermata una fedeltà d’ascolto che nessun esperto del settore aveva previsto. In Francia, ad esempio, si 44.7% 4.9% Rete Tre 18.4% Altre Ssr 11.6% Radio 3i 7.1% Radio Fiume Ticino 4.5% Radio Estere 7.9% Rete Due tra le radio non generaliste, istituzionali, cioè quelle puramente musicali, spetta invece a Nrj che raccoglie quasi sette milioni di aficionados, ben 590 mila in più rispetto al 2012. Anche in Italia una recentessi- INETWORK Centocinquanta emittenti monitorate minuto per minuto in tutto il Paese Sintonizzati ogni giorno nove svizzeri su dieci C on la colazione del mattino, in sottofondo al lavoro o lungo i tragitti in auto la radio è la miglior compagnia degli svizzeri. Stando ai rilevamenti statistici quasi nove elvetici su dieci l’ascoltano mediamente almeno una volta al giorno. Percentuali bulgare per un mezzo di comunicazione che veleggia verso il secolo di vita e che in nessun altro Paese al mondo viene monitorato così certosinamente. Tutti i radioascoltatori che permettono a Mediapulse di stilare gli indici di ascolto, infatti, sono dotati di un bracLA DIRETTA cialetto elettronico che registra minuto Le emissioni per minuto i loro ascolti. Senza dimenradiofoniche ticare che, nella “piccola” Svizzera hanno saputo meglio adattarsi sono ben 150 le radio che entrano nel panel, incluse le emissioni Dab e, dallo alla tecnologia multipiattaforma scorso anno, anche le webradio captate grazie ad internet. sul web Se la parte del leone spetta alle reti pubbliche Ssr (dal circa 50% della Romandia al 60% di Svizzera tedesca e Ticino) è abbastanza stupefacente constatare come le emittenti private siano numerose e diffuse capillarmente sul territorio. Le star dello “Schweizerdeutsch”, ad esempio, si contendono percentuali d’ascolto apparentemente minoritarie, dal 4,5 al 6%, ma tradotto in ascoltatori - da Radio 24 a Energy Zürich, da Central a Zürisee fino ad Argovia - gli aficionados sono mediamente tra 200 e 300 mila. E tra private, via cavo, ed estere gli svizzero-tedeschi hanno a disposizione almeno una quarantina d’altri network. Come audience non possono certo lamentarsi le radio romande, visto che solo le prime tre Bnj Fm, Lfm e Rouge Fm - pur raccogliendo “solo” il 7% degli ascolti possono contare su una media di centomila ascoltatori fissi ognuna. E sempre in francese si contano un’altra quindicina di emittenti. In comune, inoltre, i radioascolatori elvetici hanno le fasce d’ascolto visto che il picco si registra in tutto il Paese soprattutto la mattina, alle 7.30 e a mezzogiorno. Non c’è da stupirsi, quindi, se in un sondaggio nazionale di un paio d’anni fa uno svizzero su tre dichiarava di “non poter vivere senza la radio”. Fonte: il panel radio Mediapulse ma indagine di mercato Nielsen ha certificato che il settore radiofonico, tra tutti i media, sarà quello che meglio beneficerà del “rimbalzo” del mercato anche nel 2014, con un incremento quantificato nell’1,4%. Pure in Svizzera la radio, per quanto considerata “obsoleta”, si è rivelata in realtà viva e vegetissima come conferma anche Romi Hofer, di Publisuisse a Berna, l’azienda partner commerciale della Srg Ssr, e che ne gestisce in esclusiva le offerte editoriali. Il suo portafoglio include una gamma completa di soluzioni in materia di pubblicità televisiva classica, sponsoring radiotelevisivo e comunicazione crossmediale. “Storicamente la radio ha sempre avuto una dinamica positiva nel mondo dei media - spiega Hofer –. Del resto basta analizzare gli ultimi dati raccolti e monitorati da Mediapulse per appurare che più della metà degli svizzeri segue quotidianamente le radio Ssr su tutto il territorio mediamente due ore al giorno. Ovviamente senza dimenticare tutte le radio private del Paese”. Per quando leader del mercato, Publisuisse - che con la banca dati elettronica “publispot”, mette a disposizione del mercato pubblicitario uno strumento di ricerca con oltre 87mila spot andati in onda sulle reti televisive Ssr - a differenza degli altri mercati europei deve fare i conti col “contigentamento” riservato agli spot del servizio pubblico. “Se è per questo, a differenza della televisione, le radio Ssr non prevedono proprio spazi pubblicitari - spiega Hofer -. Infatti le presenze commerciali nelle trasmissioni radiofoniche sono considerate ‘sponsorizzazione’, l’unica forma ammessa di contributo. Le radio private, invece, non mi risulta abbiamo alcuna limitazione e seguono le regole commerciali del mercato”. Difficile, invece, valutare l’impatto commerciale dato dalla possibilità podcast e dalla diffusione delle radio web. “Una cosa è però certa - conclude Hofer : hanno aumentato l’appeal della radio”. e.r.b. SVILUPPO DELLA PUBBLICITA NEI MEDIA Radio domestiche e digitali (in milioni di franchi) 6050403020100gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Domestiche ‘14 Digitali ‘14 Domestiche ‘13 Digitali ‘13 Stampa e televisione (in milioni di franchi) 250200150100500gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Stampa ‘14 Tv ‘14 Stampa ‘13 Tv‘13 Cinema e internet 201612840gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Cinema ‘14 Internet ‘14 Cinema ‘13 Internet ‘13 Teletext e marketing digitale (in milioni di franchi) 5.04.03.02.01.00.0gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Teletext ‘14 Marketing d. ‘14 Teletext ‘13 Marketing d. ‘13 Fonte: Mediafocus ILRAPPORTO I dati mensili di Media Focus sullo sviluppo del mercato nazionale registrano un exploit da record a colpi di inserzioni tivu I Il voto popolare e l’influenza gonfiano gli spot di inizio anno l voto del 9 febbraio e l’influenza invernale hanno trainato il mercato pubblicitario di gennaio, ma anche il primo segnale dell’anno in corso, riportato dal “Rapporto mensile sullo sviluppo del mercato pubblicitario svizzero” appena pubblicato da Media Focus, evidenzia una curva positiva nel diagramma pubblicitario della vecchia radio. La percentuale di raccolta pubblicitaria radiofonica registrata in gennaio, infatti, si è attestata al 4,2% sui 325 milioni di franchi investiti in tutte le forme possibili di inserzioni. Un risultato che sembra confermare l’andamento positivo del 2013 che, soprattutto tra settembre e dicembre, ha conosciuto un’impennata rispetto ai mesi precedenti. I dati elaborati da Media Focus, società di studi indipendente specializzata nella “misurazione” della comunicazione, statisticamente evidenziano nel primo mese dell’anno un exploit da record per le inserzioni pubblicitarie affidate alle tv. In tutto il Paese un franco su tre speso in gennaio nel mercato pubblicitario è andato ai network televisivi. Una percentuale del 36,5% mai registrata negli ultimi dieci anni, che supera di oltre quattro punti la media annuale del 2013 (32%). Gli analisti Maedi