Copia di 39c02b0bc8ccced2250278fc28e45537 TORINO CRONACA IX la Repubblica GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE 2014 SU INTERNET Altre notizie di cronaca sul sito torino.repubblica.it Ospedali, Saitta conferma Cota chiusi Oftalmico e Amedeo di Savoia Lo stop imposto dal piano di rientro del ministero che non può essere modificato Qualche possibilità di “salvezza” per Valdese e Maria Adelaide SARA STRIPPOLI L’ OSPEDALE OFTALMICO sarà chiuso, ma non prima di aver garantito il servizio di pronto soccorso oculistico e trovato la soluzione per collocare le specialità. La data fissata dal cronoprogramma del Tavolo Massicci indica il termine di dicembre 2014, ma Antonio Saitta si prenderà ancora qualche mese di tempo per organizzare il trasferimento. C’è più respiro invece per l’Amedeo di Savoia, la cui dead line è fissata a dicembre 2015. C’è ancora tempo quindi per stabilire dove trasferire l’infettivologia, che nelle intenzioni resta individuata alla Città della Salute. L’ospedale Valdese sarà destinato alla continuità assistenziale, anche se resta ancora in campo il nodo della breast unit. Il servizio per le donne è giudicato essenziale e il Valdese è ancora in corsa per ospitarla. Ma anche su questo punto l’assessore alla sanità sceglierà dopo aver chiuso il capitolo della riorganizzazione della rete ospedaliera. Il Maria Adelaide è già stato declassato dalla precedente amministrazione, ma se quegli spazi non saranno indispensabili per il Cto, i locali di lungo Dora potrebbero essere destinati alla lungodegenza. Le decisioni assunte dall’amministrazione di centrodestra non possono essere cambiate: i criteri lasciano pochi margini perché sono quelli fissati dalle norme nazionali, decreto Balduzzi, Patto per la salute e indicazioni del Tavolo Massicci di economia e salute. Quello che cambia, spiega l’assessore, è un metodo opposto: «Prima si creano i servizi nuovi, poi si chiudono gli spazi da riconvertire o chiudere» Ieri, durante la commissione sanità, Antonio Saitta ha elencato i nodi ancora da sciogliere sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Il ruolo di “hub”, ovvero ospedale di alta intensità, andrà o al San Luigi o Mauriziano e anche se la scelta pare ormai compiuta a favore del declassamento del San Luigi, l’assessore ha voluto consultare i consiglieri. Un probabile declassamento pare segnato anche per il Martini, sul quale il Tavolo Massicci ha da tempo espresso perplessità. Si dovrà scegliere se penalizzare Verbania o Domodossola: per tutti e due non ci sono i numeri. Quanto ai punti nascita, lo schema appare chiaro. Chiuderà Acqui Terme; resta confermata la decisione della chiusura del San Lorenzo di Carmagnola; le donne di Susa saranno dirottate a Rivoli. Segnato anche il punto nascita di Bra, con le pazienti dirottate a Cuneo o Savigliano. Anche Tortona perde i parti: Alessandria e Casale saranno i punti di riferimento. L’unica deroga, anche se i parti sono solo 480 (20 sotto la soglia di sicurezza che è di 500) è per Casale, che è anche sede di Dea. I numeri parlano chiaro e le esigenze di sicurezza fissate dai parametri nazionali del rapporto fra volumi ed esiti non saranno smentiti. L’assessore alla sanità Antonio Saitta lo ha ribadito ieri in commissione sanità, dove ha chiesto un parere sugli ultimi punti controversi. Gianluca Vignale di Forza Italia è fortemente critico: «Oggi il centrosinistra ha svelato le sue carte smentendo sé LA POLEMICA Graduatorie per i bidelli un nuovo scandalo STEFANO PAROLA POSSIBILI RISPARMI PER 150 MILIONI S Fuori Torino aboliti i punti nascita a Acqui Terme, Carmagnola, Bra e Tortona stesso. Fino a poco tempo diceva esattamente il contrario e i consiglieri facevano la gara a partecipare ai comitati di protesta». Il Movimento 5 stelle attacca: «In soldoni, si parla come al solito di chiusure ospedaliere e potenziamenti fantomatici del territorio. Come e dove non si sa ancora. Non possiamo accettare che passi sempre la logica dell’emergenza». Per il Pd il presidente della commissiona sanità Domenico Ravetti commenta: «Nel testo si trovano importanti provvedimenti tra i quali: la valorizzazione degli ospedali territoriali, la chiusura della esperienza dei primariati a scavalco». