comunicato stampa

Il giorno 11 dicembre 2014, la galleria Davide Gallo ha il piacere di presentare la mostra personale dell’artista
Rebecca Agnes, dal titolo “Dys-functional Cities”.
Da sempre sensibile alla dimensione metropolitana dell’esistenza, in quest’ultimo progetto la Agnes affronta la
questione della dicotomia, all’interno dello spazio urbano, tra i limiti e le restrizioni che l’architettura, spesso dietro la
maschera di un ineccepibile aspetto formale nasconde, e l’utopia che la stessa si sforza di risolvere attraverso ardite
sperimentazioni urbanistiche. Il progetto include una serie di disegni e due arazzi.
Nei disegni l’artista parte da un dato personale, questi infatti si riferiscono a città e luoghi reali, un taccuino di viaggio
come era uso presso i viaggiatori ottocenteschi.
I disegni denunciano l’inganno della bellezza metropolitana, che di fatto cela restrizioni, e chiusure. Ci sono limiti che
possono rimanere nascosti per chi non ne ha esperienza diretta, la loro ovvietà può sfuggire alla consuetudine o
nascondersi dietro la bellezza. I processi in atto nelle città sono espressione del modo in cui la nostra società è
strutturata. I disegni sono una critica all'ordinamento dello spazio cittadino, che spesso non prende in considerazione
le reali esigenze degli abitanti, ma cerca di omologare gli individui allo standard di un individuo-tipo, escludendo ciò
che è difforme o alternativo ad un ordinamento sociale tradizionale.
I ricami, che fanno da contrappunto ai disegni, sono riflessioni su approcci alternativi all'abitabilità. E’ molto intersante,
in questa tecnica del ricamo, il recupero consapevole del gesto manuale, un gesto femminile, antico e rituale, denso
di significati e di richiami culturali.
Ricamo 1:
Phalanstère, Familistère, unité d'habitation/ Falansterio, Familisterio, unità abitativa.
Quest’opera è un breve escursus storico, che parte dalle prime proposte dell'urbanismo utopico per arrivare al
modernismo, e a complessi urbani realizzati in anni recenti. Il ricamo rappresenta un paesaggio da cui emergono 3
architetture collegate tra loro da una strada-sentiero.
Il primo è il “Falansterio” di Charles Fourier (1822), struttura abitativa in cui si svolge la vita dei membri dell'unità
sociale di base chiamata "Falange". Il Falansterio è di fatto il progetto di una vera e propria città, un complesso
pensato per 1620 abitanti, che si sviluppa in una serie di edifici collegati fra loro, fino a creare un unico edificio
regolare. E' una città autosufficiente che produce e opera collettivamente.
Proseguendo il percorso abbiamo un progetto realizzato fra il 1856 e il ‘59 da Jean-Baptiste André Godin: Familistère.
Godin parte dalle teorie di Fourier. La sua intenzione era quella di migliorare le condizioni abitative dei lavoratori, ma
anche "di produzione, scambio, fornitura, istruzione, e ricreazione", tutte le sfaccettature della vita di un lavoratore
moderno. In Godin è la relazione uomo-produzione ad essere al centro della sua utopia urbanistica.
Alla fine del sentiero abbiamo la facciata di una delle Unité d'Habitation di Le Coubousier (1947). Una sorta di città
nella città. Concepita come una vera e propria "città verticale" caratterizzata da spazi individuali inseriti in un ampio
contesto di aree comuni.
Queste architetture, se nascondono un aspetto fallace, nell’ impossibilità a creare il luogo "perfetto", svelano
comunque il tentativo di fare dello spazio un problema sociale, sicché tali utopie rimangono esperienze fondamentali
da cui partire per poter elaborare nuove strategie.
Ricamo 2:
La Carta di Atene e le 4 funzioni umane.
Nella Carta di Atene del 1938 si specificano i principi fondamentali della città contemporanea; è un documento
fondamentale del Movimento Moderno e della sua visione dell'Urbanistica. Fra i vari punti vengono a delinearsi 4
funzioni umane: abitare, lavorare, divertirsi e circolare. Queste 4 funzioni base sono riportate ai 4 angoli dell’arazzo:
caselle di partenza per iniziare il gioco dell’oca che il ricamo riproduce. Un gioco in cui non esiste vincitore o fine,
perché le caselle sono collegate fra loro senza soluzione di continuità. Sulle caselle stesse si trovano qua e là dettagli
di edifici e note.
Ovviamente rimangono aperte le seguenti questioni: Ma a quale cittadino/a sono rivolti tali progetti? Quale può essere
il minimo comun denominatore fra gli individui e le loro necessità? In che modo l'abitare può rimanere un processo
aperto (fluido) anziché restrizione e ordinamento imposto dall'alto?
Sia i disegni che gli arazzi svelano delle norme. Da un lato la bellezza dei disegni nasconde le restrizioni che
incontriamo quotidianamente, dall'altro le "buone" intenzioni dell'urbanistica "sociale" che si esemplificano nelle
architetture modulari presenti sul primo ricamo e nella “Carta di Atene” del secondo.
La mostra sarà visitabile da martedì a sabato, dalle 15,30 alle 19 o previo appuntamento e si concluderà sabato 31
gennaio.
davide gallo
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