LE OSSERVAZIONI DELLA CIDA AL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA PER IL 2014 (17 aprile 2014) Il contenuto delle misure di politica economica previste nel DEF risulta sostanzialmente condivisibile. Le linee programmatiche puntano su due settori fondamentali: misure per il rilancio dell'economia e riforme. Non mancano tuttavia elementi di criticità relativi soprattutto alla pubblica amministrazione. Di seguito riportiamo le osservazioni della CIDA ai principali interventi proposti dal Governo. IRPEF e IRAP: viene confermato l’intervento sull’Irpef e sull’Irap. Per l’Irap è prevista una riduzione pari al 10% l’anno a regime con copertura proveniente dal maggior gettito derivante dalla revisione delle aliquote sulle rendite finanziarie. Tale intervento sull’Irap è un primo segnale nella direzione di una riduzione sostanziale della tassazione sul lavoro dal lato imprese, che dovrebbe essere attuata non appena saranno disponibili le risorse necessarie. In via generale, si conferma inoltre che le risorse della spending review saranno principalmente destinate alla riduzione del cuneo fiscale. Riteniamo che gli interventi sul cuneo fiscale, anche se, in linea di principio, senz’altro opportuni, non consentiranno tuttavia un rilancio di consumi apprezzabile (per i modesti importi e per il parziale ambito di applicazione). Pagamento debiti della PA: del tutto condivisibile risulta l’impegno del Governo a stanziare 13 miliardi per il pagamento dei debiti della PA che andrebbero ad aggiungersi ai 47 miliardi già stanziati per il biennio 2013-2014. Ricerca: si fa un riferimento generico all’importanza di sostenere gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, potenziando il credito d’imposta alla ricerca e quello per l’assunzione di ricercatori. Si tratta, tuttavia, di misure ancora insufficienti così come insufficienti risultano i finanziamenti per l’innovazione tecnologica nel settore agroalimentare (anche in prospettiva dell’Expo 2015) e nel settore del turismo. L’agenda digitale: I piani ed i progetti dell’Agenda Digitale, se realmente e tempestivamente attuati, hanno la possibilità di contribuire in modo efficace a ridurre la situazione di crisi in cui ormai versiamo da oltre un decennio. Non sarà certo la soluzione a tutti i problemi, ma un impegno deciso in tal senso potrà essere determinante per dare una boccata d’ossigeno alla situazione di crisi in cui ci siamo venuti a trovare. Le azioni a supporto del processo di digitalizzazione del Paese sono esplicitate nei vari capitoli d’intervento (istruzione, giustizia digitale, export e Made in Italy, semplificazione amministrativa, cultura e turismo) e il tema permea l’intero documento quale asse trasversale sui cui costruire lo sviluppo e la crescita del Paese. Le azioni descritte nel DEF rappresentano pertanto un passo significativo verso l’attuazione dell’Agenda Digitale Italiana. Fondi Sociali Europei: Per favorire la crescita delle imprese è fondamentale un buon utilizzo dei Fondi Sociali Europei (FSE). Attualmente l’Italia utilizza in modo insufficiente i FSE e contribuisce invece in maniera pesante al bilancio dell’Unione. Si impone quindi una rinegoziazione della programmazione 2014-2020 tra l’UE e l’Italia. Esisterebbe già una bozza di accordo, ma vanno apportati dei miglioramenti. La Commissione Europea intende circoscrivere il campo di utilizzo dei fondi UE alle politiche di coesione, ricordando che la loro destinazione non può essere per misure congiunturali, come la copertura del cuneo fiscale. L’Italia non potrà dunque chiedere di utilizzare Fondi strutturali per problemi di finanza pubblica o per il cuneo fiscale, ma appare urgente scegliere con decisione le azioni a favore delle imprese, del lavoro e dei servizi innovativi perseguendo strategie, progettazioni precise e scadenze certe che consentiranno di utilizzare meglio i Finanziamenti. Il DEF fa riferimento alla possibilità di utilizzare le risorse dei fondi strutturali per sostenere gli investimenti, ma non si sofferma sugli strumenti da adottare per concretizzare gli obiettivi programmatici legati ai Fondi strutturali: la strumentazione viene rinviata al momento della predisposizione e dell'attuazione della programmazione operativa, da parte delle amministrazioni centrali e regionali. Fisco per la crescita e delega fiscale: il DEF richiama l’esigenza di un fisco più equo, più semplice e di supporto alla crescita. In tal senso il Governo si impegna a semplificare le procedure fiscali per famiglie e imprese, con esplicito riferimento all’introduzione della dichiarazione precompilata per le persone fisiche, prevista per il 2015. Il Governo si impegna inoltre ad attuare tempestivamente la delega, con l’adozione di tutti i decreti delegati entro il 27 marzo 2015. Priorità sarà data ai temi: riforma del catasto riordino in materia di evasione ed erosione fiscale revisione della disciplina dell’abuso del diritto introduzione di norme in materia di tutoraggio, di semplificazione fiscale revisione del sistema sanzionatorio, del contenzioso, della riscossione revisione della tassazione dei contribuenti di minori dimensioni fiscalità energetica e ambientale. Grande importanza è attribuita alla regolarizzazione e rientro di capitali non dichiarati detenuti all’estero. Infine, il Governo si impegna a unificare e semplificare la disciplina dell’obbligazione solidale nella filiera degli appalti, per renderla più facile e leggibile. Tutte queste