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’assessore: “In Piemonte troppi esami medici inutili ” T ROPPE prestazioni sanitarie, troppa medicina difensiva. Mentre per il resto d’Italia il numero pro capite è 12, i piemontesi fanno 16 prestazioni e mezzo all’anno., 4 più dello standard nazionale. Antonio Saitta chiede che i numeri siano ridotti con una migliore appropriatezza: «Considerando che il valore medio è di 15 euro per ciascuna prestazioni, significa che una riduzione di due a testa all’anno porterebbe ad un risparmio di 130 milioni. Il costo complessivo delle prestazioni specialistiche per la sanità piemontese si aggira sul miliardo all’anno». Oggi, rileva l’analisi dell’assessorato, nessuna azienda piemontese rispetta le indicazioni ricevute su un contenimento degli esami di laboratorio e Torino è certamente quella che registra i volumi più elevati: punte di 15,8 prestazioni nella To2 e 14,8 pro capite nella To1. Con una risonanza in meno ogni 100 abitanti si possono risparmiare 5 milioni all’anno. L’assessore annuncia anche la creazione di un call center unico per le prenotazioni. (s.str.) ONO passati sei anni, eppure lo spettro di “Bidellopoli” aleggia ancora. Nel 2008 un controllo a tappeto dell’Ufficio scolastico provinciale e un’inchiesta della Procura scoprirono circa 400 persone che erano state inserite in modo illegittimo nelle graduatorie da cui le scuole chiamavano per nominare i propri collaboratori. Alcune non avevano neppure presentato domanda. A destare sospetto furono fenomeni curiosi, come i più di cento bidelli chiamati dalla provincia di Vibo Valentia, di cui 70 dallo stesso paesino. Ebbene, ora l’Ufficio scolastico ha scoperto che circa 40 delle persone espulse nel 2008 quest’anno si sono ripresentate dichiarando però un punteggio più elevato del dovuto. Il motivo: avevano considerato il famoso anno di “Bidellopoli” come buono a tutti gli effetti, nonostante in realtà ai tempi fossero stati “depennati”. In questo modo hanno scavalcato diversi concorrenti nella corsa a un posto da bidello che si è scatenata per quest’anno scolastico. «Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni e abbiamo provveduto a eseguire i controlli del caso», racconta il direttore dell’Usp Paola D’Alessandro. In effetti, continua la dirigente, «alcuni candidati avevano dichiarato di aver prestato servizio in un determinato anno, dopo aver però ottenuto una nomina che per noi è irregolare». Così gli uffici di via Coazze hanno dovuto rimetter mano alle graduatorie, che tra l’altro risalgono al 2001: «Abbiamo tolto i punti in eccesso, anche perché avrebbero consentito a queste persone di aumentare le possibilità di essere chiamati in servizio quest’anno». Storia chiusa? No. Perché 5 di questi 40 bidelli hanno deciso di portare il ministero dell’Istruzione di fronte a un giudice del lavoro. Ritengono di essere stati penalizzati ingiustamente. Per il momento l’Ufficio scolastico regionale, che rappresenta il “Miur” nelle vertenze, ha ottenuto una prima ordinanza cautelare che va a proprio favore. Ma è solo un primo round di una battaglia legale che potrebbe diventare piuttosto lunga. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA SCANDALO GRINZANE: UN ALTRO MILIONE MEZZO DI RISARCIMENTO DAL FRATELLO E DA ALTRI COMPLICI P R E F A B B R I C A T I La Corte dei conti chiede 6 milioni a Soria PRE SAL <DALLA PRIMA DI CRONACA OTTAVIA GIUSTETTI A LLA quale, a sorpresa, l’ex patron ha rinunciato a difendersi, non costituendosi in giudizio e rischiando, così, una condanna in contumacia. Oltre a lui, che in sede penale è stato condannato in primo grado a 14 anni e sei mesi, tra le altre cose per uso illecito di fondi pubblici nella gestione del premio letterario, è imputato il fratello Angelo, ex dirigente regionale, che invece era in aula insieme al cuoco Bruno Libralon accusato per aver ottenuto finanziamenti per la realizzazione di una scuola di cucina nel Castello di Costigliole. La richiesta di risarcimento è legata alla presunta distrazione di fondi del premio Grinzane Cavour e delle associazioni che ruotavano intorno. Che sono a loro volta chiamate in giudizio: Premio Grinzane, Antenna Culturale Europea, Rassegna del 13 novembre.pdf Civiltà dei Territori Letterari, Studi Iberici e Icif. Il conto più salato, chiaramente, è quello presentato a Giuliano