relazione - Università degli Studi Roma Tre

Valutazione della Qualità della Ricerca 2004 - 2010
Analisi dei risultati
Dipartimento di Studi Umanistici (DSU)
1. Premessa e inquadramento storico-contestuale
L’esperienza della VQR 2004-10 rappresenta un punto di svolta nella gestione delle attività di ricerca
accademica, in quanto fornisce dati comparabili a livello nazionale relativamente alle strutture, agli ambiti
disciplinari e alla produttività scientifica. Si tratta dell’introduzione di un modus operandi destinato a
produrre effetti di lungo periodo in termini di pratiche virtuose della gestione del lavoro di ricerca nelle
Università statali italiane, ma anche a garantire la migliore integrazione della ricerca universitaria italiana
nel contesto dei rankings internazionali .
Procedure di valutazione della ricerca erano già state sperimentate a Roma Tre prima dell’entrata in vigore
della Legge 240 – mi riferisco alla procedura pluriennale di autovalutazione e valutazione esterna dei
dipartimenti gestita dal Nucleo di Valutazione e sostanzialmente conclusasi appunto nel 2010. I dati raccolti
in quella occasione avevano suscitato un dibattito interno ai vari dipartimenti e di quella riflessione, a livello
di Ateneo, è traccia, oltre che nelle Giornate d’Ateneo già allora dedicate al tema della ricerca, nel
documento firmato dal prorettore Renato Moro “La Ricerca a Roma Tre: una prima riflessione”. Più d’uno
tra i dipartimenti confluiti poi nel DSU, e in particolare il dipartimento di Italianistica, avevano adottato in
quello stesso periodo procedure di ripartizione dei fondi di ricerca basate anche su criteri premiali, a partire
dalla pubblicità e trasparenza degli esiti dei progetti finanziati.
2. Specificità del DSU e analisi delle tabelle
2.1. Dalla data di pubblicazione del rapporto finale stilato dai Gruppi di Esperti della Valutazione (2013) il
risultato della VQR ha avuto modo di sedimentarsi e permette oggi, al netto delle rimodulazioni istituzionali
seguite alla promulgazione della Legge 240 (nascita dei nuovi Dipartimenti; massiccio depauperamento di
personale docente nel DSU: oltre 8 punti stipendiali persi nel solo 2012) una riflessione su opportunità,
metodologia ed esiti di tale procedura di Valutazione della ricerca.
Nel caso specifico del DSU, tuttavia, due aspetti del citato riassetto istituzionale rischiano di
compromettere in parte l’incidenza comparativa dei pur dettagliatissimi dati acquisiti:
A) In primo luogo il nuovo Dipartimento si colloca a cavallo di due Aree CUN: la 10 - Scienze dell’Antichità,
Filologico-Letterarie e Storico-artistiche – rappresentata da 4 settori concorsuali riscontrabili (10/A-Scienze
Archeologiche, 10/B-Storia Dell'arte, 10/D-Scienze Dell'antichita', 10/F Italianistica e letterature
comparate); e la 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche (nella sua componente non
bibliometrica) – con soli 2 ambiti riscontrabili (Storia e Geografia). Occorre notare intanto che le due aree
non si proiettano senza residui sull’attuale profilo dipartimentale: le discipline linguistiche e storiche, in
particolare, risultano attualmente più o meno ampiamente rappresentate, tra l’altro, anche in altri
dipartimenti dell’Area di Lettere e Filosofia, nonché a Scienze politiche e a Scienze della formazione. Inoltre,
i GEV delle due Aree CUN hanno prodotto, in sede di valutazione, tabelle non sempre comparabili: in
particolare, gli Esperti della Valutazione dell’area 11 hanno ritenuto di utilizzare ripartizioni disciplinari
senza codifica, non perfettamente coincidenti con i macrosettori sottoposti a valutazione comparativa nel
rapporto dell’area 10.