Focus, però, rilevano che il mese di gennaio è stato dominato dalla campagna di votazione. Nel mese precedente il voto del 9 febbraio sull’iniziativa popolare, infatti, l’incremento della pressione pubblicitaria è stato del 16%; come dire che 28,5 milioni di franchi sono stati bruciati, pro o contro, il voto nazionale sulle iniziative e campagne in campo. Stando ai primi rilevamenti, solo gli spot relativi all’iniziativa “immigrazione di massa” sono costati 5,3 milioni di franchi. È curioso notare, verificando i dati per ogni categoria merceologica di inserzionisti, che solo l’industria farmaceutica ha speso di più (intervenendo però su tutti i media a disposizione) in pubblicità nel solo mese di gennaio. Insomma, il primo mese di influenza di questo periodo invernale ha visto una promozione pubblicitaria pari a 5,4 milioni di franchi. Se voto popolare e influenza hanno “gonfiato” le inserzioni pubblicitarie di inizio anno a farne le spese è stata soprattutto la Rete. La pubblicità online, infatti, in gennaio ha registrato solo il 2,6% degli investimenti; quasi un quarto in meno rispetto alla media annuale del 2013 e il livello più basso registrato dal web dal 2011 a oggi. e.r.b. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA GastroDiritto Brevetto federale per i sommelier Ticino, i corsi di preparazione al diploma federale sono organizzati dall’Associazione svizzera dei sommeliers professionisti in collaborazione con la Scuola superiore alberghiera e del turismo di Bellinzona. I corsi inizieranno nell’autunno 2014 con una prima sessione d’esame nel febbraio 2016. Per i professionisti già in possesso di un diploma riconosciuto è previsto un esame nel gennaio 2015; le iscrizioni saranno aperte nel mese di maggio 2014. Tutti i dettagli e le informazioni nella rubirca a lato GastroNews. a.p. Può succedere che, grazie alla prescrizione, ognuno rischia di perdere o guadagnare dei soldi. Ne sa qualcosa quell’esercente luganese che non sapeva se ridere o arrabbiarsi un poco. Un ex-dipendente aveva avanzato vecchie pretese lavorative per quasi 30’000 franchi. Ma alla fine gliene vennero riconosciuti solamente poco meno di 2’000. Perché? Semplice: le pretese erano prescritte e quindi non erano più esigibili. Le pretese da contratto di lavoro si prescrivono dopo cinque anni (art. 128 CO). La prescrizione viene sospesa o interrotta solo a precise condizioni (art. 134-136 CO). Il Codice delle obbligazioni prevede prescrizioni diverse a dipendenza della tipologia di pretesa: esse possono variare da uno a dieci anni (e in casi eccezionali anche di più). Quindi, quando si tratta di pretendere o pagare per una vecchia pretesa, vale la pena verificare quanto tempo è trascorso. m.g. Con TrenHotel Progetto moderno in vista di Expo 2015. Occasione unica di sviluppo turistico ed economico per Chiasso e il Ticino Tra poco più di un anno, a meno di 40 chilometri da Chiasso, un grande evento di portata internazionale, “Expo 2015 Milano”, attirerà milioni di visitatori. Non volendo restare un semplice spettatore, il Comune di Chiasso ha deciso di realizzare un progetto che possa sostenere questo importante evento e sottolineare il forte legame tra Chiasso e la sua Stazione ferroviaria internazionale, dando nel contempo lo stimolo necessario per un sviluppo positivo dell’immagine della città più a sud della Svizzera e dell’intero Cantone. Il tema di Expo 2015 Milano “Feeding the Planet, Energy for life” e la vicinanza geografica sono le ulteriori premesse che hanno spinto il comune di Chiasso a sviluppare il progetto del TrenHotel, in collaborazione con l’Ente Turistico regionale, con l’indispensabile collaborazione di FFS e con il sostegno di molti partner tra cui il Cantone Ticino, Hupac, Svizzera e Ticino Turismo. Non un semplice Temporary Hotel, ma un TrenHotel: un accogliente albergo all’interno di carrozze ferroviarie, su binari ferroviari. Un progetto innovativo in un ambiente particolare, unico nel suo genere, pensato e strutturato gione è probabilmente la destinazione meno conosciuta, ma quella più genuina e con il carattere più “lombardo” del Cantone e propone attrazioni turistiche a carattere internazionale, quali il Monte San Giorgio (Patrimonio Unesco), il Monte Generoso, il FoxTown e una presenza enogastronomica di tutto rispetto, con i suoi caratteristici “grotti” e le sue pittoresche “cantine”. Il progetto, il cui preventivo somma ad un costo totale di chf 2,4 milioni, è stato approvato dal consiglio comunale di Chiasso, ciò che consente lo sviluppo del progetto. Ciò darà di fatto il via definitivo alla realizzazione di un progetto che ha il sostegno di molti partner pubblici e privati, tra i quali GastroTicino e hotellerie suisse Mendrisiotto, che gli riconoscono un’importanza strategica che prevarica i confini di Chiasso per l’occasione di Expo 2015 Milano, ma che ha anche il potenziale per rappresentare un passo avanti nello sviluppo di una nuova opportunità per una collaborazione tra Chiasso e le Ffs. Per ulteriori informazioni sul progetto e la vendita degli scompartimenti, si potrà consultare a breve il sito trenhotel.ch. a.p. ...sul binario giusto Alcune carrozze Ffs saranno regalate a Chiasso appositamente per l’occasione, dove sarà possibile vivere l’atmosfera del trasporto svizzero. La vicinanza geografica con il centro di Milano e i collegamenti rapidi e sostenibili delle Ffs anche da Chiasso verso la capitale Lombarda, faranno della Regione del Mendrisiotto l’alternativa interessante per il pubblico internazionale in visita a Expo 2015 Milano. La Re- DAL 2 APRILE AL 31 OTTOBRE 2015 Nell’area del parcheggio di viale Manzoni grande tendostruttura lunga 180 m, appositamente ideata per creare l’atmosfera di una stazione con la posa di due file di binari paralleli sui quali saranno installate 10 carrozze. 