Soria che dai finanziamenti pubblici per lavori di ristrutturazione del Castello di Rorà, del Palazzo Grinzane e del Museo Fondi distratti per comprare e ristrutturare le case dell’ex boss del premio a Torino, Ospedaletti e a Parigi del Territorio di Costigliole d’Asti, ha distratto fondi per comprare l’immobile di via Montebello che aveva la doppia funzione di sede del Premio e sua abitazione, per lavori di ristrutturazione lì a Ospedaletti e a Parigi e per altre iniziative. Di «prassi lassiste» nell’assegnazione dei contributi ha parlato il pm, Giancarlo Astegiano puntando il dito sulle determine, 11 quelle contestate, con cui dalla Regione Angelo Soria avrebbe assegnato contributi alle associazioni del fratello con «palesi profili di illegittimità: assenza di domanda, pagamenti superiori a quelli richiesti, accettazioni in tempi brevissimi, presentazione di domande dopo lo svolgimento dell’evento, destinazione di soldi diversa dalle finalità previste». Per il magistrato contabile «l’accordo tra i due fratelli Soria è dimostrato: loro stessi definivano il meccanismo un “innocuo escamotage”. E che fosse innocuo è discutibile» ha detto Astegiano. «Per avere responsabilità erariale ci vuole un danno erariale, che in questo caso non c’è», ha sostenuto l’avvocato Alessandra Cardella, difensore di Angelo Soria e Bruno Libralon che ha chiesto l’assoluzione. 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Nell’attesa, Palazzo Delfino sarà costretto ad aprire comunque il portafoglio, se non vorrà che l’inverno comprometta definitivamente l’ex stazione tramviaria di piazza Castello, edificio comunale che con il suo degrado sminuisce anche il recente restyling della scalinata dall’altra parte della strada. Le infiltrazioni dal tetto, che proseguono da anni, sono peggiorate dopo l’ondata di maltempo di inizio ottobre, e ancora negli ultimi giorni. La pioggia s’è insinuata tra le tegole, danneggiando il primo piano (vuoto) e arrivando fino al piano terra dove ci sono un’edicola e un bar. Quest’ultimo – il Caffè Piazza Castello – ha cambiato gestione il 30 ottobre ma l’apertura era prevista 20 giorni prima. «Abbiamo dovuto aspettare proprio per riparare i danni causati dall’umidità» raccontano le socie Paola Bava e Patrizia Toc- tenzionato a lasciar passare un caceli. C’erano danni all’im- altro inverno senza fare nulla e, pianto elettrico e al sistema quindi, investirà 20 mila euro d’allarme, ed è stato necessario almeno per rifare il tetto ed evirifare da capo la controsoffitta- tare altri problemi. «Si tratta di tura. «E’ un pecun intervento cato – dicono «SI VENDA» tampone, da conche questa strut- Minoranza contraria cludere in tempi tura, in una posibrevi, anche per “Quel bene deve venire incontro zione vantaggioessere alienato” alla nuova gestiosa, di fronte alla nuova scalinata ne del bar – spieche dovrebbe essere uno dei bi- ga l’assessore ai Lavori pubbliglietti da visita di Ovada, sia ri- ci, Sergio Capello -. Le tegole dotta in queste condizioni». sono spostate, i travetti marci. Per quanto riguarda le fac- Bisognerà lavorare per risisteciate, tutto è rimandato al 2015. marli entro Natale». Da vedere Ma il Comune non sembra in- se i tempi saranno rispettati. Rassegna del 13 novembre.pdf Intanto, il consigliere di minoranza Giorgio Bricola, capogruppo di Patto per Ovada, polemizza sul fatto che si continuino a spendere soldi per l’edificio. «L’ex stazione va alienata – spiega -. Palazzo Delfino potrebbe ricavarne denari per l’esproprio della casa all’ingresso dell’ex frantoio Gentile di via Novi. Un passo fondamentale se si vorrà riqualificare quella zona, unendola al vicino Monferrato Story Park. altrimenti i 170 mila euro che si vorrebbero investire sull’area, da trasformare in giardino, saranno soldi buttati». pagina 56 Ospedale di Acqui: mobilitazione contro possibile declassamento ACQUI. SINDACO: BASTA TAGLI ALL’OSPEDALE “Il Dea sarà declassato? Ci opporremo con forza” «Basta tagli per l’ospedale». E’ la decisa presa di posizione di molti acquesi alla vigilia della pubblicazione del nuovo Piano sanitario regionale che ridisegnerà la sanità piemontese. Ieri, i vertici dell’AslAl erano ad Acqui per la riapertura della nuova camera calda dell’ex Pronto soccorso, che consentirà nuovamente l’accesso ad ambulanze