B) In secondo luogo, e venendo ad insiemi più specifici, molti settori scientifico-disciplinari delle due aree –
ben 12 su 18 - risultano nel DSU sottodimensionati ai fini della evidenza in VQR, ovvero sono rappresentati
nel dipartimento da meno di 4 docenti. Per tale ragione il dato relativo ad essi non compare nelle tabelle
per ragioni riconducibili al rispetto della privacy. Vale a questo proposito la pena di ricordare che
storicamente tale disseminazione settoriale è frutto di una politica di programmazione dell’allora Facoltà
che è stata intesa negli anni a garantire agli studenti di Lettere la tradizionale e competitiva ampiezza di
offerta formativa. Una struttura molto articolata come il DSU, i cui afferenti si distribuiscono su una gamma
di oltre 30 settori scientifico-disciplinari, mantiene, proprio in ragione di tale varietà scientifica e culturale,
una fisionomia attrattiva dei Corsi di Studio, di primo e di secondo livello, come pure del dottorato di
ricerca.
2.2. Per venire al dettaglio dei dati raccolti nelle tabelle della VQR: si apprezza innanzitutto l’altissima
percentuale di soggetti valutati attivi: 156 su 164 in Area 10, dove il DSU è classificato tra le strutture
Grandi (più di 299 prodotti attesi) e 111 su 115 per l’area 11 (la somma dei soggetti parzialmente attivi,
parzialmente inattivi e non attivi risulta inferiore al 5% per l’area 10 e al 4% per l’area 11).
Per quanto attiene alla valutazione delle strutture dopo l’entrata in vigore della Legge 240, il risultato
mediocre di SU in area 10 (rispettivamente 46esimo e 119esimo nelle graduatorie di segmento e generale),
causato dall’oltre 6% di prodotti penalizzati (per lo più riconducibili ad un solo settore caratterizzato, nel
periodo della valutazione, dall’alta età media dei docenti), è bilanciato da una parte dal dignitoso
posizionamento dell’Ateneo, decimo su 19 grandi Università a livello nazionale (35esima su 59 nella
graduatoria generale)1 e, dall’altra, dal dato relativo all’area 11 che vede SU 53esimo di 135 tra le grandi
strutture.
La graduatoria dipartimentale dell’area 10, interna a Roma Tre, che vede SU quarta su cinque strutture,
necessariamente riflette il dato precedente in ragione dell’oltre 6% di prodotti penalizzati a fronte, ad
esempio dello zero percentuale del Dipartimento di Scienze della Formazione che chiude la graduatoria.
Inoltre, per chiudere la sezione relativa alla valutazione dei dipartimenti, si apprezza, per l’area 11 il
posizionamento di Studi Umanistici (tra le strutture medie: da 30 a 99 prodotti attesi), ventiduesimo su 172
dipartimenti in Italia, ciò che pone il Dipartimento in una posizione vantaggiosa rispetto, per esempio, agli
omologhi di Padova, Bergamo, Siena, Milano Cattolica, Pisa Normale nonché della Sapienza.
Infine, uno sguardo alla qualità della ricerca nei vari ambiti disciplinari rappresentati nel DSU permette
innanzitutto di cogliere l’annunciata incomparabilità del dato per quanto attiene ai settori concorsuali
(sostituiti in area 11 da ambiti disciplinari non codificati). Al netto di tali incongruità, tuttavia, si apprezza la
performance di rilievo assoluto dell’area 11, sia in ambito storico, dove la graduatoria parla di un secondo
posto nel segmento delle strutture grandi (12esimo assoluto su 87), che in quello geografico, terza
posizione su 26. Per quanto riguarda l’area 10, invece, si segnala, accanto ad alcune criticità, il
posizionamento medio-alto dei macrosettori di Storia dell’arte e di Italianistica e letterature comparate
1
Il dato vale esclusivamente per l’area 10 infatti per questa tabella manca il dato omologo relativo all’area 11, per la
quale la graduatoria è stata stilata esclusivamente in relazione ai prodotti attesi ovvero su base esclusivamente
quantitativa
(rispettivamente 17esimo su 37 e 30esimo su 50). Per quanto riguarda le sottopartizioni dei settori
scientifico disciplinari, il dato si fa più desultorio, per i numerosi casi di settori scientifico disciplinari non
rappresentati (meno di 10 prodotti attesi, ovvero meno di 4 docenti afferenti), ma si intravedono tratti di
coerenza con quanto già descritto a livello di settore concorsuale. Si veda, ad esempio, per l’area 10, la
buona prestazione di Linguistica italiana (9 su 20) e , per l’area 11, l’eccellenza assoluta di Storia medievale,
prima nella graduatoria nazionale (su 19) con ben il 50% di prodotti eccellenti, e quella di Storia moderna,
terza su 27.