4 carrozze Ffs: • 1 Ricezione alberghiera & Infopoint turistico • 1 Esposizione multimediale allestita da Hupac/SBB Cargo sul tema del trasporto merci e le sfide di Alptransit • 2 Lounge bar 6 carrozze letto Öbb: • 9 scompartimenti per carrozza • 6 posti letto per scompartimento • 324 posti letto Vincenzo, Raimondo e Michele accolgono la clientela a Gentilino nel bel locale completamente ristrutturato Al Grotto Figini cucina tipica e accoglienza solare una ventina di persone, con oltre 400 etichette ticinesi e internazionali; cantina della quale va giustamente orgoglioso uno dei soci, Raimondo Castiglioni, titolare della Ray Wine. A tavola si possono gustare il tomino alla piastra con porcini, il paté della casa, tartare di manzo e, tra i primi, gnocchi allo zafferano o burro e salvia, risotto luganighetta e Merlot, tagliolini della casa ai porcini o al ragù, maltagliati della casa con sughetto di pesce. Regina è la polenta da accompagnare a baccalà, brasato, spezzatino Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo Sulla collina di Sorengo, a pochi chilometri da Lugano, si imbocca la strada che porta a Gentilino e si arriva proprio davanti a questo simpatico grotto, completamente ristrutturato e gestito da Vincenzo De Luca, con ai fornelli lo chef Michele Coletta. La simpatia di Vincenzo rende ancora più accoglienti le sale interne su diversi piani o la bella terrazza con tavoli in sasso, dove si può gustare la cucina ticinese con alcune specialità di ispirazione mediterranea. Fornita la cantina, ideale per cene e pranzi per gruppi di oreaggio m a Undi form re in otlotranti 50 ris & GastroNews Contratto di lavoro, prescrizione QR-Code In Ticino i corsi inizieranno nell’autunno di quest’anno Il brevetto federale di sommelier, presentato negli scorsi giorni ai media e al quale abbiamo dato ampio spazio nelle precedenti edizioni, permetterà ai professionisti del settore di beneficiare in tutta la Svizzera di una formazione di alta qualità e del riconoscimento federale. La proposta di brevetto federale di sommelier è il frutto della volontà da parte delle principali organizzazioni di settore, di armonizzare i diversi corsi di sommellerie in Svizzera e di ottenere il riconoscimento federale per questa professione. Per il Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore di vitello, ossobuco di vitello, stinco di maiale, funghi porcini; da non perdere anche la tagliata di manzo, il filetto di cavallo, lo spiedo di manzo e in stagione selvaggina e tartufo. Ottimi i formaggi come il San Gottardo, la formaggella e l’Alpe Fieudo del Caseificio Agroval di Airolo e, nell’ambito del progetto “Un amore di formaggio”, il piatto di formaggi misti. Per concludere con un dessert come torta di pane bianca del Figini, sorbetto all’uva e grappa e il gelato alle noci con Nocino. Torneremo! a.p. GT07022014 Vendesi Osteria Tipica della Valle Riviera Ideale per conduzione familiare 60 posti in totale (int. est.) Affitto Osteria CHF 1500.-- più spese (compreso un appartamento 4.5) Prezzo del ritiro inventario non trattabile CHF 38'000.--. Solo seri interessati e solvibili. Scrivere a cifra. GT26022014 Affittasi grotto in media Leventina immerso nel verde. Ideale per conduzione famigliare. 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Troverete il simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > Il nuovo brevetto federale di sommelier > Il menu di carnevale del Ristorante Al Giardinetto a Biasca La “bagna caoda” dalle Langhe in trasferta a Capo San Martino Bagna caoda in trasferta dalle Langhe piemontesi al Ristorante Capo San Martino di Lugano-Paradiso sino all’8 marzo, grazie all’iniziativa del giornalista Attilio Scotti che ha portato in Ticino lo chef Tonino Verro del ristorante La Contea di Neive (CN) e i vini della sua azienda. La matrice contadina e secoli di storia hanno forgiato lo spirito della gente langarola che, nei momenti di festa, propone manifestazioni ispirate alla tradizione paesana e al passato. Una di queste è la “bagna caoda”, momento conviviale che da secoli accumuna tutti i Langaroli e Monferrini nella celebrazione di fine inverno. I commensali immergono gustosi cardi gobbi di Nizza Monferrato e le verdure brinate che proprio in Langa hanno trovato il loro habitat naturale, nel saporito intingolo a base di aglio, acciughe e olio di oliva extravergine, servito in recipienti di coccio riscaldati da fiammella di candela. Al Ristorante Capo San Martino, la bagna caoda si gusta con un menu che prevede anche la mousse di beccaccia su pan brioches caldo al tartufo nero, il buon brodo da grosso manzo con gobbi ravioli ripieni di carne, verdure e formaggio di monte e la torta di nocciole delle Langhe con zabaione al Moscato d’Asti Scriccioli. presenta: SCEF 045 IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE Obiettivi capire e conoscere i requisiti minimi di legge riguardanti la sicurezza alimentare, le buone prassi procedurali di lavoro e di igiene (BPF e BHI), il sistema HACCP e saper allestire il sistema di Autocontrollo nel proprio esercizio pubblico al fine di garantire la qualità e la sicurezza degli alimenti preparati, ridurre il rischio di possibili intossicazioni e rispettare le norme legali vigenti. Insegnante Fabio Domeniconi, insegnante Scuola Esercenti Data e orario 10 marzo 2014, 8.30-16.45 Costo CHF 120.00 soci / CHF 170.00 non soci (refresh) LO STRESS: NEMICO O ALLEATO (NUOVO) Obiettivi conoscere il vero significato di stress e i suoi agenti stressanti, riconoscere alcuni metodi che alleggeriscono lo stress e metterli in pratica, prendere coscienza dei rischi psicofisici dovuti all'incapacità di gestire lo stress, essere consapevoli delle situazioni vissute quotidianamente, essere in grado di applicare regole che migliorano la qualità di vita. Insegnante Moreno Porfido, formatore per adulti, Professional Coach ICF, trainer in psicologia del benessere Data e orario 11 marzo 2014, 8.45-16.45 Costo CHF 180.00 soci / CHF 230.00 non soci MARCHIO DI QUALITÀ QUALITY COACH - LIVELLO 1 Obiettivi conoscere i principi di base del Quality Management, acquisire il metodo di lavoro che serve per l’ottenimento del Marchio di qualità Livello I, saper mettere in pratica gli strumenti per il miglioramento qualitativo del servizio e dell'accoglienza. Data e orario 12 marzo 2014 (GastroTicino), 8.30-18.30 Costo CHF 540.00 membri di una delle organizzazioni promotrici / CHF 675.00 non membri di una delle organizzazioni promotrici - la tassa comprende la documentazione, le pause-caffè e il pranzo IL CAFFÈ 2 marzo 2014 41 tra virgolette I nuovi media Messaggi in rete L’orologio del web va a tempo di social Le ore migliori per tweet, post e “mi piace” P 23 24 1 22 2 21 3 20 4 5 19 L’ORARIO IDEALE PER I SOCIAL 18 6 17 reparare la colazione, aprire la finestra per vedere che tempo fa, presidiare il bagno prima che il resto della famiglia lo occupi come la Striscia di Gaza... Se credete che questi siano i piccoli gesti quotidiani del mattino sbagliate di grosso. Nell’era dei social network il mattino ha l’oro in bocca per aggiornare il proprio blog, l’alba è propizia per affacciarsi su Facebook e aggiornare il profilo e su Twitter ormai la competizione è aperta tra chi cerca di dare il “buongiorno” all’apparire dell’aurora. L’orologio secondo il web ha tuttaltri tempi e ritmi, ma la cosa curiosa è che il “timing”, in realtà, è scandito diversamente per le necessità del mondo del business. “Sono le aziende, infatti, ad avere l’esigenza di sapere a che ora e in quali giorni della settimana dovrebbero condividere contenuti sui differenti social media - conferma il ricerca- LE FASCE ORARIE 7 14/16 Pinnare su Pinterest 16 6/8 Postare su