e auto che trasportano i malati, direttamente al primo piano dell’ospedale, dove si trovano gli ambulatori, il punto prelievi e il servizio di radiologia. A mettere nuovamente le mani avanti contro ulteriori tagli che potrebbero ridurre ulteriormente i servizi è stato il sindaco Enrico Bertero: «Ritengo che l’eventuale declassamento del Dipartimento emergenza in pronto soccorso semplice sia una cosa inaccettabile e un insulto alle popolazioni dell’Acquese già alle prese con molte problematiche, non ultima la soppressione del punto nascite» ha spiegato e ha aggiunto: «L’opposizione sarà forte e decisa visto che, con l’eventuale declassamento del Dea, verrebbero messi a serio rischio anche la rianimazione e l’unità di terapia intensiva coronarica». Una riduzione dell’attività del servizio di rianimazione potrebbe produrre riflessi negativi anche sull’attività operatoria svolta quotidianamente dalle branche chirurgiche, messe a dura prova dalla recente adozione del modello d’intensità di cura, che ha comportato l’accorpamento di chirurgia generale, urologia, otorinolaringoiatria, ortopedia, traumatologia e ginecologia. In particolare, con l’adozione di questo modello tra venerdì sera e lunedì mattina vengono meno 21 posti letto. Non resta che attendere la pubblicazione del nuovo piano regionale per sapere se l’ospedale di Acqui sarà ulteriormente penalizzato. [G. L. F.] Sanità Socio-Assistenziale 12 45 LA STAMPA GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE 2014 Contro i tagli al Dea politica e comitati cercano la via d’uscita Convocati i Consigli a Verbania e Domodossola “Assurdo far decidere al territorio chi si salva” RENATO BALDUCCI VERBANIA Verbania «Un tavolo di lavoro per piazza Bandiera» 1I consiglieri comunali Carlo Bava e Renato Brignone hanno presentato un ordine del giorno con il quale si vuole impegnare il sindaco a costituire un apposito «tavolo di lavoro» per il previsto intervento di riqualificazione e valorizzazione di piazza Fratelli Bandiera. In rapporto con la Commissione lavori pubblici «si darebbe vita a uno spazio di lavoro meno formale». [S.R.] Verbania Cambiano i requisiti per il buono scuola 1 Il Consiglio regionale ha approvato la rimodulazione delle fasce di reddito per accedere ai buoni scuola. Con le nuove norme il tetto massimo dell’Isee sarà di 26 mila euro. Il buono dovrà essere speso per coprire l’acquisto di libri, materiale scolastico e trasporti. Info negli uffici comunali. [F.RU.] Verbania Scelta la commissione per il paesaggio 1 Nominata dall’amministrazione comunale la Commissione locale per il paesaggio. Sarà formata da cinque architetti che sono stati candidati dal museo del Paesaggio come previsto dal regolamento del comune. I professionisti sono: Massimiliano Zappa, Maurizio Forella, Silvia Monaco, Matteo Fieni e Antonio Montani. [F.RU.] Sindaci e amministratori presenti lunedì a Omegna Le reazioni alle parole di Saitta «Questopianoèpenalizzantepertutti» 1 «Torino sappia che le aree alpine e marginali, purtroppo mai dimenticate dagli esattori delle tasse, non sono per nulla disposte a farsi piccole prima che la mannaia abbia tagliato costi e sprechi ben più imbarazzanti di una struttura ospedaliera di periferia». Questa la risposta che il Moto (Movimento ossolano tutela ospedale) manda alla Regione decisa a tagliare uno dei due Dea attualmente presenti nell’Asl Vco. «L’invito a trovare un accordo tra Domo e Verbania - dice Graziella Marchesi - è un inganno davanti a politici e sindacati proni agli ordini dell’alto: già hanno alzato le mani in segno di resa». Dall’Ossola arriva anche l’appello del Tribunale dei diritto del malato. Rober- to Munizza parla di «scelta grave che penalizza il territorio, ma soprattutto l’Ossola alla quale, senza il Dea, non rimarrebbe nulla. Chiaramente il territorio del Vco ne uscirà comunque depauperato, ma può ancora provare a esprimere un indirizzo per limitare il danno». In difesa del Castelli di Verbania interviene invece il Comitato Salute Vco: «La scelta di fare del San Biagio di Domo l’ospedale provinciale decreterebbe la morte della sanità pubblica. Dal Sud quanti si recheranno a Nord farsi curare? Quale sicurezza per i pazienti da un numero irrisorio di interventi chirurgici? E poi il Dea di Verbania ha accessi nettamente