3. Prin e Firb
Per concludere l’analisi dei dati e prima di passare ad una riflessione critica finale circa la procedura di
Valutazione della Qualità della Ricerca per il periodo 2004-2010, pare opportuno integrare il dato relativo al
finanziamento dei progetti di ricerca Prin e Firb, non omogeneo qualitativamente e cronologicamente ma
prezioso per indicare il livello della nostra attività scientifica. Come si vede dal grafico, l’assegnazione del
finanziamento ha conosciuto un picco percentuale intorno al 2009, soprattutto grazie ai progetti per i quali
R3 forniva coordinamento nazionale. In anni più recenti il medesimo livello è raggiunto dalla curva relativa
alle unità locali che fanno capo al Dipartimento di Studi Umanistici. Il grafico successivo mostra il peso
percentuale di Studi Umanistici a Roma Tre in relazione al complesso dei Prin finanziati: 21 progetti su 164
corrispondono ad un dato percentualmente superiore al peso di SU che, dal punto di vista numericoquantitativo, vale 1/12 dell’Ateneo.
4. Riflessioni e proposte conclusive
L'area umanistica che fa capo al DSU riconosce l'importanza e la sostanziale fondatezza dei risultati della
VQR 2004-2010, se analizzati con la dovuta attenzione ai dati storici e di contesto, nella consapevolezza che
la qualità della ricerca è strettamente legata alla concreta possibilità di selezionare e incentivare progetti di
riconosciuta validità scientifica.
Per questa ragione è in programma un’assemblea dipartimentale da dedicare esclusivamente alla
riflessione e ad un libero e partecipato dibattito sulla VQR.
L’analisi dettagliata dei dati in sede di Commissione Ricerca del Dipartimento e l’assunzione degli stessi
nella consapevolezza dell’intero corpo docente , inoltre, ha come scopo principale quello di scongiurare in
futuro alcune criticità derivanti, ad esempio, dal mancato conferimento dei prodotti della ricerca che, pur
essendo riferibile esclusivamente a un ambito disciplinare e a una fascia di docenti prossimi alla pensione,
ha pesato questa volta sul risultato generale. Non è certo un caso se il dato più confortante della VQR
appare quello dell’indicatore della qualità della ricerca dei soggetti per i quali si è registrata una
«immissione nei ruoli o una progressione della carriera nel periodo 2004-2010» (indicatore ANVUR Iras 3).
L’occasione di questa giornata è infine propizia per ribadire un’esigenza ineludibile nella valutazione della
ricerca in ambito di scienze umane e un auspicio per il futuro della Valutazione della Qualità della Ricerca:
1) Se, da una parte, alla specificità della ricerca umanistica è necessario che continuino a corrispondere
specifici criteri e strumenti di valutazione, dall’altra è vitale che l’aggregato dei dati raccolti in ambito
scientifico e umanistico risulti omogeneo e tolleri, pertanto, un’analisi comparativa nonostante l’alternarsi
di peer review e calcolo bibliometrico.
Ad oggi, infatti, non si può non notare, ad esempio, la discrepanza tra un 67% di prodotti eccellenti in area
2 (Scienze fisiche) ed il 23% in area 10 (Scienze dell’Antichità, Filologico-letterarie e Storico-artistiche); tra
un 10% di prodotti eccellenti in area 11a (Scienze Storiche, Filosofiche e Pedagogiche) ed il 57% in area 3
(Scienze chimiche).
2) È auspicabile, infine, un sempre più deciso snellimento delle procedure finalizzate alla valutazione della
qualità della ricerca. In particolare si sollecita l’unificazione delle banche dati implicate nel processo al fine
di evitare ridondanze del sistema e reiterate immissioni di dati simili o identici presso entità disomogenee
(Banca dati Cineca, Anagrafe della ricerca, database ANVUR).
dott. Ugo Fracassa
(membro della Commissione Ricerca del
Dipartimento di Studi Umanistici)