misure vanno nella giusta direzione. Il giudizio definitivo tuttavia resta sospeso in attesa che le deleghe trovino attuazione. Sanità: Il DEF punta alla riduzione degli sprechi nel settore sanitario e all'assunzione di misure contro le spese che eccedono significativamente i costi standard. Ciò dovrà essere deciso da Regioni e Governo all’interno del Patto per la Salute con cui si determinerà l'ammontare delle risorse da destinare al SSN per migliorare la qualità dei servizi e delle prestazioni garantendo l'unitarietà del sistema. Dal DEF non appare chiaro tuttavia quanto la sanità contribuirà agli obiettivi di riduzione della spesa, né in quale modo. A nostro parere un effettivo contenimento della spesa sanitaria potrà essere ottenuto soltanto con una reale ristrutturazione delle rete ospedaliera integrata con una rete di servizi territoriali, che consenta un forte risparmio di personale, costi per servizi, utilizzo ottimale delle tecnologia esistente. Ma per poter ottenere questo occorre adeguare le strutture esistenti o costruirne di nuove in sostituzione di quelle dismesse. Questa necessità e l'avanzamento tecnologico necessitano di una convinta azione di investimenti pubblici in sanità. Occorre anche superare il blocco del turnover nelle regioni in piano di rientro e le politiche di contenimento delle assunzioni nelle rimanenti regioni, stante che il patrimonio professionale è l'elemento fondante per garantire l'ottimale erogazione e la qualità dei servizi sanitari. Occorre poi che si attivi l'integrazione e la continuità delle cure e dell'assistenza tra ospedale e territorio implementando i servizi e l'assistenza domiciliare. Infine occorre rimotivare il personale medico e sanitario valorizzandone le competenze che rappresentano il vero patrimonio del SSN. La Politica Energetica: le linee di intervento proposte sono in piena continuità con quanto avviato nel 2013 e si ripropongono di: - rafforzare gli strumenti e le politiche di intervento per raggiungere progressi significativi in materia di lotta ai cambiamenti climatici; - promuovere un uso efficiente delle risorse, materie prime, aree industriali e suolo; - ridurre il costo dell'energia al fine di aumentare la competitività dell'economia italiana. Queste linee di intervento richiedono l’impiego di significative risorse economiche, per cui sarà importante calibrare accuratamente il ricorso alla fiscalità generale ed il ricorso alle componenti parafiscali del prezzo dell'energia con le relative implicazioni in termini di incremento dei costi. La crisi in Ucraina ha lanciato un monito severo sul problema della politica energetica essendo questa la nazione dalla quale passano i gasdotti che portano in Europa i prodotti energetici importati dalla Russia. Il problema è ben presente a tutti, ma le soluzioni sono tutt'altro che facili. Fra le opzioni da valutare con urgenza vi è un’importante fonte di approvvigionamento: il gas naturale liquido (Lng), quello importato in forma liquida e poi riportato in forma gassosa nei rigassificatori. Per la rigassificazione c’è un problema di costi e di costruzioni di infrastrutture adeguate che però ci metterebbero al riparo da nuove crisi sul tipo di quella sperimentata quest’anno. Occorre poi sostenere la diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento, in particolare la diversificazione dei terminali per il gas naturale liquefatto e lo sviluppo di gasdotti, promuovendo in tal modo l’apertura del mercato interno. Pubblica Amministrazione: In relazione alla riforma della macchina amministrativa, il Governo ha confermato gli indirizzi già espressi dal Ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia in Parlamento e in particolare la nuova politica per il personale pubblico e per la dirigenza. Il tema del rinnovo dei contratti del pubblico impiego viene affrontato all’interno del DEF, nella previsione ‘a politiche invariate’. La stima elaborata – specifica una nota del Ministero di Economia e Finanza dell’11 aprile 2014 – “ha valore meramente indicativo e non rappresenta, in alcun modo, un vincolo alla determinazione delle risorse né alle politiche retributive della Pubblica amministrazione.” Questa politica proposta dal Governo ci vede contrari. La dirigenza pubblica, che si è sempre fatta carico del funzionamento degli uffici e dei servizi al cittadino, vede seriamente compromessa la possibilità di perseguire obiettivi di miglioramento continuo dei risultati. Dieci anni di moratoria contrattuale col corrispettivo impoverimento dei dipendenti, la mancata introduzione di sistemi obiettivi di valutazione e di premialità del personale non potranno non avere ricadute negative sulle performance delle Pubbliche Amministrazioni, coll’evidente rischio di una fuga dei manager migliori e più giovani. La CIDA propone di salvaguardare l’autonomia dei dirigenti, dando loro reali poteri di gestione e connesse responsabilità; di superare le gravi e ingiustificate sperequazioni nei trattamenti retributivi dei differenti profili dirigenziali, spostando una parte rilevante della retribuzione sulla parte variabile della stessa e legandola ai risultati della gestione; di far accedere ai pubblici uffici i migliori laureati, che, oltre alle competenze manageriali da verificare anche sul piano attitudinale, siano portatori dell’orgoglio di far parte di una classe dirigente chiamata a dare risposte ai reali fabbisogni del paese.
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