superiori a quelli di Domo[RE. BA.] dossola». Oggi incontro a Pallanza Auxologico di Piancavallo “Il nostro futuro a rischio” I problemi economici della Regione mettono in difficoltà l’istituto Auxologico di Piancavallo dove lavorano oltre 500 persone. È per questo che oggi è stato fissato un incontro, in municipio a Verbania, che vedrà di fronte il sindaco Silvia Marchionini, una rappresentanza dell’istituto e delle organizzazioni sindacali. Sarà presente il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna. «Abbiamo voluto questo incontro - spiega Riccardo Negrino responsabile del settore sanitario della Cisl del Piemonte Orientale - VCO .53 In breve SANITA’. DOMANI A OMEGNA LA RAPPRESENTANZA DEI SINDACI Con la convocazione imminente dei consigli comunali di Verbania e Domodossola e della rappresentanza dei sindaci dell’Asl, la politica affronta l’«ultimatum» dell’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta che, a Omegna, ha chiesto «al territorio di decidere quale dei Dea chiudere tra Domodossola e Verbania. Altrimenti lo farà la Regione». Saitta ha ricordato che «il Vco non può avere due ospedali dello stesso livello ma solo uno spoke di media intensità e l’altro senza Dea, ma con un semplice pronto soccorso». Se ne parlerà già domani nel corso della rappresentanza dei sindaci dell’Asl, convocata alle 18 dal primo cittadino di Omegna, Adelaide Mellano. Sabato alle 15 si riunirà il Consiglio comunale di Verbania, mentre a Domodossola la seduta è lunedì sera alle 21. Sull’argomento interviene Matteo Marcovicchio, verbanese, consigliere provinciale di Ncd: «Il doppio reparto e l’ospedale plurisede non hanno alternativa nel futuro della sanità del Vco». Marcovicchio critica il sindaco di Verbania: «Mi stupiscono le sue dichiarazioni: da un lato invoca l’unità del territorio e dall’altro diffonde i numeri dei Dea per far capire che la scelta deve cadere su Verbania. Scelta che non è da fare. Il Vco non deve perdere nessun dea. L’invito al territorio a decidere è inaccettabile». Parla anche il sindaco di Seppiana, Alberto Preioni: «Il Pd ha fatto la fortuna elettorale su sparate continue contro la passata amministrazione regionale. Adesso vogliamo coerenza perché fino a pochi mesi fa sbandierava la difesa dei due Dea. Ma il concetto è questo: in montagna non si tocca nulla. S’inizia a razionalizzare a Torino e pianura». . per coinvolgere gli amministratori su un problema che se non si risolve può avere degli effetti devastanti sull’occupazione, ma anche sui servizi sanitari che vengono forniti. Con i tagli che ci sono stati è impossibile andare avanti. Bisogna capire insieme quali strade si possono intraprendere per dare continuità all’ospedale». Quali sono i motivi delle difficoltà le spiega Sergio Zaninelli presidente dell’istituto Auxologico che ha sede a Milano e opera anche in altre località della Lombardia: «A oggi non sono stati ancora definiti Rassegna del 13 novembre.pdf L’auxologico di Piancavallo con la Regione Piemonte il contratto di finanziamento per l’anno 2013, né quelli relativi al 2014 e 2015. Sono anche in alto mare una serie di altre pendenze tra le quali il nulla osta per proseguire i lavori di ri- Bognanco L’Unione discute delle «Aree interne» 1 Si parla del programma «Aree interne» e dell’Unione dei comuni domani alle 20,45 a Bognanco San Lorenzo. Intervengono Enrico Borghi, il sindaco domese Mariano Cattrini, il presidente della Provincia Stefano Costa, il presidente dell’Unione dei comuni Marzio Bartolucci e il sindaco di Bognanco Remigio Mancini. [RE. BA.] Domodossola Iniziano alla Prateria le cene didattiche 1 Iniziano domani le cene del ciclo «Imparar mangiando» della cooperativa La Prateria alle Nosere. L’appuntamento è alle 19 con una lezione sulla cucina ossolana dell’800 con Paola Caretti; poi cena a 20 euro. Info 0324. 