Facebook 14/17 Postare su Facebook 6/12 Inviare e-mail 15/16 Si aprono le e-mail 7/8.30 Aggiornare Linkedin 15/16 Pubblicare foto su Instagram 8/9 Si aprono le e-mail 9 Inviare newsletter 9/11 Condividere su Google+ 11 Pubblicare post sui blog 13/15 Twittare 8 15/17 Spedire newsletter 9 15 10 14 13 12 11 17/18 Aggiornare Linkedin 17/19 Spedire newsletter vacanze 20/23 Pinnare su Pinterest 21/8 Video su Instagram tore Alberto Gandolfi, docente di Organizzazione e management aziendale alla Supsi di Lugano -. L’obiettivo, come per tutta la comunicazione aziendale, dalla pubblicità agli spot, è ottenere il massimo risultato in termini di ‘engagement’, il coinvolgimento e per massimizzare il ‘Roi’, il ritorno sugli investimenti”. Strategie di marketing (analizzate an- nualmente dall’agenzia internazionale Fannit) che, forse involontariamente, sono state adottate da tutti gli appassionati di comunicazione digitale, soprattutto di social network. Volenti e nolenti, quindi, rischiamo di assumere le stesse manie compulsive che manifestano i teenager che, appena si svegliano, la prima cosa che fanno è controllare i “post” arrivati Fonte: Fannit.com/Corriere.it nottetempo. O vedere se ci sono risposte sulla loro chatting-line preferita agli ultimi messaggi, foto o video inviati la sera prima, visto che è anche l’ultima cosa che fanno prima di dormire. Fatto sta che mentre per le mail sembra ormai assodato che l’orario di lettura preferito sia tra le 8 e le 9 del mattino e tra le 15 e le 16 al pomeriggio, il timing è diverso, invece, quando si tratta di inviare la posta elettronica. In questo caso i più “spediscono” dalle 6 del mattino fino a mezzogiorno, poi cadono in letargo fino a dopo le 18. Il momento perfetto per cinguettare i classici 140 caratteri di Twitter scatta all’ora di pranzo e del digestivo, dalle 13 alle 15. Per le aziende, invece, è più proficuo twittare nel week end. Il pieno di “mi piace” lo si fa nelle ore più tran- quille della giornata, quando ancorsa non si è impegnati a scuola, in ufficio, nelle faccende domestiche: dalle 6 alle 8 del mattino. È in quella fascia oraria che si concentra il maggior traffico di post su Facebook, pronti ad impennarsi di nuovo dopo le 14, quanto evidentemente gli studenti sono più “liberi”. Tutti i dati concordano, comunque, che i giorni più fitti di interscambio nel mondo social sono il giovedì e il venerdì, quando i nativi digitali aumentano fino al 18%. In controtendenza, per quanto riguarda gli orari, Google Plus dove i peggiori momenti in cui postare vanno dalle 18 alle 7 del mattino dopo, mentre per Linkedin meglio evitare di apparire (soprattutto il lunedì e il venerdì) dalle 9 alle 17. Ma in questo caso si capisce perché: in un social professionale è meglio non far capire che si perde tempo online nei classico orario di lavoro “nine to five”. e.r.b. !4<=:0&::*38 -$(/* 2&>=9 :520)& 659<& +90<,:7. $&4)95 %02*<<& ’ $10 &2604 "=: ,9&<=2&04 6*9 02: ,954): :=((*::7 1/.6/5,.* ’ ,- ./685/ #/.85,":8/ !--% 15%68!<,/., !$ !-8/ -,;%--/4 =(& 9&= 0=== 29) +3 %5::& &::0(=9&4?& :>0?9&7 &905 525,4& ’ #&::2=4, IL CAFFÈ 2 marzo 2014 42 tra Vladimir Luxuria La transgender della protesta “Combatterò ancora... senza etichette” V RITANNA ARMENI ladimir Luxuria ha una spalla che ancora le fa male. È la conseguenza della sua brutta avventura con la polizia di Putin. È andata a Sochi con gli inviati delle “Iene”, la nota trasmissione di Italia 1, si è avvolta in una bandiera rainbow, ha gridato “Gay è Ok” e ne ha subìto brutali conseguenze. Ma, a parte quel dolore e il ricordo di una grande paura, è contenta di quello che ha fatto e lo rifarebbe ancora. L’incontro con Luxuria è nella sua casa del Pigneto, un quartiere romano popolare, multietnico e alternativo, pieno di locali e di movida che, nelle preferenze giovanili della capitale, ha sostituito da qualche anno gli storici Trastevere e Testaccio. Vladimir ama la sua casa colorata e piena di luce, le mura spesse e il terrazzo che comincia ad essere fiorito. È seduta sul divano, in tenuta da lavoro pantaloni e maglione grigi: è molto cambiata da quando dai tempi della Muccassassina, la discoteca lesbo, gay, trans, il locale più trasgressivo d’Italia che rispondeva con le luci, i colori, la musica e la più sfacciata provocazione, oltre che con una ricca offerta culturale, all’esclusione e alla discriminazione dei “diversi”. Allora era vestita d’oro, di pajettes, dondolava su tacchi altissimi, esibiva corone d’oro, copricapi, parrucche e nudità. È stato quel locale che ha lanciato Vladimir Guadagno, allora un ragazzo che veniva da Foggia e che voleva essere una ragazza. “A Foggia, ventotto anni fa, quando ho deciso di venire a Roma l’ambiente era, a dire poco, ostile - ricorda-. Noi transgender e gay eravamo respinti. Avevamo solo una nostra panchina dove ci incontravamo e ci chiamavamo solo col soprannome. C’era ‘la Sfossata’ perché era tanto magra che pareva un fosso, c’era l’ ‘Ace’ perché aveva tentato il suicidio con la varechina e c’era la ‘Parigina’ che era andata una volta a Parigi e ce ne parlava continuamente”. Ma Vladimir ora vuole parlare dei giorni di Sochi. È andata in giro per una città blindata chiedendo alla gente per strada che cosa pensasse dell’omosessualità. Certamente una provocazione nella Russia di Putin, che ha appena approvato all’unanimità una legge con la quale proibisce ogni espressione di orientamenti sessuali “non tradizionali”. In nome dell’interesse del minore e facendo un’equiparazione orrenda fra omosessualità e pedofilia, la legge vieta qualunque cosa possa mostrare l’omosessualità: film, concerti, ritrovi, trasmissioni televisive, libri, giornali. Li proibisce perché da essi il minore potrebbe apprendere, imparare e magari seguire il brutto esempio. “Ma non è solo la legge a rendere pericolosa la vita dei gay e delle lesbiche. In Russia racconta Luxuria - ci sono gruppi organizzati che attraverso internet contattano i ragazzi gay, danno loro un appuntamento per poi picchiarli a sangue. E questi ragazzi non possono fare neppure una denuncia perché lo Stato li punirebbe con una multa o con la prigione”. Un clima difficile, dunque. “Certo io e i due inviati delle Iene in giro per Sochi non passavamo inosservati - ammette - la polizia ci seguiva e ci controllava, ma tutto sembrava tranquil- lo. Poi una sera ho lasciato i miei due compagni e ho deciso di andare in un locale gay…” Il racconto si interrompe. Un locale gay nella Russia di Putin, nella città dei giochi olimpici d’inverno? C’è di che stupirsi. E Vladimir spiega ancora: “Ce n’è uno solo, senza insegne, con la porta blindata, un campanello e uno spioncino. C’ero già stata ed ero stata accolta in modo commovente da tanti ragazzi, tante atlete e tanti atleti che