Scarica il file I 50 anniPanathlon Parma

Da Campioni del mondo a Campioni nel mondo. E’ bastata una consonante per modificare un
lungo elenco di sportivi riducendolo a quello della passerella per i 50 anni del Club di Parma nel
prezioso scrigno di legno creato dal principe Ranuccio, il Teatro Farnese. Di fronte ad una scelta
drastica, il Panathlon di Parma per festeggiare i suoi 50 anni ha dovuto ridurre le glorie di casa
nostra ma è stata pur sempre una ricca collezione di trofei abbinata a una splendida serata
musicale e sportiva. Con ricordi naturalmente sintetizzati nelle risposte date a Giuseppe Milano,
giornalista dotato di autentico aplomb, mentre Mara Michelina Pedrabissi era resa scintillante dagli
splendidi abiti degni di un “red carpet”. Ricordi legati ad un ciclismo erede di quello che Bruno
Raschi descriveva così: “Coppi aveva ancora troppi argomenti per forare le ruote a Petrucci, non
gli occorrevano gli spilli. Bastava un’occhiata”. A cominciare da quelli di Vittorio Adorni, oramai
premiato in tutte le salse, per finire a Roberto Vecchi che dopo avere sparato palline da baseball in
gioventù ha trovato la mira giusta e la gloria nel tiro a segno.
Una bella serata col tutto esaurito e la presenza delle massime “autorità” del Panathlon
internazionale, a cominciare dal presidente mondiale Giacomo Santini, telecronista “storico” della
Rai con Ferretti, Provenzali e De Zan poi deputato in Parlamento quindi senatore, inevitabilmente
abbinato nelle premiazioni proprio all’amico Adorni che come lui ebbe l’onore della massima carica
presidenziale nel Panathlon ed ora vanta quella nella commissione culturale del Cio, il comitato
olimpico. Santini è arrivato al Farnese nell’antica Pilotta dov’era atteso da Adorni, dal presidente
del Distretto Italia, Federico Ghio e dal Governatore Giorgio Dainese. Diceva più tardi Santini che
il principio sul quale si basa il Panathlon “è che il giovane, praticando sport, ha diritto a non
diventare un campione. Lo sport deve essere per lui una sorta di festa, restare degno nella vittoria
come nella sconfitta” così recita la carta del Fair Play. Aggiungeva Adorni: “Tutti i campioni
premiati questa sera hanno avuto la fortuna di vincere propagandando e portando in giro per il
mondo il nome di Parma. Io sono ancora presidente del Premio “Flambeau d’or” e ne sono fiero, il
Panathlon fa parte della mia vita e sono convinto che a fare sport si resta giovani”.
Ora Michele Rinaldi ha i capelli bianchi ma fisico e portamento sono da giovanotto. Negli anni
settanta e ottanta trasmise ai parmigiani la passione per il motocross partendo dal garage di casa
vincendo con una Ancillotti 50 sul circuito di Sala Baganza. Aveva 14 anni. Finì per imporsi anche
sui circuiti mondiali : “ Sono caduto diverse volte ma ogni volta tornavo in sella rifacendomi
all’insegnamento di Lunardi”.
La stessa passione che portò Giuseppe Gabelli sul podio delle Paraolimpiadi nel tiro con l’arco:
“Sì, è veramente una grande disciplina, un’arte, anche se gli italiani vedono questo sport soltanto
ogni quattro anno coi Giochi olimpici . Uno sport che ha bisogno di promozione perché le strutture
sono poche, bisogna avvicinarsi con tranquillità e riflessione poi diventa una filosofia di vita”. Ben
diversa è stata l’esperienza di Daniele Viel, campione del mondo di paracadutismo dove uno si
lancia ma non ha la possibilità di volare, deve vedere dov’è quel puntino da raggiungere e
centrarlo sbagliando di pochi centimetri per evitare le penalità. “Si parte davvero con la voglia di
volare poi la visione dall’alto cambia completamente e continuamente. Bisogna provare per capire
le emozioni che il paracadutismo trasmette”
Roberto Vecchi ha ricordato che la passione del tiro a segno venne trasmessa a Parma niente di
meno che da Giuseppe Garibaldi che venne in città nel 1862 per inaugurare l’impianto: “ In realtà
girava l’Italia per fare sorgere centri dove “ allevare” fucilieri e garibaldini. Ringrazio il Panathlon
che mi ha permesso di ricordare questo mio momento mondiale ed europeo anche se nel nostro
sport non occorre essere propriamente degli atleti ma possedere la concentrazione e la testa
giusti” .
Per Simone Barone, campione del mondo nel 2006 in Germania, ora allenatore delle squadre
giovanili del Modena, la possibilità di trasmettere ai ragazzi le emozioni che ha provato diventando
professionista “ e poi coronando un sogno che è di tutti quelli che praticano un’attività agonistica”.
Quindi Chiara Fontanesi che dopo il tris mondiale si sta preparando per un 2015 altrettanto
esaltante. A febbraio le prime competizioni. In chiusura Franco Gandini, campione olimpico di
ciclismo nell’inseguimento a squadre con un rammarico che lo sta accompagnando da una vita,
cioè avere perso il titolo mondiale a Roncourt per il quale era già salito sul podio per i
festeggiamenti: gli venne tolto due ore dopo quando un giudice ammise un errore tecnico facendo
indossare la maglia iridata a Simonigh. Una beffa ma poi Franco, grande appassionato di lirica, si
sarebbe preso molte altre soddisfazioni, non ultimo questo premio Panathlon.
In chiusura un messaggio dell’avvocato Alberto Scotti, uno dei presidenti del passato ( Gianfranco
Beltrami, Vincenzo Vernizzi, Vittorio Ferrarini, Ruggero Cornini e Giovanni Massera, in carica)
premiati coi soci fondatori Giorgio Orlandini e Michele Zampiccini: “Ritengo che il Presidente ed il
Suo staff abbiano motivo di essere soddisfatti e sono convinto che il successo dell’evento
rinsalderà i vincoli amicali e sarà di sprone per operare con convergenza e condivisione di intenti
per il futuro.
Giorgio Gandolfi