249260 o al 348.3301143. [F.ZA.] strutturazione dell’ospedale San Giuseppe di Piancavallo. Inoltre non è stato sottoscritto l’accordo sulla compensazione dei budget che riguardano le degenze e i servizi ambulatoriali relativi al 2009 e al 2010». Sottolinea Zaninelli: «In estrema sintesi l’istituto non è in grado di sostenere i tagli per svariati milioni di euro, perché si riflettono sull’attività già svolta nel 2013 per quella in corso e per quella futura». I tagli ai servizi sanitari convenzionati si sono manifestati già nel 2011 con una riduzione del 5% del budget regionale. Tuttavia l’Auxologico era stato tra quelli che avevano sofferto di meno per via dei finanziamenti che arrivavano dallo Stato per la ricerca. «Ora però - sottolinea Negrino - sono stati ridotti anche quelli: manca qualcosa come il 13% delle risorse rispetto a prima». [F. RU.] pagina 57 Sanità Socio-Assistenziale 12 45 67 18 LA STAMPA GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE 2014 il caso ALESSANDRO MONDO A Eccesso di esami Parliamo della diagnostica, il nuovo fronte aperto dall’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta dopo quello della spesa farmaceutica. Tema nazionale, che in Piemonte ha una valenza in più: il valore pro capite della specialistica ambulatoriale assicurata ai residenti è pari a 252,15 euro, con punte massime di 310 euro pro capite e soglie minime di 201 euro; la nostra regione sfora più di altre gli standard nazionali previsti per le «prestazioni» (vedi tabella). Le reazioni LA SITUAZIONE In Italia 12 In Piemonte Valore medio di ogni esame (dato 2013) Esami pro capite l’anno TAC 7,5 esami 4,5 esami per 100 abitanti l’anno lo standard nazionale ogni 100 abitanti l’anno lo standard nazionale standard nazionale 7,88 esami 5,14 esami il target fissato in Piemonte nel 2014 ogni 100 abitanti il target fissato in Piemonte nel 2014 11,50 la previsione a fine anno 8,66 esami Piemonte 6,81 esami il dato attuale (solo Verbano e Cuneese rispettano il parametro) 15 euro Costo annuo degli esami specialistici per la sanità piemontese Fonte: Assessorato Regionale alla Sanità 1 miliardo di euro Centimetri-LA STAMPA “Sanità, in Piemonte si fanno troppi esami” FUORI CONTROLLO L’assessore Saitta: si possono risparmiare 130 milioni Verso la revisione degli ospedali: “ Chiederò nuove assunzioni” Sulla «Stampa» Riforma degli ospedali Prime tensioni nel Pd Migliori e peggiori Parola d’ordine: governare la domanda ed evitando il «consumismo diagnostico all’americana». Vale per gli esami di laboratorio, che rappresentano il 70% del volume di prestazioni specialistiche ambulatoriali. Oggi nessuna delle Asl e delle Aso rispetta le indicazioni per contenere le prestazioni. Torino registra i volumi più elevati, con punte di 15.8 esami pro capite nelle Asl Torino 1 e 2. Risonanze magnetiche: gli scostamenti maggiori riguardano le Asl Torino 1, 2, 3 e 5; qualche contrazione si è registrata ad Alessandria, Novara e Cuneo. Ancora Saitta: RISONANZE MAGNETICHE 16,5 In Italia lo standard di riferimento sul numero medio di prestazioni pro capite l’anno è di 12, 9 per le analisi di laboratorio: in Piemonte ci si attesta su una media pro capite di 15,5. «Dato che il valore medio di una prestazione è di 15 euro ciascuna - calcola Saitta -, la riduzione di 2 prestazioni a testa, da sola, permetterebbe al Piemonte di risparmiare 130 milioni senza fatica». ANALISI DI LABORATORIO 9 Costi insostenibili Nel mirino gli esami di laboratorio, Tac e risonanze Cronaca di Torino .47 I numeri Numero medio degli esami specialistici pro capite l’anno nalisi di laboratorio, risonanze magnetiche, Tac: una batteria di esami specialistici sovente prescritti dai medici per eccesso di zelo o a scopo «difensivo», cioè per evitare di incorrere in cause giudiziarie, che gravano sui costi del sistema sanitario regionale. . Saitta frena sul 118: non sarà separato dal sistema sanitario Sulla «Stampa» il caso ALESSANDRO MONDO I l piano sanitario? Quello sì che farà discutere: un buon lavoro, ma tosto». Così commentava ieri l’assessore al Bilancio Reschigna, durante una pausa del Consiglio regionale, in vista del piano di revisione della rete ospedaliera che lunedì approderà in giunta: il provvedimento più importante, e più pesante, dopo la manovra fiscale. Tensioni nel Pd Non a caso, ieri sera la questione è stata affrontata in un vertice di maggioranza. Non a caso, si registrano le prime fibrillazioni tra i democratici. Emblematica quella di Nino Boeti, medico e consigliere Pd: «In un piano complessivo di ridimensionamento dei pronto soccorso si Filtrano le prime indiscrezioni sul piano di revisione della rete ospedaliera: la riforma, tra le altre cose, ridimensionerebbe il San Luigi di Orbassano. 