partecipavano delle Olimpiadi. Ma quando ho cercato di tornarci avvolta nella mia sciarpa arcobaleno con la scritta ‘Gai è ok’ un gruppo di uomini in divisa mi ha fermato, ha cercato di prendermi la sciarpa e alla fine mi ha portato in una caserma”. Luxuria ha avuto paura, lo ammette, perché non sapeva cosa volevano fare, in quella caserma non c’era nessuno che parlasse inglese, il telefonino si stava scaricando, è riuscita solo a mandare un sms. Per fortuna dopo tre ore, senza alcuna spiegazione, viene rilasciata. Certo la storia poteva finire lì, un avvertimento, un po’ di paura e un invito, neppure troppo implicito, a ripartire. Ma proprio allora scatta qualcosa: l’orgoglio, la voglia di non dargliela vinta, il gusto della provocazione. Vladimir ha un luccichio negli occhi mentre racconta il suo stato d’animo. Non si dipinge I PROGETTI Sono di sinistra, ma oggi la sinistra è invisibile. Ora vorrei però raccontare i gay e le lesbiche in tutto il mondo, leggi e vita quotidiana, dai Paesi più avanzati a quelli più arretrati certo come un’eroina, confessa di aver avuto terrore, ma decide di fare qualcosa. Così lei, che da tempo ha adottato uno stile sobrio, si veste in modo eccessivo, provocante, tacchi a spillo, abiti succinti e appariscenti e col suo tesserino di ingresso si reca al parco olimpico per la partita di okey. E qui succede l’imprevedibile, la folla le si avvicina, i bambini con le bandiere russe vogliono farsi fotografare con lei, qualcuno applaude. “Allora - racconta - gli agenti sono spuntati come funghi, mi hanno sollevata come un fuscello, mi hanno sbattuta in una macchina. Ho fatto appena in tempo a vedere che avevano preso su un’altra automobile anche i due inviati delle Iene. Ho pensato al peggio, come minimo, mi avrebbero picchiata a sangue. Ad un certo punto in piena campagna sono stata sbattuta sulla strada e mentre con la testa sull’asfalto mi aspettavo il pestaggio, l’auto si rimessa in moto ed è ripartita”. Vladimir si aspettava le botte, l’umiliazione. Molte volte ha corso questo rischio. La sua prima azione politica è stata proprio a Foggia a 16 anni e si è conclusa con un pugno in faccia. Un gruppo di ragazzi aveva circondato loro, “i diversi”, con aria minacciosa. Lei aveva visto le sue amiche e i suoi amici fino allora allegri, abbassare lo sguardo, e aveva osato tenerlo alto e gridare al branco: “Che cosa volete? Non avete nulla da fare?” E si era beccata un bel colpo. Una brutta avventura. Ascoltando il suo racconto non si può tuttavia fare a meno di pensare che gli anni di militanza, la presenza in Parlamento, la sua attività di scrittrice, la partecipazione attiva a spettacoli, talk show, non hanno intaccato una passione profonda, quella di testimoniare, di battersi, di rischiare per chi non ha diritto di vivere se stesso e la propria sessualità. E non solo nella lontana Russia, ma anche in Italia, in un Paese occidentale che ancora non vuole decidersi ad affrontare davvero il tema dei diritti e quello del matrimonio gay. Lei si è battuta in Russia, ma sull’Italia non è ottimista: “Non credo che il governo Renzi farà qualcosa. Aveva detto che non avrebbe mai governato con Giovanardi e poi si è smentito”. Vladimir Luxuria, come tanti italiani, crede poco nella politica: “Voglio continuare le mie battaglie, ma senza etichette. Sono di sinistra, ma oggi la sinistra è invisibile”. Eppure è stata la prima transgender ad entrare nel parlamento di un Paese europeo. Eletta nel 2006 deputata di Rifondazione comunista, arrivò a Montecitorio nel segno della provocazione e, in pochi mesi, con la sua presenza, il suo lavoro, le sue iniziative ottenne il rispetto e l’ammirazione anche dei più ottusi. Certo ci fu uno scontro con Elisabetta Gardini, deputata di Forza Italia, che non voleva che Vladimir usasse il bagno delle donne, ma i questori avevano dato ragione a Luxuria e tutto si era risolto. Ha molti progetti, Vladimir Luxuria. Sta, intanto, scrivendo una sceneggiatura ed è appena uscito con Bompiani il suo libro “L’Italia migliore”. E ne sta progettando un altro. Vorrebbe raccontare i gay e le lesbiche in tutto il mondo, leggi e vita quotidiana, dai Paesi più avanzati a quelli più arretrati. Tanti progetti eccetto uno, ci tiene a precisare: quello di tornare in Parlamento. Keystone liincontriladomenica virgolette L’ARRESTO A Sochi gli agenti sono spuntati come funghi, mi hanno sollevata come un fuscello, mi hanno sbattuta in una macchina IL CAFFÈ 2 marzo 2014 leopinioni Tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento circa 40 mila ticinesi, su una popolazione totale non molto superiore ai 100 mila abitanti, hanno lasciato la loro terra di origine per cercare fortuna in California e in Australia. Alcuni di loro sono tornati, altri si sono stabiliti definitivamente all’estero; gli storici ritengono che oggi vivano sparsi nel mondo oltre 100 mila persone di origini ticinesi. Ancora ai giorni nostri parecchi giovani brillanti lasciano il cantone per vivere esperienze di studio o professionali che il Ticino non può offrire loro. Dati questi precedenti storici, ci si potrebbe immaginare che il ticinese sia sensibile ai problemi degli immigrati. Oggi, infatti, solitamente non siamo più noi a lasciare il nostro Paese in cerca di fortuna, ma sono cittadini di altre nazioni che vengono da noi con la speranza di costruirsi un futuro migliore. Eppure FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO l’esperienza dei nostri antenati non ci rende più ospitali, anzi suscita in molti cittadini timori sul futuro. Lo testimonia l’esito della votazione di inizio febbraio. Riflettere sul nostro passato di emigra- zione è molto importante e diversi storici, Giorgio Cheda per primo, hanno dedicato la loro vita a queste ricerche. Oggi uno spunto di riflessione interessante su questo argomento giunge anche da internet. Il Servizio informazione e comunicazione del Cantone, infatti, ha aperto dal primo agosto dell’anno scorso una piattaforma online dedicata all’emigrazione ticinese (www.ti.ch/oltreconfiniti). Per gestirla ha assunto a metà tempo un giovane molto dinamico, Mattia Bertoldi. “Prima del mio arrivo – spiega – un virgolette gruppo di lavoro cantonale, dopo attente analisi sul materiale esistente, aveva stabilito che il nuovo sito web si sarebbe concentrato su quattro temi: l’emigrazione storica, i discendenti di coloro che sono rimasti all’estero, gli emigranti che sono tornati in Ticino e le recenti ‘emigrazioni’ per ragioni di studio o di lavoro”. Copioso il materiale pubblicato, tra cui anche una novantina di schede sugli emigrati più blasonati. In collaborazione con l’Organizzazione degli svizzeri all’estero e sfruttando i social network si stanno pure cercando contatti con i discendenti dei ticinesi sparsi nel mondo. Uno degli obiettivi del nuovo sito OltreconfiniTi è quello di mantenere i contatti con la cosiddetta emigrazione dei cervelli. Numerosi giovani ticinesi hanno fatto carriera all’estero nei più disparati campi di attività: artistica, industriale, accademica. Alcuni di loro sono tornati, ricchi di preziose esperienze che ora mettono a disposizione. Il responsabile del sito, Mattia Bertoldi, documenta con acume parecchi casi, proponendo interessanti e non banali interviste ai protagonisti di queste storie. Vi consiglio vivamente un’incursione nel sito, dove troverete materiale molto stimolante e storie di vita di emigranti del passato e del presente che fanno riflettere, soprattutto in questi tempi bui in cui il nostro Paese tende a ripiegarsi su se stesso. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS LIDO CONTEMORI Chi è più “sdraiato” tra genitori e figli RENATO MARTINONI Matteo, il boy scout tutto pappa e ciccia Caro Diario, tra i tuoi fogli, in questi giorni sono finiti alcuni dei coriandoli che piovono dappertutto, anche in classe. Un po’ di piacevole vitalità fa anche bene in un mondo dominato dal grigio e da un cronico pessimismo. Da ieri e per una settimana, ora, aule chiuse e tutti sudditi di Re Carnevale. MOLTI STUDENTI dei piani alti nei vari percorsi scolastici si sono presi qualche anticipo (e qualche licenza) sul calendario, arrivando fra i banchi con evidenti postumi da veglioni. Carnevale è sempre stato desiderio e voglia di impazzire, di “uscire da se stessi“. La maschera aiutava e aiuta nelle notti dell’evasione. Adesso va di moda lo stordirsi, c’è l’imbarazzo della scelta. Visto lo sbiellamento in atto e considerando come sono arrivate in classe frotte di allievi, all’indomani del giovedì grasso, v’è da chiedersi se non sia il caso di anticipare di un giorno le vacanze. QUANTE FAMIGLIE sanno dove passano queste notti sregolate i loro figli adolescenti? È autoritarismo esigere il rientro a casa entro una certa ora, evitando sbronze e canne, nei molti itinerari dello sballo? Vediamo bene tutti che alle buvette i controlli sulle bevande alcoliche ai minorenni sono allentati, come tutti i freni. Risultato: ragazze e ragazzi, al mattino, passano direttamente dal carnevale ai banchi. A dormire. Con quanto rispetto per l’istituzione ciascuno può ben giudicare (per altro la scuola non dovrebbe tollerare di essere ridotta a dormitorio o enclave carnevalesca). SEMEL IN ANNO, dicevano i latini, si può chiudere un occhio: ma qui si va a moscacieca, senza il dovere etico - da non confondere con etilico - di guardare in faccia soggetti già fatti e barcollanti. Troppi ragazzi non si decidono a crescere. Curioso che i più distratti e miopi si ostinino ad essere i genitori, nonostante segnali e svegliarini che suonano e che restano volutamente inascoltati. Meglio non disturbare i “manovratori“ che, si sa, hanno altro da fare e che preferiscono delegare l’ingrato compito ai docenti, salvo poi prendersela con loro, accusandoli di inadeguatezza di fronte a un brutto voto o a un giudizio sullo studente che si scosti dalle attese. ANALIZZANDO con acutezza maglie larghe e strappi nella rete formativa, Michele Serra parla di figli “sdraiati“; più di loro, però, spesso si “autoasfaltano“ i genitori. Normale, da sempre, che i figli cerchino la scorciatoia più facile. Tocca agli adulti trasmettere criteri guida e valori: è dentro casa che avviene l’imprinting decisivo, dal carattere alla capacità di riflettere e agire. O con gli sdraiati vogliamo fare gli abdicanti? Una linda casetta che dalla collina guarda verso la pianura. Una moglie che, come tutte le brave compagne, prende posto accanto all’autista mentre le campane della Messa suonano in lontananza. Il crocefisso del rosario che ballonzola a destra e a sinistra, dietro il parabrezza, mentre lui innesta la retromarcia. Poi, dopo l’“Ite missa est”, è la volta del treno che da Firenze corre come un razzo verso Roma. Anzi, alla poltrona di primo ministro. Così dopo avere “rottamato” il povero Letta, Matteo ha aperto una nuova pagina dello sdrucito copione italiano. È una persona alla mano, l’ex sindaco. Vero è che non sa parlare stando del tutto lontano dai toni populistici e dalle smargiassate. Ma oramai l’Italia, almeno dall’epoca della “discesa in campo” di Berlusconi, è saldamente abituata a tutto questo. Il motto che circola è sempre lo stesso: “lavoro, famiglia, imprese”; vi si aggiungono due nuovi principi: “semplicità” e “coraggio”. E intanto il boy scout ha “derottamato” Berlusconi che, pur essendo stato escluso dal senato per le sue note vicende giudiziarie, continua a fare politica e a comparire alla televisione parlando di “opposizione responsabile”. Certo l’Italia ha bisogno di mettere da parte le antiche rivalità e di cercare nuovi compromessi. Né può non colpire che anche il premier, quando parla, dice: “Gli italiani”. Come se un politico schierato possa veramente rappresentare la volontà di tutti. Intanto c’è chi continua a mugugnare: questo è il terzo governo consecutivo, dopo quelli di Monti e di Letta, a essere scelto direttamente dal presidente della Repubblica. Nella confusione generale, enfatizzata da un sistema di informazione, specie televisivo, molto urlato e molto poco sereno, sembrano cadute per sempre le vecchie differenze fra “destra” e “sinistra”. Del resto se Letta, che appartiene alla sinistra moderata, si è formato nella Democrazia Cristiana, anche Matteo viene dall’area cattolica: il Comunismo e la Sinistra “storica” sono per entrambi una foto sbiadita. Ma i problemi da risolvere non sono solo interni. Letta è persona composta, riflessiva e che parla poco, è conosciuto e si è fatto apprezzare fuori dall’Italia. Matteo è sconosciuto o quasi in Europa, non ha esperienza internazionale, chiacchiera volentieri, a volte anche troppo. Ma è giovane, simpatico, apparentemente spontaneo, dinamico, ecologico, “politically correct” (metà dei suoi ministri sono donne). Intanto i media continuano a strombazzare con enfasi che il simpaticone è il più giovane primo ministro italiano, dato che ha soltanto trentanove anni. Se si pensa all’Italia repubblicana, questo è vero. Se si pensa invece all’Italia del Novecento, c’è stato un altro primo ministro, non eletto dal popolo, arrivato al potere a trentanove anni. Si chiamava Benito. Facciamo le corna e speriamo soprattutto che la giovane età e la parlantina siano le sole coincidenze fra quelle possibili. Ci sono ancora bravi insegnanti che in aula sanno lasciare il segno DOMENICA IN FAMIGLIA MONICA PIFFARETTI Carofiglio e caro figlio. Sto associando un passaggio dell’ultimo libro dello scrittore italiano alla mia riflessione sui figli e i ragazzi nel loro rapporto con l’apprendimento. Gianrico