2 Conto alla rovescia Lunedì l’assessore Saitta presenterà il piano di revisione della rete ospedaliera: nervi tesi nella maggioranza vello a Torino, a meno di un chilometro di distanza: Mauriziano e Città della Salute». E uno. «Anche sul Martini - aggiunge Boeti occorre andare oltre la mera que- Frenata sul 118 Dibattito aperto sul 118. Ieri è stata approvata la mozione, primo firmatario Alfredo Monaco, Scelta civica, che impe- 118. Sulla stessa posizione Simeu, Società italiana di medicina di emergenza-urgenza. «Il 118 non dovrà essere inteso come un settore a sé stante ri- Il piano di revisione della rete ospedaliera e il nuovo ruolo del 118 aveva creato attriti nel Pd 1 sumo di risonanze magnetiche fa il paio con il prevalere delle erogazioni svolte dal privato accreditato (74%) rispetto a quelle da parte della sanità pubblica (26%). Esami radiologici: solo il Verbano e il Cuneese rispettano il target fissato dalla Regione per il 2014, ancora sforamenti alle Asl Torino 1, 3 e 4. Anche a Vercelli, Biella, Novara e Asti si registrano più di 6 TAC all’anno ogni 100 abitanti. «Bisognerà creare il call center unico per il Torinese così da gestire le prenotazioni comprendendo sia le otto aziende pubbliche che il sistema del privato convenzionato», conclude l’assessore. Revisione degli ospedali «Se risparmiassimo una risonanza ogni 100 abitanti, solo a Torino risparmieremmo 5 milioni ogni anno». Nella città metropolitana torinese l’iper-con- Sempre ieri ha illustrato in commissione le linee-guida del piano di riordino della rete ospedaliera, con un risparmio atteso di 300 milioni entro due-tre anni: risorse da reinvestire non negli ospedali ma nell’assistenza territoriale e domiciliare. I risparmi derivanti dalle prossime manovre sulla farmaceutica e sulla diagnostica permetteranno al sistema sanitario di non sforare il «budget» di 8 miliardi trasferiti dallo Stato. Assunzioni di personale Nell’occasione, Saitta ha annunciato che il 20 novembre, durante l’incontro con il ministero, chiederà la possibilità di derogare all’annoso blocco del turn over per assumere subito personale nelle realtà più critiche: medici e soprattutto infermieri di cui il sistema sanitario necessita per continuare a garantire i servizi. A fine 2015, quando la Sanità piemontese uscirà dal piano di rientro del deficit, la questione si porrà anche per i primari: un centinaio i reparti carenti. Nodi in sospeso In tema di riordino degli ospedali i nodi in sospeso sono diversi. A Torino si giocano il grado di ospedale «hub», cioè di riferimento, il Mauriziano e il San Luigi: a detta di Saitta il primo ha più requisiti, ma il dibattito è aperto. In forse il destino del Martini: il Dea di primo livello potrebbe essere declassato a pronto soccorso semplice. Probabile la richiesta, rivolta al ministero, di una deroga per stabilire dove ricollocare i servizi dell’Oftalmico. Per quelli dell’Amedeo di Savoia c’è tempo fino a dicembre 2015. Bisognerà decidere quale, tra gli ospedali di Verbania e Domodossola, diventerà di territorio. Resteranno entrambe di territorio le strutture di Acqui e Tortona. L’ospedale di Lanzo sarà trasformato in poliambulatorio. Divisi medici di base e specialisti ELENA LISA I camici bianchi concordano con l’assessore Saitta: sì, è vero, in Piemonte il numero di esami diagnostici è esagerato. L’armonia traballa non appena si tenta di individuare i responsabili dell’eccesso, però. Per i medici di base sono gli specialisti a doversi dare una regolata, a smettere di spedire «malati» che affollano ambulatori. «Perché non sappiamo come comportarci - dice Angelo Testa, presidente di Snami, il sindacato nazionale autonomo dei medici italiani - con gli approfondimenti richiesti da cardiologi, ginecologi o fisioterapisti. Cosa facciamo: ci rifiutiamo di prescriverli ai pazienti che arrivano con la lista?». Ma pure gli specialisti individuano altrove la responsabilità: è proprio chi staziona nei corridoi di ospedali pubblici e privati ad aver perso il senso della misura. «Nell’epoca del consumismo - osserva Ottavio Davini, responsabile di radiologia delle Molinette - per sentirsi in salute è diventato necessario “consumare” sanità». Mangiarsela a suon di ricette. Come se stare senza un faldone sulla mensola, con gli esami ordinati fin dalla