Carofiglio, nel romanzo (autobiografico quanto non si sa)‘Il bordo vertiginoso delle cose’, racconta anche delle difficoltà di Enrico, il protagonista, che a scuola inseriva il pilota automatico per evitare gli ostacoli, rimanendo con i pensieri da tutta un’altra parte. Cito: “Studiavo poco, ma questa non era una novità. Sin da piccolo non ero mai stato capace di concentrarmi su un compito che non mi piacesse. Anni fa lessi su un giornale che il nu- ilcaffè tra Come riflettere sull’emigrazione di ieri e di oggi attraverso il web IL DIARIO Settimanale di attualità, politica, sport e cultura 43 mero di ragazzi affetti dal disturbo da deficit di attenzione è in aumento. La cosa mi incuriosì e diedi un’occhiata ai sintomi. Più o meno erano questi: difficoltà a prestare attenzione ai particolari; difficoltà a mantere l’attenzione sugli obiettivi da raggiungere; difficoltà a seguire le istruzioni; difficoltà ad organizzarsi nelle attività; resistenza a impegnarsi in compiti che richiedono uno sforzo mentale protratto; facilità a farsi distrarre da stimoli esterni; sbadataggine. Io ce li avevo tutti. Se fossi un bambino oggi mi prenderebbero come un caso di scuola per studiare il disturbo del deficit di attenzione. Ov- Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi viamente c’erano attività che invece mi assorbivano, tagliando fuori il resto del mondo. La lettura, la chitarra e soprattutto la scrittura. Passavo ore a battere sui tasti della mia amata Lettera 22, perdendo la nozione del tempo e, in qualche modo, di me stesso.” E anche, aggiungiamo, a realizzare se stesso diventando scrittore. Come dire, o almeno questa la mia lettura, se non patologica, l’originalità che non si inscatola in un percorso formativo preconfezionato, può essere ricchezza. Può fiorire in passioni, personalità brillanti, vite che rifuggono i binari tracciati. Vite piene. A capirlo, o detto altrimenti, a portare Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] alla luce tali pepite, a volte, può essere anche un insegnante che sa trasmettere qualcosa di forte, proprio come nel romanzo di Carofiglio. “Con l’arrivo di Celeste (l’insegnante di filosofia) qualcosa però era cambiato nel mio rapporto con lo studio. Nei giorni in cui avevamo lezione con lei arrivavo in classe di buonumore e nelle sue ore non mi perdevo una parola quando spiegava, il che forse significa che non avevo il disturbo del deficit di attenzione e che forse la questione era diversa. Nelle altre lezioni invece tutto progrediva come prima, non ascoltavo quello che dicevano i professori, mi arranRESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 giavo nelle interrogazioni e nei compiti in classe, ma oggi non sarei capace di raccontare una sola di quelle interrogazioni, uno solo di quei compiti.” Precisiamo che l’alter ego dell’autore si era invaghito della docente, ma, a prescindere da questo, è chiaro: le giovani antenne recepiscono meglio messaggi che vanno oltre la nozione e la ripetizione di datati rosari. Messaggi che non sono la barbosa sintesi ex cathedra che annuncia una montagna di fotocopie che poi gli allievi devono studiarsi a casa. Un omaggio (senza pretese) a quegli insegnanti che – ci sono – lasciano il segno. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Era un fumetto francese intitolato “Le transperceneige”, lo inventarono negli anni ‘80 Jacques Lob e Jean-Marc Rochette (la pubblicazione delle storie proseguì fino al 2000, in italiano esce nelle Edizioni Cosmo). Al cinema è “Snowpiercer”, diretto dal regista coreano Bong Joon-ho con Tilda Swinton e John Hurt. Una bellissima storia di fantascienza post-apocalittica. La prima in cui i colpevoli della catastrofe sono i militanti che vorrebbero un mondo più verde e che continuamente lanciano allarmi: la Terra si sta riscaldando, dobbiamo fare qualcosa. Nel film le nazioni finalmente tutte d’accordo corrono ai ripari, ma il rimedio è peggiore del male. La sostanza raffreddante provoca una glaciazione. Istantanea. Le auto in coda restano congelate nell’ingorgo, e anche l’Arbre Forse solo un’arca sferragliante ci salverà dai militanti ecologisti CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO magique appeso al parabrezza si copre di brina. Tutti bloccati, a meno venti gradi almeno. Tutti in cerca di cibo e di riparo. È chiaro che pochi sopravviveranno, al punto che perfino il desolato paesaggio dove vagano il padre e il fi- glio ne “La strada” di Cormac McCarthy sembra preferibile. Di tanto in tanto si trovano scatolette, o una bottiglia di Coca-Cola ancora bevibile e spumeggiante. Non pago di aver rovinato la giornata agli ecologisti, Bong Joon-Ho ha in serbo una sorpresa anche per noi – più numerosi – che viaggiamo in treno. I sopravvissuti al grande gelo sono saliti a bordo dell’Arca Sferragliante, un convoglio lanciato a gran velocità su un binario continuo che gira intorno al pianeta. Era il sogno di un miliardario con la passione per la ferrovia, adesso torna utile come Arca di Noè. Anche qui, però, ci sono gli abusivi: i poveri saliti a bordo senza biglietto, e per questo confinati negli ultimi vagoni. Più simili ad un campo di concentramento che ai lindi scompartimenti dove una volta si era preda delle chiacchiere altrui (unica contromossa: nascondersi dietro un giornale) e ora si è circondati dalle telefonate altrui. Qualcuno prima o poi dovrà spiegare scientificamente perché una conversazione al cellulare risulta più molesta di una conversazione faccia a faccia, per il malcapitato che si trovi nei paraggi. Ovvio che i miserabili degli ultimi vagoni decidano di fare la rivoluzione. Significa che si muoveranno - con i loro stracci, le loro stampelle e- un drogato come guida - verso la Sacra Locomotiva dove tutto si decide (e dove, sospettano i clandestini, vengono condotti i bambini sottratti ai genitori). Altro che prima e seconda classe: mentre i poveri mangiano viscide gelatine colorate, i ricchi hanno il sushi bar alimentato da un acquario. Ogni scompartimento ha un suo segreto, la lotta tra classi procede in orizzontale, il treno torna a essere quel minaccioso mezzo di trasporto che, un po’ per il rumore e un po’ per i fumi, spaventava nell’Ottocento i primi viaggiatori. Domenica 2 marzo 2014 [email protected] Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch La finestra sul cortile 25 / Storie di quotidianità familiare Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. La settimana non è bianca P Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni apá, che non ti venga in mente di farlo scendere!». «Tranquilla Giulia, io e il Nathan ce ne stiamo tutto il pomeriggio a casa a...». «E non dargli merendine, per favore eh Nathan!? Niente neve e niente meredine!». Quel giorno la Giulia sarebbe ritornata a casa molto tardi. Qualche ora di straordinario, nell’assicurazione dove lavorava, e poi un aperitivo con tutto l’ufficio. Organizzavano più o meno una volta al mese e il Lüis si prestava volentieri a questa attività di babysitteraggio. Quel bimbetto, che aveva iniziato da pochi mesi le elementari, era la sua gioia. La sua “Fragola”, lui lo chiamava. Lo metteva lì e gli spiegava il mondo. «Perché è lì che deve andare Fragola. Per il mondo». E sfogliava le pagine di un atlante. Ogni volta assicurava alla Giulia di starsene tranquillo a casa. E ogni volta se ne stava col Nathan giù nella corte a giocare e guardare i suoi atlanti. Ne aveva più d’uno. Amava sognare e far sognare la sua Fragola. A volte, giù nella corte arrivava anche il Gabriel, il figlio della Sasha, dell’appartamento 1. Va beh, lui aveva undici anni, ma al Nathan piaceva lo stesso. E certo che se la Rita - la Caverzasio, la moglie del maestro Carlo che stava su al 4 - avesse portato il Nick... Ma lei preferiva restarsene a casa a leggere rotocalchi e ascoltare musica degli anni Ottanta. E poi, figuriamoci se con la neve che stava scendendo da mezza giornata... Alle quattro in punto il Lüis s’alzò dal divano dove stava sfogliando alcuni libri, quelli raccolti con riviste e quotidiani e di cui andava fiero. Compresi gli atlanti acquistati con la National Geographic. «Dai Fragola, ora basta con ’ste matite colorate. Una bella merendina e poi andiamo a vedere la neve. Allora, cosa vuoi: la marmellata sulle fette biscottate o la merendina al cioccolato?». «Merendina». «E alla mamma che le dici?», domandò il Lüis ridendo perché già conosceva la risposta concordata da sempre. «Oggi ho mangiato la marmellata. Buonissima!». Mentre il Nathan stava mangiando di gusto la merendina e bevendo un tè, suonarono alla porta. Ma guarda un po’! La Sasha con il Gabriel e la Rita con il Nick. La Sasha, che lavorava per un’agenzia immobiliare, aveva chiesto alla Rita il piacere di tenerle per qualche ora il Gabriel. Non era la prima volta. Temeva di far tardi a causa della neve. E la Rita, che doveva andare un attimo in edicola a prendere le sue caspita di riviste di gossip, aveva pensato di lasciare il suo Nick e il Gabriel per qualche... “massimo un quarto d’ora” al Lüis. «Ma certamente, andate tranquille. Ora ci organizziamo noi quattro». Li mise tutti e tre attorno al tavolo. Merendina e tè anche agli altri due e... «Adesso vi leggo qualcosa sulla Svizzera. Sulle sue montagne piene di neve. E quest’anno n’ è venuta tanta..., vedrete che belle vacanze sulla neve vi faranno fare». Il Lüis sapeva, glielo aveva detto il Carlo, che come l’anno prima la scuola media frequentata dal Gabriel, a fine febbraio avrebbe organizzato la “settimana” a Kriens o a Alpnachstad. «Evviva!». Il Gabriel, con quella mamma pantofolaia che si ritrovava, era felice all’idea di partire alla scoperta di qualcosa di nuovo che non fosse il fiume, il lago, le valli o la Swissminiatur. “Si è decisa una cosa assurda, gli scolari potranno sciare soltanto in Ticino” «Ecco qua», fece il Lüis aprendo un volume che aveva preparato sul tavolo. «Nella Svizzera delle tradizioni vette per tutti». Era questo il titolo del volume che in copertina sembrava avere..., mah, forse il Cervino innevato. Iniziò a leggere, mentre i tre finivano la merendina e il Nathan il tè, della sua merendina non c’era più briciola. «Un tempo era chiamato Frakmünt, che vuol dire Gioco di montagna. Poi cambiò nome. Pilatus. Una leggenda. Si racconta che un tale, Ponzio Pilato, dopo il suicidio sia stato gettato nel fondo di un laghetto non lontano dalla vetta più alta delle Prealpi svizzere, il Pilatus Kulm, 2.332 metri». Il Nathan, il Nick e il Gabriel erano affascinati dal racconto del Lüis. Che continuava a leggere l’atlante della National Geographic. «Il Monte Pilatus, che incantò Wagner, è uno dei simboli di Lucerna e...», smise di leggere e aggiunse con l’entusiasmo che s’attendeva dai tre bambini: «Ci sono piste da sci per tutti, anche per i ragazzi, slittini, minibob e poi palestre...». Fu mentre stava elencando le meraviglie di quei luoghi che alla porta suonò il Carlo Caverzasio. Era tornato da scuola e non trovando a casa nessuno... «Venga Carlo, stavo raccontando ai ragazzi dove il Gabriel andrà a fare la settimana bianca...». Il Caverzasio era... visibilmente imbarazzato. Lanciava delle occhiatacce al Lüis che aveva ricominciato ad elencare le bellezze di quei luoghi. Piste, ghiaccio, sci di fondo... «Senta signor Luigi..., forse è meglio che non entusiasmi troppo il Gabriel. E..., per il futuro, quando anche loro andranno alle medie, nemmeno il Nick e il Nathan». «Ma perché? Cosa vuol dire Carlo?». Mentre i ragazzi avevano accesso la televisione, il maestro spiegò al Lüis quel che stava accadendo con la politica, col parlamento... In Gran Consiglio si è decisa una cosa assurda. E cioè: obbligare tutte le scuole ad organizzare settimane bianche solo e soltanto in Ticino. Bisognava aiutare l’economia locale, era questa la parola d’ordine ormai da qualche mese. Il Lüis, con la sua National Geographic in mano, era allibito: «Ma come!? Ma come si fa a vietare ai ragazzi di scoprire le bellezze del loro Paese!? A costringerli...». «Guardi Lüis, con tutto il rispetto per sua figlia che..., insomma è un po’ antistranieri...». «Non lo dica a me Carlo, non me ne parli per carità», rispose imbarazzato il Lüis sfogliando senza guardare la National. «Beh Lüis, io credo che continuando di questo passo, e muri alle frontiere e battaglie contro i frontalieri e insulti a Berna e all’Italia...». Il Carlo, mentre i tre ragazzi se ne stavano fissi davanti alla televisione, sembrava non fermarsi più. «...caro signor Luigi, questo nostro sventurato cantone rischia..., ma sì, rischia il cretinismo economico e culturale. Un cretinismo per incesto». Il Lüis che, non sarà stato un professore, ma proprio uno sciocco non era, fosse solo per quella libreria fatta di enciclopedie, restò a bocca aperta. Caspita che lingua il maestro Carlo, pensò. Ma gli disse: «Signor Carlo, queste cose gliele deve cantare forti e chiare a quelli lì del parlamento. Gli scriva. Anzi, sa cosa le dico... inizio io con quel ministro che è su..., su Feisbuk, mi pare si dica così, con la k. Quando gli scrivo mi firmo sempre Luissemprepiuarrabbiato». Qualche settimana dopo, un venerdì pomeriggio, il Carlo sulla sua Opel Vectra 1600 amaranto e il Lüis sulla sua Ford Fiesta 1400 carta da zucchero partirono per Alpnachstad. Con il Carlo c’erano la Rita, il Nick e il Gabriel. Con il Lüis,il Nathan e... la Giulia. Va bene la difesa della nostra regione, s’era detta, ma rischiare il cretinismo... Questo proprio no!
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