cresima, ci facesse venire un mancamento. Ma se invertiamo rotta, come la mettiamo poi con la prevenzione? «La tutela è anche psicologica - aggiunge Davini - Su cento persone la metà ha problemi di schiena. Siamo imperfetti senza per questo doverci preoccupare. Eppure il responso inutile di una risonanza mette in ansia. Fa vivere male anche quando l’acciacco è poca cosa. In più le Tac emettono raggi pericolosi se se ne abusa. Lo dico da radiologo: meno risonanze e più prevenzione. Vera. I vaccini, quelli servono, per esempio». Torinesi ipocondriaci? «Poco informati - aggiunge il presidente del sindacato - e non curanti del fatto che l’esame esentato non è gratis. Tutti dovrebbero sentirsi responsabili della spesa pubblica: sia chi fa la prova per il colesterolo ogni tre mesi, sia gli specialisti. Sono vent’anni che lo consigliamo ai vari assessori della Sanità: mettiamo anche loro nelle condizioni di prescrivere esami. Mettere le richieste nero su rosso, quello del ricettario, renderà tutti più consapevoli». Borgo Vittoria La scuola nell’occhio del ciclone Un caso di scabbia alle Elementari Genitori infuriati: avvisati in ritardo L’elementare Don Murialdo riceve da tempo il sostegno concreto dei genitori ad esempio nella ripittura delle aule «Non ci sono epidemie, ma meglio avere un medico fisso» PAOLO COCCORESE Le mamme dell’elementare Don Murialdo lo hanno scoperto leggendolo sul diario che la scabbia e l’Epatite A era arrivata nella classe dei figli. «E’ stato segnalato un caso. Leggere le informative, firmare e consegnare l’assenza dopo aver eseguito i controlli sanitari richiesti», ha dettato la maestra agli alunni della sua quarta. Per la mattina seguente è scattato l’assoluto divieto di entrare a scuola per i bambini, una ventina. Vaccino obbligatorio per tutti negli ambulatori Asl di via della Consolata. Precauzione necessaria per debellare il rischio contagio nell’istituto di via Casteldelfino. A scuola il silenzio Dietro il cancello dell’istituto comprensivo «Vivaldi Murialdo» pochi hanno voglia di parlare. Bocche quasi cucite, nessuno ha voglia di alzare polveroni su una delle scuole più importanti del quartiere che da un mese vive con l’incubo della malattia. Rassegna del 13 novembre.pdf Le ansie dei genitori «A meta ottobre abbiamo scoperto dell’Epatite da una semplice comunicazione. Siamo stati costretti a correre a fare le vaccinazioni nell’ultimo giorno dell’incubazione», dicono i genitori. Una bambina, dopo aver scoperto che la vaccinazione voleva dire «una punturina», avrebbe nascosto l’avviso. E non solo, la settimana scorsa, il bambino malato giocando con il vicino di banco, ha confidato anche un altro segreto. «Ho la scabbia, adesso ti contagio», avrebbe detto all’amichetto. L’Epatite è un’infezione che si può contrarre mangiando cibi e acqua sporca. Discorso diverso, per la scabbia. E’ una malattia alle malattie croniche - aggiunge Grassi -. Penso, però, che una presenza fissa di un operatore sanitario non farebbe male». Ripulite le aule provocata da un parassita. Il contagio avviene tramite il contatto prolungato con la pelle del malato. E’ un problema che di solito colpisce le case di riposo e in alcuni casi le scuole. In città, la Murialdo potrebbe non essere l’unico istituto a rischio. Rispettato il protocollo Il dirigente scolastico della «Vivaldi Murialdo» getta acqua sul pagina 58 fuoco. «Non ci sono epidemie», dice Francesco Augusto Grassi, da tre anni sulla poltrona dell’istituto comprensivo. «Abbiamo fatto tutto quello previsto dai protocolli». Posizione condivisa dall’assessorato ai Servizi Educativi che non concede altre informazioni. «Il Miur e l’azienda sanitaria hanno firmato un documento per permettere alle scuole di far fronte L’elementare Don Murialdo è un istituto di periferia dove i genitori sono in prima linea per renderlo più bello. La settimana scorsa si sono organizzati per ridipingere le aule. «La scuola ha informato tutte le famiglie – dice la vicepresidente del Comitato genitori, Emanuela Pelagatti -. E’ stata fatta la pulizia dell’aula e siamo stati rassicurati». Di umore diverso i genitori della quarta finita nell’occhio del ciclone. Per tre giorni, la metà ha tenuto a casa i figli. Sanità Socio-Assistenziale
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